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Bilancio dautore

Il pi grande narratore del nostro tempo ha scritto ventotto libri per raccontare chi siamo (senza dimenticare di metterci anche se stesso)

di ALESSANDRO PIPERNO

o dedicato la vita ai romanzi. Li ho studiati, insegnati, ho scritto, letto. Escluso tutto il resto. molto! Non provo pi quel fanatico attaccamento alla scrittura provato per tutta la vita. Traggo queste parole dallormai famigerata intervista (fin troppo drammatizzata: dopotutto, a sentirlo parlare, si direbbe che pi felice e sereno di noi) in cui Philip Roth dichiarava lintenzione di non scrivere pi una riga. Nel leggerle, mi tornato alla memoria un incontro che feci anni fa con Sarah Chalfant, uno degli agenti di Roth. Eravamo nellufficio newyorchese di Wylie. Ero emozionatissimo. Naturalmente non riuscii a tenermi, subissandola di domande sul mio eroe. Non cera niente, allora, che pi mi emozionasse della vita appartata di Philip Roth. Il desiderio di rintanarsi, il concedersi lo stretto indispensabile, lironia con cui gestiva la

La capanna di Philip Roth


privacy: cos romantico, e cos funzionale alla vita di uno scrittore. Mi dicevo: lintensit raggiunta dallo stile negli ultimi tempi, la prolificit, la seconda giovinezza artistica ancor pi vigorosa della prima... Tutto ci non che il premio per tanta abnegazione. Che non sia questo il sogno americano sul quale la sua narrativa non la smette di interrogarsi? Se lasci stare il resto e ti impegni, prima o poi avrai la tua ricompensa. Era bello meditare con gravit sui grandi reclusi che avevano cambiato il corso della letteratura: da Montaigne a Flaubert, da Rousseau a Proust... Pensavo al desiderio di consacrarsi al lavoro che quel debosciato di Baudelaire aveva coltivato invano per tutta la vita. Ai chili di anfetamina ingurgitati da Sartre per non cedere alla stanchezza. Mi sembrava che Roth facesse parte della famiglia, anche se in un modo pi sobrio e meno patologico rispetto ai suoi predecessori. In tanta dedizione ravvisavo qualcosa di molto borghese (nellaccezione peculiare che la parola avrebbe avuto per Thomas Mann, o per mio padre). Non interessante quello che hai scritto, ci che conta quello che devi scrivere. Non lamentarti per gli errori commessi, prova a correggerli. Non startene l a elucubrare su ci che gli altri dicono del tuo lavoro, concentrati su quello che il tuo lavoro pu darti in termini di autoconsapevolezza. Sarah Chalfant, senza in alcun modo tradire il riserbo del suo celebre assistito, mi disse che non aveva mai conosciuto uno scrittore che concepisse il lavoro in modo altrettanto monastico: Philip (s, cos lo chiamava, come io chiamerei mio fratello) semplicemente il suo lavoro. Nel lontano 1983, a Hermione Lee che lo intervistava per la Paris Review un Roth cinquantenne confessava di lavorare tutto il giorno, mattina e pomeriggio, sette giorni su sette. Ne Il fantasma esce di scena, Nathan Zuckerman, il pi famoso alter ego rothiano, cos descrive la sua vita: Non vado a mangiare fuori, non vado al cinema, non guardo la televisione, non possiedo n un cellulare n un videoregistratore n un lettore dvd n un computer. Continuo a vivere nellEra della Macchina da Scrivere e non ho idea di cosa sia il World

Provocazioni, capolavori, fino al ritiro Inseguendo lutopia dellisolamento


Wide Web. Non mi prendo pi il disturbo di votare. Scrivo tutto il giorno e spesso fino a notte fonda. Leggo, in particolare i libri che ho scoperto per la prima volta da studente, i capolavori della letteratura il cui potere su di me non minore, e anzi in certi casi maggiore, di quanto lo fosse nei primi incontri che ho avuto con loro. Nelle ultime strazianti pagine di Ho sposato un comunista, Murray Ringald, ultranovantenne ex professore di liceo di Nathan, cos ammonisce il suo ascetico allievo: Guardati dallutopia dellisolamento. Guardati dallutopia della capanna nel bosco, delloasi che protegge dalla rabbia e dal dolore. Immagino (e spero) che la vita di Roth sia stata meno claustrale, e decisamente pi divertente, di quella del suo alter ego. Ci non di meno evidente che lutopia della capanna nel bosco abbia esercitato su di lui un fascino irresistibile. Fino a diventare uno degli argomenti segreti dei libri della maturit. pazione, la totale emancipazione, impossibile. Che non sia questo linsegnamento del pi emancipato degli scrittori americani? A un tratto, ne La controvita, durante un litigio tra fratelli, Henry Zuckerman chiede con sarcasmo a Nathan: Dimmi una cosa, mai possibile, almeno fuori dai tuoi libri, che tu abbia un quadro di riferimento un po pi vasto del tavolo della nostra cucina di Newark?. Nathan, senza perdersi danimo, gli risponde: Il caso vuole che il tavolo di quella cucina di Newark sia la fonte di tutti i miei ricordi ebraici. Ho limpressione (tanto pi ora, che ha chiuso coi romanzi) che Roth abbia impiegato met dei suoi libri a tentare di alzarsi dal tavolo di quella cucina, e la met restante provando a risedercisi. Sabbath abbiamo acquisito sul suo conto informazioni interessanti. Eccolo ricomparire alla fine de La macchia umana: lagente che si occupa dellannoso caso di Coleman Silk e Faunia Farley... Credetemi se vi dico che di analoghi esempi potrei fornirvene almeno unaltra dozzina. Pensate alla giovane Amy Bellette di cui ci siamo tutti un po invaghiti ne Lo scrittore fantasma, che rispunta fuori vecchia, smagrita, malata di cancro ne Il fantasma esce di scena. Roth gioca con i ritorni balzacchiani. E lo fa meglio di Balzac. Il mondo di Balzac troppo grande e intricato, e la sua ambizione onnicomprensiva. Roth si contenta. D prova di umilt e furbizia. La sua unit di misura la famiglia, non la societ. Questo facilita il compito sia per lo scrittore che per il lettore. Conoscete nucleo sociale pi commovente della famiglia?

Lecosistema Roth
Balzac ha insegnato ai romanzieri che un singolo libro, per quanto bello e appassionante, non pu e non deve bastare. Affinch larte rivaleggi con la vita occorre che tra ogni libro si crei una segreta promiscuit. Balzac era convinto che solo attraverso tale intreccio misterioso, sancito dalla trasmigrazione dei personaggi da un romanzo allaltro, si potesse restituire il senso del tempo. Il caso-Roth dimostra quanto Balzac avesse ragione. con un brivido di piacere che il rothiano esperto ritrova linfermiera Jinx Possesski a met de Il teatro di Sabbath. Lavevamo lasciata a Gerusalemme, in Operazione Shylock, e ora di nuovo qui, ad accudire Drenka Balich, malata terminale di cancro. E, a proposito, Drenka ha un figlio che fa il poliziotto. Si chiama Matthew: ne Il Teatro di

Perdonate lautocitazione
Ecco cosa osavo scrivere, con lavventatezza dei ragazzi, una decina di anni fa, su Nuovi Argomenti, prima rivista a ospitare le mie intemerate: Se Roth fosse morto nel 1991, allet di 58 anni, oggi sarebbe ricordato come un ottimo scrittore ebreo-americano famoso per un fortunatissimo bestseller sulla masturbazione e sulle mamme ebree. E per poco altro. Per valutare come un giudizio del genere, almeno allora, non fosse cos scandaloso, sentite cosa aveva detto, in una intervista, Harold Bloom: A Bellow contrapporrei un talento straordinario Philip Roth. In Roth vedo una potenza sempre maggiore. E al momento, incredibile a dirsi, poco apprezzato. Guarda caso

La cucina di Newark
Nellintervista incriminata, Roth dice anche: Non penso che libro pi libro meno, la situazione cambi. Come dargli torto? Ti basta aprire uno dei suoi ventotto libri per ritrovarti nella cucina di una casetta in arenaria nei sobborghi del New Jersey alla fine degli anni 40. Due genitori che sgobbano e due figli maschi: teneri, curiosi, esuberanti. Amano lo sport non meno dello studio, le ragazze non meno degli amici. Programmati alla vittoria non meno di quanto siano impreparati alla sconfitta. l che tutto inizia. Ed l che tutto dovr finire. Perch lemanci-

ILLUSTRAZIONE DI ANTONELLO SILVERINI terreno di scontro privilegiato da Roth. Il suo ring artistico. Del resto, a dispetto delle apparenze, non poi cos difficile definire la vita di un individuo qualsiasi. Ciascuno di noi sa cosa significa nascere in un certo contesto: storico, sociale, politico, etnico... Ed esserne fatalmente condizionati. Tutti noi abbiamo avuto un padre e una madre. E, ammesso che le circostanze ci abbiano dato lopportunit di condividere del tempo con loro, tutti noi sappiamo quanto poco ci abbia messo la loro insostituibilit a tramutarsi in ingerenza. Daltronde, solo assaporando fino in fondo la libert della vita adulta puoi capire quanto avvincente sia il mondo originario dal quale ti sei affrancato. In un magnifico passo di La lezione di anatomia, cos Roth parla della crisi creativa attraversata da Zuckerman quarantenne: Senza un padre, una madre e una patria, non era pi un romanziere. Non pi un figlio, non era uno scrittore. Tutto ci che lo galvanizzava si era estinto, senza lasciare nulla di inconfondibilmente suo e di nessun altro da rivendicare, da sfruttare, da ingrandire e da ricostruire. Una notazione (una confessione?) davvero interessante. Che dice parecchio della narrativa di Roth, o almeno di quella del primo periodo. Uno scrittore tale solo se un figlio. Unidea settaria che Roth sembra aver mediato da Kafka. E che, per qualche tempo, deve averlo messo in crisi e bloccato, non meno di quanto abbia messo in crisi e bloccato Nathan Zuckerman. Deve essere stato davvero liberatorio scrivere, ad appena trentasei anni, un manifesto dellirriverenza come Lamento di Portnoy. Deve essere stato uno spasso indossare i panni del pansessualista sfrenato. Il problema della narrativa ribellista che una volta che le tue rivendicazioni libertarie sono state accolte non ti resta molto altro da scrivere. Per lappunto: quando non hai pi niente da rivendicare, da sfruttare, da ingrandire, da ricostruire non sei pi uno scrittore. Allora, se non vuoi trasformarti nella parodia di te stesso, non ti resta che diventare adulto. Non pi un figlio da accudire, ma in un certo senso un padre che accudisce.

queste parole di Bloom risalgono a quel fatidico 91: alla vigilia della grande riscossa rothiana. Da notare come Bloom si indigni per il fatto che Roth sia diffusamente sottovalutato. Una lagnanza che oggi non avrebbe alcun senso, ma che nel 91 invece... Solo ora capisco quanto quel mio giudizio ingeneroso fosse sostanzialmente sbagliato. tuttora evidente che lo zenit dellarte rothiana si collochi temporalmente tra il 1991 in cui esce Patrimonio e il 2000, lanno in cui La macchia umana chiude la cosiddetta Trilogia americana. In quel decennio la prosa di Roth raggiunge un vigore michelangiolesco. Patrimonio, Operazione Shylock, Il teatro di Sabbath, Pastorale americana, Ho sposato un comunista, La macchia umana. Mi tremano i polpastrelli solo a trascrivere i titoli uno di seguito allaltro. Ma altrettanto vero che tale fortezza non avrebbe la stessa maestosit se non poggiasse su fondamenta altrettanto robuste. Ci di cui allora non tenevo conto la stupefacente compattezza dellopera di Roth, e litinerario che andava implacabilmente disegnando.

Modelli letterari

Legocentrismo come virt creativa

Everyman
Nelle edizioni americane dei libri di Roth trovate la lista completa delle sue opere suddivise in cicli romanzeschi: ci sono I libri di Zuckerman, I libri di Roth, I libri di Kepesh. Ogni ciclo prende il nome dal protagonista. Per avere unidea di quanto tali protagonisti si sovrappongono, pensate a un libro come I fatti, in cui Zuckerman e Roth arrivano a specchiarsi luno nellaltro. Roth adora moltiplicare le sue identit. Non per mero gusto dellautoparodia, ma, si direbbe, per aprire nuovi fronti bellici. Qualche malevolo potrebbe capziosamente suggerire che a un narciso della sua risma un solo io non basti: che, per placarlo, ne occorrano una falange. Ma, battute a parte, la verit che le sue identit servono tutte lo stesso padrone. Roth stesso una volta confess: Inventarmi biografie false, storie false, architettare unesistenza semi-immaginaria a partire dal dramma reale della mia vita la mia vita. Un programma estetico niente male. Una circolarit affascinante che spiega parecchio di Roth. Il guaio che di norma allegocentrismo si d unaccezione negativa, dimenticando che pu rivelarsi un insuperabile strumento di conoscenza. Lo stato per Montaigne, per Chateaubriand, per Rousseau e per Stendhal... Perch non dovrebbe esserlo per Philip Roth? Roth fa suo il precetto ebraico secondo cui una sola vita vale il mondo intero. Quella sola vita l, che ne contiene milioni di altre, il

Dallalto, tre grandi scrittori francesi dellOttocento che, come lamericano Philip Roth (1933), hanno messo la loro vita nei romanzi che hanno scritto: Stendhal (1783-1842), autore de Il rosso e il nero e della Certosa di Parma; Honor de Balzac (17991850), autore del ciclo di romanzi La commedia umana; Gustave Flaubert (18211880), autore di Madame Bovary e dellEducazione sentimentale

Lesame di maturit di Philip Roth coinciso pi o meno con la malattia e la morte del padre. Mi guarderei bene dallattribuire un eccessivo valore a un evento biografico (per quanto fondamentale nella vita di un uomo) se non fosse stato lo stesso Roth a renderlo cos artisticamente impellente. Non casuale che la dedica di un libro di passaggio come La controvita reciti: A mio padre che ha ottantacinque anni. N che i tre libri seguenti (I fatti, Inganno e Patrimonio) siano esplicitamente autobiografici. N che, di questi tre, lultimo sia la cronaca feroce e implacabile della morte del padre. Il patrimonio cui Roth allude quello che toccher a lui far fruttare nei capolavori della maturit. Solo allora la Newark della sua infanzia torner finalmente a concedersi, trasfigurata dal diaframma della nostalgia. Il Nathan Zuckerman che ritroviamo in Pastorale americana un uomo vecchio e pacificato. Un laborioso eremita della letteratura, reso impotente e incontinente da una devastante operazione alla prostata. Che grande idea quella di castrare il suo alter ego! Solo un Nathan con il pannolone pu svestirsi del suo narcisismo, e scoprire loblativit dei grandi romanzieri. Come a tutti gli impotenti, infatti, a Nathan non resta altro che guardare. Ed quello che fa. Avidamente. Ha imparato talmente bene a guardarsi dentro che ora entrare in rapporto empatico con gli altri gli viene a dir poco naturale. C un passo in Pastorale americana in cui tale cambio di prospettiva si esprime in una forma grammaticale. Un passaggio repentino dalla prima persona di Nathan alla terza persona dello Svedese, il vero protagonista del romanzo. una specie di epifania. Un atto di metempsicosi artistica. Nathan alla quarantacinquesima riunione degli ex allievi della sua scuola; in pista che balla con Joy, un tempo deliziosa compagna di scuola, ora una donna alle soglie della vecchiaia. allora che Nathan inizia a sognare il suo romanzo: Alle note mielate di Dream mi staccai da me stesso, mi isolai dal resto della compagnia e sognai... Sognai una cronaca realistica. Se qualcuno mi chiedesse di spiegare in poche parole perch Pastorale americana uno dei massimi capolavori della letteratura contemporanea, probabilmente mi limiterei a leggergli il paio di frasi che ho appena citato. La generosit con cui Roth si stacca da se stesso e si concede ai suoi personaggi. tutto qui il segreto. Drenka Balich, Dawn e Merry Levov, Rita Cohen, Eve Frame, Delphine Roux... Sono donne, donne partorite della fervida fantasia rothiana. Con un po di fortuna potrebbero ritrovarsi a fare la spesa nello stesso discount. Per quel che mi riguarda, hanno la stessa presenza scenica di Fedra o di Emma Bovary. E pensare che in giro c ancora chi fa passare Roth per un pericoloso misogino.
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