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trina contraddittoria e psicologicamente inconcepibile, venne attribuita malignamente ai Gesuiti dai loro avversari protestanti e, talora, cattolici che, per quel che li riguardava, non stavano tanto a guardare per il sottile sulla scelta dei mezzi atti a raggiungere i loro fini. I teologi gesuiti, preoccupati, come quelli delle altre scuole, dal problema del libero arbitrio, insegnavano in realt che un mezzo pu essere indifferente in se stesso, ma che la giustificazione o la condanna di un dato mezzo dipende dalla sua finalit. Un colpo di fucile in s indifferenziato; rivolto a un cane idrofobo che minaccia un bambino, una buona azione; tirato per uccidere o usare violenza, un delitto. I teologi dellordine non volevano significare niente pi che questi luoghi comuni. Quanto alla loro morale pratica, i Gesuiti formavano unorganizzazione militante, chiusa, rigorosamente centralizzata, aggressiva, pericolosa non soltanto per i suoi nemici, ma altres per i suoi alleati. A motivo della loro psicologia e dei loro metodi dazione, I Gesuiti dellepoca si distinguevano dal curato ordinario come i guerrieri della Chiesa si distinguevano dai loro bottegai. Non abbiamo alcuna ragione di ideologizzare gli uni o gli altri, ma sarebbe assolutamente indegno il considerare il guerriero fanatico con gli occhi del bottegaio stupido e pigro. Restando nel campo delle comparazioni meramente formali o psicologiche, si pu dire che i bolscevichi stanno ai democratici e ai socialdemocratici di qualsiasi sfumatura cos come i Gesuiti stavano alla placida gerarchia ecclesiastica. A paragone dei marxisti rivoluzionari, i socialdemocratici e i socialisti di centro appaiono dei retrogradi o, paragonati ai medici, dei praticoni. Non c una questione che essi non abbiano indagato a fondo; essi credono al potere degli esorcismi e, scansando timorosamente le difficolt, ne attendono il miracolo. Gli opportunisti sono i tranquilli rivenduglioli dellidea socialista, mentre i bolscevichi ne sono i militanti convinti. Di qui, lodio che li investe e la calunnia di cui li imbrattano quegli uomini che possiedono, in gran copia i loro stessi difetti condizionati dalla storia senza avere una sola delle loro qualit. La comparazione fra Gesuiti e bolscevichi permane quindi assai unilaterale e superficiale; essa appartiene pi alla letteratura che alla storia. Secondo i caratteri e gli interessi delle classi che li appoggiavano, i Gesuiti rappresentavano la reazione, e i protestanti il progresso. I limiti di questo progresso, a loro volta, erano rivelati immediatamente dal verbo protestante. La dottrina del Cristo, restituita alla sua purezza, non imped affatto al borghese Luther di incitare allo sterminio dei contadini in rivolta, quei cani arrabbiati. Il dottor Martin considerava visibilmente che il fine giustifica i mezzi prima che tale regola venisse attribuita ai Gesuiti. Per parte loro, i Gesuiti, rivaleggiando coi protestanti, sadattarono a grado a grado allo spirito della societ borghese e non conservarono dei loro tre voti di povert, di castit e dobbedienza che lultimo, in una forma daltro canto considerevolmente attenuata. Dal punto di vista dellideale cristiano, la morale dei Gesuiti cadde tanto in basso che essi cessarono dessere dei Gesuiti. I guerrieri della Chiesa ne divennero i burocrati e, come tutti i burocrati, dei furfanti matricolati.
Gesuitismo e utilitarismo
Questi cenni sommari dovrebbero far risaltare a sufficienza quanta ignoranza e quanta mediocrit occorrano per prendere sul serio lopposizione al principio gesuitico: il fine giustifica i mezzi, di un altro, ispirato da una morale pi elevata, evidentemente, secondo il quale ciascun mezzo reca la sua brava etichetta morale, cos come, nei grandi magazzini, le merci vendute a prezzo fisso. E sorprendente che il buon senso del filisteo anglo-sassone riesca a indignarsi del principio gesuitico pur ispirandosi allutilitarismo, cos caratteristico della filosofia inglese. Ora, il criterio di Bentham e di John Mill, la pi grande felicit possibile per il maggior numero possibile (the greatest possible happiness of the greatest possible number) significa appunto: i mezzi che servono al bene comune, fine supremo, sono morali. Di modo che la formula dellutilitarismo anglo-sassone coincide perfettamente col principio gesuitico che il fine giustifica i mezzi. Lempirismo, chiaro, trova la sua ragione dessere quaggi nello sciogliere la gente dallobbligo di congiungere i due capi di un ragionamento. Herbert Spencer, il cui empirismo aveva beneficiato del vaccino contro il vaiolo, insegnava che levoluzione della morale parte dalle sensazioni e giunge alle idee. Le sue sensazioni impongono il criterio di un soddisfacimento futuro pi durevole e pi elevato. Il criterio morale, qui, ancora quello del piacere o della felicit, ma il contenuto ne stato allargato e approfondito tramite il concet-
to devoluzione. Herbert Spencer in tal modo mostra, grazie ai metodi del suo utilitarismo evoluzionista, che il principio il fine giustifica i mezzi non ha nulla dimmorale. Sarebbe nondimeno ingenuo aspettarsi che detto principio valga a far luce sulla questione pratica seguente: che cosa si pu e che cosa non si pu fare? Il fine che giustifica i mezzi provoca daltronde la domanda: che cosa giustifica il fine? Nella vita pratica come nel moto della storia il fine e i mezzi cambiano incessantemente di posto. La macchina in costruzione il fine della produzione, per divenire poi, una volta installata nellofficina, un mezzo di produzione. La democrazia, in talune epoche, il fine perseguito nella lotta di classe. Di cui diviene in seguito il mezzo. Senza avere nulla dimmorale, il principio attribuito ai gesuiti non risolve il problema morale. Lutilitarismo evoluzionista di Spencer ci lascia parimenti senza risposta, a mezza strada, giacch egli tenta, seguendo Darwin, di riassorbire la morale concreta, storica, entro i bisogni biologici o gli istinti sociali propri alla vita animale gregaria, mentre la nozione stessa di morale nasce soltanto in un ambiente diviso dagli antagonismi sociali, vale a dire nella societ divisa in classi. Levoluzionismo borghese si ferma, colpito da impotenza, sulla soglia della societ storica, non volendo ammettere che la lotta di classe sia la molla principale dellevoluzione delle forme sociali. La morale non che una delle funzioni ideologiche di tale lotta. La classe dominante impone i suoi fini alla societ e labitua a considerare come immorali i mezzi che si oppongono a tali fini. Tale la missione essenziale della morale ufficiale. Essa persegue lo scopo della pi grande felicit possibile non del pi grande numero, ma di una minoranza tuttavia decrescente. Un regime siffatto, fondato sulla sola costrizione, non durerebbe una settimana. Gli indispensabile il cemento delletica. La fabbricazione di questo cemento tocca ai teorici e ai moralisti piccolo-borghesi. Essi possono sciorinare tutti i colori dellarcobaleno; tirate le somme, essi non sono che gli apostoli dello schiavismo e della sottomissione.
sa meno obbligatoria per tutti. La solidariet operaia, soprattutto durante gli scioperi o sulle barricate, infinitamente pi categorica della solidariet umana in generale. La borghesia, la cui coscienza di classe assai superiore, per la sua pienezza e la sua intransigenza, a quella del proletariato, ha un interesse vitale a imporre la sua morale alle classi sfruttate. Le norme concrete del catechismo borghese vengono camuffate con laiuto di astrazioni morali poste esse stesse sotto legida della religione, della filosofia o di quella cosa ibrida che vien detta buon senso. Linvocazione rivolta alle norme astratte non un errore disinteressato della filosofia, ma un elemento necessario nel meccanismo della lotta di classe. Mettere in luce questinganno, la cui tradizione risale a qualche millennio addietro, il primo dovere del rivoluzionario proletario.
Il buon senso
La democrazia e la morale generalmente ammessa non sono le sole vittime dellimperialismo. Il buon senso innato in tutti gli uomini la sua terza vittima. Questa forma inferiore dellintelletto, necessaria in tutte le condizioni, altres sufficiente, in talune condizioni. Il capitale base del buon senso composto di conclusioni elementari tratte dallesperienza umana: Non mettere le dita nel fuoco, preferite la retta via, non disturbate i cani che dormono , eccetera, eccetera. In un ambiente sociale stabile, il buon senso si rivela sufficiente per fare del commercio, curare degli ammalati, scrivere articoli, dirigere un sindacato, votare in parlamento, fondare una famiglia, crescere e moltiplicare. Ma non appena esso tenta di uscire dai suoi confini naturali per intervenire sul terreno delle generalizzazioni pi complesse, si mostra per quel che : il conglomerato dei pregiudizi duna certa classe in una certa epoca. La pura e semplice crisi del capitalismo lo sconcerta; dinanzi alle catastrofi che sono le rivoluzioni, le controrivoluzioni e le guerre, il buon senso non che un imbecille tondo tondo. Per penetrare i turbamenti catastrofici del corso normale delle cose, occorrono pi alte qualit intellettuali, la cui espressione filosofica non stata data, sin qui, che dal materialismo dialettico. Max Eastman, che si sforza con successo di fornire al buon senso la pi sedicente forma letteraria, si fatto una professione della lotta contro la dialettica materialista. I truismi conservatori del buon senso uniti al buon stile di Eastman costituirebbero, a quel che pare, la scienza della rivoluzione. Venendo in soccorso degli snob reazionari del Common Sense, Max Eastman sdottoreggia, con inimitabile sicurezza, che se Trotsky invece di ispirarsi alla dottrina marxista, si fosse ispirato al buon senso non avrebbe perduto il potere. La dialettica interiore che si manifestata sin qui nelle fasi successive di ogni rivoluzione non esiste affatto per Eastman. Egli ritiene che la reazione succeda alla rivoluzione perch il buon senso non viene rispettato abbastanza. Eastman non comprende che Stalin s appunto trovato ad essere, nella storia, la vittima del buon senso, giacch il potere di cui egli dispone viene utilizzato per fini ostili al comunismo. Al contrario, la dottrina marxista ci ha permesso di romperla con la burocrazia termidoriana e di continuare a servire il socialismo internazionale. Qualsiasi scienza e ci vale anche per la scienza della rivoluzione * soggetta alla verifica sperimentale. Eastman, che sa come si conserva il potere rivoluzionario allorch la contro-rivoluzione si afferma nel mondo intero, deve sapere altrettanto bene come si pu conquistare il potere. Sarebbe auspicabile chegli consentisse alfine a divulgare i suoi segreti. La soluzione migliore sarebbe chegli lo facesse fornendoci il programma di un partito rivoluzionario sotto il titolo E possibile conquistare e conservare il potere?. Temiamo tuttavia che il buon senso, per lappunto, vieti ad Eastman di lanciarsi in una impresa tanto rischiosa. E stavolta, il buon senso avr ragione. La dottrina marxista, che Eastman, ahim, non ha mai compreso, ci ha permesso di prevedere il Termidoro sovietico, ineluttabile in certe condizioni determinate dalla storia, e la sua lunga sequela di crimini. Il marxismo aveva annunciato con grande anticipo linevitabile crollo della democrazia borghese e della sua morale. In rivincita, i dottrinari del buon senso sono stati sorpresi dal fascismo e dallo stalinismo. Il buon senso procede per mezzo di grandezze invariabili in un mondo in cui di invariabile non c che la variabilit. La dialettica, al contrario, considera i fenomeni, le istituzioni, le norme nella loro formazione, nel loro sviluppo e nel loro declino. Latteggiamento dialettico nei confronti della morale, prodotto funzionale e transitorio della lotta di classe, sembra amorale agli occhi del buon senso. E tuttavia, non vi nulla di pi duro, di pi meschino, di pi presuntuoso e cinico che la morale del buon senso!
* Max Eastman autore di un opera intitolata La scienza della Rivoluzione, [N.d.T.]
I moralisti e la GPU
Il pretesto alla crociata contro lamoralismo bolscevico stato fornito dai processi di Mosca. Ciononostante la crociata non ha avuto inizio sul momento, giacch i moralisti erano per la maggior parte amici del Cremlino. In quanto tali, si sforzarono durante un lungo periodo di celare la loro sorpresa e anzi di fingere che non fosse accaduto nulla.
I processi di Mosca non dipendono tuttavia dal caso. Il servilismo, lipocrisia, il culto ufficiale della menzogna, la compravendita delle coscienze e tutte le altre forme di corruzione fiorirono copiosamente a Mosca dopo il 1924-1925. Le future imposture giudiziarie venivano preparate alla luce del giorno. Gli avversari non mancarono. Gli amici non volevano avvedersi di nulla. Il che non sorprende: la maggior parte di quei signori era stata fondamentalmente ostile alla rivoluzione dOttobre e non si era avvicinata allUnione Sovietica che a poco a poco, seguendone il processo di degenerazione termidoriana; la piccola borghesia occidentale riconobbe allora nella piccola borghesia orientale unanima sorella. Quegli uomini credettero veramente alle accuse di Mosca? Non vi credettero che i pi inintelligenti. Gli altri non si diedero la pena di una verifica. Conveniva turbare lamicizia lusinghiera, confortevole e sovente proficua chessi avevano con le ambasciate sovietiche? Daltro canto essi non lo dimenticano limprudente verit poteva nuocere al prestigio dellUnione Sovietica. Quegli uomini tennero celato il delitto basandosi su ragioni utilitarie e applicando cos manifestamente la regola che il fine giustifica i mezzi. Mister Pritt, consigliere di S.M. britannica, che aveva avuto loccasione di gettare unopportuna occhiata a Mosca, sotto la tunica della Temi staliniana, e aveva trovato che la sua biancheria intima era in ordine, risolse di sfidare la vergogna. Romain Rolland, di cui i contabili delle Edizioni sovietiche apprezzano forte lautorit morale, saffrett a pubblicare uno dei suoi manifesti, ove il lirismo malinconico si mescola a un cinismo senile. La Lega francese dei Diritti dellUomo che condannava nel 1917 lamoralismo di Lenin e di Trotsky allorch rompemmo lalleanza militare con la Francia si premur di coprire nel 1936 i delitti di Stalin, nellinteresse del patto franco-sovietico. Si vede che il fine patriottico giustifica tutti i mezzi. Negli Stati Uniti, The Nation e The New Republic chiusero gli occhi dinanzi alle imprese di Jagoda, lamicizia con lURSS essendo divenuta il pegno della loro stessa autorevolezza, Un anno fa appena, quei signori non dicevano ancora che lo stalinismo e il trotskismo sono identici. Essi erano apertamente con Stalin, per il suo spirito realistico, per la sua giustizia, per il suo Jagoda. Essi mantennero il loro atteggiamento il pi a lungo possibile. Fino alluccisione di Tukacevskij, di Jakir e degli altri generali rossi, la grande borghesia dei paesi democratici osserv non senza soddisfazione, pur affettando una certa ripugnanza, lo sterminio dei rivoluzionari nellURSS. A questo riguardo The Nation e The New Republic, per non parlare del Duranty, Louis Fischer, e altri pennivendoli prostituiti venivano pienamente incontro agli interessi dellimperialismo democratico. Lesecuzione dei generali mise in agitazione la borghesia, obbligandola a comprendere che la decomposizione pronunciata del regime poteva facilitare il compito a Hitler, a Mussolini, al Mikado. Il New York Times cominci a rettificare, con prudenza ma tenacemente, il tiro del suo Duranty. Le Temps lasci filtrare nelle sue colonne un debole lucore sulla situazione reale dellURSS. Quanto ai moralisti e ai sicofanti piccolo-borghesi, essi non furono mai altro che gli ausiliari delle classi capitaliste, Infine, allorch la Commissione John Dewey* ebbe formulato la sua sentenza, divenne chiaro agli occhi di chiunque che difendere ancora apertamente la GPU significava rischiare una morte politica e morale. A partire da quel momento, gli amici decisero dinvocare le verit eterne della morale, in breve di ripiegare sulle loro trincee di seconda linea. Gli staliniani e i semi-staliniani atterriti non occupano lultimo posto frammezzo i moralisti. Mister H. Lyons visse in buona armonia per molti anni con la banda termidoriana e si consider lui stesso come un quasi-bolscevico. Essendosi messo in urto col Cremlino e cimporta mediocremente sapere perch and a sistemarsi in fretta e furia sopra le nuvole dellidealismo. Liston Honk, ancora poco fa, godeva di un tal credito presso il Comintern che fu incaricato di dirigere la propaganda repubblicana in lingua inglese per la Spagna. Il che non gli imped, una volta date le dimissioni, di abiurare persino i primi rudimenti del marxismo. Walter Krivtsky, essendosi rifiutato di tornare nellURSS e avendo rotto con la GPU, pass immediatamente alla democrazia borghese. La metamorfosi del settuagenario Charles Rappoport sembra analoga. Gettato via il loro stalinismo, le persone di questa fatta alquanto numerose non possono fare a meno di cercare negli argomenti della morale astratta una compensazione per il loro disinganno o il loro avvilimento ideologico. Chiedete loro perch sono passati dal Comintern e dalla GPU alla borghesia. Hanno gi pronta la risposta: Il trotskismo non vale pi dello stalinismo.
* La Commissione John Dewey, composta da eminenti personaggi della societ intellettuale degli Stati Uniti, studi a lungo i dati dei processi di Mosca, ascolt Trotsky, consult i suoi archivi, e concluse formalmente a favore dellinnocenza dei due principali accusati, Trotsky e suo figlio Lev Sedov. [nota di Victor Serge.]
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mezzi. Ma qual il loro fine? Lanarchia? Il socialismo? No. La salvezza della democrazia borghese che ha aperto la strada al fascismo. A un fine basso corrispondono sporchi mezzi. Tale la disposizione effettiva delle pedine del gioco politico sullo scacchiere del mondo.
labbruttimento che costituiscono il meccanismo del potere in qualsiasi civilt divisa in classi, ivi compresa la democrazia. Lo stalinismo un conglomerato delle mostruosit dello Stato quale la storia lo ha fatto; ne inoltre la funesta caricatura e la ripugnante smorfia. Quando i rappresentanti della vecchia societ oppongono sentenziosamente alla cancrena dello stalinismo unastrazione democratica sterilizzata, noi abbiamo il diritto di raccomandar loro, come allintera societ del passato, di ammirare le proprie fattezze nello specchio deformante del vecchio Termidoro sovietico. E vero che, per levidenza dei suoi delitti, la GPU supera di gran lunga ogni altro regime. Ci deriva dallampiezza grandiosa degli avvenimenti che hanno sconvolto la Russia nella demoralizzazione dellera imperialista.
Morale e rivoluzione
Non mancano, fra i liberali e i radicali, coloro che, avendo assimilato i metodi materialistici dellinterpretazione degli avvenimenti, si considerano dei marxisti, il che non gli impedisce di rimanere dei giornalisti, dei professori o degli uomini politici borghesi. E sottinteso che non si pu concepire un bolscevico senza metodo materialistico, in morale come altrove. Ma questo metodo non gli serve soltanto per interpretare gli avvenimenti, esso gli serve altres a formare il partito rivoluzionario del proletariato, compito che non pu essere eseguito se non grazie ad una completa indipendenza riguardo la borghesia e la sua morale. Ora, lopinione pubblica borghese domina in realt e pienamente il movimento operaio ufficiale, da William Green negli Stati Uniti a Garia Oliver in Spagna passando per Lon Blum e Maurice Thorez in Francia. Il carattere reazionario del presente periodo trova la sua pi profonda espressione in questo dato di fatto. Il marxista rivoluzionario non saprebbe accingersi alla sua storica incombenza senza prima aver rotto moralmente con lopinione pubblica della borghesia e dei suoi agenti in seno al proletariato. Codesta rottura esige un coraggio morale dun altro calibro che non quello delle persone che vanno gridando nelle riunioni pubbliche: Abbasso Hitler, abbasso Franco!. Ed appunto questa rottura decisiva, profondamente meditata, irrevocabile, dei bolscevichi con la morale conservatrice della grande e anche della piccola borghesia, che provoca un terrore mortale nei parolai della democrazia, nei profeti da salotto, negli eroi di secondordine. Di qui, le loro lamentazioni sopra lamoralismo dei bolscevichi. La loro maniera di identificare la morale borghese con la morale in genere si verifica indubbiamente in modo pi vistoso allestrema sinistra della piccola borghesia, e pi precisamente nei partiti centristi del Bureau Socialista Internazionale, soprannominato di Londra. Questa organizzazione accetta il programma della rivoluzione proletaria, s che le nostre differenze dopinione sembrerebbero a prima vista secondarie. In verit, la sua accettazione del programma rivoluzionario priva di valore in quanto non la impegna a fare alcunch. I centristi accettano la rivoluzione proletaria cos come i kantiani limperativo categorico, ossia quasi fosse un principio sacro inapplicabile nellesistenza quotidiana. Nella pratica politica, essi salleano ai peggiori nemici della rivoluzione, riformisti e staliniani, contro di noi. Il loro pensiero compenetrato di doppiezza e di ipocrisia. Se essi non si spingono, in linea di massima, fino a sporcarsi di delitti esecrandi, lo si deve al fatto che son confinati sullo sfondo della scena politica; essi sono, in qualche modo, i borsaioli della storia, e questo il motivo per cui si credono chiamati a fornire il movimento operaio di una nuova morale. Allestrema sinistra di questa confraternita progressista si trova un piccolo gruppo, politicamente affatto insignificante, di emigrati tedeschi, che pubblica la rivista Neuer Weg; curviamoci un po pi gi e prestiamo orecchio ai discorsi di questi detrattori rivoluzionari dellamoralismo bolscevico. La Neuer Weg, adottando il tono di un elogio a doppio senso, scrive che i bolscevichi si distinguono vantaggiosamente dagli altri partiti in questo, che non soffrono dipocrisie: essi proclamano a voce alta ci che gli altri fanno in silenzio e, per esempio, applicano cos il principio che il fine giustifica i mezzi. Stando allopinione della Neuer Weg, questa regola borghese incompatibile con un sano movimento socialista. La menzogna e quantaltro vi di peggio sono mezzi consentiti nella lotta, come li riputava ancora Lenin. Ancora significa qui che Lenin non ebbe il tempo di ripulire questo suo errore poich mor prima che venisse scoperta la nuova via. (Neuer Weg). Nellespressione la menzogna e quantaltro vi di peggio, il secondo troncone della frase significa evidentemente: la violenza, lassassinio, eccetera, giacch, tutte le altre cose equivalendosi, la violenza peggio della menzogna e lassassinio la forma estrema della violenza. In tal modo, arriviamo
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alla conclusione che la menzogna, la violenza e lassassinio sono incompatibili con un sano movimento socialista. Ma che fare della rivoluzione? La guerra civile la pi crudele delle guerre. Essa inconcepibile senza violenze esercitate su terze persone e, tenendo conto della tecnica moderna, senza uccisione di vecchi e di bambini. Dobbiamo ricordare la Spagna? La sola risposta che potrebbero darci gli amici della Spagna repubblicana sarebbe che la guerra civile preferibile alla schiavit fascista. Ma tale risposta, in s giustissima, significa soltanto che il fine (democrazia o socialismo) giustifica, in determinate circostanze dei mezzi quali la violenza e il massacro. Non c bisogno di parlare qui della menzogna! Una guerra senza menzogne altrettanto inconcepibile dun meccanismo non lubrificato. Al solo fine di proteggere le Cortes contro le bombe fasciste, il governo di Barcellona ingann pi volte scientemente i giornalisti e la popolazione. Poteva fare diversamente? Chi desidera il fine (vittoria su Franco) deve desiderare i mezzi (la guerra civile col suo corteggio di orrori e di crimini). E tuttavia la menzogna e la violenza non sono forse da condannare in se stesse? Sicuro, da condannare insieme alla societ, divisa in classi, che le genera. La societ priva di antagonismi sociali sar indiscutibilmente esente dalla menzogna e dalla violenza. Ma non si pu edificare un ponte che adduca a essa senza dover ricorrere ai metodi della violenza. Anche la rivoluzione il prodotto di una societ divisa in classi, di cui porta, per forza di cose, il marchio. Dal punto di vista delle verit eterne la rivoluzione naturalmente immorale. Il che vale appena a renderci edotti che la morale idealista contro-rivoluzionaria, ossia che al servizio degli sfruttatori. Ma la guerra civile obietter forse il filosofo, colto alla sprovvista una penosa eccezione. In tempo di pace, un sano movimento socialista deve rinunciare alla menzogna e alla violenza. Non si tratta che di un ridicolo scantonamento. Non esistono frontiere invalicabili fra la pacifica lotta di classe e la rivoluzione. Ogni sciopero contiene in germe tutti gli elementi della guerra civile. I due partiti in campo si sforzano vicendevolmente di esprimere unidea esagerata del livello di decisione raggiunto e delle proprie risorse. Grazie alla loro stampa, ai loro agenti e alle loro spie, i capitalisti cercano dintimidire e di scoraggiare gli scioperanti. Allorch la persuasione si rivela inoperante, i picchetti di sciopero sono, per parte loro, costretti a impiegare la forza. Risulta cos chiaro che la menzogna e quantaltro vi di peggio sono inseparabili dalla lotta di classe gi quando questa nella sua forma embrionale. Resta da aggiungere che le nozioni di verit e di menzogna sono nate dalle contraddizioni sociali.
lo schiavista che, con lastuzia e la violenza, incatena uno schiavo , di fronte alla morale, leguale dello schiavo che, con lastuzia e la violenza, spezza le sue catene! Quando la Comune di Parigi venne annegata nel sangue e la canaglia reazionaria del mondo si mise a strascicare la sua bandiera nel fango, vi furono numerosi filistei democratici che bollarono, di pari passo con la reazione, i Comunardi che avevano giustiziato 64 ostaggi e fra essi larcivescovo di Parigi. Marx non esit un istante a prendere le difese di quella sanguinosa azione della Comune. In una circolare del Consiglio Generale dellInternazionale, Marx ricorda e parrebbe quasi di percepire un sobbollio di lave sotto quelle righe che la borghesia us il sistema degli ostaggi nella lotta contro i popoli coloniali e nella lotta contro il suo stesso popolo. Parlando poi delle esecuzioni metodiche di Comunardi caduti prigionieri, egli scrive: Non restava altro alla Comune, per difendere la vita dei suoi soldati fatti prigionieri, che ricorrere alla cattura di ostaggi, abituale presso i Prussiani. La vita degli ostaggi fu perduta e riperduta per il fatto che quelli di Versailles continuavano a fucilare i loro prigionieri. Come sarebbe stato possibile risparmiare gli ostaggi, dopo lorribile carneficina con cui i pretoriani di Mac Mahon suggellarono la loro entrata in Parigi? Lultimo contrappeso alla bestialit del governo borghese la cattura di ostaggi sarebbe stato volto in ridere? Tale fu il linguaggio di Marx sullesecuzione degli ostaggi, bench ci fossero, alle sue spalle, nel Consiglio Generale dellInternazionale, un buon numero di Fenner Brockway e di Norman Thomas nonch vari Otto Bauer. Lindignazione del proletariato mondiale, davanti alle atrocit commesse dai versagliesi, era ancora cos grande che i brogliacci reazionari preferirono tacere, in attesa di tempi migliori per loro: quei tempi, ahim, non tardarono a venire. I moralisti piccolo- borghesi alleati ai funzionari delle Trade Unions non presero a bersaglio la Prima Internazionale se non quando la reazione ebbe decisamente trionfato. Quando la rivoluzione dOttobre resisteva alle forze riunite dellimperialismo su un fronte di 8000 km., gli operai di tutti i paesi seguivano quella lotta con una simpatia cos ardente che sarebbe stato rischioso denunciare ai loro occhi la cattura degli ostaggi come una rivoltante barbarie. E occorsa la degenerazione totale dello Stato sovietico e il trionfo della reazione in diversi paesi perch i moralisti tornassero fuori dai loro buchi ... e andassero in aiuto di Stalin. Giacch, se le misure repressive adottate per difendere i privilegi della nuova aristocrazia hanno lo stesso valore morale delle misure rivoluzionarie prese nel corso della lotta liberatrice, Stalin viene a essere pienamente giustificato, a meno che a meno che la rivoluzione proletaria non sia condannata in blocco. I signori moralisti, pur continuando a cercare esempi di immoralit nella guerra civile russa, sono costretti a chiudere gli occhi sul fatto che la guerra civile in Spagna ha ristabilito, a sua volta, la legge degli ostaggi, almeno nel periodo in cui vi fu unautentica rivoluzione delle masse. Solo i detrattori non si sono ancora permessi di condannare la rivoltante barbarie degli operai spagnoli, soltanto perch il suolo della penisola iberica scotta troppo per i loro piedi. Gli molto pi agevole tornare indietro al 1919. Si gi nella storia. I vecchi hanno avuto il tempo di dimenticare, i giovani non hanno avuto ancora quello di apprendere. Per la stessa ragione, i farisei di ogni tendenza tornano con tasta ostinazione su Kronstadt e Makhno: le secrezioni morali possono qui concedersi libero corso!
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tutto se spetta a dei socialisti professare un tale disprezzo dei Cafri. La morale dei Cafri davvero tanto detestabile? Ecco che cosa ne dice lEnciclopedia Britannica: Nei loro rapporti sociali e politici, essi danno prova di intelligenza e di un notevole tatto; sono estremamente impavidi, bellicosi e ospitali: rimasero onesti e degni di fede fin tanto che la frequentazione coi bianchi non li rese sospettosi, vendicativi e predaci, e fin tanto che non ebbero inoltre assimilato la maggior parte dei vizi degli Europei. Non si pu fare a meno di concludere che i missionari bianchi, predicatori della morale eterna, hanno contribuito alla corruzione dei Cafri. Se si raccontasse a un lavoratore cafro che gli operai, essendosi sollevati in qualche punto del pianeta, hanno sorpreso i loro oppressori, egli se ne rallegrerebbe. Al contrario, sarebbe desolato di apprendere che gli oppressori sono riusciti a trarre in inganno gli oppressi. Il Cafro che i missionari non abbiano corrotto fino al midollo delle ossa non consentir mai ad applicare le medesime norme di morale astratta agli oppressori e agli oppressi. Per contro, egli comprender benissimo, se glielo si spiega, che loggetto di quelle norme consiste precisamente nellostacolare la rivolta degli oppressi contro gli oppressori. Coincidenza edificante: i missionari della Neuer Weg han dovuto, per calunniare i bolscevichi, calunniare nella stessa occasione i Cafri; in ambedue i casi, la calunnia segue il corso della menzogna borghese ufficiale: contro i rivoluzionari e contro le razze di colore. Noi preferiamo decisamente i Cafri a qualsiasi missionario, laico o religioso che sia! Ma non sopravvalutiamo il grado di consapevolezza attinto dai moralisti della Neuer Weg e altre vie cieche; le loro intenzioni non sono poi cos cattive. Esse servono da leve nellingranaggio della reazione, a prescindere dalla loro volont. In unepoca come la nostra, in cui i partiti piccolo-borghesi si aggrappano alla borghesia o alla sua ombra (politica dei Fronti Popolari), paralizzano il proletariato e aprono la strada al fascismo (Spagna, Francia ), i bolscevichi, ossia i marxisti rivoluzionari, divengono particolarmente odiosi allopinione pubblica borghese. La pi forte pressione politica dei nostri giorni viene esercitata da destra a sinistra. In definitiva, lintero peso della reazione grava sulle spalle di una piccola minoranza rivoluzionaria. Questa minoranza rivoluzionaria si chiama Quarta Internazionale. Ecco il nemico! Lo stalinismo occupa un cospicuo numero di posizioni dominanti nellingranaggio della reazione. In tal modo, o in altri, tutti i raggruppamenti della societ borghese, anarchici compresi, ricorrono al suo aiuto contro la rivoluzione proletaria. Nel frattempo, i democratici piccolo-borghesi tentano di far ricadere almeno nella proporzione del 50% lodiosit dei crimini del loro alleato moscovita sullirriducibile minoranza rivoluzionaria. Tale il senso del detto ormai di moda: Trotskismo e stalinismo sono identici. Gli avversari dei bolscevichi e dei Cafri aiutano cos la reazione a coprire di calunnie il partito della rivoluzione.
Lamoralismo di Lenin
I socialisti rivoluzionari russi furono sempre uomini moralissimi; essi non erano, in fondo, che pura etica. Ci non gli imped di trarre in inganno i contadini durante la guerra. Uni di loro, Zenzinov, scrive sullorgano parigino di Kerenskij, di quel socialista etico che fu il precursore di Stalin nella fabbricazione di falsi contro i bolscevichi: Com risaputo, Lenin insegn che, per attingere il fine chessi si prefiggono, i bolscevichi possono e talvolta devono far uso di certi stratagemmi. Del silenzio e del dissimulare la verit . (Novaja Rossija, 17 febbraio 1938). Per sfortuna, questo detrattore tanto morale non nemmeno capace di fare onestamente una citazione. Lenin ha scritto: Bisogna sapere consentire a tutto, a tutti i sacrifici e addirittura in caso di necessit far uso di vari stratagemmi, di astuzie, di procedimenti illegali, del silenzio, del dissimulare la verit per penetrare nei sindacati, installarvisi e proseguire a qualsiasi costo lazione comunista. La necessit degli stratagemmi e delle astuzie, secondo la spiegazione di Lenin, proveniva dal fatto che la burocrazia riformista, consegnando gli operai al capitale, perseguitava i rivoluzionari e faceva anzi ricorso contro di loro alla polizia borghese. Lastuzia e il dissimulare la verit non sono nel caso specifico che i mezzi di una legittima difesa verso la perfidia della burocrazia riformista. Il partito di Zenzinov combatt, un tempo, nellillegalit, il vecchio regime e poi il bolscevismo. In entrambi i casi, egli us dellastuzia, degli stratagemmi, dei falsi passaporti e altre forme di dissimula13
zione della verit. Tutti questi mezzi erano considerati da lui non soltanto morali ma addirittura eroici, in quanto corrispondevano ai fini della democrazia piccolo-borghese. Ma la loro situazione cambia non appena i rivoluzionari proletari si vedono costretti a ricorrere ai mezzi della illegalit contro quella democrazia. La chiave delletica di quei signori rintracciabile, come balza agli occhi, nel loro spirito di classe. Lamoralista Lenin raccomanda apertamente, alla luce del sole, di usare le astuzie di guerra nei riguardi dei leaders che tradiscono il movimento operaio. Il moralista Zenzinov mutila scientemente tale testo da ambo i lati, allo scopo di ingannare i suoi lettori. Il detrattore tanto morale non secondo la consuetudine che un baro meschino. Lenin non aveva torto a ripetere che terribilmente difficile incontrare un avversario in buona fede! Loperaio che non cela al capitalista la verit sulle intenzioni degli scioperanti un traditore bello e buono che merita solo disprezzo e boicottaggio. Il soldato che comunica la verit al nemico viene punito come spia. Lo stesso Kerenskij tent fraudolentemente di accusare i bolscevichi di avere comunicato la verit a Ludendorff. Allora, la santa verit non sarebbe fine a se stessa? La dominano criteri imperativi che lo dimostra lanalisi scaturiscono dallo spirito di classe. La lotta mortale non concepibile senza astuzie di guerra, in altri termini senza menzogne e inganni. I proletari tedeschi possono forse fare a meno di ingannare la polizia di Hitler? I bolscevichi sovietici mancherebbero alla morale ingannando la GPU? Lonesto borghese applaude labilit del poliziotto che riesce a catturare con lastuzia un pericoloso gangster. E lastuzia non dovrebbe esser lecita quando si trattasse di rovesciare i gangster dellimperialismo? Norman Thomas parla dello strano amoralismo comunista che non tiene conto di nulla fuori che del partito e del suo potere. (that strange Communist amorality in wich nothing matters but the party and its power, Socialist Call, 12 marzo 1938). Ci facendo, Thomas confonde il Comintern odierno, vale a dire il complotto della burocrazia staliniana contro la classe operaia, col partito bolscevico che incarnava il complotto degli operai progressisti contro la borghesia. Noi abbiamo confutato sufficientemente pi sopra questa identificazione del tutto disonesta. Lo stalinismo non fa che camuffarsi per mezzo del culto al partito; in realt, esso distrugge il partito e lo trascina nel fango. E anche vero che il partito tutto per il bolscevico. Questo atteggiamento del rivoluzionario verso la rivoluzione sorprende e respinge il socialista da salotto che non a sua volta che un borghese provvisto di un ideale socialista. Agli occhi di Norman Thomas e dei suoi simili, il partito non che lo strumento di combinazioni elettorali e daltro genere. La vita privata delluomo, le sue relazioni, i suoi interessi, la sua morale sono estranei al partito. N. Thomas considera con unavversione mescolata di stupore il bolscevico per il quale il partito lo strumento della trasformazione rivoluzionaria della societ, morale compresa. Nel rivoluzionario marxista non ci potrebbe essere contraddizione fra la morale personale e gli interessi del partito, poich il partito abbraccia, entro la sua coscienza, i compiti e i fini pi alti dellumanit. Dopo di che, sarebbe ingenuo credere che Mister Thomas abbia sulla morale delle nozioni pi elevate che non quelle dei marxisti. Egli ha soltanto unidea pi bassa di quel che il partito. Tutto ci che nasce degno di perire, dice il dialettico Hegel. La fine del partito bolscevico episodio della reazione mondiale non diminuisce affatto limportanza di quel partito nella storia del mondo. Allepoca della sua ascesa rivoluzionaria, ossia allorch rappresentava realmente lavanguardia proletaria, esso fu il partito pi onesto della storia. Quando lha potuto, esso ha naturalmente tratto in inganno le classi avversarie; quindi, esso ha detto la verit ai lavoratori, tutta la verit, nientaltro che la verit. Unicamente grazie a questo fatto, ha conquistato la loro fiducia come nessun altro partito al mondo. I tirapiedi delle classi dirigenti tacciano il creatore di tale partito di immoralismo. Agli occhi degli operai consapevoli, questa accusa gli fa onore. Essa significa che Lenin rifiutava energicamente di ammettere le norme della morale stabilite dagli schiavisti per gli schiavi, e che gli schiavisti stessi non rispettarono mai; essa significa che Lenin invitava il proletariato a estendere la lotta di classe al dominio della morale. Colui che sinchina davanti alle regole formulate dal nemico non vincer mai! Lamoralismo di Lenin, vale a dire il suo rifiuto di ammettere una morale superiore alle classi, non gli imped di restare per tutta la vita fedele al medesimo ideale; di dedicarsi interamente alla causa degli oppressi; di mostrarsi altamente scrupoloso nella sfera delle idee e intrepido nellazione; di non avere la minima altezzosit riguardo al semplice operaio, alla donna indifesa e al bambino. Non vien fatto di pensare che amoralismo in questo caso sia il sinonimo di una morale umana pi elevata?
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Un episodio edificante
E senza dubbio utile dar qui notizia di un episodio che, bench di scarsa importanza in se stesso, illustra assai bene la differenza fra la loro morale e la nostra. In una delle lettere ai miei amici belgi sviluppai lidea, nel 1935, che un giovane partito rivoluzionario, qualora tentasse di creare dei sindacati suoi propri andrebbe incontro al suicidio. Bisogna cercare gli operai l dove essi sono. Ma ci non significa doversi quotare per il mantenimento di un sindacato opportunista? Certo che s, risposi io, il diritto di scalzare i riformisti, bisogna ben pagarglielo. Ma i riformisti non consentiranno di lasciarci fare un lavoro di scalzatura. Evidentemente, risposi ancora io, il lavoro di scalzatura esige talune precauzioni cospirative. I riformisti formano la polizia politica della borghesia in seno alla classe operaia. Bisogna saper agire senza il loro permesso e nonostante le loro interdizioni . Nel corso di una perquisizione effettuata presso il compagno D , in seguito, se non sbaglio, a una faccenda di fornitura di armi alla Spagna operaia, la polizia belga sequestr la mia lettera. Pochi giorni dopo, la lettera veniva resa pubblica. La stampa di Vandervelde, de Man, Spaak non risparmi le sue folgori al mio machiavellismo o gesuitismo. Ma chi erano i miei censori? Presidente della II Internazionale da molti anni, Vandervelde era ormai da lungo tempo diventato luomo di fiducia del capitale in Belgio. De Man dopo aver per anni e anni impiegato volumi massicci per nobilitare il socialismo gratificandolo di una morale idealista e riaccostandosi di soppiatto alla religione, mise a profitto la prima occasione buona per turlupinare gli operai e diventare un ordinario ministro della borghesia. Per Spaak, la cosa ancor pi sorprendente. Diciotto mesi or sono, questo signore, appartenente allopposizione socialista di sinistra, era venuto a chiedermi consiglio sui metodi di lotta da impiegare contro la burocrazia di Vandervelde. Io gli avevo esposto le idee che in seguito si ritrovarono nella mia lettera. Un anno pi tardi, egli rinunciava alle spine per la rosa. Tradendo i suoi amici dellopposizione, egli diventava uno dei ministri pi cinici del capitale belga. Nei sindacati e nel loro partito, questi signori soffocano qualsiasi critica, demoralizzano e corrompono i lavoratori pi avanzati ed espellono altres sistematicamente gli indocili. Essi non differiscono dalla GPU che per il fatto di procedere, al momento, senza effusione di sangue; nella loro qualit di buoni patrioti, essi tengon di scorta il sangue operaio per la prossima guerra mondiale. E chiaro: bisogna proprio essere unemanazione dellinferno, un Cafro, un bolscevico, per dare agli operai rivoluzionari il consiglio di osservare nella lotta contro quei signori le regole della cospirazione! Dal punto di vista della legalit belga, la mia lettera non conteneva alcunch di delittuoso. La polizia di un paese democratico sarebbe stata tenuta a restituirla al destinatario, con le sue scuse. La stampa del partito socialista avrebbe dovuto protestare contro una perquisizione provocata dalla tutela degli interessi del generale Franco. I signori socialisti non provarono il minimo imbarazzo a trar partito dallindiscreto servizio fattogli dalla polizia; senza il quale non avrebbero avuto la fortunata occasione di manifestare una volta di pi la superiorit della loro morale sullamoralismo dei bolscevichi. Tutto simbolico, in questo episodio. I socialisti belgi mi hanno schiacciato sotto la loro indignazione nello stesso momento in cui i loro compagni di Norvegia ci tenevano, mia moglie e me, sotto catenaccio, perch non potessimo difenderci contro le accuse della GPU. Il governo norvegese sapeva benissimo che le accuse di Mosca erano fabbricate; lorgano ufficiale dei socialdemocratici lo scrisse a caratteri di scatola fin dai primi giorni. Ma Mosca colp gli armatori e i mercanti di pesce norvegesi nel borsellino, e i signori socialdemocratici si buttarono subito carponi. Il capo del partito, Martin Tranmael, pi che unautorit in fatto di morale, un giusto: egli non beve n fuma, vegetariano e dinverno fa il bagno nellacqua diaccia. Ci non gli imped, dopo averci fatto arrestare su ordine della GPU, di invitare lagente norvegese della GPU, Jacob Friese, borghese senza onore n coscienza, a calunniarmi in modo particolare. Ma basta . La morale di quei signori consiste in regole convenzionali e in accorgimenti oratori destinati a coprire i loro interessi, i loro appetiti, i loro timori. Per la maggior parte, essi sono pronti a tutte le bassezze al rinnegamento, alla perfidia, al tradimento per ambizione e per lucro. Nella sfera sacra degli interessi personali, il fine giustifica per loro qualsiasi mezzo. E appunto per ci che gli occorre un codice morale speciale, pratico e nello stesso tempo elastico, come un buon paio di bretelle. Essi detestano chiunque riveli alle masse i loro segreti professionali. In tempo di pace, il loro odio sesprime tramite ingiurie, volgari o filosofiche. Quando i conflitti sociali si acuiscono, come in Spagna, quei moralisti, di
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conserva con la GPU, sterminano i rivoluzionari. Poi, per giustificarsi, ripetono che trotskismo e stalinismo sono una sola e medesima cosa.
Non mostrare solo la meta, mostra altres il cammino, giacch la meta ed il cammino sono talmente uniti che luno cambia con laltro e si muove con lui. E che un nuovo cammino rivela unaltra meta.
I versi di Lassalle sono alquanto imperfetti. Lassalle stesso, e questo pi imbarazzante ancora, sallontan, nella pratica politica, dalla regola che aveva in tal modo espressa: si sa chegli scese a negoziati segreti con Bismark. Ma linterdipendenza del fine e dei mezzi bene espressa in questi quattro versi. Per ottenere una spiga di frumento necessario seminar prima un chicco di frumento. Il terrorismo individuale ammissibile o no, dal punto di vista della morale pura? Sotto questa forma astratta, per noi la domanda non si pone nemmeno. I borghesi conservatori svizzeri tributano tuttora elogi ufficiali al terrorista Guglielmo Tell. Le nostre simpatie vanno senza riserve ai terroristi irlandesi, russi, polacchi, ind ribellatisi a un gioco politico e nazionale. Kirov, satrapo brutale, non suscita in noi alcuna compassione. Noi restiamo neutrali riguardo a colui che lha ucciso solo perch ignoriamo i suoi moventi. Se apprendessimo che Nikolaev ha colpito consapevolmente nellintento di vendicare gli operai di cui Kirov calpestava i diritti, le nostre simpatie andrebbero senza riserve al terrorista. Ma ci che decisivo ai nostri occhi non il movente soggettivo, bens lutilit oggettiva. Il tale mezzo pu
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condurci alla meta? Per il terrorismo individuale, la teoria e lesperienza testimoniano del contrario. Noi diciamo al terrorista: non possibile sostituirsi alle masse; il tuo eroismo troverebbe di che applicarsi utilmente solo in seno a un movimento di masse. Nellambito di una guerra civile, lassassinio di taluni oppressori non appartiene pi al terrorismo individuale. Se un rivoluzionario facesse saltare in aria il generale Franco e il suo stato maggiore, dubbio che questatto susciterebbe lindignazione morale, persino fra gli eunuchi della democrazia. In tempo di guerra civile, un atto di questo genere sarebbe politicamente utile. Cos, per quel concerne il problema pi grave quello dellomicidio le regole morali sono del tutto inoperanti. Il giudizio morale condizionato, col giudizio politico, dalle necessit interne della lotta. Lemancipazione degli operai non pu essere che lopera degli operai stessi. Non v dunque delitto pi grande che il trarre in inganno le masse, che il far passare delle sconfitte per vittorie, degli amici per nemici, che lacquistare capi, il fabbricare leggende, il montare processi mendaci: in una parola, che fare quel che fanno gli staliniani. Questi mezzi non possono servire che a un solo fine: prolungare il dominio di una fazione gi condannata dalla storia. Essi non possono servire per lemancipazione delle masse. Ecco perch la IV Internazionale sostiene contro lo stalinismo una lotta mortale. Va da s che le masse non sono senza peccato. Noi non siamo affatto inclini a idealizzarle. Le abbiamo viste in varie circostanze, in diverse tappe, in mezzo ai pi grandi rivolgimenti. Abbiamo osservato le loro debolezze e le loro qualit. Le loro qualit, la decisione, labnegazione, leroismo, trovavano sempre la loro pi alta espressione nei periodo in cui la rivoluzione procedeva dimpeto. In quei momenti, i bolscevichi furono alla testa delle masse. In seguito, si apr un altro capitolo della storia, quando si palesarono le debolezze degli oppressi: eterogeneit, insufficienza culturale, ristrettezza dorizzonti. Affaticate, deluse, le masse si accasciarono, persero la fede in se stesse e cedettero il posto a una nuova aristocrazia. In quel periodo, i bolscevichi (i trotskisti) si trovarono isolati dalle masse. In pratica, abbiamo gi attraversato cicli simili: 1897-1905, annate di flusso; 1907-1913, annate di riflusso; 19171923, annate contraddistinte da un incremento senza precedenti nella storia; poi, un nuovo periodo di reazione che non ancora finito. Grazie a questi avvenimenti, i trotskisti hanno imparato a conoscere il ritmo della storia, o in altri termini la dialettica della lotta di classe. Lhanno imparato e, sembra a noi, sono riusciti a subordinare a tale ritmo oggettivo i loro disegni soggettivi e i loro programmi. Hanno imparato a non disperare, poich le leggi della storia non dipendono dai nostri gusti individuali e dai nostri criteri morali. Hanno imparato a subordinare i loro gusti individuali a tali leggi. Hanno imparato a non temere i nemici pi potenti, se la potenza di questi nemici in contraddizione con le esigenze dello sviluppo storico. Essi sanno rimontare la corrente nella convinzione profonda che lafflusso storico di nuova potenza li porter sino allaltra riva. Non tutti: molti annegheranno per via. Ma il partecipare a tale movimento con gli occhi aperti, con una volont tesa, costituisce la soddisfazione morale per eccellenza che possa essere data a un essere pensante!
Coyoacan, 16 febbraio 1938
P.S. scrivevo queste pagine senza sapere che, in quegli stessi giorni, mio figlio lottava con la morte. Dedico alla sua memoria questo breve lavoro che, io spero, avrebbe incontrato la sua approvazione, poich Lev Sedov era un rivoluzionario autentico e disprezzava i farisei.
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Lev Trotsky
Trafficanti dindulgenze e alleati socialisti ovvero il cuculo nel nido dun altro
Il libello La loro morale e la nostra ha almeno il merito di avere costretto certi filistei e sicofanti a smascherarsi completamente. I primi ritagli di giornali francesi e belgi che mi sono pervenuti ne sono testimoni. Il pi chiaro nel genere il resoconto apparso sul giornale cattolico La Croix. Quei signori possiedono un loro sistema e non provano alcuna vergogna a difenderlo. Essi sostengono la morale assoluta e, prima dogni altra cosa, il macellaio Franco. E Dio che lo vuole. Dietro a loro procede un Igienista Celeste che raccatta e ripulisce tutte le sporcizie cadute nella loro scia. Non affatto sorprendente chessi condannino come spregevole la morale dei rivoluzionari che assumono in proprio le loro responsabilit. Ci che ci interessa in questo momento, non sono i professionisti del traffico di indulgenze, ma i moralisti che rinunciano a Dio col cercare di sostituirsi a Lui. Il giornale socialista di Bruxelles Le Peuple dove va mai a ficcarsi la virt non ha trovato nel nostro libro nullaltro che una formula criminale per costituire cellule segrete nellintento di perseguire il pi immorale fra gli scopi: quello di scalzare il prestigio e i proventi della burocrazia operaia belga. Naturalmente, si potrebbe replicare che questa burocrazia si macchiata di innumerevoli tradimenti, di truffe pure e semplici (basti rammentare la faccenda Banca Operaia), che essa smorza qualsiasi lume di pensiero nella classe operaia, che nella sua morale pratica essa non minimamente superiore alla sua alleata politica, la gerarchia cattolica. Ma innanzitutto, solo degli screanzati farebbero menzione di cose tanto sgradevoli; in secondo luogo, tutti questi signori, quali che siano i loro peccati veniali, fanno provvigione dei pi elevati principi della morale. Henri de Man vi sovrintende di persona, e dinanzi alla sua alta autorit, naturalmente, noi bolscevichi non possiamo sperare nessuna indulgenza. Prima di passare ad altri moralisti, soffermiamoci un istante su unAvvertenza* pubblicata dagli editori francesi del nostro piccolo libro. Per la natura che le compete, una Avvertenza raccomanda un libro o, almeno, descrive oggettivamente quale ne il contenuto. Quello che abbiamo davanti, invece, un prospetto di tipo diverso.
* Si tratta di un libro scritto di recente. Per Trotsky, non vi una morale in s, non morale ideale n eterna. La morale relativa a ciascuna societ, a ciascuna epoca, relativa soprattutto agli interessi delle classi sociali. Nellora attuale, la maggior parte dei paesi vivono in una morale borghese. Nei paesi a democrazia liberale, gli interessi della borghesia sono mascherati da una morale ideale, conforme beninteso agli interessi della borghesia. La vera morale deve difendere gli interessi dellumanit stessa, rappresentata dal proletariato. Trotsky pensa che il suo partito, un tempo al potere e oggi allopposizione, abbia sempre rappresentato il vero proletariato e lui stesso la vera morale. Ne conclude per esempio questo: fucilare degli ostaggi prende un significato affatto differente a seconda che lordine venga impartito da Stalin o da Trotsky, o dalla borghesia. Questordine moralmente valido se ha quale scopo e quale effetto tattico la vittoria rivoluzionaria del proletariato. Cos Trotsky difende il decreto chegli ha emesso nel 1919 e che autorizzava il sistema degli ostaggi (moglie e figli dellavversario ), mentre giudica abominevole il medesimo sistema, allorch viene applicato da Stalin (che, per esempio, per far rientrare in Russia un diplomatico minaccia la famiglia di costui) perch Stalin agisce in tal modo per difendere la burocrazia contro il proletariato. Trotsky, riferendosi a Lenin, dichiara che la meta giustifica i mezzi (a condizione che i mezzi non siano vani: esempio, il terrorismo individuale , in genere, vano). Nessun cinismo in questo atteggiamento, ma, dice lautore, stretta attinenza ai fatti. Trotsky dichiara di avere di questi fatti una consapevolezza avvertita, che costituisce il suo senso morale. Il contenuto di questopera non indubbiamente del tutto nuovo, ma mai era stato espresso con tanta chiarezza e formulato cos nettamente. Per una vasta categoria di intellettuali e di scrittori di sinistra, lastuzia e la violenza sono sempre in s delle cose cattive, che non possono che generare il male. Per Trotsky, lastuzia e la violenza, se sono messe al servizio di uno scopo giustificato, devono venire impiegate senza esitazioni e rappresentano, in tal caso, il bene..
[Avvertenza delle Editions du Sagittaire a La loro morale e la nostra di Lev Trotsky, tradotto da Victor Serge.]
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Basti fornirne un esempio: Trotsky pensa che il suo partito, un tempo al potere e oggi allopposizione, abbia sempre rappresentato il vero proletariato e lui stesso la vera morale. Ne conclude per esempio questo: fucilare degli ostaggi prende un significato affatto diverso a seconda che lordine venga impartito da Stalin, o da Trotsky . La citazione sufficiente a farci apprezzare il commentatore che sta fra le quinte. E diritto incontestabile di un autore controllare unAvvertenza. Ma poich nel nostro caso lautore si trovava al di l dei mari, un amico, approfittando apparentemente della carente informazione dellEditore, riusc a infilarsi nel nido di un altro e depositarvi il suo piccolo uovo: oh!, un uovo alquanto piccolo, quasi virginale. Chi lautore di questa Avvertenza? Potrebbe facilmente indicarcelo Victor Serge, che ha tradotto il libro e che ne al contempo il critico pi severo. Non mi sorprenderei s risultasse che il brano stato scritto non da Victor Serge, naturalmente, ma da uno dei suoi discepoli che imita altrettanto bene sia le idee sia lo stile del maestro. O forse, dopotutto, non sar stato il maestro medesimo, vale a dire Victor Serge, nella sua qualit di amico dellautore?
Morale da Ottentotti!
Suvorin e altri sicofanti si sono immediatamente impadroniti, com naturale, di tale Avvertenza, che gli risparmiava il fastidio di cercare nuovi velenosi sofismi. Se Trotsky prende degli ostaggi, bene; se lo fa Stalin, male. Di fronte a una simile morale da Ottentotti, non difficile manifestare una nobile indignazione. E tuttavia nulla pi facile da dimostrare, sulla base di questesempio, recentissimo, la vuotaggine e la falsit di quellindignazione. Victor Serge divenuto pubblicamente membro del POUM, partito catalano che aveva le sue milizie al fronte durante la guerra civile. Al fronte, notorio, si spara e si uccide. Si potrebbe dunque dire: Per Victor Serge, i massacri hanno un senso affatto differente a seconda che lordine venga dato dal generale Franco o dai dirigenti del partito cui Victor Serge appartiene. Se il nostro moralista avesse provato a riflettere sul significato dei propri atti, prima di impancarsi a insegnare agli altri, avrebbe probabilmente detto questo: ma gli operai spagnoli lottavano per lemancipazione del popolo, mentre le bande di Franco lottavano per ridurlo in schiavit! Serge non potr inventare altra risposta. Ossia, dovr ricorrere allargomento Ottentotti* di Trotsky circa gli ostaggi.
* Non ci tratterremo oltre, qui, sullabitudine miserabile che consiste nel riferirsi con disprezzo agli Ottentotti allo scopo di conferire ancora maggior risalto alla morale degli schiavisti bianchi. Il nostro libello ne ha discorso a sufficienza. (N.d.A.)
nomeni nelle loro relazioni interne, il moralista piccolo-borghese pensa in maniera episodica, frammentaria, sconnessa. Isolata artificialmente, la questione degli ostaggi, per lui, un problema a s, indipendente dalle condizioni generali che generano le lotte fra le classi in armi. La guerra civile lespressione suprema della lotta di classe: tentare di subordinarla a delle norme astratte significa, in effetti, disarmare i lavoratori che fronteggiano un nemico armato sino ai denti. Il moralista piccolo-borghese il fratello cadetto del pacifista borghese che vuole umanizzare la guerra proibendo luso dei gas tossici, il bombardamento delle citt aperte, ecc. Politicamente, tali programmi non servono che a stornare le masse dal pensare alla rivoluzione come al solo mezzo di por fine alla guerra.
bilmente uninfluenza nefasta sugli esseri umani cos come sulla democrazia in generale, lutilizzazione delle armi siano armi da fuoco o armi bianche formalmente vietata nella guerra civile. Codice meraviglioso! Magnifico monumento in onore della retorica di Victor Serge e di Magdeleine Paz! Nondimeno, fin tanto che questo codice rester inaccettato quale regola di condotta per tutti gli oppressori e per tutti gli oppressi, le classi in lotta cercheranno di riportare la vittoria con ogni mezzo, mentre i moralisti piccolo-borghesi continueranno, come han fatto finora, a vacillare pieni di confusione fra i due opposti campi. Soggettivamente, essi simpatizzano con loppresso: nessuno ne dubita. Oggettivamente, essi restano prigionieri della morale propria alla classe dirigente e cercano di imporla agli oppressi, invece di aiutarli a elaborare la morale dellinsurrezione.
Struve, Vorlnder avevano un atteggiamento di seriet nei confronti del pensiero scientifico. Essi chiedevano apertamente un ritorno a Kant. Victor Serge e i suoi pari non avvertono la minima responsabilit verso il pensiero scientifico. Essi si attengono ad allusioni, insinuazioni, o meglio, a generalizzazioni letterarie. Nondimeno, se le loro idee sono del tutto false, sembra che vengano a congiungersi a una vecchia causa ormai screditata: asservire il marxismo al kantismo, paralizzare la rivoluzione sociale per mezzo delle norme assolute che, in effetti, rappresentano la generalizzazione filosofica degli interessi della borghesia; non la borghesia odierna, vero, ma la defunta borghesia dellera del libero scambio e della democrazia. La borghesia imperialista rispetta ancor tali norme di quel che non facesse la sua antenata liberale. Ma essa considera con occhio benevolo i tentativi fatti dai predicatori piccolo-borghesi per introdurre la confusione, il turbamento e lesitazione nei ranghi del proletariato rivoluzionario. Lo scopo essenziale, non soltanto di Hitler ma altres dei liberali e dei democratici, di screditare il bolscevismo nel momento in cui la sua legittimit minaccia di diventare assolutamente chiara alle masse. Il bolscevismo, il marxismo: ecco il nemico! Quando il fratello Victor Basch, gran sacerdote della morale democratica, fabbrica, con laiuto del confratello Rosenmark, un falso per difendere i processi di Mosca, si smaschera pubblicamente. Accusato di falso, si batte il petto e strilla: Sarei dunque fazioso? Io, che ho sempre denunciato il terrore di Lenin e di Trotsky?. Basch rivela il movente profondo dei moralisti democratici: alcuni possono tacere a proposito dei processi moscoviti, altri possono attaccare i processi, altri ancora possono difenderli; ma la loro preoccupazione comune sta nellutilizzare i processi per condannare la morale di Lenin e Trotsky, vale a dire i metodi della rivoluzione proletaria. In questo campo, son tutti fratelli. Nella scandalosa Avvertenza che ho citato pi sopra, si dichiara che io sviluppo il mio punto di vista sulla morale riferendo(mi) a Lenin. Si autorizzati a pensare che questa frase mal definita, riprodotta da altre pubblicazioni, significhi che io sviluppo i principi teorici di Lenin. A mia conoscenza, Lenin non ha mai scritto alcunch sulla morale. In effetti, Victor Serge voleva dire qualcosa di assolutamente diverso, ossia che le mie idee immorali sono una generalizzazione della pratica di Lenin, lamoralista. Egli cerca di screditare la personalit di Lenin tramite i miei concetti, e i miei concetti tramite la personalit di Lenin. Egli non fa che assecondare la tendenza generale reazionaria che rivolta contro il bolscevismo e il marxismo nel loro insieme.
Suvorin il sicofante
Ex pacifista, ex comunista, ex trotskista, ex comunista-democratico, ex marxista ex Suvorin, si potrebbe dire, Suvorin attacca la rivoluzione proletaria e i rivoluzionari tanto pi sfrontatamente in quanto egli stesso non sa cosa vuole. Questuomo ama collezionare citazioni, documenti, virgole e virgolette, accumulare documenti, e per giunta, sa maneggiare la penna. In origine, egli aveva sperato che tale bagaglio gli sarebbe durato per tutta la vita. Ma fu presto costretto a persuadersi che occorreva altres saper pensare. Il suo libro su Stalin, nonostante labbondanza di citazioni e di episodi interessanti, un buon testimone della sua indigenza. Suvorin non comprende n quel che la rivoluzione n quel che la contro-rivoluzione. Egli applica al processo storico i criteri di un piccolo ragionatore ferito intimamente dallautorit peccatrice. La sproporzione fra il suo spirito critico e la sua impotenza creativa lo corrode come un acido. Da l, vengono la sua costante esasperazione, la sua mancanza di onest elementare nellapprezzamento di idee, di uomini e di eventi. Il tutto coperto da un acido moralismo. Come tutti i cinici e i misantropi, Suvorin attirato organicamente dalla reazione. Suvorin ha forse rotto apertamente col marxismo? Non ne abbiamo mai sentito parlare. Egli preferisce lequivoco: il suo elemento naturale. Nella sua critica al mio libello, egli scrive: Ancora una volta Trotsky inforca il suo prediletto giocattolo, la lotta di classe. Per il marxista di ieri la lotta di classe il prediletto giocattolo di Trotsky. Non sorprende affatto che Suvorin, quanto a lui, abbia preferito porsi a cavalcioni del cane morto della morale eterna. Egli oppone alla concezione marxista il senso di giustizia prescindente dalle differenze di classe. E comunque rassicurante lapprendere che la nostra societ fondata su un senso di giustizia. Nella prossima guerra, Suvorin andr di certo a esporre la sua scoperta ai soldati nelle trincee; nel frattempo, pu fare altrettanto con gli invalidi dellultima guerra, i disoccupati, i bimbi abbandonati e le prostitute. Se durante questa sua missione,
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venisse fatto a pezzi, dobbiamo confessare fin dora che il nostro senso di giustizia non prenderebbe le sue parti. Le critiche fatte da questo apologista sfrontato della giustizia borghese prescindente dalle differenze di classe si basano esclusivamente sullAvvertenza ispirata da Victor Serge. A sua volta questultimo, in ogni suo tentativo di teorizzazione non va oltre gli imprestiti eterogenei di Suvorin, il quale tuttavia ha il merito di esprimere quel che Serge non ha il coraggio di dire. Con una finta indignazione non c nulla di sincero in lui , Suvorin scrive che essendo stabilito che Trotsky condanna la morale dei democratici, dei riformisti, degli staliniani e degli anarchici ne consegue che il solo rappresentante della morale il partito di Trotsky, e siccome tale partito non esiste, in ultima analisi lincarnazione della morale dunque il medesimo Trotsky. Come trattenere le risate? Suvorin immagina stando alle apparenze dessere capace di distinguere fra ci che esiste e ci che non esiste. E una faccenda semplice, fin tanto che si tratta di uova strapazzate o dun paio di bretelle. Ma, nella scala del processo storico, una tale distinzione passa ben al di sopra della testa di Suvorin. Ci che esiste nasce o muore, si sviluppa o si disintegra. Ci che esiste non pu essere compreso che da colui che ne comprende le intime tendenze. Si possono contare sulle dita le persone che han mantenuto una posizione rivoluzionaria allo scoppio dellultima guerra. La grande scena della politica ufficiale era quasi interamente ricoperta dalle diverse tendenze dello sciovinismo. Liebknecht, la Luxemburg, Lenin sembravano individui isolati, impotenti. Ma vi forse il minimo dubbio che la loro morale era superiore alla morale bestiale dellunione sacra? La politica rivoluzionaria di Liebknecht non era affatto individualista, come sembrava allora al filisteo patriota medio. Al contrario, Liebknecht, e Liebknecht solo, rifletteva e prefigurava le tendenze profonde, sotterranee, delle masse. Il corso ulteriore degli avvenimenti lo ha pienamente confermato. Non temere oggi una completa rottura con lopinione pubblica ufficiale, in modo da ottenere il diritto di esprimere domani le idee e i sentimenti delle masse insorte, ecco un modo particolare desistenza che differisce dallesistenza empirica dei formalisti piccolo-borghesi. Tutti i partiti della societ capitalista, tutti i suoi moralisti e i suoi sicofanti periranno sotto le rovine della catastrofe imminente. Il solo partito che sopravviver sar il partito della rivoluzione socialista mondiale, anche se oggi possa sembrare inesistente ai ciechi razionalisti, esattamente come era loro parso inesistente il partito di Lenin e di Liebknecht durante lultima guerra.
nemico per fiaccarne lorgoglio e ridurlo in schiavit. E morale soltanto ci che prepara il rovesciamento totale e definitivo della bestialit capitalista, e nientaltro. La salvezza della rivoluzione: ecco la legge suprema! Una chiara comprensione delle correlazioni esistenti fra le due classi fondamentali la borghesia e il proletariato allepoca della loro lotta mortale ci rivela il significato oggettivo della parte interpretata dai moralisti piccolo-borghesi. Il loro elemento essenziale limpotenza: impotenza sociale a motivo della degradazione economica della piccola borghesia; impotenza ideologica a motivo della paura della piccola borghesia di fronte al mostruoso scatenarsi della lotta di classe. Da l nasce la tendenza del piccolo-borghese, colto o ignorante, a frenare la lotta di classe. Se non pu riuscirvi per mezzo della morale eterna e non pu riuscirvi il piccolo-borghese si butta fra le braccia del fascismo, il quale frena la lotta di classe valendosi dei miti e dellascia del carnefice. Il moralismo di Victor Serge e dei suoi pari un ponte che conduce dalla rivoluzione alla reazione. Suvorin si trova gi dallaltra parte del ponte. La minima concessione a queste tendenze significherebbe linizio della resa di fronte alla reazione. Che questi portatori dinfezione vadano a inoculare le norme della morale a Hitler, a Mussolini, a Chamberlain, a Daladier. Quanto a noi, il programma della rivoluzione proletaria ci basta.
Coyoacan, 9 giugno 1939
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