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a casa mpicciata ...

mittinci fuecu
Stavo pensando ad un caro amico portato via dal cancro qualche mese fa. Ed allo scritto che gli ho dedicato: larva duomo, ricompreso tra quelli che conservo nel cuore. Aveva quarantanni. Mai fumato, mai bevuto, mai vizi gravosi per la salute. Eppure. Le malattie del sangue, e della pelle, e delle ossa, che consumano una vita umana, esisterebbero a stento senza linquinamento. Specialmente per un giovane uomo. O per un giovane ragazzo, un altro pensiero. Aveva poco pi di ventanni, ed era, anchegli, di Brindisi. Tutti sappiamo che i nostri pi tragici reparti dOspedale sono stracolmi allinverosimile. Tutti sappiamo del nostro amico, del nostro parente, di un anziano, di quel bambino. Tutti lo sappiamo, se siamo fortunati a saperlo. Oppure, non lo vogliamo sapere perch abbiamo paura, siamo codardi e vili menefreghisti. O semplicemente, siamo dei bambini che, come i bambini, si credono immortali. C invece chi la morte la vede testimoniata tutti i giorni. Come i medici e gli infermieri che soffrono, fuori e dentro, guardando quotidianamente quel cimitero abitato. Come tutti i figli, tutti i fratelli, tutti i genitori, presenti, fino alla fine di unagonia. Lo sappiamo tutti, quello che sta succedendo. Cos come sappiamo delle industrie insalubri che hanno addentato il nostro territorio spolpandoselo fin quasi losso che oggi qualcuno tenta di spezzare. Queste, devono aiutarci col danaro perch si sentono la colpa addosso. Devono aiutarci a soffrire. Aiutarci a morire. Aiutarci a tacere. Aiutarci a non capire, a non sapere. A tirare a campare. Non ci aiutano mai a mandarli via. Ma per campare ci vuole una cosa che pulsi dentro e che nessuno deve toccare. Gli agnelli di Dio non devono togliere i peccati del mondo. E i lupi peccatori dai nomi irraggiungibili non possono non avere piet.

Non ci sarebbe motivo di concertare intrattenimenti musicali, enogastronomici o sportivi in luoghi inospitali. Di organizzare visite guidate ai nostri figli in siti pericolosi. Di regalargli pretestuose magliettine di parte. Di sovvenzionare associazioni a tutela e salvaguardia della salute. Di sponsorizzare qua e l come ha fatto da sempre chiunque abbia speculato su questo territorio disinteressandosi della sanit. Invece lo si fa. Fannanche corsi di specializzazione ai nostri adolescenti, si insinuano come serpi, con messaggi benevoli e falsati, nelle scuole e nelle case da cui, spietatamente, pretendono bollette di corrente e gas da chi le ha gi pagate e la paga in altri modi e forme a tariffe maggiorate. E chiss perch lo fanno sulle magliette del Brindisi, che di energia se n intesa da decenni. ... Spargono le molliche di pane con la manina. Distribuiscono stipendi miserevoli, se paragonati agli incommensurabili introiti societari ed agli inestimabili danni ambientali e territoriali causati. Costringono ad una mente da salario. Ma anche questo si sa perfettamente. E allora perch non si solleva il culo dalla sedia? Perch? Perch non si sentono sane urla di rabbia? Perch non si scende in piazza soffocando la citt? Perch si aguzzano le spalle in segno di rassegnazione? Perch? ... Perch si sta bene. Davvero bene, imbottigliati nella propria realt virtuale. Sguazzandoci dentro come streusi nannaronchiuli che gracidano nellacqua ristagnante e putrida in attesa che si consumi laria. Conciati per le feste dai padroni di questa citt. Conciati per le feste dei padroni di questa citt. Perch qui arrivano padroni. Tuttaltro che Santi. Che si sciacquano i genitali con petizioni e volont popolari. Che decidono le sorti della gente. Dei nostri padri, delle nostre madri, di noi e di quelli del dopo. Che tirano i fili della pavida politica locale, cos mai lungimirante, che continua a subire o accettare, se non talvolta addirittura condividere, il detto a casa mpicciata mittinci fuecu.

Questa lopinione di chi vive lontano dallamore per questa citt. Ma le strade dello stanco paesone si stanno svestendo come un malato terminale prima di esalare lanima. La testa del Cervo rantolante sta sprofondando nellacqua. La terra sta inaridendo. Il sangue del nostro sangue, rallentando.

Che cos tendere la mano ad un bambino per fargli attraversare la strada proteggendolo. Che cos lasciargliela subito dopo per consentirgli un suo cammino. Noi non lo capiamo che cos. E non sappiamo perch lo facciamo ancora in una realt abusata e cruenta come quella che ci opprime, di cui tutti, indistintamente, siamo colpevoli. Chi pi, chi meno. Proviamo a guardarci in faccia. Proviamo a parlarci. Proviamo a riflettere e proviamo a ... fare.

Una semplice minuscola goccia pu creare una pozzanghera. Altre gocce ne creeranno altre. E altre altre ancora. Fino a far nascere un pantano scivoloso e inaccessibile per chi vuol continuare a calpestare territori. E noi sappiamo, chi sono. Sappiamo dove cercare. Quello che non ci danno. Cosa vogliono. O, meglio, pretendono. E sappiamo che, noi stessi, con le nostre azioni o non azioni, li aiutiamo. Mi piacerebbe tanto che ogni brindisino si trasformasse in una goccia insistente e perenne formando un mare invalicabile e florido che non imputridisca mai. Che tutte quelle gocce spegnessero i fuochi di dolore appiccati a sorte nelle case. Che altre gocce non cadessero mai dagli occhi. Che nessuno debba essere vittima e nessuno assassino. Mi piacerebbe tanto.

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