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Fulvio Carmagnola

23 maggio 2007

Tentativo di capire la nozione di obversione Filosofia illustrata Video Corridor uninstallazione di Bruce Nauman che compendia visivamente la nozione di obversione su cui ragiona Marco Senaldi (Senaldi 2003 p. 241). Consiste in un corridoio di alcuni metri di lunghezza. Alla prima estremit installata una videocamera collegata in circuito chiuso con uno schermo video dalla parte opposta. Il visitatore entra nel corridoio e viene ripreso di spalle mentre si allontana dalla videocamera avvicinandosi alla figura sullo schermo. Lesito inquietante: si vede uno sconosciuto che si allontana e si scopre che questo qualcuno estraneo, visto di spalle, irriconoscibile a prima vista, siamo noi stessi: lo spettatore si avvicina a un monitor in cui vede se stesso allontanarsi (Senaldi, ivi). Chi siamo noi che vediamo noi stessi come un altro che si allontana mentre ci avviciniamo? E che cos ci che vedo? unopera darte che pone domande filosofiche o un trattato di filosofia del soggetto illustrato da un artefatto?
immagine videocamera percorso del visitatore nel corridoio monitor

Si potrebbe osservare che qui si ha la visibile, estetica dimostrazione di uno stato del soggetto, della cultura, dellarte che Senaldi definisce appunto obverso. Gi Benjamin vedeva nel cinema unespropriazione (positiva) che poteva permettere laccesso alla scoperta dell inconscio ottico ma qui le cose sono andate ben pi avanti. In un certo senso io sono come nel caso della scatola di sardine di cui parlava Lacan in uno dei suoi seminari (Lacan, ) la cosa che mi (ri)guarda e che mi estranea, generata da ci che sta alle mie spalle. In un saggio recente, la studiosa americana Joan Copjec scrive che lepisodio della scatoletta di sardine raccontato da Lacan la seconda versione dello stadio dello specchio (Copjec , ). Forse allora potremmo dire che qui abbiamo la terza e (per ora) ultima versione. Ma qui, come Senaldi osserva, lo specchio stesso non c pi: e ancora una volta siamo condotti a riconoscere e non riconoscere noi stessi () percepiamo di essere e di non essere noi stessi (Senaldi, ivi, p. 205). Ecco il nucleo inquietante dellobversione. Siamo passati dallo stadio dello specchio allo stadio-video (Baudrillard, 1989). Ma perch lo stadio-video una fase ulteriore e pi radicale dello 1

stadio dello specchio? Perch porta dalla consapevolezza (immaginaria) della propria identit (lespressione giubilatoria di cui parla Lacan nel saggio famoso) alla consapevolezza della propria radicale dis-identit, del fatto di non essere mai completamente se stessi () siamo davanti a noi stessi come altri (Senaldi, p. 238). Linstallazione di Nauman anticipa e compendia inoltre ci che accade oggi, nella banalizzazione del reality show, ovvero il fatto che il mediale diventa immediato e limmediatezza vissuta diventa televisiva (ivi) amplificando e rendendo sistematico leffetto di estraneit che proviamo quando ci capita di passare davanti a una vetrina dove casualmente installata una telecamera che ci riprende mentre passiamo Genealogia e somiglianze In apparenza la nozione di obversione sembra una variante piuttosto astrusa di inversione. In fondo lobverso non forse linverso, il rovescio? Prima di provare a esaminarne le caratteristiche conviene osservare che questa nozione non poi cosi peregrina. In realt se ne possono rintracciare numerose analogie nelle vicende della pi recente ricerca filosofica e epistemologica. C innanzitutto una filiazione esplicita. Senaldi riprende infatti la lettura radicale del pensiero hegeliano del filosofo sloveno Slavoj Zizek. Nei suoi testi si trova un approfondimento del concetto di riflessione attraverso una rilettura originale e controversa di Hegel e Kant. In questa lettura lassoluto hegeliano o la Ragione non Altro (dallintelletto finito kantiano) ma piuttosto la ricapitolazione di tutti gli sforzi effettuati dal pensiero finito nella sua dinamica per raggiungerlo. Hegel dunque sarebbe un Kant portato alle estreme conseguenze. Va ricordato peraltro che un illustre precedente di lettura radicale di questo tipo costituito dai Tre studi su Hegel di Theodor Adorno . Questa lettura permette a Zizek di coniugare Hegel con Lacan declinando la nozione paradossale di futuro anteriore che si trova nelle rilflessioni dello psicoanalista francese :
il paradosso della riflessione che essa, retroattivamente, trasforma lo stato passato delle cose in ci che gi-sempre era veramente () il passato retroattivamente posizionato nella sua verit (Il Grande Altro, p. 59).

Naturalmente viene in mente anche un altro punto pi prossimo e evidente, la nozione baudrillardiana di simulacro alla quale si rif esplicitamente Senaldi, riprendendo anche il concetto di stadio-video. Si ricorder che per Baudrillard il simulacro supera la nozione di copia e di rappresentazione in quanto costituisce, per dirla in breve, la copia di una realt non preesistente e 2

dunque, per cosi dire, una seconda volta senza la prima (cfr. anche Perniola, 1980). Meno note sono forse altre analogie. Come ricordavo sopra, una somiglianza pu essere rintracciata nella lettura adorniana di Hegel. Pi indietro va ricordata la nozione di Dialektik im Stillstand (dialettica in stato di arresto, pi che di quiete come suonerebbe la traduzione tradizionale) che si trova negli scritti di Walter Benjamin. E utile ricordare che Adorno in uno dei Tre studi riprende la riflessione di Benjamin che ventanni prima aveva discusso criticamente con lamico , rintracciandone lorigine proprio in Hegel:
nella sua microstruttura il pensiero hegeliano () quello che Benjamin chiamava dialettica in stasi: comparabile allesperienza dellocchio rispetto alla goccia dacqua che sotto il microscopio comincia a brulicare (Tre studi tr. it. p. 184)

Dieci anni prima Adorno aveva gi tributato un tardivo omaggio allamico scomparso in un magistrale saggio dove osservava che Benjamin aveva praticato
() uno sfrenato abbandono alloggetto. Quando il pensiero si avvicina troppo alla cosa, questa diventa estranea come qualunque oggetto della vita quotidiana visto al microscopio (Profilo di Walter Benjamin ora in Prismi, tr. it. p. 246).

Il punto di riferimento hegeliano richiamato esplicitamente da Adorno (e probabilmente non conosciuto da Benjamin le cui fonti erano altre) il celebre passo della Fenomenologia dello Spirito in cui il pensatore di Stoccarda scrive che lapparenza un sorgere e un passare che n sorge n passa ma che in s e che costituisce leffettualit e il movimento della vita della verit (tr. it. pp. 37-38, corsivi miei). Si tratta dunque di una dialettica il cui oggetto si muove sul posto. E possibile a mio avviso rintracciare poi unanalogia meno evidente ma altrettanto interessante. Si tratta delle nozioni di ricorsivit e autovalore che si trovano nella ricerca di epistemologi della complessit come Heinz von Foerster e Francisco Varela. Ricorder solo uno scritto di Varela dedicato al tema della circolarit. Qui il neurofisiologo cileno osservava che VARELA Certo questi precedenti permettono di rendere meno isolata la singolare nozione di obversione e di situarla in una rete di gradi di parentela o di somiglianze di famiglia. Una rete la cui posta in gioco sembra essere il tentativo di mettere a frutto in modo non nostalgico quellassenza di fondamenti su cui il contemporaneo si trova oggi a meditare. 3

Va detto anche che il modello dellobversione non si pone come estraneo o incompatibile con la tradizione estetica che Senaldi rivisita scrupolosamente, anzi la definizione di estetica che ne costituisce il punto di partenza assolutamente classica e addirittura crociana: se per Croce essa scienza dellarte () continua sistemazione () dei problemi ai quali, secondo i vari tempi, d luogo la riflessione sullarte (Croce cit. in Senaldi p. 78) , anche nel testo di cui stiamo discutendo lestetica intesa proprio come riflessione filosofica condotta sul terreno dellarte (contemporanea) come dominio privilegiato, insomma ancora analisi filosofica dellarte (ivi p.180). Dove nasce allora la differenza? Proprio dal terreno immanente della storia e della tradizione dellarte. Restando su questo terreno si intravedono i problemi e le anomalie che conducono alla formulazione della nozione di obversione , per intrinseca dialettica appunto. Usi e significati del termine obversione Arriviamo cosi al punto centrale: che cosa significa questo termine e che cosha di specifico, pur tenendo presente la rete di somiglianze alla quale ho accennato? Va detto che la nozione stessa non mai esplicitamente definita in via preliminare ma piuttosto circola insistentemente attraverso esempi e usi. Cercher dunque di compiere una breve ricognizione di questi usi per individuare uno o pi nuclei di significato. In sintesi credo che siano rintracciabili alcune grandi figure: lincesto, larrotolamento, lalterazione dellAltro e la disidentit . A loro volta queste figure dialettiche ricorrenti, e emergenti nellanalisi delle vicende dellarte contemporanea a partire da Duchamp, generano cambiamenti strutturali nellimpianto di ispirazione lacaniana ovvero nella topica che collega il Simbolico, il Reale e lImmaginario. In sintesi, la situazione di obversione produce una disidentificazione o un rovesciamento del reale, una trasformazione del Simbolico (il Grande Altro lacaniano) in una istanza immaginaria denominata Pi Grande Altro, e dunque una pervasivit del regime dellImmaginario slegato dalla sua funzione di sostegno del piano simbolico (fiction). Questi cambiamenti strutturali nel loro complesso descrivono poi uno spostamento dal piano originario delle dinamiche psichiche al piano degli artefatti e delle dinamiche culturali e sociali. Questa situazione implica a sua volta una ulteriore dislocazione dei fenomeni artistici stessi: dalla filosofia dellarte al piano della riflessione sui media. Ne consegue infine una necessit di cambiamento dello statuto stesso della ricerca estetica, a mio avviso.

Una prima elementare definizione potrebbe essere la seguente: lobversione la caratteristica che definisce lessenza di un oggetto che sia, nello stesso tempo e sotto il medesimo riguardo, pi e meno di se stesso, senza possibilit di ri-soluzione o di ri-levamento. Un soggetto, un artefatto, un evento acquistano cosi laspetto dellindecidibilit e si trasformano in un terzo di una strana qualit (pp. 244, 251). In particolare, il sistema arte da un lato definisce la propria indentit in termini tradizionali attraverso la forma delle opere e la figura nobile dellartista ma dallaltro, indecidibilmente, in qualche modo si auto-falsifica entrando nella logica mediale dellapparizioneapparenza televisiva. Larte finisce cosi per diventare un terzo non-rilevato (aufgehoben) si potrebbe dire, un ready made di se stessa, secondo lespressione di Senaldi. Un oggetto elevato al rango non pi di Cosa sublime ma di Cosa in-decidibile. Ne consegue che anche lArte va trasformandosi nel godimento della sua auto-estraneazione (p.245) invece che nel sistema che permetteva il piacere estetico della libera contemplazione di un Simbolico rappresentato in Opera . Lincesto - Possiamo partire di qui per cercare di individuare i tratti della prima figura che pare assere anche una sorta di punto di partenza storicocronologico, dal momento che pu essere fatta risalire alle pratiche duchampiane. Come noto, la tradizione di ricerca dellantropologia strutturale fonda la grande dmarche tra natura e cultura proprio sulla proibizione dellincesto. Essa istituisce il Simbolico , la possibilit di sviluppo della cultura umana, sullesogamia. Senza questa proibizione fondante, riassume con molta precisione Senaldi, la struttura simbolica collasserebbe. Questa condizione di proibizione dellautoreferenzialit come vincolo di base per listituzione dellordine che Lacan a sua volta definir Simbolico pu essere estesa anche allarte e alla sua storia. In quanto fenomeno simbolico per eccellenza, la stessa produzione artistica si basa a sua volta su un equivalente del tab che istituisce una forma specifica di esogamia: loggetto non pu e non deve coincidere con la sua stessa rappresentazione, ci deve essere una differenza che fonda la somiglianza e istituisce la distanza mimetica come tale. Insomma, se in ogni struttura simbolica efficiente troviamo () un tab () che chiude la struttura a patto di marcare unapertura, un vuoto allora anche nel caso dellarte si tratta di introdurre questo specifico vuoto o differenza che ne costituisce il dispositivo e ne permette la sopravvivenza. Ora, il tab dellarte consiste nella proibizione di produrre loggetto stesso piuttosto che la sua rappresentazione (p.16). Ne deriva la necessaria distinzione tra immagine e cosa. Il celebre racconto della gara tra Zeusi e Parrasio illustra magnificamente proprio questa circostanza: lefficienza simbolica della mimesi deriva dalla scoperta riappacificante che la rappresentazione non loggetto, bench labilit dellartista consista nellavvicinarvisi in modo asintotico: io ho ingannato i passeri, ma tu hai 5

ingannato me, ammette il perdente. Il che implica una tonalit decisiva: non va messo laccento sullinganno, ma dallaltra parte. Linganno infatti si rivela come tale , si toglie, aufgehoben, e la realt restituita alla sua primariet. E proprio questo che non pu pi accadere dopo Duchamp. Si pu dire che loggetto-obverso nasce con la violazione del tab con la trasformazione della differenza discernibile tra cosa e rappresentazione in un terzo essere indiscernibile il simulacro, forse, per usare il lessico di Baudrillard.. Duchamp ha commesso lincesto in seguito al quale risulta impossibile liberare reciprocamente la cosa e la rappresentazione nella loro differenza. Lartefatto che ha violato il confine diventa, in se stesso e senza possibilit di uscita, lopposto di se stesso, intimamente e indecidibilmente spostato per sempre. Nasce cosi unarte ritornata in s in quanto completamente perduta come tale () intimamente resa instabile (p.21). Ma questo incesto che caratterizza il movimento/non-movimento o loscillazione, non somiglia appunto alla Dialektik im Stillstand di Benjamin, dove loggetto sottoposto allo sguardo oscilla indecidibilmente senza potersi stabilizzare , senza poter trapassare offrendosi infine alla quieta contemplazione dello spettatore? E a sua volta questa fornicazione della cosa con se stessa non getta una nuova luce sulla strana definizione hegeliana di apparenza come ci che n sorge n passa? Incontriamo qui una notevole caratteristica: nella dialettica dellobverso, come in quella benjaminiana, c qualcosa, appunto, che non sorge e non passa, ma permane oscillando sul posto come loggetto uguale a x di cui parla anche Deleuze a proposito di Proust. Lincesto, lo stato miticamente presimbolico , osserva Lvi-Strauss alla fine de Le strutture elementari della parentela, in realt la proiezione del sogno antropologico di un vivere con s , uno stadio mai esistito proprio perch la cultura e lumano cominciano a valle di questa cosa da sempre perduta. Luomo costretto a nascere come tale proprio nella sua perdita alienandosi nel Simbolico, se vuole vivere nella Cultura: LEVI STRAUSS Allora il readymade viola questa condizione? Duchamp realizzerebbe forse non per primo dal punto di vista temporale, ma certamente per primo dal punto di vista della consapevolezza teorica il loop irrisolvibile tra le due entit la cosa e la sua rappresentazione che la cultura permetteva di distinguere , con la nascita di quel terzo irrisolto che appunto loggetto incestuoso. Tra la cosa fisica, empirica, e la rappresentazione corre insomma un rapporto di differenza e di rilevazione simbolica che permette la mimesi. Mentre tra la cosa fisica empirica e il readymade corre il rapporto , si potrebbe dire, che c 6

tra Sache e Ding, tra la semplice cosa di esperienza e questa inquietante medesimezza incestuosa che ci ricompare davanti nelle vesti di opera: come posso distinguerle, se la loro apparenza visibile la medesima, come accade nel film sugli Ultracorpi che costituisce uno dei topoi privilegiati da Senaldi? (cfr. Piotti-Senaldi, , pp. ). Larrotolamento - Il readymade mette in corto circuito la rappresentazione perch presenta un rapporto tra la cosa e la Cosa, tra Sache e Ding. Il risultato che il sogno fenomenologico di pervenire appunto alle cose stesse si trasforma in un incubo. Il cortocircuito tra Sache e Vorstellung non si risolve ma si condensa nel readymade , die Sache selbst spostata rispetto sia alla rappresentazione (il Simbolico, la Differenza) sia rispetto alla propria naturale destinazione empirica. Mentre il rapporto Sache/Vorstellung simbolico, il rapporto Sache/Ding, e il rapporto Ding/Vorstellung sono entrambi incestuosi.
SACHE rappresentazione simbolica incesto VORSTELLUNG incesto DING

E tuttavia c un altro modo per descrivere lincesto. Si tratta dellarrotolamento. Lo troviamo anche nella figura epistemologica del loop ricorsivo, che nel lessico di Heinz von Foerster assume il nome di autovalore. Lepistemologo austriaco fa la seguente domanda: come completare in modo corretto la frase Questa frase ha (x) lettere ? (Foerster, tr. it. 1987) Ecco un interessante caso di avvolgimento o arrotolamento. La corretta risposta a questa domanda implica due ragionamenti. Si tratta per cosi dire di far coincidere i due lati della sfoglia del significante, in modo che essi si riverberino correttamente sul piano del significato. Perch la frase sia corretta (perch significhi ci che dice) perch dica la verit, insomma perch il linguaggio faccia il suo mestiere, occorre che qualcosa vada a posto nel punto x. E qui arriviamo alla questione del significante: devono essere soddisfatte due condizioni (i due strati della sfoglia). Deve essere il numero giusto ovvero una parola, un significante, che dire la verit sul numero giusto di lettere del significante stesso (la frase in quanto item linguistico) perch le condizioni di verit siano soddisfatte. Insomma c unoperazione che si deve svolgere sul piano del significante 7

stesso, occorre letteralmente contare il numero delle lettere e eventualmente cambiare la parola (x) in modo che i piani coincidano . Una variazione del significante - diciamo, tra la parola frase e la parola proposizione - pu cambiare tutto riflettendosi su entrambi i piani. Ma c una sottigliezza ulteriore che rende questo esempio interessante: lincesto, per cosi dire, originario perch la referenza (il piano del significato) truccata. O meglio: il piano di realt rispetto al quale la frase deve essere vera o falsa , in realt, lo stesso piano del significante. La condizione riflessiva originaria o, per dirla con Varela, anche in questo caso non possiamo mai uscire da noi stessi. Il numero che scrivo in lettere entra in loop con il resto della frase (cio con lintero significante) e pregiudicher il valore di verit ovvero il rapporto con il significato. Proviamo adesso a guardare la cosa con gli occhiali concettuali di Zizek ( e di Senaldi). Innanzitutto si scopre che nella lingua stessa c una piega, un doppiofondo (una sfoglia). La cosa stessa espressa con segni o meglio costituita da segni (Senaldi, cit. p. 285). C insomma uno stato obverso del linguaggio stesso, un altro dal linguaggio al suo stesso interno. La differenza non pi tra limpotenza del linguaggio e la ricchezza delle cose che lo sorpassano la situazione descritta nel Chandosbrief di Hoffmansthal ( 1906) ma tra il linguaggio come servile strumento e la Cosa che esso stesso si rivela. La Cosa il linguaggio stesso con Hegel, ma in un certo senso rovesciandolo. Joyce aveva individuato questo aspetto del linguaggio che Lacan definir appunto come la sua Cosa, il suo reale. Joyce rappresenta dunque lo stadio ulteriore rispetto alla posizione ancora rappresentazionista di Hofmannsthal. Il linguaggio non solo non ha il potere di rappresentare, di esaurire entro se stesso il mondo, ma obverso rispetto a se stesso. Il suo potere riflessivo (parlare di s come oggetto) e la sua impotenza (lentrata in loop) sono la stessa cosa, come osservava Deleuze a proposito di Bartleby: DELEUZE Questo eccellente esempio non forse degno di figurare nel catalogo incestuoso accanto allinstallazione di Nauman? Ci che Foerster definisce autovalore somiglia proprio alla splendida espressione arrotolamento usata da Senaldi (p.77). Le cui conseguenze implicano la fine dellisolamento sovrano della cosa l fuori, di quel presunto in s che il ragionamento, il pensiero, la rappresentazione dovrebbero raggiungere o almeno tendere asintoticamente a raggiungere.

Lalterazione dellAltro - o la fine dellin-s - sono strettamente collegate allincesto. LAltro non pi lalterit rassicurante sulla cui differenza strutturale poteva essere fondata lidentit stessa della rappresentazione. E questa la conseguenza dellaffermazione secondo la quale Hegel sarebbe un Kant portato allestremo, e lin-s non sarebbe altro che il riassunto dei tentativi del finito per raggiungerlo: lin-s non il trascendente,
tutto il contenuto dellessere immutabile () il processo di autodissoluzione del movimento in quanto contraddittorio () ci che la coscienza considera come cammino verso la verit () gi la verit () il vero in-s non in alcun modo nascosto nellaldil trascendente. Tutto lerrore della coscienza sta nel non avvertire che il processo da lei ritenuto esterno alloggetto gi loggetto () loggetto, il suo dato rigido, si risolve nel reticolo delle mediazioni dei processi formali () limpensato del pensiero non il surplus trascendente, linconcepibile x del suo contenuto oggettuale, ma la propria forma () il passaggio alla verit porta lo statuto ontologico delloggetto a pardersi e a dissolversi (Zizek, Looking Awry, tr. it. 2003, pp. 25-27).

Eppure dellobversione non pare si possa dire che tutto si risolva in unidentificazione delloggetto trascendente con il movimento stesso della riflessione o del comprendere, del contenuto con la forma. Qualcosa continua a fare ostacolo alla risoluzione, al rilevamento, alla felicit del processo, diremmo. Anzi, lo Spirito stesso obverso, come se ci fosse al fondo di questo hegelismo radicale un nucleo che vi si rifiuta. Senaldi scopre un effetto perverso della riflessione, che a mio parere mentre riprende Hegel ne falsifica anche lesito. Se insomma per effetto dellincesto la rappresentazione non mantiene pi la distanza dalla cosa , certo perch la cosa stessa scompare o si rivela inesistente. Larrotolamento implica unalterazione dellaltro o una fine dellin-s . Ma dove scompare la cosa? Sotto la rappresentazione come pensava Baudrillard, generando quel terzo che il pensatore francese definiva simulacro? In realt se seguiamo questa deriva saremmo portati a pensare che essa non ci sia mai stata se non come effetto di rappresentazione. Nello stato attuale dellarte, conseguente alla rivoluzione delle Avanguardie, prevale la riflkessione (il processo) sullesito (loggetto). La qualit delloggetto (opera) diventa cosi indifferente, e qualunque oggetto pu rappresentare lo spirito. In questo senso tutta larte diventa concettuale. Ne consegue che, come osservava Benjamin nella sua opera pi famosa, laura dellorigine sparita dagli oggetti. Ma soprattutto, mettendo lo stesso Benjamin in cortocircuito con Hegel, ci che si ottiene un esito paradossale: quello che inizialmente aveva lapparenza dellin-s, di originario, rivela la sua natura di duplicato e non solo di prodotto. Lunica Cosa che sopravvive nella sua apparente alterit non lopera, loggetto, ma il sistema, sfera distinta al di l delle opere. E cosi nemmeno il singolo oggetto possibile senza il sistema stesso. Il cortocircuito tra oggetto (opera) e il sistema (Arte) vanifica 9

la distanza simbolica che era alla base dellefficienza dellArte come Grande Altro. Si potrebbe dire che lesistenza del sistema Arte rende ora indistinguibile il singolo artefatto dal sistema stesso . Si crea qualcosa di simile non alla risoluzione ma a quell ingorgo libidico di cui parlava Freud in ben altro contesto. Non abbiamo mai die Sache selbst , non la raggiungiamo mai perch la stessa sporgenza creatrice, che darebbe vita ai cosiddetti prodotti dellimmaginazione, appare gi progettata ogni volta, in quanto evento, accadimento, discontinuit, per entrare in loop con il sistema che la possa legittimare ri-producendola in quanto incona mediale e mediatica. Insomma raggiungiamo un esito pi lacaniano che propriamente hegeliano. Infatti
ogni volta che raggiungiamo la cosa x () essa si rivela chiaramente carente, a meno che non sia sdoppiata nella sua controfigura immaginaria. () una volta raggiunta (ossia divenuta per noi) la cosa-in-s rischia di perdere ogni valore e ogni senso (Senaldi, ivi, p. 246),

Ne scaturisce una formazione specifica, questa si originale e differente dalla modernit. Essa si basa sullindistinguibilit per esempio, tra arte e vita, dove entrambe le cose sono a loro volta altro da s. Il medium, il dispositivo mediale, trasforma infatti il negativo (laltro come opposto a -, la vita come opposto allarte e viceversa) in sembianza di negativo. Non gli sottrae allora forse con questa operazione proprio quella immane potenza che in Hegel spingeva il movimento dialettico? Ecco che la dialettica si ferma su ogni termine senza risoluzione, e lhegelismo in qualche modo si invera contraddicendosi. E appunto larrotolamento: la condizione mediale arrotola su di s la consistenza degli opposti spirituali (p. 77). Non accade qui qualcosa di imprevisto anche rispetto alla stessa dialettica hegeliana? Qualcosa di pi simile allinquieto Stillstand di Benjamin? Lopposto non consiste, non fa resistenza, dunque non viene rilevato. Insomma lobverso /non lopposto, privato com della potenza del negativo. Nellobversione, pare, nessuno degli opposti davvero un opposto, in grado dunque di muovere per forza propria, in virt della sua microstruttura (Adorno) verso il suo rilevamento. Entrambe (Arte e Vita) vengono cosi espropriate in una terzit : non-arte che anche non-vita. Questa alterit perduta il regime mediale. Ognuno dei termini che vi compaiono, arrrotolato com su se stesso, non pi un vero opposto, ma solo il suo sembiante (parola di origine lacaniana). Ciascuno diventa in s il negativo che non si toglie, la Vita diventa non-vita (vita sullo schermo, scriveva qualche anno fa Sherry Turkle) e solo cosi pu diventare unArte necessariamente non-arte. Dialettica bloccata, nuova versione dello Stillstand nella quale la non-arte non pu pi essere un vero Altro, sfondo vitale (il mondo-della-vita) sul quale la Forma pu costruire la propria identit, 10

il proprio contorno. Senaldi interpreta cosi in modo veramente radicale e inquietante quel fenomeno su cui tanto si discusso, lestetizzazione della Lebenswelt. Non pare dunque che la Cosa scompaia dietro il proprio simulacro che lha usurpata e che gli eventi non abbiano pi luogo, secondo lipotesi di Baudrillard. E che lessenza stessa si rivela, in se stessa, un altro da s, lEvento gi da sempre un non-evento. Dunque irrilevabile (e propriamente irrilevante). Che cosa accade dunque allArte? Essa non incontra alcun altro e non alcun altro, dato che laltro irrilevabile gi in se stessa e essa subisce il fascino della realt senza essere () in grado di esorcizzare la spinta sublimatoria in rappresentazione estetica (Senaldi, ivi, p. 85). E daltra parte il reale in se stesso rovesciato. Se classicamente il trauma era descritto come incontro con lAlterit, qui traumatica non la comparsa di un realechoc che rende impossibile la rappresentazione irenistica della forma, la rappresentazione simbolica ma lincontro con la circostanza che il reale stesso /non se stesso. Gi intriso di sembiante, di immaginario, gi predisposto alla medialit, il reale non fa pi opposizione. Lobverso indistinguibile, dunque. Ma da che cosa? Obverso un ente il cui concetto separato da se stesso in se stesso, osserva Senaldi (p. 88). Pare che lindistinguibilit generi unimpossibilit di uscita. Come uno stato gelatinoso delle cose in cui gli opposti perdono ogni possibilit di resistere fino a spezzarsi in altro che li superi, e la realt non fa pi resistenza allazione artistica perch anchessa esce da questa dialettica profondamente cambiata (ivi p. 113). Nella pi aggiornata lettura dellevoluzione del pensiero lacaniano gli interpreti individuano una scansione temporale che partendo dallaccentuazione sullimmaginario (lo stadio dello specchio come formazione dellio dello scritto del 1946) e passando attraverso la fase di insistenza sul simbolico caratteristica del periodo di influenza del pensiero strutturalista (il cosiddetto Discorso di Roma , 1953) approda infine a unattenzione prevalente verso la dimensione o il registro del reale nellultima fase di sviluppo del suo pensiero (Recalcati, ). Questa lettura certo filologicamente corretta eppure sembra trascurare le conseguenze dellapplicazione della potente topica lacaniana al di fuori dellambito specifico della psicoanalisi. Vi appare infatti, seguendo la trama concettuale del lacanismo, un predominio dellistanza o del dominio dellimmaginario nella specifica forma della medialit - ed questa la dimensione nella quale si muove Senaldi nellanalisi dei fenomeni artistici. Si pu ripetere con Baudrillard che il reale si eclissato (tranne poi ricomparire sotto forma di evento assoluto con lattentato alle Twin Towers) oppure cercare di mostrare seguendo Zizek che il reale stesso ha cambiato 11

aspetto. E questa la traccia da seguire per comprendere la nozione di obversione. La dis-identit - A questo punto conviene accostare unultima figura, la disidentit radicale. Questa situazione finisce per stravolgere la stessa nozione di riflessione/riflessivit che pure sembra avere in Hegel la sua origine e il suo esplicito richiamo. In che consiste lidentit obversa? Gli opposti non si tolgono reciprocamente ma ciascuno /non sia rispetto allaltro sia rispetto a se stesso (Senaldi p. 204). C una radicale dis-identit, differenza e contraddizione esattamente di s con s medesimo - ovvero, un oggetto obverso quello la cui identit diventa riflessiva . Larte pu funzionare non stagliando la propria forma pura o il contorno dellopera per differenza con laltro (la realt esterna), ma solo mettendo in discussione la propria stessa forma identitaria , insiste Senaldi (p. 113). Una importante conseguenza che ne deriva la seguente: tutti i fenomeni di bordo, di marginalit e di comportamento critico e creativo, rilevava recentemente anche Mario Perniola, ne risultano integrabili a priori (Perniola, in Agalma 3) . La perversione lobverso della sovversione o dellestraneit rispetto al potere, come il desiderio gi prescritto dalle regole dellimmaginario. Lidentit di questi fenomeni gi progettata inconsciamente o consapevolmente, in anticipo, in vista della medialit e non in opposizione a questa. Se ne potrebbero dare numerosissimi esempi. Seguendo questo ragionamento allestremo potremmo constatare come proprio il massimo evento traumatico del nostro tempo, lattentato del 2001, sia stato pensato e progettato accuratamente (anche) in vista della sua ricorsivit mediale e dunque secondo le sue regole. E sia dunque, non tanto la resurrezione del Simbolico come scambio senza contropartita, secondo linterpretazione di Baudrillard (Lo spirito del terrorismo) ma al contrario lestrema e sofisticata punta dellImmaginario che ne conferma il definitivo dominio:
Una falsit originaria mediale mette in loop levento sovversivo e gli conferisce unidentit obversa INDECIDIBILITA progettata che contrasta con in vista di

Arriviamo cosi a un ultimo punto. Si pu dire che nella fase obversa ogni elemento della realt e della stessa rappresentazione cambi aspetto. Diventi 12

indecidibile, o meglio si dis-identifichi, per effetto dellincesto con se stesso (prima figura) che produce arrotolamento (seconda figura) e vanifica lalterit (terza figura) ovvero, infine, sia altro da s in s. Ma questo carattere investe la stessa nozione hegeliana di riflessione, e la sua interpretazione che si vista in Zizek (cfr. sopra). Nello spazio mediale immaginario i valori e i criteri simbolici, osserva Senaldi - la distinzione, lalterit, lopposizione vero/falso sono in blocco oggetto di scherno (p. 252). Che cosa diventa allora propriamente la riflessione? Non una qualit del pensiero o del soggetto ma una qualit del fatto stesso. E beffardo non lo spirito che incarna lastuzia della ragione, ma il banale fatto stesso che gli eventi abbiano senso solo allinterno della cornice mediale, in quanto pensati e costruiti solo in ragione di essa (p. 252). Lo spirito un osso, ma losso il banale, lindifferente - sono gli eventi nel medium che hanno perduto il loro potere di Stoss. LImmaginario si fa beffe, riflessivamente, dello stesso Reale. Per questo nellobversione la riflessione stessa cambia aspetto, per cosi dire: non pi la possibilit di porsi allesterno di se stessi per osservarsi il potere riflessivo del linguaggio sulle sue proprie attivit ma anche, nel verso opposto, il ricadere della riflessione al di qua di se stessa, in oscillazione perpetua e senza soluzione. Riflettere diventa allora rendersi conto (dalla parte del soggetto) dellimpossibilit di uscire dal loop. In questo senso beffardo la ragione lintelletto stesso che si capito, per riprendere le osservazioni di Zizek, ma con un esito differente. Inoltre , dal lato delloggetto, si presenta una seconda sfumatura: loggetto obverso e riflessivo non compatto non ha forma. Non assegnabile a un dominio specifico. Larte e deve essere indistricabilmente anche spettacolo mediale, anche quella vita-non-vita che il medium produce e riflette. Lo specchio non restituisce ma allontana, come il monitor di Nauman. Se in Hegel gli opposti si tolgono reciprocamente, qui invece nulla tolto e nulla risolto. Si direbbe allora che ci siano, per cosi dire, due livelli di obversione. Un primo livello riguarda la dialettica intima di ogni oggetto che si sottrae in questo modo alla consueta nozione di identit, e che supera anche la nozione di identit come relazione di riconoscimento (hegeliana): il padre padre in quanto in relazione di alterit rispetto a- (il figlio) Qui il riconoscimento invece dis-identifica, porta alla conclusione che ciascuno /non se stesso in relazione a se stesso e in relazione allaltro. Ci si ri-conosce disconoscendosi. A un secondo livello, che chiameremmo istituzionale o sociale, si costituisce limmaginario mediale come lObverso per eccellenza. E il sistema che succede allAltro (simbolico) in dissoluzione, e che Senaldi definisce come il Pi Grande Altro (immaginario). Il Pi Grande Altro lobverso del Grande Altro, il risultato della constatazione che questo (il Grande Altro) non esiste. 13

I due livelli, la micro e la macrostruttura, si rispecchiano. Nellimpossibilit di passare-in-altro la dialettica dellobverso cosi pare verificare e insieme falsificare la strategia hegeliana. Insomma il risultato della dialettica obversa una ironica vittoria/sconfitta della riflessione: invece di posizionare/ricapitolare il passato nella sua verit (Zizek, cit.) essa lo rivela come intimamente falso. Questa potenza che chiamiamo immaginario Cerco di rassumere. La cosiddetta morte dellarte anticipata da Hegel (meglio: il fatto che larte sia diventata per noi cosa del passato) ha assunto oggi un nuovo significato, il suo farsi altro da s rimanendo se stessa, cosi che anche lArte va trasformandosi nel godimento della sua stessa autoestraneazione (Senaldi, p. 245). Godimento e non piacere, riflessivit autoestraniante e non pura liberazione nella condizione immaginativa di un Altro simbolico nel quale, per cosi dire, ci liberavamo in immagine o anticipavamo in immagine la condizione della fine dellestraneazione stessa (come pensava Schiller). Lobverso sarebbe dunque .
- in primo luogo il carattere di una cosa che in se stessa anche altro da se stessa senza soluzione - in quanto oscillante in s infinitamente, priva di una collocazione stabile nel campo del Simbolico - in quanto si rivela gi-da-sempre allontanata dallorigine (come accade, ad esempio, per limmagine del Passages di Benjamin) - e in quanto non mai stata se stessa e quindi attraverso la riflessione non torna nel suo vero s ma ne scopre la definitiva falsit originaria.

Non resta altro allarte, conclude Senaldi, che rinunciare alla propria (mitica) identit per essere finalmente allaltezza del proprio compito nel contesto di questa potenza che chiamiamo immaginario (ivi, p. 253). E possibile trarre alcune provvisorie conclusioni dalle considerazioni precedenti. Che cosa descrive, a che cosa serve la nozione di obversione nel panorama attuale dellestetica? Credo che la tonalit originale della nozione di obversione consista nella sua specifica funzione e nel suo impiego che sembra essere quello di riuscire a reinterpretare efficacemente lidea stessa, abusata e dunque corrosa, di immaginario. Limmaginario diventa il dominio mediale e insieme la potenza o listanza sociale e culturale che definisce il presente - e al suo interno rende possibile rileggere nella loro centralit tuttora esemplare i fenomeni dellarte contemporanea. Una volta di pi: limmaginario non pu essere ingenuamente descritto come larchivio delle immagini culturali n come la riserva di senso rispetto alla banalit delleffettuale, dellesistente come vuole una tradizione che risale grosso modo al Romanticismo. Insomma non pu essere identificato con la 14

facolt creativa dellimmaginazione. Limmaginario piuttosto un terreno impuro e pervasivo, unistanza impersonale o una potenza, come scrive Senaldi, che prescrive il nostro desiderio e nello stesso tempo, aggiungerei, un terreno di scontro, un contested terrain come si esprimono alcuni esponenti dei Cultural Studies. Lesito pi importante delluso della nozione di obversione per la ricerca estetica contemporanea, a mio avviso consiste nel fatto che, per via immanente secondo le buone leggi della dialettica hegeliana radicale sulle quali si fonda lasse genealogico che da Senaldi conduce a Zizek e da questi al cot hegeliano di Lacan stesso ovvero accettando in questo caso proprio il punto di partenza tradizionale che identificava lestetica con la riflessione filosofica sullarte proprio seguendo e radicalizzando questa traccia e osservando la concreta fenomenologia delle opere contemporanee, lestetica stessa arriva necessariamente a trans-propriarsi. Arriva insomma a comprendere come suo conseguente dominio attuale non pi la nozione purificata di opera darte, paradiso terreno che gli uomini producono senza poterlo abitare secondo una celebre definizione di Gyoergy Lukcs, ma proprio quellaltro-in-se-stesso che larte diventata. Questo dominio richiede allestetica, per fedelt alle sue stesse leggi, di uscire da se stessa. Di accettare non solo un allargamento della sua sfera lestetica diffusa nella sua veste, diciamo cosi, pi pacifica ma una vera e propria dis-identificazione, un addio non nostalgico alla nozione centrale di opera tradizionale. Lestetica che segue fedelmente il proprio percorso di filosofia dellarte diventa essa stessa obversa. Ma in quale direzione avviene questa operazione? Qual il terreno dellobverso che, originatosi come mostra Senaldi allinterno delle dinamiche dellarte, se ne disloca? La nuova identit dei fenomeni estetici consiste nel dis-identificarsi nel terreno mediale, risponde Senaldi. Non possiamo pi identificarci nel fenomeno artistico in senso stretto non perch larte sia troppo stretta o perch sia stata sconfitta dalla massificazione e dalla volgarit dei media. Lobverso ci che larte stessa ha fatto di s, e forse lunica cosa davvero importante che essa ha oggi da dire al mondo. E larte stessa che non pi se stessa, nel senso della sua identit tradizionale, non perch ha perduto la battaglia ma perch lha vinta - giusta in questo caso una ulteriore versione della profezia che risale a Baudrillard. Anzi, larte ha stravinto. Il nuovo terreno dellobverso quello dove confluiscono arte, medialit, spettacolo, comunicazione, Brand, cinema videogame, televisione, reality. A questo terreno ci ha portato larte stessa questo, mi pare, il senso della dinamica storica che dallalienazione conduce allobversione. Cosi la dialettica dellobversione che ho cercato brevemente di descrivere ci libera anche non diceva Lyotard che il post- uno stato di nascita e non di morte, la fine del lutto e non il proseguimento crepuscolare del lutto? dallossessiva convizione moderna che sia necessario resistere alla violenza 15

della barbarie, facendo dellarte alta il punto di resistenza dei valori, il terreno delezione dello spirito. Lo spirituale dellarte si rivela oggi tuttaltro da quello di Kandinsky. Secondo la direzione radicale indicata dalla nozione di obversione, esso condivide la strana definizione hegeliana: lo spirito un osso. Un che di n vero n falso. Seguire lo spirito individuarne la figura in questa terza cosa in cui si trasformato. Un terreno dove gli artisti diventano filosofi e/o servi della televisione, mentre i filosofi fanno cinema (Zizek, Derrida e altri) e i registi fanno filosofia o la illustrano per immagini, mentre i critici sono obbligati a tornare indietro di due secoli, come osserva Senaldi, a celebrare la straordinaria novit di un libro del 1807 la Fenomenologia dello Spirito, appunto - se vogliono davvero misurarsi con il presente. Senaldi ha dedicato qualche anno fa una notevole mostra darte al fenomeno del cover. Potremmo dire che il cover una figura obversa dello spirito: unapparente medesimezza che oscilla nellaltro-da-s. Ma anche qui ci sono importanti genealogie, sia nellarte che nella letteratura. Pierre Menard, scriveva Borges, raggiungeva la sua massima originalit riscrivendo parola per parola il Don Chisciotte. Menard dunque sarebbe lobverso di Cervantes come Gus van Sant, che rif puntualmente Psycho, oggi lobverso di Hitchcock. Il nuovo artefatto estetico che deriva da questa condizione, naturalmente, non pi n un libro n unopera. Potremmo chiamarlo con un nome televisivo: un format di cui ancora stiamo cercando di scoprire le regole. Ma se il pensiero si transpropria in immagine mediale e limmagine gravata di pensiero, il nome complessivo che mostra questa circostanza non potrebbe essere appunto: filosofia illustrata?
POSTILLA Nel 1961 Theodor Adorno tenne presso leditore Suhrkamp una conferenza in onore di Samuel Beckett. Il titolo della conferenza era Tentativo di capire Finale di partita. Beckett, che assisteva alla conferenza, disse poi ad Adorno di non essere daccordo con la sua interpretazione del proprio lavoro (Knowlson, tr. it. ).. Sono dellopinione che entrambi Adorno con la sua interpretazione e Beckett con il suo disaccordo avessero ragione. Certe volte la verit stessa alquanto obversa RIFERIMENTI (da completare) - Adorno, T.W., Tre studi su Hegel, Bologna, Il Mulino - Adorno, T.W., 1950, tr. it. ,Profilo di Walter Benjamin in Prismi , Torino, Einaudi - Adorno, T.W., 1961, tr. it. 1979, Tentativo di capire Finale di partita, in Note per la letteratura 1943-1961, Torino, Einaudi, pp. 267 sgg. - Baudrillard, J., Simulacri e impostura - Baudrillard, J., Lo stadio-video tr. it. 1989 in - Baudrillard, J., 2002, tr. it. 2002 , Lo spirito del terrorismo, Milano, Raffaello Cortina - Benjamin, W., 1982, tr. it. 1986, Parigi, capitale del XIX secolo. I Passages di Parigi, in Opere di Walter Benjamin, a cura di G. Agamben, Vol. XI, Torino, Einaudi

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