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LAPOCALISSE

INTRODUZIONE
Questo libro destinato alla lettura nellassemblea liturgica riunita attorno alla Parola: Beato colui che legge e coloro che ascoltano (1, 1-3). Si tratta di un ascolto fatto insieme, lassemblea richiamata pi volte, sia a interpretare il messaggio che gli viene rivolto che a proiettarlo nella sua concretezza storica. Per decodificare il messaggio che il lettore sta per annunciare, lassemblea ha bisogna di prendere coscienza della sua situazione concreta ed essere disposta alla conversione: quella che noi chiamiamo liturgia penitenziale che troviamo nella prima parte dellApocalisse (1,4 - 3,22), nel cosiddetto settenario delle lettere alle chiese. In esse Cristo risorto si rivolge direttamente alle chiese, nelle quali si rispecchia il gruppo di ascolto, coinvolgendole in un processo penitenziale, che culmina nella conversione, attuata dagli imperativi di Cristo. La parola diretta di Cristo viene semplicemente accolta dalle Chiese. E Cristo che parla e agisce attraverso la sua parola, la quale, rivolta alle chiese, ha unefficacia immediata, quasi di tipo sacramentale. La parola deve essere mantenuta viva nelle persone che lascoltano. Tutta lesperienza di ascolto della parola viene inquadrata nel giorno del Signore, lascolto della parola di Dio tipico della celebrazione domenicale. Con linizio della seconda parte dellApocalisse (1,4-3,22), lassemblea invitata a leggere la storia (i fatti che devono accadere) dal punto di vista della trascendenza: Sali quass (4,1). C un filo che lega in profondit gli eventi storici e che appartiene alla logica del piano di Dio, in base alla quale gli avvenimenti devono accadere. Il quadro globale della storia teatro di uno scontro tra la forza immessa in essa da Cristo risorto e le forze contrapposte: la violenza, lingiustizia, la morte (settenario dei sigilli 6,1-8), lo Stato che si fa adorare e la propaganda che gli d vita (le due bestie 13, 1-18) e la convivenza consumistica, che taglia i ponti con la trascendenza e si chiude in una immanenza autodistruttiva (Babilonia 1718). I fatti della storia per tendono a una conclusione, ma ora sono visti in uno svolgimento dialettico, determinati dallo scontro tra il bene e il male. I cristiani che stanno dalla parte di Cristo, collaborano attivamente con lui; coloro invece che, stanno dalla parte del male scelgono di essere contro Cristo e si situano cos nel contesto del Demoniaco. Cos i cristiani resi regno e sacerdoti dal sangue dellAgnello, collaborano con Cristo a vincere le forze del male immettendo nella storia i valori propri del risorto. In questo tentativo molti moriranno martiri, ma alla fine la chiesa-fidanzata che su questa terra si preparata il suo abito nuziale diventer la sposa dellAgnello nella Gerusalemme nuova (21-22).

1 LA SPIRITUALITA APOCALITTICA
Il discorso sullApocalisse va inquadrato in un contesto pi ampio che fa capo a una corrente apocalittica che ha le sue radici nellAntico Testamento. Se ne trovano tracce apprezzabili gi in Isaia e in Zaccaria; poi soprattutto a cominciare dal II secolo a.C. essa diventa un genere letterario e si afferma in maniera decisa. Nel Nuovo Testamento la panoramica si presenta vasta, differenziata e, nel complesso, notevolmente ricca. Troviamo brani non soltanto tracce di linguaggio squisitamente apocalittici in Paolo, a cominciare dalle lettere pi antiche (1 e 2 Tessalonicesi). I discorsi escatologici che ci vengono riportati nei Sinottici sono detti, pi propriamente, apocalisse sinottica e sono stati studiati come tali. Per completare questo sguardo sommario, troviamo lunghi brani di stile apocalittico nella Prima e soprattutto nella Seconda lettera di Pietro, nella lettera di Giuda, nella Prima lettera di Giovanni. Quali sono le caratteristiche pi salienti della letteratura apocalittica? La prima e pi importante di tutte il simbolismo, si avvicendano nel testo: visioni, immagini, colori, animali, fenomeni atmosferici, numeri, che a una prima lettura risultano incomprensibili. Per citare un esempio noto, sette indica la totalit, la completezza; la met di sette, tre e mezzo, indica la parzialit, lincompletezza sotto ogni aspetto. Gli esempi si potrebbero moltiplicare. Resta il fatto che questo simbolismo ricercato e artificioso, spesso al limite dellesprimibile, la caratteristica pi vistosa e, insieme, pi difficile della letteratura apocalittica. Ma lapocalittica interessa soprattutto per quel contenuto che essa sa veicolare attraverso il linguaggio simbolico. Una caratteristica fondamentale dellapocalittica la sua attenzione aderente e quasi sempre spregiudicata ai fatti della storia. I fatti vanno visti proprio come sono, nel loro crudo realismo. Nello stesso tempo per se ne suggerisce una interpretazione, una lettura in profondit, che ne espliciti quel filo religioso, quasi immesso da Dio, che li unisce tra loro. I fatti della storia tendono a una conclusione: questo aspetto escatologico costituisce uno degli aspetti, se non addirittura laspetto prevalente, della letteratura e della teologia apocalittica. I fatti della storia sono visti in cammino. Si ha uno svolgimento dialettico, determinato dallo scontro, sempre nellambito della storia, tra il bene e il male. Stanno dalla parte del bene Cristo e i cristiani, che collaborano attivamente con lui; stanno dalla parte del male coloro che scelgono di essere contro Cristo e si situano cos nel contesto del Demoniaco. Queste sono le grandi linee della scuola apocalittica che, iniziata a fiorire in maniera rilevabile nel II secolo a.C. continuer nellra cristiana, ramificandosi in apocalittica giudaica e in apocalittica cristiana. Continuer anche in seguito una sua fioritura fino al IV secolo d.C. Da allora in poi il prevalere di elementi fantasiosi, da una parte, e lemergenza in altri generi dallaltra (patristica greca nellambiente occidentale, tradizioni rabbiniche scritte in ambiente giudaico), segneranno la fine di questo genere letterario. Questo genere letterario ha una sua spiritualit caratteristica? Per chiarezza, distinguiamo due livelli, limitando la nostra ricerca al Nuovo Testamento: lApocalisse di Giovanni e gli altri scritti apocalittici che si trovano nellambito del Nuovo Testamento. Tutta la teologia, e quindi anche la spiritualit, apocalittica orientata verso la conclusione della storia, verso la fine, verso il ritorno di Cristo. A questo proposito, si nota innanzitutto una tensione crescente: i fatti drammatici della storia non indicano una fine immediata, ma spingono verso la fine. La data della fine, della conclusione, rimane un segreto completamente inaccessibile: Riguardo a quel giorno o a quellora nessuno sa niente, n gli angeli nel cielo, neppure il Figlio, ma soltanto il Padre (Mc 13,32). 2

A proposito della seconda venuta di Cristo, diventer normale nella tradizione cristiana limmagine del ladro nella notte. La ritroviamo nei Sinottici, nella Prima lettera ai Tessalonicesi, nella Seconda lettera di Pietro, e infine nellApocalisse. Questa frase, riportata da Marco, che ha tutte le caratteristiche di risalire alle parole stesse di Cristo (ipsissima verba Iesu), indica e ribadisce la completa indeterminatezza della parusia. Pensarci troppo, stabilire anche ipoteticamente una qualunque scadenza cronologica, sarebbe unoziosit pericolosa. Tale indeterminatezza, affermata e ribadita come fatto teologico, deve essere accolta e deve trovare nelluomo la risonanza giusta. Luomo cio non dovr ignorare che tutto il suo mondo relativo, che si va davvero verso una fine. Qualunque assolutizzazione dei beni presenti, qualunque loro idealizzazione assoluta, trasformerebbe in definitivi quelli che sono soltanto dei beni penultimi. Si comprende allora, in questa prospettiva, lesortazione di Paolo (1 Cor 7, 29-31). Il fatto di una conclusione certa e lincertezza della sua scadenza, se da una parte relativizzano tutti i valori della vita, dallaltra impegnano il cristiano in tutte le sue risorse (2 Ts 3, 11-12). Si insiste molto sullimpegno attivo del cristiano, proprio in vista della parusia. Limmagine del padrone che ritorna inaspettatamente e che vuole i servitori svegli e pronti a rendergli conto dei doni ricevuti si inquadra in questo stesso contesto. Il Vangelo richiama, con una immagine presa dal commercio, i talenti, che Dio ha dato a tutti e che devono essere sfruttati responsabilmente nellambito dellarco della storia. La conclusione della storia costituita dal ritorno di Cristo. E questo uno dei messaggi che ricorrono pi spesso in tutto larco della letteratura apocalittica. Per non sempre chiaro ci che si intende per ritorno di Cristo: si passa da una descrizione fatta di immagini a una riflessione sul senso profondo di questo ritorno che, culminer nellApocalisse di Giovanni. Potremmo dire, in generale: Cristo non , rispetto alla storia attuale, il grande assente, che a un certo punto si far di nuovo presente, determinandone la fase risolutiva; egli vi coinvolto attualmente. Non per nulla troviamo a conclusione del Vangelo di Matteo: Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino al perfezionamento ultimo del mondo (Mt 28,20). Presente e attivo adesso in mezzo a noi, Cristo non accessibile in termini di immediatezza sensibile: ci divide da questo il velo della fede. La sua venuta sar innanzitutto una rivelazione, una rimozione del velo, una manifestazione. Si coglier allora tutta la portata della presenza di Cristo tra noi, tutta la portata del suo influsso di Risorto, che gi fin dora prepara quella mta ultima di Dio tutto in tutti, verso la quale tendiamo (1 Cor 15,28). La spiritualit apocalittica, come ogni spiritualit cristiana, fa perno su Cristo. Lo specifico del cristocentrismo apocalittico la persuasione, ribadita, meditata e approfondita, che Cristo morto e risorto condivide la nostra vicenda umana e la sapr concludere insieme a noi. Luomo apocalittico riesce a guardare contemporaneamente il cielo e la terra. A un senso acuto di Dio e della sua trascendenza ma anche un senso acuto delluomo e di tutti i problemi concreti e drammatici della sua storia. Guarda con occhi aperti, ma, con gli occhi fissi sia al cielo sia alla terra, sa fare una sintesi tra questi due elementi, spesso presentati in antitesi. Immergendosi nel divenire della storia, accanto al Cristo morto e risorto, il cristiano dovr dare il massimo contributo al bene, dovr superare anche lui tutti gli elementi anticristiani presenti e attivi nella storia.

2 LA SPIRITUALITA TIPICA DELLAPOCALISSE DI GIOVANNI


Alla luce degli elementi emersi nel capitolo precedente sulla spiritualit apocalittica in generale, ora entriamo nel discorso tipico della spiritualit dellApocalisse di Giovanni. Facciamo una premessa: per quanto riguarda lApocalisse e per tutti gli altri testi biblici c tutta una serie di studi antecedenti la composizione del libro che molto interessante considerare. A monte dellApocalisse c anzitutto un contatto abbondantissimo con lAntico Testamento che lautore cita almeno 814 volte e sempre a monte dellApocalisse c tutto il mondo dellapocalittica giudaica dalla quale Giovanni ha attinto abbondantemente e, infine, c anche una notevole pressione del mondo greco. La scuola di Giovanni una scuola chiusa allinflusso del mondo greco, a differenza della scuola paolina; per non si mai chiusa del tutto, non possibile vivendo in un ambiente greco, un ambiente in cui si parlava greco e con una cultura greca, una posizione di isolazionista senza contatti sarebbe stata impossibile. C quindi anche per quel che riguarda lApocalisse di Giovanni, una pressione, un influsso del mondo greco: cito solo il magnifico dramma liturgico del cap. 18 che risente chiaramente dellinflusso del teatro greco. Diciamo che tutto questo insieme di problemi che sono fuori del testo, che sono prima del testo, hanno certamente una grande importanza e vanno visti e studiati. Circa lanalisi letteraria del testo, lautore dellApocalisse maneggia il suo greco al di l sia degli schemi usuali della grammatica greca sia di quelli della grammatica semitica. E un greco tutto suo, in cui lautore stesso sembra trovarsi a disagio. Ma torniamo ora al nostro tema e bisogna subito precisare che, quando parliamo di spiritualit, si richiede una precisazione. Il termine non si riferisce a una riflessione sulla devozionalit o sulla dimensione immateriale del cristiano, ma indica, in una maniera precisa e aderente, unattenzione prestata alla vita vissuta sotto la guida dello Spirito. Nella spiritualit neotestamentaria il riferimento diretto allo Spirito sempre determinante. Questo riferimento allo Spirito lo ritroviamo con una impostazione originale nellApocalisse. Giovanni il protagonista ideale di tutta lesperienza che lautore del libro mette in risalto facendolo parlare in prima persona dice due volte: Divenni nello Spirito (1,10; 4,2), indicando un contatto particolare con lo Spirito Santo, che provoca in lui un divenire, una trasformazione. 1. Il primo Divenni nello Spirito nel giorno del Signore (1,10) lo troviamo nellesperienza avuta da Giovanni con il Cristo risorto nellisola di Patos. In quelloccasione, tramite Giovanni, Cristo invier la sua parola a tutte le Chiese, realizzando in esse la forma migliore per accogliere il suo messaggio. Il contatto rinnovatore con lo Spirito si sviluppa cos in tutta la prima parte dellApocalisse (1,4 3,22). 2. Il secondo divenire si colloca allinizio della seconda parte: Sali quass e ti mostrer le cose che devono accadere dopo questo. Subito divenni nello Spirito (4,2). Realizzato lascolto dello Spirito, che nella prima parte era stato inculcato alla Chiesa Chi ha orecchio ascolti ci che lo Spirito dice alle chiese (2,7.11.29; 3,6.13.22) lassemblea liturgica cerca di leggere i segni del suo tempo, interpretando e applicando il materiale simbolico che lAutore propone. Si tratta di un materiale profetico: lo Spirito Santo, che ha guidato Giovanni a scrivere e inviare il messaggio di Cristo risorto alle Chiese, ora, tramite un impulso rinnovato, quello proprio del divenire, lo fa rivivere nellassemblea liturgica, portandola cos a una rilettura, a un suo discernimento della storia. Lassemblea cos, da una parte manterr la Parola ascoltata, elaborando, approfondendo, gustando il materiale profetico veicolatole dallo Spirito; dallaltra, sempre sotto la guida dello Spirito, identificher le piste applicative dove collocare poi il suo impegno operativo. E questo lintento di tutta la seconda parte dellApocalisse (4,1 22,5). 4

Una punta emergente del primo divenire proprio la Parola che viene proclamata nella liturgia. Animata dal dinamismo che le imprime lo Spirito, essa diventa un messaggio diretto e immediato di Cristo che ha, data la situazione liturgica in cui avviene, un impatto para-sacramentale. Lassemblea che laccoglie ne risulter trasformata. Frutto di questa trasformazione la presa di coscienza di quello che per la chiesa Cristo risorto, proprio in quanto risorto, in quanto vivente. Il secondo divenire nello Spirito si realizza in dipendenza dal primo. La chiesa-assemblea, una volta fortificata dalla parola efficace di Cristo risorto, in grado di leggere i segni dei tempi. La chiesa accetta, e a questo punto avviene un nuovo contatto con lo Spirito, che si aggiunge e quasi si moltiplica con il primo. La chiesa prende coscienza di una missione profetica e si affaccia sul mondo. Come prima reazione, lo Spirito spinge la chiesa ad attivare la sua fede. Cos essa potr compiere la lettura della sua situazione storica, identificando e focalizzando sia le forme di bene, sia le forme di male. Si impegner in una cooperazione a tutto campo alla vittoria di Cristo. Nella difficolt del suo cammino sapr guardare in avanti, portata dalla speranza, fino alla conclusione esaltante della Gerusalemme nuova. La spiritualit dellApocalisse risulta particolarmente impegnativa, essa interpella una chiesa matura e adulta, contribuendo a renderla tale. Le chiede di credere nello Spirito e di lasciarsi lavorare da lui.

LAUTORE DEL LIBRO


Per capire chi lautore dellApocalisse, bisogna partire dallIntroduzione (1-3) al dialogo liturgico1 iniziale (1, 4-8). Il prologo introduttivo (1-3)2 presenta al vivo il rapporto tra un lettore (uno che legge ad alta voce) e lassemblea che ascolta3: Beato colui che legge e coloro che ascoltano le parole di questa profezia4 (1,3). Le parole di profezia che il lettore proclama sono il contenuto del libro, che verr presentato in seguito. Nellintroduzione e allinizio della prima parte, il lettore menziona per due volte Giovanni in terza persona (1, 1.4). In seguito Giovanni stesso in prima persona racconter per esteso alla comunit in ascolto la sua esperienza avvenuta nellisola di Patmos (1, 9-20). Quindi ci troviamo di fronte a un lettore, che parla di Giovanni (in terza persona) e a Giovanni stesso che in prima persona racconta la sua esperienza coinvolgendo la comunit in ascolto. Ma chi realmente lautore dellApocalisse? Lautore dellApocalisse si muove nellambito spirituale della scuola giovannea, che ha redatto la stesura definitiva del Vangelo, delle Lettere e dellApocalisse di Giovanni. Lautore si identifica a tal punto con questa esperienza spirituale dellApostolo da farlo intervenire a parlare in prima persona. Lattribuzione a Giovanni, quindi, un espediente letterario. Lautore reale si rif continuamente, secondo una costante della letteratura apocalittica la cosiddetta pseudonimia, a un celebre
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Questo libro destinato alla lettura nellassemblea liturgica. La presenza del lettore richiama da vicino la liturgia celebrata nella sinagoga. La lettura della Scrittura specialmente del Pentateuco ne costituiva la parte centrale. La Scrittura veniva sempre letta e commentata nella sinagoga. E, accanto al lettore, cera un gruppo di persone, costituito dallassemblea riunita, che ascoltava e reagiva. Anche Paolo conferma questa consuetudine in 1 Ts 5,27: Vi scongiuro, per il Signore, che si legga questa lettera ai fratelli riuniti insieme. Nella Didach si dice che il giorno di domenica si riunivano, poi confessavano i loro peccati e poi ascoltavano delle letture dellAntico e del Nuovo Testamento e poi celebravano lEucarestia e tutto sotto la guida di un presidente, come dice Giustino, oppure di un lettore, proprio come nellApocalisse. Quindi tutto questo ci dice una cosa importante per linterpretazione del libro che lApocalisse: fin dallinizio essa inquadrata intenzionalmente in questa cornice di una esperienza liturgica. C un lettore, un gruppo di ascolto al quale arriva il messaggio del lettore e la reazione del gruppo.
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Lautore presenta questo libro come una rivelazione una apocalyupsis, sulla lettura religiosa della storia. Questa rivelazione, per, non un fatto automatico, ma richiede la collaborazione del lettore e del gruppo di ascolto. Questa lettura religiosa della storia non subito percepibile, ma bisogner imparare a decifrarla e a leggerla dal punto di vista di Dio (Sali quass). E importante per conoscere ci che avverr dopo (le cose che devono presto accadere), perch lassemblea interpretando la storia, possa leggere in essa i segni nascosti del piano di Dio. Ges dice: "Io ti far vedere le cose che devono accadere", non anticipando la percezione di ci che accadr, ma in modo pi impegnativo: Ti far capire i fatti che stai vivendo, quelli che sono simultanei a te, quelli della tua storia, della tua geografia. Verr tolto il velo e questa comprensione sar intera. C un impegno solenne da parte di Cristo risorto di far comprendere i fatti che viviamo alla luce di Dio, al livello di Dio dove Ges si trova. 3 Innanzitutto si tratta di un ascolto fatto insieme. Non si esclude una lettura individuale, ma appare esplicitamente che il soggetto interpretante a cui indirizzata la parola di Dio nellApocalisse lassemblea liturgica in ascolto. Durante la lettura, il gruppo richiamato pi volte, oltre che a interpretare il messaggio che gli viene rivolto, anche a proiettarlo nella sua concretezza storica, fino a trarne delle conseguenze operative. Per fare tutto questo, ha bisogno di una situazione di conversione. Lascolto della Parola di Dio, nel senso specifico che stiamo indicando, comincia con la seconda parte dellApocalisse (1,4-3,22), nel cosiddetto settenario delle lettere alle chiese. 4 Il lettore presenta al suo gruppo di ascolto le parole di profezia. Quale la portata di questa espressione? Le parole di profezia corrispondono direttamente alla parola di Dio perch riprendono spessissimo espressioni e contesti dellAntico Testamento, denominato la Legge e i Profeti. Quella parola di Dio che lAntico Testamento si ritrova, nellambito dellApocalisse, con una frequenza impressionante: si sono contate pi di 800 riprese dirette di brani dellAntico Testamento, che ne coprono praticamente tutta lestensione. LApocalisse quindi fa rivivere, con unefficacia e unintensit particolari, la parola di Dio dellAntico Testamento. Lo fa con un metodo tutto suo particolare. Mentre gli altri autori del Nuovo Testamento introducono esplicitamente le citazioni dellAntico Testamento: Ipocriti, bene ha profetato Isaia di voi quando dice (Mt 15,7); Non avete letto questo passo della Scrittura: la pietra che i costruttori hanno scartata (Mc 12,10), lautore dellApocalisse, invece, le incorpora direttamente nel suo discorso senza usare una formula introduttiva.

personaggio del passato e lo chiama Giovanni (1, 1-2), riferendosi con tutta probabilit allapostolo Giovanni, con cui egli si sente particolarmente in sintonia e di cui rivive le vicende e lesperienza. Lautore prevede che il libro sar letto nellassemblea liturgica e se ne rallegra, al punto da proclamare beati sia il lettore che gli ascoltatori (1,3). Pertanto il lettore, colui che legge le parole di questa profezia nellassemblea liturgica, non coincide n con Giovanni, a cui attribuita lesperienza nellisola di Patmos, n con lautore del libro, ma semplicemente colui che legge. Viene qualificato con una funzione che potr di fatto essere esercitata da chiunque presieder unassemblea liturgica. Il lettore per legger nellassemblea quello che lautore della scuola giovannea ha scritto e che da ora in poi sar messo letterariamente in bocca a Giovanni apostolo. Perci l io del lettore, dellautore e di Giovanni non coincidono. Lautore dellApocalisse, quindi, non Giovanni lEvangelista. Noi diciamo Giovanni per convenzione. Lautore, come abbiamo gi detto, proviene dalla scuola giovannea. La composizione del libro datata intorno allanno 100 d.C. In conclusione. 1. Allinizio il lettore che introduce, nellassemblea liturgica domenicale, il testo dellApocalisse che chiama Rivelazione. Di questa Rivelazione stato fatto oggetto Giovanni, che il lettore cita in terza persona (Rivelazione di Ges Cristoche egli manifest inviando il suo angelo al suo servo Giovanni). 2. Lassemblea, invitata a partecipare attivamente e a condividere questa Rivelazione, risponde con un dialogo liturgico (1, 4-8). 3. Infine, sempre il lettore, riferisce lesperienza avuta da Giovanni nellisola di Patmos, e qui lo presenta in prima persona: Io Giovanni, vostro fratello ( 1,9).

DIVISIONE DEL LIBRO

PROLOGO - PARTE PRIMA


(1,4 3,22)

1, 1-3
La Chiesa si rinnova sotto lazione di Cristo. Visione introduttiva (1, 9-20) Le lettere alle sette Chiese (2,1 3,22) La Chiesa inizia il suo cammino ascensionale che dalla storia attuale la porter alla Gerusalemme celeste. Essa invitata a discernere la sua chiamata nella complessit delle voci che salgono dalla storia. I tre settenari: 1. Settenario dei sigilli: visione introduttiva (4,1 5,14) apertura dei 7 sigilli (6,1 -8,1) 2. Settenario delle trombe: visione introduttiva (8, 2-6) suono delle sette trombe (8,7 11,19) 3. Settenario delle coppe: visioni introduttive (12,1 15,8) versamento delle sette coppe (16, 1-21) visione conclusiva della storia (17,1 22,5)

- PARTE SECONDA
(4,1 22,5)

EPILOGO LITURGICO

22, 6-21

4 SVILUPPO LETTERARIO DELLA PRIMA PARTE DELLAPOCALISSE


Il libro appare fin dallinizio come uno scritto destinato alla lettura nellassemblea liturgica cristiana. Lautore non ci d un messaggio astratto, ma propone unesperienza, di cui lassemblea liturgica protagonista. E questo appare subito allinizio: Beato colui che legge e coloro che ascoltano5 le parole di questa profezia6 e mantengono quanto scritto in essa. Il tempo appropriato, infatti, vicino (1,3). La prima parte dellApocalisse (1,4-3,22) presenta uno sviluppo letterario in una triplice fase. 1. Nella prima fase lassemblea si concentra mediante un dialogo liturgico con il lettore (1, 48). Essa ascolta e reagisce: Lettore: Grazia a voi e pace / da colui che e che era e che sta venendo / e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono / e da parte di Ges Cristo, / il testimone, il fedele, / il primogenito dei morti / e il dominatore dei re della terra. Assemblea: A colui che ci sta amando / e ci sciolse dai nostri peccati nel suo sangue / e fece di noi regno, sacerdoti a Dio e Padre suo, / a lui la gloria e la forza per i secoli dei secoli. Amen. Lettore: Ecco, verr con le nubi, / e lo vedr ogni occhio, / anche coloro che lo avranno trafitto, / e si batteranno il petto su di lui / tutte le trib della terra. Assemblea: S. Amen. Lettore: Io sono lalfa e lomega / - dice il Signore Dio - , / colui che , era e verr, / lOnnipotente.

2. Nella seconda fase (1, 9-20) la comunit si incontra con il Cristo risorto, mediante la testimonianza di Giovanni, protagonista ideale di tutto il messaggio che viene presentato. Egli racconta, in un contesto esplicito di condivisione, una sua esperienza spirituale avvenuta nel giorno del Signore (la domenica), durante una celebrazione liturgica: Io Giovanni, il vostro fratello e compartecipe nella tribolazione e regno e perseveranza in Ges. Questo incontro con Cristo si svolge in due fasi distinte. C un primo momento di contatto sconvolgente, il Cristo risorto viene in contatto in maniera diretta e immediata, ma a un livello che va oltre la percezione visiva e uditiva normale. Nelle apparizioni del Risorto nei Vangeli i discepoli, con tutta la gamma delle reazioni umane, lo vedono, lo ascoltano, lo toccano, si rallegrano con lui. Qui invece il rapporto a un altro livello, metaconcettuale, mistico, liturgico. Cristo risorto si presenta nella luce abbagliante della sua risurrezione e della sua trascendenza, con tutte quelle prerogative che, in quanto giudice e sacerdote, lo mettono in contatto diretto con la chiesa, con un fascino personale irresistibile: La sua faccia era come il sole quando splende con tutta la sua forza (1,16) e in abito liturgico: cinto al petto di una fascia doro. Questo dettaglio sembra riferirsi allabito del sommo sacerdote, che comportava proprio allaltezza del petto, una fascia doro. E ci suggerisce che Cristo risorto vestito di una veste lunga fino ai
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Lautore prevede che il libro sar letto nellassemblea liturgica e se ne rallegra, al punto da proclamare beati sia il lettore che gli ascoltatori: Beato colui che legge e coloro che ascoltano. 6 Le parole di profezia: sono il contenuto del libro come verr presentato in seguito.

piedi e cinto allaltezza del petto di una fascia doro (1,13), il sommo sacerdote del Nuovo Testamento che ama la sua Chiesa. Ma sono soprattutto gli occhi, che esprimono questo amore scottante di Cristo: essi hanno il bagliore dellamore come una fiamma di fuoco (1,14)7. Ma questa forza travolgente e irresistibile dellamore che sconvolge la persona che viene in contatto con Cristo, racchiusa nellespressione successiva: i suoi piedi corrispondevano al bronzo infuocato, come nel cammino di una fornace (1,15). Nel secondo momento, Cristo risorto che Giovanni percepisce in tutta la sua divinit, avvertito come una forza che entra in contatto con la persona e la sconvolge. Giovanni non regge a questo contatto e mostra la reazione tipica della debolezza umana quando si incontra con la trascendenza. Ed qui che inizia la seconda fase dellincontro: Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto (1, 17-18). Cristo si rende conto della debolezza di Giovanni, la situazione di risorto, manifestata nella prima fase, non lo allontana dagli uomini, n gli impedisce di capirli. Con un gesto di confidenza e di amicizia, pone la sua destra sul capo di Giovanni e lo rassicura: Non temere!. La trascendenza abbagliante di Cristo risorto oltrepassa il limite della resistenza umana. Cristo, in tutto quello che , si qualifica applicando a s unespressione che il Secondo Isaia aveva attribuito a Dio: il Primo e Lultimo e il Vivente8.

Lestasi nellApocalisse non una specie di trance in cui cade Giovanni9. Non si tratta di una situazione estatica extracorporea, unestrapolazione dellanima dal corpo. Le visioni sono innanzitutto un espediente letterario tramite il quale luomo apocalittico esprime il suo messaggio in termini simbolici. LApocalisse parla di estasi come di una esperienza che parte da un livello ordinario di vita di fede, per raggiungere un contatto diretto con Cristo, che attraverso linflusso dello Spirito che interiorizza la Parola, porta luomo a gustare le realt ineffabili di Dio. Queste realt sublimi, nellApocalisse, coinvolgono sia il lettore che lintera assemblea. Abbiamo visto come lassemblea in una prima fase si concentra mediante un dialogo liturgico con il lettore (1, 4-8); nella seconda fase si incontra con Cristo risorto (1, 9-20); in una terza fase conclusiva, come vedremo, prester ascolto al messaggio dello Spirito (Ap 2-3). E allinizio di questa seconda fase che avviene il passaggio dal livello ordinario dellesperienza cristiana a quello propriamente mistico. Lautore, parlando in prima persona secondo lo stile apocalittico, fa un quadro della sua situazione secondo le coordinate spazio-temporali: si trova relegato nellisola di Patmos (1,9) nel giorno del Signore (1,10), la domenica, nella quale, gi al tempo dellApocalisse si riuniva lassemblea cristiana per commemorare e rivivere la risurrezione di Ges. In questa situazione accade un fatto rilevante: Giovanni diviene10, trasformato nello Spirito. Leffetto di questa trasformazione non una situazione extracorporea che si determina, ma una capacit nuova di rapportarsi a Cristo risorto, gi creduto presente in mezzo allassemblea liturgica.
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E preferibile questa interpretazione in chiave di amore, tenendo presente la definizione di Dio come fiamma divorante (Dt 4,24), piuttosto che un riferimento giudiziale. 8 Dio il Vivente proprio in quanto Dio, e la vita, intesa in tutta la sua portata, appare come la natura stessa di Dio. Di conseguenza, tutto ci che in qualunque forma e grado pu dirsi vivente, ha qualche cosa di Dio. E viceversa, tutto ci che, sotto qualunque aspetto, presenta una negazione o una diminuzione della vita, esclude Dio, o almeno tende a limitarne la presenza. La morte il vuoto di Dio. 9 Lautore dellApocalisse si rif a un personaggio celebre del passato e lo chiama Giovanni (Ap 1, 1-2), probabilmente allapostolo Giovanni, con cui egli si sente particolarmente in sintonia e di cui rivive le vicende e lesperienza. Quindi nel testo lautore reale ora si oggettivizza nel suo personaggio: Io Giovanni, vostro fratello, ora nella sua attivit reale di scrivente: Rivelazione di Ges Cristo al suo servo Giovanni... 10 Luso del verbo divenire ginomai, nellApocalisse non mai sinonimo di essere. La traduzione corrente fui rapito in estasi e altri traduzioni equivalenti sono inesatte e fuorvianti, perch attribuiscono allApocalisse un

Con la preghiera individuale e comunitaria scatta il divenire nello Spirito. Perci la preghiera la radice di ogni spiritualit. Proprio nella preghiera Giovanni percepisce una voce che esprime per lui un messaggio incomprensibile in termini umani (1,11), una voce che viene ascoltata, ma come di tromba che parla. La combinazione impossibile nel linguaggio umano corrente, della tromba e del parlare fa scattare lineffabile: Giovanni percepisce nella voce che lo interpella, la presenza immediata di Dio, che nelle teofanie dellAntico Testamento era annunciata a suono di tromba. Un altro tratto di ineffabilit emerge quando Giovanni si volta indietro per vedere la voce11. Questa espressione combina di nuovo due aspetti il vedere e la voce in una sintesi metaconcettuale, che ancora pi esplicitamente della tromba punta verso la trascendenza. Qui il vedere la voce che stava parlando con me (1,12) comporta un contato diretto, dialogico, tra Giovanni e Cristo che parla, ma situato e avvertito a livello di trascendenza. In Cristo risorto che parla si esprime Dio stesso. E la voce veduta che si protrae e si fa sentire per tutta la prima parte dellApocalisse. La voce veduta, che mette in un rapporto immediato e di reciprocit dialogica con la trascendenza, viene esplicitata subito dopo. Riprendendo lo stesso verbo con cui Giovanni affermava di essersi voltato per vedere la voce (1,12a), ci dice che, voltatosi (1,12b), vide sette candelabri doro, e in mezzo ai candelabri un corrispondente a un Figlio di uomo, vestito di una veste lunga fino ai piedi e cinto al petto di una fascia doro (1, 12b-13). Lautore qui esprime in termini che oltrepassano il giro visivo. Giovanni percepisce di pi, va e trascina il gruppo di ascolto oltre il livello abituale e concettuale: quello che avverte e vuole comunicare il senso, incomunicabile a parole, del rapporto tra Cristo risorto e la sua Chiesa. Questultima vista come un insieme in atto liturgico (sette candelabri doro). Il Cristo risorto, realizzando lintuizione di Daniele 7,13 sul Figlio delluomo, presente in mezzo ad essa e svolge la sua funzione sacerdotale12. Ma non basta. Nei versetti seguenti vengono sottolineati alcuni punti di contatto caratteristici, che lautore introduce con un come. NellApocalisse questa particella non ha solo un valore comparativo, ma fa pressione sul soggetto interpretante, portandolo a interpretare la realt che gli viene presentata si tratta sempre di una realt trascendente alla luce di una realt percettibile a livello umano, che viene trasformata creativamente, diventando un simbolo. Questi punti caratteristici indicano alcuni aspetti dellimpatto del Cristo risorto: la sua testa e i suoi capelli bianchi, di un bianco particolarmente accentuato (come lana bianca, come neve 1,14), da una parte riprendono alla lettera Daniele 7,13 ma, sorprendentemente, non sono pi i tratti caratteristici del Figlio delluomo, gi identificato con Cristo, ma addirittura quelli dell Anziano dei giorni (Daniele 7,13), cio di Dio stesso. Linsistenza accentuata sul bianco, che nellApocalisse costantemente rapportato alla risurrezione, ci dice che Giovanni sente il Cristo presente nellassemblea come risorto. Questa qualifica penetra in lui, lo avvince, lo riempie tutto: tutto in Cristo una risurrezione che si irradia. Seguono dei tratti caratteristici, introdotti da come, tutti espressivi dello stesso livello nel quale Cristo risorto situato e dellintensit con la quale sentito costantemente, Essi si riferiscono al rapporto con il fuoco, ripetutamente affermato i suoi occhi come fiamma di fuoco (1,14) e i suoi piedi come bronzo incandescente (1,15) - e indicano sulla scorta del simbolismo del fuoco

dualismo anima-corpo che le estraneo. Anche laltro verbo in movimento usato pi avanti: mi trasport (17,3), potrebbe far pensare a un rapimento estatico, nel quale lautore sarebbe trasportato dal livello di esperienza abituale a un livello nuovo, extracorporeo, di fatto lo spostamento affermato riguarda solo il deserto, dove langelo trasporta Giovanni. Ma, come abbiamo accennato prima, una distinzione tra corpo e spirito in senso antropologico, tale da far pensare a unestasi, sembra estranea allApocalisse. Le varie menzioni che potrebbero essere intese in questa linea (1,10; 4,2; 17,2; 21,10) si spiegano meglio come un contatto particolare dellautore con lo Spirito. 11 La traduzione della CEI: Mi voltai a vedere colui che parlava, appare non consona al contesto. 12 Questa funzione non viene descritta nel suo svolgimento, ma insinuata, quasi fatta sentire, dallabbigliamento tipico di Cristo, che appare vestito di una veste lunga fino ai piedi e cinto al petto di una fascia doro (1,13)

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riferito alla trascendenza13, lamore scottante di Cristo-Dio. Giovanni ne prende coscienza, ma non pu esprimerlo che in questi termini meta-concettuali. Questo amore supera ogni logica umana. Ci sono altri dettagli di questa esperienza di Cristo risorto, veicolata dallo Spirito. Si insiste sulla voce percepita come di molte acque (1,15). La ripresa letterale di Ezechiele (Ez 1,24) esplicita che di tratta della voce stessa di Dio. Notiamo che Cristo ha gi parlato (1,11) e che riprender a parlare in seguito (2,1ss.). Questo rende il richiamo ancor pi significativo: la parola di Cristo , e sar parola di Dio, con tutta lefficacia che le tipica, e come tale produrr degli effetti che superano limpatto della parola umana. Questo quanto viene suggerito con una combinazione di elementi simbolici che, impossibile a livello dellesperienza umana, spinge decisamente verso lalto: E dalla sua bocca stava uscendo una spada a due tagli, affilata (1, 16b). E la parola di Cristo risorto, che possiede una sua capacit di penetrazione al di l di ogni supposizione umana. Cristo questo un ultimo dettaglio dellesperienza che Giovanni sta facendo e proponendo si occupa della sua Chiesa e vi impegna il meglio delle sue risorse: la dimensione trascendente stellare, che compete alla Chiesa tenuta saldamente dalla sua destra (1,16a). Lautore avverte per la Chiesa in tutto il suo complesso una presenza forte, protettiva, in cui si pu confidare senza paura e senza limiti, una forza impegnata e a disposizione: la forza, appunto, di Cristo. Il contatto meta-concettuale con Cristo risorto viene riassunto in una espressione conclusiva: E il suo aspetto come il sole quando splende nella sua potenza (1,16c). Questa frase, corrispondente a quanto avviene nellepisodio della Trasfigurazione (Mt 17,2), fa sentire il fascino irresistibile e la forza penetrante di Cristo risorto14. Lesperienza iniziale di Cristo risorto si protrae per tutta la prima parte del libro ed emerge in modo particolare nelle lettere alle Chiese (Ap 2-3). In ciascuna di esse il Cristo risorto, parlando in prima persona, fa una presentazione di se stesso, introdotta dallespressione cos parla una frase abituale che nellAntico Testamento viene attribuita a Dio. 3. Nella terza fase conclusiva (2,1-3,22). sottomettendosi allazione di Cristo risorto, lassemblea viene messa ora in grado di prestare ascolto al messaggio dello Spirito. Il messaggio indirizzato alle sette chiese che sono in Asia (1,4.11). In virt del simbolismo inteso dallautore, in base al quale il numero sette indica una totalit, il messaggio vale per le assemblee liturgiche di ogni luogo e di ogni tempo. Ogni comunit pu applicare e adattare alla sua situazione concreta gli imperativi di Cristo che vi si trovano nel messaggio. Ugualmente, i dettagli riguardanti le singole chiese saranno, in questa prospettiva, applicabili, mediante il simbolismo che li universalizza, a tutte le assemblee ecclesiali, di ieri, di oggi e di domani. Vediamo in dettaglio quello che allassemblea liturgica richiesto di fare.

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Il rapporto simbolico del fuoco con la trascendenza appare chiaramente in una definizione che Dio d di se stesso in Dt 4,28: Perch Yhwh tuo Dio un fuoco divoratore. 14 Lautore allude qui alla potenza del sole come presentata in Sal 19, 6-7

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Lo schema delle Lettere costituito da sei elementi che si susseguono: Lindirizzo: Allangelo15 della Chiesa scrivi. Lauto presentazione con cui Cristo risorto che parla si qualifica alla Chiesa: Cos parla colui che. Giudizio valutativo sulla Chiesa alla quale Cristo si sta rivolgendo: Conosco le tue opere. Alla valutazione segue unesortazione particolare, che inizia con il primo imperativo che incontriamo dopo la valutazione: Convertiti. Segue un secondo imperativo, ripetuto sette volte con le stesse parole: Chi ha orecchio ascolti ci che lo Spirito dice alle Chiese. Una promessa fatta da Cristo al vincitore: a chi vince dar.

Alla fine di questa trafila le sette Chiese, tutte diverse tra loro come livello morale di partenza, si trovano ugualmente in grado di accogliere un ulteriore imperativo di Cristo: quello che riguarda lascolto dello Spirito. I cristiani allora, raggiunti da questa forza trasformatrice di Cristo risorto, saranno in grado sia di vincere assieme a lui, sostituendo il sistema terrestre con il sistema di Cristo nella storia, sia di ascoltare e interpretare il messaggio dello Spirito, che, seguendoli passo dopo passo, mostrer loro come dovranno interpretare la storia in cui vivono, per prendere poi in maniera adeguata e tempestiva le loro decisioni operative di collaborazione con Cristo. Lo Spirito parler alle sette Chiese nella seconda parte dellApocalisse, indicando loro, attraverso i quadri simbolici che saranno presentati, come interpretare la storia in cui vivono, per partecipare alla vittoria che Cristo sta gi riportando sulle forze ostili organizzate nella storia. Le Chiese saranno vittoriose assieme a Cristo.

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Nel quadro simbolico, langelo, non appartiene alla realt terrestre ma trascendente. Pertanto lespressione: Allangelo della Chiesa di Efeso, Smirne, ecc simboleggia la Chiesa stessa nel suo duplice movimento terrestre (Chiese storiche e geografiche dellAsia Minore: Efeso, Smirne, Pergamo ecc..) e trascendente (rappresentata dalla figura dellangelo). La Chiesa di Efeso o di Sardi una chiesa storica ma destinata a una vocazione trascendente. Il suo cammino inizia in una Chiesa pellegrinante, ma si concluder non a Efeso o a Sardi ma in una sfera di trascendenza, nella risurrezione.

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LETTERE ALLE SETTE CHIESE (2,1 3,22)
Lettera alla Chiesa di Efeso. Cristo risorto, dopo aver preso contatto con la Chiesa, si presenta e si qualifica di fronte ad essa: Cos dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri (2,1b). Cristo ha saldamente nella sua destra la vocazione trascendente delle sette stelle (le Chiese) e cammina in mezzo ad esse (i sette candelabri si identificano con le Chiese stesse 1,20). La Chiesa ha la vocazione alla trascendenza e Cristo non permetter mai alla Chiesa di identificarsi o di stabilizzarsi nella storicit. Non permetter ad essa di identificarsi con uno storicismo senza prospettive. Cristo avendo in mano la sua Chiesa, le parla, la purifica, la stimola a camminare verso un futuro che egli promette e che costituisce il suo disegno pi grande. Lenergia con cui Cristo Risorto possiede la Chiesa, tenendola in mano, far s che essa raggiunga la sua mta luminosa nella Gerusalemme nuova, far s che essa possa trasformare la sua identit storica in un processo di rinnovamento che non avr termine. Lidentit di ogni Chiesa nel presente e nella storicit, come di ogni persona del resto, fatta di lacune e di ombre, di luce e di tenebra, queste realt saranno eliminate ma ora devono essere superate con lenergia proprio del Risorto. Cristo comunica la sua vita di Risorto alla Chiesa che ha in mano e mantiene con forza questo dono e sul quale non intende indietreggiare. Cristo si impegnato per noi, e noi possiamo confidare nella sua mediazione, il Cristo nel candelabro (nella Chiesa) non un Cristo statico, ma un Cristo che cammina in mezzo, che si muove. Dopo questa presentazione che egli fa di se stesso, segue il giudizio valutativo sulla Chiesa (conosco le tue opere 2, 2-4). Questo giudizio mette in risalto la funzionalit efficiente della Chiesa. Quella di Efeso una Chiesa attiva, una Chiesa che ha affrontato e superato tante difficolt da parte dellambiente, una Chiesa fedele, una Chiesa che ha saputo fare anche le sue scelte di fronte ad alternative dubbie, come quella dei Nicolaiti16. Ma questa Chiesa tanto lanciata in avanti ha un punto debole, un virus che rischia di intaccare tutto il suo sistema: ha lasciato venir meno quel livello ottimale di amore verso Cristo con il quale aveva cominciato il suo cammino cristiano. Il discorso che Cristo le rivolge non potrebbe essere pi esplicito: Ho contro di te che hai abbandonato il primo amore (2,4). Cristo si esprime nella forma particolarmente provocante di uno dei due fidanzati che dice allaltro: Non mi ami pi come prima. Cristo richiede alla Chiesa un amore ottimale, un primo amore che, sulla linea dellamore tra Dio e il suo popolo idealizzato nel deserto17, ha la freschezza e la radicalit di un amore da fidanzati, tanto forte e tanto imperioso da diventare per la Chiesa una questione di vita o di morte. Non c alternativa: o la Chiesa recupera questo livello ottimale di amore, o corre il rischio di cessare di essere Chiesa. Lesortazione imperativa, che, come di consueto, segue la valutazione (Ricorda convertiti fai 2,5a), ribadisce limportanza irrinunciabile di un recupero immediato. Agli interrogativi che, se vengono accettati, sono in grado di trasformare subito la Chiesa, con un effetto di tipo sacramentale, viene aggiunta la prospettiva del rischio che la Chiesa corre, qualora questi
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Corrente gnostica, che insegnava ai cristiani che potevano mangiare le carni immolate agli idoli e soddisfare le opere della carne.
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Lespressione primo amore richiama il periodo del fidanzamento tra Dio e il popolo ebraico che viene situato nel deserto. Particolarmente esplicito a questo proposito Osea: Perci, ecco, la attirer a me, la condurr nel deserto e parler al suo cuore. L canter come nei giorni della sua giovinezza, come quando usc dal paese dEgitto. Ti far mia sposa per sempre; ti far mia sposa nella giustizia e nel diritto nella benevolenza e nellamore, ti fidanzer con me nella fedelt, e tu conoscerai il Signore (Os 2, 16-22).

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interrogativi rimarranno inascoltati: Se non ascolterai, verr presto a te e rimuover il tuo candelabro dal suo posto, se tu non ti converti (2,5b). Questa prospettiva da brivido di una emarginazione che priverebbe la Chiesa (il candelabro) della sua identit collegata direttamente con lamore. Al cristiano, che nel presente si impegna a collaborare con tutte le sue forze alla vittoria di Cristo, viene promesso da Cristo stesso un dono che avr un risvolto escatologico: A chi vince dar da mangiare dallalbero della vita che si trova nel giardino di Dio (2,7). Il riferimento allalbero della vita e al giardino ci fa pensare allalbero della vita della Genesi (Gen 2,9) e alla proibizione assoluta, dopo il peccato, di mangiarne (Gen 3,22). La vita trascendente, strettamente divina nel senso pi forte, un appannaggio di Dio, ma con Cristo risorto si ha una svolta sconvolgente. Egli, proprio in quanto risorto e possiede le chiavi della morte e dellade (1,18), annulla la proibizione della Genesi e consente alluomo di accedere allalbero della vita. Non solo. Ma lo stesso Cristo risorto che dar da mangiare dellalbero della vita alluomo. Lalbero suo, lui ne dispone; lalbero in un certo senso si identifica con lui. La vita escatologica che egli dona una partecipazione alla sua vita divina che ha inizio gi su questa terra. Lettera alla Chiesa di Pergamo. Il giudizio di Cristo sulla chiesa di Pergamo (2, 13-15), oltre allaspetto estremamente positivo di una chiesa che riesce a sopravvivere in un ambiente che le particolarmente ostile fino alla persecuzione18, mette in risalto lombra di una negativit: dalla comunit viene tollerato, e forse addirittura guardato con interesse e simpatia, un gruppo di cristiani che vuole tentare un compromesso sincretistico inammissibile con il mondo pagano che lo circonda. Sono i cosiddetti Nicolaiti. Si tratta di una debolezza marginale come mette in risalto lespressione del giudizio di Cristo: Ho contro di te poche, piccole cose - , ma che deve essere eliminata. Anche a proposito di una piccolezza emerge, nellimperativo di Cristo che segue, lesigenza imprescindibile di un superamento immediato. Cristo ama la sua chiesa di un amore forte e dinamico: Convertiti dunque (2,16a). La frase ho contro di te (2,14a), detta da Cristo, che preme sulla chiesa e fa scattare la logica della conversione. Per la chiesa scontata lesigenza di una sintonia la pi perfetta possibile con Cristo: dette e richieste da lui, anche le poche, piccole cose non possono rimanere tali. Si ha quindi una spinta di crescita. La chiesa, accogliendo limperativo di Cristo, si apre coraggiosamente verso questo di pi che le chiesto. Nella promessa fatta al vincitore secondo lo schema letterario di ciascuna delle sette lettere egli intende stabilire con la chiesa un legame tutto particolare e che merita di essere considerato nei suoi dettagli: A chi vince dar in dono la manna, quella nascosta, e gli dar una pietra bianca, e sulla pietra un nome nuovo scritto, che nessuno comprende se non colui che lo riceve (2,17b). La manna che qui viene promessa , con tutta probabilit, lEucarestia. La manna infatti nascosta, non nel senso di una sua irreperibilit materiale, ma nel senso che occorre scoprirne il

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Nel giudizio che riguarda la chiesa, per ben due volte (2,13) viene messo in risalto che essa si trova a vivere dove c il trono di satana, dove abita Satana, E unallusione al grande altare di Zeus, che, unitamente agli altri complessi edilizi pagani (lAsklepeion, il tempio di Diana, ecc), doveva costituire per i cristiani un contesto minaccioso e impressionante.

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vero significato, a prima vista nascosto. Nel IV Vangelo la manna messa in rapporto con lEucarestia, che costituisce il vero pane del cielo che Dio d al suo popolo19. LEucarestia un dono tutto particolare dellamore di Ges. Nel contesto di questo amore, emerge un orientamento personale, che viene espresso con limmagine felice della pietra bianca. Il bianco richiama subito il contesto della risurrezione. Pertanto, la pietra il dono proprio di Cristo risorto, dono che apporta una dimensione di risurrezione, cio di vitalit, di amore. Questo amore, indirizzato alla Chiesa, si personalizza: a chi vince viene donata una pietra bianca, una pietra preziosa contenente un messaggio di amore. Il messaggio che vi scritto sopra costituito dal nome nuovo. Si tratta di quella costellazione di valori tutti improntati alla vitalit di Cristo, i quali, uniti insieme e sommati tra loro, costituiscono la nuova personalit del risorto che viene donata. La novit, come di consueto nellApocalisse, rapportata a Cristo che si dona e, in modo particolare, alla sua risurrezione. Potremmo dire che il nome nuovo una personalit, una forma di valori da risorto. Tutto questo, da una parte, collegato con il nome nuovo che tipico di Cristo risorto20; dallaltra, esprime tutto quello che Cristo nel suo amore attivo chiede alla persona, rendendola capace di attuarlo. Quando il dono della pietra con il nome nuovo viene accettato con gioia e gratitudine, si stabilisce, tra Cristo che dona e il cristiano che lo riceve, una reciprocit ineffabile di amore. Solo Cristo e chi riceve il nome nuovo sono in grado di comprendere. Si realizza unintimit gelosa, che ci riporta al giro di amore proprio dei fidanzati. Lettera alla Chiesa di Sardi. La situazione della chiesa di Sardi, a differenza di quella rilevata nella chiesa di Efeso e di Pergamo, di una gravit estrema. A quello che il nome di vita, proprio della professione di fede cristiana e che Sardi mantiene, si contrappone una realt di vuoto, addirittura di morte: Hai un nome di vivo e sei morto (3,1b). Limperativo di Cristo non un tocco magico che risani dal di fuori e meccanicamente. Come nel caso di Efeso, anche qui esso tende a immettersi dal di dentro nella struttura della chiesa, rispettandone le caratteristiche e il ritmo di crescita. Il primo passo che questa comunit deve fare : Divieni vigile. La chiesa si lasciata andare e, portata com da una inerzia pigra, sta scivolando in basso, senza rendersene conto. Ha bisogno di una scossa energica, che la svegli dal suo stato di torpore. Una volta che, scuotendosi, sar emersa dal suo torpore, potr rendersi conto della sua situazione e farne un bilancio. Potr notare con sollievo che non tutto perduto, anche se il rischio c stato e perdura ancora. Docile al richiamo di Cristo, la chiesa non deve lasciarsi spaventare dalla sua situazione. Di fronte alla constatazione di una situazione morale tanto precaria, potrebbe essere facile chiudersi nel pessimismo sterile, del non c pi nulla da fare. In effetti, qualche cosa da fare c. Pure in questa situazione di vuoto e di morte, esistono alcune gemme di vita, che per corrono anche il rischio di morire.

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Disse dunque loro Ges: Non Mos vi diede il pane del cielo, ma il Padre mio vi d il pane del cielo quello vero. Infatti, il pane di Dio colui che discende dal cielo e d al vita al mondo (Gv 6, 32-33). Questa precisazione da parte di Ges si inserisce nel suo tentativo di portare i suoi ascoltatori a scoprire il senso profondo del segno da lui compiuto con la moltiplicazione dei pani (Gv 6,14.21). Partendo da un superamento della manna, si arriver infine, nellapprofondimento di Ges pane vivo, a un riferimento chiaro all Eucaristica (Gv 6,51). 20 Il nome nuovo che qui viene donato si riferisce alla persona del cristiano, ma evoca spontaneamente il mio nome, quello nuovo, che Cristo si attribuisce (3,12). Non viene esplicitato in che consista questo nome nuovo. Tuttavia, tenendo presente Ap 1,17b-18 in cui Cristo, parlando in prima persona, dice: Io sono il primo e lultimo e il vivente, si pu fondatamente concludere che il nome nuovo che corrisponde a quello di Cristo mentre parla la sua situazione di Risorto, con la pienezza di vita che comporta (il vivente) e la responsabilit della gestione della storia che ne consegue (il primo e lultimo nello sviluppo della storia della salvezza).

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Limperativo di Cristo insiste allora sullesigenza di arginare il male, consolidando tutto quello che nella chiesa c ancora di bene: Diventa vigile e consolida ci che stava per morire (2,2a). Solo cos, dopo essersi scossa dalla sua inerzia e aver rafforzato la vitalit di cui ancora dispone, la chiesa potr risalire la china e ritrovare in pienezza la situazione morale positiva che corrisponde al suo nome cristiano: Ricorda dunque come accogliesti e ascoltasti, mantieniti e convertiti. Come per la chiesa di Efeso, anche per quella di Sardi si tratta di richiamare ripetutamente alla memoria la situazione iniziale. Ma non baster un ripensamento derivante dalla condizione ottimale in cui la chiesa si trovava allinizio (come invece bastava alla chiesa di Efeso). Qui occorrer riandare alla radice. La chiesa di Sardi dovr ricordare la parola del Vangelo che era stata presentata, e come proprio lei aveva ascoltato e accolto tale parola. La chiesa aveva cominciato bene con unaccoglienza positiva della parola di Dio. A un certo punto per la Parola che, ascoltata e accolta, laveva costituita come chiesa, le come sfuggita di mano, causando cos la situazione attuale di vuoto e di morte. Occorrer allora un contatto rinnovato con la Parola, attuato proprio con quelle modalit che avevano caratterizzato linizio. In pi occorrer mantenere viva, operante senza dimenticare e senza attutire la forza durto la Parola ascoltata allora. A questo punto inizier, in senso pieno, la conversione della chiesa. Limperativo convertiti, posto com dopo gli altri due che abbiamo esaminati prima, da una parte li contiene tutti e due e li riassume in sintesi: il risveglio della chiesa, il suo primo impegno di salvare il salvabile e limpegno successivo di ripensare alla sua accoglienza della parola di Dio e a riviverla, mantenendola in caldo, richiedono gi una decisione presa che rompe con il passato. Una volta che questi imperativi sono accolti e attuati, c gi una certa conversione. Ma, daltra parte, posto com alla conclusione, questo imperativo apre anche una pista da percorrere ulteriormente: la conversione si affaccia sul futuro. Rinnovata, la chiesa potr progredire nella sua vita cristiana. La conversione piena non si limita al recupero di una situazione positiva realizzata, ma lancia dinamicamente la chiesa verso il nuovo e il di pi. La sequenza degli imperativi resa pi incisiva da una prospettiva di minaccia. Minaccia che assume una coloritura tutta particolare: si avverer in ogni caso. Si tratta infatti dellultima venuta, che si realizzer allinterno della storia, ma che avr tutta limprevedibilit di una sorpresa: Se dunque non vegliassi, arriver come un ladro21, e non cercare di conoscere in quale ora arriver a te (3,3). La vigilanza della chiesa non impedir certo la venuta, ma le eviter di trovarsi come adesso fuori fase rispetto a quella trasformazione rinnovata di tutta la realt sotto il segno dei valori di Cristo che la caratterizzer. Colui che si converte e vince non sar cancellato dal libro della vita. Qual il simbolismo di questo libro? La vita delle singole persone si trova scritta in un rotolo, in un libro che appartiene a Cristo-Agnello.
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Limmagine usata del ladro nella notte che, nei vari strati della tradizione primitiva che essa ha percorso (Mt 24, 43-44; Lc 12, 39-40; 1 Ts 5, 2-4; 2 Pt 3,10; Ap 16,15), si riferisce alla seconda venuta di Cristo, esclude che si tratti qui di un assalto improvviso alla citt di Sardi. La sua ubicazione geografica lo facilitava, ma lApocalisse non si interessa di fatti concreti di questo genere.

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La prima menzione di questo libro misterioso la troviamo proprio nella lettera a questa Chiesa: Cos colui che vince sar avvolto di vesti bianche e non canceller il suo nome dal libro della vita e riconoscer il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli (3,5). Il vincitore il cristiano che in questa vita collabora alla vittoria di Cristo sul male concretizzato nella storia sar avvolto nella risurrezione di Cristo, simboleggiata dalle vesti bianche; gli spetter la vita escatologica programmata per lui, e Cristo sempre a livello escatologico, riconoscer per lui tutto questo davanti al Padre e davanti agli angeli. La vita ultima che Dio nella sua trascendenza progetta e desidera per tutti noi proprio quella della Gerusalemme nuova, che appartiene a Cristo-Agnello, al Crocifisso risorto, come sua prerogativa. Possedere questa vita non un fatto automatico. Liscrizione nel libro in parallelo con la risposta delluomo, che di fatto potrebbe anche farla cancellare. La scelta di appartenere al sistema anti-cristiano, fatta nellimmanenza della storia terrestre, ha un suo risvolto nella trascendenza: la mancata iscrizione del nome e la sua cancellazione. In base alla condotta negativa degli uomini si ha un effetto che tocca la trascendenza e ne dipende: lassenza del nome dal libro della vita. Lettera alla Chiesa di Titira. Nel giudizio che esprime sulla Chiesa di Tiatira, Cristo rimprovera che nellambito della Chiesa stessa sia permessa lattivit della donna Gezabele (2,20). Si tratta di una donna che si qualifica profetessa; una donna che svolge, sempre nellambito della chiesa, un suo insegnamento e ha un suo seguito, dei figli (2,23). Il giudizio che lautore d sullattivit di Gezabele negativo: linsegnamento della profetessa fuorviante, perch comporta una contaminazione con lambiente pagano. La negativit di questo giudizio appare anzitutto dal fatto che il nome reale della profetessa stato sostituito da quello di Gezabele, la moglie fenicia di Acab, nota e biasimata nellAntico Testamento per avere introdotto pratiche cultuali e immorali nel regno del nord (1 Re 16,31; 2 Re 9,22). Inoltre, tutta la vicenda della profetessa introdotta con le parole: Ho contro di te (2,20a) che, messe in bocca al Cristo risorto, appaiono inequivocabilmente negative. Questa negativit viene confermata e appesantita dal seguito del discorso: Gezabele fuorvia - qui ancora Cristo in prima persona che parla - i miei servitori, inducendoli a commettere impudicizie e a mangiare le carni immolate agli idoli (2,20b). Questa donna ostinata, i suoi discepoli commettono adulterio con lei (2,22). Il movimento che ella suscita talmente grave da provocare, sia per lei personalmente sia per i suoi discepoli (i suoi figli 2,23a), un intervento severo di Cristo, peraltro non precisato nelle sue modalit, ma che risulter esemplare per tutte le Chiese (2,23b). Da notare che, anche se parla di Gezabele come di istigatrice di impudicizia e la colloca in un contesto di adulterio, lautore non intacca di fatto la femminilit della protagonista. Le espressioni che egli usa commettere impudicizia (2,20); coloro che commettono adulterio con lei (2,22) hanno un valore simbolico: sulla scorta di un uso anticotestamentario ampiamente documentato, esse indicano labbandono di Dio da parte del suo popolo. Partecipando alla consumazione delle carni immolate agli idoli, i cristiani rischiano di abbandonare Dio e di cadere nellidolatria. Lettera alla Chiesa di Laodicea. Questa lettera lultima nella serie del settenario, e quindi ha anche la caratteristica di un messaggio conclusivo. Lultima delle chiese nelle quali riscontriamo una situazione morale negativa e che occorre cambiare con urgenza, la chiesa di Laodicea. Il giudizio valutativo che Cristo risorto esprime su questa Chiesa sconcertante: Conosco le tue opere: non sei n freddo n caldo! Magari fossi freddo o caldo! Cos, poich sei tiepido e non sei n freddo n caldo, io sto per rigettarti dalla mai bocca (3, 15-16).

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Questo un modo di parlare che sorprende anzitutto per la sua crudezza. Ma c anche il paradosso evidente, proprio dellestremismo dellamore tra due fidanzati: il caldo e il freddo sono da rapportarsi a livello di amore. Di fronte a questo stato intermedio di un amore che c ma non decolla, quale la tiepidezza, la reazione istintiva quella di una nausea, che porta a preferire una mancanza assoluta di amore. Dietro a questa affermazione c la logica, tipica di chi innamorato, del tutto o niente. Questa Chiesa si crede perfetta, gi arrivata: dice a se stessa di essere ricca, di non aver bisogno di niente (3,17). Si tratta di una illusione penosa. E Cristo risorto con il linguaggio estremista, proprio dellamore, fa rilevare alla chiesa quella che la sua verit: Tu non sai che sei miserabile, che fai pena, che sei povero, cieco e nudo (3,17b). Il giudizio spietato, ma come nelle altre lettere che abbiamo esaminato, ha unintenzionalit costruttiva. Motivato dallamore, deve essere recepito dalla chiesa sulla stessa lunghezza donda dellamore. Riappare qui lelemento tipico del primo amore, dellamore che ha tutta lidealit e le caratteristiche estremizzanti di un amore di fidanzamento: Io tutti quelli che amo li metto in crisi e li educo: sii fervente dunque e convertiti (3,19). Lamore di Cristo per la chiesa non una tenerezza debole. Ha tutta la forza impetuosa e la freschezza dellamore tipico del fidanzamento. Proprio perch ama, Cristo sconvolge con il suo giudizio ed esercita verso la chiesa la funzione pedagogica che Dio svolgeva nellAntico Testamento per il suo popolo. In questo contesto acquista rilievo limperativo tipico: Sii fervente. Tenendo presente il valore preciso di questo termine, possiamo dire che si tratta di un risveglio di amore che, superando il ristagno in cui la chiesa si trova, arrivi a un livello che abbia la vivezza pungente della gelosia. Questo amore ravvivato e ardente non deve limitarsi a una fiammata di un momento. Il verbo usato indica con chiarezza la continuit di una situazione che si deve stabilizzare. Il tono di Cristo, con quella flessibilit propria del linguaggio amoroso, diventa diverso, e la repulsione si trasforma in tono accorato: Ti consiglio di comprare da me delloro incandescente che esce dal fuoco, perch tu ti arricchisca (3,18a). Loro infuocato chiaramente simbolo di un amore che arriva al massimo di temperatura, visto che si tratta delloro proprio nel momento in cui tolto dal fuoco, senza che ci sia neppure un minimo di raffreddamento. E loro simbolo di amore che tocca addirittura il livello di Dio22. Questa comunit ha anche bisogno di collirio per ungersi gli occhi e recuperare la vista. Per poter veder bene, gli occhi malati vanno plasmati con il collirio. Qui gli occhi sono intesi, in senso metaforico, come la capacit di percepire una realt di ordine morale, e il collirio necessario per poter vedere si riferisce al dono dello Spirito. Da accorato il linguaggio di Cristo che parla si fa delicato, assumendo addirittura toni di tenerezza: Io quelli che amo, li metto in crisi e li educo. Dunque, abbi un amore geloso e guarda in avanti. Ecco: sto in piedi alla porta e busso. Se uno ascolta la mia voce e apre la porta, entrer da lui e cener con lui e lui con me (3, 19-20). Cristo rivela quella che lintenzionalit profonda del suo atteggiamento, e anche del suo linguaggio. Egli ama davvero la Chiesa, e per questo non le perdona, non le risparmia delle debolezze e la stimola con tutta la sua forza pedagogica. Essa gli sta a cuore, ed egli lo sottolinea con due imperativi che, recepiti dalla Chiesa, tendono a trasformarla in quello che esprimono. Cristo esige dalla Chiesa un amore geloso, proprio dei fidanzati, com il suo, e la stimola a non ripiegarsi su se stessa, a non ristagnare in unamarezza pessimista, ma a guardare in avanti. Poi, reinterpretando unespressione del Cantico dei Cantici (5,2), Cristo si presenta con una delicatezza sorprendente, che sfiora addirittura la timidezza: sta alla porta, bussa, ma non forza la porta. Essa si apre soltanto dallinterno. E sar iniziativa propria della Chiesa, del cristiano, aprirgli

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Loro nellApocalisse come il metallo di Dio.

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gioiosamente la porta. Si stabilir allora unintimit conviviale, che allude in trasparenza allEucarestia. Riassumendo, possiamo dire che lamore che Cristo porta con la sua benevolenza, con la sua grazia, un amore particolarmente esigente e coinvolgente. Esso entra con tutta la sua forza prorompente nellambito della Chiesa. Cristo vuole davvero una chiesa che provi ad amarlo con quella intensit con cui egli stesso la ama. Riflessioni conclusive Il contesto dellApocalisse, remoto e immediato, punta tutto verso lEucarestia, presente pi volte sotto forma di allusioni simboliche. Lesperienza che lassemblea liturgica sta portando avanti, inquadrata nel giorno di domenica (1,10), ripercorre le 3 fasi proprie della celebrazione liturgica: confessione dei peccati (o atto penitenziale), ascolto delle letture bibliche ( o liturgia della Parola), e celebrazione eucaristica. La prima fase avviene nella prima parte dellApocalisse, e precisamente nelle lettere alle Chiese (2,1 3,22). La seconda fase, la troviamo allinizio della seconda parte del testo, e precisamente nellascolto dello Spirito. Manca la celebrazione eucaristica, che qui, come nel IV Vangelo, non sar descritta, ma a cui sar aperta una porta. LEucarestia, data in dono come acqua della vita (22,17), animer tutta lesistenza del cristiano, estinguer la sua sete di bene e lo far vivere attivamente anche al di sopra della morte fisica la prima morte23 -, nellambito della storia della salvezza che si svolge. Accanto a Cristo, risorto per mezzo dello Spirito, prendendo parte allEucarestia anchessa realizzata dallo Spirito -, il cristiano, protagonista della prima risurrezione e in preparazione alla seconda, potr condividere con Cristo stesso lo slancio di vita e di amore che gli permette di salvare il mondo.

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LApocalisse parla di prima e seconda morte (2,11; 20,6.14; 21,8), ma anche di prima e seconda resurrezione. La prima morte, che lautore non nomina esplicitamente in questi termini, ma che presuppone nel suo ragionamento, quella che luomo incontra e conosce. La seconda morte (20,6) la scomparsa definita del Demoniaco, dei re della terra, delle due bestie e di Babilonia quella che noi chiamiamo morte eterna, opposta alla morte corporale. La prima risurrezione la partecipazione al regime di Cristo su questa terra per far avanzare il suo regno. La seconda risurrezione la partecipazione definitiva nella Gerusalemme nuova.

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SVILUPPO LETTERARIO DELLA SECONDA PARTE DELLAPOCALISSE


Con linizio della seconda parte (4,1- 22,5) Giovanni ritorna protagonista diretto del racconto. E sempre la voce di Cristo che lo invita a salire al cielo: Sali quass, per poter leggere, dal punto di vista della trascendenza divina, cio dal suo punto di vista i fatti che devono accadere (4,1) nella storia. Non si tratta di prevedere sulla linea del tempo la cronaca degli avvenimenti, ma di interpretare gli avvenimenti che accadranno alla luce della trascendenza. Nella visione Giovanni vede una porta aperta nel cielo. E un verbo al participio passato attivo: questa porta aperta da Cristo e rimarr aperta per sempre. Cristo Risorto uscendo dal sepolcro e facendo il suo ingresso nella trascendenza di Dio ha dato anche alluomo la possibilit di entrare nella sua trascendenza. Il cielo, che nella vecchia cosmologia separava Dio dagli uomini, ora si apre completamente attraverso una porta che Cristo per primo ha inaugurato con la sua risurrezione, in questo modo ha eliminato una volta per sempre la separazione tra cielo e terra. Cos la storia va verso la trascendenza, verso il superamento dellattuale immanenza, alla fine non ci sar pi distanza tra cielo e terra, ma una sola grande famiglia che abiter ununica grande citt: la Gerusalemme nuova. Da questo alto punto di osservazione il Cristo glorioso promette: Ti mostrer le cose che devono accadere in seguito. Il verbo mostrare in greco significa ti far capire ci che dovr accadere in seguito, in modo che mettendoti dalla parte di Cristo sarai in grado di leggere in profondit le cose che devono accadere, cio gli avvenimenti della Storia. Lassemblea in ascolto chiamata a interpretare, a capire nel suo vissuto questo progetto. E guardando a Cristo risorto che dovr fare una lettura sapienziale, interpretativa del presente. E lApocalisse ci fornisce tre piste di interpretazione della storia. 1. LAssemblea in ascolto deve fare una esperienza dal vivo della potente e travolgente signoria di Dio nella storia, qui espressa con una categoria simbolica dell: Uno seduto sul trono. Il trono esprime una sovranit assoluta nello svolgimento della Storia della salvezza. A forma circolare, c una specie di assemblea intorno ad esso. Il Personaggio sul trono non descritto, n si accenna ad un suo vestito, si dice solo che seduto. Tutta la simbologia presa dallAntico Testamento, in particolare da Ezechiele, e dal Salmo 103. Lesperienza visiva e uditiva: Vidi e udii. Questa potenza di Dio si manifestata in primo luogo nella Risurrezione di Ges: Questo Ges Dio lha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni (Atti 2,32). Qui c il verbo al passivo (teologico): E stato risuscitato, il sepolcro stato aperto da Dio. Quella umanit glorificata di Cristo pervasa di divinit. Dio aprendo quel sepolcro ha fatto di Cristo il vincente irreversibile. Questo evento del Cristo Risorto, in secondo luogo, premonitore di ci che succeder anche a noi, lui il Primogenito, noi veniamo dietro di lui. Sullalbero nuovo del Regno, il Risorto il primo frutto maturato, ma adesso arrivano tutti gli altri: il tempo (kairs) maturo. Allora Dio invita la comunit a fare unesperienza nuova di lui: Vieni che ti mostro dal vivo ci che sta succedendo nella storia. Dio invita la comunit a leggere la storia in modo nuovo per scoprire la presenza di Colui che sta agendo nel presente. Dio non morto e luomo non ha mezzi per espellerlo. Dio sar sempre lagente determinante della Storia, e la comunit deve prendere coscienza di questa realt per saper accettare anche i conflitti incomprensibili che si svolgono nel tempo. Dio seduto sul trono ha nella mano destra (la destra la mano della forza, anche Cristo teneva nella mano destra le sette stelle, la Chiesa), un rotolo, un libro non ancora aperto. Ed scritto dentro e fuori, cio non ci sono pagine vuote dove luomo pu scrivere, gi tutto scritto, luomo pu solo leggerlo e tradurlo. 2. Dio presente nella Storia e ha un progetto inaccessibile, il libro avvolto e sigillato, con sette sigilli al massimo della inaccessibilit. Dio solo possiede il senso della direzione della Storia. Luomo non riesce a capire gli enigmi della storia, allora piange e si dispera. 20

Quando non riesce pi a capire il senso di certi avvenimenti cruenti della storia, luomo va in depressione. Questo un libro inaccessibile e luomo non ha risorse intellettive per avvicinarsi a quel libro. Dir Paolo: Mistero (cio disegno) inaccessibile per secoli (Ef 3, 1-15). Il piano di Dio, maturato nella trascendenza divina non pu essere tradotto in termini umani perfettamente equivalenti, non pu trovare unespressione realistica adeguata. Solo un linguaggio che sia intelligibile in termini umani ma che, nello stesso tempo, tende a superarli continuamente, pu avvicinarsi in qualche modo al livello del progetto che Dio rivela. Questo nellApocalisse il linguaggio simbolico. 3. E lAgnello ritto e come immolato prese il libro dalla destra di colui che era seduto sul trono . Solo il Cristo risorto capace di rivelarci il contenuto di quel libro, che il mistero (il disegno) di Cristo che va attuandosi nella Storia. La vittoria di Cristo, nella prospettiva dellApocalisse, costituita dalla sua passione e dalla sua uccisione (4, 5-14): da questo deriva la sua capacit di salvezza e di superamento di tutte le forze ostili. Radicata nella passione di Cristo, la vittoria dei santi potr continuare nella storia. Questi tre punti di riferimento costituiscono lasse interpretativo della storia. Il Cristo risorto invita la comunit a salire in alto (Sali quass) e a guardare la Storia da questi tre punti vivi: la signoria di Dio (seduto sul trono), il suo Progetto (il libro), e lattuazione di quel progetto nella storia (lAgnello ha in mano il libro), mediante lopera incessante di Cristo. Sono i tre punti di osservazione sapienziale, per interpretare la complessit della Storia. Nella visione introduttiva (4,1-5,14), il trono, i viventi, i ventiquattro , il libro, l Agnello: costituiscono il grande sistema simbolico di questi capitoli. Non si tratta di una visione statica ma dinamica, una visione con degli intermezzi di celebrazione liturgica orante, con dossologie e acclamazioni. La Chiesa invitata a salire (quass) per sintonizzarsi pienamente con questo modo di leggere e di valutare gli avvenimenti della storia. Tutto questo frutto di un processo di maturazione che lo Spirito dona al gruppo di ascolto. E questo il senso dellespressione giovannea io divenni, (ritorna il verbo ghinomai gi trovato in 1,10) che non va intesa nel senso di un trasporto fisico, o di un estasi, ma si tratta di una forte esperienza spirituale della Parola. Questo processo di maturazione si chiama lettura sapienziale, cio si impara a leggere la storia non solo con le categorie umane, ma anche con le categorie divine che lo Spirito suggerisce. A contatto con lo Spirito veniamo abilitati a fare una lettura sapienziale degli avvenimenti. Nella sua visione Giovanni nota che: Colui che sedeva sul trono era simile nellaspetto a diaspro e cornalina e larcobaleno intorno al trono, simile a smeraldo. Allinizio della storia Dio stabil un patto bilaterale e a un patto unilaterale con luomo. Dopo il diluvio universale Dio si pent di aver castigato luomo e promise di non farlo pi, e il segno di quella promessa fu la comparsa nel cielo di un arcobaleno. Qui il trono avvolto dallarcobaleno segno che Dio si mostra col volto benevolo verso la storia degli uomini, e non ha nessuna intenzione di mandare un altro diluvio. La Storia va letta da questo profilo (sali quass) altamente positivo di un Dio benevolo, dove la sua sovranit, il suo trionfo, non sar mai a scapito della sua misericordia. La sua potenza sar sempre lesercizio della sua misericordia, come il trono grande e possente, cos sar la sua misericordia. Intorno al trono c una coorte di ventiquattro vegliardi24 (12+12), cio lintero popolo di Dio, del Primo e Secondo Testamento. Questi ventiquattro sono anchessi seduti sul trono, cio partecipano allesercizio di una signoria, si occupano della Storia per salvarla. Sia il popolo di Dio celeste sia il popolo di Dio terrestre hanno il compito di collaborare con Cristo e con Dio: Come il

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I ventiquattro presbiteri (4,4), sono figure simboliche riferibili a personaggi desunti dallAntico e dal Nuovo Testamento in pratica, sono i nostri santi , i quali, avendo compiuto la trafila terrena, partecipano gi in qualche modo alla risurrezione di Cristo, vestiti come sono di vesti bianche. Essi influiscono attivamente sul decorso ulteriore della storia della salvezza sino alla sua conclusione. Queste figure simboliche non le troveremo pi nella Gerusalemme nuova, quando ormai la storia della salvezza sar conclusa.

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Padre ha mandato me cos io investo voi. Siamo anche noi collaboratori, responsabili di questa realt, non possiamo disinteressarci della Storia. Questi ventiquattro sono vestiti di bianco, cio partecipano alla vita del Risorto, e hanno corone doro in testa, godono gi del risultato vittorioso, ma non dimenticano la storia terrestre. Nella professione di fede proclamiamo: Credo nella comunione dei santi, cio come ora collaboriamo con Dio nella Storia, cos lo faremo dopo quando Lui ci chiamer alla comunione con lui. In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro viventi. Data linsistenza sullo Spirito, simboleggiato dagli occhi davanti e da dietro (4,4), i quattro esseri viventi (4, 6b-8) rappresentano il duplice movimento dalla trascendenza allimmanenza e dallimmanenza alla trascendenza: movimento che si realizza, in entrambe le direzioni, sotto linflusso dello Spirito. Dato il simbolismo teriomorfo (divinit che ha forma di animale) particolarmente accentuato, mediante il quale queste figure vengono rappresentate sono gli za, i viventi, letteralmente animali il duplice movimento che essi rappresentano sar sempre riferibile alla storia delluomo, ma sfuggir a una presa di coscienza dettagliata da parte degli uomini. Troviamo nellApocalisse un ventaglio terminologico riguardante gli animali che non appare meno ampio di quello riguardante il cosmo e la natura. Si parla di leone, di aquila, di cavallette, di drago, di mostro o bestia, di cavallo, di rane, di scorpioni, di serpente, di cane, di uccello. Il quadro impressiona per la sua vastit che non trova riscontro, neppure lontanamente, in nessuno scritto del Nuovo Testamento. In alcuni casi gli animali sono visti in senso realistico e proprio: ad esempio, le belve che divorano un quarto degli abitanti della terra (6,8), i cavalli quando il sangue arriva allaltezza del loro morso (14,20), il ruggito del leone al quale si paragona la voce dellagnello (10,3), la puntura degli scorpioni (9,5), ecc. Ma gli animali sono spesso diversi da quanto ci aspetteremmo e protagonisti di azioni superiori. Gli za, infatti, hanno unidentit che non ha nessun riscontro nella realt (4,6b-8a), esercitano funzioni dossologiche, cio di lode (4,8b), ingiungono (Vieni: 6,1-7), consegnano le coppe agli angeli (15,7), adorano (19,5). Lagnello, presentato anchesso con delle caratteristiche al di fuori del reale (5,6), esercita una molteplicit di azioni che non finiscono di sorprendere: prende il libro (5,7), ne apre i sigilli (6,1ss), si indigna (6,16), conduce al pascolo (7,17), combatte e vince (17,14), celebra le nozze (19,7.9), ha un suo trono (22,1.3). Il leone vince in modo da fare aprire i sigilli del libro (5,5), le cavallette tormentano gli uomini come se fossero scorpioni e assumono le forme concrete pi sconcertanti (9,7), laquila parla pronunciando un grido minaccioso e sconvolgente (8,3). I cavalli, oltre al senso realistico sporadico accennato, assumono proporzioni, colori e atteggiamenti al limite dellimmaginabile (6, 1-8; specialmente 9, 16-19). Il drago, il primo e il secondo mostro, oltre che avere unidentit al di l di ogni presentazione umana, compiono azioni ugualmente sorprendenti: il drago trascina le stelle della terra (12,4), combatte nel cielo (12,7) ecc.; il primo mostro bestemmia il nome di Dio (13,6), ha potere sopra ogni trib e popolo (13,7); il secondo parla come il drago (13,11) costruisce limmagine del primo mostro e le d vita (13, 14-15). Questo simbolismo teriomorfo trova le sue radici nellAT: vi troviamo tutti gli animali menzionati nellApocalisse, vi troviamo anche una simbolizzazione avanzata per quanto riguarda alcuni di essi: gli za ad esempio, in Ez 1, 5-10; la bestia in Dn 7, 3-6, ma loriginalit dellautore dellApocalisse risalta sia per una simbolizzazione pi ampia, sia anche e soprattutto per unimpronta tutta sua che d sempre, anche quando riprende simbolizzazioni elaborate. Ci appare dalle differenze, rispetto ai modelli, dalle combinazioni del tutto nuove che lui fa, dalla creazione di certe figure come lagnello che trovano nellAT solo un precedente molto generico. Cosa vuole esprime lautore dellApocalisse con questa vastit di za? Si ha subito la tentazione netta di trovarsi di fronte a un livello di realt eterogeneo, velatamente superiore rispetto al livello degli uomini.

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Questa prima impressione viene confermata e consolidata seguendo lo sviluppo delle azioni attribuite agli animali e diventata unevidenza che si impone. Gli animali protagonisti, sia di segno positivo che negativo, si comportano secondo modalit sempre sorprendenti, spesso umanamente inspiegabili. La loro azione preme sugli uomini e sulla loro storia, ma sempre sotto il controllo di Dio. Esprimono una forza che, positiva o negativa, si immette nella storia umana, seguendone lo svolgimento fino alla conclusione escatologica. Nella Gerusalemme nuova scompariranno tutti gli animali: rester soltanto, e in posizione centrale, la figura dellagnello, simbolo di Cristo risorto. Lautore dellApocalisse usa la formula teriomorfa per indicare leterogeneit, quasi una trascendenza rispetto alluomo, di una realt superiore che stimola e muove. Non sar perci sufficiente una semplice identificazione, quasi una traduzione del simbolo teriomorfo in equivalenze realistiche, che risulterebbe inevitabilmente riduttiva, sia nel senso del bene operante che del male. Ogni espressione simbolica teriomorfa ci riporta allo svolgimento, al vivo della storia, ma non ce ne d una lettura al minuto. Lanimale protagonista dice che c, proprio nellambito della storia, un complesso di forze in atto, una vitalit inarrestabile che il contesto immediato potr specificare ulteriormente, ma che sfuggir a una piena verifica delluomo. Si avr spesso la sensazione dellincomprensibilit opaca della potenza del male, come pure dellinafferrabilit vittoriosa del bene. Il movimento discendente originato da Cristo-Agnello, che porta avanti il suo processo rivelativo apokalypsis rivelazione 1,1 -, questo movimento investe lazione dello Spirito, la quale, partita dalla trascendenza dove si trova Cristo-Agnello, raggiunge la terra come contenuto del suo messaggio. Giovanni nel nostro caso, protagonista ideale della vicenda espressa nellApocalisse e, come ultimo termine, il lettore e lassemblea liturgica come ultimo destinatario a cui viene presentato, sono i destinatari di questo messaggio partito dalla trascendenza. Il movimento ascendente, invece, sar rappresentato dalla preghiera dei martiri (6, 9-11), che esamineremo pi avanti. Ireneo, invece, ha visto in questi quattro esseri viventi: il leone, il vitello, l uomo e laquila (4,7), il simbolo dei quattro evangelisti. Riassumiamo brevemente questa visione introduttiva. La comunit, allinizio di questa seconda parte dellApocalisse, invitata a fare una ulteriore esperienza dello Spirito (Sali quass), per poter riscoprire il progetto di Dio nella storia. Questo progetto si trova scritto in un libro sigillato con sette sigilli. Solo lAgnello capace di prendere il libro e aprire i sigilli. Cristo risorto, lAgnello ritto come immolato25, realizza quel progetto con la sua morte e risurrezione, progetto che in atto, nel suo pieno svolgimento perch Cristo col suo sangue ha comprato tutti gli uomini per il suo Dio e si prodiga per la salvezza di tutti. E lassemblea deve prendere coscienza di essere un popolo di salvati e vivendo nella storia, deve compiere lo sforzo di leggere gli avvenimenti che accadono a partire da queste tre certezze (Dio, Cristo, il libro) per collaborare anchessa con lui a vincere per essere pronta per salire verso la Gerusalemme nuova per diventare la sposa dellAgnello.

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La rievocazione dei simboli veterotestamentari del Leone di Giuda e dellAgnello sono una costruzione letteraria raffinata attraverso cui lautore vuol farci capire che lAgnello il Cristo, morto e risorto, preparato dallAntico Testamento, che ha tutta la forza messianica (le sette corna 5,6 indicano la totalit della forza e della potenza per distruggere il male allinfinito) e tutta la pienezza dello Spirito (i sette occhi) che vuole donare a tutta la terra.

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Ora facciamo una riflessione mistica su questa seconda parte. Abbiamo visto come allinizio di questa seconda parte dellApocalisse (4,1-22,5) viene sottolineato un passaggio dal livello terrestre a quello della trascendenza: Giovanni vede una porta gi aperta nel cielo (4,1), una comunicazione stabilita, in virt di Cristo risorto e asceso al cielo, tra la trascendenza e limmanenza. Proprio la voce di Cristo invita Giovanni, e con lui tutto il gruppo di ascolto, che sta compiendo la seconda grande fase dellesperienza apocalittica26 - a salire al cielo, per mettersi dal punto di vista proprio del Cristo risorto, quasi a condividere, per usare unespressione paolina (1 Cor 2,16), lintelletto di Cristo stesso per una valutazione sapienziale della storia. Qui lassemblea ecclesiale chiamata a fare una lettura della sua storia. Infatti, proprio allinizio della seconda parte (4,1) la chiesa invitata, tramite Giovanni, dalla stessa voce di prima cio la voce di Cristo risorto a salire in cielo e a guardare, dal punto di vista della trascendenza di Dio e di Cristo ci che deve accadere (4,1). Si tratta dei fatti della storia umana, non previsti, ma che avvengono nella loro attuazione cronologica, essi devono essere letti in profondit, in quel filo religioso che li unisce e che costituisce la logica di Dio, in base alla quale essi si devono verificare. Si tratta, in altre parole, di un impegno di discernimento, di lettura dei segni dei tempi. E Dio seduto sul trono, domina tutto. I fatti della storia sono determinati attivamente da lui. C un rapporto tra lui e la storia, un rapporto diretto, che non intaccato, n condizionato da nessun elemento. Per poter leggere la storia, occorre risvegliare, riscoprire questa radicalit assoluta di Dio, al di sopra di qualunque schema. Ma i fatti della storia, proprio come tali, sconcertano. Il rapporto che essi hanno con Dio non solo non appare a prima vista, ma sfugge completamente, fino a diventare di segno negativo: alcuni eventi della storia, nella loro drammaticit e nellassurdo del male che vi si realizza, sembrano escludere addirittura una presenza attiva di Dio. In realt non cos. Tutti i fatti della storia, tutte le persone che ne sono protagoniste, in una parola tutto ci che reale dipende direttamente da Dio ed determinato da lui. Lautore lo esplicita mediante la presentazione del libro sigillato con sette sigilli (5,1). Si tratter di guardare con realismo ai fatti contemporanei, di coglierne tutti gli aspetti, anche i pi sconcertanti; di avere poi la fede ardita di dire a se stessi che tutti questi fatti sono previsti e valutati da Dio, ma che sono intelligibili soltanto alla luce di Cristo, rapportandoli a lui. In questa ottica di una storia da interpretare riferendola a Cristo, il gruppo di ascolto passa in rassega tutte le realt che trova nella sua situazione. Si occuper, ad esempio, dello Stato in cui si trova, far attenzione alla propaganda che d vita ad esso; far attenzione anche a quei centri di potere lApocalisse li chiama re della terra che al di dentro di unorganizzazione statale condizionano in maniera spesso determinante la vita delluomo. Pi in generale, il gruppo di ascolto verificher se il mondo in cui si trova aperto o no alla trascendenza di Dio. Un mondo organizzato soltanto a livello terrestre, chiuso a Dio, diventa limpressionante citt consumistica, la grande prostituta, Babilonia, che proprio per questa pretesa di costruire un sistema di vita orizzontale e autosufficiente crolla poi dal di dentro. Questo sistema terrestre di vita non coesiste pacificamente con il sistema di apertura a Dio, di sintonia con lui e con Cristo, che proprio dei cristiani. Si ha cos una tensione permanente, che facilmente sfocia nella violenza della persecuzione. I cristiani sono impegnati con Cristo a superare questo sistema terrestre antitetico, che essi possono trovare nella loro storia contemporanea.

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Nella seconda parte dellApocalisse (4,1-22,5) lassemblea ecclesiale, ascoltando quanto le dice lo Spirito tramite il messaggio profetico dellautore, si dispone e si impegna rivedendo le sue posizioni operative a vincere con Cristo risorto il male concretizzato nella storia.

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I cristiani potranno vincere. Potranno anche essere momentaneamente sconfitti, e addirittura uccisi. Ma lenergia che Cristo risorto immette nel campo della storia porter a un sopravvento irreversibile, che si realizzer nella conclusione ultima, escatologica del movimento dialettico tra bene e male della storia di oggi. A questo punto si verifica un nuovo contatto con lo Spirito: Subito divenni nello Spirito, dice Giovanni (4,2). Il divenire, che anche qui comporta una trasformazione, rapportato allesperienza che segue immediatamente e ha per oggetto Dio. Ritroviamo qui lo schema indicato allinizio, ma espresso in una forma ancora pi articolata. Partendo da una situazione pienamente positiva quella realizzata nel gruppo di ascolto dallazione di Cristo Risorto in Ap 2-3 lassemblea invitata a compiere il passaggio verso la trascendenza. Questo invito si realizza sotto linflusso dello Spirito, e cos si stabilisce un rapporto diretto con la trascendenza stessa simboleggiata dal cielo che rimarr costante, fino a quando, con lapertura totale del cielo, la trascendenza e limmanenza tenderanno a coincidere27. Abbiamo quindi un livello mistico, nel senso indicato, che si mantiene costante e si esprime in un linguaggio simbolico proprio dello Spirito, confermato dal fatto che lautore talvolta interrompe il filo espositivo, quasi ritornando sulla terra, per rivolgersi direttamente allassemblea liturgica e tradurre in termini concettuali ordinari il contenuto espresso nel simbolo28. Esaminiamo ora alcune punte emergenti di questo livello mistico, seguendo la struttura del libro. La prima esperienza di contatto con la trascendenza espressa in maniera caratteristica in Ap 4, 2-3. Il trono simbolo dellimpatto attivo che Dio ha sulla storia. Questo impatto non viene n specificato in dettaglio, n espresso mediante delle categorie concettuali: tutto questo non sarebbe possibile, trattandosi di unazione propria di Dio. Esso viene fatto avvertire e percepire mediante il riferimento alla categoria umana del trono e della sua funzione. Sul trono c un personaggio seduto. Lautore lo percepisce, e lo vuol far percepire, nella sua identit personale, e a questo scopo si rif a unesperienza che, pur partendo dallAntico Testamento29, egli elabora in proprio. Giovanni ha una sua predilezione per le perle preziose 30, ma non gli interessa il valore commerciale: gli piace guardarle. Come lautore spiegher pi dettagliatamente in 21,11 la pietra preziosa quella che, colpita dalla luce, emette un bagliore caratteristico che affascina. Questo bagliore risveglia in Giovanni lesperienza di Dio. Infatti il personaggio seduto sul trono senza dubbio Dio stesso. Giovanni volge il suo sguardo verso di lui, ma non ne descrive le fattezze, e neppure il vestito, come fa Isaia. Si limita invece a dire che, proprio guardando il personaggio, la sensazione che se ne ha corrisponde a quel senso di gioia che viene comunicato dallo splendore delle pietre preziose. Lautore qui ne enumera tre (diaspro, cornalina e smeraldo), tutte con lo stesso effetto di fondo: la bellezza ineffabile del loro riflesso, quando sono colpite dalla luce, suscita ripetutamente unesperienza viva di Dio, ovviamente intraducibile in concetti. Tutto questo acquista ancora pi rilievo per il fatto che lesperienza delle perle preziose intramezzata da unindicazione simbolica, che invece concettualizzabile: si tratta dellarcobaleno segno chiaro e inequivocabile dellalleanza (Gen 9,13) che si trova intorno al trono di Dio. E intorno al trono, e in connessione con esso, troviamo i ventiquattro anziani, i quattro viventi, il mare di cristallo, i lampi e i tuoni. Questo fatto comunica loro unimpronta di trascendenza. Lesperienza immediata di Dio, percepito come il personaggio seduto sul trono, lascia una traccia indelebile nellautore: parlando di Dio, per ben 12 volte egli lo ricorder indicando semplicemente come il personaggio seduto, a cominciare da 4, 2-3.
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Questo rapporto a tutto campo inizia in 19,11: E vidi il cielo gi aperto, e si conclude nella Gerusalemme nuova (21,1-22,5). 28 Cf. 1,20; 4,5; 5,6.8; 7,13.14; 11,4; 14,4.5; 17,9.12.15; 21,5 ecc. 29 Qui lautore ha certamente presente Is 6, 1-4 (in 4,8 riprender proprio Is 6,3) ed Ez 1, 1-28 (dal momento che i quattro viventi di 4,6b-7 sono presi da Ez 1,5ss). Ezechiele costituisce il suo punto di partenza per quanto concerne lintensit dellesperienza di Dio, Isaia per quanto riguarda il collegamento con il trono. Ezechiele avr una risonanza tutta particolare nel misticismo apocalittico giudaico. 30 Questa predilezione apparir chiara in seguito, nel contesto della Gerusalemme nuova.

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Anche nei riguardi di Cristo, non meno che nei riguardi di Dio, nella seconda parte dellApocalisse troviamo unesperienza tipica che supera il livello concettuale ed fondamentale: si tratta di Cristo presentato come Agnello in 5,6. Questa una seconda punta di misticismo emergente. Meditando sul ruolo di Cristo nella storia, lautore ne avverte la centralit insostituibile: E vidi in mezzo al trono e ai quattro esseri viventi un Agnello. Ma c un aspetto che supera ancora pi decisamente la soglia della concettualit, fino a esprimere una contraddizione: Cristo-Agnello visto in piedi come ucciso. Un agnello ucciso non pu stare in piedi. Cristo-Agnello in piedi con il valore trasparente di risorto31 - viene presentato in rapporto di corrispondenza con la sua passione e, soprattutto, con la sua morte (come ucciso). A questo punto troviamo una solenne celebrazione del Cristo Agnello, celebrato e applaudito attraverso tre cerchi concentrici prima dai quattro esseri viventi, che collegano la trascendenza con la terra e viceversa, poi da un numero infinito di angeli e infine da tutto il creato. Questa esperienza talmente radicata nellautore da portarlo a fare dellAgnello un simbolo cristologico permanente in tutta la seconda parte del libro dellApocalisse. Come la visione mistica di Cristo di 1, 9-20 si prolunga in tutta la prima parte, cos la figura di Cristo-Agnello ritorner altre 28 volte nellarco della seconda parte.

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Nel simbolismo antropologico dellApocalisse la posizione eretta stare in piedi indica la risurrezione avvenuta.

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SETTENARIO DEI SIGILLI (6,1 8,1)
Dopo la visione inaugurale (4-5) si apre il primo settenario: lapertura dei sigilli (6,1-8,1). I primi quattro sigilli costituiscono un blocco letterario unitario; perci vanno interpretati tenendo conto del loro rapporto reciproco. Alle tre forze di segno negativo derivanti dalleliminazione della pace violenza omicida, ingiustizia sociale, morte si contrappone una forza, ugualmente presente e operante nel campo della storia umana, ma di segno positivo: quella indicata simbolicamente dal cavallo bianco e dal cavaliere che lo cavalca. Il cavaliere esercita unazione di guida e di stimolo. Le forze che attraversano il campo della storia con limpeto travolgente del cavallo sono guidate dal rispettivo cavaliere. Il cavallo bianco e il suo cavaliere si riferiscono alla risurrezione di Cristo e al suo dinamismo che collegato ad essa. La forza di risurrezione, che pervade gradualmente la storia, guidata da Cristo stesso, che assicura una capacit perenne di vittoria. Anche la violenza omicida guidata da un cavaliere, il Demoniaco, espressione di colui che era omicida fin dallinizio (Gv 8,44). Cos pure lingiustizia sociale guidata dalluomo, che nella concretezza della storia, stabilisce arbitrariamente prezzi altissimi per i generi di prima necessit, lasciando intatti gli articoli di lusso. In altre parole, accanto alle forze negative c una forza positiva, di cui sono destinatari tutti gli uomini e di essa sono portatori espliciti i cristiani. E quando apr: il soggetto di apr sempre Cristo-Agnello, il quale ha gi ricevuto il rotolo con i sette sigilli. Il verbo aprire ha il senso di rendere accessibile ci che viene nascosto dal sigillo. Lapertura del sigillo comporta la sua rimozione, ma in pi indica anche lacceso a un contenuto. La sigillatura del rotolo rendeva impraticabile la lettura per limpossibilit di guardare il contenuto; ora, una volta tolto il sigillo, possibile farlo. Lapertura del senso della storia da parte di Cristo-Agnello si realizza tramite il dono della sua testimonianza, la quale, a sua volta, contiene la parola di Dio. Dopo lapertura di ogni sigillo si ode la voce di uno dei quattro esseri viventi (4,6) che grida: Vieni. E subito appare un cavallo col suo cavaliere, a ciascuno dei cavalli attribuito un colore, che lo qualifica in modo preciso. Il punto di partenza Zc 1,8 e 6, 2-3; ma lautore dellApocalisse cambia a tal punto la funzione dei cavalli e il significato dei colori da far assumere un valore proprio, che si distacca dal modello ispiratore. Il cavallo, nellambito dellApocalisse, e specialmente dei primi quatto sigilli, un simbolo teriomorfo32 di una forza che agisce attivamente nel campo degli eventi umani della storia, senza che sia possibile prendere coscienza di tutti i suoi dettagli. Pu essere di segno positivo, come il cavallo bianco di 6, 1-2oppure di segno negativo, come gli altri tre cavalli. 1. Il cavallo bianco(primo sigillo). Il cavallo bianco, su cui il cavaliere appare seduto, rappresenta la forza vitale di risurrezione che Cristo immette nella storia, e che vi giunge anche attraverso la mediazione dei cristiani. E Cristo nella posizione del cavaliere che guida questa sua forza nel contatto con gli uomini e i loro eventi, e anima anche i cristiani che ne sono portatori. Il Cavaliere poi in possesso di un arco capace di raggiungere anche i lontani. Questo cavaliere vittorioso perch gli fu data una corona cio la vittoria, il testo sottolinea che: Usc cavalcando impetuosamente sui sentieri della storia, egli dovr vincere ancora. Il testo non dice che il Cavaliere Cristo Risorto, sottolinea invece lenergia della Pasqua di Cristo, Agnello pasquale munito di una forza incredibile (sette corna), di uno Spirito travolgente (lo Spirito Santo), che immette nella storia per eliminare le forze negative del Demoniaco che la devastano. Colui che
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Si tratta, come gi si detto, del simbolismo che ha come protagonisti gli animali. Si riferisce a una fascia di azione al di sotto della trascendenza divina e al di sopra di un pieno controllo umano.

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immette questa forza ha gi vinto ed Risorto. Nel cap 19 torner questo cavaliere seguito da un esercito di cavalieri bianchi, e in quella occasione apparir il suo nome: Verbo di Dio e Re dei re e Signore dei signori che sconfigge il drago e le bestie: questa la forza irresistibile della Pasqua che non conosce oppositori su questo schermo umano cos conflittuale. 2. Il cavallo rosso fuoco (secondo sigillo). Quando lAgnello apre il secondo sigillo, la voce di uno dei viventi dice: Vieni!. Si presenta sulla scena un cavallo rosso fuoco (6,4a). Al cavaliere che lo cavalca fu dato di prendere la pace dalla terra (6,4b). E come conseguenza di questa sottrazione della pace si ha che gli uomini si uccideranno gli uni gli altri (6,4c). La sottrazione della pace dalla terra il punto pi caratteristico e pi impressionante del contesto simbolico espresso dal cavallo rosso fuoco. La risonanza molteplice che il termine pace, shalom, ha nellAntico Testamento che come noto, costituisce la fonte principale dalla quale attinge il nostro autore ci porta a interpretare la pace, che dovrebbe appartenere alla terra, in un senso pi ampio33. Non si tratta soltanto dellassenza di guerra, ma, positivamente, quel complesso di beni che rendono fruttuosa, positiva, addirittura gioiosa lesistenza delluomo sulla terra. Luomo fatto per il bene e, nella misura in cui lo realizza e lo possiede, anche felice. Perci la pace, intesa come bene concreto e globale, la dimensione perfettamente confacente alluomo in quanto tale. In altre parole, la pace-bene irrinunciabile per unesistenza degna delluomo sulla terra. Essa il dono pi prezioso che Dio possa fargli. Non per nulla troviamo che Dio, nel suo rapporto con luomo, qualificato proprio come il Dio della pace. Leliminazione di questo bene essenziale un atto di guerra, unoperazione che va contro luomo e, pi in generale, contro la creazione di Dio. E opera del demoniaco. Questo quanto lautore dellApocalisse suggerisce, indicante come rosso fuoco, il colore del cavallo simbolico il cui cavaliere toglie la pace. Il fuoco a cui allude tipico del Demoniaco 34. Possiamo dire che, proprio per opera del Demoniaco, c una tendenza in negativo, che opera nellambito della storia delluomo e che porta alla rimozione della pace. Tutta lattivit anti-pace, anti-uomo e, in definitiva, anti-Dio, viene presentata dal Demoniaco, anche con toni esasperati. Ma questa attivit rimane sempre sotto il controllo di Dio. Pur con tutta la volont di togliere la pace dalla terra, Satana non ne sarebbe capace senza un misteriosissimo permesso da parte di Dio, il quale sapr poi ricavare del bene anche da questo male. E quanto lautore sottolinea, dicendo: gli fu dato. Le conseguenze della mancanza della pace non si fanno attendere. La prima terrificante: gli uomini, invece di comprendersi, di aiutarsi e di camminare insieme, si ostacolano a vicenda con una violenza incredibile. Accade infatti che per opera del cavaliere seduto sul cavallo rosso fuoco non solo viene tolta la pace che compete alla terra, ma viene fatto s che gli uomini si uccidano gli uni gli altri. E la violenza omicida che imperversa, come una forza travolgente, nel campo della storia. A sottolineare poi che non si tratta di un fenomeno sporadico, isolato, ma di una situazione generale, si aggiunge che al cavaliere viene data una grande spada (6,4). In questa si pu vedere la spada dellautorit statale, considerata per anchessa in un contesto di violenza, quella che limpero romano persecutore riservava ai martiri. Il quadro desolante che si ha dellumanit priva del bene della pace si precisa e si appesantisce ulteriormente. Allapertura dei due sigilli successivi (6, 5-6; 6, 7-8), emergono, sempre nellambito
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Lespressione pace tipica del Nuovo Testamento, e in particolare degli scritti di Paolo: Rm 15,32; 1 Cor 14,33; 2 Cor 13,11; Fil 4,9; 1 Ts 5,23; Eb 13,20. In tutti questi contesti si tratta sempre di Dio, che impegna la sua bont nella comunicazione con gli uomini. 34 Il punto di riferimento del termine rosso fuoco pyrros non il sangue, per cui rosso sarebbe sinonimo di sanguinario, ma il fuoco, pyr. Che esso sia un elemento caratteristico del Demoniaco, appare dalla presentazione che lautore fa della cavalleria demoniaca (9,17).

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della storia, altre forze negative, che agiscono in senso contrario al bene degli uomini: sono lingiustizia sociale e il flagello della morte, con tutto il corteggio di male che li accompagna. 3. Il cavallo nero (terzo sigillo). Laltra forza negativa la fame, che va vista nel quadro dellingiustizia sociale, alla quale lautore particolarmente sensibile. Il cavallo nero e il rispettivo cavaliere rappresentano sulla linea anticotestamentaria, specialmente di Amos lingiustizia del potere che, stabilendo prezzi molto alti per i generi di prima necessit e non toccando i generi di lusso, come lolio e il vino, obbliga il povero ad acquistare solo lorzo e il grano, cibo leggero e meno nutriente. Cos la denutrizione che ne segue, a lungo andare causa la morte. Proviamo a interpretare questo simbolo. Il testo dice che una misura di grano vale un denaro. Un denaro era la paga di un operaio per un giorno lavorativo (Mt 20,2). Quindi per comprare una certa misura di grano per poter fare il pane bisognava lavorare una intera giornata. Ma in una famiglia oltre al pane ci vogliono anche i vestiti, un tetto per ripararsi, e il denaro guadagnato per una giornata certamente non era sufficiente per portare avanti una famiglia. Portiamo il discorso ai nostri tempi: se una famiglia con un solo stipendio deve pagare fitto di casa, medicine, scuola per i figli certamente non ce la far mai. A questo si aggiunge che laumento dei generi di prima necessit mettono in ginocchio le famiglie, mentre i generi di lusso (capitali, investimenti, ecc) sono sempre pi tutelati. La bilancia della giustizia in mano alluomo diventa arbitrio, quello che gi lamentava Isaia: hanno falsificato le bilance. Ma il testo ancora pi esplicito quando dice che ci vuole anche un denaro per comprare tre misure di orzo: Tre misure di orzo per un denaro. Lorzo ha valore meno nutritivo del frumento, quindi tre misure di orzo costano anche per un denaro. A questo punto il testo passa a considerare i beni di lusso olio e vino: lolio e il vino non siano, alterati, cio il pane che serve per sostenere le famiglie pu aumentare mentre lolio e il vino non devono essere toccati. In questo modo si colpiscono i beni di prima necessit dei poveri mentre si tutelano le fasce ricche. Lolio e il vino era il cibo dei ricchi (Proverbi 23ss.), delle categorie nobili, questi cibi erano considerati generi di lusso. Anche nella ricca Babilonia nellelenco dei beni lussuosi al cap. 18, compariranno i mercanti di olio e di vino. E la terra attraversata e travolta dalla forza (cavallo) dellingiustizia, prodotta con impressionante creativit e variet dai benestanti. La Storia sar sempre segnata da queste realt trasversali, ci saranno sempre persone che scaricheranno sui poveri tutta la loro furbizia creativa per impoverirli e ritagliarsi cosi lauti e ingiusti guadagni. Le categorie pi indifese ed esposte non saranno mai risparmiate dai predoni di turno, che appariranno sul palcoscenico della Storia di ogni tempo. 4. Il cavallo verde( quarto sigillo). Il verde simboleggia lesuberanza della vita terrena, vita che lautore dellApocalisse ama e apprezza molto: essa come il verde rigoglioso della vegetazione. Ma, come egli preciser subito dopo, si tratta di un verde che non dura35. E colui che stava seduto su di esso aveva come nome la morte (6,8). Mentre nei tre precedenti sigilli il cavaliere ha qualcosa (larco 6,2; una grande spada 6,4; una bilancia nella sua mano 6,5), qui ha un nome: si chiama morte, intesa globalmente in senso fisico. La capacit che ha la morte si attua di fatto mediante luccisione, le cui modalit concrete vanno dalla violenza della spada a ogni genere di causa da cui deriva la morte, ivi compresa la presenza ostile delle bestie selvagge.

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In Isaia 40, 6-8 la vita umana paragonata allerba che spunta al mattino fresca e verde, ma alla sera inaridisce e avvizzisce.

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5. Il quinto sigillo. Presenta la preghiera dei martiri che erano stati uccisi. Molti autori pensano che questa sia una preghiera poco cristiana perch i martiri invocano la giustizia da Dio: Fino a quando Signore non farai giustizia?. E necessario chiarire il concetto di giustizia in questo contesto. NellApocalisse la vendetta, attuata da Dio non appare assolutamente come uno sfogo emotivo e nemmeno come unapplicazione della legge del taglione. Il sangue dei martiri non chiama e non provoca altro spargimento di sangue. Secondo il progetto della giustizia di Dio, il sangue dei martiri non doveva essere sparso. Chi lha fatto, ha rotto un equilibrio, ha scavato un vuoto proprio nel progetto originario di Dio36. Questo progetto sta anche a cuore dei martiri, essi se ne sentono parte viva e attiva. Quindi fanno pressione su Dio perch sia ristabilito lequilibrio turbato. Il desiderio dei martiri, le loro preghiere a Dio esprimono il desiderio di colmare quel vuoto. La vendetta costituisce, potremmo dire, il superamento di un vuoto. 6. Il sesto sigillo. Visto nel suo insieme, questo sigillo presenta una struttura letteraria in tre pannelli. Il primo (6,12-17) presenta la conclusione della storia della salvezza come la distruzione definitiva dellanti-creazione. Il secondo, il pannello centrale (7, 1-8) presenta la funzione pre-escatologica di un resto di Israele, prima giudaico e poi cristiano. Il terzo (7, 9-17) rappresenta la stessa conclusione della storia della salvezza, ma sotto il profilo del trionfo della nuova creazione. Lassemblea inviata a unattesa orante per rafforzare la sua fede nella capacit di realizzazione da parte di Dio del suo progetto: Dio cambier lattuale volto della storia e porter a compimento il suo disegno salvifico, e a quel disegno luomo chiamato a partecipare. La moltitudine immensa dei salvati di provenienza universale. La persone che la compongono stanno in piedi; si trovano, cio, secondo il simbolismo di questa posizione, in uno stato di risurrezione e, stando davanti a Dio seduto sul trono e al Cristo morto e risorto rappresentato dallAgnello, in un certo senso si confrontano con loro. La situazione di resurrezione in cui essi si trovano una partecipazione alla vitalit di Dio, che li ha raggiunti con la risurrezione di Cristo, simboleggiata dalle bianche vesti. Uno dei presbiteri interviene e spiega a Giovanni lidentit di queste persone vestite di bianco. Parlando dalla zona della trascendenza dove lui si trova, ma con uno sguardo ancora alle vicende della terra, si esprime in questi termini: Questi sono coloro che stanno venendo dalla tribolazione, quella grande, e lavarono le loro vesti e le resero bianche nel sangue dellAgnello (7,14). Il cammino che porta alla pienezza della vita, alla partecipazione alla risurrezione di Cristo, irto di difficolt. Queste assumono talvolta le caratteristiche dellemergenza, diventando la grande tribolazione37.

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Il progetto grandioso e trascendente di Dio che ispirato tutto ai valori e alla verit di Cristo, e si realizza gradualmente nella storia, fino a raggiungere, attraverso la presenza dei valori di Cristo e della sua vitalit in tutti gli aspetti della realt storica, la sua pienezza di realizzazione avverr nella Gerusalemme nuova. 37 La persecuzione, con la prospettiva anche del martirio, pu essere una concretizzazione storica della grande tribolazione. Ma il discorso dellautore dellApocalisse qui pi generico e riguarda in generale le prove-limite che il cristiano, in movimento verso laldil, incontra nel suo cammino.

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7. Il settimo sigillo. Questo ultimo sigillo si apre con un silenzio di circa mezzora. Davanti a Dio, a livello di trascendenza, si sta svolgendo unazione che potremmo chiamare liturgica. Il silenzio di circa mezzora che ne accompagna lo svolgimento la rende particolarmente suggestiva: un silenzio sacro, tipico appunto della liturgia, che concentra tutta lattenzione sullazione. Questa azione liturgica, solenne e silenziosa ci consente di approfondire il tema della preghiera, come radice della nostra spiritualit. LApocalisse, infatti, contiene un messaggio tipico sulla preghiera nellambito del Nuovo Testamento. Abbiamo visto, in precedenza come questo libro destinato a una lettura nellassemblea liturgica, tale da suscitare in essa una reazione. Tutto il lavoro di gruppo di ascolto inquadrato in un contesto di preghiera. Ce lo dice linsistenza sul contatto con lo Spirito, ce lo sottolinea il richiamo esplicito al giorno di domenica (1,10), che diventa cos lambiente in cui si realizza sia lesperienza di conversione della prima parte, sia la lettura interpretativa della storia attuale, tipica della seconda parte. Il clima intenso di preghiera si rispecchia nelle celebrazioni. Rivolte a Dio, a Cristo, a tutti e due insieme, esse coinvolgono il gruppo di ascolto, mettendolo in un contatto dialogico immediato con tutto il mondo della trascendenza. Ma c di pi. In questo ambiente di preghiera particolarmente intenso e sentito si intravedono, proprio a proposito della preghiera, i lineamenti di una concezione nuova. La troviamo esplicitata specialmente quando lAutore ci parla delle preghiere dei santi. 1. Le preghiere di tutti i santi e il loro movimento ascendente Troviamo per la prima volta lespressione preghiere dei santi nel contesto particolarmente solenne di una celebrazione. La celebrazione si svolge in cielo, ma destinata a essere continuata sulla terra. Il gruppo di ascolto dovr riviverla e farla propria: Quando [lAgnello] prese il libro, i quattro viventi e i ventiquattro anziani caddero in adorazione davanti allAgnello: avevano ciascuno una cetra e delle coppe doro ripiene di incensi. Le coppe sono le preghiere dei santi (5,8). Al gruppo di ascolto stato presentato un libro a forma di rotolo, che di estremo interesse. Vi scritta tutta la storia. Esso contiene il segreto del senso che hanno per gli uomini gli eventi che accadono e la vita stessa di ciascuno di loro. Limpulso spontaneo e quasi irresistibile che prova il gruppo di ascolto quello di leggere questo libro ma viene subito bloccato perch il libro sigillato con sette sigilli, quindi, il suo contenuto resta inaccessibile. E non si trova nessuno, n in cielo n in terra, capace di aprire i sigilli e di leggere il libro. Il gruppo rimane come disorientato. Assistendo al pianto di Giovanni interpretato dal lettore (Io piangevo molto, perch nessuno era stato trovato in grado di aprire il libro, n di leggerlo: 5,4) -, il gruppo si rende conto della disperazione delluomo, che cerca invano di dare un significato alla propria vita (5, 1-5). A questo punto interviene Cristo in quanto agnello. Questo termine ha un significato del tutto particolare: lAgnello il Cristo morto e risorto, con la totalit della sua efficacia messianica e la pienezza dello Spirito, che egli vuole inviare su tutta la terra (5,6). Sar proprio il Cristo-agnello che ricever il libro da Dio. Solo lui sar in grado di aprirne i sigilli e di facilitarne la lettura. La tensione drammatica, che si era determinata prima con lesigenza di leggere il libro e con limpossibilit di riuscirvi, si risolve ora in una esplosione di gioia: Cristo-agnello viene celebrato, ringraziato, addirittura adorato. La sua capacit di prendere il libro e di aprirne i sigilli lo situa al livello stesso di Dio che, seduto sul trono della sua onnipotenza, teneva prima il libro nella sua mano destra (5, 1-7). Cristo-agnello adorato. Protagonisti delladorazione sono innanzitutto i quattro viventi. Si tratta di figure simboliche, gi incontrate prima, particolarmente complesse e misteriose, che esprimono il passaggio dal cielo alla terra e dalla terra al cielo. 31

Adorano lAgnello anche gli anziani che, come i viventi, sono una figura simbolica tipica: con tutta probabilit, si riferiscono a personaggi che hanno gi compiuto la loro trafila sulla terra e, una volta raggiunto il traguardo della trascendenza, continuano a occuparsi dello sviluppo dei fatti della terra; vi esercitano ancora un influsso attivo. Lautore dellApocalisse non specifica di pi. Gli anziani sono per lui degli schemi di personaggi reali. Sar il gruppo di ascolto a riempire tali schemi, dando agli anziani il nome dei santi sia dellAntico che del Nuovo Testamento con i quali si sente pi in sintonia. Ladorazione dellAgnello, attribuita unitariamente ai viventi e agli anziani, viene percepita dal gruppo di ascolto come uno scambio tra la terra e il cielo in cui i santi sono particolarmente coinvolti. Gli anziani, equivalente ai santi, vi svolgono un ruolo ben preciso: ciascuno di essi ha in mano una cetra, il che d alladorazione il tono gioioso di una festa. Oltre alla celebrazione, ladorazione comporta una richiesta: ciascun anziano ha delle coppe doro ripiene di incenso, che si riferiscono alle preghiere dei santi che si trovano ancora sulla terra. Cos le loro preghiere, tramite la mediazione degli anziani (i santi che si trovano gi nel cielo), rientrano nelladorazione prestata a Cristo-Agnello. Le preghiere dei santi contribuiscono a rendere la storia, sotto la guida e linflusso di Cristo-agnello, una storia in cui si realizza la salvezza. 2. La preghiera dei martiri Le preghiere dei santi che stanno ancora sulla terra sono presentate allAgnello dai santi che stanno in cielo. Queste si riferiscono a tutte le figure possibili di santi che hanno terminato la loro vita terrena. Siccome per, agli occhi dellautore dellApocalisse, tutti i santi che si trovano sulla terra sono potenzialmente martiri, la categoria di coloro che sono passati dalla terra al cielo, dando la loro vita per la testimonianza di Ges, acquista per lui una particolare importanza: gli sta particolarmente a cuore, ed egli se la sente davvero vicina (6, 9-11). I martiri hanno gi dato la loro vita per Cristo; ora sono in una situazione di partecipazione alla gioia e alla vitalit della risurrezione, simboleggiata dalla veste bianca, che loro donata. Ma lungi dal chiudersi in questa beatitudine raggiunta, essi si occupano ancora della terra. La loro uccisione ha segnato una prevalenza del male sul bene e non rimasta un fatto isolato. Si tratta e il gruppo di ascolto lo sa per esperienza di un fenomeno che costante, sia pure in proporzioni diverse, nellarco dello svolgimento della storia. E di fronte al male che imperversa sulla terra, Dio sembra rimanere inerte e lontano. Eppure, proprio lui il Padrone assoluto di tutti, appare incomprensibile, quando si mette a confronto con il male che emerge nella storia. Ne deriva una preghiera che grido. I martiri, pensati addirittura sotto laltare ideale del cielo, in forza della loro vita donata, hanno lefficacia di un sacrificio offerto, essi fanno pressione su Dio, perch acceleri i tempi dello sviluppo in avanti della storia. Dio non respinge la loro richiesta. Lungi dal considerare il loro intervento come unintrusione indebita, spiega che, grazie anche al loro contributo, la storia della salvezza si sta muovendo in avanti verso quella che sar la sua pienezza. Ci saranno altri martiri; le forze del male potranno ancora continuare a prevalere, ma il loro tempo sar qualitativamente breve. A prescindere dalla loro durata e dai loro trionfi appariscenti, esse hanno una debolezza che le intacca dal di dentro. Sono sotto il giudizio negativo di Dio, che diventer efficace, grazie anche allinsistenza impaziente della preghiera dei martiri. 3. Il movimento ascendente della preghiera La preghiera dei martiri, collocata idealmente nel cielo, raggiunge direttamente Dio e ne provoca la reazione che esamineremo nel settenario delle trombe, che viene subito dopo lapertura dei sette sigilli. Ma cosa succede alle preghiere dei santi che si trovano ancora sulla terra? 32

Lautore ci ha detto che esse, situate come sono nel contesto delladorazione dellAgnello, si riferiscono allazione di salvezza messianica, che questi sta svolgendo sulla terra. Ma come raggiungono Dio? E qual la reazione che provocano? Parlando delle preghiere dei santi, lAutore le ha equiparate simbolicamente a delle coppe doro piene di incensi. NellAntico Testamento le coppe erano usate nel servizio liturgico del tempio. L oro che, specialmente nellApocalisse, pu essere denominato il metallo tipico della liturgia, sottolinea ulteriormente questo aspetto. Le coppe-preghiere appartengono strettamente al giro della liturgia, e il gruppo di ascolto, che coincide con lassemblea liturgica cristiana, dovr prenderne atto. Le coppe doro sono le sue preghiere offerte a Dio. Le coppe per sono piene di incensi. Sempre secondo luso dellAntico Testamento, il fumo dellincenso che sale indica il movimento ascensionale della preghiera. I grani dincenso nelle coppe, che provocano il fumo, indicano questa capacit, questa spinta di ascesa verso Dio che hanno le preghiere dei santi. Ma come si realizza di fatto il loro movimento ascensionale? Troviamo una risposta propria nellapertura di questo settimo sigillo (8, 1-4). Lazione liturgica che si sta svolgendo allapertura di questo settimo sigillo, solenne e, nello stesso tempo, semplicissima. Le preghiere dei santi tutti che stanno ancora sulla terra si trovano deposte sullaltare ideale del cielo. Sono destinate a Dio, e in effetti lo raggiungeranno. Ma per questo hanno bisogno di un salto di qualit. Lultima spinta determinante, quella che davvero le far salire a Dio, proviene ad esse dagli incensi. Questi ora non si trovano pi nelle coppe ma in un incensiere doro dove vengono bruciati, sar proprio il fumo di questi incensi che, comunicato alle preghiere dei santi deposte sullaltare, dar loro lultimo impulso ascensionale. Le preghiere vengono cos perfezionate e rese davvero degne di salire a Dio. E in effetti lo raggiungono molto migliori e diverse da come sono partite da noi. 4. La risposta immediata di Dio: il movimento discendente Una volta che hanno raggiunto Dio, le preghiere dei santi ne provocano una reazione. Dio non si limita allascolto, accogliendo queste preghiere, ma passa allazione. Anche se questa si svolger secondo modalit e ritmi che sfuggiranno alle possibilit di controllo e di verifica da parte del gruppo di ascolto, si ha una risposta immediata alle preghiere, che segue in senso inverso al movimento ascensionale. Lo stesso incensiere che aveva comunicato gli incensi alle preghiere, permettendone cos lascesa a Dio, viene ora riempito di un fuoco preso dallaltare dove prima stavano le preghiere, e viene gettato sulla terra: E langelo prese il turibolo e lo riemp del fuoco dellaltare e lo gett sulla terra (8,5a). Prima sullaltare si trovavano le preghiere, ora si trova il fuoco. Questo accostamento indica una continuit, gi suggerita dal turibolo: le preghiere incensate salgono a Dio, Dio reagisce, e allora le preghiere vengono trasformate in unenergia bruciante, sono come fuoco che, provenendo da Dio, sar lanciato sulla terra. Le preghiere sei santi, divenute energia di fuoco, fanno s che la presenza attiva di Dio tra i fatti degli uomini si faccia sentire38. Il settenario delle trombe che seguir immediatamente ci mostrer lintervento di Dio ormai in azione. 5. La risposta ultima di Dio. Lintervento di Dio nella storia delluomo destinato a vincere il male. Tuttavia non ne procura leliminazione immediata: c uno sviluppo, un movimento in avanti realizzato da Cristo, che rende concreta la presenza attiva di Dio in mezzo agli uomini.
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E ci furono tuoni, voci e lampi e un terremoto (8,5b). Questa espressione ripresa dallAntico Testamento - che ci parla della voce di Dio come voce di tuono e, a proposito del terremoto, ci dice che Dio tocca la terra ed essa trema (Am 9,5) e rielaborata in maniera originale dallautore dellApocalisse, essa si riferisce alla presenza attiva di Dio nellambito della storia umana.

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Ma tale movimento a un certo punto si conclude. E anche questa conclusione viene messa dallApocalisse in relazione con le preghiere dei santi. La storia della salvezza giunge alla pienezza e si conclude mediante la distruzione irreversibile di tutte quelle forme di male che avranno preso corpo nella storia: E vidi un altro segno nel cielo, grande e che incuteva stupore: sette angeli che avevano i flagelli definitivi, perch mediante essi giunge a compimento lira di Dio (15,1). L ira di Dio il suo risentimento personale nei riguardi del male morale. Dio tende a distruggerlo; alla fine, mediante interventi definiti, i flagelli, realizza questo intento: E dopo questo vidi e si apr il tempio e i sette angeli che avevano i flagelli definitivi uscirono dal tempio (15, 5-6). Si tratta di un tempio immaginato nel cielo, ma che riprende, idealizzandole, le caratteristiche del tempio di Gerusalemme. Di queste la pi importante era un incontro qualificato tra luomo e Dio, realizzato in un contesto di preghiera. Il fatto quindi che gli angeli, con in mano i flagelli definitivi, escano proprio dal tempio suggerisce un legame tra la loro azione e la preghiera delluomo. Questa impressione viene confermata e chiarita dal testo che segue: E uno dei quattro viventi diede ai sette angeli sette coppe doro, ripiene dellira di Dio vivente per i secoli dei secoli (15,7). Le coppe doro sono le stesse che in 5,8 abbiamo visto in mano degli anziani: erano le preghiere dei santi, ma che ancora dovevano salire a Dio. Una volta che lincenso stato bruciato e comunicato alle preghiere, esse hanno raggiunto Dio, provocandone gli interventi che hanno puntualizzato il corso della storia. La forza distruttrice viene subito applicata: E udii una voce grande che, partendo dal tempio, diceva ai sette angeli: Andate e versate le seppe coppe dellira di Dio sulla terra (16,1). Ciascun angelo verser la sua coppa, portando cos in contatto con lumanit la risposta di Dio al male delluomo. Quando si giunger alla settima coppa (16, 17-21), la situazione definitiva sar una realt: si avr la meraviglia della Gerusalemme nuova, una convivenza vertiginosa, allo stesso paritetico amore, tra tutti gli uomini, Cristo e Dio. Ma la Gerusalemme nuova viene messa esplicitamente in rapporto coi i sette angeli che avevano sette flagelli (21,9). Cos anche la realizzazione della Gerusalemme nuova dipender in qualche modo dalle preghiere dei santi. 6. La sintesi conclusiva: Vieni! La preghiera nellApocalisse la prima conclusione che si impone coinvolge tutte le energie della persona. Una preghiera disimpegnata e dilettantistica, o attaccata pigramente a formule fisse, non vi troverebbe alcuno spazio. Lassemblea protagonista della preghiera invitata innanzitutto a raccogliersi (1, 4-8), poi a riscoprire Cristo risorto ( 1, 9-20) e quindi ad aprirsi completamente a lui, lasciandosi rinnovare dal di dentro (Ap 2-3).

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A questo punto dovr fare una sua lettura della storia, per arrivare a puntualizzare quello che dovr essere poi il suo impegno attivo. Tutto ci richiede lapplicazione delle risorse migliori da parte di tutti i componenti del gruppo, e questa gi una preghiera dei santi vissuta. La preghiera dei santi, sulla base solida di questa esperienza di vita, diventa esplicitamente anche richiesta. Il gruppo di ascolto, proprio attraverso la lettura della sua storia, non pu non constatare i lati negativi. Tutto quello che vi pu trovare di negativo la violenza, lingiustizia sociale, la morte, la mancanza di amore, la tendenza a costruire un sistema di vita consumistico e terrestre che delude gli appare come una lacuna, un vuoto di presenza di Cristo. Il gruppo di ascolto dovr contribuire anche attivamente a colmare tale vuoto. Tuttavia il gruppo sente e sa che dovr soprattutto pregare. Anche quando le circostanze esterna gli impediscono qualunque altra attivit, esso potr dare il suo meglio invocando la venuta di Cristo nella storia. Il Vieni!, detto nella sofferenza, nelle difficolt, nellaridit, avr unefficacia determinante. Saremo stupiti, a livello di Gerusalemme nuova, nel constatare di quanto bene siamo tutti debitori a tanti fratelli e sorelle che, nella monotonia di una esistenza umanamente oscura e che non fa notizia, avranno offerto a Dio la loro vita e la loro preghiera. Una preghiera che, qualunque sia il livello da cui parte, giunge a Dio corretta e migliorata. C un Cristo di cui gli altri hanno bisogno e che non hanno. Questa constatazione rende la preghiera un assillo, uno spasimo e, come nel caso del martirio, la trasforma addirittura in grido. La preoccupazione per gli altri in questo senso tanto gradita a Dio da provocarne la reazione e gli interventi. Dio non dimentica le persone che la esprimono. Ai martiri che, pur stando in cielo, sembrano preoccuparsi solo della terra, viene data la veste bianca, simbolo di una loro partecipazione personale alla risurrezione di Cristo. La situazione del gruppo di ascolto suggerisce unultima considerazione. Il gruppo costituito da persone che prendono parte allassemblea. Quanto richiesto ad esso cos riunito tutto sulla linea della singola persona, che viene coinvolta nel suo rapporto di fede con Cristo, nella sua capacit di conversione e di riflessione. Un gruppo che fosse o diventasse una massa grezza e anonima non sarebbe certo in grado di fare lesperienza che lApocalisse richiede. Tuttavia la singola persona, che si sente totalmente presa e coinvolta in quanto ha di meglio, si trova accanto ad altre persone, che hanno tutte lo stesso atteggiamento. Ci sar allora un interscambio, una reciprocit esplicita, la tendenza a convertirsi insieme e a fare insieme, sommando e integrando le osservazioni dei singoli, la lettura della propria storia a quel livello difficile di profondit che si richiede. Il gruppo di ascolto fatto di persone singole, e le singole persone si trovano in un gruppo. Una preghiera che fosse intesa come unavventura solitaria e intimistica, o che, anche praticata a fondo da un gruppo di iniziati, tendesse a girare oziosamente su se stessa, non sarebbe quella dellApocalisse. La preghiera dellApocalisse una preghiera che difficilmente pu essere concepita pi esigente, sia in senso verticale che orizzontale. E la preghiera stessa di Ges. Nato da una forte esperienza di preghiera e da un senso acuto del Cristo che si dona, il libro dellApocalisse tende a trasformare tutto questo in chi legge. Alla scuola dellApocalisse, luomo diventer davvero, in un senso che ogni giorno gli apparir pi suggestivo, un cristiano che prega insieme ai cristiani che pregano.

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SETTENARIO DELLE TROMBE (8,1 11,14)
Abbiamo visto come le preghiere dei santi (8, 1-6) sono un elemento di spinta per lintervento di Dio. Il significato della tromba suggerisce una particolare vicinanza di Dio, il suo entrare in scena, nella storia, con una presenza dinamica determinante. Il suono della tromba da parte dellangelo rientra nel quadro del simbolismo antropologico, gi sviluppato ampiamente nellAntico Testamento. Riferito a un essere trascendente langelo che suona indica la vicinanza di Dio che sta per arrivare e manifestarsi passando dal livello inaccessibile della sua trascendenza a quello immanente della storia. Il fatto che lo squillo si ripeta sette volte inculca limminenza di questo arrivo, lo fa sentire e gustare provocando un senso acuto di attesa. Analogamente a quanto si verifica per i primi quattro sigilli, anche le prime quattro trombe (8, 712) hanno lo stesso schema letterario, presentano degli sconvolgimenti cosmici, che indicano una serie di interventi di Dio nella storia per distruggere il male e salvare il suo popolo (Esodo39, Gioele, Ezechiele e Daniele). Questo retroterra dellAntico Testamento fa da sfondo a questi simbolismi reinterpretati dallautore. Lo schema il seguente: Langelo suona la tromba; allo squillo si verifica un fenomeno di sconvolgimento cosmico; conseguenza dello sconvolgimento il turbamento di un settore del sistema di vita attuale e il settore viene turbato per la terza parte. La sezione delle trombe (8,1-11,14), oltre allo sviluppo letterario normale delle altre serie settenarie dellApocalisse (i sigilli e le coppe), presenta un fenomeno particolare. Dopo la quarta tromba, si ha la proclamazione solenne del tre guai e questi coincidono di fatto, con le ultime tre trombe. Un esame ravvicinato sia della quarta tromba sia della presentazione dei tre guai ci permetter di farci unidea pi precisa di tutto il settenario. LO SQUILLO DELLA QUARTA TROMBA: 8,12 Il quarto angelo suon la tromba e un terzo del sole, un terzo della luna e un terzo degli astri fu colpito e si oscur: il giorno perse un terzo della sua luce e la notte ugualmente. Allo squillo della tromba segue, come conseguenza secondo lo schema letterario rilevato, un colpo inferto: fu colpito. I colpi (o piaga)40 sono quindi un segno e un effetto del coinvolgimento personale in termini antitetici sdegno con cui Dio tende a distruggere il male che si realizzato nella storia. Tale distruzione si attua neutralizzando ed eliminando il sistema terrestre antitetico a Dio e chiuso alla trascendenza. Se i colpi di 15,1 sono gli ultimi, i definitivi, gli altri di cui si parla prima, avranno rispetto ad essi un certo carattere di parzialit. Il colpo inferto parte dalla trascendenza e termina nella storia, sempre nel contesto di quellopposizione tra Dio e il male presente nel sistema terrestre, questo suo intervento porter alla completa eliminazione del male. Non appartenendo ai colpi ultimi, per, esso ha un certo

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I punti di contatto particolarmente aderenti sono la corrispondenza tra Es 9,13-35 e Ap 7,9 (la grandine), Es 7,20.21 e Ap 8,8 (il sangue), Es 10,21-23 e Ap 8,12 (le tenebre). 40 La traduzione piaga derivante direttamente dal greco e dal latino plaga, fa parte del linguaggio abituale (ad esempio: le piaghe di Egitto), ma rischia di essere riduttiva o di rimanere troppo nel generico. Preferiamo colpo, una traduzione pi letterale e pi immediata.

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carattere di provvisoriet. Ci sar confermato, come vedremo, dal fatto che risulta colpita solo la terza parte. Il colpo inferto direttamente al sole, alla luna e alle stelle non totale, ma una terza parte, secondo il simbolismo aritmetico tipico dellApocalisse quando un numero si esprime in frazioni indica parzialit. Viene da chiedersi: Qual il significato di questa trasformazione violenta dellordine cosmico, parziale o totale che sia, risultato dal colpo inferto da Dio? Una linea di risposta labbiamo intravista nei capitoli precedenti: si tratta di pure immagini simboliche, di segni, che richiederebbero per una decodificazione esplicita: chi le prendesse alla lettera cadrebbe nella concezione banale di apocalisse, di apocalittico nel senso di catastrofi reali. Ma, proprio perch immagini, richiedono una interpretazione: esse sono portatrici di un messaggio. Ma di che messaggio si tratta? Partiamo innanzitutto dalla concezione biblica del cosmo. Il cosmo creato da Dio, in mano sua: quello che vi accade voluto e programmato da lui. Non solo: il cosmo porta alluomo, sempre da parte di Dio, un messaggio multiplo. Quando il cosmo presentato sotto laspetto di alterazioni violente, il messaggio di Dio che viene comunicato sconcerta, sbilancia, addirittura sbigottisce. Dio richiede unattenzione che va al di fuori degli schemi usuali. Le trasformazioni violente fanno, cos, sentire in modo particolarmente immediato la sua presenza attiva nel tempo della storia41. Questo cambiamento comporta il superamento irreversibile del sistema terrestre, antitetico a Dio e ai cristiani. Colpendo il sole, la luna e le stelle, Dio esprime la sua volont di colpire il sistema. Ma si tratta di unattuazione graduale, Dio in grado di far crollare tutto il sistema terrestre, ma non pone in atto questa sua capacit allistante. Il colpo che raggiunge solo una terza parte indica appunto il livello di parzialit. Si suggerisce, cio, al gruppo interpretante che il sistema terrestre, prima del suo crollo definitivo, avr delle scosse, delle incrinature. Il gruppo di ascolto, costatandole allorizzonte storico in cui vive, si sentir incoraggiato a proseguire. Il colpo inferto contro tale sistema e di cui viene sottolineata la concretezza oggettiva, quali contorni realistici potr assumere nellambito della storia? Unindicazione viene data dalle conseguenze del colpo inferto sul sole, sulla luna e sulle stelle, che, colpiti perdono un terzo della loro capacit di illuminazione. Il sole d luce, riscalda, permette lo sviluppo della vita; la luna era, di fatto, la misura del tempo; alle stelle veniva attribuita una certa forza di illuminazione e quasi di protezione e di garanzia nei riguardi dello svolgimento della vita. Si avr di conseguenza, una certa devitalizzazione nellambito del sistema terrestre. C una ulteriore precisazione. Come risultato delloscuramento parziale del sole, della luna e delle stelle, si avr il fatto che: il giorno per una terza parte non brilli e la notte ugualmente. Il giorno e la notte determinano, con la loro presenza e il loro avvicendarsi, lo svolgimento della vita umana. Se il sole ottenebrato per una terza parte, verr a mancare, nella stessa proporzione, la luce del giorno che ne dipende. Ugualmente se la luna e le stelle saranno oscurate per la terza parte si avr unalterazione corrispondente nellambito della notte. E facile intuire il risultato globale: lo svolgimento della vita degli uomini sar diverso, squilibrato, alterato. Il colpo, cos indirizzato immediatamente al sole, alla luna e alle stelle determina un cambiamento nellambito di tutta la storia umana. Come il gruppo di ascolto potr ravvisare questo stato di squilibrio e di alterazione, con tutte le implicazioni di una crisi del sistema terrestre che esso comporta?

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Sia in Is 13,10 che in Gl 2,10 la cessazione completa della luce del sole, della luna e delle stelle ha un significato strettamente escatologico. Il giorno del Signore che viene cos espresso indica, ma sempre in termini di immagine, la fine del modo di vivere attuale e linizio di un altro radicalmente nuovo. Soprattutto si vuole mettere in risalto la presenza attiva, piena, di Dio nellambito della storia. Lautore dellApocalisse prende lo spunto da loro, ma, secondo il suo stile, elabora in proprio.

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Lautore, come ci mostra ad esempio il capitolo 17, conosceva la storia romana almeno degli ultimi decenni che precedettero la composizione del suo scritto. Poteva cogliere facilmente le tensioni, le crisi, i cambiamenti e i rovesciamenti di potere che vi si verificavano. Limpero romano era, per lautore, una concretizzazione del sistema terrestre, il quale non riesce mai a costruirsi come esso vorrebbe. Il gruppo di ascolto potr scorgere nelle forme del sistema terrestre a lui contemporanee i sintomi di crisi che esse facilmente comporteranno. Dovr allora sentirsi incoraggiato a mantenere e rafforzare la sua aderenza al sistema di Dio e di Cristo. Coglier in queste crisi del sistema terrestre un segno, un avvertimento di Dio: sempre sotto lazione di Dio che porta avanti la storia della salvezza per mezzo di Cristo risorto, il sistema antitetico, nonostante tutte le sue risorse, le sue minacce, la sua tracotanza, destinato a crollare dal di dentro. Incombe su di esso un giudizio negativo da parte di Dio che si realizza con quel suo contatto con la storia simboleggiato dallo squillo di tromba. E quanto lautore espliciter nel versetto 13: E vidi e udii unaquila che volava nel punto pi alto del firmamento e diceva a gran voce: Guai, guai, guai agli abitanti della terra al suono degli ultimi squilli di tromba che i tre angeli stanno per suonare (8,13). Laquila rientra nel quadro del simbolismo teriomorfo: la sua figura si riferisce a quello stato di realt che si trova al di sotto della trascendenza di Dio e al di sopra della possibilit di controllo da parte degli uomini, ma che sempre riferita allo sviluppo in avanti della storia. Laquila vista come una forza di segno positivo che, comunicata al popolo di Dio, gli permette di superare lantitesi del male. Laquila, volando nel punto pi alto del firmamento, suggerisce un certo contatto con la trascendenza proprio per la zona in cui si muove, ma indirizzata verso il mondo degli uomini. Si ha, quindi, un passaggio dalla trascendenza al mondo degli uomini di cui laquila qui come in 4,7 protagonista. E laquila parla. Il fatto che laquila, oltre a volare, si esprima in un linguaggio umano ne accentua la simbolizzazione da parte dellautore e merita unattenzione particolare: laquila ha qualcosa da dire, portatrice di un messaggio che proviene dalla trascendenza e interessa gli uomini. Si tratta di un messaggio sconvolgente: Guai, guai, guai. Questa triplice ripetizione del guai esprime lincombenza di una negativit di cui naturale aver paura. Si tratta di negativit che incombe sugli uomini coloro che abitano sulla terra. Lespressione indica una categoria di persone che nellApocalisse ha normalmente una configurazione negativa: sono gli uccisori dei martiri (6,10); sono coloro che si oppongono alla testimonianza della chiesa, costruendosi un sistema di vita immanente (11,10b); coloro che si lasciano sedurre dallo stato che si fa adorare (13,8.12.14b); coloro che, chiudendosi alla trascendenza, si costruiscono un sistema immanente di vita e lo esprimono in termini di comportamento. Costoro sono posti sotto il segno di un giudizio negativo di Dio. I cristiani che seguono un sistema di vita diverso non sono oggetto di questa minaccia, poich, pur trovandosi sulla terra, non vi hanno costruito la loro casa. Saranno spesso vittime del sistema terrestre che li opprimer. Per i cristiani si tratta di un messaggio positivo: la distruzione del male, da parte di Dio, appartiene allo svolgimento della storia della salvezza che si sta vivendo. Nella storia, quindi, oltre a questo intervento attivo di Dio, ci sono anche forze ostili del Demoniaco che agiscono in parallelo con lui e contro di lui. La descrizione di queste forze ostili provocate dal Demoniaco sono introdotte dai guai. Per evitare il rischio di una interpretazione unilaterale e riduttiva delle minacce (guai) presenti in questa sezione, dobbiamo precisare il loro senso teologico. Le minacce non sono da intendersi come delle invettive, lanciate direttamente contro il male, n come unespressione di lamento per una disavventura che sopraggiunga. Il termine guai potrebbe far pensare a tutto questo.

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Ma qui, come altrove, lautore manifesta, una sua originalit creativa che, proprio a proposito delle minacce, dei guai, giunge fino a una loro personificazione letteraria. Che cosa rappresentano le minacce per lui? Possiamo dire in generale che, quando nellApocalisse incontriamo un guai, si ha uno stato acuto di crisi di un mondo chiuso alla trascendenza di Dio e che luomo costruisce sotto linflusso del Demoniaco. Tale crisi ha due radici distinte, anche se collegate tra loro. La prima determinata dalla pressione che Cristo, presente e attivo nella storia umana, esercita, anche attraverso i cristiani, sul sistema terrestre. Allora il guai della minaccia esprime proprio la forza vincente di Cristo sul male. Laltra radice costituita dalla forza interna che porta il sistema terrestre a crollare su se stesso. Voler costruire un mondo chiuso alla trascendenza e diviso da Cristo unimpresa che si risolve tutta a danno delluomo. Allora il guai della minaccia diventa il lamento disperato delluomo che costretto a constatare il proprio fallimento. Vediamo pi da vicino alcuni esempi concreti. Il primo guai che incontriamo presentato con grande solennit letteraria. Dalla zona limite tra la trascendenza di Dio e la terra abitata dagli uomini viene un messaggio che tende a mettere in guardia. La terra non lasciata al capriccio degli uomini. Qualora essi tentassero di costruire la loro casa sulla terra come se questa appartenesse solo a loro, commetterebbero un errore fatale, che si risolverebbe per loro in un danno irreparabile. I tre guai nella struttura del libro coincidono con le ultime tre trombe del settenario rispettivo. Nella quinta e nella sesta tromba viene presentato linflusso del demoniaco che, insinuandosi nelle strutture umane, spinge gli uomini a costruire la loro convivenza escludendo Dio e Cristo e chiudendosi in una presunta autosufficienza. Il terzo guai, iniziato e non concluso, si riferisce al tempo attuale, a quello che stiamo vivendo. Si ripete, in sostanza, il messaggio degli altri due, e si tratta di un monito di estrema attualit: il fascino del presente pu fare tanta presa sulluomo pensiamo ai progressi della tecnica a tutti i livelli da dargli alla testa e farlo credere onnipotente. Ma, nella prospettiva dellApocalisse, luomo che costruisce senza Dio diventa il peggiore nemico di se stesso. Lo scatenarsi delle forze del Demoniaco (la cavalleria 9, 13-21) portano gli uomini a non comprendere questa simultanea presenza di Dio e delle forze del male. Ma la storia della salvezza ormai cominciata e va guadagnando terreno. Dio, la cui presenza annunciata con le trombe, fa sentire efficacemente il suo influsso. Dopo lintervento della cavalleria infernale e la reazione indifferente degli uomini (9, 20-21), c il giuramento solenne dellangelo e la consegna del piccolo libro (10, 1-11). Il piccolo libro ha per contenuto, con tutta probabilit, la vicenda dei due testimoni (11, 1-14), essi manifestano il cammino che la Chiesa deve compiere per giungere alla salvezza. Lassemblea nel suo cammino dovr tenere in conto anche questa prospettiva di martirio. La reazione degli uomini di fronte a questo episodio dei due martiri a differenza della prima volta (9, 20-21) positiva. I superstiti renderanno gloria a Dio (11,13).

Guerra e pace nellApocalisse.


Abbiamo visto in questa sezione, una maggiore pressione del testo sul tema della guerra: la cavalleria infernale (9, 13-21); il sacrificio dei due martiri (11, 1-14); la ripetizione martellante dei guai. E dobbligo allora chiederci: Qual il rapporto tra la guerra e la pace nellApocalisse? Leggendo il libro, rileviamo anzitutto riferimenti molto ampi sul tema della guerra, e molto scarsi invece su quello della pace. Per fare un esempio: incontriamo nellApocalisse 9 ricorrenze del termine guerra, sulle 18 di tutto il Nuovo Testamento, 6 ricorrenze di combattere sulle 7 di tutto il Nuovo Testamento; e ancora 4 ricorrenze di esercito, sulle 8 del Nuovo Testamento. Da uno sguardo complessivo, invece, sul termine pace, il risultato deludente: infatti incontriamo soltanto 2 ricorrenze di questo termine sulle 91 del Nuovo Testamento.

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Viene da chiedersi come si sviluppa nellApocalisse il tema della guerra con tutte le sue implicazioni, e come si spiega la presenza, particolarmente scarsa del termine pace? Per comprendere il quadro della guerra nellApocalisse, dobbiamo rifarci a quelle che sono le sue fonti di ispirazione: ci riferiamo innanzitutto allAntico Testamento. Anche nellAntico Testamento si parla di guerra quasi ad ogni pagina, la guerra vista come una iniziativa che tende a far trionfare la parte giusta contro un antagonista di segno negativo, e il tutto con una certa presenza di divinit. Mentre per nellambiente pagano la divinit spesso coinvolta direttamente nella guerra e nelle singole battaglie, al punto da farne una contrapposizione parallela anche a livello di divinit, nella Bibbia si ha una concezione diversa. Anche se Dio chiamato ripetutamente Dio degli eserciti42, non si ha mai un suo coinvolgimento diretto, immediato, sul piano dei protagonisti diretti dello scontro. Dio d la vittoria al suo popolo, ne permette anche sconfitte dolorose, che poi serviranno di purificazione; vuole che il popolo, prima di intraprendere una qualunque impresa bellica, lo consulti, ma non si trova mai mischiato nello svolgimento di qualsiasi battaglia. Il Dio degli eserciti non mai un combattente diretto. La sua presenza e la sua assistenza filtrano dalla trascendenza allimmanenza, mantenendo chiara la prospettiva. Egli colui che aiuta il suo popolo, lo difende, interviene a suo favore in qualunque scontro bellico, ma tratta i nemici con criteri e metodi che superano completamente la portata del popolo che si trova a combattere. Dando ora uno sguardo riassuntivo a tutta la complessa problematica della guerra in contatto con la trascendenza, espressa tipicamente dallAntico Testamento e che ha esercitato certamente una sua pressione sullApocalisse, possiamo fare alcune precisazioni. Anzitutto si constata che la storia della salvezza avanza in una situazione conflittuale. Non una crescita indolore. C sempre qualche elemento antagonistico da superare, da neutralizzare, o addirittura da eliminare. Lelemento antagonistico si concretizza nei popoli pagani. Come tali, in quanto opposti a Dio, essi sono destinati a scomparire, quando la storia della salvezza in svolgimento avr raggiunto il suo approdo finale. Una seconda precisazione riguarda la figura del Messia. Si attribuisce a questa figura un superamento della situazione conflittuale tra bene e male, tra il popolo di Dio e il popolo anti-Dio, mediante iniziative particolari, che variano dal coinvolgimento quasi diretto e armato nel conflitto a modalit di carattere spirituale. Infine, la realizzazione piena della terra promessa, della situazione che Dio ha preparato per il suo popolo, costituisce il punto di arrivo liberante di tutti i conflitti. Tale situazione, gi indicata nella terra promessa, viene poi specificata in modo particolare nella Gerusalemme rinnovata. Tenendo presenti queste linee orientative che attraversano tutto lAntico Testamento, veniamo ora allApocalisse. Il suo contatto con lAntico Testamento indiscusso e appare particolarmente esteso ed elaborato. In questo rapporto lautore dellApocalisse, da una parte mostra una conoscenza minuta e approfondita di tutto il materiale dellAntico Testamento e, dallaltra, ha una personalit forte e originale, che gli permette di elaborare e sviluppare proprio gli elementi che trova. Egli possiede una notevole creativit letteraria e teologico-biblica, da tener conto in tutto il corso della nostra ricerca. Cominciamo con un primo sguardo alla terminologia.

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Lespressione ricorre circa 27 volte nellAntico Testamento. La ritroviamo una volta anche nel Nuovo Testamento, ma si tratta di una citazione di Isaia da parte di Paolo (Rm 9,29): qui sta a indicare solo che Dio domina, in quanto Dio, tutte le potenze della terra. Anche in Is 42, 13-15 latteggiamento bellicoso attribuito a Dio solo un simbolo: Il Signore avanza come un eroe

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La prima delle nove ricorrenze del termine guerra la troviamo in 9,7: E le espressioni concrete delle cavallette corrispondono a cavalli preparati per la guerra. In questo grande contesto, c un'altra ricorrenza in 9,9: E avevano corazze come corazze di ferro; e il rombo delle loro ali come il rombo di carri di molti cavalli quando corrono alla guerra. In entrambe le ricorrenze il termine guerra polemos, evoca uno scontro militare. Nella prima ricorrenza, il gruppo di ascolto, protagonista dellesperienza apocalittica, si reso conto del messaggio veicolato mediante la presentazione del flagello delle cavallette (9, 1-11) e ora si pone il problema di una loro identificazione nella concretezza della storia. Questa nuvola di cavallette che disturba gli uomini, ne complica i rapporti e, nello stesso tempo, stimola a una difficile conversione che non si vorrebbe accettare, costituita concretamente dallo svolgimento delle guerre. Si tratta di uno svolgimento drammatico, determinato da quello che nellantichit era uno dei mezzi pi potenti di assalto e di guerra: la cavalleria, vista proprio nel momento della carica. Cos viene inculcata la drammaticit pesante della guerra. Lautore conosce la guerra, la valuta, e il primo giudizio che esprime negativo: la guerra un male, che per, nella concretezza storica in cui si svolge, pu avere la funzione di stimolare luomo distratto e lontano da Dio, a ritornare nella linea di una accettazione piena del rapporto con Dio. La guerra sfronda le illusioni, e con tutti i sacrifici e le limitazioni che comporta, nonch con lesperienza che mostra della malizia umana e della vacuit di tanti aspetti della vita, spinge verso una riscoperta degli elementi essenziali, davvero irrinunciabili delluomo. La stessa cosa si deve dire per laltra ricorrenza di 9,9. Qui si tratta della cavalleria infernale, scatenata per la guerra. Lautore se ne serve per comunicare unimpressione sconvolgente, ma salutare, del Demoniaco43, il quale, presente e attivo nella storia, fa sentire il peso della sua azione. Con la terza ricorrenza il quadro del termine guerra si fa pi specifico: E quando avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia, quella che sale dallabisso, far guerra con loro e li vincer e li uccider (11,7). Qui si tratta di una guerra che la bestia, proveniente dallabisso del mare, ingaggia con la comunit ecclesiale in quanto testimone di Cristo. La bestia, che simboleggia unorganizzazione sociopolitica che si mette al posto di Dio, pretende addirittura onori divini, soprattutto tende a influenzare in maniera dispotica e opprimente tutti i dettagli della vita e degli uomini nella sua linea. Questo sistema terrestre che si oppone in maniera frontale al sistema di Cristo, simboleggiato qui dalla duplice testimonianza che pervade la vita della Chiesa: quella dello Spirito, che porta nella Chiesa i valori di Cristo, e quella della Chiesa stessa.

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Il problema del Demoniaco ha nellApocalisse una trattazione interessante. Lautore non indulge mai a concezioni mitologiche ma rielabora i dati che trova nella tradizione giudaica e cristiana. Per lui c unequivalenza nelle varie denominazioni Satana, diavolo, serpente dallinizio -, e lo specifico, che emerge sempre, la capacit di ingannare gli uomini( 12,9).

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La Chiesa, comunit ecclesiale, avendo accolto la testimonianza di Cristo, che ha per contenuto tutta la ricchezza di Cristo recatale dallo Spirito, si affaccia alla ribalta di tutto il mondo, anche dei pagani, investita di un ruolo profetico: dovr presentare la ricchezza di Cristo, di cui portatrice e che destinata anche ai pagani. Il primo risultato di questa azione profetica , a prima vista, negativo e ha conseguenze drammatiche. Il sistema terrestre, di cui esponente la bestia nel senso sopra indicato, si oppone drasticamente a questa testimonianza disturbante. Lo fa con tutti i mezzi di cui dispone, e riesce a sopraffare la testimonianza, sopprimendone i protagonisti. I cristiani, che portano la testimonianza di Cristo davanti ai lontani, ai non credenti, e lo fanno con amore, senza aggressivit, di fatto non solo non vengono accettati, ma nei loro confronti non scatta neppure una tolleranza pluralistica, come ci esprimeremmo oggi. Il sistema terrestre non sopporta degli oppositori che lo mettono in crisi. Il cristiano-profeta sa che, mostrando la sua testimonianza davanti al mondo, sempre un martire potenziale e che la missione profetica di cui si sente investito potr costargli al vita. Tuttavia la vittoria del sistema terrestre non definitiva, i cristiani vinceranno, e lo faranno a modo loro: attraverso la partecipazione al mistero pasquale di Cristo, a partire dalla crocifissione, essi condivideranno la pienezza di vita propria della risurrezione. Questa pienezza si riverser sulla storia degli uomini, assumendovi le forme pi svariate: basti pensare ai tanti martiri anche moderni44. Dopo la morte fisica, inflitta anche violentemente e barbaramente, scatter una nuova fase ancora pi incisiva della testimonianza cristiana

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Il vescovo Oscar Romero, ucciso mentre celebrava in San Salvador, era solito dichiarare: Se mi uccidono, risusciter nel cuore dei Salvadoregni.

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SETTENARIO DELLE COPPE (12,1 22,5)
La struttura di questo settenario molto complessa: tre grandi segni preparano il settenario. Si tratta di una triplice visione introduttiva (12,1 -15,8). La Donna (12, 1-2) Il drago rosso (12, 3-6) Il settenario delle coppe (15,1ss). Nel versamento delle coppe (16, 1-21), viene descritto lintervento definitivo di Dio che annienta il male per sempre (le sette coppe). In seguito (17,1-22,5) lautore presenter le conseguenze dellintervento divino. Il giudizio su Babilonia e i suoi centri di potere e la realizzazione della Gerusalemme nuova. Due grandi citt si contendono il teatro della storia: Babilonia e Gerusalemme, questultima destinata a rimanere per sempre. Il centro della sezione rappresentato dalle sette coppe. Esse descrivono lazione decisiva di Dio nella storia, per realizzare finalmente il suo programma salvifico. La donna (la Chiesa) e il drago, con le sue ramificazioni nella bestia del mare (potere politico) e nella bestia della terra (potere ideologico propaganda) rappresentano lo scontro in atto risolto definitivamente dallinterevento di Dio (le sette coppe). IL PRIMO GRANDE SEGNO: la donna Ap 12, 1-6 Il gruppo di ascolto viene subito stimolato dalla terminologia usata: nel cielo appare un grande segno (12,1a). Il termine grande non tanto uno spettacolo straordinario da ammirare, ma un messaggio che esige una decodificazione. Laggettivo grande (mega) attribuito al segno esprime unimportanza di tipo conoscitivo, che richiede attenzione, e non si riferisce, certamente, alle dimensioni spaziali del segno stesso. Giovanni si trova idealmente nel cielo, dove stato invitato a salire (4,2b). Chi ascolta e si accinge a decifrare il grande segno dovr allora tener presente che si tratta di un messaggio da situarsi in qualche modo a livello celeste e che implica la trascendenza divina. PRIMO LIVELLO SIMBOLICO: sole, luna e stelle. Il primo elemento che acquista un grande rilievo la donna. Essa il soggetto portante di tutto il grande segno. NellAntico Testamento la figura della donna stata sempre vista nel contesto di un rapporto sponsale tra Dio e il popolo dIsraele. E siccome il gruppo ecclesiale parte consapevole e cosciente del popolo di Dio, si sente come identificato nella figura della donna. La donna popolo di Dio, gruppo ecclesiale viene ulteriormente determinata: il primo particolare riguarda limmagine del sole che la riveste e lavvolge. Dio quindi, in un contesto di amore, di fidanzamento, di alleanza, adorna, riveste il suo popolo. Ma perch il rivestimento del sole? Al di l di qualunque interpretazione mitologica, il sole considerato, nella Bibbia, un elemento proprio di Dio, quasi una creatura privilegiata che particolarmente lo esprime e lo manifesta (Mt 5,45; 17,2; Ap 1,16). La donna, perci, rivestita di sole indica unimmagine nuova, tipica dellautore dellApocalisse: essa vista come avvolta da Dio di un vestito, con tutta la cura amorosa, in pi Dio rivestendo e avvolgendo la donna di sole, le d, per cos dire, quanto egli ha di meglio. La donna appare, cos, come amata particolarmente e curata da Dio, a livello della sua trascendenza. Il gruppo di ascolto, elaborato questo primo elemento di materiale simbolico che gli viene presentato, passa a esaminare un nuovo elemento di materiale simbolico che segue immediatamente: la luna sotto i piedi. A differenza del sole, la luna, non mostra alcun rapporto particolare con Dio. Limmagine della luna non esprime in un primo momento alcun significato particolare. Sembra un simbolo vuoto. Il 43

gruppo ecclesiale prova una certa perplessit che, per, lo spinge a raccogliersi e a concentrare le sue capacit interpretative e creative. Difatti se la luna non ha nessun riferimento simbolico nellambito dellAntico e del Nuovo Testamento, lo nellambito reale. Anticamente la luna permetteva di fissare i mesi, era un punto di riferimento imprescindibile nella determinazione dei tempi liturgici e del tempo in generale. La luna, perci, vuota di un valore simbolico specifico e preciso, evocava chiaramente la successione del tempo. Tenere qualcuno o qualcosa sotto i piedi significava averne il dominio. La donna, pertanto, avendo sotto i piedi la luna, la domina, ne padrona: la luna le sottomessa. La donna domina la successione del tempo, al di sopra dello svolgersi delle vicende umane, non intaccata, non condizionata da esse. Vive in una dimensione superiore. Ma non si pu dire che essa vive in una situazione fuori dal tempo. La luna, pur sotto i piedi della donna, esiste e niente suggerisce che essa abbia perso per ora la sua funzione. Ci accadr nella fase escatologica (Ap 21,23), ma per ora il tempo continua a svolgersi regolarmente: la donna per in grado di dominarne lo svolgimento, senza esservi coinvolta: il popolo di Dio superiore al tempo umano, pur non ignorandolo. Un terzo elemento, sempre appartenente al livello simbolico della donna, viene indicato al gruppo ecclesiale: intorno alla testa della donna esiste una corona di dodici stelle. La corona non mai, nellApocalisse, un semplice elemento decorativo: indica piuttosto il riconoscimento di un premio raggiunto e gi conquistato (Ap 2,10; 3,11; 4,4; 4,10; 6,2) e ha un valore strettamente escatologico. La corona gi situa la donna nella zona ideale dellescatologia. La corona fatta di dodici stelle. Il termine ha, nellApocalisse, una linea simbolica desunta chiaramente dallAntico Testamento. Indica il livello della trascendenza, quasi la zona di Dio (cf Gb 22,12; Is 14,13). Le stelle sono riferite, nellApocalisse, alla dimensione trascendente della chiesa45. Unendo allora lindicazione di corona o quella di stelle in senso trascendente, si ha una situazione di premio raggiunta riguardante la chiesa e che, collocata in una zona trascendente, appartiene alla sfera di Dio. Le stelle che stanno intorno alla testa della donna in forma di corona sono dodici. Il numero attribuito, nellApocalisse, alle dodici trib di Israele e agli apostoli, che hanno gi raggiunto la loro fase escatologica. E nel nostro contesto escatologico essi rappresentano lunico popolo di Dio, questo popolo peregrinante per raggiunger, solo nella sua fase finale, la Gerusalemme nuova, ora solamente proiettato verso il futuro. Una volta che tutti gli elementi simbolici presentati sono stati elaborati, il gruppo ecclesiale, ora ha un quadro di insieme. La donna-popolo di Dio viene qui presentata con dovizia di particolari: rivestita di Dio, con una cura tutta particolare, di quanto egli ha di meglio; rivestita di sole; infine, ha la luna sotto i piedi, superiore, cio, alle vicissitudini del tempo nelle quali si realizza lalleanza, proprio perch le compete quella realizzazione ottimale che Dio attuer alla fine dello svolgimento del tempo. Ci significa che la donna-popolo di Dio viene situata a livello escatologico con una triplice accentuazione particolarmente efficace: ha gi la corona segno del premio escatologico; possiede una corona di stelle, segno della trascendenza divina riferita alla chiesa; e le stelle sono dodici, che indica addirittura lo stesso livello escatologico della Gerusalemme celeste. IL SECONDO LIVELLO SIMBOLICO DELLA DONNA: il parto. Successivamente la donna viene presentata con degli attributi completamente diversi: mentre in un primo tempo i vari elementi simbolici ruotavano tutti intorno a fenomeni celesti, la prospettiva ora si sposta e si concentra intorno a un parto. Si ha cos un nuovo giro di immagini e un nuovo livello simbolico: Ed () incinta e urla partorendo e tormentata nel dare alla luce.
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Troviamo questo valore, accettando linterpretazione ecclesiale dellespressione angelo della chiesa (1,26.20; 2,1; 3,1).

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Il simbolismo della donna visto alla luce dellAntico Testamento comporta anche un riferimento alla sua maternit: I tuoi figli allora Dio minaccia - non li amer perch sono figli di prostituzione (Osea 2,1.6).46 La donna immagine del popolo di Dio madre feconda. Al gruppo ecclesiale il cambiamento brusco e radicale della scena dice proprio questo, con sobriet ma con altrettanta chiarezza: la donna incinta. Il participio presente ( incinta = xousa), indica una situazione che si protrae. Il gruppo ecclesiale si chiede che cosa esprima questa gravidanza permanente della donna-popolo di Dio e nella quale il gruppo in qualche modo si riconosce. La risposta suggerita proprio dallimmagine della gravidanza; c, nel popolo di Dio, qualcosa che deve nascere. Esso si trova in un periodo di attesa, tutto proteso verso levento della nascita. Il popolo di Dio non ha quindi concluso la sua missione: ha in gestazione qualcosa che dovr dare alla luce. La donna sta partorendo (odnousa = un participio presente), un travaglio lungo e particolarmente doloroso. E lassemblea in ascolto la protagonista delle doglie. Il parto comunque, con tutte le difficolt che esso comporta, riesce. Non si pu per precisare ancora n la natura del momento critico n la sua risoluzione. La donna-popolo di Dio che viene presentata al gruppo ecclesiale, caratterizzata proprio dal punto critico del parto che sta avvenendo (odnousa). La conclusione viene messa in risalto dal verbo dare alla luce (texin), che indica leffetto del parto, quasi a prescindere dal dolore. Esso non si realizza automaticamente n di sorpresa, ma rapportato alla nascita del Messia, come evento che deve verificarsi e verso il quale tutto lo sforzo proteso. Ma come il gruppo ecclesiale deve intendere la nascita del Messia? La risposta a questa domanda verr dai segni successivi. IL SECONDO SEGNO: IL DRAGO ROSSO: Ap 12, 3-6 Al gruppo ecclesiale che si sta ponendo la domanda sul significato da dare allevento del parto, lautore con una variazione improvvisa, presenta un quadro simbolico diverso, che viene subito messo in rapporto col primo: E fu visto un altro segno nel cielo ed ecco un drago rosso grande che aveva sette teste e dieci corna e sulle sue teste sette diademi e la sua coda trae il terzo delle stelle del cielo e le gett verso la terra. Il simbolo teriomorfo drxon, drago situa il contenuto del segno in quella fascia di realt che si svolge al di sotto della trascendenza di Dio e al di sopra del livello proprio della verificabilit umana. La sua importanza, forse addirittura la sua proporzione immane (grande = mgas), e il suo carattere demoniaco (rosso = purrs) indicano una forza smisurata e temibile. Dove si trova, come agisce? La decodificazione impegna a fondo il gruppo ecclesiale: il drago ha una sua completezza, qualcosa di assoluto nel suo genere: lo dice la totalit (sette = pta) della sua vitalit (teste = xefals). Il drago la massima espressione del male. Ma il male, in tutta la sua vitalit sempre limitato: le dieci corna indicano una potenza circoscritta. Il corno esprime potenza, forza; in numero dieci invece esprime il limite di una grandezza che appare smisurata a livello terrestre. Unulteriore indicazione completa la figura del drago: la pienezza della sua vitalit si concretizza in tutta la storia umana e si materializza nei suoi centri di potere: sulle sette teste del drago si trovano altrettanto diademi, le insegne tipiche dei re.
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Cf. anche Isaia 60,4; 66, 7-9.

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A questa presentazione statica ne segue unaltra di carattere dinamico: con la coda strappa via un terzo delle stelle dal loro luogo naturale e le getta sulla terra, un luogo ad esse estraneo. Daniele il probabile punto di partenza che ha ispirato questa immagine: Esso (il corno) crebbe fino a raggiungere lesercito dei cieli e fece cadere a terra una parte di questo esercito e delle stelle e le calpest con i piedi (8,10). Limmagine esprime in Daniele lauto-divinazione di Antioco IV Epifanie. Ed questa caratteristica che viene attribuita al drago: vuole creare un nuovo ordine, una nuova creazione di cose, e parzialmente ci riesce, proprio come se fosse davvero la divinit. Ha, quindi, una tendenza ad auto divinizzarsi e a profanare. Al gruppo ecclesiale non viene subito detto chi questo drago, proprio per non semplificare il processo di decodificazione. Lautore lo metter esplicitamente in risalto subito dopo, quando, parlando del drago, intende il serpente antico, colui che chiamato diavolo o satana (12,9), ma lautore vuole che, prima di questa identificazione biblica pi precisa, il gruppo ecclesiale si renda conto di tutta la portata di questo secondo segno che sta decodificando. Il drago, senza ancora essere nominato come realt demoniaca, nei tratti caratteristici che lo caratterizzano, esprime la realt prima del nome: si tratta di una forza immane, presente e attiva nella storia, di tipo dissacratore e con pretese di auto divinazione. E, come risulter in seguito, il demoniaco agisce nellambito delluomo e attraverso gli uomini, e che, nonostante tutte le pretese e apparenze, non si potr mai contrapporre a Dio sullo stesso piano. Il drago sar sempre sotto il controllo di Dio, ma nello stesso tempo agir con delle modalit, con delle leggi, con uno stile e una logica che gli uomini potranno avvertire solo in parte ed esprimere, per lo pi, in termini di negazione. IL DRAGO E LA DONNA A CONFRONTO E proprio a questo tipo di forza, in un certo senso al di sopra della logica umana ma presente nella storia, che la donna-popolo di Dio si sente contrapposta: E il drago stette davanti alla donna che doveva dare alla luce per potere, una volta che questa avesse dato alla luce, divorare il figlio di lei. I due segni vengono qui posti luno accanto allaltro. La contrapposizione schiacciante per la donna. Il gruppo ecclesiale che si identifica con essa avverte subito la sproporzione che c, a livello storico, tra quello che esso potr fare, tra la salvezza che riuscir ad esprimere, e le forze ostili che agiscono in senso contrario. Lautore dellApocalisse pone i due segni uno accanto allaltro: il drago sta proprio davanti alla donna che deve partorire. E il parto, preparato e atteso con tanto sforzo, ha finalmente luogo. E viene subito indicato al gruppo ecclesiale il risultato immediato del parto: il figlio un maschio. Il confronto tra Is 7,14 essa partorir un figlio e Is 66,7 essa partor un essere maschile e la citazione letterale del Salmo 2 pascer le genti con una verga di ferro, porta il gruppo di ascolto a non avere dubbi sullidentit della persona a cui si allude: Cristo. Dal confronto tra Ap 2,27 dove allazione di Cristo che concluder la storia della salvezza nella fase escatologica si associava lazione dei cristiani vincitori con lui, con Ap 19,15 dove avviene la realizzazione della vittoria escatologica, il gruppo ecclesiale, che si riconosce nella donna, prende coscienza con stupore di avere una missione da compiere oltre ogni prospettiva umana: dovr esprimere al proprio livello storico il suo Cristo, dando un contributo alla formazione di quel Cristo totale che alla fine della storia realizzer in pieno la salvezza. Questo concetto, tipico dellApocalisse, non estraneo allambito terminologico del Nuovo Testamento. La lettera agli Efesini, ad esempio, ci parla di una crescita storica di Cristo, fino al 46

raggiungimento della sua natura completa (Ef 4,13). Nella lettera ai Galati Paolo parla esplicitamente della crescita di Cristo nella comunit mettendola in rapporto con le doglie del parto, mentendosi cos nello stesso ambito di immagini che troviamo nel nostro contesto (Gal 4,19). La comunit, pertanto, incinta, possiede un Cristo da comunicare, da donare agli altri; il passaggio del dono avviene tra difficolt estreme, che raggiungono punte parossistiche (urla partorendo), ma queste difficolt non bloccano la volont, che la comunit sente di esprimere donando storicamente il Cristo che porta con s: essa si sforza di darlo alla luce. E laspirazione si realizza: lespressione storica di Cristo da parte della comunit avviene realmente (diede alla luce), il Cristo che cos viene espresso, dipende davvero dalla comunit, ma ha una forza propria che sapr superare i limiti che la comunit inevitabilmente comporta: alla fine sapr concludere lo sviluppo della storia della salvezza, anche se il gruppo ecclesiale avverte inevitabilmente la sua piccolezza di fronte alle forze ostili che storicamente gli si oppongono. A questo punto si verifica uno di quei casi tipici della imprevedibilit risolutiva di Dio: E fu rapito il prodotto del parto di lei verso Dio e verso il trono di lui. Il figlio della donna quella realizzazione storica di Cristo che la chiesa riuscita ad esprimere viene sottratto, rapito, strappato violentemente, alle intenzioni feroci del drago e situato al livello della trascendenza di Dio, presso il trono di Dio che simboleggia, in tutto larco dellApocalisse, lonnipotenza divina esercitata nella storia. Il bene che la comunit realizza, il Cristo che sar riuscito ad esprimere, anche se storicamente fragile, debole, incompleto rispetto alle forze ostili che agiscono in senso contrario, non andr perduto, non sar schiacciato. Nella fase pre-scatologica in cui si trova, il gruppo sa che tutto quello che esprime di positivo come assunto e fatto proprio dalla trascendenza divina, fin da ora. Nella battaglia finale, Satana raccoglier le genti dai quattro angoli della terra, ma poi sar sconfitto insieme ad esse (20,8). A questa sconfitta finale viene richiamato il gruppo ecclesiale con lallusione a Cristo che pascer le genti con verga di ferro. Si apre quindi per il gruppo ecclesiale, che discerne e decodifica, una duplice prospettiva: da una parte limpegno a fare tutto il bene possibile, a esprimere tutto il suo Cristo nel momento storico in cui vive, nonostante la preponderanza delle forze ostili negative che sembrano opporvisi; dallaltra si fa intravedere al gruppo che quanto esso riesce a realizzare adesso si pone sulla linea del trionfo escatologico che Cristo sapr realizzare alla fine. LA DONNA NEL DESERTO Il quadro simbolico, dopo il confronto tra il drago e la donna, sembra concentrarsi, per un momento, esclusivamente su questultima. In seguito il confronto riprender e avr nuove fasi drammatiche (Ap 12,13-18). Il drago, deluso nella sua aspettativa dal rapimento del bambino sfogher il suo furore contro la donna e ci sar detto in 12,17. Da parte della donna si ha una fuga che trova la sua piena spiegazione nel fatto di una minaccia superiore quella appunto del drago - alla quale la donna intende sottrarsi: E la donna fugg nel deserto dove ha un luogo approntato da Dio in modo che l la nutrano per 1260 giorni. Il deserto ha un concentrato simbolico denso e misterioso, che stato interpretato diversamente dalla tradizione biblica: il luogo della tentazione e dellinfedelt oppure il luogo del rapporto ideale lamore della giovinezza tra il popolo e Yahw. 47

Lautore dellApocalisse presenta una formulazione tutta sua del simbolo teologico del deserto: esso appare anzitutto come il tempo della prova determinata dalla pressione delle forze ostili a radice demoniaca impersonate nel simbolo del drago. Il deserto viene presentato dallautore dellApocalisse come un luogo appropriato per la donnapopolo di Dio, luogo che Dio stesso ha predisposto e preparato. E significa rifugio, protezione, purificazione, verifica, amore nella difficolt e nel travaglio. In questa situazione Dio non fa mancare il suo aiuto. Lespressione 1260 giorni che sottolinea lelemento temporale del quadro simbolico del deserto, pu essere forse stata ispirata da Daniele 12,11 ma acquista nellApocalisse un contenuto proprio fatto prima in mesi: quarantadue mesi (11,3), poi in giorni 1260, cio 3 anni e mezzo. Data la totalit simboleggiata dal numero 7, nel numero 1260 viene sottolineata lidea di una parzialit. Questa una qualifica del tempo breve delle forze ostili. Unesegesi scientifica non pu applicare la figura della donna a Maria. Cercando di svolgere tutte le implicazioni che questo tipo di approccio ci ha suggerito, non ci siamo mai incontrati con Maria. Abbiamo, anzi, visto che il secondo quadro simbolico, con la sua insistenza sulle doglie, non applicabile alla figura teologica di Maria neppure come emerge dalla liturgia. La donna non Maria. Ribadita con tutta chiarezza questa conclusione che sembra condivisa, sia pure con motivazioni diverse, dalla maggioranza degli studiosi, si pu dire comunque che esiste una reciprocit: Maria donna perch rapportata alla chiesa, la chiesa ha una sua maternit nei riguardi di Cristo perch rapportata a Maria. Ma torniamo al drago che infuriatosi contro la donna continua ora la sua battaglia contro il resto della sua discendenza, contro coloro che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Ges (12,17), trasmettendo il suo potere alle due bestie. IL TERZO SEGNO: le due bestie Ap 13, 1-18 La prima bestia viene dal mare (13, 1-10) e simboleggia lo Stato che si fa adorare, e la seconda che viene dalla terra (13, 11-17) simboleggia la propaganda che gli d vita: Qui sta la sapienza: chi ha mente calcoli la cifra della bestia. Si tratta infatti di una cifra di uomo e la cifra seicentosessantasei (13,18). Per facilitare questo passaggio dal quadro simbolico alla realt concreta, lautore ci offre, a titolo illustrativo, un riferimento probabile allimperatore Nerone47. Lo Stato pagano pretende di essere una divinit incarnata nellimperatore Nerone. Non solo si fa adorare con espressioni cultuali concrete, ma pretende di condizionare la vita in tutti i suoi settori. Il cristiano dovr opporsi alla pressione di uno Stato che vuole invadere tutti i settori della sua vita e, addirittura, costringerlo ad una sudditanza adorante. Questa resistenza potr costargli la vita, ed egli non dovr esitare.
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La cifra indicata di 666 ha un certo grado di probabilit linterpretazione classica che si riferisce a Nerone Cesare, basandosi sulle equivalenze numeriche delle consonanti ebraiche corrispondenti a quelle greche che compongono il nome. Cos, sommando insieme le consonanti ebraiche N, R, W, N, Q, S, R corrispondenti al greco Neron kaiser - , si ha come risultato proprio 666 (n = 50 + r = 200 + w = 6 + n = 50 + q = 100 + s = 60 + r = 200). Ma nellApocalisse non si tratta di una polemica diretta contro lImpero e circoscritta ad esso: mediante la simbolizzazione che usa continuamente, lAutore sposta lattenzione dalla contingenza dellImpero romano, come lui la percepiva, a una formula di carattere universale, valida e applicabile tutte le volte che nella storia si realizzano i tratti sconvolgenti di una Stato che si chiude alla trascendenza e vuole determinare quasi come assoluto la vita dei cittadini. Indicando un esempio noto del passato, lautore, che scrive probabilmente alla fine del I secolo o allinizio del II, fornisce ai suoi lettori un quadro di applicazione scontato, che permetter pi facilmente di vedere se i tratti simbolici della bestia gi incarnati in Nerone si realizzano nel loro presente. Limperatore Nerone, infatti, limmagine dello Stato che si fa adorare.

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Il cristiano dovr affrontare le difficolt, dovr subire, dovr vincere sempre il male con il bene, anche nel caso di una persecuzione. Ma anche sotto il cumulo delle difficolt che potranno rovesciarsi su di lui, egli manterr fissa la sua prospettiva, e la sua adesione a Dio acquister la solidit propria della perseveranza. Questa qualifica del cristiano indica quella maturit globale che si acquista solo affrontando e superando le prove. E proprio in questo contesto di una maturit di vita cristiana sempre pi collaudata si inserisce quella che lAutore chiama la fede dei santi (13,10; 14,12). E qui che emerge la capacit di tenuta del cristiano sotto pressione, la sua perseveranza, e la sua fede. E chiaro che si tratta della fedelt del cristiano a Cristo, al suo messaggio, alla sua testimonianza, alla sua persona. Ma altrettanto chiaro che questa fedelt riprende e trapianta nel cristiano quella che stata la fedelt di Cristo nei riguardi del Padre. Ges ha affrontato la sofferenza, ha affrontato la propria morte proprio per una dedizione totale e assoluta alla volont del Padre. La prima bestia che sale dal mare porta sulla terra la negativit del Demoniaco, e lo fa con prepotenza. Lautore ne presenta i tratti caratteristici mediante il simbolismo di vari animali selvaggi che, costituendo un tuttuno, sommano nella bestia la loro violenza individuale. Si tratta di un leopardo, in cui sono presenti anche lorso e il leone. Laspetto di una violenza che schiaccia e vuole imporsi e dominare espresso dai piedi: E la bestia che io vidi corrispondeva a un leopardo e i suoi piedi come di un orso e la sua bocca come di leone. E il drago le diede il suo potere (13,2). Il settenario delle coppe (15,1 ss) sar la risposta di Dio alla forza distruttrice delle due bestie. Le coppe che gi abbiamo trovato in precedenza, ripiene di incensi, erano le preghiere dei santi (5,8), che incensate dagli angeli, raggiungono il livello di Dio. La risposta di Dio sar un suo intervento attivo sulla terra (8, 3-5). Le stesse coppe, piene delle preghiere dei santi, contengono ora la distruzione del sistema terrestre (15, 6-7). Lenergia distruttrice del male sar la risposta di Dio (lira) alle preghiere dei santi. Come nel settenario delle trombe (capitoli 8-11), anche qui i flagelli richiamano le piaghe dEgitto.

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10 IL PUNTO DI ARRIVO: LA GERUSALEMME NUOVA


NellApocalisse si ha uno schema in crescendo: si parte dallesperienza di Cristo risorto che avviene sulla terra, nellisola di Patmos (1,9), si passa poi allesperienza di Cristo e di Dio non pi situata sulla terra, ma nella zona della trascendenza di Dio, il cielo, nel quale per c solo una porta aperta (4,1); infine, nella sezione conclusiva, troviamo il cielo aperto in permanenza (19,11), permettendo cos un contatto pieno e permanente con la trascendenza. Questo movimento confluisce, dopo la piena disattivazione del male, nella Gerusalemme nuova. Ed a questo punto che anche lesperienza mistica dellApocalisse raggiunge il suo culmine. Lautore avverte la difficolt di comunicare adeguatamente la realt trascendente con cui sta a contatto, e allora moltiplica il riferimento simbolico: loro e le pietre preziose. Venendo al contenuto, lautore dellApocalisse, con unaudacia senza precedenti, riesce a introdurre il gruppo di ascolto nel mondo di Dio che diventa anche il mondo delluomo. Siamo al culmine della mistica. La presentazione della Gerusalemme nuova avviene in due fasi, che si succedono con ritmo ascendente. Proprio perch il cielo aperto, e quindi c una comunicazione illimitata con Dio e con il suo mondo, il linguaggio umano che la veicola sar necessariamente simbolico, con quelle pressioni dal di dentro che abbiamo gi rilevato e che tendono a far rivivere nel soggetto interpretante ci che esprime. Questo quanto gi troviamo nella prima fase (21, 1-8): Giovanni vede un cielo nuovo, una terra nuova, e constata lassenza del mare. Queste sono tutte immagini simboliche per dire e inculcare che la realizzazione finale dellopera creatrice di Dio comporter, da una parte, il superamento di tutto il male attuato nella storia sotto linflusso del Demoniaco e, dallaltra, una realt tutta pervasa dalla novit propria del Cristo risorto. Un passo ulteriore si ha quando, sempre nellambito della prima presentazione della Gerusalemme nuova, si dice che essa Citt santa scende dal cielo, da Dio, gi preparata, corrispondente a una fidanzata ornata per il suo uomo (21,2b). La citt indica la vita condotta insieme dal popolo di Dio, la convivenza. Giovanni sente questo popolo talmente unito e legato da un vincolo orizzontale da farne una sola persona; nello stesso tempo avverte con particolare intensit lamore paritetico tra due sposi e lo proietta su CristoAgnello e sul nuovo popolo di Dio. Tutta lApocalisse raggiunge il suo culmine in questa nuzialit paritetica. In un ultimo passo di questa prima presentazione, lautore qualifica la Gerusalemme nuova come tenda di Dio con gli uomini (21,3a), ribadendo che Dio abiter nella tenda assieme a loro (21,3b). La convivenza paritetica, affermata ma non descritta, comporta una realizzazione ottimale dellalleanza e la scomparsa di ogni forma di dolore. Giovanni inculca tutto questo, comunicando al gruppo di ascolto, a cui costantemente indirizzato il messaggio, il senso acuto di Dio, che lo porta ad affermare: Ed egli, Dio con loro, sar il loro Dio. Quello che Giovanni sente e vuole partecipare, che Dio, non solo non indifferente alle vicende degli uomini, ma egli stesso asciugher ogni lacrima dai loro occhi (21,4). La presentazione si conclude con un richiamo allesperienza di Dio seduto sul trono di 4, 2-3 nella quale lautore coinvolge il gruppo di ascolto. La fidanzata, gi preparata e ornata per lincontro nuziale, adesso la donna. Siamo al livello pi alto della pariteticit nuziale di amore tra Cristo-Agnello e il suo popolo. La Gerusalemme nuova si presenta, a questo livello altissimo di trascendenza pura, con una caratteristica fondamentale: Aveva la gloria di Dio, e il suo datore di luce corrispondeva a una pietra preziosissima corrispondente al diaspro quando emette il suo riflesso (21,11). 50

La Gerusalemme nuova possiede la realt-valore di Dio che manifesta la sua gloria in forma di luce. Lilluminazione che cos si realizza viene messa in rapporto di corrispondenza con il riflesso di una pietra preziosa, di cui viene sottolineata la qualit ottimale preziosissima e la capacit di riflesso. La Gerusalemme nuova appare come il popolo di Dio, al tempo stesso dellAntico e del Nuovo Testamento, proveniente da tutta la terra e da tutta la storia (21, 12-14). La Gerusalemme nuova ha raggiunto il suo culmine. Lo dice il simbolismo delle misure e la forma cubica ( 21, 15-17). In particolare, qui si insiste sulla situazione trascendente, davvero al livello di Dio, in cui essa si trova: le misure, espresse in termini umani, sono in realt misure di angelo (21,17). Ci che c di meglio e di pi prezioso a livello dellesperienza umana, come loro e le pietre preziose, presente in una profusione che impressiona e in una situazione tutta particolare: loro che copre tutta la citt e, soprattutto, e la piazza che corrispondente a cristallo puro (21,18), a cristallo trasparente (21,21). A proposito di pietre preziose, nei dodici fondamenti della citt qui menzionati, che coincidono ciascuno proprio con una pietra preziosa troviamo lelenco pi lungo di tutta la letteratura greca (21, 19-20). E le pietre preziose indicano un contatto a tutto campo tra luomo e Dio. Labbondanza e la ripetizione, secondo la struttura ridondante del simbolismo propria di questo brano, inculca ripetutamente e fa gustare, al di sopra di ogni formulazione logica, la massima compenetrazione tra Dio, Cristo-Agnello e il popolo. Non sorprende allora lassenza del tempio (21,22), dato che Dio e lAgnello ne svolgono la funzione, stando in comunione immediata e diretta con tutti. La luce di questa terra superata da questa nuova realt: Dio stesso illumina la citt, e la lucerna di essa lAgnello (21,23). Infine, un unico flusso di vita pervade la citt: il fiume di acqua di vita, brillante come il cristallo, che esce in continuazione dal trono di Dio e dellAgnello (22,1). Qui si parla ancora di trono, ma non si ha pi il personaggio seduto su di esso. Il trono il primo elemento che Giovanni ha notato in cielo (4,2) a questo punto non pi simbolo degli impulsi che determinano lo sviluppo della storia. Detto per la prima volta trono di Dio e dellAgnello (22,1), esso simboleggia il dono dello Spirito48, che, procedendo dal Padre e dal Figlio, pervade tutto e tutti della sua vitalit. Il gruppo di ascolto, che gi possiede una comunione di base con la vita trinitaria, a questa presentazione sente attivare dentro di s il codice del suo non ancora49, del suo punto di arrivo, avverte un risucchio che lo spinge verso di esso. Questo davvero il culmine dellesperienza mistica dellApocalisse. Dando uno sguardo dinsieme a quello che tutto il cammino che viene proposto al gruppo di ascolto nellApocalisse, troviamo che laspetto mistico, inteso come un contatto ultra-concettuale con la trascendenza, e pi specificatamente con Cristo e con Dio, costantemente presente. Questo contatto mistico, che partito da un livello di unesperienza liturgica domenicale, si fortificato con un contatto nuovo con lo Spirito, raggiunge ora in maniera diretta Cristo e Dio. Lo sviluppo di questo aspetto mistico distribuito secondo la struttura letteraria del libro: il suo punto di partenza il contatto con il Cristo risorto della prima parte (1,4-3,22); quello di arrivo il livello di nuzialit proprio della Gerusalemme nuova (21, 1-8; 21,9-22,5), livello che viene raggiunto gradualmente nella seconda parte (4,1-22,5). Tra il traguardo finale della nuzialit piena e la situazione attuale si colloca la venuta che lApocalisse interpreta come una crescita progressiva dei valori della novit di Cristo nella
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Linterpretazione del fiume di acqua della vita come simbolo dello Spirito trova la sua base solida proprio nella tradizione della scuola giovannea. Leggiamo in Gv 7, 38-39: Come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito. 49 La tensione verso una pienezza escatologica si fa gi sentire nellambito della Chiesa giovannea in 1 Gv 3,2: Carissimi, noi fin dora siamo figli di Dio, ma ci che saremo non stato ancora manifestato. Sappiamo per che, quando egli si sar manifestato, noi saremo simili a lui, perch lo vedremo cos come egli . NellApocalisse questa tensione diventa ancora pi forte.

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storia. La Chiesa-fidanzata ha gi una sua esperienza e conoscenza di Cristo; aspirando alla sua venuta completa, si trasforma e si perfeziona, confezionando il suo abito da sposa (19, 7-8). La venuta di Cristo fa sentire la sua capacit di risucchio. Per due volte nel dialogo idealizzato egli dice: Guarda, vengo presto!, richiamando cos lattenzione sulla venuta che si sta attuando. La Chiesa fidanzata accetta questo invito, che la porta a una conoscenza sempre pi esplicita, di colui che lalfa e lomega (22,13), la stella luminosa del mattino (22,16). Apprezzando adeguatamente la venuta di Cristo, la Chiesa-fidanzata prende liniziativa di invocarla, in sintonia con lo Spirito: Lo Spirito e la fidanzata dicono: Vieni (22,17). Cristo prende atto di tutto questo e risponde facendo sua linvocazione della Chiesa: S vengo presto! (22,20). Cos tra Cristo e la chiesa si sono stabilite unintesa e una reciprocit a tutto campo, che porteranno alla nuzialit piena. La mistica dellApocalisse, con questo sfondo nuziale coinvolge tutto luomo cristiano e lo spinge verso la piena cristificazione che si realizzer per lui, e per tutti insieme, nello splendore della Gerusalemme nuova.

LA PRIMA PRESENTAZIONE DELLA GERUSALEMME NUOVA


1. IL CIELO NUOVO E LA TERRA NUOVA Per comprendere limportanza di questo testo occorre situarlo nella continuit che ha con lAntico Testamento. Mettiamolo a confronto: E vidi un cielo nuovo e una terra nuova Il primo cielo e la prima terra passarono E il mare non pi (Ap 21,1). Ecco che io sto per creare cieli nuovi e terra nuova. Non si ricorderanno pi le cose di prima, non torneranno in mente (Is 65,17).

La novit che viene sottolineata da Isaia implica unazione creatrice di Dio nei riguardi dellambiente delluomo corrispondente alla situazione definitiva di salvezza. Nel nostro brano, il gruppo di ascolto dovr comprendere che questo rinnovamento previsto da Isaia ora si realizzato. Il testo dice che il primo cielo e la prima terra passarono, non si dice che ci sar una loro distruzione, non si parla di nessuna catastrofe: si afferma soltanto che tutto linsieme che costituisce nel presente il mondo degli uomini, compreso tra cielo e terra, destinato a scomparire cos com, a uscire di scena. Il cielo e la terra, che qui sono chiamati il primo cielo e la prima terra50, sono lambiente in cui gli uomini stanno vivendo adesso, con tutte le implicazioni, prima fra tutte il rapporto con gli uomini. Essi costituiscono il teatro della loro storia. Ma c di pi. Il rinnovamento comporta il superamento radicale del mondo di prima e la creazione del mondo nuovo, e ci avverr sotto il segno della novit di Cristo risorto, dei cui valori tutto sar pervaso51. Sar questo mondo rinnovato, il mondo degli uomini saturo dei valori di Cristo che con la sua presenza, attuata gradatamente nellarco della storia, avr colmato i vuoti attuali, che potr andare incontro direttamente alla trascendenza.

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Protos (primo) ha qui il valore di una antecedenza nel tempo e si riferisce al cielo e alla terra della prima creazione, di cui parla la Genesi. La costruzione stilistica per estremi cielo-terra indica globalmente la totalit del creato, come affermato esplicitamente proprio allinizio della Genesi (Gen 1,1). Comprende tutto il mondo fisico e il mondo proprio degli uomini. 51 Kainos (nuovo) sempre riferito, direttamente o indirettamente, a Cristo risorto. Il mondo nuovo sar il mondo cosmico e degli uomini, tutto improntato alla novit di Cristo, saturo dei suoi valori. La presenza di Cristo in tutto colmer i vuoti attuali. Si avr un salto qualitativo, di cui impossibile precisare tempi e modalit, ma che non comporter necessariamente la distruzione del mondo attuale.

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Allora infatti si sar creata una sua omogeneit con Cristo risorto, espressa dalla sua novit partecipata e, tramite Cristo risorto, si sar realizzata unomogeneit con Dio52. Il rinnovamento cristologico di cui si parla viene sottolineato da unespressione a prima vista strana: lautore afferma che il mare non pi. Il mare, infatti, nellApocalisse visto come il serbatoio abissale del male. Diventa cos sinonimo del demoniaco, delloppositore di Cristo, che come tale si contrappone alle forze positive di Cristo e dei cristiani nellarco della storia. Il demoniaco dovr scomparire. Il mare stesso, nel contesto di questa nuova creazione, cambier natura, diventer trasparente, di vetro (4,6; 15,2). 2. LA CITTA SANTA E la citt santa Gerusalemme nuova vidi discendente dal cielo da Dio preparata come la fidanzata (gi) ornata per il suo uomo. Viene ripreso anche qui il simbolismo dellAT che vede in Gerusalemme lespressione ideale di tutto il popolo di Dio reso santo dalla vicinanza divina che si concretizza nella presenza del tempio. LAT per lApocalisse un punto di partenza, per lo pi ispiratore, mai un punto di arrivo. NellApocalisse la Gerusalemme nuova indica sia il popolo di Dio nella sua pienezza escatologica, sia lambiente nuovo in cui essa si trova. Cos quella che era la citt santa, resa tale dallappartenenza a Dio e dalla presenza del tempio, diventa adesso, pervasa dalla novit di Cristo, la Gerusalemme nuova. La Gerusalemme terrestre, simbolo anchessa del popolo di Dio (11,1ss) superata. La nuova Gerusalemme, infatti, non ha, come prima, unorigine terrestre. Proviene direttamente dalla trascendenza, dal cielo. La denominazione corrente Gerusalemme celeste, riferita allApocalisse, approssimativa. Contiene il confronto o lopposizione con il livello terrestre, ma non esprime il rapporto particolare con Cristo risorto, indicato dalla novit. La Gerusalemme terrestre, simbolo anchessa del popolo di Dio, anzich scomparire, trova una sua realizzazione ottimale al di l e al di sopra di qualunque parametro terrestre. La Gerusalemme nuova infatti proviene direttamente dalla trascendenza, dal cielo, da parte di Dio. Fatta da Dio e su sua misura, la Gerusalemme nuova ne conserva tutta limpronta personale, che si manifesta soprattutto nella capacit di amare. La Gerusalemme nuova non rimane nella trascendenza. E vista discendente (21,2), e la discesa di cui essa soggetto indica un movimento di approccio verso limmanenza. Ma limmanenza non pi quella di prima. Il superamento della barriera non comporta lannullamento dellimmanenza, ma un suo rinnovamento, che la rende adeguata ad accogliere la trascendenza. Lautore insiste sorprendentemente sul presente vede, pensa la Gerusalemme proprio mentre essa sta scendendo dalla zona della trascendenza, dal cielo. Con essa, la trascendenza stessa viene in contatto con gli uomini, stabilendo cos un nuovo rapporto tra immanenza e trascendenza. Lautore vede la Gerusalemme mentre sta discendendo dal cielo con unazione continuata. E la continuit di penetrazione della novit di Cristo nella storia che si realizza progressivamente in tutto larco di sviluppo della storia stessa. La provenienza dal cielo viene, infatti, accentuata e personalizzata: la Gerusalemme non solo discende genericamente dalla trascendenza ma deriva direttamente da Dio, da un contatto diretto con lui, come ci dice lespressione aggiuntiva da Dio, fatta da lui, affine a lui, affine quindi a Cristo che attua il progetto di Dio.
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Anche in Paolo la novit implica un rapporto di dipendenza nei riguardi di Cristo. Quando questa dipendenza, con linflusso di Cristo che essa comporta, sar totale, allora si avr Dio tutto in tutti (1 Cor 15,28). Questo livello altissimo corrisponde a quello della Gerusalemme nuova.

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Pur provenendo direttamente da Dio e in una situazione di particolare affinit con lui e con Cristo, la Gerusalemme non creata dal nulla e allistante. La sua discesa progressiva viene ora ulteriormente specificata in termini di preparazione. A quella che lazione propria di Dio si affianca in parallelo unazione propria del popolo di Dio paragonato alla sposa futura dellagnello che durante il corso della storia confeziona il suo abito da sposa per prepararsi al traguardo della nuzialit escatologica. Ma Dio che rende labito confezionato puro e luminoso. La Gerusalemme, nel contesto della sua attuazione escatologica, risulta ora gi preparata. E viene subito specificata la preparazione effettuata come quella tipica di una fidanzata la quale si ormai adornata, vestita del suo abito nuziale (19,8), pronta per lincontro del matrimonio, allaltezza di realizzarlo. Limpronta personale di Dio si esprime nella Gerusalemme nuova in una capacit di amore vertiginoso53. Gerusalemme pronta per lincontro nuziale con Cristo-Agnello. Si dice di essa che gi preparata (21,2a). Dalla citt alla fidanzata: la citt viene proiettata verso la dimensione personale di un incontro di nozze. Lautore ha gi precisato che questo incontro avverr proprio con Cristo-Agnello. Labito nuziale, confezionato con lino e splendente, un dono di Dio (19,8). Poi per viene precisato che il lino il risultato delle azioni giuste dei santi (19,8). Nel suo impegno concreto di ogni giorno il popolo di Dio che visto come la fidanzata che aspira al livello della nuzialit (22,17) confeziona il tessuto dellabito nuziale. Sar poi Dio a conferire direttamente a questo abito la sua bellezza e la sua qualit allo stato puro54. Lazione di Dio, che impegna direttamente la sua trascendenza, porta cos la fidanzata al livello della nuzialit, e il tocco proprio di Dio (21,2) la abilita ad amare Cristo come Cristo ama lei. Notiamo infatti come lamore tra due sposi abbia come caratteristica tipica la reciprocit paritetica. La fidanzata, ormai pronta per Cristo e in grado di amarlo e con questo amore paritetico sta varcando la soglia trascendente dellamore di Cristo, sta diventando la sposa, la donna. E sul filo dellamore che cos si passa dal relativo dellimmanenza la situazione del popolo di Dio attuale, corrispondente allo stato di fidanzata allassoluto di Cristo, e questa sar la situazione escatologica in cui il popolo di Dio pienamente rinnovato, la Gerusalemme nuova, si trover nello stato di sposa55. 3. LA TENDA DI DIO TRA GLI UOMINI La terza immagine oltre alla parte visiva contiene anche una parte uditiva. E udii una voce grande [che veniva] dal trono che diceva: Ecco la tenda di Dio con gli uomini! E metter la sua tenda con loro, ed essi saranno i suoi popoli, ed egli, Iddio con loro, sar il loro Dio (21,3). La voce che parla e che viene udita proviene dal trono, ma lautore non ne specifica il soggetto. Per lui lessenziale che la voce grande non in senso acustico, ma per limportanza che ha proviene dal trono, simbolo della potenza di Dio esercitata nella conduzione della storia.

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Ci corrisponde alla definizione di Dio che troviamo nella scuola giovannea Dio amore (1 Gv 4,8.16). Labito nuziale allo stesso tempo opera della fidanzata e dono diretto di Dio. Una volta ammessa questa bipolarit di base, si pu poi distinguere un aspetto pi riferibile allazione di Dio: la qualit di purezza e di splendore. 55 Uno sviluppo simile riscontrabile in 1 Cor 13,8 dove si afferma che lamore in cui il cristiano impegnato adesso sar lunico a raggiungere, debitamente maggiorato, il livello escatologico.

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La menzione del trono ricorda al gruppo di ascolto il personaggio seduto e lesperienza mistica che esso ne ha fatto (4,3). Riferendosi direttamente (Ecco) alla Gerusalemme nuova che discende da Dio e si colloca nel mondo rinnovato, la voce parlante la qualifica la tenda di Dio con gli uomini. La tenda era nellAntico Testamento abitazione di Dio e abitazione degli uomini, al punto da costituire anche il loro luogo dincontro comune. Qui si precisa che la tenda di Dio ora con gli uomini, e si insiste su questo fatto fondamentale: Metter la sua tenda con loro. Limmagine della tenda applicata a Gerusalemme nuova, dice che essa, appunto come tenda, costituisce unabitazione comune per Dio e per gli uomini. Il cielo come zona esclusiva di Dio non compare pi, e non compare pi neppure la terra come zona propria degli uomini (se non nella menzione sporadica e stereotipa dei re della terra di 21,24). Ora si ha un cielo nuovo e una terra nuova, nel senso di una piena realizzazione a tutti i livelli della novit di Cristo risorto. Questa novit si riferisce sia alla zona di Dio il cielo appunto sia alla zona degli uomini la terra unendoli tra loro in un rapporto di reciprocit, rapporto indicato dalla nuzialit della Gerusalemme nuova con Cristo-Agnello e dalla tenda comune. Si insiste sulla presenza di Dio e sul suo coinvolgimento personale: Essi saranno i suoi popoli56 e Dio sar il loro Dio. Dio realizzer questo, proprio di persona (egli). La coabitazione di Dio nella stessa tenda far sentire gli effetti di questa sua esperienza immediata eliminando tutti gli elementi negativi propri dellimmanenza, che hanno pesato lungo lo svolgimento della storia della salvezza: a) IL SUPERAMENTO DEL MALE E asciugher ogni lacrima dai loro occhi. E la morte non sar pi, n lamento, n grido, n fatica sar pi. Le cose di prima passeranno! E disse colui che siede sul trono: Ecco, sto facendo nuove tutte le cose (21, 4-5) Questo versetto si ispira direttamente all Apocalisse di Isaia: Eliminer la morte per sempre. Il Signore Dio asciugher le lacrime su ogni volto. Far scomparire da tutto il paese La condizione disonorevole del suo popolo (Is 25,8). Mentre in Isaia si ha prima leliminazione della morte e poi, come conseguenza, il superamento del pianto, nellApocalisse si inizia proprio con questo secondo aspetto squisitamente umano e poi si enumerano le cause che lo determinano. Tra queste la morte al primo posto, ma poi si allargano di prospettiva rispetto al testo di Isaia. Questo il risultato di quella azione con cui Dio seduto sul trono (21,5), porta avanti lo sviluppo della creazione e della salvezza, incentrandole tutte sulla novit di Cristo risorto. Questa presentazione di Gerusalemme si conclude con unesortazione al gruppo di ascolto, perch sappia trarre nel suo presente tutte le indicazioni operative in vista del traguardo escatologico (21,
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Il plurale popoli laoi preferibile al singolare laos. Questo termine indica un allargamento dellalleanza dallantico Israele a tutti i popoli, a cominciare dai giudei, essi costituiscono, per mezzo di Cristo, il nuovo popolo di Dio in continuit con lantico.

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5b-8). Il cielo aperto (4,1) comporta davvero la rimozione del diaframma tra il livello delluomo e quello di Dio. Si verificato un contatto diretto in tutti e tre i gruppi simbolici che abbiamo esaminati: il cielo nuovo e la terra nuova (21,1); la Gerusalemme nuova (21,2); la tenda comune a Dio e agli uomini (21, 3-4a). Nellambito di questo contatto diretto si hanno due movimenti. C un movimento ascendente dallimmanenza, dal livello umano verso il divino nel cielo nuovo e nella terra nuova. E c anche un movimento discendente di Dio in direzione del livello umano, ravvisabile nella Gerusalemme nuova, che scende dal cielo, da parte di Dio (21,2) ed indicata solennemente come la tenda di Dio, propria di Dio e fatta da lui, con gli uomini (21,3). Cos la trascendenza e limmanenza appaiono superate. Tuttavia con ci non si determina una mescolanza vaga e nebulosa: Dio resta Dio e luomo resta uomo. E Cristo risorto che, comunicando la sua novit, porta Dio e luomo in contatto diretto e reciproco. Questo contatto immediato e senza diaframmi comporta una situazione mistica, anzitutto nel senso, che abbiamo pi volte ribadito, di un superamento del livello concettuale. Il gruppo liturgico di ascolto, al quale indirizzato il messaggio (1,3), dovr ritrovare in se stesso, attivare al massimo e unire insieme queste due componenti. Cos rivivr queste formulazioni simboliche, e a un certo punto scatter in lui una pressione esplosiva, che punter decisamente verso lalto. Preso e coinvolto nel fascino della novit di Cristo applicata alla storia, dellamore sponsale, della presenza immediata di un Dio che si dona, il gruppo di ascolto, portato dal dinamismo del simbolo, avvertir il brivido di un certo contatto diretto con lassoluto della trascendenza. Star allora entrando nellambito di unesperienza mistica. b) LANTI-GERUSALEMME Alla positivit vertiginosa di chi accetta di vincere con Cristo presentato allassemblea liturgica in atto, viene contrapposta la prospettiva rovesciata di chi si chiude a Cristo e non lo accetta: Ma ai vili e agli infedeli e agli abominevoli e agli omicidi e agli impudichi e ai fattucchieri e agli idolatri e a tutti i mentitori, la loro parte quello che arde di fuoco e di zolfo ci che la seconda morte (21,8). Questa sequenza di epiteti sono rivolti a coloro che si collocano fuori della reciprocit padrefiglio (21,7). Lenumerazione comprende prima sette elementi costituiti da aggettivi o participi, collegati tra loro dal sempre xai (e). Poi si ha una variazione, di carattere chiaramente riassuntivo, quando si aggiunge e a tutti i menzogneri. I menzogneri esprimono tutta una serie considerata in forza di simbolismo tipico del sette, come una totale negativit. Approfondiamo esegeticamente i dettagli, cominciando da questultimo elemento, come mostra il parallelo di 22,15 dove troviamo sempre a conclusione di unenumerazione e chiunque ama e fa la menzogna, si tratta di una qualifica negativa di fondo non riducibile a una menzogna verbale. Si tratta di una situazione di menzogna amata e realizzata: la menzogna della vita quando viene impostata e vissuta in antitesi alla verit-valore che coincide con Cristo. La serie settenaria dei casi concreti viene cos specificata. Coloro che, in antitesi alla verit di Cristo sono menzogneri nel senso che fanno la menzogna nella vita sono anzitutto vili, coloro che non hanno il coraggio di vivere la verit in un ambiente eterogeneo o addirittura ostile. Per lApocalisse ogni cristiano un martire potenziale, a prescindere dal martirio subito di fatto. 56

Con i vili sono collegati gli infedeli: il termine non indica solo una mancanza di fede, ma il contesto suggerisce di prende il termine in un senso forte e radicale: sono coloro o che si rifiutano di credere o vengono meno, nelle circostanze drammatiche della storia, alla fede che professano. Il termine abominevoli pi che un comportamento come accade negli altri casi, il termine indica un giudizio negativo dato su una categoria che come tale rimane imprecisata: si tratta di coloro che condividono l abominio degli idoli che aderendo al sistema terrestre condividono l abominio di Babilonia? Gli omicidi sono da intendersi nel senso usuale: si tratta di coloro che subordinano la vita altrui al proprio tornaconto. Gli impudichi sono coloro che hanno una vita sessuale licenziosa, con particolare riferimento ai disordini morali collegati col matrimonio. I fattucchieri sono, con tutta probabilit, coloro che si dedicano alla magia, particolarmente diffusa nellambiente dellAsia Minore nel I secolo: la magia diventa un mezzo per manipolare la personalit altrui. Gli idolatri sono coloro che non solo praticano il culto agli idoli, ma che accolgono tutto il sistema di vita pagano implicito nellidolatria. Tutti coloro che, nei diversi modi indicati, attuano la menzogna sono esclusi dalla Gerusalemme nuova. Con questo tipo di vita, anzich confezionare come fanno i cristiani labito da sposa, scelgono di fatto quella che sar la loro parte, la situazione proporzionata direttamente alle scelte che avranno fatte: invece di stare dalla parte di Cristo, partecipando della sua novit, si collocano in una posizione antitetica, quella del demoniaco. Avranno, allora, nella fase escatologica conclusiva la sorte del demoniaco, lo stagno ardente in continuazione di fuoco e zolfo. Lo stagno del fuoco propriamente unimmagine, non una realt: provoca il soggetto interpretante ed esige una decodificazione che ne valorizzi tutti gli elementi. Stagno normalmente riferito allacqua57: in Luca detto del lago di Genezaret (cf. 5,1.2; 8,22.23.33). Il fatto che uno stagno, un lago, non contenga dellacqua gi indica che si muove in un ordine di cose nuove, stranamente diverso da quello attuale. Lo stagno arde in continuazione ma la materia che brucia propriamente lo zolfo. Qui lautore allude probabilmente al racconto di Sodoma e Gomorra. Lo zolfo e il fuoco che piovono dal cielo (Gen 19,24; Ez 38,22) distruggono la citt di Sodoma e rendono impossibile la vita. Tale impossibilit riferita in modo particolare allo zolfo, che rende laria irrespirabile. Limmagine dello stagno di fuoco che brucia nello zolfo indica una situazione definitiva e circoscritta (lo stagno) nella quale si attua continuamente una distruzione (fuoco) che rende la vita impossibile (zolfo). Questa situazione , in certo senso, violenta: nello stagno di fuoco e di zolfo i vari protagonisti del male vengono gettati, come effetto della vittoria di Dio e di Cristo. Abbiamo cos un primo risultato interpretativo: le forze del male, dal demoniaco agli uomini, vengono private tutte di quella vitalit che avevano e vorrebbero avere. La loro situazione definitiva quella di una distruzione, di una devitalizzazione permanente. Ci sono altri elementi interessanti. I protagonisti del male non vengono annientati: per il diavolo e i due mostri, questa situazione costituisce un tormento che si situa nel tempo trascendente, nei secoli dei secoli, cio per sempre. Non viene specificata la natura di questo tormento. C lidea di una punizione permanente. Questa situazione permanente nello stagno di fuoco viene denominata dallautore: seconda morte. Sulla linea della privazione di vitalit, c unaltra privazione maggiorata di vitalit che appunto la morte seconda, potremmo dire la morte al quadrato. Di conseguenza lo stagno di fuoco e di zolfo esprime questassenza radicale e spaventosa di ogni vitalit, di ogni attivit possibile.
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Il significato proprio di lmne, nella grecit normale, contiene sempre un riferimento allacqua, al punto da essere spesso sinonimo di mare.

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Naturalmente nessun cristiano si riconosce in questo quadro negativo. Ma la negativit espressa, con la conseguente devitalizzazione finale, gli fa capire quale sarebbe la sua parte qualora venisse meno, per vilt, alla sua fede. Nello stesso tempo il quadro negativo aiuta lassemblea a reagire andando contro corrente. Coloro che sono ostili a Cristo e che si contrappongono ai cristiani possono avere una vita sulla terra attuale apparentemente piena, ma si auto-destinano al vuoto spaventoso di vitalit, alla morte seconda simboleggiata dallo stagno ardente di fuoco e di zolfo.

LA SECONDA PRESENTAZIONE DELLA GERUSALEMME-SPOSA


La seconda presentazione della Gerusalemme nuova (21,9-22,5) inizia con un salto di livello impegnativo, che lautore non manca di sottolineare. Langelo che sta parlando58 si rivolge a Giovanni in questi termini: Vieni, ti mostrer la fidanzata, la sposa dellAgnello (21,9) Linvito ad avvicinarsi esprime limportanza particolare che viene attribuita a quanto langelo dir. E langelo promette di mostrare la fidanzata, la sposa dellAgnello C qui una ripresa allusiva di 21,2 dove Gerusalemme equiparata a una fidanzata resa[si] bella per il suo uomo. La Gerusalemme nuova, che allora era detta fidanzata, ora viene mostrata nella sua qualifica di sposa. Gerusalemme viene detta la sposa dellAgnello, e questa unattribuzione sorprendente. Le nozze dellAgnello sono messe in parallelo con la realizzazione definitiva del regno. Il popolo si preparato per raggiungere questo livello, ma in un certo senso questo lo ha fatto anche CristoAgnello. E lui infatti che, superando tutti gli elementi antagonisti e riempiendo tutto dei suoi valori, della sua novit, ha realizzato linstaurazione del regno. Ma viene da chiedersi cosa comporter la reciprocit paritetica nuziale tra Cristo-Agnello e la Gerusalemme nuova? Che cosa far Cristo-Agnello per la sua sposa, e che cosa si sforzer di fare la sposa per lui? Lautore si impegna a far percepire, quasi a far toccare con mano questo livello altissimo, quando promette: Vieni, ti mostrer la fidanzata, la sposa dellAgnello (21,9). Un incontro rinnovato con lo Spirito, talmente intenso da determinare sempre simbolicamente anche uno spostamento spaziale verso un monte grande ed elevato (21,10), sottolinea limportanza della presentazione della sposa e il suo carattere trascendente. Per poter accogliere questa presentazione, occorre un influsso particolare dello Spirito, che spinga verso lalto, in direzione della trascendenza. Il gruppo di ascolto dovr, rivivendo creativamente il simbolo che glielo veicola, dilatare e quasi moltiplicare allinfinito quanto riesce a percepire. Lo esige la logica di questo amore. La nuzialit comporta una dimensione personale. Pertanto, la citt-sposa non sar un insieme di edifici, ma una convivenza di persone. Linsistenza dellautore sugli aspetti tipici, anche architettonici, della citt dovr essere riferita alla situazione di intercomunicazione nuziale di amore con Cristo-Agnello nella quale si troveranno gli uomini.

1. La gloria di Dio e la luce di Cristo. La prima indicazione che lautore ci d non potrebbe essere pi alta. Provenendo proprio da Dio, affine pienamente a lui, la citt-sposa ne possiede la realt-valore, la gloria. Cristo risorto, unico
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Linvito rivolto a Giovanni ad avvicinarsi allangelo per ricevere da lui una rivelazione particolare si era realizzato in 17,1: E venne uno degli angeli e parl con me dicendo: Vieni ti mostrer il giudizio della prostituta. I due testi di 17,1 e 21,9 stanno in un rapporto letterario di contrasto: al giudizio e alla condanna di Babilonia (nel capitolo 17) si contrappone lesaltazione di Gerusalemme (nel capitolo 21).

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portatore adeguato della gloria del Padre, ha comunicato questa gloria alla sua citt-sposa59. Lautore ci dice che essa possedeva in permanenza la gloria di Dio (21,11a). A questo punto lautore opera un passaggio di grande interesse. In seguito spiegher che la Gerusalemme escatologica non ha bisogno dellilluminazione normale e naturale, perch la gloria di Dio la illumin e la sua lucerna lAgnello (21, 2-3). Ma ora, dopo aver affermato il possesso della citt-sposa della gloria di Dio, nel contesto della reciprocit nuziale che sta indicando, egli si sposta sul versante di Cristo: Il suo portatore di luce corrisponde a una pietra preziosissima come pietra di diaspro che manda riflessi di cristallo (21,11). Il portatore di luce Cristo-Agnello, definito lucerna (21,23). La gloria di Dio, che egli ha comunicato alla citt-sposa, vista come una luce che avvolge la citt e che proviene tutta da lui60. La gloria di Dio che la citt-sposa riceve e possiede, come un grande dono di amore da parte di Cristo-Agnello. La Chiesa-fidanzata in concreto, il gruppo liturgico di ascolto che accoglie e interpreta il messaggio61 - sa che questa pienezza le compete e sar sua62. Aspira a conoscere sempre pi il donatore di questa luce. Allora le viene detto che il portatore di luce, situato a livello di trascendenza escatologica, e quindi irraggiungibile adesso in quanto tale, trova una corrispondenza nellesperienza umana di una pietra preziosa, anzi preziosissima, e che accende sempre pi un desiderio di possesso63. Poi viene aggiunta unaltra indicazione, basata anchessa su unesperienza umana: la pietra preziosissima come un diaspro che brilla come cristallo. Il diaspro una pietra bellissima multicolore64, che comunica un senso indicibile di bellezza e di gioia. Lautore sembra avere una predilezione per questa pietra preziosa: la metter al primo posto nella lista delle dodici pietre delle porte di Gerusalemme (21,19), e lha gi menzionata per inculcare lesperienza diretta di Dio (4,3). Cristo-Agnello partecipe di questa esperienza. La sensazione di gioia, di bellezza, quasi di ineffabilit, che questa pietra preziosissima comunica quando brilla, spinge in direzione di Cristo-Agnello a livello di trascendenza. La preziosit e la bellezza della pietra di diaspro, adeguatamente percepite dal gruppo di ascolto, sono come un ponte tra la situazione attuale e quella escatologica futura. La Chiesa-fidanzata da una parte avverte che Cristo-Agnello come suo sposo supera ogni possibilit di rappresentazione umana e si colloca nella zona dellassoluto; dallaltra, si sente gi rapita verso di lui, presa potremmo dire, nella spirale ascendente della bellezza della pietra preziosa.

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Risulta particolarmente illuminante un richiamo al IV Vangelo. Riferendosi a tutti quelli che crederanno in lui, Ges, si esprime cos: La gloria che tu mi desti la diedi a loro, perch siano una cosa sola come siamo noi (Gv 17,22). 60 La funzione di Cristo come portatore di luce trova le sue radici nel IV Vangelo, dove Ges si definisce la luce del mondo (Gv 8,12,9,5). Siccome, sempre nellambito della scuola giovannea Dio luce (1 Gv 1,5), Ges irradia sugli uomini la luce propria di Dio, che coincide con Dio. 61 Si tratta, come abbiamo pi volte osservato e sottolineato, degli ascoltatori di Ap 1,3 che costituiscono il protagonista di fondo dellesperienza liturgica che lautore propone nel corso del suo libro. Il gruppo equiparato alla fidanzata che, animata dallo Spirito, invoca la presenza totale di Cristo (22,1). In questa presentazione della situazione escatologica lautore si rivolge alla fidanzata (il gruppo di ascolto) e le mostra il livello di piena presenza nuziale a cui essa aspira e per cui essa prega. Unattenzione esplicita al gruppo di ascolto ci aiuter a cogliere il messaggio dellautore in tutto il suo rilievo. 62 NellApocalisse la venuta di Cristo non una discesa improvvisa dallalto, ma una crescita sempre pi invadente dal basso, tesa a riempire, in questa seconda fase dellIncarnazione, i vuoti di Cristo. 63 Come nella nota parabola della pietra preziosa riferita al regno il regno tende a coincidere con Ges stesso che troviamo in Mt 13, 45-46. Qui la pietra preziosa la perla. Lentusiasmo per la pietra preziosa tale che chi lha trovata vende tutto per acquistarla. 64 Il diaspro una pietra preziosa di diversa coloritura, per lo pi rossiccia, talvolta verde, bruna, azzurra, gialla e bianca; nellantichit il nome non era limitato alla cosiddetta variet del quarzo, ma poteva indicare ogni pietra preziosa non trasparente. Forse qui si pensa allopale, secondo altri al diamante.

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Il valore simbolico della pietra preziosissima che brilla, attribuita creativamente a Cristo-sposo, donatore di tutta la luce, porta la Chiesa-fidanzata a un contatto con lui che, pur senza raggiungere il livello escatologico futuro, supera il limite attuale della concettualit. Questa lesperienza mistica che lautore fa. 2. La misurazione della citt-sposa. Una seconda punta emergente nella presentazione della sposa di Cristo-Agnello la misurazione della citt, eseguita dallangelo che sta parlando a Giovanni. Essa simboleggia una presa di contatto aderente da parte di Dio nei riguardi della citt. Lo strumento di misura una canna doro (21,15). Questo un particolare significativo: loro nellApocalisse si pu considerare come il metallo che mette in contatto diretto con Dio. La misurazione, che gi indica un contatto aderente da parte di Dio, eseguita con uno strumento doro, immette ancor pi esplicitamente nel mondo di Dio. La citt-sposa, che viene misurata, gi appartiene al mondo della trascendenza, e la misurazione ne fornisce una conferma. Il risultato della misurazione eseguita sorprendente: E la citt posta quadrangolare, e la sua lunghezza come la larghezza. E misur la citt con la canna con un risultato di dodicimila stadi: la lunghezza e la larghezza e laltezza sono uguali (21,16). Si tratta di una citt che poggia su quattro angoli. Ma questa indicazione non vuol dare una descrizione visiva, n una descrizione di tecnica architettonica. Il testo suggerisce di pi. Tutta la descrizione della Gerusalemme nuova in questa seconda presentazione unesplicitazione della reciprocit tra Cristo-Agnello e la sua sposa a livello di pienezza escatologica. Le immagini simboliche che la esprimono dovranno essere interpretate in questa prospettiva, sviluppando al massimo anche gli elementi allusivi. Veniamo al testo. I quattro angoli della citt indicano indubbiamente una stabilit fortissima. Ma questa solidit dovr essere collocata nel contesto del rapporto nuziale Cristo-Chiesa. Cristo apparir allora come la pietra angolare su cui poggia tutto ledificio, che appunto la Chiesa. In questa prospettiva Cristo si rende per quattro volte base e sostegno determinante della sua cittsposa. Ora occorre precisare le misure. La cifra che viene indicata circa 2.400 chilometri - spinge sempre pi in alto e si apre a una dimensione nuova, umanamente inesprimibile e irraggiungibile: nellesperienza umana, non esiste una citt che possa avere, anche lontanamente, tali dimensioni. La cifra non scelta a caso. Nella sua grandezza inapplicabile a qualsiasi realt umana, ci riporta anche a un risvolto cristologico preciso, che situa nel tempo lamore incommensurabile di Cristo. Infatti, 12.000 risultato della moltiplicazione di 12x12 (le trib dIsraele e gli apostoli dellAgnello cf. 21,12.14) e di 1.000 (il tempo del regno in senso attivo, del regnare di Cristo) rimanda allo sviluppo della storia della salvezza, di cui la citt rappresenta il risultato. Alle dimensioni della lunghezza e della larghezza si aggiunge laltezza, uguale alle altre due. Il superamento di qualsiasi livello umano, gi inculcato con efficacia nelle prime due dimensioni, diventa travolgente nella terza. Non certo possibile una citt che abbia unaltezza di 2.400 chilometri!. Viene cos confermata e ribadita lindicibilit delle dimensioni della citt-sposa. Lespressione caratteristica con cui essa formulata fa pensare a una frase di Paolo in Ef 3, 18-19: perch possiate comprendere con tutti i santi qual la larghezza e la lunghezza e laltezza e la profondit e conoscere lamore di Cristo, che supera la conoscenza, affinch siate riempiti di ogni pienezza di Dio. Lassoluto di Cristo soprattutto lintensit del suo amore. Si tratta di un amore che supera ogni conoscenza. Le misure in cui lautore si espresso gli stadi e i cubiti sono desunte

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dallesperienza umana e trovano in essa il loro significato. Ma esse hanno un valore, misterioso e corrispondente a un altro livello: quello dellangelo che sta misurando. Se ci si fermasse al livello umano, interpretando realisticamente le misure indicate, non si capirebbe il senso vero della misurazione, che fatta da un angelo. Per capire questo senso, bisogna passare dal livello umano, realistico, a un livello di significato trascendente, corrispondente a quello dellangelo. La misurazione, che prima riguardava la citt in generale, ora si riferisce al muro di cinta. Le dimensioni della citt indicate prima non avevano un valore realistico, ma erano semplicemente un simbolo che puntava verso la trascendenza e qualificava la citt come linsieme del popolo di Dio. Questa linea interpretativa vale in pieno anche per il muro che delimita la citt di 144 cubiti65. Il gruppo liturgico di ascolto, mantenendosi al livello di apertura al trascendente e in direzione di Cristo, come gli stato richiesto dalle indicazioni simboliche dei versetti precedenti, intuir anche qui una valenza cristologia sul filo del simbolismo aritmetico proposto. La cifra indicata - 144 il risultato di una moltiplicazione: 12x12. Dato che nei versetti precedenti si parla delle dodici trib di Israele e dei dodici apostoli dellAgnello (21,12.14), qui si ha la moltiplicazione simbolica tra lAntico e il Nuovo Testamento. Il meglio, lottimo delluno e dellaltro, uniti insieme, si ritrovano nella Gerusalemme-sposa. Prima parlando dei 12.000 stadi, lautore si riferito al popolo di Dio visto unitariamente e messo in rapporto con la presenza dinamica di Cristo nella storia, che determina il risultato finale, la Gerusalemme-sposa. Ora, sempre nella presa in atto (misurare) di ci che la Gerusalemmesposa, lautore insiste sul fatto che essa il risultato delle due fasi del popolo di Dio, portate entrambe, in un intreccio di reciprocit, al massimo esponente. 3. Il dono delloro e delle perle preziose Le pietre preziose66 esprimono un contatto diretto, meta-concettuale con Dio e con Cristo. La loro profusione67 (21, 18-21), secondo la struttura del simbolismo usato, vuole comunicare il senso aggiuntivo di unabbondanza di doni nuziali che tende allinfinito. La struttura portante (21,18a) della citt-sposa, quella che la rende stabile e le permette di sussistere, lenergia di sostegno che le viene da parte di Cristo, pietra angolare, come stato suggerito in precedenza (21,16). La valenza cristologia della struttura viene elevata al massimo esponente dal materiale di cui essa fatta e che corrisponde alla pietra preziosissima, che prima (21,11) era stata identificata con Cristo-Agnello: il diaspro. Da Cristo poi si passa a Dio (21,18b), come viene indicato dalloro, che nel simbolismo dellApocalisse costituisce il metallo proprio di Dio. Essendo tutta pervasa dalla vitalit trascendente di Cristo, la citt tutta oro puro (21,18b) pervasa da una presenza di Dio che si comunica direttamente e senza limiti. Per esprimere e far gustare questa comunicazione trascendente, lautore anche qui oltrepassa la soglia della concettualit. La citt tutta-oro una citt tutta-Dio. Un Dio che, nella sua immediatezza, comunica quel senso di gioia stupita che darebbe loro trasparente e brillante come cristallo puro, il cristallo pi bello. Solo una citt tutta pervasa da Dio pu essere degnamente la sposa dellAgnello. La presenza comunicante di Dio, il tocco proprio di Dio saranno avvertibili nella capacit di amore comunicata alla citt. La ripetizione martellante delle pietre preziose inculca, fa sentire e quasi toccare con
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Il cubito era di due specie, e poteva equivalere a cm. 14,45 o a cm. 52,5. Per cui 144 cubiti darebbe come risultato un massimo di m. 75,6. In confronto con le dimensioni indicate in precedenza, questa cifra appare sproporzionatamente piccola. 66 Lautore prende lo spunto da Isaia 54, 11-12: ecco, io pongo sulla malachite le tue pietre e sugli zaffiri le tue fondamenta. Far di rubini la tua merlatura, le tue porte saranno di carbonchi, tutta la tua cinta sar di pietre preziose. Le pietre preziose si riferiscono a Dio e sono unespressione di lui, della sua trascendenza. Cos Dio stesso sar il fondamento, lornamento e la difesa della citt. Lautore dellApocalisse, partendo da unequivalenza tra Dio e le pietre preziose, elabora ulteriormente questo simbolismo, riferendolo a Cristo, collocandolo nel contesto della nuzialit Cristo-Chiesa, e inculcando, tramite la bellezza gustata delle pietre, un contatto diretto con il mondo di Cristo e di Dio. 67 Lautore ci d la lista pi lunga di pietre preziose che incontriamo nella letteratura greca.

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mano la ricchezza in investigabile di Cristo (Ef 3,8). Lo sposo offre alla sposa i doni migliori che pu darle, come segno del suo amore. Le perle preziose, in tanta abbondanza e variet, indicherebbero il dono nuziale trascendente, il meglio di se stesso che Cristo-Agnello regala alla sua sposa. Notiamo che lautore non dice mai esplicitamente68 che le pietre preziose e le perle si riferiscono a Cristo. Non procede per via di ragionamento. Fa sentire e gustare questa corrispondenza mediante questo accumulo di immagini, nel gruppo liturgico di ascolto, il quale si trova poi, quasi con sua sorpresa in contatto diretto con Cristo. Lultimo dettaglio che lautore illustra la piazza della citt, il luogo in cui si realizza il massimo di convivenza e di condivisione. Nella piazza c Dio, anzi la piazza sua. La piazza, tutta oro puro corrispondente a cristallo trasparente, rinvia esplicitamente allesperienza diretta fino al possesso di Dio. Infine, la nuzialit realizzata tra Cristo-Agnello e la Gerusalemme-sposa immette questultima nel giro vertiginoso di una condivisione di vita trinitaria. Un unico flusso di vita pervade la citt: il fiume di acqua di vita, brillante come un cristallo, che esce in continuazione dal trono di Dio e dellAgnello (22,1). Il gruppo di ascolto, che gi possiede una comunione di base con la vita trinitaria, e lo sa, a questa presentazione sente attivare dentro di s il codice del suo non ancora, del suo punto di arrivo, e avverte un risucchio che lo spinge verso di esso. La nuzialit tra Cristo e il suo popolo il culmine dellesperienza mistica dellApocalisse. 4. Riflessioni conclusive Occorre rilevare innanzitutto un fatto di carattere generale: per lApocalisse il contatto diretto con la trascendenza un elemento irrinunciabile, ed collegato con lIncarnazione, Dio venuto in contatto con luomo tramite Cristo, il quale mise la sua tenda in mezzo a noi (Gv 1,14), e luomo, sempre tramite Cristo, raggiunger il livello trascendente della tenda di Dio con gli uomini (Ap 21,3). Questo doppio passaggio dalla trascendenza allimmanenza e viceversa non soltanto accolto come un fatto di fede, ma in certo qual modo viene anche percepito come unesperienza diretta. Lambito privilegiato in cui si realizza questa esperienza quello dellassemblea liturgica in atto. E l che il gruppo di ascolto (1,3) viene spinto a mettersi in contatto con Cristo risorto, a ravvivare il suo senso di Dio, ad associarsi a Cristo-Agnello, per poter poi assaporare la meraviglia della Gerusalemme fidanzata e sposa. Questa non unesperienza facile. Lautore non indulge come faranno le Apocalissi tardive a descrizioni fantasiose sullaldil o, pi in generale, sulla figura di Dio e di Cristo. Egli ha una consapevolezza acuta del livello delluomo e di quello di Cristo e di Dio, e non si sogna mai di scambiarli. Ma ostinatamente convinto che un movimento che coinvolga tutto luomo nella direzione di Cristo risorto e di Dio non soltanto possibile, ma addirittura irrinunciabile. Per farlo realizzare allassemblea liturgica a cui indirizza il suo messaggio, lautore ricorre alla mediazione del linguaggio e del simbolo, che ha lo scopo di far passare il gruppo dei suoi ascoltatori dal livello liturgico abituale a quello di una qualche percezione diretta di Cristo e di Dio. Il vuoto interpretativo, o addirittura le tensioni linguistiche spingono il gruppo di ascolto a fare un salto oltre il livello della concettualit. Lautore che si esprime sempre in prima persona, comunica una sua esperienza mistica e tende a coinvolgervi il lettore e gli ascoltatoti. Il cristianesimo condannato al soffocamento, se i cristiani non riscoprono che cosa significa lesperienza interiore, in cui la fede si cala nella profondit della vita di ciascuno, e in essa li guida e li illumina. La pura azione e la pura costruzione intellettuale non bastano. Diceva Karl Rahner: Il cristiano del futuro sar un mistico, o non sar cristiano.

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Paolo, invece, citando lAntico Testamento, riferisce tutto a Cristo. Quando, ad esempio, in 1 Cor 10,4 parla della roccia spirituale che seguiva il popolo di Dio nel deserto e lo abbevera, dice esplicitamente: Questa roccia Cristo.

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11 L ATTESA DELLA VENUTA DI CRISTO


Il quadro dellescatologia che ci presenta il Nuovo Testamento nel suo insieme estremamente ricco e variegato. Questa ricchezza e variet diventa talvolta tensione tra concezioni, a prima vista, incompatibili tra loro. La venuta di Cristo, ad esempio, mentre nella prima lettera di Pietro avvertita come imminente nella seconda lettera sembra fare di tutto per farla sentire lontana. Un fenomeno analogo si constata nelle due lettere ai Tessalonicesi: mentre nella prima lettera la venuta di Cristo appare imminente: Come un ladro di notte, cos verr il giorno del Signore (cf. 1 Ts 5,1), nella seconda lettera, invece, il ritorno di Cristo sembra allontanarsi (cf 2 Ts 2, 1-3). Lautore69, si sforza di allontanare nel tempo la scadenza della venuta (2 Ts 2, 1-2), almeno sotto il profilo psicologico per la comunit che lascolta, richiamandola, non meno di quanto fa lautore della seconda lettera di Pietro, a un suo impegno fattivo nel presente della storia. Proprio per questo impegno lautore della seconda di Pietro dice addirittura che la condotta santa affretta70 la realizzazione della parusa. A prescindere dalla questione dellidentit di autore tra prima e seconda Tessalonicesi e da quella, analoga ma pi complessa, della pseudonimia delle due lettere di Pietro, notiamo un fatto importante. La diversit non contraddizione: la concezione della venuta di Cristo, espressa con un certo grado di entusiasmo e guardata con una certa imminenza nella prima lettera ai Tessalonicesi e nella prima lettera di Pietro matura gradualmente nellambito della stessa scuola teologica. Ne deriva una formulazione pi sobria, saldamente ancorata alla realt in cui si vive, senza pi traccia di astrazione e di sogno. Le due comunit cristiane hanno avuto il coraggio di affacciarsi sul divenire della storia reale, accogliendone la sfida. E allora anche la venuta, messa a contatto col divenire grezzo della storia, compresa pi adeguatamente e in profondit. Si pu applicare, sempre a proposito dellescatologia, questa chiave interpretativa che appare nella scuola paolina e nella tradizione che fa capo idealmente a Pietro, anche nellambito della scuola giovannea, prendendo come punti di riferimento il quarto Vangelo, la prima lettera di Giovanni, e, in modo tutto particolare lApocalisse. Nel quadro pi generale dellescatologia propria dellApocalisse71, la venuta di Cristo acquista un rilievo caratteristico72. Non vista come un ritorno istantaneo, conclusivo e spettacolare magari attuato mediante una discesa dal cielo - ma come una presenza che, creduta e percepita come attuale, attraversa in crescendo tutto lo spessore della storia, sviluppandosi fino alla sua pienezza. In questo quadro pi generale, lApocalisse, sulla linea di una continuit con lescatologia realizzata del IV Vangelo, sottolinea la presenza attuale di Cristo risorto in mezzo alla sua Chiesa e nel mondo.

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E notoriamente discussa lautenticit della seconda lettera ai Tessalonicesi. Nellipotesi di una redazione tradiva fine I secolo della lettera (la prima datata intorno al 50), avremmo due strati di evoluzione della stessa scuola paolina. 70 Voi dovete comportarvi con una condotta santa e pia, mentre attendete e accelerate la venuta del giorno di Dio (2 Pt 3, 11-12) 71 Dopo un periodo in cui, nellesegesi dellApocalisse era prevalente un riferimento al futuro proprio degli ultimi tempi, distinto e separato dalla situazione attuale, oggi si avverte una certa inversione di tendenza, che porta a insistere sulla presenza attuale di Cristo nella vita della Chiesa tramite lo Spirito, in continuit con l escatologia realizzata del IV Vangelo. 72 Anche per la venuta di Cristo, c nellesegesi uno spostamento dalla concezione di una venuta esclusivamente ultima e conclusiva a una venuta che invece attraversa lo spessore della storia e si sta gi realizzando. NellApocalisse la venuta di Cristo non una discesa allimprovviso dallalto, ma una crescita sempre pi invadente dal basso, tesa a riempire, in questa seconda fase dellIncarnazione, i vuoti di Cristo.

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Tale presenza, veicolata dallazione dello Spirito (Gv 14, 16-17), d luogo, potremmo dire, a una nuova fase dellIncarnazione, nella quale il Crocifisso risorto, che troviamo nella sintesi conclusiva del IV Vangelo, fa pressione, prima direttamente sulla Chiesa e poi anche attraverso lazione molteplice della Chiesa stessa la preghiera, la testimonianza, la profezia, gli atti di giustizia dei santi (Ap 19,8) sul resto del mondo, tendendo progressivamente a improntare tutti e tutto dei suoi valori e della sua vitalit. Lesito finale di questa azione per cui Cristo si sta come ramificando nella storia sar, da una parte, la disattivazione e la distruzione di tutte le concretizzazioni storiche del male attuate dal Demoniaco e, dallaltra, la situazione di convivenza e condivisione, a un livello di amore vertiginosamente paritetico, tra Dio, Cristo e lo Spirito, da una parte, e luomo, dallaltra, che si realizzer nella Gerusalemme nuova. Il rapporto tra la Chiesa nella sua fase attuale con questa venuta di Cristo che passa attraverso la storia e la conclude assume aspetti molteplici, ciascuno dei quali ha un suo impatto specifico sullagire morale del cristiano. Un primo aspetto di carattere generale si riferisce alla Chiesa vista dal di dentro, ed messo in risalto nella prima parte dellApocalisse (1,4 3,22): c una venuta di Cristo che riguarda la Chiesa e la coinvolge in quanto tale. I testi che la esplicitano (2,5.16; 3,11), come pure il contesto generale (Ap 2-3) in cui sono inseriti, mostrano che questa venuta si risolve in una presenza crescente e sempre pi coinvolgente di Cristo nellambito della sua Chiesa. La dinamica di questa presenza-venuta di Cristo, che tende a dilatarsi con i suoi valori nella Chiesa, viene esplicitata dallo sviluppo letterario che ritroviamo sempre lo stesso in ciascuna delle sette lettere alle sette Chiese che sono nellAsia (1,4) e che costituisce il messaggio saettiforme che viene presentato alla Chiesa-assemblea in ascolto (1,3). Dopo che la Chiesa-assemblea liturgica riunita si concentrata e raccolta (1, 4-8), e dopo che ha rinnovato il suo rapporto di fede e di disponibilit nei riguardi di Cristo risorto presente in mezzo ad essa (1, 9-20), Cristo stesso, parlando in prima persona, le rivolge il suo messaggio. In ciascuna delle sette parti che lo compongono le cosiddette lettere alle sette Chiese Cristo risorto, dopo aver stabilito il contatto, fa una presentazione di se stesso, valuta il comportamento della singola Chiesa, aggiunge una sua esortazione, esprimendo con una serie di imperativi dettagliati le sue esigenze di comportamento. Questi imperativi, formulati come sono nel contesto attualizzante di una celebrazione liturgica, tendono a produrre quello che esprimono. Di conseguenza la Chiesa-assemblea, ascoltandoli con disponibilit, si ritrova cambiata. La parola efficace che Cristo le rivolge la mette nella sua forma migliore. A questo punto, sempre da Cristo risorto, che parla in prima persona, la Chiesa-assemblea viene lanciata con particolare insistenza nellascolto dello Spirito e, dato che essa, in forza dellimpegno di mediazione sacerdotale di cui consapevole (1,6), coopera alla vittoria di Cristo su tutte le forme di male, le viene prospettata proprio come a vincitrice una serie di doni da parte di Cristo (2,7.11.17.26; 3,5.12.21). Questi doni hanno tutti anche un riferimento alla situazione escatologica futura, collegando cos con essa la situazione presente nella Chiesa. Le implicazioni morali di questa presenza-venuta di Cristo comportano anzitutto da parte della Chiesa un rinnovato atteggiamento di fede e di disponibilit, che le permette di accogliere lazione di Cristo che la riguarda. Pi specificamente, vengono poi richieste alla Chiesa le scelte morali contenute negli imperativi che le sono rivolti: Convertiti! (2,5.16; 3,1.19); non temere per niente ci che dovrai soffrire! (2,10); quello che avete, mantenetelo con forza fino a quando giunger (2,15); ricorda dunque come hai ricevuto e ascoltasti, e mantieni e convertiti! (3,3); abbi un amore da gelosia! (3,19). 64

In particolare, alla Chiesa viene ricordata lesigenza imprescindibile dellascolto dello Spirito (2,7.11.12.29, 3,6.13.22), che nella seconda parte dellApocalisse la guider a fare le scelte morali appropriate per cooperare alle venuta di Cristo che si realizza nella storia. Con la disponibilit piena a Cristo e laccoglienza di questi suoi imperativi la Chiesa diventa sempre pi regno. Cos si realizza in essa una presenza crescente di Cristo e dei suoi valori. Nella seconda parte dellApocalisse si ha uno spostamento significativo dellazione di Cristo risorto dallambito interno della Chiesa al mondo degli uomini, che ne sta ancora fuori. Questo mondo subisce la pressione del Demoniaco73, che tende a modellarlo a modo suo, realizzando in esso un tipo di vita opposto a quello voluto e progettato da Dio, una specie di anti-creazione. LApocalisse precisa alcuni dettagli di questa spinta demoniaca: il Demoniaco non agisce direttamente, ma si insinua, mediante linganno, nelle strutture umane esistenti e agisce per mezzo di esse. Cos il drago che lo simboleggia (12, 3-4.13-17), agisce per mezzo dello Stato, che si fa adorare e della propaganda che gli d vita, simboleggiati rispettivamente dalla prima e dalla seconda bestia (13, 1-18), nonch per mezzo dei centri di potere minori, simboleggiati dai re della terra (6,15; 17,2; 18,3.9). Il risultato di tutta questa impresa anti-creativa il quadro impressionante di una convivenza umana rappresentata da Babilonia (18, 1-24) che, tagliati i ponti con Dio, si chiude in una vita tutta basata sul presente (18,7b) e caratterizzata da un consumismo esasperato (18, 11-13.16), realizzato anche a prezzo di vite umane (18,13). In opposizione al sistema terrestre dal Demoniaco a Babilonia si trova il sistema di Cristo. Esso costituito anzitutto da Cristo stesso, espresso nella figura dellAgnello (5,6), che caratterizza tutta la seconda parte dellApocalisse. Si tratta di Cristo morto risorto, il quale ha una posizione di centralit nello sviluppo dellazione creativa di Dio, la quale, intesa in tutta la sua complessit e in opposizione allanti-creazione demoniaca, diventa storia di salvezza. Cristo stesso ne sar il grande protagonista adeguato (degno, 5,9), in quanto morto e risorto (in piedi come ucciso 5,6a), dotato di tutta lefficienza messianica richiesta (aveva sette corna74 5,6b) e della pienezza dello Spirito sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra75 (5,6c), che impianter negli uomini i suoi valori Questa azione di superamento di tutto il sistema terrestre dellanti-creazione vista dallApocalisse come una presenza di Cristo a contatto con le vicende umane: una presenza in movimento, che si sviluppa anzitutto superando e disattivando tutto il sistema terrestre, considerato a partire dai suoi protagonisti attivi, come il drago, le due bestie, i re della terra, sino al risultato finale: la convivenza nella citt di Babilonia, la grande prostituta (17,1).

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Lautore dellApocalisse, a proposito del diavolo a cui attribuisce le caratteristiche di una persona -, ha una concezione particolarmente ampia: il drago, quello grande, il serpente delle origini, colui che chiamato diavolo e Satana, colui che tende a ingannare tutto il mondo (12,9). Per esprimere questa concezione, usiamo il termine Demoniaco, facendo dellaggettivo un sostantivo.
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Secondo il simbolismo dellApocalisse che troviamo in tutto larco dellAntico Testamento il numero sette significa totalit, mentre corno indica lenergia caratteristica di una forza aggressiva. A Cristo, che stava in piedi come ucciso, morto e risorto, viene quindi attribuita una potenza attiva e totale senza limiti.
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Gli occhi esprimono la pienezza dello Spirito che Cristo possiede in quanto risorto e che egli invia di fatto, come energia sua, su tutta la terra. E lo Spirito, una volta inviato e donato, assume tutte quelle modalit concrete come i sette doni che lo caratterizzano.

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In particolare, questa presenza invasiva di Cristo-Agnello nella storia porter alla realizzazione nella storia della sua novit (21,5), i vuoti di lui e dei suoi valori, prodotti e favoriti dal sistema terrestre, saranno tutti colmati, e lapprodo finale della storia sar la Gerusalemme nuova, la fidanzata, la sposa dellAgnello (21,9). Cos il regno del mondo diventa del Signore nostro e del suo Cristo (11,15). Tutta questa attivit, propria di Cristo-Agnello, che preme sul sistema terrestre con quel dinamismo tipico che la caratterizza, si sviluppa in crescendo e con un ritmo veloce. LApocalisse la interpella come una venuta. E la venuta di Cristo nella storia in parallelo con la venuta di Cristo nella Chiesa. Lautore ne parla fin dallinizio del libro, quando lazione propria di Dio che sta venendo76 (1,4) vista nellattuazione che ne realizza Cristo stesso: Ecco, sta venendo con le nubi (1,7). I risvolti morali applicativi della venuta intra-storica di Cristo che si sta realizzando sono molteplici, ma si basano tutti sul fatto che i cristiani, costituiti da Cristo-Agnello regno e sacerdoti (5,10a), stanno regnando sulla terra (5,10b), non nel senso di godere di un regno che deve essere ancora realizzato, ma nel senso di un contributo da dare alla sua realizzazione. Come sacerdoti, i cristiani sono mediatori tra il progetto di Dio sulla storia e la sua realizzazione spazio-temporale. Come sacerdoti di Dio e di Cristo (20,6), essi portano avanti la realizzazione del regno, immettendo nella storia i valori propri di Cristo, diventano vincitori insieme a lui (3,22). Sulla base di questa cooperazione associativa con Cristo-Agnello in piedi come ucciso (5,6), i cristiani sono chiamati ad accogliere e rivivere il mistero pasquale. Parteciperanno alla croce, come anche il loro Signore fu crocifisso (11,8) e, come Cristo-Agnello e aiutati da lui, saranno pronti anche a donare la propria vita (12,11). Questa affinit condivisa rispetto al mistero pasquale comporta nei cristiani una vasta gamma di impegni morali, tutti finalizzati alla venuta di Cristo nel mondo degli uomini che si sta realizzando. Essi dovranno indirizzare a questo scopo la loro preghiera (8, 3-5); la testimonianza che offriranno mostrer gi realizzati in loro i valori di Cristo, che tendono a colmare i vuoti di bene attuati dallanti-creazione; la profezia a cui potranno essere chiamati sferzer il sistema terrestre. In una parola, di fronte allattivit del Demoniaco, che porta avanti la sua opera di anticreazione, i cristiani dovranno avere laudacia di dare alla luce nella storia il loro Cristo (12, 1-6), impiantandovi, mediante gli atti di giustizia (19,8) che vi immetteranno, i valori di Cristo, fino alla pienezza escatologica, che segner la conclusione della venuta intra-storica. Sia la venuta intra-ecclesiale sia quella intra-storica si sviluppano con un ritmo ascendente che tende a concludersi. E proprio in questa conclusione realizzata, i due aspetti della venuta raggiungono il loro vertice e tendono a sovrapporsi, fino a coincidere. La venuta intra-ecclesiale tutta segnata dallamore di Cristo per la Chiesa, in una reciprocit che chiede un ricambio sulla stessa lunghezza donda. Nella fase attuale questa reciprocit di amore si colloca nello schema umano del fidanzamento. Cristo risorto, che nella prima parte dellApocalisse rivolge il suo discorso in prima persona alla Chiesa, esige da essa, con uno stile perentorio e radicale, proprio del linguaggio dei fidanzati, un amore che abbia lassoluto e la freschezza del primo amore (2,4). La reciprocit di amore tra Cristo e la Chiesa, con la carica sempre nuova dellamore dei fidanzati, non si chiude in un circuito intimistico: la Chiesa adesso la fidanzata che si prepara a diventare sposa, e lo fa cooperando attivamente alla venuta intra-storica di Cristo.

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Oggi c la tendenza a dare al verbo presente erchesthai ricorrente nellApocalisse come erchomenos, erchetai il valore grammaticale di un presente continuato. Lalternativa di una traduzione al futuro resa meno probabile dal fatto che lautore dellApocalisse conosce e usa la forma futura regolare eleusomai (3,20).

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In una delle celebrazioni pi solenni e sentite (19, 1-8), lautore dellApocalisse intravede la conclusione delle venuta intra-storica che si concretizza nel regno realizzato, mette in parallelo la Chiesa con la fidanzata che si preparata a varcare la soglia della nuzialit, confezionandosi labito da sposa, mediante gli atti di giustizia (19,8) che avr immesso nella storia, (19, 6-8). Quando poi a livello escatologico saranno giunte le nozze dellAgnello (19,7), si stabilir tra Cristo e la sua sposa una reciprocit vertiginosa. La sposa sar in grado di amare Cristo a un livello di amore paritetico, corrispondente a quello di Cristo, e Cristo dar alla sua sposa la ricchezza infinita di cui portatore (21,9-22,5). Ma la sposa, non pi limitata nellambito intra-ecclesiale, sar allora la citt santa, la Gerusalemme nuova (21,10), espressione aperta di tutto il popolo di Dio, che nella trafila della venuta intra-storica sar stato rifatto tutto da Dio (21,2.10) su misura della novit di Cristo (21,5). Uno sviluppo analogo prima parallelo, e alla fine convergente si ritrova nella venuta intra-storica di Cristo. Essa comporta, nella sua conclusione, una disattivazione di tutte le forze del male, protagoniste attive dellanti-creazione. Cos scompaiono dalla scena della storia i re della terra (19, 17-18), la prima e la seconda bestia (19,20), e viene bloccato assieme a loro anche il Demoniaco, la radice di tutto il male dellanti-creazione (21,10). Infine crolla Babilonia, espressione e simbolo dellanticreazione realizzata (18,2).

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Quadro sintetico dellApocalisse


Il disegno letterario dellApocalisse ha una parte letteraria, piccola che il prologo, segue il settenario delle lettere ( i primi 3 capitoli). Dal cap 4 fino allinizio del cap 22 troviamo la parte profetica, apocalittica in senso pi tecnico, e alla fine, c un epilogo, una specie di conclusione con un carattere fortemente liturgico. Guardando il libro con questo disegno letterario, cerchiamo di focalizzare una linea teologica-liturgica che estraiamo dallinterno del libro. Partiamo proprio dal Prologo. Nei primi tre versetti lautore ci d il titolo del libro e ci parla di una apocalyupsis, da cui venuto il termine Apocalisse, anzi notiamo che il termine apocalisse stato dato a tutta la letteratura antecedente partendo proprio dallApocalisse di Giovanni. Le altre apocalissi, di fatto, hanno avuto questo titolo soltanto in un secondo momento, anche se esistevano gi prima di questa. LAutore ci presenta allora una rivelazione, una apocalyupsis. Che cosa significa? In greco significa la rimozione di un velo. Il velo c, ma su che cosa? Sui fatti della storia che stiamo vivendo che sembrano coperti da un velo e lautore promette la rimozione di questo velo. Cio promette di farci capire qual il significato religioso presente in questi eventi storici, e di conseguenza quale limpegno religioso che il cristiano chiamato ad assumere nella storia. Lautore non promette la rimozione del velo da tutta la storia di tutti i tempi, neanche della storia futura che non sappiamo come sar, ma della storia attuale, di quella che noi stiamo vivendo. Allora il velo che copre la nostra storia in cosa consiste? Se diamo uno sguardo alla situazione storica che viviamo, non sempre riusciamo a darci una spiegazione dei tanti fatti drammatici che accadono: violenze inaudite, ingiustizie, morti violente, bambini innocenti strappati alla vita. Tutto sembra coperto da un velo di interrogativi senza risposte. Vedremo come lautore ci porta a capire e a elaborare gli elementi di carattere religioso che i fatti della storia ci mostrano. C di pi per: questa rivelazione non un fatto automatico, ma richiede la collaborazione del lettore e del gruppo di ascolto fin dallinizio (dal prologo). I fatti della storia sono drammatici, ma lautore ci invita a leggere tra le righe di questa storia degli elementi positivi. Uno di questi elementi sta proprio nel fatto che nella presentazione dei protagonisti c una rivelazione, una rimozione del velo che viene fatta per opera di Ges Cristo. Ci sar, quindi, una presenza particolare, non visionaria, non devozionistica ma proprio di fede forte di Ges Cristo, avvertito appunto attraverso la fede, durante lo svolgimento di tutto il corso del libro. Laltro elemento positivo che, in concreto, i protagonisti (lettore e lassemblea liturgica), nellintento dellautore, sono invitati a fare loro una esperienza dal vivo del messaggio letto. Difatti gi nei primi versetti del prologo, lautore invita entrambi a mettersi in ascolto: Beato colui che legge e coloro che ascoltano le parole di questa profezia e le mantengono: perch il tempo vicino (1,3). Qui non si parla di colui che legge per se, in silenzio, ma di colui che legge ad alta voce, che proclama la parola; la lettura del messaggio crea un rapporto dialogico tra il lettore che proclama il messaggio e lassemblea che ascolta ci che viene letto. Il lettore, allora, inizia a leggere il messaggio rivolgendo un saluto allassemblea: Grazia a voi e pace, che risponde: A colui che ci sta amando, il Cristo, che sciolse noi dai nostri peccati nel suo sangue e fece noi regno, sacerdoti a Dio, il Padre suo, a lui la gloria e la forza nei secoli. Amen. Questa reazione dal vivo del gruppo di ascolto si mantiene per tutto il libro. Alla conclusione del testo, questo dialogo liturgico si ritrova nellepilogo. Si ritorna cio a questo dialogo liturgico iniziale molto vivo ed intenso. Concludendo questa prima osservazione, diciamo che, tutto il libro presentato come unesperienza che un gruppo di ascolto dovr fare, accogliendo il messaggio del lettore, messaggio proclamato ad alta voce, e reagendo a questo messaggio. 68

Nella prima parte del libro ci chiediamo: In che modo dallascolto del messaggio del lettore e
dalla reazione del gruppo di ascolto si ha la apocalyupsis, la rivelazione, la lettura della storia? Seguendo la strutture letteraria di fondo del testo troviamo una risposta abbastanza chiara e precisa. Nei primi 3 capitoli, lassemblea ascoltando il messaggio del lettore si concentra mediante un dialogo liturgico. Poi il lettore presenta unesperienza domenicale che Giovanni aveva avuto nellisola di Patmos, un incontro particolare con Cristo risorto. Questo racconto non da diario spirituale, ma un racconto fatto con una intenzionalit comunicativa, di coinvolgimento della comunit stessa. Giovanni attraverso il lettore dice: Io nel giorno di domenica celebrando con gli altri la risurrezione mi sono trovato faccia a faccia col Cristo risorto, cos come si trovarono faccia a faccia con lui i discepoli la sera di Pasqua. Cristo risorto, quindi, creduto presente e attivo nellassemblea liturgica, il Dio con noi. Questa presenza impression Giovanni che, in quella occasione, ricevette lincarico di comunicare un messaggio allassemblea in ascolto. Nellesporre il messaggio, il gruppo di ascolto percependo e recependo questo racconto stimolato a coinvolgersi, a non rimanere distaccato e neutrale. Lassemblea attraverso questa lettura metaconcettuale e questa esperienza mistica che gli viene comunicata, sar portata a riscoprire lesperienza mistica di Cristo presente in mezzo a loro. Parlando di esperienza mistica mi riferisco ad una esperienza di fede, metaconcettuale. Se, per esempio, ci chiedessimo: Chi Dio, chi Cristo per noi?, certamente non riusciremmo mai a dare una definizione esauriente perch ogni tentativo di esprimere questa esperienza interiore sarebbe parziale. Ci significa che noi tutti siamo portatori di una immagine di Dio e di Cristo sopraconcettuale, e che i concetti stessi non riescono ad esprimerla in modo adeguato. Questo velo metaconcettuale che chiamiamo mistico, lo troviamo nellApocalisse, in questa esperienza di Cristo risorto che lautore attraverso il lettore, presenta al gruppo. A questo punto il Cristo risorto, contattato attraverso la fede di Giovanni e reso presente nellassemblea attraverso il lettore che ne legge il messaggio, parla in prima persona. Questo parlare in prima persona lo troviamo nei capitoli 2 e 3 ed un messaggio indirizzato alle sette chiese localizzate intorno ad Efeso. Notiamo per che sulla linea teologica ed anche storica abbiamo un riscontro nelle lettere di S. Ignazio di Antiochia, che scrive nelle prime decadi del secondo secolo (107 d C), alle stesse chiese di Efeso, Smirne, ecc, dello stesso giro geografico dellAsia minore, ma aggiunge altre due chiese (Magnesia e Tralli) che non si trovano nelle sette dellApocalisse. Questo significa che le chiese attive, vive, nellambito dellAsia minore erano ben pi di sette, e allora perch lautore ne mette proprio sette? Per il simbolismo numerico, sette infatti indica totalit e completezza. Allora questo messaggio che viene mandato alle chiese riguarda non solo le singole chiese alle quali il messaggio indirizzato, ma alla totalit delle chiese, cio alle chiese di tutti i tempi. Il messaggio, riguarda la situazione delle chiese ed presentato in prima persona da Cristo risorto che si mette in contatto soggettivamente con ognuna delle sette chiese. Il Cristo che parla in prima persona lo troviamo solo nei Vangeli, lApocalisse, invece, stata scritta dopo il 95, quindi molto distante dai Vangeli e dal Vangelo di Giovanni, scritto probabilmente venti anni prima. Pertanto, il fatto che Ges parli di nuovo in prima persona un fatto ardito e lautore osa attribuire a Cristo quello che un messaggio che lui sente direttamente dal Risorto. Non si tratta di una visione che viene registrata passivamente ma proprio la presenza di Cristo risorto nellassemblea che si fa sentire, parla, contatta e raggiunge il gruppo di ascolto. Lassemblea, a contatto col Cristo, viene purificata da Cristo dai suoi peccati, si converte quasi, accettando il messaggio diretto ed incisivo di Cristo. Gli imperativi (convertiti, non aver paura, conserva ci che hai) di Cristo rivolti allassemblea liturgica tendono a realizzare quello che esprimono. Nei Vangeli gli imperativi di Cristo non cadono mai nel vuoto se luomo mostra unapertura allaccoglienza della sua Parola. Qui Cristo tende a cambiare lassemblea e questa si converte ascoltando in termini di fede un messaggio di Cristo, veicolato dal lettore. Accogliendo Cristo essa cambia, accogliendo la parola di Cristo diventa viva e palpitante, si converte. 69

Nella seconda parte del libro, lassemblea, una volta accolta la parola trasformante di Cristo, si
trova ora nella posizione idonea per guardare allesterno, al mondo in cui vive, cercando di leggere in profondit la sua storia. Il gruppo di ascolto guidato da Cristo e dallo Spirito, cerca ora di decifrare i segni dei tempi nei quali vive. Se nella prima parte dellAssemblea ascoltando il messaggio di Cristo la comunit si lascia trasformare da esso, nella seconda parte il compito sembra pi complesso, si tratta di togliere il velo dalla storia. Vediamo alcuni elementi di questa preparazione alla rimozione del velo e quello che accade quando il velo comincia ad essere rimosso. La preparazione introdotta in modo molto chiaro allinizio del capitolo 4 da alcune parole molto incisive di Ges: Ed ecco una porta aperta in permanenza nel Cielo; e la voce di prima che avevo udito come voce di tromba mi stava dicendo: Sali quass, e io ti mostrer le cose che devono accadere in seguito. La voce come suono di tromba la stessa voce che Giovanni aveva udito nellesperienza di Cristo risorto nellisola di Patos, ed la stessa voce che ora parla a tutte le Chiese. Cristo, dalla trascendenza di Dio, invita Giovanni e tutta lassemblea a venire su. In Cielo c una porta aperta: dietro questa immagine c lidea che fra il livello della Terra (dove sono gli uomini) e il livello del Cielo (zona propria di Dio) c un passaggio. Passaggio aperto da Cristo che con la sua resurrezione e ascensione al cielo entrato nella zona della trascendenza di Dio, pur rimanendo in contatto con la nostra zona di immanenza. Dalla zona di Dio, il Cristo risorto parla e invita lassemblea a mettersi al suo fianco, a guardare le cose che devono accadere e tutta la programmazione misteriosa della storia dal suo punto di vista: tutti gli avvenimenti della storia non accadono per caso ma c un senso nascosto, un velo, da scoprire. Cristo promette di far capire le cose che devono accadere non nel senso grossolano del termine profezia (cio anticipazione di fatti e avvenimenti che cronologicamente accadranno dopo), ma nel senso pi completo del termine. La profezia nellAntico e nel Nuovo Testamento unaltra cosa, ovvero un parlare a nome di Dio, e laspetto del vedere il futuro assolutamente secondario. Cristo risorto promette al gruppo di ascolto: Io ti far vedere le cose che devono accadere, non anticipando la percezione di ci che accadr in futuro, ma in modo pi impegnativo: Ti far capire i fatti che stai vivendo oggi, nella tua storia di oggi, verr tolto il velo alla storia e questa comprensione sar completa. C un impegno solenne da parte di Cristo di far comprendere i fatti che si vivono e accadono oggi, nella storia, alla luce di Dio, della sua trascendenza dove il Risorto si trova. Giovanni allora sale al cielo e percepisce la presenza di Dio seduto sul trono (simbolo antropologico di unazione che viene esercitata sulla storia: chi sta in trono Dio stesso, che comanda e il trono diventa simbolo di questa funzionalit regale). Mettendo insieme tutti questi elementi, Giovanni ci da tre parametri per interpretare la storia. 1) Il primo parametro la certezza di Colui che seduto sul trono, guida la storia. Se vogliamo capire la nostra storia, seguendo la promessa che Cristo ci ha fatto, la prima cosa da fare dimenticare i fatti della storia e tuffarci in Dio cercando di ravvivare in noi il senso pieno di Dio, non con immagini particolari ma sentendolo vivo e operante nella storia. 2) Il secondo parametro riguarda ancora Colui seduto sul trono, ma che ha in mano un libro sigillato: Colui che era assiso sul trono aveva nella mano destra un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli . In questo rotolo scritto tutto il piano-progetto di Dio sulla storia e tutte le circostanze storiche in cui noi viviamo. Per capire il senso della storia, il senso della vita, nasce nellautore, e in ciascuno di noi, una spinta incontenibile per poter vedere cosa c scritto su quel libro. Questo libro per sigillato con 7 sigilli (il sigillo portava limpronta del re, le sue imprese e quanto era caratteristico del re stesso). Questo rotolo sigillato con 7 (la totalit) sigilli ha limpronta tipica della trascendenza di Dio: il progetto di Dio tutto scritto in quel libro e riguarda tutti noi, ma di Dio e c anche un codice 70

interpretativo di lettura che proprio della trascendenza di Dio. Se non si usa questo codice e non si tolgono i sigilli, sar impossibile la lettura. Questo viene drammatizzato da Giovanni proprio nel capitolo 5 dellApocalisse: si cerca in Cielo, in Terra, sottoterra, un angelo, o qualcuno che possa rimuovere i sigilli e rendere accessibile il libro sigillato. Ma tale ricerca vana, non si trova nessuno e resta il pianto della disperazione. Giovanni stesso dice: Io piangevo molto perch non si era trovato nessuno capace di leggere quel libro: il pianto delluomo che cerca di trovare il senso della propria vita, che cerca di capire la sua presenza in un determinato contesto storico e non trova risposta. Qui c il senso pessimistico della ricerca del senso della vita proprio della cultura greca. Questa scena non sarebbe pensabile e collocabile in un contesto solamente giudaico (che accetta pi gioiosamente la vita), c qui chiaramente un certo influsso proprio dellambiente greco. A questo punto non ci sarebbe soluzione ma la soluzione c nel Cristo Agnello. Prima di arrivarvi dobbiamo sottolineare il fatto che c questo rotolo bloccato: si tratta di un richiamo per evitare qualunque fretta e superficialit attribuendo ogni fatto della storia alla trascendenza di Dio. Tante volte si interpreta un evento storico con audacia, pretendendo di attribuire a Dio ci che in effetti non nella sua intenzionalit. Per esempio si attribuisce a Dio una inondazione, uno tsumani, pensando che sia un castigo di Dio per punire quella popolazione per fatti o comportamenti illeciti o malvagi. Questa lettura si fa spesso anche per la singola persona colpita da una qualsiasi malattia, qualche volta inguaribile. Come si fa allora ad interpretare un avvenimento della storia nellottica di Dio? Il cristiano dellApocalisse deve sentirsi interpellato dai gravi problemi della storia e deve cercare in essi la lettura alla luce della trascendenza di Dio. Una lettura grossolana e superficiale esclusa in modo molto chiaro dallautore dellApocalisse. Nel testo c un richiamo molto forte ad evitare quella superficialit ridicola che attribuisce a Dio problematiche tipicamente umane. 3) Nel terzo parametro lautore dice che sar l Agnello immolato a darci la lettura della storia. Il testo parla di: Uno degli anziani, (che potrebbe essere uno dei santi che vivono nella trascendenza di Dio. Per lautore dellApocalisse, c una comunione continua tra noi e quelli che sono nellaldil: noi ci occupiamo di loro e loro si occupano di noi) che consola Giovanni, indicandogli Colui che pu aprire i sigilli: Ha vinto il Leone della trib di Giuda (Cristo) e lui capace di rimuovere i sigilli. A questo punto Giovanni riprende a sperare. Lautore ci dice che il Cristo Agnello si avvicina al trono, prende il rotolo e lo fa suo. Subito dopo Cristo stesso comincer ad aprire uno per volta tutti e sette i sigilli. Portando il messaggio contenuto dentro questo libro dal livello della trascendenza al nostro livello, ci far capire la storia. Sar lui a togliere il velo dalla storia. E questo lo fa in questa seconda parte del libro (cap 6), rimuovendo uno per volta i sigilli dal rotolo. Ad ogni sigillo rimosso si legge una pagina del rotolo (come aprire le pagine di un libro) e si ha un quadro luminoso che ci fa comprendere dal di dentro qual il senso religioso di certi fatti della storia. Ci troviamo di fronte a una serie di quadri che sono griglie di lettura, cio dei quadri di illuminazione che rendono chiara e intelligibile la nostra storia, delle luci che si accendono in maniera sistematica nella storia e che fanno capire alcuni suoi elementi. Di questi quadri ce ne sono una ventina in questa seconda parte e sono tutti presentati allAssemblea liturgica, ma non tutti si riferiscono alla stessa situazione in cui si trova lAssemblea rispetto allo scorrere del tempo. LAssemblea, ascoltando, dovr scegliere i quadri che si riferiscono alla sua situazione concreta e che illuminano la loro situazione, escludendo quelli che non fanno riferimento ad essa. Per esempio: ci sono dei quadri che focalizzano una reale situazione di forte persecuzione, ma, in concreto, se lassemblea liturgica vive una situazione pi tranquilla, quel quadro drammatico non sar pertinente alla sua situazione. Se invece si tratta di un periodo di forte pressione sullassemblea da parte del sistema terrestre antagonista al sistema di Cristo, in modo incruento, allora dovr fare suoi quei quadri che si riferiscono a quel suo stato. C una certa flessibilit 71

nellimpiego dei quadri, specialmente quelli che troviamo dal capitolo 8 in poi. Tornando al testo notiamo che, i primi quattro sigilli che Cristo Agnello rimuove, presentano un contenuto analogo, per cui possono essere messi insieme. Quando si aprono questi sigilli si ha lingresso di un cavallo. Il cavallo, simbolo teriomorfo (divinit a forma di animale) presente nellApocalisse, indica una forza violenta e impetuosa che attraversa il campo della storia delluomo. Il cavallo per non da solo ma col suo cavaliere. Su ciascuno di questi cavalli c un personaggio seduto: il cavaliere, il quale nei riguardi del rispettivo cavallo, esercita unazione di guida e di stimolo. Le forze che attraversano il campo della storia con limpeto travolgente del cavallo, sono guidate dal rispettivo cavaliere, dal personaggio seduto sul cavallo. Ogni cavallo ha un colore specifico. Mettiamo da parte per ora il primo sigillo e cominciamo dal secondo. Il secondo cavallo ha il colore, rosso fuoco: questo colore collegato con linferno e col Demoniaco, simboleggia la violenza omicida che attraversa violentemente il campo della storia, forza impetuosa guidata dal suo cavaliere (il Demoniaco). Egli, infatti, ha in mano una grande spada, gli fu dato potere di togliere la pace dalla terra perch si sgozzassero a vicenda. Il terzo cavallo ha un colore nero, simbolo di negativit, simboleggia lingiustizia sociale, vista come una forza impetuosa negativa che attraversa il campo della storia. Il suo cavaliere, infatti, ha in mano una bilancia che, nella concretezza della storia, stabilisce arbitrariamente prezzi altissimi per i beni di prima necessit come il grano e dellorzo, lasciando invariati gli articoli di lusso come lolio e il vino. Ne viene fuori un pauroso squilibrio sociale: i poveri, i meno abbienti, acquistano a fatica lorzo e il grano che serve loro per vivere, perch i prezzi troppo alti, e neanche passa per la loro mente acquistare lolio e il vino, beni di lusso, riservati solo ai ricchi. Il quarto cavallo ha un colore verde, come quello dellerba, che la mattina fresca e la sera secca. E il simbolo della caducit, della transitoriet, dellamarezza di una speranza delusa (si vorrebbe rimanere sempre verdi nellet). Il suo cavaliere viene chiamato Morte e Inferno. Il dramma della morte che lautore avverte molto vista come una forza impetuosa negativa che attraversa il campo della storia. La morte comporta il passaggio delluomo dalla scena visibile della storia, dove insieme agli altri uomini interagisce, a una zona invisibile. Ovviamente lautore un credente e crede che dopo la morte le opere che ha fatto lo seguiranno, ma qui presenta il fenomeno della morte che sconcerta chiunque. Anche nella nostra storia troveremo questa forza negativa, la morte, che fa paura (anche Cristo ha avvertito la paura di fronte alla sua morte). Sommando allora quanto esposto, lautore ci dice che, nella nostra vita potremmo trovare sia la violenza omicida, sia lingiustizia sociale, sia il dramma della morte. Questa storia, per, cos come presentata, vista sempre nellottica di Dio e sotto la guida di Cristo Agnello: Lui, infatti, che rompendo i sigilli, ne d anche la lettura. La storia, allora, nellottica di Dio una somma di forze che schiacciano e che sono negative. Ma ora torniamo al primo sigillo, che abbiamo tralasciato per ultimo. Aprendo il primo sigillo c lingresso del primo cavallo che ha il colore bianco: simbolo della forza di risurrezione, che pervade gradualmente e continuamente la storia, ed guidata da Cristo stesso, che assicura una capacit perenne di vittoria. Il cavallo bianco una forza che attraversa la storia prima delle altre forze e il cavaliere ha unarma micidiale, un arco che pu colpire e colpir il male: non una forza buonista! Il testo dice che cavallo e cavaliere uscirono per vincere e per riportare una vittoria definitiva. E la forza di Cristo presente nella storia che ha questa capacit di vincere in radice, e nella storia stessa, questa capacit diventer concreta e irreversibile. E come dire al cristiano: Nella tua storia quotidiana troverai sempre queste forze negative che ti fanno paura, per ricordati che queste forze negative sono tutte sotto il controllo di Dio, e che accanto e in antitesi ad esse, c sempre la forza vincente della vitalit di Cristo risorto, sempre presente, non solo nellalto dei cieli, ma quaggi nella nostra storia che viviamo. Sar questa forza attiva di Cristo che porter ad una disattivazione completa delle forze negative. Questa forza di Cristo sar capace di mostrare alla fine, tolto il velo della storia, le meraviglie della Gerusalemme nuova, ovvero tutto il popolo di Dio sar portato da Dio stesso ad avere il tocco 72

tipico della sua trascendenza, della sua capacit di un amore senza limiti. Questo perch Dio Amore, come viene definito dalla scuola giovannea. Il popolo di Dio nella sua fase escatologica, dellaldil, sar un popolo che potr amare Cristo con lo stesso livello di Amore con cui amato da Cristo, cio allinfinito. Ricever da Cristo unabbondanza vertiginosa di doni, il meglio che Cristo capace di dare, proprio perch il popolo ha cercato umilmente ma anche con una certa insistenza e una grande dose di buona volont di dare il suo meglio a Cristo sulla linea del bene. La storia che adesso viviamo ha delle provocazioni, dei fatti che richiedono questa lettura di cui abbiamo fatto prima circa lapertura dei sigilli, ma ci sono altri esempi pi dettagliati negli altri capitoli, ma questo il quadro globale, la lettura della storia di adesso, di quella che noi viviamo. Lautore punta a una lettura religiosa della storia che sfocer nella Gerusalemme nuova. Giovanni insiste per farci sognare, ma questo il sogno pi bello e pi reale della realt stessa, perch coincide col progetto di Dio pienamente realizzato. Nella Gerusalemme nuova ci sar finalmente tutta la creazione come Dio lha ideata, tutta lIncarnazione portata in tutto il suo sviluppo nella storia e ci sar anche luomo che ritrover pienamente s stesso, quella Citt sar infine ci che ognuno di noi porta nel cuore.

CONCLUSIONE
In un quadro antropologico-teologico, originale e suggestivo, e che non trova riscontri nel resto del Nuovo Testamento, lApocalisse ci ha mostrato unattenzione tutta particolare per luomo. Questo quadro si sviluppato in tre fasi successive. Nella prima fase luomo guardato dallautore dellApocalisse da vicino (faccia, testa, fronte occhi, bocca, orecchio, capelli, petto, mani, piedi, vesti), scrutato nelle sue caratteristiche personali (dolore, gioia, ira, convivialit, lavoro, commercio, relazione di coppia uomo-donna, relazione di convivenza cittadina), nella sta struttura personale: luomo in relazione con gli altri (lanthropos), luomo interiore (lego), lo spirito (il pneuma), lanima e la vita (la psych), il cuore (kardia), la mente (nus), lorecchio (us). A questuomo complesso, nellimpatto con la storia non gli vengono risparmiate correzioni, ma prevale, nellinsieme, una spinta di lancio. E un lancio verticale, attivato dallo Spirito, verso Cristo e verso Dio. Nella seconda fase presentato luomo che, divenendo nello Spirito, capace, nei riguardi di Dio e di Cristo, di una nuova conoscenza e di una reciprocit crescente, che riesce a raggiungere anche il livello dellesperienza mistica. Nella terza fase, c uno slancio anche sul piano orizzontale, luomo dellApocalisse sta fra cielo e terra, in contatto diretto con la storia. Coinvolto in un impegno morale articolato, egli dovr leggere accuratamente i segni del suo tempo, per trarne delle conseguenze operative, espresse nella preghiera, nella testimonianza e nella profezia. La struttura portante sta in un rapporto di amore reciproco e crescente con Cristo: il cristiano la fidanzata che si confeziona labito da sposa (19,8), ricamato con le impronte della giustizia che egli lascia nella storia tramite la sua mediazione. Lo indosser quando, nella Gerusalemme nuova, varcher la soglia della nuzialit. Luomo dellApocalisse racchiuso in ciascuno di noi. LApocalisse che si aperta con una beatitudine: Beato colui che legge e coloro che ascoltano le parole di questa profezia (1,3), si chiude con unaltra beatitudine: Beato chi mantiene le parole della profezia di questo libro (22,7). Lesperienza di ascolto e di interiorizzazione della parola profetica di Dio terminata. Si tratta ora di praticare davvero, con perseveranza e continuit le parole di questa profezia. La Parola di Cristo accolta come tale durante la lettura del libro e che possiede tutta la sua energia di arricchimento e di trasformazione, dovr essere conservata intatta, evitando qualunque abbassamento di livello. 73

BIBLIOGRAFIA
B. Maggioni, lApocalisse, per una lettura profetica del tempo presente, Cittadella editrice, 1990 U. Vanni, Divenire nello Spirito, Edizioni ADP, 2001 U. Vanni, LApocalisse, ermeneutica esegesi teologia, EDB, 2005 U. Vanni, Luomo dellApocalisse, AdP, 2008

INDICE
INTRODUZIONE ............................................................................................................................. 1 LA SPIRITUALITA APOCALITTICA .............................................................................................. 2 LA SPIRITUALITA TIPICA DELLAPOCALISSE DI GIOVANNI ................................................. 4 LAUTORE DEL LIBRO ................................................................................................................... 6 SVILUPPO LETTERARIO DELLA PRIMA PARTE DELLAPOCALISSE ........................................ 8 LETTERE ALLE SETTE CHIESE (2,1 3,22) ....................................................................... 13 SVILUPPO LETTERARIO DELLA SECONDA PARTE DELLAPOCALISSE ................................ 20 SETTENARIO DEI SIGILLI (6,1 8,1) ................................................................................... 27 SETTENARIO DELLE TROMBE (8,1 11,14) ...................................................................... 36 SETTENARIO DELLE COPPE (12,1 22,5) .......................................................................... 43 IL PUNTO DI ARRIVO: LA GERUSALEMME NUOVA ................................................................ 50 LA PRIMA PRESENTAZIONE DELLA GERUSALEMME NUOVA .................................. 52 LA SECONDA PRESENTAZIONE DELLA GERUSALEMME-SPOSA .............................. 58 L ATTESA DELLA VENUTA DI CRISTO ..................................................................................... 63 CONCLUSIONE ............................................................................................................................. 73

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