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INDICE

1 Introduzione del p. G. Cavalcoli 2 La religione 2.1 2.2 Il nesso tra rivelazione e religione . . . . . . . . . . . . . . . . Letimologia della parola religione . . . . . . . . . . . . . . . .

iv 1 1 2 4 5 5 7 7 8

2.3 Le nozioni eterodosse di religione . . . . . . . . . . . . . . . . 2.4 La nozione tradizionale, cattolica, delle religione . . . . . . . . 2.5 Il posto del Cristianesimo tra le principali religioni mondiali . 3 La rivelazione 3.1 Denizione nominale della rivelazione . . . . . . . . . . . . . . 3.2 Denizione pi` esplicita proposta dalla Chiesa . . . . . . . . . u

3.3 Nozioni eterodosse della rivelazione . . . . . . . . . . . . . . . 10 3.4 Spiegazione e difesa teologica della nozione cattolica di rivelazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 3.5 Divisione della rivelazione (secondo le cause) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 i

4 Mistero e dogma 4.1 4.2 4.3 4.4 4.5

21

La nozione del mistero e del dogma . . . . . . . . . . . . . . . 21 Il mistero in genere - denizione e divisione . . . . . . . . . . . 25 Intelligibilit` dei misteri e la loro connessione . . . . . . . . . . 27 a Spiegazione della nozione del dogma . . . . . . . . . . . . . . . 29 Limmutabilit` del dogma e la sua intelligibilit` progressiva . . 30 a a 33

5 La soprannaturalit` a 5.1 5.2 5.3 5.4 5.5

Denizione nominale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 La nozione cattolica del soprannaturale e dellordine soprannaturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 Le nozioni eterodosse di soprannaturalit` . . . . . . . . . . . . 35 a Denizine e divisione del soprannaturale . . . . . . . . . . . . 36 Lessenza dellordine soprannaturale . . . . . . . . . . . . . . . 41 44

6 Il razionalismo e il naturalismo in genere 6.1 6.2 6.3 6.4 6.5

Denizione del razionalismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 Il fondamento del razionalismo nellassoluta autonomia della ragione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45 Lo spirito del razionalismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46 La divisione in genere dei sistemi razionalistici e naturalistici . 47 Le parti della divisione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48 50

7 Levoluzionismo panteistico 7.1 7.2 7.3 7.4 7.5

Denizione dellevoluzionismo in genere . . . . . . . . . . . . . 50 Levoluzionismo materialistico-empiristico . . . . . . . . . . . 51 Levoluzionismo idealistico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52 Panteismo hegeliano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53 Critica dellevoluzionismo panteistico . . . . . . . . . . . . . . 55 ii

8 LAgnosticismo 8.1 8.2 8.3 8.4 8.5

59

Lagnosticismo in genere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59 Lagnosticismo empirico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61 Agnosticismo idealistico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63 Difesa del valore ontologico dei primi princ` della ragione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65 pi Il valore trascendentale delle prime nozioni e dei primi principi dellente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70

iii

CAPITOLO 1 INTRODUZIONE DI P. G. CAVALCOLI

In questa breve trattazione Padre Tyn non si limita alla semplice denizione della virt` di religione dal punto di vista naturale, come essa viene descritta u nel trattato tomistico della Summa Theologiae (II-II, qq.81-100), ma estende lesposizione alla religione soprannaturale rivelata, ovverosia alla religione cristiana. Da qui la trattazione delle nozioni di rivelazione divina e delle varie forme del soprannaturale. Inoltre, poich Dio si rivela alluomo mediante la parola, ecco lAutore passare a trattare della Parola di Dio che si esprime nel dogma. Da qui la funzione della Scrittura e del Magistero della Chiesa come mediatrici della divina rivelazione. Ci` conduce lAutore ad estendere o il discorso alla capacit` della mente umana di cogliere il vero mediante la a concettualizzazione. Nel contempo, siccome la mente umana pu` accogliere la divina rivo elazione solo nella fede teologale, superando le forze della ragione, sucienti alla fondazione della semplice religione naturale, ecco allora lAutore trattare

iv

della fede e dei motivi della fede: il motivo formale e determinate ovvero lautorit` di Dio che si rivela e il motivo introduttivo e preparatorio umano, la a percezione del miracolo. Avendo la religione la funzione di porre luomo in comunione con Dio e di condurlo alla salvezza, lAutore non manca di illustrare il rapporto della religione con al morale, con la mistica e con la beatitudine delluomo: Dio come ne naturale e come ne soprannaturale. Allesposizione del retto concetto di religione non poteva mancare la presentazione critica di alcune correnti di pensiero che in vari modi e sotto vari pretesti falsicano o negano la virt? di religione o a causa di una razionalit` presuntuosa (razionalismo, naturalismo, idealismo, panteismo) o a allopposto a causa di una ristrettezza intellettuale che non consente alla mente di superare il livello dei fenomeni o dellempir` materiale (empirisa mo, agnosticismo, materialismo, positivismo, pragmatismo, fenomenismo, nominalismo). LAutore accenna anche a una visione errata della religione cristiana (soprannaturalismo o deismo protestante, giansenismo, baianesimo, kantismo, modernismo, hegelismo, ontologismo, esistenzialismo, rahnerismo). LAutore non si ferma sui singoli aspetti della religione, come per esempio la preghiera, il sacricio, la liturgia, la sacramentaria, il voto, il giuramento e neppure esamina le forme tradizionali della superstizione. Appare invece con evidenza leccellenza del cristianesimo sulle altre religioni in forza della sua origine divina da Ges` Cristo rivelatore dei misteri diviu ni strettamente soprannaturali, che si raccolgono attorno a quelli centrali dellIncarnazione e della SS.Trinit`. a ` E notevole inoltre la maestria con la quale lAutore tratta del rapporto fra il naturale e il soprannaturale, la grazia e il libero arbitrio, uno dei temi da lui maggiormente studiati, dove si rivela grande maestro. Il Lettore non trover` in questo trattatello quello che probabilmente a si attende, ossia la questione del dialogo interreligioso e quella del confronto del cristianesimo con la altre religioni. Per conseguenza non ` trattata nepe pure una questione oggi assai viva: quella della salvezza di chi non conosce la religione cristiana. Da un Autore non possiamo pretendere di ricevere tutto. Chiaramente Padre Tyn, come sa chi conosce il suo pensiero, oper` o una scelta teologica coscientemente e sistematicamente orientata a ricordarci v

valori della tradizione che rischiavano di essere dimenticati, e ci? senza il minimo disprezzo per le ricerche e le conquiste recenti ben fondate della Chiesa postconciliare. Daltra parte la distinzione cos` chiara che ci ore Padre Tyn tra reli gione naturale e religione rivelata ci ore il criterio di fondo per un confronto e un dialogo fra le religioni che non sia improntato ad un illusorio relativismo e ad un ipocrita irenismo. Oggi, dopo gli eccessi di un falso progressismo neomodernista, coloro che veramente vogliono seguire Cristo nella sua Chiesa, vedono nella lezione di Padre Tyn un patrimonio prezioso e perenne che non pu` essere o dimenticato. Fr.Giovanni Cavalcoli

vi

CAPITOLO 2 LA RELIGIONE

2.1

Il nesso tra rivelazione e religione

Il concetto del soprannaturale ` molto pi` vasto di quello della rivelazione. e u Da parte sua la rivelazione non ` propriamente e veramente tale, se non `, e e almeno ex parte Dei revelantis soprannaturale, ovvero di origine divina. Per cogliere appieno la nozione della rivelazione soprannaturale occorre premettere un esame della rivelazione in genere e, siccome la rivelazione costituisce il fondamento dellunica vera religione, che ` la religione cristiana, ` bene e e prendere in considerazione anzitutto la nozione di religione in genere e poi in particolare nella sua elevazione soprannaturale in cui essa si congura anzitutto come fede teologale. Come in genere vale il principio che gratia naturam non tollit, sed supponit et percit, cos` anche in questa particolare istanza rimane sempre valido che la fede soprannaturale, adesione intellettiva al mistero soprannaturalmente rivelato, non solo non pu` fare a meno o della ragione umana ordinata a Dio come ne ultimo naturale gi` in virt` a u della sua stessa creazione, ma perentoriamente la esige come un presupposto necessario, come una conditio sine qua non.

2.2

Letimologia della parola religione

S. Tommaso II-II, 81, 1 c. ne elenca tre: 1. 2. 3. Religiosus. . . a religione appellatus, <est> qui retractat et tamquam relegit ea quae ad cultum divinum pertinent 1 . <Potest intelligi religio ex hoc dicta> quod Deum reeligere debemus, quem amiseramus negligentes 2 . Potest intelligi religio a religando dicta. . . Religet nos religio uni omnipotenti Deo 3 .

Il primo signicato esprime egregiamente latteggiamento squisitamente romano verso la religione intesa come esattezza nelleseguire i sacri riti. Il rito ` divino, ` dato come una realt` superiore alluomo di cui luomo e e a diventa partecipe per assidua, continuata e soprattutto ogni volta del tutto precisa, pedissequa, ripetizione in parole e gesti. S. Tommaso, ben consapevole che questo signicato naturale e persino pagano per nulla contraddice le esigenze della religione biblica, cita a conferma della validit` della denizione a ciceroniana Prov. 3, 6a: In tutti i tuoi passi pensa a lui (Dio) e potrebbe anche aver fatto riferimento con buon diritto a Deut. 6, 6-9: Questi precetti che oggi ti d`, ti stiano ssi nel cuore; li ripeterai ai tuoi gli, ne parlerai quano do sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipidi della tua casa e sulle tue porte . Si tratta in qualche modo di rivestirsi del divino dirigendo ad esso le nostre intenzioni e le nostre scelte con reiterata frequenza. Le espressioni ebraiche dbq (aderire), bq (cercare), bth (condare) e altre simili descrivono s .. eccellentemente questa propriet` della religione naturale e, a fortiori, biblica. a Il secondo signicato, quello di scegliere di nuovo Dio, risulta ovvio nella prospettiva della perdita dellinnocenza originale e per conseguenza di una natura piagata dal peccato e incline al male tramite la concupiscenza.
M.T. CICERO, De natura deorum, l. II, c. 28; ed. C.F.W. MULLER, Lipsiae 1890, p. 72, ll. 8-10 con rif. a S. ISIDORIUS, Etymol., L. X, ad litt. R, n. 234; MPL 82, 392 A. 2 S. AUGUSTINUS, De Civ. Dei X, c. 3, n. 2; MPL 34, 280. 3 A. AUGUSTINUS, De vera religione, c. 55, n. 113; MPL 34, 172.
1

La lontananza da Dio, che allontana luomo parimenti da se stesso e dalla sua vera dignit`, conduce ad una irresistibile nostalgia della pace e della ria conciliazione con Dio, nolstalgia presente in tutte le religioni, anche naturali, in quanto la distanza tra cio` che luomo ` e ci` che dovrebbe essere secondo e e o verit` risulta nota alla sola considerazione della ragione naturale, ma viene a di fatto appagata solo per gratuita iniziativa di Dio nella Religione rivelata e perci` soprannaturale. o Ci si pu` legittimamente chiedere se luomo abbia la tendenza a o reeligere Deum anche indipendentemente dallo stato di peccato originale in cui egli amisit Deum, perdette Dio, moralmente. Ed ` certo possibile ine travedere una qualche possibilit` per rispondere positivamente in quanto ana che in questo stato, quello ci` di innocenza originale, vi sarebbe comunque o una distanza da Dio, non morale, certo, ma ontologica. A tal riguardo ` e interessante rileggere quanto dice lAquinate della misericordia divina e della carit` delluomo per Dio - si tratta, com` ovvio, di atteggiamenti morali, a e ma che nel contempo sono tuttaltro che privi di connotazioni ontologiche in quanto luomo ha un profondo bisogno ontologico di Dio, suo superiore, mentre Dio, secondo la stessa Sua natura di pienezza di essere colma, per cos` dire, il vuoto di essere che si apre in unessenza che ` ontologicamente e nita perch, lungi dallesaurire tutto lessere, essa si costituisce una potenza e rispetto allatto di essere suscettibile di averlo soltanto per partecipazione soltanto4 . La creatura razionale avverte dunque in s la dipendenza non e solo nel divenire (creazione), ma nellessere stesso (conservazione) dalla sua trascendente origine e perci` il dovere naturale di volgere la propria inteno zione cognitiva e volitiva (scelta) a Colui Che ` e grazie al Quale ` tutto ci` e e o che `. e Il terzo signicato ` indubbiamente il pi` profondo e il pi` sintetico e u u di tutti. La religione signica nella sua essenza il legame di fatto e perci` o di diritto, tale cio` da costituire un dovere della creatura razionale verso e il Creatore, di radicale, entitativa, dipendenza dellente per partecipazione dallEnte per essenza. Ed ` proprio ci` che S. Tommaso aerma nella conclusione dellartie o colo: Sive autem religio dicatur a frequenti relectione, sive ex iterata electione eius quod negligenter amissum est, sive dicatur a religatione, religio
4

Cfr. II-II, 30, 4 c.

proprie importat ordinem ad Deum 5 . Egli ` il primo principio al quale dobe biamo constantemente ricollegarci, il sommo bene sempre da scegliere e il ne ultimo al quale si deve dirigere la nostra intenzione. In breve, la religione consiste in un certo vincolo morale delluomo rispetto a Dio.

2.3

Le nozioni eterodosse di religione

i) Empirismo e sensismo: La religione, come pure letica, si riconduce interamente allordine delle cose sensibili, dilettevoli e utili. La religiosit` viene a identicata con una certa emotivit` derivante: a dallignoranza delle leggi di natura esplorate dalla scienza, dal subconscio o persino dallinconscio vero e proprio, inne dal senso di dipendenza del singolo dalla collettivit` (participaa tion mystique) la quale viene concepita dai primitivi come unEntit` a superiore cui tributare un culto religioso. ii) Idealismo panteistico (Spinoza, Fichte, Schelling, Haeckel ecc.). La religione ` una coscienza che luomo ha di Dio in quanto ` consapevole e e di essere egli stesso in Dio. Ogni conoscenza religiosa rimane solo simbolica, immaginativa, pura metafora della vera conoscenza - concettuale e losoca - del dato basilare dellidentit` di Dio con il mondo e, in particolare con a luomo. iii) Idealismo agnostico (Kant): La religione consiste nelladempimento dei nostri doveri assoluti verso noi stessi e verso il nostro prossimo come se fossero stabiliti e sanciti da Dio, ma non vi sono dei doveri particolari riguardo a Dio (preghiere, culto ecc). Alcuni deisti ammettono la necessit` di un certo culto interiore, ma a negano lutilit`, anzi professano la nocivit`, di ogni culto esteriore. a a
5

II-II, 81, 1 c.

2.4

La nozione tradizionale, cattolica, delle religione

Per analogia con la scienza, la religione pu` essere considerata in due modi: o soggettivamente e oggettivamente. 1. Soggettivamente presa, la religione non ` una certa emotivit` della parte e a sensitiva dellanima, bens` una disposizione volontaria della mente e perci` una virt`. Tramite la religione luomo, riconoscendo lesisteno u za di un Nume Supremo, si ordina a darGli il culto dovuto alla Sua grandezza a al Suo dominio. 2. Oggettivamente presa, la religione si denisce come linsieme delle verit` e dei precetti morali per mezzo dei quali la nostra vita si ordina a a Dio. La denizione qui esposta deriva dallosservazione delle pratiche religiose presso diversi popoli e costituisce unesplicitazione della denizione confusa comunemente ammessa dai pi` ovvero dal senso comune. In questa u sua esplicitazione essa, certo, suppone la vera nozione e dellanima umana e di Dio. La religione si dice naturale se poggia esclusivamente su verit` e a precetti divini accessibili alla luce naturale dellumana ragione, si dice invece soprannaturale l` dove fa appello a verit` divinamente rivelate. a a

2.5

Il posto del Cristianesimo tra le principali religioni mondiali

Il Cristianesimo ha trovato la sua massima diusione in Europa e in America; in Africa e in Asia si ` aermato lIslam, ma le religioni pi` importanti dellAe u sia (soprattutto orientale) sono lInduismo, il Buddismo e il Confucianesimo. Anche i tradizionalisti ammettono che il Cristianesimo gode di uninnegabile preminenza sia per quanto concerne la spiritualit` della dottrina, a 5

sia per la potenza culturale dei suoi eetti, sia per la levatura intellettuale e morale dei suoi seguaci. Se dunque vi ` Rivelazione, occorre cercarla nel e Cristianesimo. Tappe storiche dellunica vera religione (Cristianesimo sensu lato): 1. Religione primeva rivelata al Protoparente e in seguito a tutta lumanit`, in particolare ai Patriarchi. a 2. Religione mosaica rivelata da Dio tramite Mos` al solo popolo dIsraele, e perfeziona la religione primeva e prepara lavvento della Chiesa. 3. Religione cristiana propriamente detta rivelata allumanit` intera da a Dio tramite il Figlio suo Unigenito Ges` Cristo - testamento eterno u che durer` no alla ne dei tempi. a

CAPITOLO 3 LA RIVELAZIONE

3.1

Denizione nominale della rivelazione

Etimologicamente la ri-velazione signica la rimozione di un velo che impedisce la conoscenza. In Greco la rivelazione si dice apokalypsis soprattutto per indicare la manifestazione di un che di soprannaturale1 , oppure fanersis o che si riferisce invece ad una manifestazione di ordine piuttosto naturale2 . Perci` la rivelazione implica la manifestazione di una realt` noo a ra occulta o perlomeno oscura. Si dice divina se colui che rivela ` Dio e stesso; umana, se allorigine della manifestazione dellocculto ` luomo. La e rivelazione divina naturale, detta rivelazione impropriamente, consiste nella manifestazione della verit` divina tramite le creature naturalmente conoscia bili per opera della nostra sola ragione che dalla conoscenza delle creature visibili risale alla Causa divina in s invisibile e sconosciuta - Rm 1, 19: e Poich ci` che di Dio si pu` conoscere ` loro manifesto; Dio stesso lo ha e o o e loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni
1 2

1 Co 2, 10; Mt 16, 17. Rm 1, 19.

invisibili possono essere contemplate con lintelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinit`. . . La rivelazione soprannaa turale, ch` rivelazione propriamente detta, signica la manifestazione della e verit` tramite un intervento di Dio al di sopra dellordine naturale - 1 Cor a 2, 10: Sta scritto infatti quelle cose che occhio non vide n orecchio ud` e , n mai entrarono in cuore duomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo e amano Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondit` di Dio . a La rivelazione soprannaturale si dice tale quanto alla sua sostanza, se loggetto rivelato supera le facolt` e le esigenze di ogni intelligenza creata; a si dice tale quanto al modo soltanto, se loggetto, pur soprannaturalmente rivelato, in se stesso non supera le capacit` naturali dellintelletto quali sono a le verit` naturalmente conoscibili di Dio che pure furono rivelate (ad es. a linnita Bont` del Signore o limmortalit` dellanima umana). a a Lispirazione non comporta necessariamente la manifestazione di una divina verit`, ma solo mozione divina a scrivere e giudicare infallibilmente a in vista dello scrivere dei fatti anche naturalmente noti (cos` la vita di Ges` u era anche naturalmente nota agli Apostoli). Perci` si distingue ispirazione e o rivelazione. Signicato di rivelazione soprannaturale: Azione divina che ci manifesta una verit` prima occulta, al di sopra dellordine naturale. Nella denia zione la rivelazione viene considerata come un fatto e la natura di quel fatto ` descritta negativamente per opposizione allordine naturale. e

3.2

Denizione pi` esplicita proposta dalla u Chiesa

Costituzione Dei Filius del Concilio Ecumenico Vaticano I: Eadem sancta mater ecclesia tenet et docet, Deum, rerum omnium principium et nem, naturali humanae rationis lumine e rebus creatis certo cognosci posse. . . attamen placuisse eius sapientiae et bonitati, alia eaque supernaturali via se ipsum ac voluntatis suae decreta humano generi revelare. . . Huic divinae revelationi tribuendum quidem est, ut ea, quae in rebus divinis humanae rationi per se impervia non sunt, in praesenti quoque generis humani conditione ab omnibus 8

expedite, rma certitudine et nullo admixto errore cognosci possint. Non hac tamen de causa revelatio absolute necessaria dicenda est, sed quia Deus ex innita bonitate sua ordinavit hominem ad nem supernnaturalem, ad participanda scilicet bona divina, quae humanae mentis intelligentiam omnino superant. . . 3 . Denizione complessiva: Azione divina libera e soprannaturale per mezzo della quale Dio, per condurre il genere umano al ne soprannaturale che consiste nella visione della divina essenza, parlandoci tramite i profeti e in questultimo tempo tramite lo stesso Cristo, manifest`, sotto una certa o quale oscurit`, i misteri soprannaturali e le verit` naturali della religione in a a modo tale che dora in poi essi possono essere proposti dalla Chiesa cattolica infallibilmente, senza alcun mutamento di signicato, no alla ne del mondo. 1. Causa nale - visione della divina essenza 2. Causa eciente (a) principale - Dio rivelante, Autore dellordine soprannaturale (b) strumentale - profeti, Cristo in quanto ` uomo e (c) condizione - proposizione infallibile della Chiesa 3. Causa formale - la parola di Dio manifestante i misteri soprannaturali e le verit` naturali della religione a 4. Causa quasi-materiale (soggetto) - il genere umano. Rivolta a tutto il genere umano la rivelazione non ` privata, ma comune e per e ci` stesso deve essere espressa in un modo comprensibile per tutti gli uomini o di tutti i tempi facendo ricorso a nozioni comuni ed immutabili della ragione naturale. Non si pu` dunque far leva su qualche esperienza mistica variabile o e incomunicabile n a delle nozioni peculiari di qualche scuola losoca. e Mentre le emozioni aettive non sono comunicabili se non simpateticamente e confusamente, le nozioni comuni al contrario possono esprimere una realt` oggettiva e verbalmente formulabile. Tali sono le nozioni di ente, a unit`, verit`, bont`, intelligenza, volont`, giustizia, misericordia, come pure a a a a le nozioni di natura e di persona. Di fatto tali sono le nozioni che rientrano nelle formule dogmatiche.
3

DS 3004-305.

3.3

Nozioni eterodosse della rivelazione

1. Pseudosoprannaturalismo: in apparenza esalta il carattere soprannaturale della rivelazione, di fatto lo sminuisce e prepara le strade al razionalismo. (a) Forma protestante: i. quanto alla proposizione della rivelazione viene sostituita allinfallibile proposizione della Chiesa e allevidenza della credibilit` desunta da segni esterni (obiettivi) lispirazione dello a Spirito Santo privata, peculiare ad ogni singolo fedele. In apparenza dunque viene esaltato il ruolo dello Spirito Santo, ma nel contempo viene anche soggettivizzato nel libero esame che costituir` il fondamento stesso del razionalismo. a ii. quanto alla natura della rivelazione si sostiene (come pi` taru di faranno Baio e Giansenio) che lelevazione allo stato soprannaturale sia dovuta alla condizione originale delluomo e perci` pi` naturale che soprannaturale. o u (b) Forma deistica 4 : la ragione da sola non pu` dimostrare lesisteno za di Dio n il fatto della rivelazione - verit` conoscibili solo e a tramite la fede soprannaturale.
4

Bautain, cfr. DS 2751 ss.

10

Solo materialmente lo pseudosoprannaturalismo esalta il soprannaturale, di fatto esso lo abbassa piuttosto ci` che ` naturale no a far o e diventare la grazia una perfezione dovuta alla natura. In tal modo esso conduce al suo apparente opposto che ` il naturalismo. e 2. Naturalismo: mantiene spesso il nome della rivelazione, ma dandogli un signicato equivoco. Il naturalismo assoluto nega semplicemente il carattere soprannaturale della rivelazione, il semirazionalismo invece lo diminuisce essenzialmente. (a) Razionalismo assoluto si divide attualmente in due correnti principali: una evoluzionistica e laltra agnostica; nella sua forma pi` u antica si presentava invece come un deismo con tratti panteistici (Cousin). i. Levoluzionismo panteistico nega lo stesso fondamento della rivelazione in quanto identica lessenza di Dio con lessenza del processo evolutivo creatore. Dei Filius: S.q.d. . . . divinam essentiam sui manifestatione vel evolutione eri omnia, aut denique Deum esse ens universale seu indenitum, quod sese determinando constituat rerum universitatem in genera, species et individua distinctam: an.s. 5 . Dal panteismo segue limpossibilit` della nostra elevazione allordine a soprannaturale: S.q.d. hominem ad cognitionem et perfectionem, quae naturalem superet, divinitus evehi non posse, sed ex se ipso ad omnis tandem veri et boni possessionem iugi ` profectu pertingere posse et debere: an. s. 6 . E n troppo evidente che se non c` dierenza tra ragione umana e quella e divina (essendo la prima solo un momento della seconda) non pu` nemmeno aver luogo una reale distinzione tra ordine o naturale e soprannaturale. Gli hegeliani considerano dunque la rivelazione come un momento particolare dellevoluzione dello spirito umano - la religione ` superiore allarte, ma, mescolata come ` a immagie e ni sensibili, risulta ben inferiore alla pura concettualit` della a
5 6

VAT. I, Dei Filius; DS 3024. DS 3028.

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losoa. I dogmi cristiani sono perci` solo delle espressioni o imperfette di un qualcosa che il losofo riesce ad aerrare molto meglio tramite lo strumento, certamente naturale, della concettualit` dialettica (ad es. la Trinit` come legge di tesi, a a antitesi e sintesi). ii. Lagnosticismo non nega in linea di principio la trascendenza di Dio rispetto al mondo, fondamento indispensabile di ogni possibile rivelazione, si limita a dire che al di l` dei fenomeni, a di ci` che appare alluomo e in quanto appare, nulla ` dato di o e conoscere alla ragione speculativa: His autem positis, quid de naturali theologia, quid de motivis credibilitatis, quid de externa revelatione at, facile quisque perspiciet. Ea nempe modernistae penitus e medio tollunt et ad intellectualismum amandant. . . 7 . La conseguenza ` limmanentismo - una volta tolta di meze zo la scienza obiettiva di Dio e ogni rivelazione esterna, ogni spiegazione del fatto religioso extra hominem inquiritur frustra. Est igitur (explicatio) in ipso homine quaerenda: et quoniam religio vitae quaedam est forma, in vita omnino hominis reperienda est 8 . Dallimmanentismo segue a sua volta una forma di evoluzionismo individuale, legato alla coscienza di ogni uomo in particolare. Secondo i protestanti liberali e i modernisti, dato che Dio non ha una bocca, il suo parlare alluomo ` pura metafora. La rivelazione non ` iniziativa di Dio, e e ma una presa di coscienza delluomo: Revelatio nihil aliud esse potuit quam acquisita ab homine suae ad Deum relationis conscientia 9 . (b) Il semirazionalismo (razionalismo moderato) ammette lesistenza di una rivelazione, ma soprannaturale solo quoad modum e non essenzialmente, perch i misteri divini, una volta che la rivelazione e ` avvenuta, possono essere adeguatamente spiegati dallumana e ragione e dimostrabili da essa.
7

DS 3075 (Pascendi ) DS 3477. 9 DS 3420 (Decr. Lamentabili )


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3.4

Spiegazione e difesa teologica della nozione cattolica di rivelazione

1. Determinazione analogica del costitutivo formale della rivelazione. Secondo la dottrina cattolica il costitutivo formale della rivelazione stricte dicta ` la parola di Dio soprannaturalmente rivolta agli uomie ni. Dio, prima di parlare per mezzo dei profeti, parla direttamente ai ` profeti. E ovvio che il parlare si dice di Dio solo secondo unanalogia di proporzionalit`: come il parlare umano sta al suo eetto proprio, a cos` quello di Dio sta alleetto suo. Analoghi di proporzionalit` sono a ea quorum nomen commune est, ratio vero per nomen signicata simpliciter quidem diversa, proportionaliter tamen eadem, id est similis secundum proportionem. Le perfezioni semplici si dicono di Dio propriamente, ma analogicamente soltanto, dimodoch inter creatorem et e creaturam non potest tanta similitudo notari, quin inter eos maior sit dissimilitudo notanda 10 . Evidentemente laspetto materiale della locuzione umana si attribuisce a Dio metaforicamente soltanto, ma il parlare umano contiene anche un aspetto essenzialmente spirituale in virt` del quale il pensiero u di chi parla viene manifestato allintelletto di chi ascolta. Questultima dimensione del parlare, essendo spirituale, costituisce una perfezione attribuibile a Dio analogicamente propriamente come gli si attribuisce ad es. la sapienza. 2. La rivelazione divina consiste formalmente nel parlare divino agli uomini a modo di un insegnamento. (a) La rivelazione stessa insegna che la rivelazione ` un pare lare di Dio agli uomini. Dio, che aveva gi` parlato (lalsas) a e nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, in questi giorni, ha parlato a noi (elalsen hem per e n) mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo dei quale ha fatto anche il mondo 11 . Lalo signica in greco e precisamente pronunciare suoni articolati e quindi parlare.
10 11

Conc. Lateran. IV, DS 806. Eb 1, 1.

13

E il Signore disse a Osea. . . (wymr yhwh lyw )12 . Ascolter` che cosa dice Dio, il Signore (mh mh-ydrb hl o s 13 yhwh) . Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati, perch io e sappia indirizzare allo sduciato una parola. Ogni mattina fa attento mio orecchio perch io ascolti come gli iniziati 14 . e Vulg. invece ha ut audiam (eum, scil. Deum) quasi magistrum . Egli (Ges`) infatti insegnava loro come uno che ha autorit` u a e non come i loro scribi (n gr didskon auts hos exus` e a a u av chon)15 . e La Chiesa denisce perci` il suo magistero come infallibile o magisterium ad veritates revelatas proponendas 16 e condanna i modernisti che aermano: Christus determinatum doctrinae corpus omnibus temporibus cunctisque hominibus applicabile non docuit, sed potius inchoavit motum quendam religiosum diversis temporibus ac locis adaptatum vel adaptandum 17 . (b) Dallanalisi razionale della nozione di rivelazione risulta pure che essa sia un parlare in modo magisteriale. i. La rivelazione si dice locuzione analogicamente e propriamente in quanto la similitudine analoga vien presa non dallelemento corporeo della locuzione umana, bens` dal segno sia corporeo che spirituale. Sicut enim in exteriori locutione proferimus ad ipsum audientem non ipsam rem quam noticare cupimus, sed signum illius rei, scilicet vocem signicativam, ita Deus interius inspirando non exhibet essentiam suam ad videndum, sed aliquod suae essentiae signum, quod est aliqua spiritualis similitudo suae sapientiae 18 . ii. La rivelazione avviene in modo magisteriale. Infatti, chi ci parla come un superiore sommamente sapiente per insegnarci
12

Os 1, 4. Sal 85 [84], 9. 14 Is 50, 4. 15 Mt 7, 29. 16 DS 3011 17 DS 3459 18 De Verit. 18, 3.


13

14

le verit` pi` alte assume nei nostri riguardi la posizione di a u un Maestro ed ` proprio cos` che Dio parla agli uomini. S. e Tommaso osserva che non omnis locutio est illuminatio 19 , sicch, se ci parla un inferiore, non ci illumina n ci insegna e e qualcosa. La semplice locuzione avviene tramite la manifestazione del concetto, lilluminazione invece avviene tramite un insegnamento dottrinale che risolve le verit` derivate nella a prima e fondamentale Verit`. a 3. La locuzione divina avviene obiettivamente per mezzo di una soprannaturale proposizione della verit` e soggettivamente per uninfusione di a lume soprannaturale adeguato al compito di giudicare infallibilmente della verit` divinamente proposta 20 . a Il sogno del Faraone21 consiste in una proposizione obiettiva di una verit` divinamente rivelata senza il lume soggettivo necessario per giudia carne. S. Tommaso commenta: Non est talis censendum propheta, sed talis apparitio est quid imperfectum in genere prophetiae. . . Erit autem propheta si solummodo intellectus eius illuminetur ad iudicandum etiam ea quae ab aliis imaginarie visa sunt, ut patet de Joseph, qui exposuit somnium Pharaonis. . . 22 . Daltronde la nozione stessa di dottrina comprende entrambi gli elementi - la proposizione obiettiva della verit` da una parte e lecacia a del lume intellettuale interno in vista della comprensione della verit` a proposta dallaltra. (a) Requisiti per ricevere la verit` di un insegnamento in a genere Lempirismo riduce la dottrina della proposizione materiale dei fenomeni suciente alla conoscenza sensibile, senza tener conto della luce della ragione naturale che supera la vita sensitiva. Cos` rispetto al magistero divino, i Pelagiani , sostenevano la sucienza di una rivelazione esterna senza laiuto del lume infuso della fede, sentenza seguita pi` tardi u anche dai nominalisti.
19 20

I, 107, 2. Cfr. II-II, 173, 2 c. 21 Gn 41, 25. 22 II-II, 171, 2 c.

15

Il razionalismo innatistico (ad. es. Platonismo) sostiene la preesistenza in noi non solo del lume soggettivo della ragione, ma anche della scienza e dei suoi contenuti in qualche misura gi` attualmente presenti. Il maestro non farebbe altro che a indurre il discepolo al ricordo (maieutica socratica). Gli ontologisti pure sostengono che luomo preconosce le ragioni divine eterne tendendo cos` a confondere lordine naturale e soprannaturale. Il tomismo e, in genere, il realismo sostiene che per la ricezione di un insegnamento si richiede sia la proposizione della realt` da conoscere ovvero della verit` intelligibile, sia il lume a a intellettuale superiore al senso e allimmaginazione, atto a far rettamente giudicare della verit` proposta. a Il lume interno fa giudicare correttamente o della verit` stessa a che viene proposta o almeno indirettamente della credibilit` a (scienza e veracit`) del maestro. In tal modo la verit` propoa a sta diventa evidente o essa stessa o almeno si rende evidentemente credibile, poich il discepolo deve credere allinizio per e poi giungere poco alla volta allevidenza della scienza23 . Il lume interiore deve essere proporzionato alloggetto da conoscere - il lume sensibile per conoscere i sensibili e quello intellettivo per conoscere gli intelligibili. Ovviamente il maestro umano d` solo lintelligibile, non lina telligenza che solo il Creatore pu` infondere. Eppure anche o il maestro umano illumina, almeno obiettivamente, in quanto ordina metodicamente le idee dei discenti ai principi prossimi e risolvendo questi ultimamente nei principi primi e per s e 24 evidenti . (b) I requisiti per ricevere la verit` dal Maestro divino. Il a Maestro divino propone la verit` in un duplice modo: (a) con a evidenza della sua verit` e in questo modo Egli manifesta la Sua a Essenza ai beati; (b) senza levidenza della verit` proposta che a deve essere creduta per lautorit` del Rivelante e cos` Dio rivela a ai viatori i misteri soprannaturali. i. Obiettivamente si richiede la proposizione sopran23 24

ARIST., De soph. elench. I, 2, n. 2; cit. in II-II, 2, 3. Cfr. I, 117, 1.

16

` naturale della verita da credere manifestata come tale. A. Viene manifestato cos` qualcosa che prima era occulto. In questo modo la rivelazione dierisce dallispirazione che non implica laccettazione soprannaturale delloggetto, ma solo un giudizio infallibile rispetto alla realt` da a raccontare o da scrivere. Gli Evangelisti conoscevano la vita di Ges` naturalmente, ma il loro giudizio era guidau to da Dio nella stesura del Sacro Testo. Il profeta invece riceve soprannaturalmente un oggetto che prima gli era sconosciuto; il ch spetta non solo al giudizio, ma anche e alla semplice apprensione. B. Il mistero viene proposto come una verit` da credere in a un senso ben determinato, altrimenti n il profeta cree derebbe qualcosa di preciso n potrebbe comunicarlo agli e altri. Pu` succedere tuttavia che una certa profezia ino coativa, imperfetta nel genere di profezia, implichi solo un instinto oscuro senza determinazione concettuale - cos` si 25 deve pensare della profezia di Caifa . C. Devessere manifestata con certezza lorigine divina della Rivelazione, altrimenti la verit` proposta non potrebbe a essere creduta per autorit` del Dio rivelante, ma costia tuirebbe oggetto di mera opinione religiosa che i protestanti chiamano ducia e i modernisti esperienza religiosa. Da s il profeta non ` in grado di distinguere e e lispirazione divina da un eventuale inganno diabolico o da immagini emergenti dal suo subconscio. Egli aerra lorigine divina della rivelazione fattagli sotto la stessa luce profetica che eleva il suo intelletto. ii. Soggettivamente si richiede un lume soprannaturale adeguato per giudicare infallibilmente del` la verita divinamente proposta e della sua divina origine. Spiegazione: Si tratta del lume profetico per il profeta cui corrisponde lassistenza dello Spirito Santo per tutta la Chiesa della Nuova Alleanza e di lume di fede per ogni credente,
25

Gv 9, 51; cfr. II-II, 173, 4 c.

17

sempre rispettando la dierenza tra la rivelazione immediata e mediata. Prova: Vi devessere una proporzione tra il principio cognitivo, latto di conoscere e loggetto da conoscere dal quale la conoscenza riceve la sua specie. Ora, senza la luce soprannaturale interna la nostra ragione rimane insuciente rispetto al conoscere infallibilmente loggetto soprannaturale proposto come oggetto di fede. Perci` si richiede un lume o soprannaturale intrinseco proporzionato. Sicut manifestatio corporalis visionis t per lumen corporale, ita etiam manifestatio visionis intellectualis t per lumen intellectuale. Oportet ergo quod manifestatio proportionetur lumini per quod t, sicut eectus proportionatur suae causae. Cum ergo prophetia pertineat ad cognitionem quae supra naturalem rationem existit. . . consequens est quod ad prophetiam requiratur quoddam lumen intelligibile excedens lumen naturalis rationis 26 . Il lume soggettivo ` pi` fondamentale nella profezia della stese u sa rappresentazione oggettiva delle cose, perch il giudizio coe 27 stituisce il complemento di ogni conoscenza . Tale lume eleva le nozioni e il verbo che compongono la proposizione oggettiva. Le nozioni (come ad es. quelle di natura e persona) possono essere naturalmente acquisite, ma sono soprannaturalmente illuminate e nel giudizio il verbo ` viene aermato e non solo naturalmente, ma sotto la luce divina. Solo cos` laermazione ` infallibile e proporzionata al suo oggetto. e Il profeta deve essere illuminato in modo transeunte, nel momento della profezia, dal lume soprannaturale per poter distinguere la Parola di Dio dai suoi pensieri umani. Similmente la Chiesa deve avere lassistenza dello Spirito Santo per proporre la verit` rivelata. Infatti, i fedeli devono conoa scere il fatto della rivelazione e i contenuti rivelati non solo con certezza morale in quanto il fatto suddetto e i miracoli che lo confermano sono proposti dalla storia, ma con estrema fermezza in quanto la Rivelazione viene proposta infallibil26 27

II-II, 171, 2 c. Cfr. II-II, 173, 2 c.

18

mente dalla Chiesa, altrimenti qualcosa di falso potrebbe soggiacere alla fede, il ch ` assurdo. ee Cos` anche per ladesione di fede si richiede dalla parte del credente il lume divino infuso che proporziona la mente a conoscere soprannaturalmente loggetto soprannaturale. I Pelagiani negarono la necessit` di quel lume, i nominalisti lhana no fortemente sminuita. La rivelazine divina ` dunque simile alla locuzione del mae gistero umano - ` simile quanto alla proposizione esterna dele loggetto, dissimile quanto allinfusione del lume interiore che solo da Dio pu` essere spiritualmente impresso nellintelletto o umano.

3.5

Divisione della rivelazione (secondo le cause)


(a) Quanto alla soprannaturalit` delloggetto a i. rivelazione soprannaturale quanto alla sostanza ii. rivelazione soprannaturale quanto al modo (b) Quanto al modo in cui viene proposta i. modo della rappresentazione che ` e sensibile immaginativo intellettivo ii. stato in cui si trova il profeta vigilia (stato pi` alto) u estasi sonno

1. Dalla parte della causa formale

2. Dalla parte dellagente (a) Rivelazione attiva che ` la stessa azione increata di Dio, formale mente immanente, virtualmente transitiva 19

(b) Rivelazione passiva denibile come perceptio divinae locutionis qua Spiritus Sanctus mentem alloquitur interius 28 . 3. Dalla parte della causa materiale ovvero del soggetto (a) immediata comunicata al profeta (b) mediata comunicata tramite il profeta agli uomini 4. Dalla parte del ne (a) Rivelazione privata ordinata allutilit` di uno solo o di un gruppo a ristretto di uomini (b) Rivelazione comune o pubblica, ordinata alla salvezza di tutto i genere umano di ogni luogo e tempo Dalla classicazione delle stesse divisioni appare con chiarezza il primato della prima, desunta formalmente dalla soprannaturalit` delloggetto. a Le altre divisioni sono secondarie dimodoch ad es. la rivelazione mediata e non ` specicamente inferiore a quella immediata. e In virt` della soprannaturalit` delloggetto la rivelazione si distingue u a in soprannaturale secondo la sostanza e soprannaturale secondo il modo. Si dice soprannaturale quoad substantiam, se il suo oggetto ` essenzialmente e soprannaturale come ad es. il mistero della SSma Trinit`; si dice soprana naturale soltanto quoad modum, se loggetto non eccede per la sua natura intrinseca le capacit` naturali della ragione (ad es. lunit` di Dio), anche se a a risulta inconoscibile o perch indeterminato e contingente (come i futuribili) e o perch nascosto (come i segreti dei cuori). e

28

De Verit., 12, c 1.

20

CAPITOLO 4 MISTERO E DOGMA

4.1

La nozione del mistero e del dogma


(a) Del mistero - La rivelazione cristiana contiene al di l` della vea rit` accessibili alla ragione, sia i misteri detti taliin senso largo a come gli eterni decreti di Dio1 , sia i misteri strettamente detti che sono del tutto nascosti alla ragione2 , anzi, tali sa superare persino la conoscenza angelica ed ogni intelletto creato3 , misteri, che, se non sono rivelati, non possono essere noti n, supponendo la e rivelazione gi` avvenuta, possono essere dimostrati grazie al proa gresso della scienza4 , eppure non contraddicono alla ragione5 , ma

1. Nozione cattolica

1 2

DS DS 3 DS 4 DS 5 DS

3004. 2372, 2826, 2844, 2850, 2878, 2909, 3015, 3041, 3225. 2856. 2850, 2854, 2904, 2909, 3016, 3041, 3043. 2775 ss, 2811, 2906.

21

la superano6 e rimangono sempre oscuri 7 n si tratta di invenzioni e 8 umane contrarie al bene comune . Tre sono i requisiti che costituiscono il mistero propriamente detto: i. che si tratti di una verit` nascosta in Dio ovvero superante a ogni intelletto creato, ii. che tale verit` non possa essere nota se non per rivelazione a - infatti, alcune verit` nascoste in Dio sono conoscibili senza a rivelazione come ad es. il decreto di distruggere Gerusalemme fu noto dopo il fatto storicamente accaduto, iii. che anche dopo la rivelazione avvenuta tali verit` manifestate a soprannaturalmente rimangono oscure - alcune verit` sono a note solo per rivelazione, ma poi sono facili da conoscere come il fatto che per la volont` di Cristo la Chiesa deve essere goa vernata da un solo Sommo Pontece, mentre il mistero della Trinit`, anche dopo la rivelazione rimane oscuro per tutti i a viatori. (b) Del dogma - Dal Conc. Vaticano I risulta che si tratta di unaermazione (assertio) quae in verbo Dei scripto vel tradito continetur, et ab Ecclesia sive sollemni iudicio, sive ordinario et universali magisterio, tamquam divinitus revelata credenda proponitur in eodem semper sensu accipienda 9 . Il dogma si dice denito, se proclamato da sentenza solenne, cattolico se tenuto in virt` u del magisterio ordinario e universale. Il dogma sta dunque al mistero come laermazione a ci` che si o asserisce. La Chiesa dichiara piuttosto il senso del dogma che del mistero in quanto dichiara il senso della proposizione che annuncia ed esprime il mistero. Il dogma non coincide per` con il mistero perch lo stesso mistero o e pu` avere diverse, plurime, formulazioni dogmatiche sempre pi` o u esplicite (e, ovviamente, sempre coerenti con quelle precedenti). Ad es. lincarnazione pu` essere annunciata (1) Verbum caro faco tum est e (2) Verbum, consubstantiale Deo Patri, homo factum est.
6 7

DS DS 8 DS 9 DS

2854, 3015. 824, 3016. 2775, 2907. 3011, cfr. DS 2879, 2909, 2922, 3020, 3041, 3483, 3488-3489.

22

Ecco quanto il Magistero ha denito rispetto al dogma: Neque enim dei doctrina quam Deus revelavit, velut philosophicum inventum proposita est humanis ingeniis percienda, sed tamquam divinum depositum Christi sponsae tradita, deliter custodienda et infallibiliter declaranda. Hinc sacrorum quoque dogmatum is sensus perpetuo est retinendus, quem semel declaravit Sancta Mater Ecclesia, nec umquam ab eo sensu altioris intelligentiae specie et nomine recedendum 10 . Crescat igitur . . . et multum vehementerque prociat, tam singulorum quam omnium, tam unius hominis quam totius Eclessiae, aetatum et saeculorum gradibus, intelligentia, scientia, sapientia: sed in suo dumtaxat genere, in eodem scilicet dogmate, eodem sensu eademque sententia (cf. VINCENTIUS LERINENSIS, Commonitorium primum, c. 23; PL 50, 668 A) 11 . 2. Nozioni eterodosse (a) Razionalisti - rigettano i misteri soprannaturali come assurdi ed inintelligibili12 oppure li riducono a verit` naturali13 . Cos` ad es. I. a KANT, seguendo i modalisti, ridusse le tre divine Persone a tre attributi divini naturalmente conoscibili e G.W.F.HEGEL identic` o la SSma Trinit` con i tre momenti dellevoluzione dialettica. Ecco a perch il Sillabo di Pio IX condanna la proposizione christianae e dei mysteria sunt philosophicarum investigationum summa 14 Il dogma ` da essi considerato o come vana immaginazione o come e espressione simbolica di una verit` naturale in modo tale per` che a o la parte di verit` contenuta nel simbolo debba essere determinata a dalla ragione umana, arbitro supremo del vero e del falso, superiore alla stessa religione come ` superiore al simbolismo dellarte15 . e Perci`, secondo i razionalisti, il signicato dei dogmi cambia con o levolversi della scienza e della losoa: Divina revelatio est im10 11

Can. 3. DS 3020, cfr. 3043, 3069-3070. 12 DS 3027-3028. 13 DS 3033. 14 DS 2907. 15 Cfr. DS 2903, 2904.

23

perfecta et idcirco subiecta continuo et indenito progressui, qui humanae rationis progressui respondeat 16 . (b) Modernisti e protestanti liberali: Religiosus igitur sensus, qui per vitalem immanentiam e latebris subconscientiae erumpit, germen est totius religionis ac ratio pariter omnium, quae in religione quavis fuere aut sunt futura. . . In sensu illo, inquiunt, quem saepius nominavimus, quoniam sensus est, non cognitio, Deus quidem se homini sistit; verum confuse adeo ac permixte, ut a subiecto credente vix aut minime distinguatur. Necesse igitur est aliquo eundem sensum collustrari lumine, ut Deus inde omnino exiliat et secernatur. Id nempe ad intellectum pertinet, cuius est cogitare et analysim instituere; per quem homo vitalia phaenomena in se exsurgentia in species primum taducit, tum autem verbis signicat. Hinc vulgata modernistarum enuntiatio: debere religiosum hominem dem suam cogitare. . . In eiusmodi autem negotio mens dupliciter operatur; primum, naturali actu et spontaneo, redditque rem sententia quadam simplici ac vulgari; secundo vero, reexe ac penitus, vel, ut aiunt, cogitationem elaborando, eloquiturque cogitata secundariis sententiis, derivatis quidem a prima illa simplici, limatioribus tamen ac distinctioribus. Quae secundariae sententiae, si demum a supremo Ecclesiae magisterio sancitae fuerint, constituent dogma. . . . Originem enim dogmatis ponunt quidem in primigeniis illis formulis simplicibus, quae quodam sub respectu necessariae sunt dei; nam revelatio, ut reapse sit, manifestam Dei notitiam in conscientia requirit. Ipsa tamen dogma secundariis proprie contineri formulis armare videntur. . . <Formularum eiusmodi non alius est nis> quam modum suppeditare credenti, quo sibi suae dei rationem reddat. Quamobrem mediae illae sunt inter credentem eiusque dem; ad dem autem quod attinet, sunt inadaequatae eius obiecti notae, vulgo symbola vocitant; ad credentem quod spectat, sunt mera instrumenta. -. . . Obiectum autem sensus religiosi, utpote quod absoluto continetur, innitos habet aspectus, quorum modo hic, modo alius apparere potest. Similiter homo, qui credit, aliis uti potest conditionibus. Ergo et formulas, quas dogma
16

DS 2905

24

appellamus, vicissitudini eidem subesse oportet ac propterea varietati esse obnoxias. Ita vero ad intimam evolutionem dogmatis expeditum est iter 17 (c) Semirazionalisti (Hermes, Gnther, Frohschammer) - dieriscou no dai razionalisti perch ammettono dei misteri cristiani derivanti e da rivelazione esterna (obiettivamente avvenuta), ma si avvicinano a loro in quanto cercano di ricondurre i misteri a delle verit` naa turali. I misteri, una volta rivelati, sarebbero anche razionalmente dimostrabili (proposizione condannata dal Conc. Vaticano I)18 .

4.2

Il mistero in genere - denizione e divisione

La Chiesa ritiene fondamentale la divisione tra misteri naturali e soprannaturali, mentre i razionalisti negano tale divisione e i semirazionalisti lattenuano come puramente accidentale. In altre parole, il Magistero ` sole lecito nel distinguere sempre essenzialmente tra lordine naturale e quello soprannaturale. Denizione del mistero in genere: verit` nascoste, eccedenti la noa stra conoscenza, ma nel contempo sommamente degna di essere conosciuta. Infatti, alcune cose sono sconosciute allintelletto perch vili e non degne di e nota (ad es. lesistenza di una pagliuzza in fondo al mare). Si dice mistero naturale quello che pu` essere conosciuto almeno o quanto allesistenza senza la rivelazione soprannaturale, mentre ` mistero e soprannaturale quello di cui nemmeno lesistenza sarebbe nota, se non fosse rivelata. I misteri soprannaturali sensu lato, una volta avvenuta la rivelazione, sono facilmente conoscibili, perch eccedono lintelletto umano non a causa e della loro intrinseca soprannaturalit`, ma per la loro contingenza e indetera minazione (come i futuribili).
17 18

DS 3481-3483 (S. PIO X, Pascendi dominici gregis). DS 3041.

25

I misteri soprannaturali sensu stricto rimangono oscuri anche dopo la loro rivelazione, perch sono soprannaturali nella loro stessa essenza intrine seca ( suapte natura intellectum creatum excedunt. . . ). Sono misteri spettanti alla vita nascosta di Dio o alla sua partecipazione alle creature razionali (grazia e gloria). Alcuni di essi sono accidentalmente (secundum quid) naturalmente visibili come nella Chiesa ` visibile laspetto sociale esterno, non e per` la sua vita intima animata dallo Spirito Santo. o

26

4.3

Intelligibilit` dei misteri e la loro connesa sione

I misteri soprannaturali vengono insegnati nella Chiesa come verit` oscure, a indimostrabili ed incomprensibili, ma non inintelligibili; infatti si tratta di verit` connesse tra loro che costituiscono un corpo dottrinale19 . a Il Concilio Vaticano I insegna: Revelata vera esse credimus, non propter intrinsecam rerum veritatem naturali rationis lumine perspectam, sed propter auctoritatem ipsius Dei revelantis 20 . E ancora: Ratio de illustrata, cum sedulo, pie et sobrie quaerit, aliquam, Deo dante, mysteriorum intelligentiam eamque fructuosissimam assequitur tum ex eorum, quae naturaliter cognoscit analogia, tum e mysteriorum ipsorum nexu inter se et cum ne hominis ultimo 21 . 1. I misteri soprannaturali sono incomprensibili e indimostra` bili, ma la testimonianza riguardo a loro e analogicamente conoscibile. (a) I misteri non sono inintelligibili. Incomprensibilie ` ci` che e o non ` pienamente penetrato dalla nostra intelligenza (come ad. e es. gli attributi naturali di Dio), eppure tali verit` possono esa sere analogicamente conoscibili e, anzi, persino dimostrabili. Indimostrabile ` ci` che non si pu` dedurre da principi evidenti (a e o o priori ) o da fatti sperimentali (a posteriori ) n manifestare per e assurdo (dimostrazione indiretta) - cos` ci` che ` soltanto proba o e bile non viene in nessun modo dimostrato, eppure ` intelligibile. e Inintelligibile ` ci` che ripugna allintelligenza o perch ` manie o e e festamente assurdo come il cerchio quadrato o perch ` del tutto ee privo di signicato come delle parole casualmente pronunciate. I misteri soprannaturali sono incomprensibili e indimostrabili22 (Leone XIII condanna la proposizione di A. Rosimini secondo la quale sarebbe dimostrabile lesistenza della SS.ma Trinit`). Epa pure la loro testimonianza non ` inintelligibile in quanto sia il e
19 20

Cfr. DS 3459 DS 208 21 DS 3016. 22 DS 3225.

27

soggetto che il predicato che la copula mantengono i loro rispettivi signicati concettuali ben precisi. La connessione del predicato con il soggetto rimane per` inevidente: des est de non visis 23 . o Esempio: Il discepolo pu` aermare una proposizione che eso so stesso non comprende basandosi sullautorit` del maestro, epa pure tale proposizione non gli ` del tutto inintelligibile. Lintele ligibilit` tuttavia ` un che di analogo e di graduale (intelligenza a e divina, angelica, umana e, nellambito di questultima, intelligenza dei princ` delle conclusioni, della testimonianza sucientemente pi, credibile). (b) I misteri sono intelligibili analogicamente. Nella testimonianza divina il soggetto e il predicato sono intelligibili per analogiam, perch nel rivelarsi Iddio si ` servito di concetti umani che e e signicano direttamente un che di creato e analogicamente un ch e di increato (cfr. concetti di paternit` e gliolanza naturale e adota tiva per indicare la paternit` divina, la processione del Verbo e la a nostra elevazione alla vit` di grazia). Si tratta di unanalogia di a proporzionalit` propria, non metaforica, che costituisce una via a di mezzo tra lunivocit` (panteistica confusione di Dio col mona do e negazione dellordine soprannaturale) e lequivocit` (totale a 24 inconoscibilit` di Dio) . a (c) Tale intelligibilit` analogica non ` nota se non sotto lila e luminazione dello Spirito Santo. Il Conc. ecum. Vat. I cita lArausiacano e insegna: Nemo evangelicae praedicationi consentire potest, sicut oportet ad salutem consequendam, absque illuminatione et inspiratione Spiritus Sancti, qui dat omnibus suavitatem in consentiendo et credendo veritati. Quare des ipsa in se, etiamsi per caritatem non operetur, donum Dei est 25 . Lintelligibilit` dei misteri ` soprannaturale sicch` essa non pu` a e e o essere formalmente raggiunta se non sotto la luce infusa della fede che illumina le nozioni delle nozioni dogmatiche. Altrimenti si conoscerebbero le formule dogmatiche solo materialmente, ad litteram, e in un modo non sicuro. Cos` un alunno non esercitato in ragionamenti metasici senza conoscere la necessit` intrinseca a
23 24

II-II, 1, 5. Cfr. I, 13, 5. 25 DS 3010.

28

di un principio universale si limita a conoscere qualche esempio concreto addotto per illustrare il principio medesimo. 2. La connessione dei misteri Tale connessione ` in parte rivelata e in parte dedotta dalla Sacra Teoloe gia. Il mistero supremo cui tutti gli altri sono subordinati come in metasica tutte le nozioni sono subordinate a quella dellente ` il mie stero della vita (trinitaria) di Dio. La grazia ` la partecipazione a e tale vita di Dio, il peccato originale o personale ` privazione della vita e di grazia, le pene sono conseguenza del peccato, la Redenzione ` la e riparazione del peccato per opera del Verbo incarnato, gli eetti della Redenzione sono vita ecclesiale e sacramentale, giusticazione, grazia sancticante e le virt` soprannaturali che ordinano luou mo alla vita eterna. Cos` tutti i misteri da Dio prendono il loro inizio e a Dio ritornano.

4.4

Spiegazione della nozione del dogma

Il dogma sta al giudizio della Chiesa docente come la proposizione esteriormente formulata dal maestro al suo giudizio interiore. Similmente il dogma sta al giudizio di fede della Chiesa discente come regola e norma allo stesso modo in cui la proposizione del maestro costituisce una norma per la mente del discepolo. La nozione cattolica dierisce dunque da quella modernistica, perch e la rivelazione viene proposta in un vero magistero e non solo in una corretta espressione dellesperienza cristiana storicamente vissuta. Alcuni dogmi si dicono articoli di fede in quanto costituiscono le prime verit` credibili o credibili principali analoghi ai primi principi della a ragione. Essi hanno una certa anit` con i credibili minori contenuti in essi. a

29

4.5

Limmutabilit` del dogma e la sua intela ligibilit` progressiva a

Neque enim dei doctrina, quam Deus revelavit, velut philosophicum inventum proposita est humanis ingeniis percienda, sed tamquam divinum depositum Christi Sponsae tradita, deliter custodienda et infallibiliter declaranda. Hinc sacrorum quoque dogmatum in sensus perpetuo est retinendus, quem semel declaravit Sancta Mater Ecclesia, nec umquam ab eo sensu altioris intelligentiae specie et nomine recedendum < can. 3> Crescat igitur . . . et multum vehementerque prociat, tam singulorum quam omnium, tam unius hominis quam totius Ecclesiae, aetatum ac saeculorum gradibus, intelligentia, scientia, sapientia: sed in suo dumtaxat genere, in eodem scilicet dogmate, eodem sensu eademque sententia (VINCENTIUS LERINENSIS, Commonitorium primum, c. 23) 26 . 1. Dopo il Cristo e gli Apostoli la stessa dottrina di fede ` ` gia perfettamente rivelata viene in un modo sempre piu esplicito proposta dalla Chiesa. Dopo il Cristo e gli Apostoli la rivelazione ` completa, n vi pu` essere e e o unaltra rivelazione pubblica, ma privata soltanto che non fa parte della dottrina infallibile della Chiesa27 . Gli uomini non possono perfezionare con la loro intelligenza la dottrina divina consegnata alla Chiesa, altrimenti la corromperebbero e la mescolerebbero ad elementi umani e quindi fallibili. La Chiesa dunque non pu` n ampliare n diminuire la dottrina trasmessa da Cristo a o e e dagli Apostoli, sicch la dottrina della fede ` in s immutabile, e e e non perfezionabile, in quanto, anch una verit` di fede sia creduta, e a ` necessaria la rivelazione divina che costituisce il vero da credere in s. e e Nondimeno quanto a noi (quoad nos) il numero dei veri credenti pu` o aumentare in quanto la dottrina rivelata viene pi` esplicitamente prou posta dal Magistero. Infatti, la dottrina gi` rivelata da Cristo non ` a e da credere da parte nostra se non in quanto sucientemente proposta (promulgata) dalla Chiesa. Cos` la Chiesa propone verit` non nuove, a eppure le propone sempre nuovamente (nove non nova).
26 27

CONC. ECUM. VATICANO I, Constitutio dogmatica Dei Filius, DS 3020. Cfr. DS 3006, 3421.

30

Dopo gli Apostoli, data lesplicitazione dei dogmi, cresce lintelligenza delle verit` di fede per tutta la Chiesa grazie allassistenza dello Spirito a Santo senza una nuova rivelazione. Tale esplicitazione avviene in tre modi: (a) Per proposizione scientica di ci` che prima si credeva esplicio tamente s` ma popolarmente (Trinit` consustanzialit`). , a a (b) Per proposizione esplicita di ci` che solo implicitamente era o contenuto nelle fonti della rivelazione (pienezza di grazia immacolata concezione di Maria SS.ma). (c) Per proposizione dettagliata e certa di ci` che prima fu creduo to solo genericamente e di fatto. Ci` vale per i credenti secondari o la cui fede esplicita non ` necessaria per la salvezza (ad es. la e validit` del battesimo degli eretici). a Causa principale di tale progresso ` lassistenza dello Spirito Santo, e cause secondarie sono lo studio dei teologi e la devozione del popolo, occasioni sono le eresie e lo sviluppo delle scienze. 2. Prima della morte di Cristo e degli Apostoli la stessa ` dottrina di fede fu sempre piu esplicitamente manifestata per successive rivelazioni. ` E cresciuto il numero degli articoli di fede, eppure la fede dei Patriarchi era sostanzialmente identica a quella dei posteri - fede soprannaturale specicata dallo stesso oggetto formale primario (vita intrinseca di Dio) e motivata dallo stesso motivo formale (autorit` del Dio rivelante). a S. Tommaso insegna28 che sin dallinizio del mondo furono rivelati i primi credibili - esistenza di Dio nel suo essere soprannaturale e la soprannaturale ricompensa dei giusti. Dopo, poco alla volta, vennero esplicitamente rivelati i misteri dellIncarnazione, della Redenzione, della Trinit` SS.ma. La fede rimane per` sempre specicamente identia o ca, poich quaecumque posteriores crediderunt continebantur in de e praecedentium Patrum, licet implicite . Prima della morte di Cristo e degli Apostoli la stessa dottrina della fede fu sempre pi` esplicitamente rivelata, dopo, essa viene sempre u pi` esplicitamente proposta dalla Chiesa. u
28

II-II, 1, 7 c.

31

Vi ` un duplice tipo di esplicitazione: e (a) Nozione superiore spiegata con aiuto di nozioni inferiori attualmente implicitamente contenute in essa (ente e modalit` partia colari dellente). Cos` la Deit` e la Provvidenza soprannaturale, a i primi credibili, contengono attualmente implicitamente tutti i misteri soprannaturali che saranno rivelati in seguito. Nessun mistero si trova infatti allinfuori della Deit` come nessuna modalit` a a dellente si trova allinfuori dellente stesso. (b) La stessa nozione conosciuta in modo confuso viene spiegata tramite un modo pi` distinto di conoscerla. Non si tratta di aggiunta u di nuove nozioni esplicitanti, ma di una maggiore distinzione delle stesse nozioni come la concezione volgare di libert` viene in seguito a spiegata tramite la nozione losoca. Similmente, dopo il Cristo, il mistero dellIncarnazione ` prima conosciuto confusamente, poi e pi` dettagliatamente tramite la formula di consustanzialit`. u a

32

CAPITOLO 5 ` LA SOPRANNATURALITA

5.1

Denizione nominale

1. Status quaestionis: Il Cristianesimo non ` solo una forma superioe re dellevoluzione naturale del senso religioso, ma una religione essenzialmente soprannaturale e infallibilmente vera in tutti i suoi dogmi e precetti. I naturalisti o negano semplicemente lesistenza stessa dellordine soprannaturale (ad es. i panteisti evoluzionisti che tendono ad identicare lintelligenza divina ovvero la natura con lintelletto umano nel suo continuo progresso) o negano la conoscibilit` dellordine soprannaturale a (cos` gli agnostici sia empiristi che idealisti, i positivisti e i kantiani). 2. Denizione nominale. Si desume dallo stesso nome sopra-naturale: Soprannaturale signica ci` che ` sopra la natura. Natura poi vuol o e dire sia lessenza di una cosa sia linsieme di tutte le cose nelluniverso che dipendono le une dalle altre secondo leggi ben determinate. Comunemente dunque il soprannaturale signica ci` che ` sopra la o e natura collettivamente presa ovvero sopra le leggi della natura; si dice 33

eetto soprannaturale leetto che non ` producibile secondo le leggi e della natura, verit` soprannaturale la verit` che non ` conoscibile dalla a a e sola luce naturale del nostro intelletto. I panteisti 1 negano lesistenza dellordine soprannaturale perch nulla e pu` esserci al di sopra della natura che si identica con Dio, principio o immanente di tutta levoluzione naturale. I deisti ammettono la distinzione essenziale tra Dio e il mondo, ma negano che Dio possa agire liberalmente al di l` dellordine naturale, sicch riutano la possibilit` a e a di eetti soprannaturali (miracoli). Inne, alcuni teisti, ma semirazionalisti, pur ammettendo la distinzione di Dio dal mondo e la possibilit` a del suo libero intervento nel mondo stesso, riutano per` di ammettere o in Dio la distinzione dei misteri naturali (ad es. lintima armonia dellimmutabilit` e della libert` divina) dai misteri soprannaturali (ad es. a a la Trinit` SS.ma). a La Chiesa cattolica invece insegna lesistenza e di eetti soprannaturali e di verit` soprannaturali. a

5.2

La nozione cattolica del soprannaturale e dellordine soprannaturale

Denizione precisa: Soprannaturale ` ci` che si pone sopra ogni natura e o creata o creabile in quanto supera le forze e le esigenze di ogni natura creata o creabile, seppure non ecceda la capacit` passiva perfettibile della natura a razionale (umana ed angelica). 1. La soprannaturalit` del miracolo eccede le forze ecienti (causaa lit`) e le esigenze di ogni natura creata, non per` le capacit` conoscitive a o a della natura umana. DS 3009 denisce i miracoli come facta divina, quae cum Dei omnipotentiam luculenter commonstrent, divinae Revelationis signa sunt certissima et omnium intelligentiae accommodata . 2. La soprannaturalit` dei misteri strettamente detti, della vita a di grazia e di gloria, eccede non solo le forze ecienti e le esigenze di
1

DS 3023, 3024.

34

ogni natura creata, ma anche le facolt` conoscitive e appetitive (ovvero a il merito naturale) di ogni natura intellettuale creata. I razionalisti e semirazionalisti negano che i misteri superino le capacit` conoscitive a della nostra ragione, gli pseudosoprannaturalisti invece negano che i misteri cristiani, la grazia e la gloria, superino le esigenze della nostra natura2 . Quando il Magistero parla di ordine soprannaturale senza altre aggiunte, si tratta dellordine della verit` e della vita soprannaturale. Il a miracolo si dice piuttosto preternaturale.

5.3

Le nozioni eterodosse di soprannaturalit` a

1. Quanto alla soprannaturalit` dei misteri e della vita cristiana a si oppongono da una parte i naturalisti e i Pelagiani e dallaltra parte gli pseudosoprannaturalisti come i protestanti, Baio e Giansenio, eppure tutti convergono verso la confusione dellordine naturale e soprannaturale. I naturalisti negano che la vita cristiana superi le capacit`3 della a nostra natura, gli pseudosoprannaturalisti negano che superi le esigenze della nostra natura4 . I primi, ottimisti negatori del peccato originale, e i secondi, pessimisti professanti la rovina totale della nostra natura decaduta, si accordano nella confusione dei due ordini. Spesso infatti errori opposti provengono dalla comune ignoranza di una concezione pi` alta nella quale si conciliano diversi aspetti dellunica verit`. u a 2. Quanto alla soprannaturalit` del miracolo vi ` anzitutto il determia a nismo che lo distrugge asserendo che sia prodotto da forze naturali ignote e lagnosticismo che apparentemente esalta la soprannaturalit` a del miracolo dicendo che esso sia superiore anche rispetto alla nostra conoscenza in quanto le leggi naturali nello loro esistenza extramentale (reale) risultano del tutto ignote. Come si vede, entrambe le nozioni, nonostante la diversit` apparente, a sono riconducibili al naturalismo.
2 3

Cfr. le condanne in DS 3015, 3023, 3024, 3028; 3016, 3041; 373 ss.; 1921. DS 373. 4 DS 1921.

35

Anche se alcuni errori sembrano esaltare il soprannaturale, di fatto tutti gli errori sminuiscono la vera soprannaturalit`, sicch non si d`, a e a per cos` dire, un peccato per ecesso di soprannaturalit`, ma solo per a falsa concezione di essa (tale da farne unesigenza della natura come divenne di moda con De Lubac e le correnti esistenziali che si ispirano a Rahner, ma di fatto non sono che riedizioni pi` o meno ingegnose u dello pseudosoprannaturalismo protestanteggiante).

5.4

Denizine e divisione del soprannaturale


(a) Signicato di natura S. Tommaso spiega i diversi signicati di natura riconducendoli a quello che ` per se primo. Natura di ogni cosa ` la sua essenza e e come principio radicale delle azioni e delle passioni che per s e 5 convergono alla cosa suddetta . Naturale in ogni ente ` ci` che gli conviene secondo la sua natura6 . e o Naturale ` dunque: e i. la stessa essenza che costituisce lente in una determinata specie, ii. le disposizioni passive che si trovano nella natura relativamente agli agenti proporzionati, iii. le forze o facolt` che derivano dalla natura e i loro atti cora rispondenti, iv. le esigenze della natura ovvero tutto ci` che si richiede per il o conseguimento del suo ne, v. nella persona che ` di natura razionale ` naturale anche il e e merito proveniente da una legittima azione naturale ordinata ad un premio proporzionato. (b) Signicato di soprannaturale

1. Denizione

5 6

III, 2, 1 c.; cfr. In Phys. II. 1 e 2, In Met., V, l. 5; I, 29, 1, 4m. I-II, 10, 1.

36

Soprannaturale ` ci` che supera la proporzione di una natura ed e o ` in grado di perfezionarla gratuitamente. Leccesso avviene see condo tutti i modi del naturale sopra elencati. Il soprannaturale dunque non ` in nessun modo dovuto alla natura. e Il soprannaturale pu` perfezionare la natura perch non ` n scono e e e veniente (contro natura) n indierente (n buono n cattivo), e e e ma conviene alla natura non certo secondo essenza, potenza, facolt`, esigenza o merito, bens` secondo la potenza obbea dienziale ovvero elevabile. S. Tommaso non ha dubbi: Fides praesupponit cognitionem naturalem, sicut gratia naturam, et ut perfectio perfectibile 7 . Potenza obbedienziale o elevabile ` una potenza in virt` della e u quale cose inferiori secondo la loro natura obbediscono ad agenti di natura superiore e ricevono da loro una perfezione alla quale esse non arrivano da s. e Soprannaturale relativo ` quello che eccede le proporzioni di una e determinata natura particolare - ed. es. la natura del cane ` e superata da quella umana e quella umana da quella angelica. Soprannaturale in assoluto ` invece quello che supera ogni natura e ` creata o creabile in genere. E questo tipo di soprannaturale che costituisce loggetto di questo trattato e si divide in soprannaturale quoad modum (miracolo) e quoad substantiam (misteri rivelati). Il soprannaturale non ` contro la natura perch non contrasta, e e ma supera le inclinazioni della natura portandole perfezione. I naturalisti considerano il soprannaturale lesivo dellautonomia della nostra ragione e asseriscono rationem ita independentem esse, ut des ei a Deo imperari non possit 8 S. Tommaso fa osservare che Dio non fa violenza alle creature quando agisce su di esse secondo la loro inclinazione pi` imporu tante che ` quella di sottomettersi al proprio Creatore al quale e ci si sottomette pi` connaturalmente che il corpo allanima o il u braccio alla volont`. a In tota creatura est quaedam oboedientialis potentia, prout tota creatura obedit Deo ad suscipiendum in
7 8

I, 2, 2, 1m. DS 3031.

37

se quidquid Deus voluerit. . . (et in ea) potest aliquid eri virtute alicuius natualis agentis 9 . Dio pu`, se vuole, iniggere al peccatore una pena contraria alo la natura e in tal modo fa, certo, violenza, ma allora inuisce a modo di un agente non pi` universale, ma particolare proporziou nando pena a colpa. Lelevazione allordine soprannaturale invece non pu`, certo, essere vista come unoesa, essendo essa il sommo o bene delluomo, manifestazione della pi` grande benevolezza di u Dio e del suo gratuito amore. Il soprannaturale e il contronaturale si oppongono pressapoco come si oppone leterna beatitudine alleterna dannazione. Il saprannaturale che si realizza in noi a modo di un abito si dice anche connaturale, perch esso diventa in noi quasi una seconda e natura.Cos` il giudizio conforme alla carit` che ` il giudizio di a e 10 sapienza si dice anche iudicium connaturalitatis . 2. Divisione. Il soprannaturale quanto alla sostanza non signica il soprannaturale sostanziale o esistente come una sostanza, perch il soe prannaturale quanto alla sostanza pu` essere s` sostanziale, come la o vita increta della SS.ma Trinit`, ma anche accidentale, come la vita a soprannaturale creata mediata dalla grazia. Il soprannaturale quanto alla sostanza coincide dunque con il soprannaturale secondo lessenza e signica ci` che ` intrinsecamente ed entitativamente soprannatuo e rale, eccedente non solo causalmente tutte le forze e le esigenze della natura, ma eccedente altres` nella sua essenza soprannaturale tutta la natura creata. Si tratta infatti o della stessa natura divina o della partecipazione della natura divina in quanto ` divina. e Il soprannaturale quanto alla sostanza ` soprannaturale anche conoe scitivamente superando tutte le forze conoscitive di una qualsiasi natura intellettuale creata. Dato che ente e vero sono convertibili, lente soprannaturale ` anche il vero sopprannaturale, eccedente ogni vero e soprannaturale. Il soprannaturale quanto al modo soltanto ` un che di essenzialmente e ed entitativamente naturale, ma ` o soprannaturalmente prodotto o soe prannaturalmente ordinato al ne. La vita miracolosamente restituita
9 10

De virt. in com. 1, 10, 13m. II-II, 45, 2.

38

ad un cadavere ` prodotta in esso soprannaturalmente, anche se in s e e ` naturale. La virt` acquisita della temperanza ` in s naturale, ma e u e e viene soprannaturalmente ordinata dalla carit` al ne della vita eterna. a Il soprannaturale in assoluto ` ci` che eccede le forze e le esigenze e o della natura creata e tale superamento non pu` fondarsi se non in o cause o intrinseche (soprannaturale quanto alla sostanza) o estrinseche (soprannaturale quanto al modo). GIOVANNI DI S. TOMMASO scrive: Advertendum est quod supernaturalitas potest alicui rei convenire ex triplici principio, scilicet ex parte ecienti, ex nali et ex formali, nam ex parte causae materialis convenire non potest, cum causa materialis sit ipsum subiectum in quo recipiuntur formae supernaturales, et hoc est ipsa anima vel eius potentiae quae sunt entia naturalia, licet ratione potentiae obedientialis recipiant. Ex parte causae ecientis dicitur aliquid supernaturale, quando supernaturali modo t, sive res facta spernaturalis sit, sive naturalis, sicut resuscitatio mortui aut illuminatio caeci sunt supernaturalia quoad modum, licet res facta sit naturalis, scilicet vita hominis aut potentia visiva. Ex parte causae nalis dicitur supernaturale id quod ordinatur ad nem supernaturalem ab extrinseco, sicut actus temperantiae aut alterius virtutis acquisitae, si ordinentur a charitate ad meritum vitae aeternae, suscipiunt in se modum supernaturalem ordinationis ad talem nem. Et hoc etiam modo humanitas Christi habet modum supernaturalem unionis ad Verbum ad quod ordinatur ut ad nem et terminum unionis. Ex parte causae formalis dicitur aliquid supernaturale, quando ex ipsa ratione formali specicativa respicit obiectum supernaturale et sola dicitur supernaturalitas quoad substantiam, id est quoad speciem et naturam actus, quae desumitur ex obiecto formali 11

11

IOANNES A SANCTO THOMA, De Gratia, disp. XX, a. 1, solv. arg. n. 4.

39

Schema della divisione:

Precisazioni: 1. Vi ` una distinzione tra il soprannaturale quanto alla sostanza e il e miracolo quanto alla sostanza. Nella prima accezione il quoad substantiam viene preso formalmente, nellaltra ecentemente. La divisione del soprannaturale in genere avviene secondo il superamento diversicato a seconda delle tre cause: formale, eciente e nale, mentre la divisione del miracolo considera il superamento solo secondo lordine della causa eciente, perch in modi e diversi i miracoli superano le capacit` operative delle creature. a 40

2. La conoscenza soprannaturale quanto al modo pu` essere divisa come o il miracolo, infatti, essa ` un miracolo nellordine intellettuale. Cos` al e , di sotto della conoscenza soprannaturale sostanzialmente formalmente vi ` una triplice conoscenza soprannaturale quanto al modo (ovvero e secondo la causalit` eciente): a (a) ecientemente quanto alla sostanza del pensiero come la conoscenza profetica del futuro contingente naturale che ` lontano nel e tempo. (b) ecientemente quanto al soggetto come la conoscenza di un oggetto naturale gi` attualmente esistente, ma lontano secondo il luogo a ed eccedente la facolt` visiva di questo uomo (anche se non di tutti a gli uomini in assoluto). - Cos` avviene anche della conoscenza dei segreti del cuore che non sono segreti per lui chi li ha in s, ma lo e sono per persone estranee. (c) ecentemente quanto al modo come la conoscenza instantanea di una scienza o lingua umana senza studio precedente (dono delle lingue).

5.5

Lessenza dellordine soprannaturale

Lordine naturale ` disposizione originaria di cose create diverse relativae mente al primo principio che ` Dio, Autore e Fine delle nature suddette. e Dalla parte della causa eciente spettano allordine naturale la creazione, la conservazione, il concorso divino richiesto per lagire delle creature. Per luomo il ne ultimo naturale ` il possesso di Dio conosciuto non intuitivamente, e ma discorsivamente ed amato naturalmente sopra ogni cosa. Lordine soprannaturale ` una conveniente disposizione delle realt` e a eccedenti la misura della natura creata relativamente a Dio in quanto ` e Autore e Fine di tali realt`. a Si distingue lordine preternaturale (soprannaturale ecientemente soltanto) e lordine essenzialmente soprannaturale. Lordine essenzialmente soprannaturale consiste nella conveniente disposizione delle realt` sostanzialmente formalmente soprannaturali ovvero a nellordine della verit` e della vita soprannaturale di grazia e di gloria. a 41

Lordine essenzialmente soprannaturale si costituisce per luomo nel modo seguente: 1. ne formale ` possesso di Dio intuitivamente visto e soprannaturale mente amato. 2. agente primo ` Dio Autore della grazia e della gloria, agente secondo ` e e luomo in quanto la sua natura viene elevata dalla grazia santicante, le virt` infuse e i doni dello Spirito Santo. u 3. i mezzi oggettivi sono la rivelazione esteriormente proposta dalla Chiesa, i sacramenti, i mezzi esterni necessari alla salvezza; i mezzi soggettivi sono il lume interiore della fede e lesercizio delle virt` soprannaturali u sotto linusso della grazia attuale. 4. la legge ` linsieme dei precetti di Dio conducenti al ne soprannaturale. e Dio devessere considerato come Autore di un duplice ordine - naturale e soprannaturale. (S. Pio V condanna la seguente proposizione di M. Baio): Distinctio illa duplicis amoris, naturalis videlicet, quo Deus amatur ut auctor naturae, et gratuiti, quo Deus amatur ut beaticator, vana est et commentitia et ad illudendum sacris Litteris et plurimis veterum testimoniis excogitata 12 . Ci` che ` soprannaturale solo ecientemente e non entitativamente o e (ad es. la risurrezione naturale di un morto) non eccede la potenza di Dio in quanto ` Autore della natura. La possibilit` del miracolo poggia sulla e a sovranit` operativa di Dio e costituisce una verit` losoca. Dio potrebbe a a fare un miracolo per un ne naturale (ad es. confermare la religione naturale), di fatto per`, nello stato attuale, il miracolo ` ordinato alla conferma di una o e rivelazione essenzialmente soprannaturale. Rapporto fra i due ordini di natura e soprannatura: 1. non vi ` nessuna contraddizione od oposizione cum ambo ab uno e eodemque immutabili veritatis fonte, Deo optimo maximo, oriantur 13 .
DS 1934. Cfr. anche la condanna del naturalismo lassistico dalla parte di Innocenzo XI, DS 2123 e dello pseudosoprannaturalismo rosminiano dalla parte di Leone XIII, DS 3236 e 3238. 13 DS 2811.
12

42

2. vi ` una subordinazione e armonia cos` che la ragione e la fede si aiutino e 14 a vicenda . Sic enim des praesupponit cognitionem naturalem, sicut gratia naturam, et ut perfectio perfectibile. . . 15 . I razionalisti dicono invece: la ragione umana ` autonoma e non deve subordie narsi alla rivelazione ed alla fede. Tale subordinazione sarebbe non armonia, ma illegittima eteronomia. Anzi, essi tendono ad invertire la subordinazione dicendo che la ragione losocamente erudita ` il giudice supremo del valore e della fede religiosa ed essa da sola discerne ci` che nella fede ` simbolico e o e ci` che ` vero. o e Tale concezione razionalistica suppone la negazione dellordine soprannaturale e lidenticazione dellintelligenza umana con quella divina nel suo progresso spontaneo ed inarrestabile (evoluzionismo).

14 15

Cfr. ibid. I, 2, 2, 1m.

43

CAPITOLO 6 IL RAZIONALISMO E IL NATURALISMO IN GENERE

6.1

Denizione del razionalismo

Il razionalismo ` una dottrina secondo la quale humana ratio nullo prorsus e Dei respectu habito, unicus est veri et falsi, boni et mali arbiter, sibi ipsi est lex et naturalibus suis viribus ad hominum ac populorum bonum curandum sucit 1 . Il razionalismo assoluto insegna che ratio humana ita independens est, ut des ei a Deo imperari non possit 2 . Si tratta dunque di un sistema che riuta lesistenza e la stessa possibilit` delle rivelazione sotto il pretesto di seguire i diritti e i dettami della a ragione secondo il principio cartesiano che nulla devessere detto vero, se non ` evidentemente tale . La ragione umana si costituisce dunque arbie tro supremo di quanto ` vero, falso e simbolico delle stesse Sancre Scrite
1 2

PIUS IX, Syllabus, DS 2903. Conc. Vat. I, DS 3031.

44

ture. Un esempio di esegesi razionalistica si trova in Spinoza (Trattato teologico-politico). Il razionalismo moderno deriva storicamente dal principio luterano del libero esame - in primo luogo i novatori hanno rigettato lautorit` della a Chiesa proponente la rivelazione per poi, in un secondo tempo, rigettare razionalisticamente lautorit` dello stesso Dio rivelante. a

6.2

Il fondamento del razionalismo nellassoluta autonomia della ragione

Il fondamento prossimo consiste nel naturalismo, quello remoto nel panteismo e nellateismo. Il razionalismo suppone la non-esistenza del vero conoscibile al di sopra delle forze della nostra ragione. Ci` equivale a negare lesistenza o dellordine della conoscibilit` anche tramite la rivelazione. a Il naturalismo `, propriamente parlando, la negazione della possie bilit` che la nostra natura sia elevata allordine soprannaturale e il razionala ismo costituisce lapplicazione di tale dottrina alla ragione umana. Se il razionalismo non si limita a negare agnosticamente la conoscibilit` dellordine soprannaturale, ma ne nega la stessa esistenza, allora il suo a fondamento si trova nel panteismo. Anch non vi sia nessuna verit`, ` e a e necessario che la nostra natura si identichi con quella divina. Il panteismo ` cos` assurdo che si riduce a due solo possibili ipotesi: e 1. o il mondo ` assorbito dallAssoluto divino e allora si ha lacosmismo e al quale tende il razionalismo assoluto. 2. o Dio si riduce al mondo e allora di ha quellateismo al quale fatalmente tende levoluzionismo panteistico. Ad ratum ipsius xumque est, atheam debere esse scientiam itemque historiam; in quarum nibus non nisi phaenomenis possit esse locus exturbato penitus Deo et quidquid divinum est 3 .
3

S. PIO X, Pascendi, DS 3476.

45

Come, secondo la dottrina della Chiesa, dalla grazia santicante derivano le virt` soprannaturali in diverse facolt` della nostra anima, osu a sia fede, speranza, carit`, prudenza, giustizia, fortezza e temperanza infuse, a cos` dal naturalismo derivano quanto alla ragione il naturalismo, quanto al la volont` il liberalismo, quanto allamore lumanitarismo, quanto alla parte a sensitiva il sensualismo, quanto alla vita sociale il social-comunismo.

6.3

Lo spirito del razionalismo

Lindipendenza della ragione che riuta a Dio il diritto di obbligarla alla fede si connette strettamente con quellatteggiamento che in 1 Gv 2, 16 viene descritto come superbia di vita. Il Vacant cita il Concilio Vaticano I: Tum nata est et late nimis per orbem vagata, illa rationalismi seu naturalismi doctrina, quae religioni christianae utpote supernaturali instituto per omnia adversans, summo studio molitur, ut Christo, qui solus Dominus et Salvator noster est, a mentibus humanis, a vita et moribus populorum excluso, merae quod vocant rationis vel naturae regnum stabiliatur. Relicta autem, proiectaque christiana religione, negato vero Deo et Christo eius, prolapsa tandem est multorum mens in pantheismi, materialismi, atheismi barathrum, ut iam ipsam rationalem naturam, omnemque iusti, rectique normam negantes, ima humanae societatis fundamenta diruere connitantur 4 . GREGORIO XVI nellEnciclica Mirari Vos parla di prava opinio 5 e infatti si tratta di una perversione che formalmente consiste nella volont` a di invertire lordine essenziale delle cose e di far s` che non le creature a Dio, ma Dio si sottometta alle creature. Descrivendo il peccato del demonio S. Tommaso tocca con sorprendente acume la natura stessa del razionalismo: In hoc (angelus) appetiit indebite esse simul similis Deo, quia appettit ut nem ultimum beatitudinis id ad quod virtute suae naturae poterat pervenire, avertens suum appetitum a beatitudine supernaturali, quae est ex gratia Dei. Vel si appetiit, ut ultimum nem, illam Dei similitudinem, quae datur ex gratia, voluit hoc habere per virtutem
4 5

Etudes sur le Concile du Vatican, t. I, p. 112 e p. 572. DS 2730

46

suae naturae, non ex divino auxilio secundum Dei dispositionem. . . In hoc voluit perverse Deo assimilari 6 Fortunatamente tale perversione ` raramente perfettamente cone sapevole negli esseri umani. Inoltre non ` facile individuare la perversit` del e a razionalismo, perch essa non esiste tanto nel ne al quale si tende quanto e piuttosto nel modo in cui si tende. Tendere al progresso intellettuale e sociale ` cosa certamente buona, ma tendervi senza laiuto di Dio, anzi, escludendo e positivamente tale aiuto, ` disubbidienza alla divina volont`. e a

6.4

La divisione in genere dei sistemi razionalistici e naturalistici

La suddetta divisione va desunta dallessenza stessa del razionalismo che consiste nella negazione dellesistenza di un vero conoscibile al di sopra delle capacit` naturali dellintelletto umano. a Il razionalismo dunque si divide secondo i diversi modi di tale negazione: alcuni rigettano lesistenza stessa dellordine dellente e del vero soprannaturale, altri negano solo la conoscibilit` di tale ordine tramite la riva elazione. I primi poi rigettano la possibilit` della rivelazione soprannaturale a ex parte obiecti (panteisti), i secondi negano la stessa possibilit` della rivea lazione ex parte subiecti ovvero dalla parte delluomo che sarebbe incapace di ricevere ragionevolmente una simile manifestazione di Dio (agnostici) o dalla parte di Dio stesso che non potrebbe fare alcunch al di fuori dellordine e naturale delle cose (deisti). Il razionalismo (nega la possibilit` di rivelazione soprannaturale): a

I, 63, 3 c.

47

6.5

Le parti della divisione

1. I sistemi della prima parte si riducono allevoluzionismo panteistico descritto dal Concilio ecumenico Vaticano I cos` S.q.d. hominem ad : cognitionem et perfectionem, quae naturalem superet, divinitus evehi non posse, sed ex seipso ad omnis tandem veri et boni possessionem iugi profectu pertingere posse et debere: an. s. 7 . Tale dottrina suppone quanto viene annunciato e condannato nella prima proposizione del Sillabo: Deus reapse t in homine et in mundo, atque omnia Deus sunt et ipsissimam Dei habent substantiam. . . 8 . I sostenitori di questa tesi negano lesistenza di un Dio, Creatore libero, distinto realmente ed essenzialmente dal mondo. Secondo loro la Causa prima di tutto ` insita nel mondo stesso, ragione per cui il suddetto sie stema vien detto anche immanentismo. I fenomeni religiosi trovano spiegazione nella vita naturale delluomo: tutte le religioni, quella cristiana compresa, vengono spiegate tramite levoluzione del senso religioso il cui valore viene giudicato dalla ragione.
7 8

DS 3028. DS 2901.

48

2. I sistemi della seconda parte si riducono invece allagnosticismo condannato nellEnciclica Pascendi Dominici Gregis 9 . Luomo, secondo questa dottrina, non potrebbe conoscere altro che puri fenomeni fondati sullesperienza interna ed esterna e le leggi fenomenali, non la sostanza reale delle cose, n, tanto meno, Dio che trascende ogni e ente nito. I fenomeni sarebbero in rapporto non allente n allente e primo e sommo, ma unicamente gli uni agli altri secondo leggi loro proprie e ineccepibili. Il miracolo ` dunque impensabile. e Anche qui la religione viene spiegata tramite il senso religioso in modo immanentistico ed evoluzionistico, seppure senza la nota del panteismo. 3. Il deismo sostiene inne che Dio non pu` agire al di l` delle leggi nao a turali. Signicativo ` il tentativo di Robespierre che institu` il culto e dellente supremo riggetando ogni dimensione realmente soprannaturale.

DS 3475, 3477.

49

CAPITOLO 7 LEVOLUZIONISMO PANTEISTICO

7.1

Denizione dellevoluzionismo in genere

Si tratta della dottrina secondo la quale il principio di tutte le cose non ` da e s e dalleternit` costituito e perfetto, realmente ed essenzialmente distinto e a dal mondo, ma si trova sempre nel divenire, anzi, non ` altro che lo stese so divenire continuo e fondamentale che, determinando progressivamente se stesso, costituisce linsieme di tutte le cose, cos` che gli enti non sono altro che momenti particolari dello sviluppo globale. Dio ` levoluzione creatrice e di se stessa. Si deve distinguere levoluzionismo discendente (come lemanazionismo neo-platonico) in cui Dio diventa il mondo e levoluzione ascendente in cui al contrario il mondo diventa Dio. 1. Parte negativa (a) Negazione di Dio creatore. Tutti i fenomeni procedono naturalmente secondo levoluzione del primo principio immanente al mondo. 50

(b) Negazione dellordine soprannaturale. Non c` bisogno di grazia, e perch gi` la nostra natura razionale ` formalmente partecipazione e a e della natura divina che si evolge, anzi, si identica con essa come un momento della sua evoluzione. (c) Negazione della possibilit` di miracoli. Dio infatti, in questa proa spettiva, non ` realmente distinto dal mondo, n libero nei suoi e e riguardi. 2. Parte positiva: consiste nella losoa della religione - i fenomeni religiosi si spiegano tramite levoluzione del senso religioso. I dogmi sono dunque apparsi senza rivelazione alcuna e la Chiesa senza che sia stata divinamente istituita. Inoltre, cosa importante e grave, i dogmi sono sempre mutevoli: Veritas non est immutabilis plus quam ipse homo, quippe quae cum ipso, in ipso et per ipsum evolvitur 1 .

7.2

Levoluzionismo materialistico-empiristico

Tale dottrina, chiamata anche monismo, insegna che il principio di tutte le cose ` esclusivamente la materia nella quale si trovano i rudimenti di vita e di e coscienza. Dalla materia procedono in modo del tutto meccanico i fenomeni della vita vegetativa, sensitiva ed intellettiva. Lintelletto ` solo una forma e superiore dellesperienza e dellevoluzione globale. Sopra la ragione non vi ` nulla. La ragione iniziata alle scienze positive ` assolutamente autonoma, e e unico giudice del vero e del falso, del bene e del male. 1. La losoa generale di questo sistema aerma che non vi ` nulla al di e sopra dei fenomeni sico-chimici che sia da essi realmente distinto. 2. La losoa della religione in particolare nella sua pars destruens nega lesistenza dellordine soprannaturale e la possibilit` del miracolo. a La materia, levoluzione e la ragione umana, come momento evolutivo supremo, spiegano tutto. Nella sua pars ponens levoluzionismo esalta la scienza positiva che, imperfetta come `, nello stato attuale, e
1

Decreto Lamentabili, DS 3458.

51

non pu` ancora soddisfare ai bisogni dei cuori (mentre soddisfa gi` apo a pieno ai bisogni delle menti) e cos` provvisoriamente ha bisogno delle religioni, ma quando avr` raggiunto lo stadio sucientemente perfetto a dellevoluzione, far` a meno di esse. a Quanto al vero, il cristianesimo sarebbe un atus vocis inconsistente, la pretesa di dogmi rivelati nasce dalla volont` di consolare le miserie umane, ma di a fatto le acresce, perch porta allintolleranza. e Quanto al bello, larte cristiana ` una contraddizione nel cristianee simo: per sfuggire alleccesso di morticazione lartista cristiano cerca un rifugio nella bellezza sensibile. e Quanto al bene, il cristianesimo ` tollerabile, ma solo nella sua parte etica primitiva (dei primi cristiani) che insegna carit`, tolleranza, compasa sione, tutti precetti buoni, veramente umani, che non hanno, certo, nulla di soprannaturale, ma che la religione pu` insegnare senza danno. o Proposte pratiche: 1. Separazione tra Chiesa e Stato, 2. Privatizzazione delleducazione religiosa, 3. insegnamento nello scuole di una storia delle religioni senza dogmi, che sappia insegnare la relativit` storica di ogni fenomeno religioso, a cristianesimo compreso. Scomparso il Cristianesimo, rimarr` la religione positiva del Vero, Bene, a Bello, ovvero la Scienza, Sociologia ed Arte.

7.3

Levoluzionismo idealistico

Apparve con Spinoza e si svilupp` con Fichte, Schelling e, soprattutto, Hegel, o fu divulgato dalla destra hegeliana a accettato dalla storiograa e dallesegesi biblica. In particolare la scuola di Tubinga si lasci` inuenzare non poco da o Hegel (Baur, Wellhausen). In Francia i modernisti Renan e Loisy procedono pure appoggiandosi allo hegelismo. 52

Secondo questa dottrina tutte le realt` nascono per evoluzione non a dalla materia, bens` da un principio ideale detto Assoluto. La ragione umana, soprattutto losofante, ` la forma pi` alta dellevoluzione in cui lAse u soluto prende coscienza di s. La ragione losoca ` superiore alla religione, e e ` del tutto autonoma, arbitra del vero e del falso, giudica le dichiarazioni e delle Chiesa e non ` giudicata da nessuno. e

7.4

Panteismo hegeliano

1. Critica di Schelling - lAssoluto relativamente trascendente il mondo non spiega la profonda opposizione tra spirito e natura che costituisce ogni realt`. Se lassoluto ` distinto dal mondo e perfetto in s, non si a e e vede come qualcosa possa procedere da esso, perch il perfetto non ` e e ulteriormente perfezionabile. Di fatto lunica risposta a questa critica ` la creazione sovranamente libera da parte di un Dio personale, ma ` e e proprio ci` che Hegel non ammette. Occorre dunque far vedere, contro o Schelling, come la molteplicit` dei fenomeni procede con logica necesa sit` da unentit` originaria. LAssoluto non ` trascendente rispetto al a a e mondo, ma immanente, n rimane immobile sotto i suoi modi (come e pensava Spinoza), perch se cos` fosse, non si capirebbe come dallime mobile derivino dei modi alquanto mobili, ma, secondo Hegel, lAssoluto non ` altro che lo stesso processo universale ed ideale dellincessante e divenire. Alla domanda se Dio esiste, Renan rispondeva bestemmiando: esiste ancora . 2. Logica e metasica generale di Hegel Contro i materialisti si sostiene che non la materia, ma lo spirito costituisce il principio assoluto: infatti, la materia ci ` nota solo tramite e concetti razionali, mentre le idee sono note in s e assolutamente. Tute to ci` che ` reale ` razionale dice Hegel identicando esplicitamente o e e la logica (Denklehre) con la metasica (Seinslehre). La prima idea ` quella dellente universale che contiene in s tutto, e e eppure ` ancora in grado di diventare tutto tramire un principio che gli e ` immanente ed ` la contraddizione. e e 53 Non

Tale contraddizione ` feconda, perch, se lente fosse solo ente, si avrebe e be limmobilismo di Parmenide, se lente fosse non-ente, si avrebbe il nichilismo, ma siccome lente ` nel contempo e ente (perch `) e none ee ente (perch, essendo tutte le cose, non ` nessuna di esse, ` vuoto di e e e contenuto), esso ` suscettibile di autoevoluzione, ovvero del divenire e nel quale si conciliano la tesi (essere) e lantitesi (non-essere) in una sintesi superiore che ` appunto il divenire. Cos` lente diventa natura e e la natura diventa spirito. Il principio di identit` e di non-contraddizione vale solo per la ragione a inferiore che si ferma allimmobile, ma per la ragione superiore che si spinge verso lessere assoluto vale il principio dellidentit` dei contrari, a dellidentit` cio` dellidentit` e della non-identit`. a e a a 3. La losoa dello spirito e della religione. Lo spirito soggettivo ` razionalit`, ma primitiva, che conosce solo ci` e a o che ` individualmente utile. e Lo spitito oggettivo ` sociale e appare nel diritto e nella legge. Vale poi e come diritto ci` che si aerma di fatto, anche con violenza. Il successo o politico o addirittura militare ` lunica vera fondazione della legalit`. e a Dalla legalit` procede la moralit` l` dove lo spirito soggettivo coma a a prende la norma legale come norma sua propria, individualmente valida. Lo spirito assoluto supera e lindividuo e la societ` e si articola in arte, a religione e losoa. Larte parte dalla materia, ma gradualmente la supera raggiungendo il suo vertice spirituale in musica e poesia. La religione ` antitesi dellarte. Larte tende al panteismo, mentre la e religione separa il sacro dal profano. Si tratta per` sempre di una rapo presentazione simbolica (sensibile) di Dio. La religione orientale (panteismo) ` pi` primitiva, vi ` poi la religione greca (umanesimo) ed ene u e trambe sono trascese sinteticamente dal cristianesimo in cui Dio e uomo sarebbero un tuttuno (Incarnazione - sintesi del divino e dellumano). La losoa speculativa rimane la sintesi pi` alta, perch perfettamente u e razionale ed ideale. Anchessa si evolve secondo le leggi della dialettica ed ` arbitra suprema di tutto, anche della religione giudicando e 54

in particolare quali misteri religiosi devono essere mantenuti e quali ` e opportuno lasciare cadere in obl` o. Un evoluzionismo diverso, ma simile, ` stato elaborato da Bergson, il e quale nel suo libro Lvolution cratrice sostiene che nel movimento e e vi ` pi` che nellimmobilit`, perch, mentre dal moto pu` derivare la e u a e o stasi, dalla quiete non nasce mai nessun progresso. Il principio di noncontraddizione non ` aatto assoluto, ma vale solo nellambito delle e cose immobili e quindi imperfette. Si tratta per` di un evoluzionismo o antiintellettualistico ed empiristico. Ci` che deve essere viene ridotto o a ci` che ` di fatto, il diritto al fatto compiuto, la morale al successo. o e Rigettando il principio di non-contraddizione, levoluzione confonde disordine e armonia, valore e disvalore, spirito e materia, necessit` a 2 e libert`, vero e falso, bene e male e giusto ed ingiusto . a Secondo questo sistema ` possibile ogni assurdo, mentre ` radicalmente e e ` impossibile il mistero. E dicile giungere ad un errore pi` radicale di u questo.

7.5

Critica dellevoluzionismo panteistico

Levoluzionismo nega i seguenti primi principi della ragione: Principio di non-contraddizione: Ens non est non-ens Principio di identit`: Ens est ens; non-ens est non-ens a Principio della sostanza: Omne quod est, est substantia; phaenomenon est solum id quo aliquid apparet Principio della ragione dessere: Omne ens habet rationem essendi in se vel in alio Principio di causalit`: Omne contingens est ab alio ecienter causaa tum Principio di nalit`: Omne agens agit propter nem a
2

PIO IX, Syllabus, DS 2901.

55

Principio di mutazione: Omnis mutatio supponit subiectum mutabile Negazione del principio di causalit` eciente: a Levoluzionismo assoluto ` costretto a sostenere che il pi` viene dal e u meno, perch, secondo la sua dottrina, il principio reale di tutto le cose non ` e e da s n dalleternit` costituito e perfetto, ma si evolve e passa da uno stato e e a meno perfetto ad uno stato sempre pi` perfetto, il ch equivale a dire che il u e pi` perfetto deriva dal meno perfetto. u Dire che il pi` viene prodotto dal meno equivale a negare il principio u della causalit` eciente, perch quel pi` di ente che si trova nelleetto a e u sarebbe senza causa eciente e sorgerebbe dal nulla senza causa creatrice lente si produrebbe dal nulla. Gli evoluzionisti, pur di negare il principio di creazione, sono pronti ad accettare una manifesta contraddizione: infatti, la negazione del principio della causalit` eciente conduce alla negazione del a principio della ragione suciente e inne alla negazione del principio di noncontraddizione. Se qualcosa di non-esistente da s non ` nemmeno prodotto e e dallaltro, allora non ha ragione per cui sia piuttosto che non sia e quindi non si distingue dal nulla. Il pi` non si produce dal meno, ragione per cui la Prima Causa deve u precontenere eminentemente in se stessa tutte le perfezioni che si riscontrano e persino possono solo riscontrarsi nel mondo3 . Negazione del principio di nalit` - levoluzione nega che ogni princia pio agente debba agire in vista di un ne, almeno esecutivamente. Il principio di causalit` dice appunto questo: ogni agente tende, almeno esecutivamente, a al ne inteso o da lui stesso o da qualche agente superiore; lazione suppone lordinamento della potenza agente a tale determinato atto (come ad es. la vista ` ordinata alla visione) e a sua volta lordinamento passivo suppone e unordinazione attiva, ma solo lintelligenza ` in grado di ordinare, perch e e solo essa conosce la ragione del ne e quella dei mezzi rispetto al ne4 Orbene, secondo levoluzionismo, come ` noto, non esiste da s e da e e tutta leternit` unIntelligenza ordinatrice creativamente. a
3 4

Cfr. I, 2, 3 - 1., 2. e 3. via per dimostrare lesistenza di Dio. Ibid., 5 via.

56

Negazione del principio di mutazione - il principio dice che ogni cambiamento suppone un soggetto che cambia in qualche modo distinto dallo stesso cambiamento che in esso si realizza. Ora levoluzionismo assoluto confonde senza distinzione alcuna il soggetto dellevoluzione con levoluzione stessa che ` un perpetuo divenire. e La negazione del principio di mutazione conduce ad aermare un usso senza un soggetto uente, la vibrazione senza laria che vibra, il volare senza il volatile che vola, il pensare senza una mente che pensi. Negazione del principio di ragion dessere - Levoluzione non ha, secondo lo stesso evoluzionismo, nessuna ragione di essere n in s n nellaltro. e e e Non nellaltro, perch al di l` di esso non vi ` nessuna causa trascendente. e a e Non in s, perch levoluzione ` un movimento, un transito che non pu` e e e o dunque avere in s la ragione del proprio essere, perch lindeterminazione e e non ` la determinazione, n contiene in s la determinazione eminentemente. e e e Negazione del principio di sostanza - il principio aerma che ogni apparire suppone una cosa che appare. Ora secondo levoluzionismo assoluto non solo non vi sono sostanze diverse e plurime, ma non esiste nemmeno una sola sostanza, esiste solo un divenire universale senza soggetto, un fenomeno o apparenza senza un qualcosa che appaia. Negazione dei principi di non-contraddizione e di identit` - Levolua zionismo nega lopposizione assoluta fra ente e non-ente e aerma che lente si identica con il non-ente nel processo del divenire e per conseguenza nega che ogni ente abbia unessenza ben determinata. Invece, se la causa prima non fosse il supremo essere non ricevuto, vi sarebbe in essa la composizione dellessenza e dellesistenza e tale composizione rimanderebbe ad una causa superiore (4. via) poich, in virt` del e u principio di identit`, ogni composto ha una causa, perch ci` che ` vicena e o e devolmente diverso non conviene in un qualcosa di uno, se non tramite una causa che lo raccoglie in unit` 5 . a Levoluzionismo assoluto costituisce per assurdo la inconfutabile dimostrazione dellesistenza di Dio trascendente il mondo. Supponendo infatti la verit` del principio di non-contraddizione, si salva la necessit` di tutti a a gli altri principi della ragione e si dimostra rigorosamente lesistenza di Dio,
5

I, 3, 7 c.

57

primo Motore, prima Causa creatrice e suprema Intelligenza che ha ordinato tutto lUniverso. Se lo hegelianismo non esistesse, i teologi dovrebbero inventarlo a titolo di dimostrazione per absurdum.

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CAPITOLO 8 LAGNOSTICISMO

8.1

Lagnosticismo in genere

1. Denizione - ` il sistema secondo il quale la ragione umana non pu` e o conoscere altro che i fenomeni che sono e possono essere oggetto della nostra esperienza interna o esterna; tutto ci` che ` al di l` dei fenomeni o e a rimane sconosciuto ed inconoscibile. Se la ragione umana, come insegna lagnosticismo, non pu` conoscere o le cose sensibili come sono in se stesse nella loro sostanza, a fortiori non ` in grado di dimostrare lesistenza della causa prima, n` di sapere e e se questa suprema causa sia essenzialmente trascendente rispetto al mondo o se al contrario gli sia immanente. 2. Il fondamento dellagnosticismo consiste nella negazione del valore ontologico e trascendente delle prime nozioni e dei primi principi della ragione. Essi avrebbero solo un valore fenomenico, sarebbero cio` adate ti solo a farci conoscere i fenomeni e le loro leggi, per il resto sarebbero privi di ogni valore ontologico, inadatti a condurre alla conoscenza dellente sostanziale nascosto sotto i fenomeni suddetti. La sostanza non 59

sarebbe altro che un insieme di fenomeni e la causalit` una loro succesa sione. Privi come sono di ogni valore ontologico i primi principi sono a fortiori privi di valore trascendentale e per conseguenza inadatti a farci conoscere la causa prima e trascendente di tutti gli enti. 3. Conseguenze nella losoa della religione (a) Negative. i. Linconoscibilit` dellesistenza di Dio essenzialmente distinto a dal mondo che ` principio dellordine soprannaturale. e ii. Linconoscibilit` dellintervento miracoloso di Dio nel mona do ovvero linconoscibilit` del fatto della rivelazione confera mata dal miracolo. Lo stesso miracolo ` del tutto incone cepibile in quanto esso dovrebbe essere un fenomeno senza un antecedente fenomenico, il che contraddice il principio di causalit`. a iii. Anche se il fatto della rivelazione fosse conoscibile, la sua espressione non potrebbe essere che simbolica e metaforica. Le nozioni della nostra ragione infatti non sono adatte ad esprimere la realt` di un eventuale Dio, supposto che esista. a (b) Positive. Consistono nel tentativo di spiegare il fatto religioso riconducendo la variet` delle religioni esistenti nel mondo a dei fenomeni a primitivi nei quali si sarebbe originariamente manifestato il senso religioso. Cos` si approda allimmanentismo in quanto il senso religioso ` ben immanente al soggetto umano ed ` proprio esso e e che si costutituisce come la fonte assoluta di ogni religione, e allevoluzionismo, almeno dalla parte del soggetto umano rispetto alla spiegazione delle religioni. (A dierenza dellevoluzionismo assoluto lagnosticismo non insegna che Dio stesso ` evoluzione, e ma che il senso divino delluomo si sviluppa continuamente). Cos` lagnosticismo rimane una specie del razionalismo assoluto, poich secondo la sua dottrina la ragione umana, per quanto sia e molto debole, ` tuttavia perfettamente autonoma e suprema are bitra del vero e del falso, tanto superiore alla fede, quanto la spiegazione scientica ` superiore alla conoscenza simbolica. e

60

Da qui risulta evidente la diferenza tra la pretesa umilt` degli a agnostici che hanno sempre in bocca i limiti della ragione umana e lumilt` cristiana che conosce la sublimit` dei divini misteri in a a sottomissione e in ubbidienza di fede.

8.2

Lagnosticismo empirico
Si nega il valore ontologico dei primi principi della ragione, perch lidea e si riduce a qualche immagine composta dalla fantasia e in questo senso comune a cui si aggiunge un nome altrettanto comune. Si tratta dunque di un nominalismo assoluto. Limmagine composta si produce quasi meccanicamente secondo le leggi dellassociazione delle immagini in quanto le immagini simili si confermano a vicenda, quelle dissimili invece si escludono e si indeboliscono vicendevolmente. Secondo il nominalista Condillac la scienza non ` altro che linguaggio ben e costituito. Le nostre idee come immagini della fantasia rappresentano solo fenomeni sensibili, e quindi non hanno altro valore che quello fenomenico. Similmente il giudizio si riduce allassociazione di due immagini e il raziocinio a successioni empiriche di rappresentazioni. I primi principi della ragione sono dunque solo delle associazioni empiriche spesso ripetute ed ereditariamente ssate.

1. Impostazione losoca generale.

2. Filosoa della religione. (a) Parte negativa. i. Si nega anzitutto la conoscibilit` della causa prima. I princ` a pi della ragione, privi di valore ontologico, non possono elevare la mente al trascendente. La causalit` non conduce al di fuori a del mondo dei fenomeni. ii. Un eventuale intervento miracoloso di Dio che si rivela sarebbe indiscernibile. Il miracolo, in s al limite possibile, non e ` per` concepibile da noi in quanto esula dalla legge della e o causalit`. a

61

iii. Anche se la rivelazione fosse discernibile, essa non sarebbe esprimibile se non in termini metaforici. Infatti, i concetti della nostra mente e i termini del nostro linguaggio valgono solo nel mondo dei fenomeni e perdono ogni valore nel preteso ambito sopra-fenomenale. (b) Parte positiva - si sforza di spiegare i fenomeni religiosi. i. Secondo Spencer le religioni consistono in uno sforzo (nisus) dello spirito umano teso ad acquisire delle rappresentazioni dellIgnoto conformi alle nostre categorie e le nostre abitudini. Tali rappresentazioni non possono che essere metaforiche e persino contradditorie, ma sempre sono adatte a stimolare in noi il senso religioso. ii. Secondo A. Comte la religione si riduce alla morale e alla sociologia e come tale ` sempre necessaria. La scienza da sola non e basta ad arginare legoismo umano. Occorre dunque eliminare dalle religioni i dogmi metasici oggi obsoleti e mantenere la moralit` favorevole al progresso dellumanit`. La religione a a positiva ` dunque un culto dellUmanit`. e a Per i neo-comtisti come Lvy-Brhl e Drkheim la religione e u u consta di un insieme di dogmi e di precetti imposti dalla societ` umana ai singoli individui in vista del progresso sociale. a Il senso religioso ` dunque leetto individuale dellobbligo soe ` necessario credere nel progresso della societ`, sperare ciale. E a in essa ed amarla. A Dio si sostituisce lUmanit`. a (c) Secondo W. James il fatto religioso fondamentale consiste nella preghiera e nella fede di essere in rapporto con un Ente trascendente, supremo, dal quale si riceve aiuto e pace. Solo in seguito, per spiegare lesperienza religiosa, si formulano i dogmi che in verit` sono delle aggiunte accidentali sempre dipendenti dallo staa to attuale del pensiero umano (storicamente condizionati). Essi nondimeno possono essere utili per il tempo della loro validit` a storica, soprattutto se arginano legoismo. Non sono necessariamente assurdi, sono sempre indimostrabili, ma, se sono utili, praticamente sono veri. Il teismo che concepisce Dio come Creatore trascendente e personale ` meno probabile, ma pu` continuare ad e o essere predicato nelle chiese per la sua inerzia, al giorno di oggi per` tali formule sono ormai prive di vita. o 62

Non pochi modernisti1 fanno ricorso al pragmatismo di W. James. Si postules, in quo tamen haec credentis assertio nitatur, respondent: in privata cuiusque hominis experientia. In qua armatione dum equidem hi a rationalistis dissident, in protestantium tamen ac pseudo-mysticorum opinionem discedunt .

8.3

Agnosticismo idealistico
Si nega il valore ontologico dei primi principi della ragione in quanto tali principi si riducono, non gi` allimmagine sensibile, ma alle caa tegorie razionali puramente soggettive che si chiamano forme a priori dellintelletto. Tali categorie soggettive non possono fare nulla di pi` u che unire i fenomeni tra loro cos` da costituire una scienza dei fenomeni necessaria ed universale dalla parte del soggetto conoscente. Lunit` soggettiva della conoscenza scientica si costituisce progressivaa mente: le forme di sensibilit` (tempo e spazio) informano i fenomeni, a le categorie dellintelletto conducono ad un ordine pi` alto e inne u la sintesi soggettiva giunge al suo compimento tramite lapplicazione delle tre idee trascendentali della ragione che sono lidea del mondo (cosmologia), dellio (psicologia) e di Dio (teologia).

1. Filosoa generale (I. Kant).

2. Filosoa della religione. (a) Parte negativa. i. Viene radicalmente rigettata la possibilit` di una dimostrazioa ne speculativa dellesistenza di Dio. Il principio di causalit` a ha solo la funzione di unire soggettivamente i fenomeni successivamente apparenti nel tempo e non pu` condurre a qualcosa o di meta-fenomenico. Anzi, ogni volta che la ragione speculativa vuole sapare qualcosa di Dio necessariamente si implica in antinomie irrisolubili. ii. Il miracolo e il fatto della rivelazione sono inconoscibili, perch esulerebbero dalle leggi della causalit`. e a
1

Cfr. Pascendi, DS 3484.

63

iii. I dogmi non hanno valore trascendente, anche se venissero da Dio, ma sono esclusivamente espressioni metaforiche. Nella sua opera La religione entro i limiti della sola ragione 2 Kant riuta ogni valore alla fede storica, ecclesiastica o culturale - tale fede non potrebbe essere che simbolica e particolare di qualche setta ma non di tutta lumanit`, inne essa ` servile a e in contrasto con la legittima, anzi, doverosa autonomia della ragione. A causa della sua servilit` tale fede ` principio di inganno a e e di superstizione: credere alla rivelazione storica signica professarsi assolutamente certi dellesistenza di tale rivelazione, ma la coscienza morale proibisce di asserire come vero ci` che non o possiamo conoscere come vero . (b) Parte positiva. Secondo Kant, lesistenza di un Dio personale al di sopra dellordine fenomenale `, quanto alla ragione speculativa, unipotesi e probabile. Le antinomie scompaiono se si distingue tra lordine fenomenale e noumenale (intelligibile). La ragione pratica invece aerma lesistenza di Dio per un atto di fede naturale; essa giunge ingatti alla certezza soggettiva che esiste un Remuneratore che unisce la beatitudine con la virt` secondo il principio sintetico che u vuole il virtuoso degno di beatitudine inamissibile. La fede cristiana si riduce interamente alla fede morale fondata nelle esigenze della ragione pratica. i dogmi vanno interpretati naturalisticamente, perch la ragione pratica ` perfettamente aue e tonoma nel discernere il vero e il falso, il proprio e il simbolico nella religione cristiana. Lutero ha rigettato lautorit` della Chiesa e proposto il princia pio del libero esame, J.J. Rousseau ha suggerito linterpretazione naturalistica del Vangelo, Kant port` a compimento lopera della o pseudo-riforma riutando la stessa rivelazione divina. i. I protestanti liberali. SCHLEIERMACHER3 : Poco importa se lInnito ` essene zialmente distinto dal mondo o se gli ` invece immanente, e
I. KANT, Die Religion innerhalb der Grenzen der bloen Vernunft, Knigsberg 1793; o Smmtliche Werke herausgegeben von Rosenkranz, X., p. 130 ss.; cfr. ibidem, p. V, c. 5 a e 6. 3 Der Christliche Glaube nach den Grundstzen der evangelischen Kirche. a
2

64

purch lo avvertiamo in tutte le cose e rimaniamo in comue nione con Esso. In questa prospettiva si dice allora revelationem divinam externis signis credibilem eri non posse, ideoque sola interna cuiusque experientia homines ad dem moveri debere 4 . AUG. SABATIER sostituisce al metodo dellautorit` quello a storico e psicologico, mantiene i nomi di dogmi e di rivelazione, ma ne dissolve razionalisticamente i signicati. ii. Il modernismo. E. LE ROY nega la dimostrabilit` speculativa di Dio, la cui a esperienza sarebbe nondimeno certa in virt` dellesperienza u religiosa. Dio ` principio attivo dellevoluzione nel mondo e e nelluomo. Il miracolo ` eetto di fede viva (esperienza religiosa) dimodoe ch rimanga garantita la successione causale dei fenomeni e (fede miracolo). I dogmi hanno un signicato negativo e positivo-pratico: Negativo per escludere le eresie, positivo-pratico per costituire delle norme dazione. Tale dottrina fu condannata espressamente dalla Chiesa: Dogmata dei retinenda sunt tantummodo iuxta sensum practicum, idest tanquam norma praeceptiva agendi, non vero tanquam norma credendi 5 .

8.4

Difesa del valore ontologico dei primi princ` della ragione pi


Ci` che ` immediatamente evidente non ` dimostrabile direttamente, o e e perch la dimostrazione diretta evidenzia il mezzo dimostrativo tra il e soggetto e il predicato della conclusione. Ora, non si d` un termine a intermedio tra due termini immediatamente connessi. Ogni uomo possiede la naturale evidenza dei primi principi, evidenza, certo, non sensibile, ma intellettuale: perch anche al di fuori dei limiti e

1. Non vi ` una dimostrazione diretta. e

4 5

Prop. dannata dal Conc. Vaticano I, DS 3033. Decreto Lamentabili, DS 3426.

65

dellesperienza rimane valido che nulla pu` essere prodotto (divenire) o senza causa, ovvero, lente contingente dipende dallente necessario. Il motivo profondo di tale immediata evidenza sta nel fatto che loggetto primario dellintelletto ` lente, cos` che prima di ogni altra cosa e intuiamo lente (nelle cose sensibili) e le sue propriet`, prima ancora a di conoscere riessivamente la nostra stessa ragione e lidea dellente. Gli stessi agnostici, appena smettono di pensare al loro sistema, si attengono ai primi principi, ad es. desiderano che il loro discorso sia coerente. 2. Difesa diretta (per spiegazione di termini). La spiegazione manifesta la profonda dierenza tra i sensi e lintelletto, poich cognitio sensitiva occupatur circa qualitates sensibiles exe teriores; cognitio autem intellectiva penetrat usque ad essentiam rei 6 e il primo oggetto dellintelletto ` lente, perch ens est primum e e obiectum intellectus, et sic est primum intelligibile: sicut sonus est primum audibile 7 Le nozioni e i principi che esprimono non fenomeni sensibili, ma i sensibili per accidens che sono intelligibili per se e che ultimamente si riducono alla nozione dellente, hanno valore non solo fenomenico, ma ontologico. Ora, le prime nozioni e i primi principi esprimono non dei fenomeni sensibili, ma i sensibili per accidens che sono intelligibili per s e che e ultimamente si riducono allente intelligibile. Perci` le prime nozioni della ragione e i primi principi hanno valore o ontologico e non solo fenomenico. Il fenomeno, lapparenza delle cose ` per s` sensibile, oggetto per s e e e immediato dei sensi interni o esterni. Ma al di l` di questi fenomeni, a al di l` dei sensibili per s, luomo per mezzo dellintelletto apprende a e qualcosa di ben pi` profondo, ci` che ` sensibile solo accidentalmente, u o e ma per s intelligibile, come ad es. la sostanza e, soprattuto, lente e (delle cose sensibili). Lente infatti astrae da ogni qualit` sensibile, ma a si dice sensibile accidentalmente (a) perch spetta accidentalmente e a ci` che ` per s sensibile come al bianco capita di essere uomo e o e e
6 7

II-II, 8, 1. I, 5, 2.

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(b) perch dinnanzi alla presenza della realt` sensibilmente percepita e a esso viene immediatamente (senza un discorso raziocinativo) appreso dallintelletto. Ad es. vedendo un uomo camminare apprendo immediatamente con lintelletto che egli vive e posso dire di vederlo vivere, anche se la vita non ` sensibile per s come ad es. il colore. e e Lente non ` sensibile, ma ` qualcosa di pi` profondo, universale, ase e u tratto secondo la sua ragione formale da ogni materia: non ` fenomeno, e bens` la ragione dessere dei fenomeni. Lintelletto nulla apprende n e giudica se non per riferimento allente come la vista nulla percepisce se non in virt` del colore. Infatti, ogni nozione si risolve nella prima u nozione dellente, in ogni giudizio il verbo si riconduce al verbo ` e ogni e ragionamento manifesta una ragione dellessere della conclusione. La sostanza ` lente sussistente in s e non in altro. Lintelletto prima e e apprende lente esistente sotto i fenomeni e considera tali fenomeni come variabili, mentre lente rimane uno solo e sempre identico a s e medesimo. La causalit` eciente e la nalit` sono ragioni estrinseche di essere di a a una realt` prodotta: lecienza ` la produzione delleetto, la nalit` a e a ` lordine dei mezzi al ne. Tali ragioni di essere non possono essere e apprese per s se non dalla facolt` il cui oggetto formale ` lente, non e a e certo dalla facolt` che concerne propriamente i sensibili come colori o a suoni. Perci` le prime nozioni e i primi principi della ragione godono o di validit` obiettiva. a 3. Difesa indiretta (riduzione allassurdo). (a) la necessit` e luniversalit` dei primi principi della ragione. Obiezione: a a la causalit` ` solo legge sperimentale, quindi non ` impossibile che ae e al di l` dei conni dellesperienza qualcosa accada senza causa. Ma a in tal caso non si spiega la nostra certezza naturale che assolutamente nulla pu` vericarsi senza causa. o (b) la certezza naturale concernente il valore obiettivo della nostra intelligenza. Si dice che si tratti di illusione naturale, ma lillusione accade accidentalmente, mentre la natura ` per s. e e (c) il valore ovvero la capacit` illativa del sillogismo. Obiezione: la a maggiore come collezione dei singoli contiene gi` il singolo e cos` a 67

` una pura e semplice tautologia; oppure non lo contiene e allora e non conclude. Anch il sillogismo mantenga il suo valore oce corre concepire la premessa maggiore come veramente universale, trascendente i singoli e contenente ognuno di essi virtualmente. (d) il fondamento dellinduzione per passare dalla conoscenza delle istanze singole alla legge universale. Tale fondamento deve trascendere lesperienza: infatti, esso consiste nella ragion dessere - la stessa causa nelle stesse circostanze produce sempre lo stesso effetto, altrimenti la variazione delleetto sarebbe prima della ragion dessere. Ma secondo lempirismo non ci sono princ` necpi essari, sicch crolla ogni scienza e ogni metodo sia induttivo che e deduttivo. Lagnosticismo idealistico non riesce a spiegare: i. perch tutti gli uomini hanno la certezza naturale del valore e obiettivo dei primi principi. ii. esso deve inoltre ammettere i giudizi sintentici a priori, ma tali giudizi sono del tutto inspiegabili perch privi di ogni e motivo razionale obiettivo. Non si tratta n` di evidenza a e priori n di evidenza sperimentale, quindi siatti giudizi sono e ciechi e irrazionali. (e) lapplicazione delle categorie a questi fenomeni piuttosto che a quelli rimane pure del tutto arbitraria. Infatti un fenomeno sottosta alla sostanzialit` anzich alla causalit` perch il nostro intela e a e letto vede in esso, obiettivamente, vericarsi questo principio razionale piuttosto che laltro, ma proprio questo, lobiettivit` dei a principi, viene negato dallagnosticismo idealistico. Fichte correttamente conclude che, per mantenere coerentemente la soggettivit` dei principi della ragione bisogna sostenere che ana che i fenomeni stessi sono soggettivi, derivati dallinconscia proiezione della nostra anima. Tuttavia, se ha ragione Fichte, la nostra scienza si sostituirebbe a quella di Dio, perch allora essa sarebbe e in grado di causare le cose stesse. In genere lagnosticismo si riduce allassurdo. i. quanto alloggetto dellintelletto. Se lintelletto non conoscesse le cose stesse, ma solo le loro idee, non si distinguerebbe loggetto della conoscenza diretta (causalit` ad esempio) da a 68

quello dell conoscenza riessa (idea della causalit`). Ora, a latto riesso suppone latto diretto dal quale si distingue realmente. ii. quanto allidea e ai principi. Se nella conoscenza intellettiva diretta lidea non fosse un principio quo ma quod, allora la rappresentazione ideale non sarebbe pi` essenzialmente relativa u alloggetto rappresentato e non sarebbe pi` idea di qualcosa, u ma di nulla. In altre parole, lidea sarebbe nello stesso tempo e sotto lo stesso aspetto idea e non idea, il ch ` assurdo. ee Certo, nulla vieta che lente di ragione (idea) sia oggetto di conoscenza intellettiva riessa, ma tale riessione suppone la conoscenza diretta nella quale il termine non ` lidea, bens` la e realt` intelligibile. a Se la nozione di ente fosse priva di valore ontologico, il principio di non-contraddizione sarebbe solo una legge soggettiva della ragione, non legge della realt`. In questo caso si a potrebbe dubitare dellimpossibilit` extramentale dellassura do: il contradditorio (ad es. il circolo quadrato) potrebbe anche esserci allinfuori della nostra mente, ma in questo caso tale ente che ` nel contempo un non-ente sarebbe e non e sarebbe corrispondente alla nostra idea dellente. Questo ` e anche soggettivamente impensabile e non si riduce che ad un indegno gioco di parole di sapore sostico. Lidea dellente infatti ` semplicissima e qualcosa non pu` corrisponderle solo e o in parte: se qualcosa le ` conforme, ` ente; se non lo `, non ` e e e e ente aatto. Non si pu` negare il valore ontologico del principio di nono contraddizione pretendendo di mantenere quello logico, poich e questo deriva da quello. iii. quanto allatto del conoscere che ` essenzialmente intenzionale e ovvero essenzialmente relativo ad un oggetto conosciuto. Lagnostico, se mette in dubbio il principio di non-contraddizione quanto al suo valore ontologico, dovrebbe coerentemente dubitare della consistenza ontologica del suo stesso atto di pensare; egli non potrebbe dire penso, ma solo forse sto pensando e non-pensando. iv. quanto allintelligenza stessa che, senza la relazione allente, 69

rimane del tutto inintelligibile. Nulla poi ` pi` assurdo di e u questo: che cio` il principio di intellezione rimanga inintellie gibile.

8.5

Il valore trascendentale delle prime nozioni e dei primi principi dellente

1. Difesa diretta. Le nozioni delle prefezioni semplicemente semplici e analoghe non sono inadatte ad esprimere analogamente e propriamente lEnte perfettissimo e di fatto lo esprimono, se il mondo esige una Causa dotata di tali perfezioni. Ora, le prime nozioni di ente, uno, vero, bene, di causalit` e di a nalit` come pure le nozioni di intelletto e di volont` e delle loro propria a et` (sapienza, giustizia, misericordia ecc.) esprimono delle perfezioni a semplicemente semplici e analoghe. Perci` tali prime nozioni non sono per nulla inadatte ad esprimere o analogicamente, eppure propriamente, lEnte perfettissimo e di fatto lo esprimono, dato che il mondo ha bisogno di una siatta Causa trascendente. La dimostrazione si fonda sulla dottrina aristotelico-tomistica dellanalogia opposta sia al simbolismo equivocante dei nominalisti agnostici sia al realismo esagerato univocante e tendenzialmente panteistico. Perfezione semplicemente semplice ` quella che nella sua ragione fore male non contiene nessuna imperfezione, anche se esiste in un modo imperfetto nella creatura. Cos` lanimalit` comporta il limite del a la corporeit`, la vita invece non ha limite alcuno nel suo contenuto a quidditativo. Perfezione analoga: si distingue dallunivoco e dallequivoco. Gli univoci (t synnyma) hanno un nome comune, ma la ratio signicata dal a o nome ` semplicemente una - cos` animale si dice ugualmente delluoe mo, del bue e del verme, in quanto lessenza di ci` che ` animale o e (corpo vivente di vita sensitiva) ` assolutamente uguale nonostante le e dierenze speciche disuguali che tuttavia sono estrinseche al genere.

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Gli equivoci (t homnyma) hanno il nome comune, ma la ratio signia o cata completamente e sotto ogni aspetto diversa cos` che tra gli equivoci la similitudine ` solamente verbale e in nessun modo reale. Gli analoghi, e che Aristotele chiama anche equivoci non casualmente, bens` a ragion veduta sono simili katanalogh` ovvero tali che il loro nome ` coan e mune e la ratio signicata dal nome ` semplicemente diversa, eppure e sotto un determinato aspetto anche identica, identica pi` precisamente u secondo una certa relazione o proporzione.

Secondo lultima analogia di proporzionalit` propria, ovvero senza dea terminata distanza, non sembra sia impossibile che qualcosa si dica 71

propriamente e non solo meraforicamente di Dio e della creatura. Le perfezioni semplici esprimono dunque realmente qualcosa dellEnte Sommo perch ad Esso nulla ripugna se non in virt dellimperfezione. e u Gi` nellordine del creato esse sono analoghe e cos` pure rispetto ala lEssere per se sussistente esse si dicono secondo analogia, ma tale analogia ` intrinseca e propria. e LENTE si dice gi` nellordine nito analogicamente della sostanza e a degli accidenti. Il contenuto formale del concetto ente non racchiude in s nessuna imperfezione, perch esso astrae da ogni materialit` e e e a da ogni limite di genere e di specie, da ogni modo nito (potenziale). Perci` non ripugna in nessun modo che questo concetto esprima lEnte o perfettissimo secondo lanalogia determinata. Come la sostanza nita sta al suo essere, anch sia ente in s esistente, e e e laccidente sta al suo essere, anch sia un ente nellaltro, cos` non e ripugna per nulla che lEnte perfettissimo stia al Suo Essere e si dica ente da s o anche Sostanza (in un senso, ovviamente, trascendente ed e eminente). Similmente LA CAUSA EFFICIENTE e il FINE non comprendono nella loro nozione nessuna imperfezione e sono principi analoghi. Essi esprimono infatti immediatamente un rapporto allEnte in quanto sono delle ragioni dessere estrinseche dallente causato. Perci` causare o o produrre lente non implica nessuna imperfezione - lagente in quanto ` agente (attivo) ` solo e comunque perfetto. e e 2. Prova indiretta del volore trascendente delle prime nozioni e dei primi princ` pi. Se si nega il valore trascendente delle prime nozioni e dei primi principi della ragione, segue il dubbio circa lesistenza delle Prima Causa e quindi si comincia a pensare che qualcosa potrebbe accadere senza causa o che addirittura linsieme di tutti gli enti ` privo di causa. Ma se si due bita della causalit`, si metter` in dubbio anche la non-contraddizione, a a perch allora potrebbe darsi un qualcosa che non sia n da s n da e e e e altro e per conseguenza che non sia distinto dal nulla. Dubitare della distinzione tra il nulla e lessere ` il colmo dellassurdit`, perch allora e a e luomo non sarebbe certo nemmeno del suo atto di dubitare. La rivelazione dunque non ` impossibile. Dio pu` ordinare i nostri e o 72

concetti e formare da essi delle proposizioni esprimenti analogicamente, ma propriamente, la trascendente realt` divina. Il valore delle nozioni a strettamente de de non ` tuttavia dimostrabile antecedentemente alla e rivelazione (cos` ad es. la Figliolanza applicata alla seconda Persona della Santissima Trinit`). a

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