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POMPE di CALORE

PARTE TEORICA, PARTE APPLICATIVA di Renato Lazzarin

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CLI MATIZ Z A ZION E I N D U STR IALE <<< R I S C A L D A M E N TO RESIDENZIALE <<<

INDICE

PREsENtazIoNE ..................................................................................................................................................... 4 CURRICULUM VItaE ............................................................................................................................................... 6 CaP. 1 I PRESUPPOSTI TEORICI ................................................................................................................................. 7 CaP. 2 I COMPONENTI DELLA POMPA DI CALORE .................................................................................................................. 21
21 33 38 40

2.1 IL COMPRESSORE .......................................................................................................................................................................................... 2.2 CONDENSATORI ED EVAPORATORI ............................................................................................................................................................ 2.2 L'ORGANO DI LAMINAZIONE ...................................................................................................................................................................... 2.4 IL REFRIGERANTE ..........................................................................................................................................................................................

CaP. 3 INDICI DI PRESTAZIONE DELLE POMPE DI CALORE .................................................................................................. 47 CaP. 4 APPLICAZIONE DELLE POMPE DI CALORE NEL RISCALDAMENTO RESIDENZIALE E NEL TERZIARIO ....... 67
67 72 76 83 87

4.1 CONSIDERAZIONI DI CARATTERE GENERALE ........................................................................................................................................... 4.2 I TERMINALI DI IMPIANTO .......................................................................................................................................................................... 4.3 LA PRODUZIONE DELLACQUA CALDA SANITARIA .................................................................................................................................. 4.4 LA POMPA DI CALORE CONDOMINIALE ................................................................................................................................................... 4.5 IL CALCOLO DEI SOFFITTI RADIANTI PER IL RISCALDAMENTO ............................................................................................................
4.5.1 IN ChE COSA DIFFERISCE IL CALCOLO DI UN IMPIANTO DI RISCALDAMENTO A SOFFITTO RADIANTE DA QUELLO DI UN IMPIANTO 4.5.2 COME SI ATTUA IL CALCOLO DEL CARICO TERMICO DI PROGETTO E QUALI SONO LE DIFFERENZE QUANTITATIVE CON I METODI

TRADIZIONALE ? ............................................................................................................................................................................................................................... 87 TRADIZIONALI? .................................................................................................................................................................................................................................. 89 4.5.3 CON QUALI MODALIT SI PROCEDE AL PROGETTO DI MASSIMA DELL'IMPIANTO DI RISCALDAMENTO A SOFFITTO RADIANTE? ............... 100 4.5.4 COSA SI INTENDE PER RESA TERMICA DI UN SOFFITTO RADIANTE E COME LA SI DETERMINA? ......................................................................... 118

CaP. 5 LE SORgENTI DELLA POMPA DI CALORE ................................................................................................ 123


5.1 GENERALIT ................................................................................................................................................................................................. 5.2 UNA RASSEGNA DELLE SORGENTI ALTERNATIVE ALL'ARIA ................................................................................................................ 5.3 ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE ................................................................................................................................................... 5.4 IL TERRENO .................................................................................................................................................................................................. 123 125 126 136

5.4.1 SCAMBIATORI A TERRENO ORIZZONTALI ....................................................................................................................................................................... 137 5.4.2 SCAMBIATORI A TERRENO VERTICALI ............................................................................................................................................................................. 141

CaP. 6 LA POMPA DI CALORE COME fONTE RINNOvAbILE .............................................................................................. 163


6.1 LA POMPA DI CALORE UNA FONTE RINNOVABILE? .......................................................................................................................... 6.2 LE SORGENTI DELLA POMPA DI CALORE ............................................................................................................................................... 6.3 LA POMPA DI CALORE ED IL SOLARE TERMICO ................................................................................................................................... 6.4 LA POMPA DI CALORE COMPLETAMENTE RINNOVABILE ................................................................................................................... 163 165 170 173

CaP. 7 CONSIDERAZIONI SUL MERCATO DELLE POMPE DI CALORE RISCALDAMENTO RESIDENZIALE E NEL TERZIARIO ............................................................................................................................................................................. 175
7.1 PANORAMICA DEL MERCATO ATTUALE DELLE POMPE DI CALORE ................................................................................................... 175 7.2 LA CUSTOMER SATISFACTION ................................................................................................................................................................. 177 7.3 CONCLUSIONI ............................................................................................................................................................................................. 178

NotE ..................................................................................................................................................................... 180

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PREsENtazIoNE

L'evoluzione tecnologica della caldaia stata sempre tesa a raggiungere i limiti dettati dal primo principio della termodinamica. Li ha finalmente raggiunti e apparentemente (solo apparentemente!) superati con la caldaia a condensazione. L'evoluzione tecnologica della pompa di calore invece tesa a raggiungere i limiti dettati dal secondo principio della termodinamica. Sappiamo che non li raggiunger mai; in compenso ha fatto molta strada dal lontano 1852, quando lord Kelvin, uno dei padri della termodinamica, ne ha ufficialmente indicato le grandi potenzialit. Oggi senza dubbio il sistema pi efficiente nel trasformare l'energia per il riscaldamento. La diffusione a livello mondiale della pompa di calore da alcuni anni in grande crescita, contendendo nei paesi nordici quote di mercato alla tradizionale caldaia. Risulta quindi sorprendente il ritardo ad una larga diffusione in Italia, tanto pi che nei nostri climi risulta spesso preziosa la sua capacit di fornire un servizio completo, inverno ed estate. Probabilmente molti potenziali utenti e non pochi progettisti ed installatori pensano alla pompa di calore come a un semplice sistema split con valvola di inversione estate/ inverno. Invece un sistema complesso che pu servire l'utenza monofamiliare ma anche l'edificio condominiale (e nel Nord Europa perfino il teleriscaldamento urbano!). La pompa di calore si deve interfacciare con una sorgente fredda e questa pu essere l'aria esterna, ma anche acqua di falda, il terreno, il recupero termico fino ad immaginare un funzionamento con integrazione nei confronti di fonti di energia rinnovabile come il solare termico o fotovoltaico. Questo aspetto rende il progetto dell'impianto sistematicamente pi impegnativo rispetto a quello di un impianto di riscaldamento tradizionale. Si devono operare molte scelte importanti, da quella della sorgente a quella delle temperature e dei corpi scaldanti, delle portate, delle regolazioni senza dimenticare la contemporanea preparazione dell'acqua calda sanitaria. Il costruttore di pompe di calore pu fare molto per la sua parte per la realizzazione di un ottimo impianto, ma non basta un'eccellente pompa di calore per ottenere un buon impianto a pompa di calore. Il progettista deve conoscere bene quali siano i punti di
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forza di queste macchine e al tempo stesso i limiti da non superare o da considerare con attenzione, ad esempio nei confronti delle temperature operative, o delle caratteristiche della sorgente fredda, o del dimensionamento dei sistemi di scambio termico. Si pu dire che non esista o quasi un progetto standard da replicare con poche varianti, ma ogni progetto richieda un impegno diretto dei tecnici per sfruttare al meglio le potenzialit del riscaldamento termodinamico. Per questi motivi spero che possa essere utile questo libro che ho realizzato su specifico invito di ferroli, facendo ricorso alle mie personali esperienze sia in campo didattico che progettativo. Si pu dire che questo libro sia unideale prosecuzione del libro Intervista sulle pompe di calore che ho scritto nel lontano 1982. L'universo delle pompe di calore viene qui esaminato, pur nellestensione limitata che mi sono imposto per non appesantire troppo la trattazione, senza timore di passare in rassegna da una parte gli aspetti pi elementari e di base della tecnologia (una sorta di fase di ripasso di conoscenze) per poi considerare in maniera a volte molto dettagliata aspetti progettuali complessi del sistema come il dimensionamento dei sistemi radianti a bassa temperatura e delle sonde geotermiche. Ho cercato di esporre le tematiche, a volte non semplici, nella maniera pi chiara possibile: mi auguro di aver raggiunto almeno in parte questo obiettivo. La trattazione cos organizzata dovrebbe consentire un graduale approfondimento di tutte le principali tematiche e spero possa costituire un utile ausilio per la realizzazione di impianti efficienti e confortevoli.

Renato Lazzarin vicenza, giugno 2010

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CURRICULUM VItaE

Renato Lazzarin (belluno, 1949) professore ordinario nella facolt di Ingegneria dellUniversit di Padova, dove insegna gestione dellenergia e Acustica applicata nel Corso di Laurea in Ingegneria gestionale. Opera presso il Dipartimento di Tecnica e gestione dei Sistemi industriali a vicenza. Ha coperto la carica di Presidente per il triennio 2008-2010 dellAssociazione Italiana del Condizionamento dellAria Riscaldamento Refrigerazione - AICARR. Direttore Scientifico della rivista AICARR Journal ed Presidente della Commission E1 (Air Conditioning) dell'International Institute of Refrigeration. autore o coautore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche, prevalentemente nel settore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico con frequenti contributi anche su riviste specializzate internazionali. autore o coautore dei seguenti libri: Sistemi solari attivi (Padova 1981), Tecnologia e progettazione del collettore solare (Padova, 1982), La progettazione degli impianti solari (Padova, 1983), Intervista sulle pompe di calore (Padova, 1982), Lenergia solare e la produzione del freddo (Milano, 1983), Le caldaie a condensazione dalla teoria agli impianti (Milano, 1986), Introduzione allanalisi exergetica (Padova, 1989), Il condizionamento dellaria e il gas naturale (Milano, 1993), Intervista sul riscaldamento degli ambienti nellindustria (Padova, 1995), Fabbisogno e risorse di energia in Italia e nel Mondo (Padova, 1997), Il soffitto radiante nella climatizzazione ambientale (Padova, 2000), Elementi di acustica tecnica (Padova, 2001), Il condizionamento dellaria: problematiche tecniche e ambientali (Palermo, 2003), Air humidification: technical health and energy aspects (brugine, 2004 oltre che in Italiano, tradotto anche in Cinese, francese, Russo, Spagnolo e Tedesco), La rivoluzione elettrica (Palermo, 2005).

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CaP. 1 I PRESUPPOSTI TEORICI

La pompa di calore un dispositivo che consente di trasferire calore da un sistema ad una certa temperatura ad un sistema a temperatura superiore (fig. 1.1). In questo modo si rende utile per il riscaldamento lenergia derivante dal raffreddamento di qualsiasi sistema pi freddo di quello da riscaldare. Questo non contrasta con il primo principio

della termodinamica dal momento che la quantit di calore che arriva al sistema a pi alta temperatura fornita a spese del sistema a pi bassa temperatura. Non contrasta neppure (ovviamente!) con il secondo principio. vero che il calore tende a trasferirsi spontaneamente da un corpo pi caldo ad uno pi freddo, cos come un liquido scorre dallalto vero il basso in un campo

FIG. 1.1
Rappresentazione a blocchi della funzione svolta dalla pompa di calore. Il sistema che riceve calore si trova ad una temperatura superiore a quello che lo cede

FIG. 1.2
Dellacqua pu essere portata da un serbatoio pi basso ad uno posto pi in alto in un campo gravitazionale attraverso una pompa

SISTEMA A TEMPERATURA T1

POMPA DI CALORE

T1 > T0

POMPA

SISTEMA A TEMPERATURA T0

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DISLIVELLO

LAVORO

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gravitazionale. per possibile, fornendo lavoro, invertire il senso del trasferimento del calore, dal pi freddo verso il pi caldo, come possibile portare dellacqua dal basso in alto attraverso una pompa (fig. 1.2). Questanalogia idraulica pu essere utile a comprendere meglio la funzione di una pompa di calore. Si supponga di avere una piscina nelle vicinanze di un lago, leggermente sopraelevata rispetto al livello del lago, diciamo 10 metri al di sopra. Non esista servizio di acquedotto n rete elettrica e sia necessario un certo quantitativo dacqua non solo per riempirla, ma anche per reintegrare quella perduta per evaporazione e per ricambio. Lacqua del lago non pu servire, a meno di non portarla a braccia con secchie. Si abbia, tuttavia, la possibilit di disporre di un piccolo bacino, posto su di unaltura al di sopra della

piscina, ad esempio 100 metri sopra il livello della piscina (fig. 1.3). Il sistema pi semplice per alimentare la piscina di collegarla con questo piccolo bacino (fig. 1.4): non , per, il sistema pi efficiente dal punto di vista energetico, anche se, fuori di metafora, quello quasi universalmente utilizzato. Infatti lacqua del bacino sopraelevato possiede unenergia potenziale superiore a quella della piscina: nelloperazione prima descritta tale energia viene sprecata. Pu essere invece trasformata in energia meccanica mediante una turbinetta, a cui si pu collegare una pompa, la quale porta lacqua del lago nella piscina (fig. 1.5): in questo caso, se il funzionamento delle macchine ideale, per ogni litro di acqua scaricato dal bacino sopraelevato, dieci litri vengono pompati dal lago ed in totale si

FIG. 1.3
Rappresentazione della situazione di fantasia considerata: un lago, una piscina ed un piccolo bacino sopraelevato su di unaltura

PICCOLO BACINO

ALTURA 100 m LAGO 10 m PISCINA

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FIG. 1.4
Il bacino sopraelevato pu essere collegato alla piscina con una tubazione: alla fine di questa posta una valvola, perch fluisca la portata desiderata, riducendo la pressione

PICCOLO BACINO

ALTURA 100 m LAGO

FIG. 1.5
Lacqua proveniente dal bacino sopraelevato aziona una turbina cui collegato un generatore elettrico: esso mette in azione la pompa

10 m

PISCINA

PICCOLO BACINO

ALTURA 100 m

10 m

POMPA

PISCINA CAVO ELETTRICO

TURBINA con generatore elettrico

LAGO

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hanno a disposizione undici litri per la piscina. Anche nellipotesi di un funzionamento non ideale di turbina e pompa, per ogni litro che scende se ne possono avere cinque o sei pompati dal lago. Se il bacino sopraelevato pu dare una gittata modesta, questultimo modo di operare pu essere lunico consentito. Si osservi che la quantit dacqua finale disponibile per la piscina la somma delle quantit prelevate dal lago e dal bacino sopraelevato; lacqua proveniente dal lago ha acquistato dellenergia potenziale (si trova 10 m al di sopra del livello del lago), ma lacqua proveniente dal bacino sopraelevato ne ha perduta. In questa analogia al lago si pu fare corrispondere qualunque sistema il cui livello termico non sia utile per riscaldare quanto cinteressa, ad esempio la nostra casa. Potrebbe essere laria esterna, ovvero del terreno, dellacqua di pozzo, di mare e, perch no?, ancora di lago: le temperature di questi sistemi sono praticamente sempre al di sotto di un livello sufficiente al riscaldamento, anche se lenergia termica ottenibile da un loro raffreddamento pressoch illimitata. Ma, come lacqua del lago non entra spontaneamente nella piscina che si trova pi in alto, cos il calore non si trasferisce spontaneamente da un sistema esterno pi freddo alla nostra abitazione pi calda. necessario il bacino sopraelevato, cio la presenza di un sistema a pi alta temperatura. Questo sistema potrebbe essere una caldaia, che da un lato pu provvedere al riscaldamento diretto della casa, ma utilizzabile anche per produrre vapore con

cui muovere una turbina e fornire lavoro meccanico. E questo lavoro meccanico pu muovere una pompa di calore. A questo punto bene chiarire che, come si pu considerare pi preziosa dal punto di vista dellenergia potenziale lacqua del bacino sopraelevato, cos pi pregiata lenergia posseduta da un sistema a pi alta temperatura rispetto a quella di un sistema a pi bassa. Si abbia infatti un sistema A ad una certa temperatura, ad esempio 1000C e questo sistema ceda una quantit di calore Q ad un sistema pi bassa temperatura, ad esempio lesterno a 0C per il tramite della nostra casa a 20C. Se nulla interposto fra i due sistemi, lenergia interna del sistema A diminuisce di Q e di altrettanto aumenta lenergia interna dellaltro sistema. per possibile interporre una macchina che trasformi una parte dellenergia termica ceduta dal sistema A in lavoro, s che alla fine laria esterna riceve, per il primo principio, solo la frazione di energia di A non trasformata in lavoro. Mentre se lenergia a 1000C la frazione di Q che pu essere trasformata in lavoro supera il 78%, se il sistema si trova ad una temperatura pi bassa, ad esempio a 200C, la frazione scende al 42% e a 100C al 27%. Quanto pi grande la frazione ottenibile, tanto migliore la situazione in cui ci si trova: il lavoro una forma pi pregiata di energia, che pu essere trasformata in unequivalente quantit di calore senza limitazioni, mentre solo limitatamente pu avvenire la trasformazione inversa. Ma quel che pi conta, il lavoro pu far funzionare una pompa di calore, rendendo utilizzabili quantit di calore

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ben superiori a quelle ottenibili dalla sua semplice trasformazione in calore. Cos, ad esempio con lenergia elettrica si pu far funzionare una stufetta, ottenendo 1 kWh termico per ogni kWh elettrico, ma anche una pompa di calore che, raffreddando laria esterna, consenta di avere un riscaldamento pari a 2 o anche 3 o 4 kWh termici per ogni kWh elettrico. Questo fatto sembra apparentemente in contrasto con la legge di conservazione dellenergia. Solo apparentemente. Limportante non separare due fatti: 1. la quantit di calore prelevata dal sistema pi freddo trasferita al pi caldo; 2. il lavoro meccanico necessario per attuare questo trasferimento. In fondo anche nellesempio idraulico facendo scendere 1 litro dacqua dal bacino sopraelevato se ne avevano 5,6 fino ad 11 litri nella piscina. Cos dei 3 kWh termici che supponiamo la pompa di calore renda

disponibili, 2 provengono dal raffreddamento dellaria esterna: quello rimanente dal kWh elettrico trasformato integralmente in energia termica. Lanalogia sembra finire qui. Invece esiste un parallelo fra lacqua che scende dal bacino sopraelevato con la sua energia potenziale e il kWh elettrico. Questultimo infatti si pu pensare che derivi da una macchina per il cui funzionamento necessaria la cessione di una quantit di calore da un corpo pi caldo ad uno pi freddo. quanto avviene in una centrale termoelettrica: dalla combustione di combustibili fossili si ottiene una sorgente termica con cui viene prodotto il vapore che fa muovere le turbine e, con esse, gli alternatori (fig. 1.6). In fin dei conti per far funzionare la pompa di calore elettrica necessaria la cessione di calore da parte di un sistema a pi alta temperatura, se la produzione dellelettricit termoelettrica.

FIG. 1.6
Rappresentazione schematica dei processi che avvengono in una centrale termoelettrica con ciclo a vapore: il vapore prodotto nel generatore si espande nella turbina compiendo lavoro, viene condensato e riportato alla pi alta pressione del generatore con una pompa

VAPORE GENERATORE DI VAPORE

ALTERNATORE

TURBINA CALORE FORNITO CONDENSATORE

LAVORO

POMPA

CALORE CEDUTO

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Questo aspetto si potrebbe descrivere con precisione mediante il concetto di exergia od energia utilizzabile. Si tratta della parte integralmente trasformabile in lavoro dellenergia posseduta da un sistema. La pompa di calore riceve tutta energia utilizzabile od exergia pura. Questo le consente di trasferire energia dallambiente ad exergia nulla al sistema edificio a pi alta temperatura. La quantit di calore resa disponibile non ora pi ad exergia nulla: una parte di essa energia utilizzabile, nel senso che si potrebbe ritrasferire calore dalledificio allambiente esterno attraverso una macchina, ottenendo del lavoro. Se tutte le macchine impiegate fossero ideali, tale lavoro sarebbe proprio pari a quello fornito in partenza alla pompa di calore. In realt le macchine non sono

ideali, cos che lexergia resa disponibile dalla pompa di calore inferiore a quella fornita inizialmente. In maniera analoga il litro dacqua fatto scendere dal bacino sopraelevato pu pompare dal lago 5 o 6 litri, ma non dieci. Questo non un problema, dato che il riscaldamento di un edificio richiede una temperatura modesta. Il fatto che lexergia di questa quantit di calore sia molto bassa del tutto irrilevante: quello che conta quanti chilowattora di questa quantit di calore si possono rendere disponibili con 1 kWh di pura exergia, quale 1 kWh di energia elettrica. Si sa che scambiando calore fra sistemi a due temperature il massimo rendimento si pu ottenere con una macchina di Carnot (fig. 1.7). Per il momento non importa conoscere come funzioni la macchina di Carnot. Basta solo sapere che il suo rendimento, vale a

FIG. 1.7
Rappresentazione a blocchi del funzionamento di una macchina a ciclo diretto: il sistema a pi alta temperatura fornisce alla macchina una quantit di calore che viene in parte trasformata in lavoro ed in parte ceduta al sistema a pi bassa temperatura

dire il rapporto fra il lavoro utile fornito dalla macchina e la quantit di calore ceduta dal sistema a pi alta temperatura funzione delle sole temperature assolute dei due sistemi:

SISTEMA A TEMPERATURA T1
Il teorema di Carnot si riferisce ad una

QUANTIT DI CALORE FORNITA Q1 LAVORO L macchina di carnot

macchina reversibile, intendendo con ci una macchina per la quale sia possibile invertire il senso di tutte le trasformazioni. In altri termini, se la macchina a ciclo diretto riceve la quantit di calore Q1 dalla sorgente a temperatura T1 e cede la quantit di calore Q0 alla sorgente

QUANTIT DI CALORE CEDUTA Q0 SISTEMA A TEMPERATURA T0

a temperatura T0, trasformando in lavoro la quantit L=Q1-Q0, la macchina inversa riceve il lavoro L, sottrae la quantit di calore Q0 dalla sorgente a temperatura pi bassa, trasferendo la quantit di calore Q1=L+Q0 alla sorgente

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temperatura pi alta. Questo funzionamento si pu configurare come quello di un frigorifero; se tuttavia si fissa lattenzione alla sorgente a pi alta temperatura, la macchina reversibile diventa una pompa di calore. Di questa possibilit teorica e ci rese conto molto pi tardi, e cio nel 1852 da parte di William Thompson, alias Lord Kelvin. Il comportamento di questa pompa di calore ideale caratterizzabile semplicemente come per la macchina a ciclo diretto. La macchina a ciclo diretto viene qualificata dal rendimento, inteso come il rapporto fra la quantit utile che ci interessa, il lavoro, e ci che dobbiamo dare per averla, la quantit di calore a pi alta temperatura. Nel caso della pompa di calore il risultato che interessa la quantit di calore ottenuta dalla sorgente a pi alta temperatura; ci che dobbiamo dare il lavoro. Il comportamento della pompa di calore allora qualificato dal coefficiente di effetto utile o COP (Coefficient Of Performance), definito dal rapporto:

anche se nella realt i valori ottenibili sono pari a circa met, il risultato sicuramente apprezzabile. La pompa di calore pi diffusa quella cosiddetta a compressione di vapore. Per capirne il funzionamento bisogna tenere presente due fenomeni: 1 quando una sostanza passa dalla fase liquida alla fase vapore richiede una quantit di calore: il calore di vaporizzazione. La vaporizzazione avviene dunque con sottrazione di calore. Di converso, quando una sostanza passa dalla fase vapore alla fase liquida, cio condensa, cede calore: il calore di condensazione. La condensazione avviene dunque con concessione di calore. 2 Per ogni sostanza la vaporizzazione o la condensazione possono avvenire per una certa pressione soltanto ad una ben definita temperatura che resta costante per tutto il tempo durante il quale ha luogo il fenomeno. Cos, ad esempio, finch in una pentola a pressione c acqua allo stato liquido si sicuri che la temperatura allinterno non supera il valore della temperatura di evaporazione dellacqua

Questo proprio linverso del rendimento del ciclo diretto, per cui per una pompa di calore ideale:

alla pressione fissata dalla valvola della pentola. Quanto pi alta la pressione a cui avvengono i cambiamenti di fase, tanto pi alta la temperatura alla quale possono avvenire. Cos, alla pressione atmosferica

facile rendersi conto con pochi semplici calcoli che il COP teorico pu risultare molto elevato. Per una pompa di calore che operi prelevando calore dallambiente esterno a 0C, portandolo a 40C, il COP massimo dato da:

lacqua bolle a 100C, ma nella pentola a pressione, dove la pressione superiore, lacqua bolle a temperature pi alte.

Il circuito elementare di una pompa di calore a compressione di vapore dunque costituito da un evaporatore, dove un fluido frigorifero

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FIG. 1.8
Schema a blocchi di un ciclo frigorifero o a pompa di calore: visibile il senso dei flussi termici

attraverso una strozzatura (valvola di laminazione) che consente il passaggio nella misura consentita dal compressore (fig. 1.8). molto utile riuscire a rappresentare queste

CONDENSATORE
temp. = 30C press. = 12 atm.

Qc

trasformazioni in un diagramma di stato del fluido frigorifero. Tale diagramma consente di identificare attraverso due variabili di stato

VALVOLA

COMPRESSORE Qc = Qe + P P

tutte le altre propriet che caratterizzano il fluido in una determinata condizione. Un diagramma molto diffuso ed utile basato sulle due propriet pressione ed entalpia, p

temp. = 10C press. = 2,5 atm.

ed h. Fissato il valore di queste propriet, si

EVAPORATORE

Qe

possono leggere dal diagramma le altre, come, ad esempio, temperatura, volume specifico, entropia (fig. 1.9). facile a questo punto tracciare su questo

idoneo evapora alla temperatura della sorgente fredda, da un compressore che porta il vapore di questo fluido ad una pressione pi alta e da un condensatore dove il vapore condensa cedendo calore ad una temperatura pi alta. Il condensato ritorna allevaporatore

diagramma il ciclo termodinamico visto prima (fig. 1.10). Si pu partire dal liquido saturo che lascia il condensatore (punto 1): la laminazione un processo in cui non si manifesta variazione di entalpia. Viene quindi rappresentato dalla linea verticale che dal

FIG. 1.9
Diagramma pressione-entalpia per un fluido frigorifero

Pc P

(PRESSIONE)

(ENTALPIA)

T = costante (temperatura)

S= co (en stante trop ia)

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punto 1 raggiunge la pressione pi bassa dellevaporatore. Qui a pressione costante si ha la progressiva evaporazione del fluido frigorifero fino alle condizioni di vapore saturo (punto 3). Il processo nel compressore, se condotto idealmente, ad entropia costante. Si segue quindi la curva dellentropia che passa per il punto 3 fino a raggiungere la pressione del condensatore. La condizione del punto 4 al di fuori della campana del vapore umido. infatti vapore surriscaldato. Si trova ad una temperatura pi alta di quella di condensazione. Esso viene prima raffreddato del condensatore (desurriscaldato), poi condensa a temperatura costante e si ritorna al punto 1. Leffetto utile la variazione di entalpia dal punto 4 al punto 1. Il lavoro necessario per ottenere questo effetto utile la variazione di entalpia dal punto 4 al punto 3. Lenergia resa disponibile dalla sorgente fredda la variazione di entalpia dal punto 3 al punto 2.

Non si detto fin qui che cosa sia lentalpia e non importante darne in questa sede una definizione rigorosa. Basti sapere che lentalpia una propriet di un sistema dalla cui variazione si possono valutare le quantit di calore o lavoro scambiate con lesterno del sistema nelle varie trasformazioni. Nel diagramma considerato la variazione di entalpia viene data per ogni kg di fluido e percorre il ciclo. Le quantit di calore di lavoro scambiate nel ciclo sono proporzionali, perci, alle lunghezze dei segmenti orizzontali del ciclo. Ad esempio 41 pu denotare la quantit di calore ceduto al condensatore per ogni chilogrammo di fluido che percorre il ciclo, 23 quella sottratta allevaporatore, 34' il lavoro fornito al compressore. Si osservi che, nel rispetto del primo principio, si ha:

FIG. 1.10
Ciclo ideale di pompa di calore a compressione su diagramma pressione-entalpia

(PRESSIONE)

h1 = h2

h3 h4 = h4

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41 = 23 + 34 Qc = Qe + L Si segnato su diagramma il ciclo pi semplice; mancano, ad esempio le inevitabili cadute di pressione attraverso condensatore ed evaporatore ed anche il processo di compressione considerato ideale. Pur trascurando le cadute di pressione, si dovrebbe tener conto che in un processo reale di compressione lentropia aumenta, quindi il punto finale si trova pi a destra di quanto indicato. Si desidera quasi sempre avere un leggero surriscaldamento allaspirazione del compressore. Tale surriscaldamento teso ad evitare leventuale ingresso di goccioline di liquido al compressore. Dal momento che il liquido praticamente incomprimibile, tale eventualit potrebbe danneggiare il compressore o comunque abbreviarne la vita. Il surriscaldamento viene solitamente realizzato a spese di un sottoraffreddamento del liquido

alluscita del condensatore: in altre parole alla pressione di condensazione il liquido viene raffreddato al di sotto della temperatura di saturazione (fig. 1.11). Lo schema a blocchi del ciclo cos rappresentato illustrato dalla fig. 1.12. Alluscita dellevaporatore (punto 3) si suppone di avere vapore saturo: questo viene surriscaldato in uno scambiatore di calore, sottraendo calore al liquido che esce dal condensatore. Si arriva al punto 3; si ha poi la compressione fino a 4. Il vapore surriscaldato viene raffreddato nel condensatore fino a condizione di vapore saturo e poi condensato (punto 1). Il liquido saturo passa nello scambiatore, dove viene sottoraffreddato fino ad 1 e di l, infine, attraverso lorgano di laminazione, fino al punto 2. La quantit di calore necessaria a surriscaldare il vapore fornita dal sottoraffreddamento del liquido: perci i segmenti 11' e 33' sono eguali. Uno dei vantaggi del sottoraffreddamento

FIG. 1.11
Rappresentazione su diagramma pressione-entalpia del ciclo a pompa di calore a compressione con sottoraffreddatore-surriscaldatore

(PRESSIONE)

3 3

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la possibilit di sottrarre allevaporatore una maggiore quantit di calore per ogni kg di fluido che circola: si noti infatti come il segmento 2'3 sia pi lungo di 23 . Le prestazioni del compressore sono caratterizzate dal suo rendimento isentropico, cos definito (fig. 1.11): is = h4 - h3 h4 - h3

calore ad esso e la sorgente calda deve trovarsi a temperatura inferiore a quella del condensatore per riceverne calore. La fig. 1.13 rappresenta il ciclo che si avrebbe avuto con differenze di temperatura nulle e il ciclo che la pompa di calore deve seguire, date le differenze di temperatura. Si nota subito un maggior lavoro del compressore ed una minore quantit di calore sottratta alla sorgente fredda. Vi sono altre numerose ragioni per la riduzione del COP, comunque tutte meno importanti di quella appena considerata. Una il processo irreversibile che avviene nella valvola di laminazione con una perdita netta di energia utilizzabile: lenergia di pressione posseduta dal fluido viene degradata. Il processo accompagnato da una certa produzione di vapore che riduce leffetto frigorifero. Generalmente non si considera conveniente sfruttare il salto di pressione, data la complessit dellespansore ed il modesto

Si tratta del rapporto fra il lavoro ideale di compressione (processo isentropico) e quello reale. Un rendimento isentropico inferiore ad 1, e di solito non superiore a 0,8, non lunico motivo per cui il COP inferiore a quello del ciclo di Carnot fra le stesse temperature. Un effetto molto importante dovuto alle differenze di temperatura che si devono avere fra il fluido operativo, il fluido frigorifero, e le sorgenti calda e fredda perch avvenga lo scambio di calore. Come noto, la trasmissione del calore da un sistema ad un altro pu avvenire soltanto se esiste una differenza di temperatura fra i due sistemi. Tanto pi grande la differenza di temperatura, tanto maggiore la quantit di calore trasmessa e quindi la potenza termica scambiata. Tale potenza termica Q proporzionale alla differenza di temperatura T ed allarea di scambio S: Q = KST Quindi se si vuole scambiare una certa potenza termica con una certa area di scambio, necessario prevedere un adatto salto di temperatura. In tal modo nella pompa di calore la sorgente fredda deve trovarsi a temperatura superiore a quella dellevaporatore, perch possa cedere

FIG. 1.12
Schema a blocchi di pompa di calore a compressione dotata di sottoraffreddatore-surriscaldatore

CONDENSATORE COMPRESSORE
3

SCAMBIATORE DI CALORE
1 3

EVAPORATORE

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lavoro ottenibile. Recenti prototipi di macchine hanno cominciato a farlo. Unaltra ragione di riduzione pu essere il lavoro necessario a portare a contatto evaporatore e condensatore con le sorgenti termiche. Ad esempio, in una pompa di calore che lavora con laria esterna, laria esterna viene fatta passare attraverso la batteria dellevaporatore con un ventilatore. Questo richiede un lavoro che va a sommarsi a quello del compressore, riducendo il COP. Oppure, se la sorgente fredda unacqua sotterranea, bisogna azionare una pompa. Egualmente, allinterno dellambiente sar necessario mettere in movimento aria o acqua a contatto con le pareti del condensatore. Unulteriore causa di riduzione deriva dallefficienza non unitaria del motore elettrico che aziona la pompa di calore. Anche nel funzionamento reale della macchina vi una forte dipendenza del COP dalla temperatura della sorgente fredda e da

quella del calore utile prodotto. Pu essere utile la rappresentazione semplificata di fig.1.14 In essa, ipotizzata una temperatura al condensatore di 60C viene rappresentato il COP di macchine reali di diversa qualit ed il valore teorico in funzione della differenza fra le temperature di condensazione e di evaporazione. importante notare come tale differenza influisca molto fortemente sulle prestazioni di ogni tipo di macchina. Risulta quindi di estrema importanza sia la scelta della sorgente fredda pi adatta che della temperatura di impiego dellenergia termica prodotta.

FIG. 1.13
Rappresentazione su diagramma pressione-entalpia del ciclo a pompa di calore a compressione con sottoraffreddatore-surriscaldatore

P t CONDENSAZIONE (PRESSIONE)

t EVAPORAZIONE

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FIG. 1.14
COP di pompe di calore di diversa qualit confrontate con il valore teorico per diversi incrementi di temperatura consentiti (temperatura utile 60C)

COP 15
Pompe di calore di vecchia concezione Pompe di calore di elevate prestazioni Pompe di calore di medie prestazioni

ciclo di Carnot inverso 10 Tc = 60C 5 COP praticamente ottenibili 20 30 40 50 60

incremento di temperatura (C o K)

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CaP. 2 I COMPONENTI DELLA POMPA DI CALORE


2.1 IL COMPRESSORE Il compressore il cuore pulsante della pompa di calore come delle macchine frigorifere che operano con ciclo a compressione di vapore. il compressore che provvede ad aspirare il vapore di refrigerante a bassa pressione e a portarlo alla pressione pi elevata necessaria alla condensazione a pi alta temperatura. I compressori sono tradizionalmente classificati secondo due grandi famiglie: Compressori volumetrici (positive displacement) Compressori centrifughi I primi sono decisamente quelli maggiormente impiegati. La compressione viene attuata sostanzialmente intrappolando un certo volume di gas alla pressione di aspirazione, riducendo progressivamente lo spazio a disposizione ed aumentando quindi la pressione. Nei compressori centrifughi leffetto di compressione dovuto alla forza centrifuga esercitata sul gas da un elemento girante a velocit relativamente elevata. Alleffetto di spinta centrifuga si aggiunge la trasformazione

FIG. 2.1
Sezione di un compressore bicilindrico alternativo a pistoni. Si nota a sinistra la valvola di mandata aperta, mentre a destra si in fase di aspirazione

FIG. 2.2
Particolari delle valvole automatiche di aspirazione e di scarico di un compressore alternativo a pistoni

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a valle della girante dellenergia cinetica acquistata dal gas in energia di pressione per progressiva riduzione di velocit in un elemento diffusore (voluta). Questi ultimi trovano impiego nelle macchine di grande potenzialit (ordine di grandezza 1 MW). Se vero che i compressori volumetrici vengono utilizzati in una gamma di potenzialit che va da pochi kW (a volte poche centinaia di W) fino ad alcune centinaia di kW, bisogna anche ricordare che le tipologie sono molto diverse e spesso specializzate in certi intervalli di potenza. Il compressore del quale pi agevole illustrare il funzionamento senza dubbio il compressore alternativo a pistoni. In un cilindro si muove un pistone azionato da biella e manovella o da un sistema ad eccentrico con una grande somiglianza con un motore automobilistico. Ovviamente non c la candela di accensione e le valvole di aspirazione e di mandata sono valvole ad

apertura automatica. Si osservi in fig. 2.1 una sezione di un compressore bicilindrico a pistoni. Si nota nel cilindro di sinistra lapertura della valvola di scarico, mentre in quello di destra la valvola di scarico chiusa e si aperta la valvola di aspirazione. Le valvole sono realizzate mediante delle lamine flessibili (pi robusta quella sulla mandata e pi leggera quella di aspirazione). Sono valvole a sviluppo circonferenziale (fig. 2.2) in modo da garantire la maggiore sezione di flusso possibile con limitate perdite di carico. Si deve tener conto che laria passa attraverso le valvole ad elevatissima velocit. Nella corsa dal punto morto superiore (PMS) verso il punto morto inferiore (PMI) il pistone crea una depressione che comporta lapertura della valvola di aspirazione e il deflusso del vapore di refrigerante dallevaporatore, dove si trova alla pressione pi bassa di ciclo (fig. 2.3). La valvola di aspirazione tuttavia pu aprirsi solo dopo che allinterno del cilindro

FIG. 2.3
Schema di funzionamento di un compressore alternativo a pistoni con evidenziati il volume nocivo e il volume generato

ANELLI DI TENUTA DEL PISTONE MANOVELLA

BIELLA VALVOLE ALBERO A GOMITI VOLUME GENERATO VOLUME NOCIVO

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la pressione scesa al valore pi basso, essendosi completata lespansione del vapore che era rimasto intrappolato nello spazio morto (volume nocivo) compreso fra pistone e testata al PMS. Il diagramma di indicatore di fig. 2.4 illustra assai bene la situazione: la corsa del pistone dal PMS al PMI viene rappresentata in tale diagramma dalle lettere dab. Da d ad a si ha lespansione del vapore intrappolato nel volume nocivo, mentre da a a b si ha leffetto di aspirazione e il volume spazzato dal pistone in quella fase tutto volume aspirato di vapore da comprimere. Nella corsa dal PMI al PMS il pistone riduce lo spazio a disposizione del vapore: subito la valvola di aspirazione sottoposta ad una pressione si chiude e la corsa dalla lettera b alla lettera c avviene a valvole chiuse. La pressione aumenta fino al valore di taratura della valvola di mandata (pressione p2): a quel punto si apre la valvola di mandata e il vapore viene inviato verso il condensatore. Si nota

come al PMS per garantire le dilatazioni e per lasciare spazio alle valvole resta comunque uno spazio fra cielo del pistone e testata. In tale spazio resta un corrispondente volume di vapore compresso e di cui si parlato poco sopra. Questo volume dovrebbe essere il pi ridotto possibile, tanto che viene indicato come volume nocivo. Infatti lespansione del vapore l racchiuso limita lentit di vapore che pu essere aspirato ad ogni corsa del pistone, per cui il volume aspirato risulta inferiore al volume generato (per intenderci quello spazzato effettivamente dal pistone). Viene definito il rendimento volumetrico v come il rapporto fra volume aspirato Va e volume generato Vg v = Va Vg

Non difficile dimostrare, applicando alle trasformazioni riportate in fig. 2.5 la legge dei gas ideali, considerando sia la compressione

FIG. 2.4
Diagramma di indicatore di un ciclo di compressione per un compressore alternativo: a-b fase di aspirazione, b-c compressione a valvole chiuse, c-d mandata del gas compresso, d-a espansione del gas contenuto nel volume nocivo

FIG. 2.5
Diagramma di indicatore di un ciclo di compressione con evidenziati il volume generato, Vg, il volume aspirato Va e il volume nocivo Vn

p p2

p p2 d c

p1

p1

b V

vn

va vg

VOLUME ASPIRATO VOLUME GENERATO

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che lespansione a valvole chiuse come processi adiabatici reversibili che il rendimento volumetrico dipende sia dallentit relativa del volume nocivo Vn che dal rapporto delle pressioni (k il rapporto caratteristico per il gas considerato dei calori specifici a pressione e a volume costante): v = Va Vg = Vn 1 Vg + Vn (1 - ) =1( k - 1) Vg Vg
1 k

si riduce sempre di pi il volume aspirato fino a portarsi a valori davvero molto bassi e che suggeriscono in quel caso di attuare la compressione almeno in due stadi (fig. 2.6). Il compressore alternativo a pistoni rimasto per lunghi anni il compressore in assoluto pi diffuso fra i compressori volumetrici per la sua semplicit costruttiva e per leffetto di primogenitura con produzioni di massa ed effetto scala sui costi. Si trattava quindi del compressore pi economico e che aveva raggiunto per primo la piena maturit tecnologica. Le sue posizioni hanno cominciato a perdere quota con lavvento dei compressori a vite. Si pu dire che alcune delle motivazioni che hanno portato ad una progressiva marginalizzazione dei compressori alternativi a pistoni sono state le seguenti: Per potenze dellordine di qualche centinaio di kW le dimensioni delle macchine erano piuttosto importanti.

Apparentemente un basso rendimento volumetrico non danneggia le prestazioni del ciclo. Infatti il lavoro aggiuntivo necessario a comprimere il vapore che rester intrappolato nel volume nocivo viene restituito nella fase di espansione. Nella realt per un basso rendimento volumetrico un compressore di data cilindrata dovr compiere pi corse per comprimere un certo volume di gas. Ne derivano maggiori perdite per attrito ed una maggiore dimensione della macchina per una data potenza. In pi facile rendersi conto che, allaumentare del rapporto delle pressioni,

FIG. 2.6
Ciclo di compressione con due diverse pressioni di mandata. Alla pressione pi alta si nota una forte riduzione del rendimento volumetrico a causa dellespansione del gas contenuto nel volume nocivo

FIG. 2.7
Andamento del flusso di gas compresso alla mandata in un compressore alternativo a semplice effetto. Nel primo mezzo giro dellalbero si ha laspirazione e la mandata nel secondo mezzo giro. Si nota come il flusso sia discontinuo

0 V 180 360

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Il compressore a pistoni per la sua intrinseca natura fornisce un flusso di vapore compresso discontinuo (si veda in fig. 2.7 come ad ogni giro dellalbero si abbia il flusso tratteggiato di vapore compresso). Linconveniente pu essere limitato da compressori pluricilindrici ovviamente di maggior costo ed impegno tecnologico. Il compressore a pistoni ha un funzionamento pi ruvido, moderato dalla presenza del volano (come nei motori automobilistici), ma che comunque richiede una coppia di spunto alla partenza di un certo rilievo, anche qualora si possa realizzare a valvole aperte. Un fenomeno molto comune labbassamento momentaneo della tensione di rete per lassorbimento di potenza allavvio della macchina. Va fatto rilevare che lo sviluppo dei compressori a vite, cos come anche delle altre macchine che si sono via via diffuse legato alla crescita tecnologica nel settore delle macchine utensili che ha consentito di sviluppare macchine a controllo numerico con tolleranze realizzative anche su componenti di grande complessit geometrica di un ordine di grandezza pi basso che non precedentemente. In effetti il compressore a vite si basa su unidea di partenza abbastanza semplice che in una delle tante versioni che si sono realizzate prevede due viti (un maschio e una femmina) che ingranano luna nellaltra con spazi definiti nel percorso da ingresso ad uscita (fig. 2.8). Le due viti sono ospitate in un frame di contenimento che dotato dei collegamenti sia con la zona di aspirazione nella parte iniziale e di mandata nel terminale opposto con un cassetto di distribuzione

che pu prelevare il gas compresso in una zona a piacere nel percorso longitudinale fra ingresso e uscita. Il vapore di refrigerante resta intrappolato nella tasca che si forma fra le due viti a partire dalla zona di aspirazione e viene spinto verso la zona assialmente opposta con volumi via via pi ridotti. Il funzionamento del compressore garantisce una buona uniformit nel flusso di gas compresso, dato che nella rotazione si alternano al tempo stesso momenti di aspirazione con momenti in cui il gas ha completato il suo percorso di compressione (fig. 2.9). Attualmente il compressore a vite si impiega largamente per la produzione dellaria compressa e per macchine frigorifere di potenza superiore a 50 kW e si pu dire che nelle potenza da 100 kW fino ad alcune centinaia di kW non ha rivali, sia per la sua compattezza che per la sua efficacia. Nel campo di potenza sotto i 50 kW si sono sviluppate due tecnologie molto diverse:

FIG. 2.8
Viti maschio e femmina di un compressore a vite

FIG. 2.9
Schema illustrativo compressione in compressore a vite

ASPIRAZIONE

MANDATA

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Il compressore a palette o rotativo; Il compressore scroll o a spirali orbitanti. Il compressore a palette o rotativo realizzato in diverse versioni. Una semplice versione illustrata in fig. 2.10. Qui si vede un eccentrico che lavora entro una carcassa sulla cui superficie pu rotolare realizzando in ogni istante un punto di contatto che intrappola il gas da comprimere, delimitato dallaltra parte da una lama tenuta a contatto delleccentrico da una molla. Bench la gittata di refrigerante garantita dal compressore descritto non sia regolare, altre tipologie costruttive con un maggior numero di palette consentono un deflusso abbastanza regolare e senza ruvidit del refrigerante compresso.

Il compressore scroll o a spirali orbitanti, sempre pi impiegato nel campo di potenze da qualche kW fino ad alcune decine di kW, merita alcuni approfondimenti, anche per lapparente complessit di funzionamento. La sua ideazione risale ad un inventore francese, un certo Lon Creux che lo brevett nel lontanissimo 1905. La tolleranza necessaria alle lavorazioni delle complesse figure delle spirali ne ritard lingresso sul mercato agli anni 80. Lelemento principale del compressore scroll sono appunto le spirali: una spirale fissa ed una orbitante che nel suo movimento rotola sulla fissa (fig. 2.11). La tenuta garantita nel senso del diametro dalla qualit

FIG. 2.10
Sezione di un compressore rotativo ad eccentrico

FIG. 2.12
Schema del meccanismo di trasmissione del movimento orbitante alla spirale a partire dal movimento rotativo dellalbero motore

MANDATA

LAMA

SPIRALE ORBITANTE ASPIRAZIONE CUSCINETTO SEDE DEL CUSCINETTO

FIG. 2.11
Dettagli delle spirali fissa ed orbitante di un compressore scroll

DISASSAMENTO

ALBERO MOTORE

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realizzativa delle superfici a contatto. Ed inoltre aiuta molto, come anche in gran parte dei compressori a vite e a palette, la presenza di un velo di lubrificante che, oltre ad avere la funzione di ridurre gli attriti, ha proprio quella di svolgere una funzione di tenuta. Infatti la prima tendenza del gas compresso di indirizzarsi verso la zona a pressione minore, cio di tornare nella zona di aspirazione. Si deve sottolineare che il movimento della spirale mobile non affatto rotatorio, ma orbitante, in questo consentito dalla posizione eccentrica rispetto allalbero di rotazione dellalberino cui collegata. Si ricorre ad un giunto di Oldham, la cui funzione proprio quella di fornire un movimento orbitante a partire da un movimento rotatorio (fig. 2.12). Se si osserva la posizione reciproca delle due spirali, si vede che in un certo momento lasciano unapertura nella zona di aspirazione, tempestivamente riempita dal refrigerante a bassa pressione aspirato dallevaporatore (fig. 2.13). Basta poco pi di un quarto di giro perch il movimento della spirale orbitante chiuda la porta alla spalle del vapore che appena entrato. Questo si trova delimitato in uno spazio che, a mano a mano che la spirale mobile rotola su quella fissa, si riduce sempre di pi, comprimendo quindi il gas (fig. 2.14). Alla fine il gas si ritrova nella zona centrale fra le due spirali, dove posizionata la mandata verso il condensatore e dove pu uscire compresso dallo spazio in cui era stato delimitato. Si osservi che, mentre abbiamo seguito queste fasi di compressione, le due spirali intanto hanno elaborato altre fasi quasi in contemporanea di aspirazione e di mandata (fig. 2.15).

FIG. 2.13
Sezione schematica delle due spirali del compressore scroll con evidenziata una fase di aspirazione

SPIRALE FISSA

ASPIRAZIONE

FIG. 2.14
Sezione schematica delle due spirali del compressore scroll con evidenziata una fase di compressione

FIG. 2.15
Sezione schematica delle due spirali del compressore scroll con evidenziata la presenza contemporanea ad un dato istante di fasi di aspirazione, compressione e mandata

ASPIRAZIONE

COMPRESSIONE MANDATA

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Quali sono i punti delicati del compressore scroll? Anzitutto laccuratezza delle lavorazioni e della lubrificazione che consenta la tenuta nel senso del diametro. Vi poi da garantire la tenuta nel senso dellaltezza con adatte guarnizioni che devono resistere nel tempo alleffetto di strisciamento (in ci aiutate molto dalla lubrificazione): infatti si deve avere un minimo gioco nel senso dellaltezza per consentire il movimento relativo delle spirali con il gas che presenta la naturale tendenza di ritornare dal centro, dove la pressione pi alta, verso la periferia (fig.2.16). Il compressore scroll presenta molti vantaggi. Anzitutto un migliore rendimento isentropico di compressione dal momento che non presenta le perdite di carico tipiche nei compressori alternativi a pistoni dovute alle valvole. Il rendimento isentropico della compressione is il rapporto fra il lavoro ideale che si sarebbe avuto con una compressione adiabatica reversibile (quindi senza aumenti di entropia) e quella che invece

si ha nel processo reale (fig. 2.17). Quanto migliore il rendimento isentropico tanto minore il lavoro di compressione che si deve fornire alla macchina a parit di servizio:
is

Lid Lr

h2 - h1 h2 - h1

Inoltre il compressore scroll ha un maggiore rendimento volumetrico, inteso come il rapporto fra il volume di gas effettivamente compresso e il volume dello spazio di compressione rispetto ad un compressore alternativo a pistoni di pari capacit. Il vantaggio tanto pi significativo quanto maggiore il rapporto delle pressioni (fig. 2.18). Dallesterno il compressore scroll si presenta quasi sempre come una specie di barilotto a sviluppo verticale (fig. 2.19). In esso la parte di compressore vero e proprio si limita ad una zona di ridotte dimensioni nella parte alta, dove si possono notare le due spirali. Al di sotto di queste si vede lalbero motore con il giunto di Oldham, mentre gran parte del

FIG. 2.16
Dettaglio di una sezione di un compressore scroll con evidenziate le guarnizioni di tenuta ed i giochi necessari per il movimento

FIG. 2.17
Rappresentazione sul piano temperatura-entropia di una compressione adiabatica reversibile 12 e di una compressione reale con aumento di entropia 12

T
2'

P1

P2

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FIG. 2.18
Confronto del rendimento volumetrico di un compressore alternativo a pistoni e di uno scroll in funzione del rapporto delle pressioni

100 90 rendimento volumetricio 70 alternativo 50 scroll

30

10 2 3 4

temperatura di condensazione 50C 5 6 rapporto delle pressioni 7 8

FIG. 2.19
Spaccato di un compressore scroll della Copeland: 1, mandata; 2, spirale orbitante; 3, spirale fissa; 4, giunto di Oldham; 5, aspirazione; 6, albero; 7, motore elettrico

barilotto occupata dal motore elettrico che aziona il compressore. Trattando delle problematiche del compressore, conviene fare cenno anche alla fondamentale tematica della modulazione di potenza. Infatti la macchina scelta avr una sua potenza nominale, scelta dal progettista con i criteri che verranno pi avanti affrontati e frequentemente dovr fornire una potenza inferiore a quella nominale. La modalit pi semplice per adattare la potenza della macchina al carico richiesto la cosiddetta regolazione in attacca-stacca o in ON-OFF. Il compressore opera a potenza nominale fino a che un segnale, ad esempio da un termostato che rileva il raggiungimento di una certa temperatura nellambiente, lo ferma per un determinato intervallo di tempo, per poi farlo ripartire, quando, ad esempio, la temperatura indicata scende sotto un diverso valore di set

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point. Questa modalit operativa presenta una serie di svantaggi. I due set point di temperatura devono essere abbastanza distanziati per evitare un numero eccessivo di partenze e fermate soprattutto in presenza di carichi ridotti. Maggiore la distanza fra il valore di set point di partenza da quello di fermata, maggiore loscillazione di temperatura nellambiente riscaldato con possibile disagio per gli occupanti. Il funzionamento in attacca-stacca riduce il valore del COP per le perdite che si realizzano nella fasi transitorie di fermata e soprattutto di ripartenza. Ogni ripartenza del compressore un piccolo trauma per il motore elettrico del compressore con relativa microincisione sullavvolgimento e rischio di guasto precoce. Ogni ripartenza della macchina presenta una coppia di spunto con possibile momentaneo e fastidioso abbassamento della tensione. Va rilevato che molti degli inconvenienti elencati sono stati progressivamente minimizzati, ma alcuni non vanno sottovalutati, per cui da sempre si cercato di modulare la potenza delle macchine. In un primo tempo si fatto ricorso per i compressori alternativi pluricilindrici alla cortocircuitazione delle valvole di aspirazione e mandata di uno o pi cilindri, riducendo cos la potenza del compressore, a prezzo delle perdite per attrito nel funzionamento a vuoto del cilindro escluso. La modalit di parzializzazione considerata pi efficace stata tuttavia la variazione continua nella velocit di rotazione del compressore. Questa pu essere ottenuta mediante un

inverter, vale a dire un dispositivo elettronico in grado di modificare la frequenza della corrente elettrica alternata, sia nel senso di aumentarla rispetto ai 50 Hz della rete, sia di ridurla. Si ha cos modo di avere una velocit variabile del compressore in una gamma abbastanza ampia. Non tutta la gamma delle velocit disponibile, dal momento che a velocit decrescenti tendono a prevalere i ritorni di gas compresso verso la zona di aspirazione. Ad esempio la frequenza potrebbe variare da 30 a 75 Hz. A 75 Hz si ha la massima capacit della pompa di calore, mentre a 30 Hz si ha la minima. Per potenze inferiori alla minima si provvede anche per i sistemi modulanti in continua al funzionamento in attacca- stacca. I vantaggi del funzionamento con inverter si possono cos elencare: Maggiore benessere degli occupanti dal momento che istante per istante si fornisce esattamente il carico richiesto. Maggiore rendimento del sistema con valori di COP ai carichi parziali addirittura migliori che a carico nominale. Infatti a carico parziale in questo caso le portate di refrigerante che devono trarre calore dallevaporatore e fornirlo al compressore sono minori e quindi con le superfici di scambio messe a disposizione le differenze di temperatura si riducono e il ciclo diventa pi favorevole. La partenza della macchina pu essere molto dolce senza sbalzi di tensione perch viene attuata alla minima velocit di rotazione e poi il compressore viene accelerato dallinverter alla velocit di rotazione richiesta.

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FIG. 2.20a
Dettaglio del sistema Digital Scroll in fase di carico con valvola solenoide chiusa e camera di sovrapressione carica

ALTA PRESSIONE CAMERA DI SOVRAPRESSIONE VALVOLA SOLENOIDE A 2 VIE FORO CALIBRATO

BASSA PRESSIONE

FIG. 2.20B
Dettaglio del sistema Digital Scroll a spirali scariche con valvola solenoide aperta e camera di sovrapressione scarica

ALTA PRESSIONE CAMERA DI SOVRAPRESSIONE VALVOLA SOLENOIDE A 2 VIE FORO CALIBRATO

BASSA PRESSIONE

Gli svantaggi dellinverter sono da un lato il maggiore costo e dallaltro un assorbimento di potenza dovuto alle trasformazioni sulla corrente elettrica che riduce il rendimento di qualche punto percentuale al carico nominale della macchina. Recentemente si proposta una versione ingegnosa di compressore scroll nel quale possibile attuare la modulazione con un sistema brevettato che va sotto il nome di digital scroll dovuto alla Copeland. In sostanza il sistema basato sulla possibilit di separare di una piccola distanza le due spirali durante il funzionamento per un intervallo di tempo prestabilito. Un dispositivo con valvola a solenoide pu scaricare la pressione in una camera di sovrapressione che tiene a contatto

FIG. 2.21a
Rappresentazione di un ciclo a vuoto di 18 secondi su 20, capacit del compressore ridotta al 10%

FIG. 2.21B
Rappresentazione di un ciclo a vuoto di 10 secondi su 20, capacit del compressore ridotta al 50%

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la spirale fissa con quella orbitante per periodi di tempo preordinati. Questo produce un innalzamento di circa 1 mm della spirale fissa e si arresta il flusso di gas alla mandata (le spirali girano a vuoto. Si osservi in fig. 2.20a la posizione delle spirali nella sezione longitudinale del compressore mentre lavorano: la stessa pressione prodotta spinge verso il basso la spirale fissa e la mantiene a contatto con la spirale orbitante. La figura illustra la possibilit tramite un collegamento della camera di sovrapressione di scaricare la stessa consentendo un passaggio di gas attraverso la valvola solenoidale nella zona di aspirazione. Lattivazione del solenoide riesce cos a scaricare la spirale fissa che viene innalzata dalla molla di circa 1 mm (fig. 2.20b). Questo fa s che il compressore lavori a vuoto fino a che il solenoide non venga disattivato. Loperazione pu avvenire ad intervalli prefissati. Ad esempio in un ciclo di 20

secondi si pu far funzionare il compressore a vuoto per intervalli di 18 secondi, ottenendo in tal modo una potenza al 10% (fig. 2.21a), oppure per intervalli di 10 secondi ottenendo una parzializzazione al 50% (fig. 2.21b). Loperazione di modulazione in questo modo non a costo zero, dal momento che il compressore anche a vuoto richiede energia che comunque dellordine del 7% rispetto al funzionamento a regime e quindi si tratta di una modalit assai conveniente almeno in un range ragionevole di parzializzazione. Infine si deve notare che sia nei compressori a vite che in alcuni modelli di compressore scroll possibile realizzare uniniezione di liquido o di vapore di refrigerante a ridotta temperatura nella fase intermedia di compressione. Questa iniezione consente tramite la successiva evaporazione di refrigerante di attuare un raffreddamento intermedio che riduce in modo apprezzabile il lavoro di compressione, in particolare quando il compressore per valori

FIG. 2.22
Ciclo economizzatore per un compressore a vite. Si nota in 6 linvio di vapore a temperatura pi ridotta rispetto a quella del vapore in corso di compressione

COMPRESSORE

7 6

EVAPORATORE

pc pi pe
1

LAM. 1 LAM. 2 SEPARATORE


2 4 3

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CONDENSATORE

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FIG. 2.23
Rappresentazione sul piano pressione-entalpia degli stati caratteristici del refrigerante indicati nello schema a blocchi della figura precedente

pc pi
3

6 2

pe

di temperatura di evaporazione molto bassa deve operare con elevati rapporti di pressione. La fig. 2.22 mostra quanto avviene in un compressore a vite: al compressore arriva del vapore ad una pressione intermedia la cui temperatura ridotta rispetto a quella del vapore compresso fino a quella pressione dal compressore a vite. Infatti dal condensatore il refrigerante ha subto una prima laminazione con riduzione di temperatura da 1 a 2 (fig. 2.23). Ne deriva una temperatura pi ridotta per la successiva compressione fino al valore finale con un pi limitato valore complessivo del lavoro di compressione. Questa operazione, indicata come ciclo economizzatore, si pu realizzare facilmente anche nei compressori centrifughi che presentano sempre almeno due stadi di compressione. Recentemente si pu effettuare vantaggiosamente anche nei compressori scroll (fig.2.24) con vantaggi tanto pi significativi quanto pi bassa la temperatura

di funzionamento dellevaporatore rispetto a quella del condensatore. Infine si deve notare che, se vero che la grande maggioranza dei compressori azionata da motore elettrico, esiste la possibilit che siano azionati anche da un motore a combustione interna, tipicamente un motore alternativo a pistoni, realizzando una tipologia di pompa di calore con motore (di solito a gas). Il grande vantaggio di questa tecnologia di disporre anche del calore di recupero del motore (dal raffreddamento della camicia dei cilindri, dellolio lubrificante e dei fumi di scarico) con valori molto elevati del REP (Rapporto di Energia Primaria). I problemi sono legati oltre che al costo iniziale molto pi elevato, alle problematiche di manutenzione e gestione (cambio dellolio e revisioni periodiche) e di rumorosit. 2.2 CONDENSATORI ED EVAPORATORI Condensatori ed evaporatori sono gli elementi

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FIG. 2.24
Ciclo economizzatore per un compressore scroll

VALVOLA DI INVERSIONE

BATTERIA ESTERNA

VALVOLA DI LAMINAZIONE PRESSIONE

VALVOLA DI INIEZIONE LIQUIDO


Ginj + Gs

FLUSSO DEL REFRIGERANTE


Ginj Gs ASPIRAZIONE Ginj INIEZIONE DI LIQUIDO Gs

ENTALPIA

FIG. 2.25
Schema a blocchi di una pompa di calore aria-aria nel funzionamento estivo

BATTERIA ESTERNA

BATTERIA INTERNA DIREZIONE DEL REFRIGERANTE


RISCALDAMENTO RAFFREDDAMENTO

COMPRESSORE SCROLL

BATTERIA INTERNA

PO OL TIC AN O IA UID GL TTI I LIQ D BO

COMPRESSORE

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FIG. 2.26
Schema a blocchi di una pompa di calore aria-aria nel funzionamento invernale

VAPORE FREDDO

BATTERIA ESTERNA

PO OL TIC AN IDO IA GL QU TTI I LI BO D

COMPRESSORE

BATTERIA INTERNA

LIQUIDO FREDDO

VALVOLA DI LAMINAZIONE

di scambio termico vuoi con lambiente interno vuoi con la sorgente o il pozzo termico. Nelle macchine a ciclo invertibile vengono scambiati i ruoli fra il funzionamento estivo e quello invernale.

Destate la macchina opera come condizionatore e in una versione molto diffusa lavora ad espansione diretta su due batterie ad aria, una interna ed una esterna (fig. 2.25). Nella figura si nota la valvola a 4

FIG. 2.27
Andamento delle temperature del refrigerante e dellaria in fase di riscaldamento nel condensatore

desurriscaldamento temperatura (C) 55 50 45 40 35 0 0,2 0,4 0,6 0,8 superficie progressiva del condensatore aria condensazione refrigerante

sottoraffreddamento

1,0

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vie che indirizza il vapore compresso in uscita dal compressore alla batteria esterna, dove condensa e poi passa alla batteria interna per il tramite della valvola di laminazione per produrre leffetto frigorifero. Dinverno la valvola a 4 vie indirizza il flusso dal compressore verso la batteria interna dove il refrigerante viene desurriscaldato e poi condensa con effetto termico utile (fig. 2.26). Il successivo passaggio attraverso la valvola di laminazione porta il refrigerante alla pi bassa pressione dove evaporer nella batteria esterna, sottraendo calore allaria esterna. Nelle figure viene anche rappresentato il cosiddetto accumulatore o bottiglia anticolpo di liquido la cui finalit di fornire al compressore vapore almeno saturo, evitando che in ogni caso non gli arrivino gocce di liquido che, come si sa, praticamente incomprimibile e quindi potrebbe danneggiarlo. Non vi sono particolari commenti da fare per la batteria interna, salvo che unaccurata progettazione che tenga conto delle possibili

incentivazioni dello scambio termico consente da un lato una riduzione di dimensioni e dallaltro una limitata rumorosit. Per la batteria esterna invece risultano essenziali sia una progettazione con incentivazioni dello scambio termico, ad esempio ricorrendo ad alette corrugate od intagliate, dallaltro unadeguata spaziatura fra le alette che consenta il drenaggio delle condense ed un flusso accettabile quando vi sia brinamento incipiente. La fig. 2.27 rappresenta landamento dello scambio termico in un condensatore raffreddato ad aria. Si nota come il refrigerante prima venga surriscaldato con discesa rilevante di temperatura, quindi condensi a temperatura costante e poi venga parzialmente sottoraffreddato. Daltro lato laria subisce un progressivo riscaldamento nellattraversare la batteria. La pompa di calore appena descritta viene indicata come pompa di calore aria-aria. Si possono avere anche pompe di calore ariaacqua per le quali laria la sorgente fredda

FIG. 2.28
Condensatore a fascio tubiero

VAPORE DI REFRIGERANTE DAL COMPRESSORE PIASTRA DI DISTRIBUZIONE TESTATA

ACQUA ALLUSCITA

ACQUA ALLINGRESSO VERSO LA VALVOLA DI LAMINAZIONE

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FIG. 2.29
Evaporatore a fascio tubiero

VALVOLA DI LAMINAZIONE

ASPIRAZIONE DEL COMPRESSORE

REFRIGERANTE ChE EVAPORA NEL FASCIAME

ACQUA RAFFREDDATA NEI TUBI

RITORNO DELLOLIO

esterna e la pompa di calore cede calore al vettore acqua che distribuir lenergia termica allambiente riscaldato, ad esempio per il tramite di un pavimento radiante o di un fan coil. Ovvero si possono avere pompe di calore acqua-aria dove la sorgente fredda della pompa di calore un fluido che deriva da scambio termico con acque sotterranee o superficiali ovvero con il terreno, mentre la pompa di calore riscalda direttamente laria dellambiente interno. Infine lultima combinazione la pompa di calore acqua-

acqua: lo scambio con lesterno avviene con acque superficiali o sotterranee o il terreno e la pompa di calore riscalda acqua che poi distribuir energia termica nel riscaldamento ambientale. Si incontrano quindi nelle pompe di calore sia evaporatori che raffreddano un liquido che condensatori raffreddati a liquido. Per le taglie pi grandi i condensatori o gli evaporatori a liquido sono del tipo a fascio tubiero (fig. 2.28). Nei condensatori il vapore entra nella parte centrale e condensa nel fasciame tubiero, mentre nei tubi circola

FIG. 2.30
Condensatore o evaporatore a piastre per pompa di calore con sorgente fredda o scambiatore lato carico a liquido

lacqua. Nel caso in cui si abbia un evaporatore a fascio tubiero questo di solito lavora, come si dice, allagato (fig.2.29). Il refrigerante liquido forma uno strato al fondo dellevaporatore e dalla superficie libera per effetto dello scambio termico con lacqua che circola nei tubi si sviluppa il vapore di refrigerante che verr aspirato dal compressore. Tale funzionamento richiede un rilevante quantitativo di refrigerante nel circuito; in compenso implica un grado di surriscaldamento ridotto prima del compressore pur garantendo che il compressore aspirer vapore.

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Nelle macchine di minore potenza sia condensatore ed evaporatore a liquido sono del tipo a piastre saldo brasate (fig. 2.30). Delle piastre piane corrugate formano un sandwich dove passa alternativamente da una parte il refrigerante e dallaltra il liquido da riscaldare o da raffreddare. Lo scambio termico avviene con grande efficienza ed in un sistema caratterizzato da elevata compattezza. Di solito levaporatore opera, come si dice, ad espansione secca, dove le regolazioni richiedono un certo grado di surriscaldamento (alcuni C) prima dellaspirazione del compressore. Questa regolazione sar imposta dalla valvola termostatica. 2.3 LORGANO DI LAMINAZIONE Nel funzionamento della macchina frigorifera o della pompa di calore a compressione risulta indispensabile che il collegamento fra condensatore a pi alta pressione e levaporatore a pi bassa sia inserita una strozzatura che consenta, data la portata volumetrica che il compressore in grado

di elaborare, di mantenere il dislivello di pressione. In altri termini la strozzatura deve lasciar passare la quantit di refrigerante che il compressore sta elaborando a fronte della caduta di pressione fra alta e bassa del ciclo. In passato si fatto spesso ricorso ad una strozzatura vera e propria, del tutto passiva come un capillare, vale a dire un tubo di piccolo diametro sufficientemente lungo da fornire la perdita di carico indicata. Un sistema del genere non in grado di adattarsi a condizioni variabili del carico e da molto tempo stato sostituito in tutte le macchine superiori alle dimensioni di un frigorifero da una valvola termostatica. Si tratta di un sistema in cui il passaggio del refrigerante incontra una valvola che pu avere gradi diversi di apertura in funzione di un segnale di comando, fornito di solito dal grado di surriscaldamento alluscita dellevaporatore. Nella fig. 2.31 si vede appunto la valvola che pu muoversi in direzione verticale verso lalto o il basso, lasciando passare una minore o una maggiore quantit di refrigerante a

FIG. 2.31
Schema relativo ad una valvola di laminazione termostatica. Il sensore di temperatura avverte la temperatura di surriscaldamento alluscita dellevaporatore

PRESSIONE DERIVANTE DA SURRISCALDAMENTO PRESSIONE DELLA MOLLA PRESSIONE DI EVAPORAZIONE VALVOLA E SEDE DELLA VALVOLA EVAPORATORE SENSORE DI TEMPERATURA

VITE DI REGOLAZIONE

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FIG. 2.32
Schema a blocchi della pompa di calore ad aria immaginata da Lord Kelvin

AZIONAMENTO CON MACChINA A VAPORE ALLAMBIENTE RISCALDATO CILINDRO DI USCITA CILINDRO DI INGRESSO ARIA ESTERNA

SCAMBIATORE DI CALORE

seconda della pressione del gas contenuto nel soffietto superiore, pressione determinata dalla temperatura alluscita dellevaporatore, dalla pressione di taratura di una molla di regolazione e dalla pressione di evaporazione. Qualora il grado di surriscaldamento tenda a crescere viene esercitata una maggiore pressione sul soffietto che fa scendere la valvola e consente lingresso di una maggiore quantit di refrigerante. Questo fa scendere il grado di surriscaldamento. Qualora invece il grado di surriscaldamento scenda rispetto al valore prefissato, vi sar una minore pressione sul soffietto e di conseguenza la valvola tender a chiudere. In questo modo una minore quantit di refrigerante passer nellevaporatore e il grado di surriscaldamento risalir. La valvola termostatica di laminazione non la soluzione ideale dato che riesce ad adattarsi ad un campo di temperatura al di fuori del quale le sue prestazioni non sono

ottimali. Questo vale soprattutto quando i dislivelli di temperatura (e quindi di pressione) fra condensatore ed evaporatore diventino piuttosto ridotti. In tal caso la valvola termostatica non riesce ad operare in modo soddisfacente e si costretti a lavorare ad un dislivello di pressione sufficientemente elevato anche quando le condizioni ambientali ne consentano uno pi favorevole. Per ovviare a queste limitazioni si ricorsi recentemente alle valvole di laminazione di tipo elettronico (EEV, Electronic Expansion Valve) nelle quali la posizione della valvola comandata da un microprocessore con un motorino passo passo. Il deflusso di refrigerante viene regolato in funzione di una serie di parametri, il pi importante dei quali potrebbe essere il grado di surriscaldamento che in questo caso si pu fissare a valori molto ridotti. Limpiego di queste valvole risulta molto utile negli impianti frigoriferi, consentendo di migliorare fortemente le prestazioni invernali a

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fronte di temperature di condensazione molto ridotte. Data la progressiva riduzione di costo delle EEV possibile un loro impiego in un prossimo futuro anche nelle pompe di calore. 2.4 IL REFRIGERANTE Componente fondamentale della macchina il fluido frigorifero o frigorigeno che dir si voglia. In effetti proprio la mancanza di adeguati refrigeranti ha molto ritardato limpiego generalizzato sia delle macchine frigorifere che delle pompe di calore. La possibilit di realizzare una pompa di calore era gi stata preconizzata da William Thompson, il famoso Lord Kelvin, che pubblic la memoria On the economy of the heating and cooling of buildings by means of currents of air nei Proceedings of the Royal Philosophical Society di Glasgow. Lo scritto del 1852 e si raccomanda anche per linteressante proposta tecnologica di realizzare una macchina impiegante laria come fluido operativo (fig. 2.32). Laria

prelevata dallesterno viene fatta espandere: cos facendo si raffredda ben al di sotto della temperatura dellaria esterna. In tal modo pu ricevere spontaneamente energia termica dallesterno mediante un semplice scambiatore di calore. La successiva compressione porta laria ad una temperatura pi alta di quella dellambiente da riscaldare. Qualche tempo dopo aver formulato questa idea, Lord Kelvin aggiungeva la seguente nota al suo lavoro: Il metodo di riscaldare laria descritto nellarticolo non stato ad oggi realizzato. Quando le cascate del Niagara verranno poste al lavoro a beneficio del Nord America attraverso dei conduttori elettrici, non c dubbio che verranno largamente impiegate per il riscaldamento abitativo in una parte rilevante di Canada e Stati Uniti. Ma possibile che troveranno applicazione anche se meno ampia in altri paesi freddi per moltiplicare il calore del carbone e di altri combustibili e per utilizzare il vento e le cadute dacqua per riscaldare le case. La prima pompa di calore in assoluto era

FIG. 2.33
Refrigeranti sintetici derivati dalla molecola del metano, CH4. Per ogni coppia di numeri, identificativa del refrigerante R, si ritrovano gli atomi di H, Cl e F che compongono con C la molecola del refrigerante

FIG. 2.34
Refrigeranti sintetici derivati dalla molecola delletano, C2H6. Per ogni terna di numeri, identificativa del refrigerante R, si ritrovano gli atomi di H, Cl e F che compongono con C2 la molecola del refrigerante

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FIG. 2.35
Caratteristiche sgradite dei refrigeranti sintetici derivati dal metano

IDROGENO ++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ ++++++++++++++++++++++++ INFIAMMABILE ++++++++++++++++++++++++++ R152a ++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ R142b R143a +++++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ ++++++++++++++++++++++++ TOSSICO ++++++++++++++++++++++++++ R141b R134a R22 R123 LUNGA PERMANENZA IN ATMOSFERA R113 R114 R11 R12 CLORO

R115

FLUORO

realizzata nel 1855 dallaustriaco Peter Ritter von Rittinger che la installava presso le miniere di sale di Ebensee. Si trattava di una pompa di calore a ciclo aperto a ricompressione meccanica di vapore dacqua azionata da una caduta idrica. Il compressore aspirava il vapore prodotto nei concentratori della soluzione acquosa di sale a 117C e alla pressione di 170 kPa, comprimendolo a 300 kPa, pressione alla quale la temperatura di condensazione di 138C. In tal modo la condensazione del vapore permetteva di produrne una quantit equivalente con un COP superiore a 10. Il condensato prima di essere scaricato preriscaldava la soluzione salina diluita in ingresso ai concentratori. Come si vede, il problema del fluido operativo era risolto ricorrendo direttamente al vapor dacqua. Nei decenni successivi si ricorreva a sostanze diverse. Di queste solo lammoniaca ha mantenuto un ruolo importante anche nelle macchine moderne per le sue eccellenti

propriet termodinamiche. La tossicit e linfiammabilit ne hanno tuttavia limitato luso ad impieghi industriali o con collocazioni in centrale remota nel terziario. La rivoluzione nel campo dei refrigeranti si ebbe a partire dagli anni 30 del secolo scorso con lintroduzione da parte della Dupont di refrigeranti sintetici, che vennero chiamati con il nome commerciale di freon. Si tratta di sostanze derivate dai primi idrocarburi della serie paraffinica satura, vale a dire da metano CH4 e etano C2H6 per sostituzione parziale o totale degli atomi di idrogeno con gli alogeni Cloro e Fluoro. Per questo vengono indicati come cloro-fluoro(idro) carburi. Nella tecnica vengono identificati da una R seguita da un numero di 2 cifre per i derivati da CH4: il primo numero d H+1, mentre il secondo d F (Cl si ricava per differenza) e da 3 cifre per i derivati da C2H6 (la prima cifra d C-1). Ad esempio R22 = CHClF2.

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Lo schema di fig. 2.33 mostra chiaramente le possibili composizioni dei derivati da CH4: ad esempio il refrigerante in passato pi diffuso in assoluto, lo R12 si trova con nessun atomo di H e rispettivamente 2 di Cl e 2 di F (CCl2F2). I derivati dalletano sono pi numerosi e sono indicate in fig. 2.34 le diverse possibili composizioni. Ad esempio lo R125, che si incontrer fra poco, presenta 2 atomi di C, 1 di H, nessuno di Cl e 5 di F (C2HF5). I derivati delletano e del propano ammettono isomeri, vale a dire composti con la medesima composizione chimica ma differenti propriet chimico fisiche per la diversa aggregazione degli atomi nella molecola. Si distingue allora luno dallaltro con laggiunta della lettera a che designa il composto meno simmetrico del primo, ad esempio R134 e R134a. Bench tutte le combinazioni siano fisicamente ottenibili, non tutte si adattano ad ottenere un buon refrigerante. La fig. 2.35 riporta il triangolo di fig. 2.33 indicando che alcuni composti sono poco adatti perch tossici ovvero infiammabili oppure hanno un

lungo periodo di decadimento (dissociazione) in atmosfera. Stessa indicazione riporta la fig. 2.36 nei confronti del triangolo relativo ai derivati dalletano. Com noto la distruzione dellozono stratosferico e leffetto serra antropogenico hanno indotto a limitare o vietare luso di molti refrigeranti organici. Prima sono stati messi al bando R-11 e R-12. Successivamente stato eliminato anche lo R-22. Non stato facile trovare dei fluidi sostitutivi in particolare per macchine progettate per funzionare con i fluidi tradizionali. Per quanto riguarda lutilizzo degli HFC (IdroFluoro- Carburi, in pratica gli unici consentiti e caratterizzati dal fatto che non tutti gli atomi di H sono sostituiti e non risulta presente il Cl) uno dei problemi sorto per la ridottissima solubilit con gli oli minerali che una caratteristica gradita per poter far ritornare al compressore lolio trascinato dal refrigerante nel circuito; per questo motivo si dovuto ricorrere agli oli poliesteri, limitando fortemente i possibili retrofitting.

FIG. 2.36
Caratteristiche sgradite dei refrigeranti sintetici derivati dalletano con identificati i fluidi adatti per la sostituzione di CFC e di HCFC

IDROGENO ++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ INFIAMMABILE +++++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ ++++++++++++++++++++++++ ++++++++++++++++++++++++++ ++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ FLUIDI ADATTI PER LA +++++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ SOSTITUZIONE DEI CFC ED hCFC +++++++++++++++++++++++++ +++++++++++++++++++++++++ ++++++++++++++++++++++++ TOSSICO ++++++++++++++++++++++++++ CLORO FLUORO COMPLETAMENTE ALOGENATI (PRIVI DI h) POTENZIALMENTE DANNOSI PER LAMBIENTE

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FIG. 2.37
Linea di bolla e linea di rugiada a due diverse pressioni per una miscela di due refrigeranti A e B

p = p2

p2 > p1

temperatura (C)

Lin ea di b olla

Tsat di A

Vapore

da gia i ru d ea Lin
Tsat di b

Liquido a p2 Vapore a p1 Composizioni azeotropiche


la bol

a iad rug di ea Lin

p = p1

i ea d Lin

Liquido

0 A

composizione yB
(frazione di massa di B)

1 B

Attualmente i fluidi maggiormente impiegati nelle pompe di calore sono le miscele pluricomponente della serie R-400. Si tratta di miscele zeotropiche (si chiarir fra poco il significato del termine) in cui il numero caratteristico dei componenti la miscela, mentre diverse composizioni degli stessi componenti sono distinte con lettere maiuscole successive. Ad esempio R-407C una miscela zeotropica di R-32, R-125 e R-134a e questo indicato dal numero 407. La C indica una percentuale di massa rispettivamente del 23%, 25 e 52%. L'R410A una miscela HFC quasi azeotropa. Essa composta da R32 e R125, ciascuno al 50% in peso. In una miscela non tutti i componenti sono caratterizzati da eguale volatilit. Si prenda in esame una miscela di due componenti, uno meno volatile (A) ed uno pi volatile (B). Ad ogni pressione si pu tracciare linea di bolla e

linea di rugiada che caratterizzano il passaggio da fase liquida a fase vapore della miscela (fig. 2.37). Si vede che ad ogni pressione pu esistere una zona dove il comportamento della miscela azeotropo: in parole povere si comporta come una sostanza pura. Dalle altre parti il comportamento invece zeotropo. Si analizzi in fig. 2.38 il progressivo riscaldamento di una miscela zeotropica delle due sostanze pure C e D con una concentrazione di partenza ym. Al riscaldamento corrisponde inizialmente solo un incremento di temperatura (trasformazione 0-1). In 1 viene toccata la linea di bolla, dove la miscela comincia a vaporizzare. La composizione del vapore per diversa da quella iniziale, essendo pi ricco nel componente pi volatile: la sua concentrazione yv1. Di conseguenza si modifica anche la composizione della miscela liquida rimasta che si sposta progressivamente a concentrazioni maggiori nel componente

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FIG. 2.38
Processo di vaporizzazione ad una data pressione di una miscela zeotropa di due refrigeranti, C e D, il secondo pi volatile del primo

Tsat di C
3 2 yv yl2 yl 1 yv1 Vapore T2

temperatura (C)

p = costante

Line a di
yv1

Lin ea di rug iad Bif a ase

T1

Tsat di D

boll a

liquido yl2

0 C

composizione yD
(frazione di massa di D)

1 D

meno volatile. Ad un certo istante della vaporizzazione ci si trova, ad esempio, con la concentrazione del liquido yl e del vapore yv. Arrivati alla temperatura T2 tutta la miscela sar passata alla fase vapore e si ritorna alla concentrazione di partenza. Andamento analogo si riscontra a ritroso nel processo

di condensazione della miscela. rilevante osservare che per una miscela zeotropa il cambiamento di fase non avviene ad una certa pressione a temperatura costante, bens con una differenza di temperatura (glide) che pu essere di alcuni gradi. Questa caratteristica pu costituire un vantaggio dal

FIG. 2.39
Ciclo di Lorenz consentito da miscele zeotrope con andamento parallelo delle temperature dei fluidi esterni che si riscaldano nel condensatore e si raffreddano nellevaporatore

temperatura (C)

3 3A 4A 4 5A 5

entropia
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FIG. 2.40
Ciclo di una pompa di calore fra le temperature di 40C e -2C sul diagramma pressione-entalpia della miscela R 410A

momento che nello scambio termico sia al condensatore che allevaporatore nei confronti di un fluido monofase (aria od acqua) le due temperature possono procedere di pari passo. Gli andamenti dei fluidi esterni sono quelli tratteggiati in fig. 2.39 e il ciclo termodinamico (ciclo di Lorenz) consentirebbe delle prestazioni pi elevate. Lo svantaggio delle miscele zeotrope dovuto al fatto che uneventuale perdita di refrigerante ha luogo con composizione prevalente nel componente pi volatile e quindi risulta alterata la proporzione originaria, anche quando la carica viene ripristinata. Risulta quindi necessario sostituire lintera carica. Questo uno dei motivi, assieme a un indice di prestazione energetica eguale o superiore a quello del R22, che ha portato ad impiegare largamente nelle pompe di calore lo R410A che una miscela HFC, come si detto, quasi azeotropa, vale a dire che si comporta

praticamente come una sostanza pura, mostrando un glide di appena 0,1 C. La fig. 2.40 illustra un tipico ciclo di pompa di calore nel diagramma pressione entalpia dello R-410A fra le temperature di condensazione di 40C e di evaporazione di -2C. Si noti che alluscita del compressore la temperatura del refrigerante raggiunge gli 80C. il caso infine di ricordare il recente interesse nei confronti di un fluido frigorifero naturale: lanidride carbonica (CO2). I problemi pi cospicui sono quelli legati alla relativamente elevata pressione critica (circa 74 bar) e alla bassa temperatura critica (31C). Queste caratteristiche impongono il ricorso ad un ciclo transcritico in cui non vi condensazione del vapore, ma si opera sempre al di sopra della pressione critica tramite un gas cooler, uno scambiatore che raffredda il vapore prima della laminazione, con problematiche impiantistiche di non piccola entit.

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CaP. 3 INDICI DI PRESTAZIONE DELLE POMPE DI CALORE


Le prestazioni di una pompa di calore sono descritte principalmente dal COP e dalla sua capacit o potenza termica disponibile. Del COP si detto come dipenda dalle temperature del ciclo per ogni macchina. interessante conoscere il suo valore stagionale che dipende dallandamento delle temperature della sorgente fredda e di quelle del calore prodotto nel corso della stagione di riscaldamento. Tale valore dipende anche dal grado di parzializzazione della macchina e quindi dal suo dimensionamento rispetto al carico di progetto e, per le pompe di calore che operano usando laria esterna come sorgente, dallumidit dellaria. In funzione di questa (e della temperatura che contemporaneamente si manifesta) si possono avere cicli di sbrinamento con penalizzazione della macchina. Anche la capacit della macchina dipende, a parit di velocit di rotazione del compressore dalle temperature. Infatti il compressore normalmente una macchina volumetrica che, ad una certa velocit di rotazione, elabora una portata volumetrica fissata di refrigerante. Qualora si abbia un abbassamento nella temperatura di evaporazione, la portata di massa di conseguenza diminuisce, dato il maggiore volume specifico del vapore di refrigerante. Questo vale generalmente anche per un aumento della temperatura di condensazione, dato che il rendimento volumetrico del compressore tende a diminuire. Le prestazioni istantanee possono essere rappresentate come nel diagramma di fig. 3.1 dove in funzione della temperatura di evaporazione e per diverse temperature di condensazione si leggono sulla scala di sinistra le capacit della macchina e su quella di destra i COP. La figura non specifica la tipologia della sorgente fredda della macchina. Qualora si trattasse di aria esterna si noterebbero delle riduzioni di COP e di capacit dovute agli sbrinamenti della macchina. A questo fenomeno si far riferimento nel capitolo 5, relativo alle sorgenti della pompa di calore. Il COP, come stato definito, un indice adimensionale, dato che si pu interpretare come il rapporto fra la potenza termica fornita dalla macchina (espressa in W) e la potenza elettrica da fornire al compressore (anchessa espressa in W). Negli USA si fa largo impiego dello HPF (Heating Performance Factor) che il rapporto fra la potenza termica espressa in Btu/h e la potenza fornita al compressore
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(espressa questa in W). Si tratta quindi di un rapporto dimensionale (Btu/Wh) che va moltiplicato per 0,293 Wh/Btu per poter istituire un confronto con il COP cos come labbiamo definito. Viene utilizzato anche il valore stagionale del rapporto (SHPF Seasonal Heating Performance Factor). Frequentemente la pompa di calore di tipo invertibile (si possono scambiare i ruoli di evaporatore e condensatore) e in tal caso risulta utile conoscere le sue prestazioni nel funzionamento frigorifero, specificate dallEER (Energy Efficiency Ratio) spesso indicato anche come . Per un ciclo di Carnot inverso vale la relazione: COP =+1 per le macchine reali, dal momento che lenergia fornita al compressore si ritrova in buona parte come energia termica al condensatore. Di fatto la relazione non di (3.1)

grande pratica utilit dal momento che le temperature di funzionamento della macchina sono molto diverse in inverno e in estate. LEER il rapporto fra leffetto frigorifero e il lavoro necessario a produrlo. Qualora le due quantit siano espresse nella stessa unit di misura si tratta di un rapporto adimensionale. Purtroppo negli USA invalsa labitudine di esprimerlo ponendo al numeratore leffetto frigorifero in Btu/h e al denominatore la potenza in W. Ne esce un rapporto dimensionale con dei valori evidentemente non direttamente confrontabili con i precedenti. Il rapporto dimensionale va moltiplicato ancora per 0,293 Wh/Btu per poter istituire il confronto. Spesso negli USA si fa riferimento al SEER (valore stagionale dellindice). Per arrivare alla valutazione del coefficiente stagionale negli USA vengono impiegati gli ARI Standards 210/240 (ARI = Air-Conditioning

Questo vale in maniera approssimata anche

FIG. 3.1
Prestazioni tipiche di una pompa di calore al variare delle temperature di condensazione e di evaporazione

70 60 50 40 30 20 10
e on azi ens nd i co ra d atu per tem

C 30 C 40 C 50
8 7

capacit (kW)

30C 40C 50C

zione ensa cond ra di eratu temp

4 3 2

-10

-5 0 5 temperatura di evaporazione C

10

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COP

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FIG. 3.2
Fattore di correzione per gli apporti interni gratuiti

1,2 1,0 fattore CD 0,8 0,6 0,4 0,2 1000

+
CD

-
2000 3000 gradi giorno 4000

and Refrigeration Institute). Questi si applicano a pompe di calore del tipo aria-aria con potenzialit in riscaldamento inferiore a 19 kW, arrivando alla determinazione dello HSPF. Le prestazioni di una pompa di calore ariaaria dipendono dalla temperatura ed umidit dellaria esterna, dalla temperatura interna degli ambienti riscaldati e dal carico termico. Mentre negli standard ARI 210/240 le condizioni interne sono considerate costanti, la temperatura esterna ed i carichi vengono variati. Per quanto riguarda la curva di carico, essa basata sulla temperatura esterna espressa dalla curva di frequenza, vale a dire dalla durata di ogni intervallo di temperatura (nj, ad esempio in ore/anno). In altre parole il campo di temperature dellaria esterna viene suddiviso in un certo numero di intervalli (di 1 o 2 C ciascuno) e si considera per ognuno di essi la frequenza media (bin method). Ad ogni temperatura dellaria esterna Tj si fa corrispondere un carico BLj (Building Load). Il carico si considera in prima approssimazione dipendere solo dalla differenza fra una

temperatura fissata per lambiente e la temperatura esterna: BLj = 18 - Tj 18 - Tprogetto x C x Qprogetto (3.2)

La temperatura di 18C (per la verit 65F) viene scelta anzich di 20C per tenere conto degli apporti gratuiti (illuminazione, elettrodomestici, ecc.). Negli ultimi anni gli apporti gratuiti sono molto aumentati e si sono visti dipendere dal numero di gradi giorno per cui viene usato un coefficiente C di ulteriore riduzione del carico, valutabile con il grafico di fig. 3.2. Si nota che il grado di incertezza del fattore, indicato dalla varianza , piuttosto rilevante. La temperatura dellaria esterna di progetto ovviamente la Tprogetto e a questa temperatura corrisponde il carico di progetto Qprogetto. Lo HSPF valutato come la somma dellenergia termica fornita dallimpianto che va divisa per il consumo elettrico richiesto. La relazione considerata la seguente e merita alcuni commenti:

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FIG. 3.3
Curva cumulativa della temperatura durante la stagione invernale per Venezia

100% frequenza per cui T < T0

75

50

25

0 -5

T0 (C)

10

15

20

FIG. 3.4
Determinazione del tempo per il quale la temperatura risulta inferiore rispettivamente a 0 C e a 5 C

100% frequenza per cui T < T0

75

50

25

0 -5

T0 (C)

10

15

20

50

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FIG. 3.5
Curva cumulativa del fabbisogno di riscaldamento durante la stagione invernale a Venezia

100% frequenza per cui T < T0

75

50

25

0 -5

T0 (C)

10

15

20

FIG. 3.6
Determinazione della quota di fabbisogno per temperatura inferiore a 0 C

100% frequenza per cui T < T0

75

50

25

0 -5

T0 (C)

10

15

20

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HSPF =
j

BLj (Tj) x
j

( COP (T X ) + RH (T ) ) x N
( BLj (Tj)
j j j

nj N

necessario rielaborare la curva di fig. 3.3 nj (3.3) in modo che la cumulativa rappresenti il fabbisogno. La curva cumulativa di fabbisogno risulta pi ripida nella prima parte della precedente curva cumulativa di temperatura, dal momento che il fabbisogno si considera legato alla differenza fra temperatura interna ed esterna, come si vede dalla fig. 3.5. Nelle condizioni di progetto tuttavia la quota di fabbisogno risulta inferiore al 5% del totale e se si sceglie una temperatura di 0 C per il dimensionamento della pompa di calore si soddisfa pi del 75% del fabbisogno complessivo (fig. 3.6). La quota mancante del fabbisogno viene soddisfatta da un dispositivo ausiliario: se c lallacciamento gas da una caldaia ausiliaria di piccola potenzialit. Negli USA si ricorre a resistenze elettriche. La valutazione va fatta caso per caso. Ad esempio si non si ha lallacciamento gas conviene scegliere decisamente una pompa di calore a giri variabili, la cui capacit al massimo numero di giri sia prossima al carico di progetto, tenuto conto che lelevata inerzia termica di molti sistemi di riscaldamento a bassa temperatura (ad esempio un pavimento radiante) riduce la probabilit di avere condizioni di disagio anche qualora il dimensionamento sia un po inferiore al carico di progetto. La temperatura scelta per la capacit della pompa di calore suddivide il campo di temperature esterne tramite il punto di incontro della linea di carico delledificio con quella di capacit della pompa di calore. Tale punto di incontro prende il nome di balance point. Vale la pena insistere ancora su questo aspetto. Il fabbisogno di riscaldamento

Xj il rapporto fra il carico istantaneo delledificio e la capacit nominale della pompa di calore. Esso va specificato dal momento che il COP dipende dalla temperatura ma anche dal grado di parzializzazione della macchina. nj il numero di ore nellintervallo di temperatura con Tj al centro rapportato al numero totale di ore N di riscaldamento. Infine RH il contributo delle resistenze scaldanti di integrazione (nullo per tutti i valori di temperatura esterna superiori al balance point). Di che si tratta? La descrizione del balance point (punto di equilibrio) consente importanti precisazioni sul funzionamento delle pompe di calore ad aria. Il carico di progetto ha una frequenza abbastanza limitata. Si consideri la curva cumulativa delle temperature per Venezia, rappresentata in fig. 3.3. La temperatura di progetto -5C. Per meno del 20% del tempo la temperatura inferiore agli 0C, mentre per il 50% del tempo inferiore a 5C (fig. 3.4). Se si sceglie di dimensionare la capacit della pompa di calore sulla temperatura di progetto, essa lavorer sistematicamente parzializzata, con eventuali penalizzazioni sul COP e con un costo iniziale legato alla maggiore potenzialit. Si ritiene quindi spesso conveniente dimensionare la macchina su di una temperatura pi alta di quella di progetto, ad esempio per 0C. Se si vuole allora stimare la percentuale di fabbisogno soddisfatta dalla pompa di calore,

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FIG. 3.7
Curva di carico di riscaldamento di un edificio in funzione della temperatura dellaria esterna

kW

fab bis ogn o

del led ific io

-10

-5

5 10 temperatura esterna

15

20

delledificio spesso si considera linearmente dipendente dalla temperatura dellaria esterna. La curva di carico parte da una temperatura dellaria esterna al di sopra della quale non vi fabbisogno dal momento che le dispersioni sono compensate dagli apporti gratuiti: la radiazione solare, lenergia assorbita dagli elettrodomestici, lilluminazione. Laltro punto caratteristico della curva di carico quello del fabbisogno in condizioni di progetto (fig. 3.7). La capacit della pompa di calore ad aria ha un andamento in controtendenza rispetto a quello appena esaminato. Infatti la sua capacit diminuisce con la temperatura. Al diminuire della temperatura dellaria esterna (sorgente fredda in questo caso della pompa di calore) diminuisce anche la temperatura di evaporazione del refrigerante. A questa diminuzione fa riscontro un aumento del volume specifico del refrigerante. Dal

momento che il compressore normalmente di tipo volumetrico, vale a dire elabora un definito volume di gas ad una certa velocit di rotazione, ne consegue che al diminuire della temperatura diminuisce la portata di massa di refrigerante, dato che la portata di massa il prodotto della portata volumetrica V per il volume specifico v: m = Vv Dalla portata di massa di refrigerante dipende la potenza di riscaldamento della macchina che deriva dal desurriscaldamento a valle del compressore e soprattutto dalla condensazione del refrigerante. Una curva orientativa della capacit della macchina in funzione della temperatura esterna potrebbe essere quella rappresentata in fig. 3.8. Il punto di incontro delle due curve appunto il balance point (fig. 3.9). Come indicato nella (3.4)

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FIG. 3.8
Curva di capacit di riscaldamento di una pompa di calore ad aria in funzione della temperatura dellaria esterna

kW

acit cap

e alor di c pa pom

-10

-5

5 10 temperatura esterna

15

20

FIG. 3.9
Balance point: punto di incontro della curva di fabbisogno e di quella di capacit di riscaldamento della pompa di calore in funzione della temperatura dellaria esterna

kW

fab bis ogn o


capacit insufficiente

acit cap

capacit esuberante

-10

-5

3 5 10 temperatura esterna

15

20

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FIG. 3.10
Curve di potenza termica,
valutazione percentuale della capacit della pompa di calore e delle potenze allingresso

175

frigorifera ed assorbita, di COP invernale ed estivo e di fabbisogno in funzione della temperatura dellaria esterna

150 potenza termica 125 riscaldamento ausiliario 100 potenza in ingresso BALANCE POINT carico delledificio 50 COP (a) 25 td 0 -15 carico frigorifero 3 (cop) 2 0 5 10 15 riscaldamento 28 33 temperatura del pozzo termico condizionamento estivo 38 4 potenza in ingresso potenza frigorifera

75

COP (b)

-10

-5

temperatura della sorgente fredda

figura, al di sotto del balance point la capacit insufficiente e quindi va opportunamente integrata con un sistema ausiliario, mentre al di sopra la capacit esuberante e la macchina deve funzionare parzializzata. La situazione viene descritta in modo pi esauriente nella sua complessit dalla fig. 3.10. Si nota anzitutto la curva di carico delledificio che si annulla per una temperatura di 18C dellaria esterna e che cresce linearmente fino ad una temperatura di progetto di -10C (zona molto fredda). Nella parte di destra del grafico viene rappresentato il carico frigorifero estivo che sale da un valore nullo alla temperatura di 26C fino al valore di progetto per una temperatura esterna di 38C. La curva di prestazione della pompa di calore incontra la curva di carico delledificio ad una temperatura appena al di sotto di 0 C (balance point). Viene segnata tratteggiata

unarea alla quale proporzionale lentit dellenergia fornita dal sistema ausiliario. Il problema non si pone destate dal momento che la macchina riesce a soddisfare sempre il carico frigorifero e lavora parzializzata per valori inferiori di temperatura dellaria esterna. Nel grafico si vedono tratteggiate le curve di potenza elettrica allingresso della macchina. A fronte di una minore capacit della macchina si ha anche una minore potenza elettrica assorbita, salvo che il COP diminuisce al diminuire della temperatura della sorgente fredda (o allaumentare della temperatura del pozzo termico). Ne consegue che la capacit offerta dalla macchina aumenta pi rapidamente di quanto aumenti la potenza assorbita dal compressore: il COP aumenta, appunto. Tornando alla relazione (3.3) vanno espresse le prestazioni delle pompe di calore. Lo

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standard ARI definisce a questo scopo sei zone climatiche per gli USA. Il costruttore deve comunque specificare nei valori nominali lo HSPF nella zona IV per la quale la curva di carico delledificio appunto una relazione lineare che parte da carico nullo ad una temperatura dellaria esterna di 18,3 C (65 F). La misura in laboratorio delle prestazioni della pompa di calore va svolta nei vari punti di carico secondo la curva di carico per i diversi intervalli j di temperatura. Per una macchina a capacit fissa, al di fuori dellintervallo di brinamento (di cui si dir fra poco), capacit e potenza assorbita vengono stimati variare linearmente con la temperatura dellaria esterna. I due punti di misura sono realizzati per temperature esterne di 8,3C e -8,3C. Allinterno della zona di brinamento (da 8,3C a 2,8C), capacit e potenza assorbita sono fatte variare linearmente fra -8,3 e 2,8 C. In ultima analisi sono necessari tre punti di misura. Si possono trovare tre situazioni diverse: 1) se la capacit della macchina supera il carico richiesto, lunit lavora in attaccastacca. I costruttori possono realizzare un test supplementare per misurare la penalit in questa modalit operativa, indicando un fattore Cd di penalizzazione oppure utilizzare un valore di default di 0,25 che significa che il COP della macchina risulta ridotto del 25% a carico nullo mentre non viene modificato a pieno carico (100%). 2) Il carico termico risulta pi elevato della capacit disponibile dalla pompa di calore. In questo caso un riscaldamento elettrico

viene aggiunto fino alla concorrenza del carico richiesto. 3) La pompa di calore viene fermata a temperature esterne molto basse e si opera solo con il riscaldamento ausiliario. Una variante pi evoluta della pompa di calore a capacit fissa quella a doppia velocit. In questo caso si devono rilevare 6 punti di misura per tracciare le due curve alla velocit minore e maggiore del compressore. Il punto cruciale qui si ha quando il carico si trova ad un livello intermedio fra le due capacit. Alla velocit maggiore la capacit della pompa esuberante e si deve provvedere alla parzializzazione; alla velocit pi bassa si deve intervenire con sorgente ausiliaria. In entrambi i casi vanno computate le prestazioni, anche se verosimilmente si sceglier la prima delle due possibilit. Infine le pompe di calore possono essere dotate di inverter e funzionare a giri variabili. Alla frequenza minima si eseguono prove solo a temperature relativamente elevate, 8,3C e 13,3C. Alla frequenza massima le prove si eseguono alle temperature di -8,3C e 8,3C. La frequenza intermedia viene testata solo a 2,8C e valutata con la seguente relazione:

Si fatto cenno prima al problema dellintervallo di brinamento. Com noto laria pu contenere una quantit pi o meno grande di vapore acqueo: la quantit che pu essere contenuta tanto pi grande, quanto pi alta la temperatura. Ecco che se laria ha un determinato contenuto di vapore dacqua ad una certa temperatura, se questa diminuisce, il contenuto pu

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diventare eccessivo per la nuova temperatura raggiunta: laria non in grado di contenere tanto vapore acqueo e la quantit eccedente tende a separarsi, condensando sulle superfici pi fredde disponibili. Ecco perch il freezer del nostro frigorifero si ricopre in tempi abbastanza brevi di una crosta di ghiaccio: a parte lessiccazione di eventuali derrate introdotte, ad ogni apertura chiusura dello sportello entra laria della cucina con maggiore contenuto di vapore dacqua. Alla bassa temperatura interna del frigorifero laria pu contenere un quantitativo limitatissimo di vapore acqueo: allora la parte eccedente condensa e successivamente solidifica sulle pi fredde pareti del freezer. Si sar osservato che lo strato di ghiaccio si ispessisce pi rapidamente destate, quando, almeno nel nostro clima, laria pi calda e con un contenuto di vapore pi alto. Lo strato di ghiaccio aumenta la resistenza termica fra fluido evaporante nei serpentini del freezer e laria interna del frigorifero. In corrispondenza il funzionamento meno favorevole. Nella batteria esterna della pompa di calore il processo seguito non molto diverso. Le pareti della batteria sono pi fredde di alcuni gradi rispetto allaria esterna: se la differenza di temperatura abbastanza grande (per la precisione la temperatura della parete deve essere inferiore alla temperatura di rugiada dellaria), parte del vapore condensa e laria esce dalla batteria con un minore contenuto di vapore, come si dice di solito, deumidificata. Se le pareti della batteria hanno una temperatura inferiore a 0 C, lacqua condensata solidifica proprio come nel freezer in strati sempre pi spessi. Aumenta

la resistenza termica fra fluido evaporante ed aria: inoltre il ghiaccio occupa lo spazio di passaggio dellaria, che pu attraversare la batteria in minore quantit. una condizione di funzionamento molto sfavorevole e che pu condurre alla fermata della pompa di calore. Contrariamente a quanto si pu credere, le condizioni per il brinamento non si hanno a temperature molto basse dellaria, dal momento che a tali temperature il contenuto di vapore dacqua molto basso. Viceversa il brinamento pu risultare frequente per temperature dellaria fra -5 C e 5 C quando lumidit relativa superi il 60%. Nei nostri climi una condizione frequentissima in tutta la stagione invernale. Ben prima che si blocchi la batteria esterna necessario effettuare lo sbrinamento. Lazione di sbrinamento deve essere automatica e lo sbrinamento deve attuarsi in breve tempo, affinch la pompa di calore possa riprendere subito il suo funzionamento. La necessit di sbrinamento viene identificata, rilevando variazioni di propriet imputabili alla presenza di uno strato di ghiaccio. Ad esempio, si visto che, quando la batteria brinata, lo spazio di passaggio dellaria si riduce: ci significa che aumentano le perdite di carico attraverso la batteria. Vi una maggiore differenza di pressione: un semplice manometro differenziale pu attivare quindi il ciclo di sbrinamento, quando si raggiunga un certo valore. Oppure, se la batteria brinata, aumenta la resistenza termica: aumenta cos la differenza di temperatura fra fluido evaporante ed aria. In questo caso una misura di differenza di temperatura pu attivare il ciclo di sbrinamento. Oppure, pi

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semplicemente, si pu attivarlo con una certa periodicit, ad esempio una volta ogni ora, quando la temperatura dellaria esterna e la sua umidit siano tali da rendere probabile il brinamento. Con il ciclo di sbrinamento si scioglie tutto il ghiaccio che copre la batteria: il sistema pi semplice e di aumentarne la temperatura delle pareti. Il metodo pi comune nelle pompe di calore cosiddette invertibili quello di invertire il ciclo, facendole funzionare per alcuni minuti nel ciclo estivo. Come si ricorder, ci pu essere ottenuto con lazionamento della ben nota valvola di inversione a quattro vie. Lo scambiatore interno funge da evaporatore e la batteria esterna da condensatore. La potenza termica disponibile alla batteria elimina rapidamente il ghiaccio. Linconveniente pi grave di questa metodologia che durante il ciclo di sbrinamento una certa quantit di calore viene sottratta allinterno delledificio. Talvolta,

per evitare sgradevoli sensazioni di freddo, durante il ciclo di sbrinamento viene fornita allinterno una certa potenza termica. Secondo unaltra possibilit si provvede ad effettuare uniniezione di gas caldo proveniente dal compressore verso la batteria esterna (fig. 3.11). Questa modalit provoca minori disagi nel locale riscaldato (non vi effetto frigorifero nel locale riscaldato, ma manca comunque una quota della potenza del riscaldamento). Si hanno tempi pi lunghi di sbrinamento e costi energetici pi elevati. Lo sbrinamento comporta un costo energetico che pu superare anche il 10% di quanto fornito dalla macchina con un andamento molto dipendente dalla situazione climatica. Loperazione risulta penalizzante dal punto di vista del rendimento della pompa di calore, tanto che se si rappresenta il COP in funzione della temperatura esterna si incontra un tipico punto di flesso della curva

FIG. 3.11
Schema di circuito con valvola per iniezione di gas caldo alla batteria esterna

VALVOLA DI SBRINAMENTO COMP. CONDIZIONATORE VALVOLA DI LAMINAZIONE EVAPORATORE

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FIG. 3.12
Andamento del COP di una pompa di calore ad aria in funzione della temperatura dellaria esterna per tre diverse umidit relative

120% COP (% VALORE NOMINALE) 110% 100% 90% 80% 70% 60% -10

UR = 90% UR = 70% UR < 50%

-5

0 5 T EMPERATURA (C)

10

15

in corrispondenza delle condizioni per le quali esiste lesigenza dello sbrinamento (fig. 3.12). Il brusco calo di COP dovuto alla necessit di attuare lo sbrinamento si nota a partire dalla temperatura di 6 C con unumidit relativa

del 60% e diventa molto grande per una temperatura di 4 C ed unumidit relativa del 90%. Ecco che risulta fondamentale lidentificazione precisa del momento per il quale risulta necessario avviare lo

FIG. 3.13
Intervallo di tempo in minuti ottimale fra due sbrinamenti in funzione della temperatura dellaria esterna per umidit relative variabili fra 60% e 100%

TEMPO OTTIMALE FRA 2 SBRINAMENTI (MINUTI)

600 500 400 300 200 100 -15 -10 -5 0 +5 +10


100% 90% 80% 70%

T EMPERATURA DELLARIA ESTERNA (C)

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sbrinamento e di quando questo si pu considerare terminato. La problematica della massima importanza nel nostro clima della pianura padana, dal momento che proprio nel campo di temperature esterne da 5C fino a 0C che risulta massima la formazione di brina. Questo fatto risulta confermato dal diagramma di fig. 3.13 nel quale in funzione della temperatura dellaria esterna vengono indicati i tempi ottimali fra due sbrinamenti consecutivi per umidit relative variabili dal 60% al 100%. Oltre alla riduzione del COP lenergia richiesta per operare lo sbrinamento tuttaltro che trascurabile. Il diagramma di fig. 3.14 illustra la percentuale di energia richiesta dallo sbrinamento rapportata alla complessiva energia richiesta dalla pompa di calore per diverse condizioni operative rispettivamente dellaria esterna e dellacqua calda prodotta. Lo sbrinamento pu avvenire per iniezione di gas caldi allevaporatore o per inversione di

ciclo. Si vede che in media circa il 10% dellenergia viene richiesta dallo sbrinamento con prestazioni peggiori con la modalit di iniezione di gas caldi. Si nota poi come la temperatura pi penalizzante sia quella di 2C con punte del 15%. interessante a questo punto analizzare anche il tempo richiesto per lo sbrinamento. La fig. 3.15 riporta delle valutazioni secondo le quali ancora una volta il tempo funzione delle condizioni dellaria esterna e in alcuni casi supera il 10% del tempo di funzionamento della macchina. Nel caso del sistema a inversione di ciclo il rettangolo superiore mostra la quota di tempo necessaria a rimettere a regime il condensatore, divenuto freddo per il suo funzionamento da evaporatore. La valutazione della penalit dovuta al brinamento, in assenza di dati specifici del costruttore, si valuta con diagrammi come

FIG. 3.14
Percentuale della complessiva energia elettrica richiesta da pompa di calore a seconda che lo sbrinamento sia realizzato con iniezione di gas caldi (HG) o con inversione di ciclo (PR) - A2/W35 temperatura dellaria 2C e dellacqua 35C

% DI ENERGIA UTILIZZATA PER SBRINAMENTO

16 14 12 10 8 6 4 2 0 A-7/W35 A-7/W50 A2/W35 A2/W50 A7/W35 A7/W50 hG PR hG PR hG PR hG PR hG PR hG PR

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FIG. 3.15
Percentuale del tempo complessivamente utilizzato per lo sbrinamento sul totale delle ore di funzionamento della pompa di calore

% DEL TEMPO UTILIZZATO PER SBRINAMENTO

18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 hG PR A-7/W35 hG PR A-7/W50 hG PR A2/W35 hG PR A2/W50 hG PR A7/W35 hG PR A7/W50

quello di fig. 3.16 che mostrano landamento di un coefficiente correttivo C1 del COP di una pompa di calore ad aria in funzione della temperatura esterna per varie umidit relative. Il recente decreto 7/4/08 relativo alle

detrazioni fiscali per spese di riqualificazione energetica fissa dei limiti inferiori sia per il COP a regime delle macchine che per lEER, fissando i valori di prova e i limiti a seconda della tipologia delle macchine distinguendo

FIG. 3.16
Andamento di un coefficiente correttivo C1 del COP di una pompa di calore ad aria in funzione della temperatura esterna per varie umidit relative

1,0 0,9

50%
6 =
85 95
-25 -20 -15 -10 -5 T0 (C)

0%

C1 = (COP)/ (COP) = 50%

0,8

0,6

10
0 5

0%

0,7

10

15

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taBELLa 3.1 vALORI LIMITE DM 7/4/08


TIPO DI POMPA DI CALORE aria/aria aria/acqua salamoia/aria salamoia/acqua acqua/aria acqua/acqua AMBIENTE ESTERNO [C] tbsi: 7 tbui: 6 tbsi: 7 tbui: 6 ti: 0 ti: 0 ti: 15 tu: 12 ti: 10 AMBIENTE INTERNO [C] tbsi: 20 tbui: 15 ti: 30 tu: 35 tbsi: 20 tbui: 15 ti: 30 tu: 35 tbsi: 20 tbui: 15 ti: 30 tu: 35 COP 3,9 4,1 4,3 4,3 4,7 5,1 AMBIENTE ESTERNO [C] tbsi: 35 tbui: 24 ti: 35 tu: 24 ti: 30 tu: 35 ti: 30 tu: 35 ti: 30 tu: 35 ti: 30 tu: 35 AMBIENTE INTERNO [C] tbsi: 27 tbui: 19 ti: 23 tu: 18 tbsi: 27 tbui: 19 ti: 23 tu: 18 tbsi: 27 tbui: 19 ti: 23 tu: 18 EER 3,4 3,8 4,4 4,4 4,4 5,1

Tabella 3.1 COP ed EER limite del DM 7/4/08. Significato dei pedici: bs = bulbo secco; bu = bulbo umido; i = ingresso; u = uscita

i fluidi trattati dalle macchine sia verso la sorgente esterna che verso linterno. I valori limite sono riportati nella Tabella 3.1. Come si vede la tabella non fa riferimento a valori stagionali, specificando le temperature a bulbo secco e a bulbo umido dellaria esterna. In prospettiva tuttavia previsto a livello europeo che si faccia riferimento rispettivamente ad uno SCOP (COP stagionale) e ad uno SEER (Energy Efficiency Ratio stagionale). Secondo i documenti preliminari il riferimento sar al clima di Strasburgo, che viene considerato freddo per una pompa di calore aria-aria, soprattutto rispetto al Sud Europa, ma che si considera consenta un confronto comune fra i vari sistemi di riscaldamento. Il costruttore dovr fornire la capacit della macchina per una temperatura di progetto di -10C con lopzione di indicare una capacit di riscaldamento fra -7 C e 2 C. La curva di carico viene tracciata linearmente a partire dalle condizioni di progetto con zero carico alla temperatura di 16 C. Vanno valutati COP e rapporti di carico per le temperature esterne di -7,2,7 e 12 C per una temperatura interna di 20 C. La somma dei prodotti dei carichi termici ad ogni intervallo di temperatura per il numero di ore degli intervalli viene divisa per il prodotto della potenza elettrica assorbita

per le ore dei vari intervalli. In questo modo si ottiene lo SCOP. Verr introdotta una funzione di etichettatura di qualit delle macchine in funzione dello SCOP. Per fornire dei dati orientativi, entro i primi due anni dellentrata in vigore della Direttiva il valore minimo di SCOP dovr essere di almeno 3,2 (e di SEER di almeno 3,6) mentre entro 4 anni i valori dovranno salire ad almeno 3,5 (4,3 per lo SEER). Per fornire dei valori di confronto i valori minimi per ottenere la qualificazione energy star negli USA sono di un HSPF di almeno 2,4 e di SEER di 4,1 con valori simili sia per sistemi split che per apparecchi centralizzati. Se si volesse valutare a tavolino la prestazione stagionale di una pompa di calore ad aria indispensabile conoscere da un lato la distribuzione di temperatura e di umidit dellaria esterna nel corso della stagione invernale e dallaltro la penalizzazione dovuta al funzionamento ai carichi parziali. In assenza di dati forniti dal costruttore pu valere come indicazione orientativa una relazione del tipo: C2 = 0,36 x PAR + 0,64 del COP e PAR il rapporto fra il carico nellintervallo di temperatura considerato e la capacit della pompa di calore a quella temperatura. (3.5)

nella quale C2 il coefficiente di riduzione

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Il procedimento di calcolo si articola nelle fasi seguenti: 1 In base alla macchina prescelta si valuta per ogni intervallo di temperatura il COP e la capacit, attraverso diagrammi o tabelle con le informazioni di Figura 3.1. 2. Nota la trasmittanza dell'edificio si calcolano le dispersioni medie relative ad ogni intervallo di temperatura dal prodotto della trasmittanza per la differenza fra 18 C e la temperatura media dell'intervallo considerato. La scelta di 18 C, anzich del valore di 20 C al quale si vuole mantenere l'ambiente, cerca di tener conto in maniera approssimativa degli apporti gratuiti. 3. Quando il rapporto fra le dispersioni calcolate in (2) e la potenzialit calcolata in (1) inferiore all'unit, esso si pu considerare una stima della percentuale di utilizzo della macchina in quell'intervallo di temperatura. 4. Si corregge il COP calcolato al punto (1) con il fattore correttivo CI, dovuto all'umidit relativa, e con il fattore C2, dovuto al funzionamento a carico parziale, fattori desumibili eventualmente da tabelle e grafici. 5. Le dispersioni medie dell'edificio calcolate in (2) moltiplicate per il numero di ore relativo ad un certo intervallo di temperatura forniscono il fabbisogno complessivo di energia che compete nel mese a tale intervallo. 6. La capacit calcolata in (1) moltiplicata per il numero di ore relativo all'intervallo di temperatura e, quando il rapporto in (3) sia inferiore all'unit, per la percentuale di utilizzo della macchina porge l'energia

disponibile al condensatore della pompa di calore in quell'intervallo di temperatura. 7. Il rapporto fra l'energia fornita al condensatore, calcolata in (6), e il COP, calcolato in (4), d l'energia meccanica impiegata al compressore relativa all'intervallo di temperatura. 8. La differenza fra il fabbisogno energetico in (5) e l'energia fornita al condensatore calcolata in (6) d l'energia ausiliaria necessaria relativa ad un certo intervallo di temperatura. Le somme per tutti gli intervalli di temperatura delle quantit calcolate in (5), (6), (7), (8) danno rispettivamente: 1. i fabbisogni energetici complessivi mensili dell'edificio; 2. l'energia complessivamente fornita dalla pompa di calore; 3. l'energia meccanica mensile richiesta; 4. l'energia ausiliaria mensile. Esempio numerico 3.1 Un edificio monofamiliare ubicato a Venezia viene riscaldato con una pompa di calore ad aria. Ledificio presenta una trasmittanza complessiva di 400 W/K. Si impiega una pompa di calore della potenza nominale di 5 kW. La sua capacit in funzione della temperatura dellaria esterna rappresentata con la retta: Qc = 4,2 + tE 10 kW

Landamento del COP si pu approssimare con la retta: COP = 2,5 + 0,05 x tE Si devono introdurre al COP due coefficienti correttivi, uno dovuto al brinamento che va

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taBELLa 3.1 vALUTAZIONE DEL COP CORRETTO PER LA PARZIALIZZAZIONE DELLA POMPA DI CALORE
INTERVALLO DI TEMPERATURA VALORE CENTRALE 17 15 13 11 9 7 5 3 1 -1 -3 -5 UAt (kJ/h) 1440 4320 7200 10080 12960 15840 18720 21600 24480 27360 30240 33120 QC (kJ/h) 21240 20520 19800 19080 18360 17640 16920 16200 15480 14760 14040 13320 COP 3,35 3,25 3,15 3,05 2,95 2,85 2,75 2,65 2,55 2,45 2,35 2,25 PAR 0,068 0,211 0,364 0,528 0,706 0,898 1,000 1 1 1 1 1 C2 0,664 0,716 0,771 0,830 0,894 0,963 1 1 1 1 1 1 COP x C2 2,23 2,33 2,43 2,53 2,64 2,75 2,75 2,65 2,55 2,45 2,35 2,25

Tabella 3.2 Andamento per i diversi intervalli di temperatura (colonna 1) dei carichi termici delledificio (colonna 2), della capacit della pompa di calore (colonna 3), del COP

(colonna 4), dellentit della parzializzazione (colonna 5), della penalit dovuta alla parzializzazione (colonna 6) e del COP cos corretto (colonna 7)

taBELLa 3.3 vALUTAZIONE DEL COP MEDIO MENSILE


INTERVALLO DI TEMPERATURA VALORE CENTRALE 17 15 13 11 9 7 5 3 1 -1 -3 -5 n (h) 0 0 0 6 37 110 127 160 112 106 73 8 88 72 81 84 81 88 90 92 63 MPF = 2,29 UR (%) COP x C2 2,23 2,33 2,43 2,53 2,64 2,75 2,75 2,65 2,55 2,45 2,35 2,25 1 0,96 0,95 0,9 0,91 0,83 0,82 0,85 0,96 2,53 2,53 2,61 2,48 2,41 2,12 2,01 2,00 2,16 SOMMA 60 480 1742 2377 3456 2742 2900 2208 265 16230 60 480 1742 2377 3456 2742 1565 1025 107 13554 24 189 668 961 1433 1295 779 513 49 5912 0 0 0 0 0 0 1336 1183 158 2677 C1 COP DISPERSIONI (Mj) QC (Mj) W (Mj) Qaux (Mj)

Tabella 3.3 Valutazione del COP medio mensile dellapplicazione considerata. Gli intervalli di temperatura e le frequenze sono riportate nelle prime due colonne. La colonna 3 riporta lumidit relativa media nellintervallo

di temperatura considerato. La colonna 4 restituisce il COP gi valutato nella tabella 3.2. La colonna 5 d i fattore correttivo per lo sbrinamento. La colonna 6 fornisce il COP corretto. Le dispersioni delledificio sono riportate per ogni intervallo di temperatura in

colonna 7, mentre la colonna 8 d la capacit della pompa di calore. La colonna 9 d lenergia elettrica richiesta dalla pompa di calore. Al di sotto della temperatura di -1C questa non riesce a fornire tutta lenergia richiesta e lultima colonna d lenergia ausiliaria necessaria

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valutato con il grafico di fig. 3.16, Il secondo coefficiente dovuto al funzionamento a carico parziale ed valutabile con la relazione (3.5). Si costruisce anzitutto una matrice con i valori degli intervalli di temperatura considerati, con la stima dei carichi, della capacit della macchina, del COP e della penalizzazione dovuta al funzionamento parzializzato, come in Tabella 3.2.

Si prende poi un mese, ad esempio gennaio e si riportano le ore e le umidit relative pi probabili, valutando il coefficiente correttivo per il brinamento della batteria, il COP corretto per lo sbrinamento e le altre grandezze di interesse come in tabella 3.3. Si cos trovato un valore medio mensile del COP pari a 2,29. Loperazione va ripetuta mese per mese per trovare lo SCOP (o SHPF).

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CaP. 4 APPLICAZIONE DELLE POMPE DI CALORE NEL RISCALDAMENTO RESIDENZIALE E NEL TERZIARIO
4.1 CONSIDERAZIONI DI CARATTERE GENERALE Nel prendere in considerazione il possibile impiego di una pompa di calore in un qualsiasi impianto, si dovrebbe sempre tenere presente la rilevante sensibilit delle sue prestazioni alle temperature massima e minima del ciclo o, pi sinteticamente, all'incremento di temperatura che la pompa di calore garantisce rispetto alla sorgente fredda. Con prestazioni si intendono sia COP della macchina che capacit. Per quanto riguarda il COP gi molto significativo l'andamento suggerito dal ciclo di Carnot inverso: COP = Tc Tc -Te Si veda l'intervallo entro cui pu variare il COP in fig. 4.1 in funzione dell'incremento di temperatura consentito dalla pompa di calore. La fascia pi in alto dei valori compete alle macchine di piccola taglia e di limitata qualit. I valori intermedi competono a macchine moderne, mentre i COP pi alti sono quelli relativi alle macchine di grossa taglia. L'andamento della capacit risulta

FIG. 4.1
COP (scala di destra) ovvero rapporto fra energia e calore trasferito (scala di sinistra) nellipotesi di ciclo ideale e per macchine reali in funzione dellincremento di temperatura

0,6 0,5

0,3 0,2 0,1

100

macchine reali hP refrigerazione

COP 2

Ex/Q

3 4 5
riscaldamento

10 20 50

50

0 50 100 incremento di temperatura (K)

150

200

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altrettanto penalizzante al crescere del divario di temperatura. Questo dato di partenza fondamentale fornisce un primo importante suggerimento. Prima di compiere qualsiasi sforzo per ricercare sorgenti termiche a livelli di temperatura pi convenienti, consigliabile selezionare con cura i sistemi di riscaldamento, in modo da abbassare la temperatura di fornitura dell'energia termica. privo di senso rivolgersi a sistemi che utilizzano la massima temperatura consentita dalla macchina (di solito fra 50 e 60C), quando ci si pu rivolgere a sistemi che, adeguatamente dimensionati, consentono di lavorare a temperature non superiori a 35C: basti pensare a pavimenti o soffitti radianti, ovvero a sistemi ad aria calda. Questo non preclude il possibile impiego di terminali di impianto a radiatori, cos diffusi nelledilizia esistente. vero che i radiatori sono di solito dimensionati su di una

temperatura di progetto di arrivo dellacqua a 70-80C che al di sopra dei valori di impiego ordinario di una pompa di calore. Di solito, per, nel retrofitting dellesistente si opera anche un intervento di isolamento termico che riduce il carico di progetto delledificio: rispetto ad un edificio non isolato non difficile pervenire ad una riduzione del 50% nel carico di progetto. Come si vedr, una simile riduzione consente di mantenere i radiatori esistenti alle nuove temperature della pompa di calore, senza dover neppure maggiorarli. Altri problemi con cui ci si deve confrontare nei sistemi con pompa di calore sono dovuti a diverse temperature richieste dallimpianto sia per terminali di impianto differenti nel caso di pompa di calore al servizio di un edificio con svariate utenze diverse oppure, pi comunemente, per la richiesta di acqua calda sanitaria con valori attorno a 50-55C e relativi scaldasalviette dei bagni.

FIG. 4.2
COP di modelli di pompe di calore Ferroli del tipo aria-acqua in funzione della temperatura a bulbo umido dellaria esterna. Le curve di sinistra si riferiscono ad una temperatura dellacqua prodotta di 35C, quelle di destra di 55C

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E ancora unaltra questione da affrontare quella relativa allintegrazione con sorgenti termiche diverse, dal solare termico e fotovoltaico, ovvero alla presenza di funzionamento estate-inverno con acqua calda sanitaria. Conviene essere puntualmente precisi sulla prestazione delle macchine a seconda della temperatura dellenergia termica prodotta. Come si ricorder dal capitolo precedente, vi una forte influenza della temperatura della sorgente fredda sia su capacit che COP (entrambi aumentano al crescere di tale temperatura). Influenza altrettanto forte data dalla temperatura lato caldo. Si consideri anzitutto una pompa di calore aria-acqua (sorgente fredda aria esterna con riscaldamento di acqua). La fig. 4.2 mostra gli andamenti di COP per una temperatura utile di 35C (grafico di sinistra) e di 55C (grafico di destra) in funzione della temperatura a bulbo umido dellaria esterna (sorgente fredda

della pompa di calore) per diversi modelli di pompa di calore. Si nota in entrambi i casi il flesso tipico delle curve attorno agli 0C per i cicli di sbrinamento. Le curve si prolungano fino ad una temperatura esterna di -20C con un COP al livello non disprezzabile di 2 (dislivello di 55C fra caldo prodotto e sorgente fredda) quando la mandata a 35C. Viceversa se la mandata a 55C il precedente valore di COP si raggiunge a -5C (sostanzialmente stesso dislivello di prima). Si osservi come ad una temperatura della sorgente fredda di 5C a bulbo umido (valore tipico stagionale del Nord Italia) il COP sia orientativamente fra 4 e 4,5 per la mandata a bassa temperatura e di 2,5-3,0 per la temperatura di mandata pi alta. Un comportamento analogo si ritrova in termini di capacit della macchina (fig. 4.3). La differenza molto meno marcata che per il COP, in parte anche per questo. Il pi basso

FIG. 4.3
Capacit dei modelli di pompe di calore Ferroli del tipo aria-acqua gi considerate nella precedente figura in funzione della temperatura a bulbo umido dellaria esterna. Le curve di sinistra si riferiscono ad una temperatura dellacqua prodotta di 35C, quelle di destra di 55C

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COP per temperature di mandata pi elevate implica infatti una maggiore potenza assorbita al compressore, potenza che si ritrova quasi tutta al condensatore, in aggiunta allenergia che la macchina riuscita a valorizzare dallevaporatore. Un altro elemento da considerare con cura il grande incremento di capacit della macchina al crescere della temperatura della sorgente fredda: passando da 5C a 20C la capacit della macchina pi grande aumenta da 33 a 45 kW. Si dir che a 20C non necessario pi il riscaldamento. Ma resta comunque il riscaldamento dellacqua calda sanitaria, carico ben pi ridotto di quello del riscaldamento ambientale e che deve essere in grado di scambiare energia termica con la macchina a potenzialit confrontabili con quelle appena viste. Considerazioni non dissimili e, in qualche caso, ancora pi marcate si possono ritrovare analizzando le prestazioni di pompe di

calore acqua-acqua. La fig. 4.4 analizza il campo tipico in cui la sorgente fredda acqua superficiale o sotterranea. Per una temperatura tipica della sorgente fredda di 10C il COP supera per bassa temperatura di mandata il valore 5, mentre resta a 3 per 55C di mandata. Per gli andamenti di capacit di fig. 4.5 si ripetono le considerazioni viste prima. Infine vale la pena esaminare per macchine reali quanto pu avvenire per impianti a pompa di calore a terreno (fig. 4.6), in cui, in funzione del dimensionamento delle termosonde e del tipo di terreno, le temperature si collocano normalmente fra -5C e 5C: al valore caratteristico di 0C il COP circa 4 per la mandata a 35C ed appena 2,4 per 55C. Vale la pena osservare che con sorgente aria a parit di temperatura il COP sarebbe stato di oltre il 10% inferiore per le peggiori qualit di scambio termico fra aria e liquido con levaporatore della pompa

FIG. 4.4
COP di modelli di pompe di calore Ferroli del tipo acqua-acqua in funzione della temperatura dellacqua in arrivo dalla sorgente fredda (acqua di falda). Le curve di sinistra si riferiscono ad una temperatura dellacqua calda prodotta di 35C, quelle di destra di 55C

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FIG. 4.5
Capacit dei modelli di pompe di calore Ferroli del tipo acqua-acqua gi considerate nella precedente figura in funzione della temperatura a bulbo umido dellaria esterna. Le curve di sinistra si riferiscono ad una temperatura dellacqua prodotta di 35C, quelle di destra di 55C

di calore. Il quadro si completa in fig. 4.7 dove si riportano i valori di capacit per pompe di calore a terreno. Un ultimo punto che conviene tenere

presente in questo contesto che nel riscaldamento dellacqua sanitaria ci si confronta con valori prevalenti rappresentati dai grafici di destra, quindi con COP mediamente pi bassi. Valutando il COP

FIG. 4.6
COP di modelli di pompe di calore Ferroli del tipo acqua-acqua in funzione della temperatura dellacqua in arrivo dalla sorgente fredda (geotermico). Le curve di sinistra si riferiscono ad una temperatura dellacqua calda prodotta di 35C, quelle di destra di 55C

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stagionale della pompa di calore non solo vi una dipendenza dalla temperatura scelta per i terminali di riscaldamento, ma anche dal peso che il riscaldamento dellacqua sanitaria ha sul totale. Dal momento che allaumentare delle caratteristiche di isolamento degli edifici i carichi di riscaldamento si riducono in modo significativo, la tendenza a un peso crescente del carico dovuto allacqua sanitaria con conseguenze non trascurabili sul COP stagionale della pompa di calore nellimpianto. 4.2 I TERMINALI DI IMPIANTO I terminali di impianto sono in Europa generalmente di tipo idronico: si va dai classici radiatori ai fan coil (ventilconvettori) per terminare con i sempre pi diffusi sistemi radianti a pavimento o a soffitto ovvero a pannello a parete. Il terminale di impianto pi diffuso nel riscaldamento un corpo scaldante statico indicato comunemente come radiatore,

piastra radiante o termosifone. In realt lenergia termica scambiata prevalentemente per convezione (70-80%): laria ambiente a contatto con la parete calda dellelemento si riscalda e sale verso lalto per la minore densit attivando un movimento convettivo pi o meno intenso a seconda della forma del corpo scaldante. La resa dei corpi scaldanti viene calcolata per una temperatura media dellacqua di 70C (75-65C). Nota lemissione per un certo t calcolato rispetto alla temperatura dellambiente riscaldato, lemissione per una differenza di temperatura diversa t si calcola da: Pt'= Pt

t' t

Il valore dellesponente n per un radiatore pu variare da 1,28 a 1,33 e si pu porre tipicamente a 1,3 (norma UNI 10347). La differenza di temperatura si calcola fra la temperatura media fra ingresso

FIG. 4.7
Capacit dei modelli di pompe di calore Ferroli del tipo acqua-acqua gi considerate nella precedente figura in funzione della temperatura a bulbo umido dellaria esterna. Le curve di sinistra si riferiscono ad una temperatura dellacqua prodotta di 35C, quelle di destra di 55C

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e uscita del radiatore e la temperatura dellaria dellambiente riscaldato. Un dimensionamento tipico in condizioni di progetto del tipo 80-60 con temperatura di ingresso al corpo scaldante di 80C e uscita a 60C. Per una pompa di calore operante a temperatura massima di 55C, la portata tale che il ritorno a 50C. Nel primo caso il t di 50C e nel secondo di 32,5C. facile calcolare che rispetto ad un radiatore normalmente dimensionato, lo stesso radiatore operante con la pompa di calore in grado di scambiare il 57% della potenza. In realt si visto che in condizioni di progetto assai spesso lenergia fornita di un sistema ausiliario (una piccola caldaia) o coadiuvato da resistenze elettriche. Capita cos che quasi sempre il radiatore in grado di scambiare la potenza termica nella situazione del balance point. A temperature poco sopra gli 0C le regolazioni con retta climatica danno temperature di ingresso dellacqua nei radiatori attorno appunto a 60C. Se poi si sono fatti interventi di riduzione delle dispersioni (vetrocamera, controparete isolante, isolamento a cappotto), la potenza messa a disposizione dal radiatore pu diventare addirittura esuberante rispetto alle necessit anche con temperature di alimentazione di 50C. Indubbiamente il terminale di impianto che pi si adatta alla pompa di calore il sistema radiante a bassa temperatura. Esso si realizza comunemente nel residenziale con il sistema a pavimento radiante, mentre nel terziario si usa spesso il soffitto radiante. Il pavimento radiante un sistema che, dopo alterne fortune nelle sue prime

applicazioni negli anni 50 del secolo scorso, riscuote ora una grande popolarit, avendo risolto i suoi problemi originari. In origine le tubazioni erano realizzate in metallo e si confrontavano con i carichi termici di edifici per nulla isolati. Di conseguenza le temperature di alimentazione per riuscire a fornire la potenza termica necessaria erano relativamente elevate (dellordine di 50C) e di conseguenza la superficie del pavimento risultava sgradevolmente calda. Inoltre capitava che il metallo soffrisse di effetti corrosivi che arrivavano anche alla foratura del sistema con esiti facilmente immaginabili. Il migliore isolamento degli edifici odierni ha consentito una drastica riduzione della temperatura di alimentazione che si pu tranquillamente ridurre a 30-35C. Di conseguenza la temperatura superficiale del pavimento di poco superiore alla temperatura ambiente e il riscaldamento risultante uniforme e confortevole con ridottissima movimentazione delle polveri ed una distribuzione di temperature nellambiente assai pi uniforme e gradevole che in un sistema a radiatore. Si vedano due esempi di mappatura delle temperature nel locale riscaldato da un radiatore e dello stesso locale riscaldato da un pavimento radiante (fig. 4.8). Si nota che la temperatura a livello della testa delle persone confortevolmente pi bassa della temperatura media dellambiente e che le disuniformit sono molto limitate. Inoltre le temperature che governano le dispersioni, ad esempio in corrispondenza della parete esterna con finestra sono di alcuni gradi pi basse che nei sistemi a radiatori.

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FIG. 4.8
Distribuzione delle temperature in un ambiente riscaldato da un radiatore (figura superiore) o da un pavimento radiante (figura inferiore) (doc. Giacomini)

TEMPERATURA AMBIENTE IN UN LOCALE RISCALDATO CON RADIATORI

TEMPERATURA AMBIENTE IN UN LOCALE RISCALDATO CON PANNELLI A PAVIMENTO

La seconda importante innovazione dei nuovi pavimenti radianti il ricorso per le tubazioni al polietilene reticolato (PE-X) o al polipropilene (PP). Questi materiali garantiscono lunghissime durate, valutate

in molte decine di anni di attivit. Le tubazioni vengono annegate nel massetto su cui poi verr posato il rivestimento finale (piastrelle, parquet, marmo). Se le unit abitative sono diverse si pone uno strato

FIG. 4.9
Disposizione del sistema di tubazioni in un pavimento radiante in un ambiente dalla pianta di complessa geometria (doc. Giacomini)

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FIG. 4.10
Sezione di un sistema a soffitto radiante annegato nel solaio

laterizio serpentina

fondello intonaco

ferro di armatura

isolante fra il massetto ed il solaio. Talvolta si aumenta lo strato di massetto con lintento di incrementare la capacit termica del sistema riscaldato dal pavimento in modo da avere unelevata inerzia nel sistema di riscaldamento. La posa in opera delle tubazioni facilitata da pannelli isolanti preformati, realizzati con brevetti diversi, che consentono agevolmente linstallazione anche su complesse geometrie di pianta (fig. 4.9). Il pavimento radiante consente anche un certo grado di raffrescamento nei locali con scambi termici di qualche decina di W/m2, facendo circolare acqua fredda nelle tubazioni. Lavvertenza principale il controllo della temperatura superficiale che deve risultare superiore alla temperatura di rugiada dellaria ambiente per evitare condensazioni sul pavimento. Bench anche il soffitto radiante si presti ad una realizzazione con tubazioni annegate nello strato cementizio al di sopra dellintonaco di finitura, realizzando quindi il soffitto radiante gettato in opera (fig. 4.10), pi frequentemente si ricorre al controsoffitto. La soluzione risulta infatti molto conveniente nelle realizzazioni del terziario, dove il controsoffitto viene realizzato con pannelli prefabbricati, spesso

di alluminio cui sono aggraffate le tubazioni in cui si pu fare circolare sia acqua calda (sempre a temperature moderate) che acqua fredda nel periodo estivo (fig. 4.11).

FIG. 4.11
Vista schematica di un soffitto radiante prefabbricato

elemento di supporto

graffe di fissaggio

FIG. 4.12
Ambiente riscaldato da un soffitto radiante (doc. Frenger)

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Oltre al vantaggio di ottenere una soluzione esteticamente molto valida (fig. 4.12), il sistema presenta uninerzia ridotta che pu essere vantaggiosa per occupazione limitata nel tempo dei locali. una situazione tipica del terziario, dove i locali sono occupati per una frazione della giornata e spesso sono chiusi nel corso del fine settimana. Il soffitto, con la bassa capacit termica della struttura metallica (superiormente isolata), si porta rapidamente alla temperatura superficiale di regime, raffreddandosi poi rapidamente allo spegnimento dellimpianto. Linerzia risulta utile nelle applicazioni residenziali per stabilizzare le temperature sia nei confronti dei carichi variabili che nei periodi di preparazione dellacqua calda sanitaria. Infatti in quel caso di solito la pompa di calore si dedica con priorit alla preparazione dellacqua calda sanitaria, non alimentando limpianto per periodi alcune decine di minuti. Questa esigenza non c normalmente nelle applicazioni del terziario, dove la presenza di apporti termici dovuti alle apparecchiature in funzione (computer, stampanti, fotocopiatrici, ecc) e allilluminazione riduce le esigenze di riscaldamento e comporta normalmente un maggiore impegno nel raffrescamento, cui il soffitto radiante meglio vocato. Le potenze termiche che il soffitto radiante pu scambiare in raffrescamento sono infatti a parit di altre condizioni pi significative rispetto al pavimento radiante. Anche per il soffitto radiante in raffrescamento di grande importanza il controllo della temperatura superficiale. Il sistema pi razionale comunque in questo caso un sistema

misto con aria primaria e soffitto radiante, ovvero con fan coil di deumidificazione e soffitto radiante. Spesso la circolazione dellacqua fredda in uscita dai fan coil di deumidificazione, in cui pu entrare attorno a 10C e uscire a 15C per poi alimentare in serie il soffitto radiante, una garanzia sufficiente per evitare la condensazione a soffitto. In ogni caso possibile un calcolo piuttosto accurato dei sistemi sia a soffitto che a pavimento radiante secondo una procedura sviluppata dallASHRAE (American Society of Heating Refrigerating and Air-conditioning Engineers inc.) che verr illustrato nellAppendice alla fine del presente capitolo. Tale metodo non solo consente, a partire dalle caratteristiche di progetto del sistema radiante e della sua temperatura di alimentazione, di stabilire quale sia il flusso termico specifico sia in riscaldamento che in raffrescamento, ma consente anche di determinare le temperature superficiali. 4.3 LA PRODUZIONE DELLACQUA CALDA SANITARIA Il fabbisogno individuale di acqua sanitaria cresciuto di pari passo alla diminuzione della richiesta di riscaldamento degli ambienti per i migliori isolamenti adottati. In un edificio ben isolato lacqua sanitaria pu richiedere fino ad 1/3 del fabbisogno complessivo di riscaldamento. La caratteristica saliente della richiesta di acqua sanitaria sta nella sua concentrazione. Si immagini una doccia con una portata dacqua di 10 litri/min e della durata di 5 minuti con acqua a 40C ed acqua di rete a

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15C. Lenergia complessiva per riscaldare i 50 litri cos consumati evidentemente di: Q = 50 (40 - 15) = 1250 kcal (1,45 kWh) Il dato pi interessante la potenza termica richiesta nei 5 nel caso si volesse produrre istantaneamente lacqua calda: q = 50 (40 - 15) 60 5 = 15000 kcal (17,5 kW)

dimensione di questo accumulo. Si deve anzitutto stimare quale sia il consumo giornaliero di acqua calda e quale sia il suo grado di concentrazione. Tanto maggiori questi due valori, tanto pi grande dovr essere selezionato laccumulo. Si dovr poi scegliere un set point compatibile con il funzionamento della pompa di calore. Se la pompa di calore ha una mandata alla massima temperatura di 55C, fissare il set point dellaccumulo in un intorno di tale temperatura rischia di far lavorare la macchina per delle ore con funzionamento brutalmente parzializzato, dato che lo scambio termico dipende dalla differenza di temperatura. Atteso un valore minimo di almeno 5C nella differenza di temperatura, sar importante la dimensione e la qualit della superficie di scambio termico. Una soluzione largamente adottata un boiler con uno scambiatore incorporato a serpentino immerso (fig. 4.13). Questo sistema stato molto migliorato nel corso degli anni, con il ricorso a superfici alettate nella parte esterna del serpentino,

Se poi si vuole evitare che lapertura contemporanea di un rubinetto di un altro utente non produca altrettanto istantaneamente uno sgradevole effetto di abbassamento della temperatura si arriva facilmente ai classici 24 kW delle caldaie autonome. Finalmente da qualche tempo questa scelta, potenzialmente molto inefficiente, trova la concorrenza di caldaie di pi piccola potenza (anche meno di 10 kW), risolvendo tramite un idoneo accumulo le problematiche sopra presentate. La scelta di installare un accumulo di acqua calda diventa essenziale quando si voglia integrare nellimpianto il solare termico. Un accumulo di idonea capacit diventa anche la corretta soluzione per gli impianti a pompa di calore, nei quali la potenza della macchina va scelta, come si visto, in funzione del carico di riscaldamento. Lacqua calda sanitaria va prodotta, dedicando, quando necessario, la pompa di calore a questo servizio. Negli impianti a bassa temperatura la pompa di calore lavora normalmente alla temperatura dellacqua calda prodotta a 35C, passando a 55C, nel caso si debba caricare laccumulo dellacqua calda o si vogliano alimentare i cosiddetti scaldasalviette (radiatori posizionati nei locali bagno). Il primo problema che si pone quale sia la corretta

FIG. 4.13
Serbatoio di accumulo con scambiatore a serpentino immerso incorporato

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FIG. 4.14
Accumulo con scambiatore esterno a piastre

caratterizzata da bassi coefficienti di scambio termico, ampliando al tempo stesso la lunghezza del serpentino rispetto alla capacit di accumulo. Va valutata con attenzione la possibilit di ricorrere ad uno scambiatore di calore esterno a piastre (fig. 4.14): questa soluzione, oltre a consentire ampie superfici di scambio con eccellenti coefficienti di scambio termico, consente la periodica pulizia delle piastre nei confronti dei depositi calcarei.
AF

Questi depositi, in presenza di acque dure non trattate, incrementano progressivamente la resistenza termica dei serpentini immersi fino ad arrivare in alcuni casi al fuori servizio. Il funzionamento pi critico nella produzione di acqua calda sanitaria non , come si potrebbe credere, quando la temperatura della sorgente fredda, ad esempio laria esterna, pi bassa, ma quando pi alta. Infatti in questo caso la capacit della pompa di calore diventa massima. Se si prende in considerazione un modello

FIG. 4.15
Andamento del rendimento volumetrico di un compressore scroll al variare del rapporto delle pressioni per diverse velocit di rotazione

100% 95% rendimento volumetricio 90% 85% 80% 75% 70% 65% 60% 2 3 4 5 rapporto delle pressioni 6 7
90 Hz 100% numero di giri 60 Hz 66% numero di giri 50 Hz 55% numero di giri 40 Hz 44% numero di giri

30 Hz 33% numero di giri

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di pompa di calore come la HXA 18.1 che alla temperatura di riferimento di 7C alla sorgente fredda rende 18 kW, quando laria esterna di 35C rende ben 28 kW. Se si usa un boiler normale da accoppiare ad una caldaia autonoma di pari potenza dovrebbe essere in grado di scambiare in continua fra 20 e 30 kW con una temperatura in ingresso di 80C e una differenza di temperatura di 20C. La pompa di calore lo dovr fare con la differenza di temperatura di 5C: ci significa che la sua capacit di scambio si riduce di almeno 4 volte. Se la pompa di calore rende 28 kW ed in grado scambiarne, diciamo 6, la macchina dovr lavorare fortemente parzializzata con frequente ricorso ad attacca stacca. Anche linverter in questo caso pu essere una soluzione non del tutto soddisfacente, sia perch la riduzione del numero dei giri del compressore non va sotto 1/3 del valore massimo (tipicamente la frequenza da 90 Hz passa a 30Hz), sia

perch la riduzione di potenza non va di pari passo con il numero di giri del compressore. Infatti la riduzione di portata di refrigerante riduce anche le perdite di carico allingresso e alluscita del compressore e gli attriti. Di conseguenza la densit del refrigerante risulta pi alta del previsto s che una riduzione della portata del 50% pu comportare una riduzione della potenza non del 50%, come ci si potrebbe aspettare, ma del 30%. Questo effetto in parte temperato da una riduzione di rendimento volumetrico che si riduce con la velocit di rotazione del compressore (e con il rapporto delle pressioni) come si vede dalla fig. 4.15. Nel contempo, tuttavia, si nota che allaumentare della temperatura di evaporazione il rapporto delle pressioni diminuisce, stabilizzando alla fin fine il rendimento volumetrico. Un accoppiamento del genere andrebbe assai male anche dinverno. Infatti a fronte della capacit della macchina di un 15 kW,

FIG. 4.16
Integrazione in un accumulo di una pompa di calore per il riscaldamento e un sistema solare termico

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FIG. 4.17
Integrazione di pompa di calore per il riscaldamento, solare termico e caldaia a biomasse

una capacit di scambio di 6 kW costringe la macchina a dedicarsi al riscaldamento del sanitario per un tempo 2,5 volte superiore a quello che la sua potenza renderebbe necessario.

Qual allora la soluzione? Uno scambiatore ampiamente dimensionato su di un accumulo corrispondentemente ampio. Se ad esempio si sceglie un sistema di accumulo in grado di scambiare 100 kW con la classica differenza

FIG. 4.18
Crescita delle colonie di legionella in funzione delle temperature dellacqua

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di temperatura di caldaia di 20 C, ecco che riesce a scambiare in continua 25 kW con un t di 5C, risolvendo i problemi prima considerati. La scelta di un accumulo di ampie dimensioni risulta favorevole anche nei confronti di un sistema integrato pompa di calore-solare termico, come rappresentato in fig. 4.16. Un sistema del genere pu trovare ulteriori integrazioni oltre che con il solare termico con una caldaia a biomasse o con entrambe le soluzioni (fig. 4.17). La produzione dellacqua calda sanitaria merita ancora alcune osservazioni e considerazioni. La prima riguarda il problema della legionella che, come si sa, un batterio ubiquitario che si sviluppa con grande rapidit in caso di condizioni ambientali favorevoli. Il campo di crescita ottimale proprio ad una temperatura fra i 30 e i 50C (fig. 4.18). Per cautelarsi da questo sgraditissimo ospite un sistema molto impiegato di portare laccumulo periodicamente (di solito una volta alla settimana) ad una temperatura di almeno 70C per un intervallo di tempo prefissato.

In assenza di sistema ausiliario a gas, che potrebbe farsi carico senza problemi di queste temperature si ricorre di solito ad una batteria di resistenze elettriche. Esiste tuttavia unalternativa pi interessante sul piano operativo, vale a dire di inserire un serpentino o uno scambiatore di calore istantaneo in modo da preparare direttamente lacqua sanitaria di consumo a partire da un accumulo in circuito chiuso (fig. 4.19). Questo sistema risulta interessante anche nei confronti di impianti solari termici. Infatti la presenza di legionella praticamente assente dallacqua di rete e limpiego sufficientemente continuativo della stessa ne impedisce la proliferazione. Una seconda osservazione riguarda il possibile impiego del desurriscaldamento nella preparazione dellacqua sanitaria. Se si considera un ciclo a pompa di calore con R-410 A con una temperatura di condensazione di 50C e di evaporazione di 0C facile rendersi conto (fig. 4.20) che la temperatura di fine compressione di circa 80C e il desurriscaldamento fino a 50C mette a disposizione circa 45 kJ/kg rispetto

FIG. 4.19
Schema di una pompa di calore per il riscaldamento ambientale e dellacqua sanitaria con integrazione del solare termico e scambiatore istantaneo fra acqua sanitaria e acqua calda accumulata a circuito chiuso

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FIG. 4.20
Rappresentazione del ciclo di una pompa di calore fra le temperature di 0C e 50C sul diagramma pressione-entalpia dello R410A

ai 200 kJ/kg complessivamente ceduti al condensatore, quindi circa 1/5 della potenza della pompa di calore pu essere dedicata alla preparazione dellacqua sanitaria senza penalizzare eccessivamente il funzionamento a bassa temperatura della macchina.

Infine unultimissima osservazione in proposito. Lacqua di rete viene reintegrata ad una temperatura relativamente bassa, orientativamente a 15C. Un impiego intelligente di sfruttarla in un sottoraffreddatore che sfrutta il refrigerante

FIG. 4.21
Possibile preriscaldamento dellacqua di rete in un sottoraffreddatore posto fra condensatore ed evaporatore di una pompa di calore. Il riscaldamento finale dellacqua sanitaria ottenuto tramite un desurriscaldatore fra uscita del compressore e condensatore

CONDENSATORE

VAPORE 55C 40C DESSURISCALDATORE

40C

LIQUIDO 50C VAPORE 80C SCAMBIATORE

60C COMPRESSORE

15C ACQUA DI RETE TERMOSTATICA LIQUIDO 20C

VAPORE 0C

MISCELA 0C

EVAPORATORE

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liquido proveniente dal condensatore ed aumenta la produttivit dellevaporatore. In questo modo lacqua pu ricevere circa 60 kJ/kg, come si pu constatare dalla lettura sul ciclo dello R-410A di fig. 4.20. Lacqua pu poi completare la sua preparazione nel desurriscaldatore, come visto prima, arrivando con ottimi valori di COP complessivi della pompa di calore a temperature relativamente elevate (fig. 4.21). 4.4 LA POMPA DI CALORE CONDOMINIALE Gran parte delle applicazioni delle pompe di calore nel residenziale si rivolgono ad applicazioni unifamiliari, sia perch negli edifici di tipo condominiale il costruttore di solito sceglie la soluzione di pi basso costo disponibile sul mercato per la centrale termica che per problematiche non del tutto risolte dal punto di vista tariffario. Tuttavia vale la pena svolgere alcune considerazioni sul possibile ricorso ad una pompa di calore nella ristrutturazione di un edificio condominiale (fig. 4.22). Infatti disporre di una pompa di calore centralizzata d gi in partenza una serie di vantaggi non trascurabili: Importanti economie di scala. Il costo unitario del kW installato diminuisce con la taglia della macchina. Data limprobabile contemporaneit dei carichi sullacqua sanitaria, le possibili problematiche relative alla preparazione dellacqua sanitaria si risolvono con un accumulo centrale di generose dimensioni, dotato magari di un temporizzatore per caricarlo nelle ore notturne, con temperature magari meno favorevoli della sorgente

fredda aria, ma con tariffe molto pi basse. Limpianto pu fornire anche il servizio estivo di condizionamento. Le macchine di taglia maggiore guadagnano qualche punto percentuale nel COP (cfr. fig. 4.2). La potenza complessivamente impegnata inferiore a quella che si otterrebbe dalla somma delle potenze di tante pompe di calore individuali per ogni appartamento. Il sistema converr sia dotato di contabilizzazione del calore per ogni singola unit abitativa. Ovviamente il possibile distacco o parzializzazione di unutenza non consentir il collegamento diretto fra il circuito dellacqua calda che attraversa il condensatore e il carico, dal momento che verso il carico ci si aspetta una portata variabile. Sar necessario inserire un disgiuntore o separatore idraulico dal momento che il condensatore deve ricevere una portata dacqua costante.

FIG. 4.22
Applicazione di una pompa di calore per riscaldamento centralizzato di un edificio condominiale

RMA

RgA

RLA

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Si dovr provvedere quindi ad una pompa sul circuito primario che interessa il condensatore ed una sul circuito secondario che serve i carichi. fondamentale in questa scelta fare in modo che la portata sviluppata nel circuito secondario risulti inferiore in ogni condizione a quella del circuito primario. In caso contrario si avrebbe una miscelazione dellacqua di ritorno dallimpianto di riscaldamento a temperatura pi bassa di quella che arriva dal condensatore della pompa di calore. Non difficile dimostrarlo. Supponiamo che la pompa del primario porti 2 m3/h a 50C e quella del secondario 3 m3/h con un ritorno a 40C. Evidentemente il disgiuntore di fig. 4.23 verr attraversato dal basso verso lalto dalla portata di 1 m3/h di acqua a 40C che, miscelandosi con quella in arrivo dalla pompa di calore, fornir una temperatura verso il carico non di 50C, ma di meno di 47C. Se invece le proporzioni delle portate si invertono si avr che il disgiuntore viene attraversato dallalto verso il basso con leffetto di aumentare di un po la temperatura di ritorno dellacqua verso il condensatore (che sar di circa 43C anzich di 40C) ma senza la perdita exergetica vista prima: di fatto se si volesse acqua verso il carico effettivamente a 50C si dovrebbe far lavorare la pompa di calore a 55C. Un fenomeno simile avverrebbe anche nel funzionamento estivo: se la temperatura prodotta allevaporatore della pompa di calore di 7C e il ritorno dallimpianto a 12C, limpostazione errata del disgiuntore fornirebbe allimpianto acqua fredda non a 7C ma a quasi 9C. Per avere acqua fredda a 7C levaporatore dovrebbe prepararla a 4,5C. Per questi

motivi il progettista dovr prestare la massima attenzione quando voglia fare del disgiuntore un volano termico, aumentando la capacit termica del circuito e stabilizzandone quindi la temperatura. Al di l del fatto che anche in questo caso il primario dovr avere sempre la maggiore delle due portate, il rischio che nellaccumulo si abbia comunque una miscelazione fra acqua di mandata del primario e di ritorno del secondario, con effetti indesiderati simili a quelli prima considerati. Si possono limitare solo realizzando serbatoi di disgiunzione caratterizzati da forte verticalit che rendono pi difficoltosa la miscelazione. Per suffragare lipotesi di buona convenienza di un sistema condominiale di pompa di calore si pu considerare pur in modo rapido ed approssimativo una possibile situazione applicativa, valutando le grandezze in gioco. Si consideri un edificio con 10 appartamenti situato nel Nord Italia con fabbisogno complessivo nella stagione invernale di 150.000 kWht. Considerando unit abitative di circa 100 m2 ciascuna, si vede che verosimilmente ledificio non isolato in maniera particolarmente spinta (diciamo a livello legge 10). Con una normale caldaia e una discreta regolazione il consumo di gas naturale si pu stimare in circa 20.000 m3/ anno con una spesa valutabile in 12.000 / anno. Qualora la pompa di calore abbia un COP stagionale di 3 (valore piuttosto cautelativo alla luce di quanto fin qui visto), il consumo di energia elettrica sarebbe di 50.000 kWh/ anno. Si tratta ora di valutare il costo di questa energia elettrica, dipendente in maniera assolutamente stringente dal sistema tariffario.

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Si deve ipotizzare anzitutto la potenza impegnata. Questa dipende, oltre che dalla pompa di calore, dallentit del carico di punta e dalle scelte progettuali. Un valore sensato potrebbe essere 14 kW. Si potrebbe ricadere nella BTA5 (10 kW < x < 15 kW) - tariffa per usi diversi in bassa tensione. Questa tariffa comprende un corrispettivo di potenza di 30 /kW impegnato/anno + 69 di quota fissa. possibile disporre in questa tariffa di una rilevazione per fasce orarie come anche non disporne. Per semplicit in questo caso si suppone una tariffa invariata che, ad oggi, di 10,251 c/kWh. Risultato: la spesa complessiva nella stagione di riscaldamento meno di 6000 /anno. Il risparmio annuo, valutabile quindi in circa 6000 , pu consentire un tempo di ritorno rapido dellinvestimento. Anche nelleventualit di confrontarsi con una caldaia a condensazione ottimamente installata il risparmio sarebbe di

circa 4000 /anno, senza considerare che il COP stagionale sopra considerato davvero piuttosto cautelativo. Inoltre si dispone ora anche del servizio di condizionamento estivo. A fronte di questi dati di fatto ci si pu domandare quali siano i motivi che non consentono una rapida diffusione di un sistema cos conveniente. Al di l della difficile convergenza nelle scelte di un condominio, soprattutto quando riguardino un esborso immediato di un certo rilievo, il problema pi grosso oggi la certezza tariffaria. Proprio il recente andamento ondivago delle tariffe scoraggia scelte che non poco tempo fa sono state pesantemente penalizzate da decisioni tariffarie del tutto slegate dallandamento economico del mercato energetico. Sarebbe necessario disporre di contratti pluriennali, eventualmente ancorati a parametri oggettivi del mercato energetico che diano allutente delle sicurezze nei confronti del suo investimento.

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aLLEGato 4.5 IL CALCOLO DEI SOffITTI RADIANTI PER IL RISCALDAMENTO


4.5.1 IN ChE COSA DIFFERISCE IL CALCOLO DI UN IMPIANTO DI RISCALDAMENTO A SOFFITTO RADIANTE DA QUELLO DI UN IMPIANTO TRADIZIONALE? Bisogna ricordare per sommi capi la procedura di dimensionamento di un impianto tradizionale almeno per quel che riguarda la valutazione dei carichi termici. L'ipotesi di partenza che la variabile da controllare sia la temperatura dell'aria all'interno dell'ambiente riscaldato. Si tratta dei famosi 20C, divenuti ormai quasi ovunque nell'edilizia abitativa 21C. Si impone nelle condizioni di progetto il mantenimento di quella temperatura: l'impianto di riscaldamento deve sopperire, con una serie di pi complesse limitazioni dettate dalla legge 10, al carico termico risultante dalle dispersioni termiche e dal ricambio d'aria. Si tratta di valutare lo scambio termico che globalmente interviene attraverso le pareti perimetrali verso l'esterno o verso ambienti a temperatura sistematicamente diversa. Qualora il ricambio d'aria sia forzato, si deve stimare il carico dovuto al riscaldamento dell'aria esterna, eventualmente ridotto per la presenza di dispositivi di recupero termico. Quando invece non vi sia una ventilazione forzata, necessario stimare l'entit delle infiltrazioni e dei ricambi indotti dall'apertura delle finestre, arrivando per questa via alla valutazione dell'energia necessaria per riscaldare l'aria. Concettualmente il procedimento molto semplice. Sia te la temperatura di progetto esterna e Kj il coefficiente globale di scambio termico per il singolo elemento dell'involucro. Le dispersioni termiche attraverso le pareti sono valutate da: ki Si (21- te) Indicato con n il numero di ricambi orari in volumi dell'ambiente per ora e con V il volume dell'ambiente, il carico termico imputabile al ricambio dato da: n V cp (21- te) (4.2) dove la densit dell'aria, assunta pari a 1,2 kg/m3 e cp il suo calore specifico (1005 J/kg K). Spesso si trova la (4.2) espressa in potenza per unit di volume e per grado di differenza di temperatura (W/m3K): n x 1,22 x 1005 x (21- te) 3600 = 0,34 n (21- te) [W/m3K] (4.1)

Per fissare le idee, il numero di ricambi orari per edifici di abitazione viene spesso fissato in 0,5, cio si ipotizza un ricambio completo d'aria ogni 2 ore. Il calcolo completo richiede, come si ricordava,
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pi dettagli, ad esempio la valutazione dei ponti termici, ma sostanzialmente la parte principale del calcolo quella esposta. Le dispersioni termiche complessive sono valutabili grosso modo da: qD = ki Si (21- te) + n V cp (21- te) = (21- te) ( ki Si + 0,34 n V) [W] avendo indicato con qD le dispersioni calcolate con il procedimento standard. La scelta dei 21C discende indirettamente da valutazioni di teoria del benessere. Come tale, essa dovrebbe essere pi correttamente una temperatura operante e quindi il procedimento pone implicitamente delle ipotesi sulla temperatura media radiante che dovrebbe essere molto prossima alla temperatura dell'aria. Questo non possibile quando l'ambiente presenti molte pareti perimetrali, in particolare di ridotta resistenza termica, come il caso delle superfici vetrate. In questo caso la temperatura media radiante tmr pu differire anche sensibilmente dalla (4.3)

temperatura dell'aria. Non difficile valutare di quanto. Si indichi con Km il coefficiente globale medio di scambio termico dell'ambiente: Km = ki Si Si = ki Si St (4.4)

Le dispersioni si possono calcolare dalla conoscenza della temperatura superficiale delle pareti tri: q = in Si (ta- tri) = in St (ta- tr) dove tr la media ponderale delle temperature superficiali interne delle pareti e in il coefficiente di convezione all'interno: tr = ta q in St Km in (4.5)

Valutando q da (4.1) e (4.4): tr = ta (ta - te)

(4.6)

Se si identifica la tr con la temperatura media radiante (grossolana approssimazione, ma spesso accettabile) e si definisce la temperatura operante come la media

FIG. 4.24
Temperatura dell'aria necessaria ad ottenere in un ambiente una temperatura operante di 21C in funzione del coefficiente globale medio di scambio termico dell'ambiente Km

25 24

23 ta (C) 22 21 0,4 0,6 0,8 1 Km (W/m2 1,2 K) 1,4 1,6 1,8 2

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aritmetica della temperatura dell'aria e della temperatura media radiante, si ha che: to = ta +tmr 2 = ta Km (ta - te) 2in

tradizionali per pervenire ad effettive condizioni di benessere. Questo avvicina molto le modalit di calcolo di un impianto di riscaldamento a soffitto radiante con quelle di un impianto tradizionale. Vi infatti l'esigenza di pervenire a condizioni di benessere, scegliendo che una zona del soffitto si porti a temperature sensibilmente pi alte di quelle dell'aria ambiente. Cos facendo, come si ricorder dalla teoria del benessere, possibile mantenere una temperatura dell'aria pi ridotta che con un impianto tradizionale. Questa riduzione di temperatura pu influire positivamente sulle dispersioni termiche, riducendole per la minore differenza di temperatura interno-esterno. La riduzione pu essere temperata dalla radiazione diretta dal soffitto verso le pareti perimetrali fino ad annullare il potenziale vantaggio. Una minore temperatura dell'aria interna limita anche il carico termico dovuto al ricambio d'aria, in maniera tanto pi incisiva quanto pi abbondante il ricambio stesso. 4.5.2 COME SI ATTUA IL CALCOLO DEL CARICO TERMICO DI PROGETTO E QUALI SONO LE DIFFERENZE QUANTITATIVE CON I METODI TRADIZIONALI? In linea di principio i metodi tradizionali di calcolo non si possono utilizzare. La temperatura dell'aria all'interno del locale verosimilmente pi bassa che non in un ambiente riscaldato con sistemi tradizionali. Esiste un rilevante scambio termico per radiazione fra il soffitto e tutte le superfici dell'ambiente. Si tratta di verificare che, nelle condizioni di progetto, i pannelli radianti assicurino

Se ora si vuole che la temperatura operante assuma il valore di 21C che dovrebbe effettivamente consentire condizioni di benessere, la temperatura dell'aria deve essere pi alta di 21C, precisamente: 21 ta = 1Km te 2in Km 2in

Fissando per in un valore medio di 8 W/ m2K e per la temperatura di progetto te un valore di -5C, si consideri nella fig. 4.24 l'andamento di ta in funzione di Km. facile verificare che soltanto in locali con un buon isolamento termico (e con poche superfici vetrate) il valore di temperatura di benessere dell'aria si avvicina ai 21C scelti. Non appena si abbiano trasmittanze medie superiori a 0,6-0,7 W/m2K, andrebbe innalzata la temperatura dell'aria ambiente ed il calcolo dei carichi termici dovrebbe trovare adeguata maggiorazione. Si dovrebbe poi tener conto anche della probabile stratificazione dell'aria, soprattutto in locali di altezza superiore ai 3 metri. L'entit di questa stratificazione dipende molto dal sistema di riscaldamento scelto e pu assumere tipicamente valori compresi fra 1 e 4 K/m. Ne deriva un aumento significativo delle dispersioni in locali di grande altezza, quando il soffitto confini con l'esterno. importante rilevare la necessit di stimare la temperatura media radiante e di l la temperatura operante anche negli impianti

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il benessere, soddisfacendo ai carichi termici dovuti alle dispersioni attraverso l'involucro ed al ricambio d'aria. Ogni superficie dell'ambiente presenta uno scambio per radiazione con le altre ed uno per convezione con l'aria. Per ogni superficie si pu imporre un bilancio del tipo: qr + qcv + qcd = 0 qcv quello per convezione e qcd quello per conduzione. Per quanto riguarda gli scambi per radiazione si pu tener conto che l'emissivit delle superfici generalmente elevata e superiore a 0,9, per cui si pu trascurare in prima approssimazione l'effetto della riflessione. Lo scambio netto per radiazione valutabile da: qri = i Si Ti4- j Tj4 Fji Sj (4.8) (4.7)

in numero di i (quante le superfici che costituiscono l'involucro dell'ambiente) lascerebbe indeterminata la temperatura dell'aria che discende da un bilancio globale dell'ambiente secondo il quale a regime si ha l'eguaglianza fra gli ingressi termici e le uscite. Gli ingressi sono dovuti allo scambio termico del pannello radiante, cui andrebbero aggiunti gli apporti gratuiti, dovuti ad esempio alle persone o all'impianto di illuminazione. Data l'aleatoriet di questi apporti, essi vengono trascurati nel calcolo di progetto. Le uscite termiche sono dovute alle dispersioni per conduzione attraverso l'involucro ed al ricambio d'aria. Esistono infinite disposizioni, estensioni e temperature dei pannelli in grado di soddisfare i bilanci indicati. Per selezionare una condizione accettabile bisogna verificare l'esistenza di condizioni di benessere. Selezionata una disposizione ed estensione del pannello radiante, si fissa una temperatura media del pannello, da cui discende una condizione di equilibrio che fornisce temperature superficiali delle

dove qr lo scambio netto per radiazione,

Le temperature non sono note: si devono ipotizzare dei valori di partenza che andranno modificati fino a rispettare i vari bilanci termici. Lo scambio convettivo avviene come di consueto con l'appropriato coefficiente di convezione qcvi = in Si ( Ti - Ta) La valutazione dello scambio conduttivo parte dalla conoscenza della temperatura superficiale, della temperatura esterna e della trasmittanza Kj della superficie. Questa, depurata del coefficiente di convezione dal lato interno, fornisce la conduttanza fra la superficie interna e la temperatura dell'aria esterna: 1 Ci = 1 Ki 1 in (4.10) (4.9)

pareti e temperatura dell'aria. A questo punto si analizza quale possa essere il voto medio previsto nelle posizioni pi significative della stanza. Esso, com' noto, dipende, oltre che dai parametri soggettivi delle persone presenti, quali livello di attivit e tipo di vestiario, che bisogner essere in grado di ipotizzare, dalla temperatura dell'aria e dalla temperatura media radiante. Un altro parametro potrebbe essere la velocit dell'aria, che pu assumere valori significativi solo in presenza di un impianto di

per cui: qcdi = Ci Si ( Ti - Te) (4.11)

ventilazione forzata. Altrimenti la velocit dell'aria si pu porre a

Il rispetto delle i equazioni di bilancio (4.7)

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valori inferiori a 0,1 m/s. L'influenza dell'umidit relativa generalmente abbastanza ridotta ed un parametro che si pu controllare solo con sistemi appropriati di umidificazione. Qualora il voto medio previsto (PMV) non risulti soddisfacente, necessario modificare temperatura, disposizione e/o estensione dei pannelli radianti, ottenendo delle dispersioni generalmente diverse da quelle precedentemente calcolate. Appropriati codici di calcolo consentono una rapida verifica di differenti scelte progettuali. in ogni caso utile cercare di apprezzare le differenze quantitative che si possono incontrare rispetto alle valutazioni dei carichi eseguite con i metodi tradizionali. Questo permette di rimarcare le differenze dei parametri pi significativi. A questo proposito vale la pena riassumere gli esiti di un'analisi accurata proposta da due studiosi americani (R.H. Howell, S. Suryanarayana, Sizing of radiant heating systems: Part I Ceilings Panels, ASHRAE Trans., 96 (I), 652-665, 1990). Il punto di partenza dell'analisi stato un piccolo locale di pianta quadrata delle dimensioni 9x9 m2 con un'altezza di 2,7 m. Le pareti si sono ipotizzate tutte confinanti con l'esterno, cos come soffitto e pavimento. Tre pareti sono state ipotizzate completamente in muratura con una trasmittanza media pari a 0,6 W/m2K, la rimanente si considerata parzialmente vetrata, per met con un vetro di trasmittanza 3,3 W/m2K e per met in muratura come le precedenti. Infine soffitto e pavimento sono stati considerati con trasmittanza pari a 0,4 W/

m2K. L'emissivit di tutte le pareti stata posta al valore di 0,9. Il ricambio d'aria stato fissato in 0,5 vol/h. Alcune successive ipotesi riflettono caratteristiche di progetto assai diverse da quelle europee ed in particolare italiane. La temperatura di progetto esterna stata posta a ben -16C, coerentemente con i rigidi inverni del Nord America. Mentre l'attivit metabolica di 1,5 met ad un livello ragionevole, il grado di vestiario di solo 0,75 clo decisamente al di sotto di quanto ci si potrebbe aspettare d'inverno in Europa. Ulteriori ipotesi concernono la velocit relativa dell'aria di 0,15 m/s e l'umidit relativa del 30%. Il sistema di riscaldamento tradizionale selezionato un sistema a sola aria con una portata specifica d'aria di 13,7 m3/h per m2 di pavimento (circa 5 vol/h). La prima analisi stata sviluppata sul sistema tradizionale, anzitutto con una valutazione dei carichi basata sul classico metodo ASHRAE, descritto precedentemente, a fronte di una temperatura di progetto interna di circa 24C, ben pi alta dei 21C prima suggeriti, ma coerente con il limitato grado di vestiario ipotizzato. Il carico cos calcolato risultato pari a 7,8 kW. Tuttavia, come si fatto rilevare, la presenza di superfici disperdenti implica una temperatura media radiante pi bassa dei 24C fissati per l'aria. Si trovata infatti una temperatura di 17C, s che per raggiungere condizioni di benessere si dovuta aumentare la temperatura dell'aria a 25,5C. Questo porterebbe a prevedere secondo la (4.3) delle dispersioni pi alte di circa il 4%,

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vale a dire incrementate di un fattore pari al rapporto fra il nuovo salto di temperatura interno-esterno (25,5 + 16) ed il precedente (24 + 16). La nuova valutazione porge infatti 8,1 kW. Il calcolo pi accurato degli scambi per radiazione fra le varie superfici, degli scambi per convezione e per conduzione attraverso l'involucro, oltre che a quelli dovuti al ricambio d'aria, fornisce un dato diverso e minore di quello derivato con la procedura canonica di progetto. Si ottiene infatti il valore di 7,2 kW che suggerisce che la procedura standard sovrastima i carichi reali del 7% circa. I due studiosi si sono proposti di valutare come varia la diversa stima in funzione dei possibili parametri sia su impianti tradizionali che su sistemi di riscaldamento per radiazione. La prima analisi parametrica stata condotta su di un sistema tradizionale al variare dell'altezza del locale. L'altezza del locale interviene in primo luogo sulle dispersioni che risultano accresciute, perch aumenta l'area delle superfici disperdenti ed in particolare
Analisi di un locale riscaldato da un sistema di riscaldamento ad aria in funzione dell'altezza del locale. Viene evidenziato il caso base utilizzato nei confronti successivi

trova a temperatura pi alta. La Tabella 4-1, nell'ipotesi di una stratificazione pari a 1,4 K/m, riporta i seguenti valori significativi: - altezza del locale; - dispersioni valutate alla temperatura dell'aria; - dispersioni valutate con il bilancio di tutte le superfici; - idem in presenza di stratificazione; - differenza percentuale fra quest'ultimo termine ed il valore standard; - temperatura superficiale del pavimento; - temperatura dell'aria; - temperatura media radiante; - temperatura operante.

La Tabella mostra come l'aumento delle superfici disperdenti, oltre ad aumentare com' ovvio, il carico termico del locale, riduca la temperatura media radiante, obbligando ad un aumento della temperatura dell'aria per pervenire egualmente a condizioni di benessere. La procedura standard, che non tiene conto di questi effetti, fornisce una sovrastima via via decrescente con l'altezza del locale rispetto ai valori valutati con procedimenti pi accurati. La sovrastima, passa da circa il 7% al 3% per il locale di altezza pari a 7,5 m.

della zona vetrata. In secondo luogo si accentua un fenomeno di stratificazione che accresce le dispersioni sia per conduzione che per infiltrazione, perch l'aria tende ad uscire nella parte alta del locale, dove si

taBELLa 4.1 ANALISI DI UN LOCALE RISCALDATO CON SISTEMA AD ARIA


VOCI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Altezza del locale (m) Dispersioni secondo ASHRAE (W) Dispersioni con il bilancio (W) Dispersioni con stratificazione (W) Differ. % fra 2 e 4 Temperatura superf. del pavimento (C) Temperatura dell'aria (C) Temperatura media radiante (C) Temperatura operante (C) 2,4 7266 6680 6723 -7,5 16,4 25,3 17 20,7 2,7 7842 7222 7286 -7,1 16,3 25,4 16,8 20,6 3 8418 7749 7838 -6,9 16,2 25,5 16,6 20,8 3,7 9570 8802 8951 -6,5 16,1 25,7 16,4 20,6 4,6 11298 10373 10640 -5,8 15,7 25,9 16,1 20,4 6,1 14178 13007 13541 -4,5 15,4 26,3 15,6 20,3 7,6 17057 15617 16507 -3,2 15,1 26,6 15,2 20,2

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taBELLa 4.2 ANALISI DEL CASO bASE CON SOffITTO RADIANTE


VOCI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Temperatura del pannello (C) Area richiesta (m2) Dispersioni secondo ASHRAE (W) Dispersioni con il bilancio (W) Differ. % fra 4 e 5 % di soffitto coperto da pannello Emissione specifica del pannello (W/m2) Tempo superf. del pavimento (C) Temperatura dell'aria (C) Temperatura media radiante (C) Temperatura operante (C) 48,9 41 7842 7520 -4,1 48,8 170 23,6 19,3 25,0 22,4 54,4 33 7842 7517 -4,1 40 210,4 23,6 19,3 25,0 22,4 60 28 7842 7516 -4,2 33,6 253,3 23,6 19,3 25,0 22,4 65,6 24 7842 7515 -4,2 28,7 298,4 23,6 19,3 25,0 22,4 71,1 21 7842 7515 -4,2 25 345,7 23,6 19,3 25,0 22,4 76,7 18 7842 7515 -4,2 22 394,3 23,6 19,3 25,0 22,4 82,2 16 7842 7514 -4,2 19,5 446,3 23,6 19,3 25,0 22,4

interessante a questo punto analizzare il comportamento dell'impianto a soffitto radiante nei confronti del caso base con altezza del locale di 2,7 m (Tabella 4-2). Il parametro di partenza la temperatura superficiale del pannello radiante che viene considerata variabile da un valore minimo di 49C fino ad un valore massimo di 82C. In corrispondenza varia l'area di soffitto interessata dal pannello radiante da un valore massimo di 41 m2 (si ricorda che il locale presenta una pianta di 81 m2) ad un valore minimo di 16 m2 (a rigore per l'altezza del soffitto indicata la temperatura del pannello non dovrebbe superare i 55C). Il pannello viene disposto nella zona centrale del soffitto. La scelta congiunta di temperatura ed area del pannello tesa ad ottenere una temperatura operante di 22,5C, derivante da una temperatura media radiante di 25C e da una temperatura dell'aria di poco pi di 19C. La temperatura dell'aria, decisamente pi bassa rispetto al caso di un impianto tradizionale, potrebbe suggerire una drastica riduzione delle dispersioni. Quest'effetto temperato dall'incremento di scambio radiante con le superfici disperdenti, com' confermato dalla

temperatura del pavimento, che passa dal precedente valore di circa 16C al valore nel caso di soffitto radiante di quasi 24C. Questo vale anche per le pareti, pur se in forma meno marcata. Ne risultano nel complesso dispersioni molto vicine a quelle prima calcolate: nel caso il valore di 7,5 kW differisce meno del 4% rispetto al valore precedente. L'indicazione interessante che la semplicissima procedura standard d una sovrastima dei carichi di un sistema di riscaldamento a soffitto radiante di appena il 4% e quindi sembrerebbe appropriata per una valutazione di prima approssimazione. Gran parte dell'analisi degli studiosi americani qui riassunta per sommi capi tesa ad identificare sotto quali condizioni si possa considerare accettabile tale stima di massima. Un primo approfondimento stato condotto nei confronti delle propriet ottiche dell'involucro dell'ambiente. In primo luogo si considerata l'emissivit del pannello radiante. Essa generalmente su valori piuttosto elevati ed i costruttori indicano frequentemente un valore di 0,9. Per questo motivo il campo analizzato stato

Analisi del caso base del locale riscaldato con un soffitto radiante in funzione della temperatura superficiale del pannello

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taBELLa 4.3 ANALISI DEL CASO bASE PER DIvERSE EMISSIvIT DEL PANNELLO RADIANTE
VOCI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Emissivit del pannello Area richiesta (m2) Dispersioni secondo ASHRAE (W) Dispersioni con il bilancio (W) Differ. % fra 4 e 5 % di soffitto coperto da pannello Emissione specifica del pannello (W/m2) Tempo superf. del pavimento (C) Temperatura dell'aria (C) Temperatura media radiante (C) Temperatura operante (C) 0,88 29 7842 7517 -4,1 35,2 241 23,5 19,2 25,1 22,5 0,9 28 7842 7539 -3,9 33,5 254,2 23,6 19,3 25 22,4 0,92 27 7842 7559 -3,6 32 267,8 23,7 19,4 24,9 22,4 0,94 26 7842 7577 -3,4 30,6 281 23,8 19,4 24,8 22,4

Analisi del caso base per una temperatura superficiale del pannello di 60C in funzione dell'emissivit del pannello

fra 0,88 e 0,94. Al crescere dell'emissivit si rilevata un'apprezzabile riduzione dell'area radiante richiesta, maggiore percentualmente che non l'aumento di emissivit. Ad un aumento dell'emissivit del 7% ha corrisposto una variazione dell'area interessata dai pannelli radianti da 29,4 m2 a 25,6 m2, vale a dire quasi del 15% (la temperatura superficiale del pannello stata fissata a 60C). Ne derivato un aumento degli scambi con tutte le superfici del locale. Si veda in Tabella 4-3 l'incremento della

kW. stato modificato quindi di molto poco l'errore di sovrastima del metodo canonico (dal 4,1 al 3,4%). Risultati non molto diversi si ottengono variando le emissivit anche della rimanente parte dell'involucro, pur con variazioni significative da 0,80 a 0,95 (Tabella 4-4). Risulta aumentato con l'emissivit lo scambio termico per radiazione delle diverse superfici. La temperatura superficiale del pavimento passa da 22,2C per un'emissivit media di 0,80 a 24,4C per 0,94. A pari temperatura operante si ha un leggero incremento della temperatura media radiante ed un corrispondente leggero decremento della temperatura dell'aria. Il risultato complessivo una piccola riduzione dei

Analisi del caso base per una temperatura superficiale del pannello di 60C al variare dell'emissivit di tutto l'involucro

temperatura del pavimento. Questo effetto ha comportato un leggero aumento delle dispersioni che sono passate da 7,5 a 7,6

taBELLa 4.4 ANALISI DEL CASO bASE PER DIvERSE EMISSIvIT DELL'INvOLUCRO
VOCI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Emissivit dell'involucro Area richiesta (m2) Dispersioni secondo ASHRAE (W) Dispersioni con il bilancio (W) Differ. % fra 4 e 5 % di soffitto coperto da pannello Emissione specifica del pannello (W/m2) Tempo superf. del pavimento (C) Temperatura dell'aria (C) Temperatura media radiante (C) Temperatura operante (C) 0,8 27 7842 7707 -1,7 32,9 266,8 22,2 19,3 24,9 22,4 0,85 28 7842 7614 -2,9 33,3 259,6 23,0 19,3 25 22,4 0,9 28 7842 7516 -4,2 33,6 253,3 23,8 19,3 25 22,4 0,95 28 7842 7419 -5,4 33,9 247,3 24,4 19,3 25 22,4

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taBELLa 4.5 ANALISI PARAMETRICA TAb. 4.2 PER COEffICIENTE DI CONvEZIONE 5 vOLTE MAggIORE
VOCI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Temperatura del pannello (C) Area richiesta (m2) Dispersioni secondo ASHRAE (W) Dispersioni con il bilancio (W) Differ. % fra 4 e 5 % di soffitto coperto da pannello Emissione specifica del pannello (W/m2) Tempo superf. del pavimento (C) Temperatura dell'aria (C) Temperatura media radiante (C) Temperatura operante (C) 48,9 34 7842 7491 -4,5 41,1 203,4 22,9 20,1 23,9 22,2 54,4 28 7842 7517 -4,5 33,7 251,7 23,0 20,1 23,9 22,2 60 24 7842 7490 -4,5 28,3 302,5 23,1 20,1 23,9 22,2 65,6 20 7842 7490 -4,5 24,2 355,5 23,1 20,1 23,9 22,2 71,1 18 7842 7491 -4,5 21,1 410,3 23,1 20,1 23,9 22,2 76,7 16 7842 7491 -4,5 18,5 468,7 23,1 20,1 23,9 22,2 82,2 14 7842 7491 -4,5 16,5 529,6 23,1 20,1 23,9 22,2

carichi termici all'aumentare dell'emissivit. La sovrastima del metodo canonico resta pur sempre entro margini modestissimi (dall'1,7 al 5,4%). Un altro elemento di incertezza nelle valutazioni, oltre all'emissivit delle superfici, la valutazione del coefficiente di convezione del pannello radiante. stato considerato l'effetto di un incremento del coefficiente di convezione del pannello di ben 5 volte. I risultati sono presentati al variare della temperatura superficiale del pannello nella Tabella 4-5. Un confronto utile quello con i valori di Tabella 4-2 a pari temperatura superficiale del pannello. L'ingente aumento del coefficiente di convezione modifica apprezzabilmente l'area di pannello necessaria. Per la temperatura superficiale di 49C si scende da un'area di 41 a 34 m2, dal momento che il pannello scambia una maggiore potenza termica. La temperatura operante varia di pochissimo, ma differiscono i valori della temperatura media radiante e della temperatura dell'aria. In compenso non si assiste ad alcun apprezzabile variazione dei carichi termici. In altri termini, anche a fronte di un improbabile

aumento di ben 5 volte nel coefficiente di convezione, non si hanno effetti sui carichi. Un raddoppio del coefficiente non darebbe luogo ad alcuna significativa variazione. Un'altra variabile presa in esame stata l'entit dei ricambi d'aria con una variazione da 0,5 vol/h fino a 4 vol/h. Si tenga conto che, in presenza di ventilazione forzata e per esigenze particolari dei locali (presenza di persone, fumo, ecc.), non raro trovare livelli di ventilazione prossimi se non superiori ai valori pi alti considerati. I ricambi d'aria influiscono in maniera rilevante sul carico termico, sia esso computato con il metodo tradizionale che con le valutazioni degli scambi radianti. Questo comporta, a parit di temperatura superficiale dei pannelli, un aumento considerevole della superficie di scambio. Nell'ipotesi di una temperatura superficiale del pannello di 54C, si passa da un'area di 33 m2 per 0,5 vol/h a 74 m2 per 4 vol/h. La prima conseguenza un aumento consistente della temperatura media radiante che passa da 25C a 32,5C, come si pu rilevare in Tabella 4-6. In corrispondenza si riduce la temperatura dell'aria da 19C ad

Analisi parametrica della Tabella 4-2 condotta per un coefficiente di convezione del pannello 5 volte pi alto

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taBELLa 4.6 ANALISI DELL'EffETTO DI RICAMbI D'ARIA CRESCENTI


VOCI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Ricambio d'aria (vol/h) Area richiesta (m2) Dispersioni secondo ASHRAE (W) Dispersioni con il bilancio (W) Differ. % fra 4 e 5 % di soffitto coperto da pannello Emissione specifica del pannello (W/m2) Temperatura superf. del pavimento (C) Temperatura dell'aria (C) Temperatura media radiante (C) Temperatura operante (C) 0,5 33 7842 7565 -3,5 39,9 212,6 23,4 19,3 24,9 22,4 0,75 37 8611 8256 -4,1 43,8 211 23,8 18,8 25,6 22,6 1 40 9380 8932 -4,8 47,7 209,1 24,2 18,2 26,3 22,7 1,50 46 10918 10223 -6,4 55,3 206,3 24,9 17,2 27,6 23,0 2 52 12456 11444 -8,1 62,7 203,8 25,6 16,3 28,7 23,2 3 64 15532 13686 -11,9 76,4 199,3 26,7 14,6 30,8 23,6 4 74 18608 15692 -157 88,8 196,2 27,5 13,1 32,5 23,9

Analisi degli effetti della variazione dell'entit del ricambio d'aria (temperatura superficiale del pannello 54C)

appena 13C con un'apprezzabile limitazione dei carichi termici legati alla temperatura dell'aria interna, in particolare quello di ventilazione che non risente, come invece quello delle perdite per conduzione, del maggiore effetto radiante. Il risultato una ragguardevole riduzione delle dispersioni complessive rispetto al valore stimato con i metodi canonici. La sovrastima passa da qualche percento per piccole infiltrazioni, come visto

precedentemente, ad oltre il 15% per i maggiori ricambi d'aria considerati. l'effetto pi tangibile fra quelli dei vari parametri presi in esame, tanto da suggerire una riduzione percentuale dei valori di carico stimati con il metodo canonico secondo quanto suggerito dal diagramma di fig. 4.25, nel quale si rappresenta l'entit della riduzione consigliata in funzione dei ricambi d'aria. La figura mostra come questo effetto sia abbastanza indipendente dal sistema radiante selezionato,

FIG. 4.25
Riduzione percentuale consigliata nella valutazione del carico termico con sistemi di riscaldamento radiante rispetto al metodo di calcolo standard ad in funzione del numero di ricambi d'aria orari

20 % di riduzione rispetto al metodo standard 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 1 2 ricambi d'aria (vol/h) 3 4


pannello radiante a 55-65-75C sistemi radianti ad alta temperatura tubi radianti a gas

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taBELLa 4.7 ANALISI DELL'EffETTO DI SUPERfICI vETRATE CRESCENTI


VOCI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Superfici vetrate caso numero Area di pannello richiesta (m2) Dispersioni secondo ASHRAE (W) Dispersioni con il bilancio (W) Differ. % fra 4 e 5 % di soffitto coperto da pannello Emissione specifica del pannello (W/m2) Temperatura superf. del pavimento (C) Temperatura dell'aria (C) Temperatura media radiante (C) Temperatura operante (C) 1 23 6475 6186 -4,5 27,7 252,9 23,2 19,6 24,6 22,4 2 28 7842 7516 -4,2 33,6 253,3 23,8 19,3 25 22,4 3 33 9209 8928 -3,1 39,9 253,3 24,3 18,8 25,6 22,6 4 38 10576 10240 -3,2 45,7 254,2 24,8 18,4 26 22,7 5 43 11943 11661 -2,4 51,8 255,2 25,2 18 26,6 22,8

quand'anche si trattasse di sistemi a media ed alta intensit. Pu nascere il sospetto che i risultati siano legati alla temperatura molto rigida selezionata per le condizioni esterne. Certo questo si riflette sul rapido incremento delle dispersioni. Tuttavia un pari effetto si riscontra nei confronti delle perdite termiche per conduzione che si manifestano con temperature altrettanto basse. L'effetto complessivo dovrebbe essere lo stesso in termini relativi nel caso di temperature esterne di progetto pi moderate. Un'altra possibilit da valutare che i risultati siano collegati alle caratteristiche (forma, dimensioni, isolamento) dell'ambiente analizzato. Per questo motivo sono state studiate significative variazioni nelle caratteristiche stesse. In primo luogo si studiata una diversa presenza di superfici vetrate. I risultati sono presentati in Tabella 4-7 con valori di vetrata crescenti da zero (nessuna vetrata, caso 1), al valore selezionato per il caso tipo (caso 2), ad un'intera parete vetrata (caso 3), ad una parete vetrata e mezzo (caso 4) fino ad arrivare a due pareti in vetro (caso 5). Dato l'elevato valore della trasmittanza del vetro, le

dispersioni vanno aumentando di pari passo con le superfici vetrate. Di qui sorge l'esigenza di aumentare l'area di pannello radiante. Questo a sua volta fa aumentare la temperatura media radiante con una corrispondente riduzione nella temperatura dell'aria. Le minori dispersioni dovute a questo effetto sono pi che bilanciate da un maggiore scambio per radiazione, in particolare attraverso le superfici vetrate. Ci suggerito dall'incremento di temperatura superficiale del pavimento riportato nella Tabella. Il risultato complessivo che la sovrastima del metodo di calcolo tradizionale si riduce da un valore attorno al 4% a poco pi del 2% all'aumentare delle superfici vetrate. Un'altra variazione considerata nell'ambiente studiato stata una rilevante variazione nelle trasmittanze delle pareti dell'ambiente con un raddoppio dei valori per le pareti laterali (da 0,6 a 1,2 W/m2K) con un quasi raddoppio per le superfici vetrate (da 3,3 a 5,7 W/m2K) e con un incremento pi modesto per soffitto e pavimento, per i quali maggiore il valore delle resistenze liminari (da 0,4 a 0,6 W/m2K).

Analisi dell'effetto della presenza di superfici vetrate: caso l nessun vetro; caso 2 base; caso 3 un'intera parete vetrata; caso 4 una parete vetrata e mezzo; caso 5 due pareti vetrate

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taBELLa 4.8 ANALISI COMPARATIvA DEL CASO bASE E DEL CASO bASE CON TRASMITTANZA DOPPIA
VOCI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Caso trattato delle dispersioni Temperarura del pannello Area di pannello richiesta (m2) Dispersioni secondo ASHRAE (W) Dispersioni con il bilancio (W) Differ. % fra 4 e 5 % di soffitto coperto da pannello Emissione specifica del pannello (W/m2) Temperatura superf. del pavimento (C) Temperarura dell'aria (C) Temperatura media radiante (C) Temperarura operante (C) Superficie Trasmittanza precedente (W/m2K) Trasmittanza nuova (W/m K)
2

preced 54,4 33 7842 7491 -4,1 40 210,4 23,7 19,3 25 22,4 muro l 1,93 3,41

nuovo 54,4 51 12171 11880 -2,4 60,7 214,2 24,2 18,2 26,4 22,7 muro 2 0,57 1,14

preced 65,6 24 7842 7515 -4,2 28,7 298,4 23,8 19,3 25 22,4 muro 3 0,57 1,14

nuovo 65,6 37 12171 11839 -2,7 44,1 300,9 24,7 18,2 26,3 22,7 muro 4 0,57 1,14

preced. 76,7 18 7842 7515 -4,2 22 394,3 23,8 19,3 25 22,4 pavimento 0,4 0,57

nuovo 76,7 28 12171 11831 -28 33,9 397,1 24,8 18,2 264 227 soffitto 0,4 0,57

Analisi comparativa del caso base e del caso con trasmittanza doppia di tutto l'involucro per tre temperature superficiali del pannello

I risultati sono riportati in Tabella 4-8 per una temperatura superficiale del pannello di 54C, di 66C e 77C. La prima colonna riporta i valori precedentemente calcolati per le trasmittanze selezionate, mentre la seconda colonna si riferisce ai valori meno favorevoli di isolamento termico appena elencati. L'esito abbastanza simile a quello visto prima per le superfici vetrate. La maggiore trasmittanza influisce sulle dispersioni che, a loro volta, impongono una maggiore superficie di pannelli radianti. Questo influisce sulla temperatura media radiante che aumenta. La minore temperatura dell'aria non riesce a bilanciare l'effetto radiante sulle superfici disperdenti, per cui il grado di sovrastima del metodo di calcolo del metodo tradizionale si riduce leggermente all'aumentare delle dispersioni dal 4% a poco pi del 2%. L'ultima serie di parametri variati nello studio stata quella relativa alla geometria dell'ambiente. La Tabella 4-9 riporta gli esiti relativi a variazioni nelle dimensioni lineari

dell'ambiente con pianta quadrata via via pi ampia e due forme rettangolari. Le dispersioni crescono al crescere delle dimensioni del locale, perch aumenta l'area delle superfici disperdenti. L'aumento della superficie richiesta di pannello radiante non si riflette, per, in questo caso in un incremento della temperatura media radiante. Infatti l'aumento di superficie di pannello meno che proporzionale rispetto all'aumento di area dell'ambiente. Ne derivano pi limitati fattori di vista con le pareti perimetrali. Di conseguenza all'aumentare delle dimensioni dell'ambiente il grado di sovrastima tende leggermente ad aumentare con un'influenza limitata della forma (si considerino le due piante rettangolari). La Tabella 4.10 si riferisce ad un'altezza del locale via via crescente da un valore minimo di 2,4 a 7,6 m. L'incremento di altezza comporta un aumento delle superfici laterali disperdenti e quindi delle dispersioni. Ne deriva la richiesta di una maggiore area di pannelli radianti. Questo dovrebbe condurre

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taBELLa 4.9 ANALISI DELL'EffETTO DI DIMENSIONI E fORMA DIvERSA DELL'AMbIENTE CONSIDERATO


VOCI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Lunghezza x Larghezza dell'ambiente (m x m) Area di pannello richiesta (m2) Dispersioni secondo ASHRAE (W) Dispersioni con il bilancio (W) Differ. % fra 4 e 5 % di soffitto coperto da pannello Emissione specifica del pannello (W/m2) Temperatura superf. del pavimento (C) Temperatura dell'aria (C) Temperatura media radiante (C) Temperatura operante (C) 6x6 15,1 4295 4138 -3,7 40,7 259,6 23,2 19,1 25,2 22,5 9x9 28,1 7842 7516 -4,2 33,6 253,3 23,8 193 25 22,4 12x12 43,6 12321 11636 -5,6 29,3 252,6 23,3 18,9 25,4 22,6 12x6 28 7831 7568 -3,4 37,6 256,4 23,7 19,2 25,1 22,5 9x4,5 18,3 5174 5034 -2,7 43,8 260,5 23,5 19,2 25,1 22,5

ad un incremento corrispondente della temperatura media radiante, senonch la maggiore altezza porta ad un aumento dei fattori di vista fra pannello radiante e pareti verticali con un conseguente aumento delle dispersioni. Quest'effetto indirettamente confermato da un incremento solo leggero della temperatura superficiale del pavimento, bench l'area dei pannelli aumenti pi del doppio: il fattore di vista del pavimento va riducendosi all'aumentare dell'altezza del locale. Le conseguenze complessive di questi effetti non sono particolarmente drammatiche. La crescita nelle dispersioni del sistema radiante all'aumentare dell'altezza del locale si

riflette in una sempre minore sovrastima del metodo tradizionale di calcolo che passa dal 5,1 allo 0,4%, restando sempre entro margini ampiamente al di sotto di altri probabili errori di valutazione (ad esempio sui coefficienti liminari esterni). Le conclusioni di questo studio, presentato non a caso con tanta ampiezza, sono di grande importanza pratica. La semplice procedura di valutazione dei carichi termici adottata sulla base di una temperatura di progetto dell'aria fornisce una stima molto vicina e leggermente in eccesso dei carichi termici che ci si deve aspettare da sistemi di riscaldamento a soffitto radiante. Questo avviene in una gamma assai ampia

6-IX Analisi degli effetti di dimensioni e forme diverse nella pianta dell'ambiente considerato

Analisi degli effetti di una variazione di altezza del locale (temperatura superficiale del pannello 60C)

taBELLa 4.10 ANALISI DELL'EffETTO DI UNA vARIAZIONE DI ALTEZZA DEL LOCALE


VOCI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Altezza dell'ambiente (m) Area di pannello richiesta (m2) Dispersioni secondo ASHRAE (W) Dispersioni con il bilancio (W) Differ. % fra 4 e 5 % di soffitto coperto da pannello Emissione specifica del pannello (W/m2) Temperatura superf. del pavimento (C) Temperatura dell'aria (C) Temperatura media radiante (C) Temperatura operante (C) 2,4 25,5 7266 6894 -5,1 30,5 256,1 23,1 19 25,3 22,6 2,7 28 7842 7539 -3,9 33,5 254,2 23,6 19,3 25 22,4 3 30,1 8418 8100 -3,8 36 254,8 23,7 19,2 25,1 22,5 3,7 34,2 9570 9239 -3,5 40,9 255,8 23,7 19 25,3 22,6 4,6 40,1 11298 10921 -3,3 48 257,7 23,6 18,7 25,7 22,6 6,1 51,7 14178 13979 -1,4 61,8 256,1 23,8 19 25,3 22,5 7,6 63 17057 16981 -0,4 75,3 255,2 23,7 19,1 25,2 22,5

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di tutti i possibili valori dei diversi parametri. Viene da dire che il metodo impiegabile in ogni circostanza, fatto salvo il caso in cui si abbia un rilevante ricambio d'aria: in questo caso la sovrastima dei carichi condurrebbe ad un sovradimensionamento non accettabile dell'impianto, per cui opportuno applicare la riduzione percentuale dei carichi calcolati con i metodi tradizionali suggerita dalla fig. 4.25. La conoscenza del carico termico dell'ambiente da riscaldare, cio della potenza che i pannelli radianti devono cedere all'ambiente, il punto di partenza del progetto dell'impianto di riscaldamento radiante, che richiede di precisare l'entit dell'area di pannello radiante, la temperatura e la portata d'acqua calda che alimenta i pannelli e di verificare l'esistenza di condizioni di benessere.

4.5.3 CON QUALI MODALIT SI PROCEDE AL PROGETTO DI MASSIMA DELL'IMPIANTO DI RISCALDAMENTO A SOFFITTO RADIANTE? Come si ricordava prima, il dimensionamento dell'impianto di riscaldamento a soffitto radiante richiede la determinazione dell'estensione dei pannelli radianti e della temperatura e della portata dell'acqua calda ai pannelli. I due elementi, estensione dei pannelli e temperatura dell'acqua, sono collegati, nel senso che, a parit di carico termico, quanto pi estesi saranno i pannelli, tanto minore potr essere la temperatura dell'acqua. Ovvero, tanto maggiore sar la temperatura dell'acqua, tanto pi ridotta potr essere la superficie dei pannelli. Nel progetto di massima si pu adottare a questo punto una prima scelta. Dal momento che il costo dei pannelli radianti presenta una componente importante proporzionale alla loro estensione, si pu scegliere una temperatura elevata dell'acqua

FIG. 4.26
Temperatura superficiale massima suggerita per il soffitto radiante in funzione dell'altezza di montaggio (riprodotto per gentile concessione dell'American Society of Heating Refrigerating and Air Conditioning Engineers inc. da 1996 ASHRAE Handbook)

15 12 9 6 3 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 temperatura superficiale del pannello (C)

altezza rispetto al pavimento (m)

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di alimentazione con il vincolo di poter realizzare condizioni di benessere. La fig. 4.26 si pu utilizzare come guida, dal momento che indica i valori massimi consentiti per la temperatura superficiale del pannello in funzione dell'altezza di montaggio. Com'era intuitivo, una maggiore altezza di montaggio compatibile con pi alte temperature per la riduzione del fattore di vista. Si vedr tra poco che la temperatura superficiale del pannello correlabile con la temperatura dell'acqua in funzione delle caratteristiche del pannello. Ecco che un primo criterio di partenza potrebbe essere quello di selezionare una temperatura un po' al di sotto del valore limite, pervenendo successivamente al dimensionamento del soffitto radiante. Ad esempio, per un montaggio a 3 m di altezza si pu selezionare una temperatura di 45C come punto di partenza. Questa procedura d per scontato che l'acqua calda prodotta per il tramite di un processo di combustione, per cui la scelta di una temperatura pi o meno alta pressoch in influente sulla resa del processo. Non sempre cos: esistono apparecchi di combustione che sfruttano parte del calore latente dei fumi di combustione (caldaie a condensazione), per i quali una temperatura pi bassa scelta per l'acqua calda implica pi elevate rese. Ovvero l'impianto pu essere alimentato, come considerato in questo libro, con una pompa di calore, anch'essa pi efficiente a minori temperature di riscaldamento ed addirittura incompatibile con temperature troppo alte, dove troppo alto pu voler dire anche 60C. Ed ancora si potrebbe pensare ad un impianto

di riscaldamento alimentato da energia solare, impianto anch'esso molto sensibile nelle rese alla temperatura di funzionamento, o alimentato da recuperi termici a temperatura moderata. In quei casi conviene selezionare una temperatura appropriata al sistema di produzione del calore prescelto, procedendo poi alla valutazione della temperatura superficiale del pannello e quindi dell'estensione dello stesso. I procedimenti accennati di dimensionamento devono necessariamente fare ricorso a codici di calcolo. Tuttavia spesso si presenta il bisogno di effettuare delle valutazioni di massima, ricorrendo al calcolo manuale o a grafici realizzati per questo scopo. Nell'ottica di un calcolo di massima si muove il metodo MTR (Mean Radiant Temperature). In tale metodo lo scambio per radiazione in un locale valutato come se ogni superficie irradiasse verso una superficie fittizia di area, emissivit e temperatura che diano come esito lo stesso scambio termico del caso reale. In altri termini come se si avessero due superfici, quella Ap del pannello e quella fittizia Ar, di emissivit rispettivamente p e r. Lo scambio termico specifico valutabile da: qr = Fr ( Tp4 - Tr4) dove: = costante di Stefan-Boltzmann (5,67x1O-8 W/m2K4); Fr = fattore di scambio termico per radiazione; Tp = temperatura superficiale media del pannello (K); Tr = temperatura della superficie fittizia (K). Quest'ultima temperatura viene valutata come: (4.12)

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FIG. 4.27
Scambio termico specifico per radiazione da un soffitto radiante in funzione della temperatura media delle superfici non riscaldate (AUST) per diverse temperature superficiali del pannello (riprodotto per gentile concessione dell'American Society of Heating Refrigerating and Air Conditioning Engineers inc. da 1996 ASHRAE Handbook)

temperatura media delle superfici non riscaldate (C)

100 90 80 70 60 50
70

tem pe rat ura su pe rfic ial ed el pa nn ell ot


0 11 90

0 13

40 30 20 10 0
10 30 50

p=

10 0

100

200

300

400

500 (W/m2)

600

700

scambio termico per radiazione

FIG. 4.28
Temperatura superficiale del lato interno delle pareti esterne in funzione della temperatura dell'aria esterna per diversi valori della trasmittanza della parete (riprodotto per gentile concessione dell'American Society of Heating Refrigerating and Air Conditioning Engineers inc. da 1996 ASHRAE Handbook)

temperatura superficiale del lato interno delle pareti esterne (C)

U=0 20 1 (W/m2K) 10 2 3 0 4 5 6 -25 -20 -15 temperatura ambiente = 21C -10 -5 0 5

-10

temperatura dell'aria esterna (C)

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Tr =

Sj j Tj Sj j (4.13)

ta dell'aria per il tramite del coefficiente di convezione lato interno in e dalla trasmittanza Km della parete, cos come realizzato in (4.6): ts = ta - Km ta - te in

dove le Sj sono tutte le superfici del locale, fatta eccezione del pannello radiante, con le loro emissivit. Se l'emissivit delle varie superfici si pu considerare eguale, la (4.13) fornisce quella stima grossolana della temperatura media radiante precedentemente ricordata: Tr = Sj Tj Sj (4.14)

dove te la temperatura esterna di progetto. Ipotizzando che le pareti non perimetrali abbiano la stessa temperatura dell'aria, facile, conoscendo l'area di ogni parete, calcolare la AUST. La fig. 4.5 collega la temperatura superficiale cercata con la temperatura dell'aria esterna per diverse trasmittanze della parete nell'ipotesi di una temperatura interna di 21C. Per temperature interne diverse da 21C possibile la correzione con la fig. 4.29 che, a seconda del divario di temperatura rispetto a 21C, in funzione della trasmittanza della superficie fornisce l'entit della correzione di

La Tr calcolata con la (4.14) viene indicata come la temperatura media delle superfici non riscaldate (AUST - Average Unheated Surfaces Temperature). Il fattore Fr di scambio termico per radiazione andrebbe calcolato da: Fr = 1 1 Fp-r +( 1 p -1) + Ap Ar ( 1 r -1) (4.15)

temperatura rispetto al valore calcolato con la fig. 4.28. Allo scambio termico per radiazione del pannello si deve sommare quello per convezione, collegato, come visto pi volte, alla differenza di temperatura fra superficie dei pannello e ambiente. La fig. 4.30 rappresenta lo scambio termico per convezione di un soffitto radiante in funzione della differenza di temperatura fra superficie del pannello ed aria. Con degli accorgimenti si (4.16) possono ottenere dei valori pi alti, ad esempio lasciando strisce fredde fra i pannelli radianti. Il valore di figura va considerato come cautelativo. Lo scambio termico specifico complessivo del pannello radiante consente di determinarne l'estensione. Valutato infatti il carico termico con il procedimento tradizionale riferito ad una temperatura ambiente di 21C, con le eventuali correzioni da apportare per rilevanti entit di

dove Fp-r il fattore di vista dal pannello alla superficie fittizia che per soffitti radianti si pu porre eguale a 1. L'emissivit di tutte le superfici si pu porre eguale a 0,9 senza commettere gravi errori. La valutazione del fattore Fr per un'ampia gamma di locali d per lo pi il valore di 0,87. Ne consegue che lo scambio termico specifico per radiazione calcolabile da: qr = 5 x 10-8[ ( Tp + 273)4 - (AUST + 273)4]

ed determinabile a partire dalla conoscenza della temperatura superficiale dei pannelli e della temperatura media delle superfici non riscaldate. La fig. 4.27 illustra tale relazione: si pu partire dalla temperatura superficiale del pannello e dalla AUST, identificando il flusso specifico per radiazione. La AUST pu essere valutata dalla temperatura

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FIG. 4.29
Correzione da apportare alla temperatura superficiale fornita dalla fig. 4.28 per temperature ambientali diverse da 21C in funzione della trasmittanza della parete (riprodotto per gentile concessione dell'American Society of Heating Refrigerating and Air Conditioning Engineers inc. da 1996 ASHRAE Handbook)

Correzione della temperatura + [K] -

3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 1


t 3 t 2,5 t 2 t 1,5 t 1 t 0,5 correzione = t(1-U/9,09)

t = 21C-ta

Trasmittanza U della parete

[W/(m2-K)])

ricambio d'aria, si ha l'input termico complessivo che il sistema radiante deve apportare. Questo valore, diviso per lo scambio termico specifico fornisce l'area di pannelli radianti necessaria.

ESEMPIO NUMERICO 4.1 Dato l'ambiente di fig. 4.31, con due pareti rivolte verso l'esterno con trasmittanza pari a 0,57 W/(m2K) per le parti in muratura e a 2,86 W/(m2K) per la vetrata, calcolare l'area di pannelli radianti necessaria

FIG. 4.30
Scambio termico per convezione di un soffitto radiante in funzione della differenza di temperatura con l'aria. I valori della curva superiore sono ottenibili con particolari accorgimenti (riprodotto per gentile concessione dell'American Society of Heating Refrigerating and Air Conditioning Engineers inc. da 1996 ASHRAE Handbook)

scambio termico per convenzione naturale del soffitto riscaldante (W7m2)

100

50

ata sific nten ne i ezio onv c

to convezione del soffit

10

15

20

25

30

35

40

differenza di temperatura alla superficie del pannello (C)

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FIG. 4.31
Schema della ambiente considerato nell'esempio numerico 4.1

te = -5C

2,2 m 3m 0,8 m 1,2 m 1m 2m 6m N 0,9 m 1m

2,1 m

per una temperatura superficiale del pannello di 40C. Il locale sottostante non riscaldato e ad una temperatura di 12C; la trasmittanza del pavimento pari a 0,85 W/(m2K). Eseguire il calcolo per una temperatura dell'aria di 20C.

a) Determinazione del carico termico Il calcolo delle dispersioni procede nel modo seguente. Parete sud: q = A K (ta - te) = 15.6 x 0.57 x (20-(-5)) = 220 W Finestra sud: q = A K (ta - te) = 2.4 x 2.86 x (20-(-5)) = 171 W Parete ovest: q = A K (ta - te) = 12 x 0.57 x (20-( -5)) = 170 W

Il calcolo approssimato secondo il metodo MRT pu essere suddiviso in tre passi logici: a) determinazione del carico termico (che alla luce di quanto esposto nel paragrafo 4.5.2 non si discosta dal metodo tradizionale) b) determinazione della AUST e dello scambio termico specifico complessivo tra pannello e ambiente c) calcolo della superficie di pannello necessaria per far fronte al carico.

Pavimento: q = A K (ta - 12) = 24 x 0.85 x (20-12) = 163 W Assumendo presenza di isolamento interno, e dunque assenza di ponti termici, le dispersioni totali per conduzione ammontano a 724 W. Ad esse si aggiunge il carico termico dovuto a infiltrazioni, che data la presenza di una sola vetrata possono essere assunte pari a 0.5 volumi/ora. Trascurando il calore latente si scrive: q= n 3600 Vcp (ta - te)=

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1.225

0,5 3600

x 72 x 1006 x (20-(-5)) = 308 W

tpav = ta - Kpav

(ta - 12) in

= 20 - 0,85

(20-12) 9,3

= 20 - 0,7 = 19,3C nella quale la densit dell'aria, cp il suo calore specifico ed n il numero di volumi/ora di aria in ingresso per infiltrazioni. Il carico termico totale risulta pari a 1032 W. b) Determinazione dello scambio termico specifico tra pannello e ambiente Per determinare lo scambio termico specifico del pannello radiante a partire dalIa (4.16) si deve valutare la AUST, secondo quanto esposto in precedenza. La temperatura superficiale delle pareti perimetrali per una temperatura dell'aria esterna di -5C ed una trasmittanza K = 0,57 W/(m2K) si determina dalla fig. 4.28, ed pari a circa 19,3C. Tale valore si riferisce per ad una temperatura dell'aria interna di 21C; la correzione da applicare si legge dalla fig. 4.29 in corrispondenza di K = 0,57 W/(m2K) e t = 1C, e risulta di circa 0,9C. Ne segue una temperatura superficiale delle pareti perimetrali di 19,3 - 0,9 =18,4C. La temperatura superficiale della vetrata si determina analogamente. Dalla figura 4.28 si ricava, per una temperatura dell'aria esterna di -5C ed una trasmittanza K = 2,86 W/ (m2 K), un valore di 12,2C che va poi corretto, secondo la fig. 4.29, di circa 0,7C, per arrivare ad una temperatura superficiale interna della vetrata di 12,2 - 0,7 = 11,5C. La stima della temperatura superficiale del pavimento, in assenza di diagrammi, va calcolata a partire dal coefficiente superficiale di trasmissione del calore dal lato interno in che da normativa risulta pari a 9,3 W/(m2K): Ipotizzato che le pareti non perimetrali ed il soffitto abbiano la stessa temperatura dell'aria, si pu calcolare la AUST mediante la (4.14): AUST = Tr = = = Sj Tj Sj (12+18)x 2 + 24 1599 84 = 19,0C

15,6 x 18,4 + 12 x 18,4 + 2,4 x 11,5 + 24 x 19,3 + (12+18) x20

Va osservato che nel calcolo precedente non si considerata la porzione di soffitto non riscaldata, in quanto il fattore di vista tra essa ed il pannello nullo. A questo punto si legge dalla fig. 4.27 lo scambio termico specifico del pannello per radiazione; la curva tp = 40C interseca l'ordinata AUST = 19C per un valore dell'ascissa qr pari a 120 W/m2. Lo scambio termico specifico convettivo per una differenza | tp - ta | di 20C si ricava dalla fig. 4.30, e risulta pari a circa 6 W/m2. Qualora si abbia l'accortezza di lasciare alcune sezioni del soffitto non riscaldate in modo da incrementare lo scambio per convezione, quest'ultimo si evince dalla curva (b) in fig. 6.7, e risulta di circa 36 W/m2. Se ci si pone in quest'ultimo caso, il pannello cede complessivamente all'ambiente 156 W/m2. c) Calcolo della superficie necessaria per far fronte al carico termico. La superficie di pannelli radianti necessaria risulta: Ap = 1032 156 = 6,6 m2

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transizione a turbolento, per cui la resistenza Per realizzare la temperatura superficiale del pannello si deve inviare l'acqua calda ad un'adatta temperatura e con un'adeguata portata, legate alla resistenza termica opposta dal pannello. Questa data da una serie di resistenze che, a partire dall'acqua, annoverano: ri = resistenza convettiva fra acqua e parete del tubo (per metro di tubo, mk/W); rt = resistenza conduttiva opposta dalla parete del tubo (per metro di tubo, mk/W); rs = resistenza termica fra tubo e pannello (per metro di tubo, mk/W); rp = resistenza termica del pannello, (m2k/W); rk = resistenza opposta da eventuali coperture del pannello stesso, (m2k/W). rt = corrispondente generalmente trascurabile rispetto alle altre. La resistenza conduttiva opposta dalla parete del tubo legata a spessore e a materiale costituente il tubo. Si calcola con la relazione: ln

(D ) D
o i

2 t

(4.18')

dove t la conduttivit del materiale con cui realizzato il tubo, di diametro esterno Do. La resistenza trascurabile per tubi metallici e va considerata solo per quelli realizzati in materiali sintetici. La resistenza termica rS tra tubo e pannello dipende dalla struttura del pannello stesso. Alcune valutazioni per pannelli piuttosto diffusi sono offerti dalla fig. 4.32.

La resistenza totale del pannello ru deve tener conto che le resistenze che coinvolgono la tubazione e cio ri, rt ed rs vanno riferite ad un'area di pannello definita dal passo delle tubazioni: infatti la potenza termica che dall'acqua arriva alla superficie di contatto fra tubo e pannello viene distribuita su di una larghezza di pannello pari al passo M delle tubazioni. Pertanto la resistenza totale va valutata da: ru = (rj + rt + rs) M + rp + rk tubo facilmente valutabile da: ri = 1 f Di (4.18) (4.17)

Pi problematica risulta la valutazione della resistenza rp del pannello. Infatti, dal momento che i tubi dell'acqua sono spaziati di un passo M fra gli assi di due tubi paralleli, si avr un andamento variabile di temperatura superficiale del pannello, con un massimo in corrispondenza all'asse dei tubi ed un valore minimo nella mezzeria. Tale andamento risulter accentuato quanto pi piccolo e meno conduttivo sar lo spessore dello strato di pannello al di sotto del tubo. Senza scomodare uno studio alle differenze finite, stata proposta una soluzione di massima che tratta il pannello alla stregua di un aletta che dissipa l'energia termica dalla parete del tubo verso la superficie del pannello. La semplificazione fornisce risultati non molto diversi da quelli di uno studio accurato (Kilkis, . B., Radiant ceiling cooling with solar energy: fundamentals, modelling

La resistenza convettiva fra acqua e parete del

dove Di il diametro interno del tubo e f il coefficiente di convezione lato acqua. Dato che la velocit dell'acqua maggiore di 0,2 - 0,3 m/s nei tubi impiegati nei pannelli radianti, il moto va da regime di

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and a case design, ASHRAE Trans. 99 (2), 521-533,1993). Il punto di partenza lo scambio termico specifico per radiazione e convezione qr e qc del pannello radiante. Di l si calcolano i due coefficienti r e c di radiazione e di convezione: r = c = qr tr - AUST qc tp - ta (4.19)

due tubi ( Do 2 <x< M 2 )

caratterizzata da un modulo m: m=[ t p L ] 1/2

(4.20)

L'efficienza di aletta pari a: = tgh (mW) mW (4.21)

sia per lo scambio termico radiativo che convettivo: r = c = Ipotizzando una temperatura pari a quella massima del pannello (tp)max in corrispondenza al diametro Do del tubo, attraverso le due efficienze di aletta si pu valutare lo scambio termico radiativo che

Il coefficiente complessivo t: t = r + c Se il pannello presenta una conduttivit p ed uno spessore L, l'aletta di estensione W dalla superficie esterna del tubo alla mezzeria fra i

FIG. 4.32
Resistenza termica rp del pannello e resistenza termica rs, fra tubo e pannello per alcune tipologie di pannelli (riprodotto per gentile concessione dell'American Society of Heating Refrigerating and Air Conditioning Engineers inc. da 1996 ASHRAE Handbook)

compete all'unit di lunghezza di pannello relativo ad ogni tubo (1 m di lunghezza ed M m di larghezza) da: qr M = (2 W r + Do) r [(tp)max - AUST] (4.22) Similmente per lo scambio termico convettivo si ha: qc M = (2 W c + Do) c [(tp)max - ta] (4.23)

Si in grado ora di correlare il valore massimo di temperatura superficiale del pannello con la temperatura dell'aria e l'AUST, noto lo scambio termico totale del pannello. Infatti: qp = qr + qc (tp)max = [qp M + (2 W + Do) (r AUST + c ta)] (2 W + Do) t (4.24)

Il profIlo di temperatura si pu calcolare, usando sempre la teoria dell'aletta da: cosh [ m ( tp(x) = M 2 - x)] [(tp)max -ta+ r t

cosh (mW) + ta r t

(ta-AUST)]

(ta-AUST)

(4.25)

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La relazione (4.25) per x = M/2 consente di stimare la temperatura minima del pannello: r t

andranno tenute presente nel calcolo dei carichi termici del locale soprastante): twi = tw + tw 2

[(tp)max - ta + (tp)min =

( ta -AUST)] +ta-

Si tratta di confrontare la resistenza incontrata r t (ta-AUST) (4.26) dall'energia termica fra acqua e pannello sottostante con quella relativa alla parte superiore. A questo scopo si deve conoscere la conformazione del solaio, calcolandone la resistenza termica rsolaio sempre a partire dall'acqua che scorre nei tubi e quindi incontrando nuovamente le resistenze comuni ri e rt. A questo punto la quota di potenza verso l'alto rapportata a quella verso il basso pari all'inverso delle rispettive resistenze: qsoff q = ru rsolaio

cosh (mW)

Qualora esistano delle coperture del pannello stesso vi un'ulteriore resistenza variabile, valutabile da: rc = xc c

con xc spessore della copertura e c sua conduttivit che riduce eventualmente la temperatura del pannello da un valore tp ad un valore t'p, tale che: qp = tp - tp rc

La potenza termica da fornire complessivamente pari allora a: qtot = q (1 + qsoff q )

Calcolato con questa avvertenza il valore di (tp)max, si pu ipotizzare che la temperatura esterna del tubo sia pari a: Ltd = (tp)max + qp M Do 2 (4.27)

e la portata d'acqua necessaria per tubo risulta pari a: m= qtot M cp tw (4.29)

Di qui a calcolare la temperatura media tw dell'acqua il passo breve; basta far intervenire le resistenze ri e rt prima considerate: 1 f Di ln +

Sar necessario verificare, dato il diametro del tubo che la velocit dell'acqua risulti entro un range accettabile e non superiore a 0,6 m/s. ESEMPIO NUMERICO 4.2

tw = qp M [

(D ) D
o i

2 t

] + td

Con riferimento all'esempio numerico 4.1, (4.28) determinare la temperatura dell'acqua e la portata d'acqua necessaria. Eseguire il calcolo per le due tipologie di pannello seguenti. 1) Pannello a serpentino annegato in un solaio in calcestruzzo di conduttivit pari a 1,05 W/(mK). Si utilizzano tubazioni di rame

La temperatura di ingresso dell'acqua si calcola fissando il salto di temperatura tw per la stessa, generalmente posto fra 6 e 10C, avendo valutato oltre alla potenza scambiata dal pannello verso la zona sottostante, anche le eventuali dispersioni verso l'alto (che

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del diametro interno di 16 mm con un passo di 30 cm. Il centro della tubazione si trova 35 mm al di sopra del bordo inferiore del solaio, al di sotto del quale vi uno strato di intonaco di 15 mm di conduttivit pari a 0,93 W/(mK). Superiormente alle tubazioni si trova uno strato di isolante di 20 mm, di conduttivit pari a 0,04 W/(mK). Lo spessore totale del solaio di 22,5 cm. La sezione di tale pannello rappresentata in fig. 4.33. 2) Pannello prefabbricato costituito da tubazioni in polietilene reticolato 14x1 (diametro esterno di 14 mm e spessore 1 mm) fissate mediante clips a pannelli in alluminio dello spessore di 0,75 mm. La struttura del circuito idraulico a griglia, con interasse tra le tubazioni di 0,15 m. Superiormente alle tubazioni si trova uno strato di isolante di 20 mm, di conduttivit pari a 0,04 W/(mK). Il solaio sovrastante in calcestruzzo, dello spessore di 20 cm. La sezione di tale pannello rappresentata in fig. 4.34. La conduttivit del polietilene reticolato di 0,38 W/(mK).

1) Pannello annegato nella struttura del solaio a) Calcolo dell'efficienza d'aletta Si inizia il calcolo determinando i coefficienti di scambio termico specifico per radiazione e convezione r e c . Riprendendo i risultati dell'esempio numerico 4.1, si ricava: 120 qr r = = = 5,7 W/(m2K) tp - AUST 40-19 c = qc tp - ta = 36 40-20 = 1,8 W/(m2K)

da cui il coefficiente complessivo t = r + c = 7,5 W/(m2K). Con riferimento alla figura 4.33, possibile trattare la struttura del solaio come un'aletta composta. Le relazioni da (4.20) a (4.28) rimangono valide, a patto di sostituire ad L lo spessore totale dell'aletta Stot e alla conduttivit termica del pannello p la conduttivit termica equivalente eq dell'aletta composta: c = L + sii
nk i=l

Stot t

0,035 x 1,05 + 0,015 x 0,93 0,050

= 1,01 W/(mK)

il modulo m vale: m= [ 7,51 ]1/2 = [ ] 1/2 = 12,20 eq Stot 1,01 x 0,050

L'efficienza di aletta , sia per lo scambio

FIG. 4.33
Sezione del soffitto radiante annegato nella struttura considerato nell'esempio numerzco

FIG. 4.34
Sezione del soffitto radiante prefabbricato considerato nell'esempio numerico

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FIG. 4.35
Analisi del pannello annegato come fosse un sistema alettato

Per determinare la temperatura media tw dell'acqua basta tener conto, secondo la (4.28), della resistenza convettiva tra acqua e parete del tubo ri e di quella conduttiva della parete del tubo rt. Considerato che la tubazione in rame, quest'ultima si pu trascurare: tw = qp M Do Di

[ D +
1
f i f

ln

= 156 x 0,30 termico radiativo che per quello convettivo, pari a: tgh (mW) mW tgh (12,20 x 0,141) 12,20 x 0,141

[ x10,016 + 0 ] + 57,4

2 t

]+t

Si deve stimare il coefficiente di convezione f per acqua a circa 60C. Se si assume che il regime di moto sia turbolento, si pu utilizzare la relazione di Dittus-Boelter che

= 0,545

porge: Nu = 0,023 ReO,8 Pr1/3 Il numero di Reynolds si pu calcolare solo ipotizzando la velocit (o la portata) dell'acqua nella tubazione. Assumendo una velocit u pari a 0,3 m/s si ottiene: Re = Pr = ud cp = 1000 x 0,3 x 0,016 467 x 10 -6 = 10278

b) calcolo della temperatura esterna della tubazione ora possibile calcolare la temperatura superficiale massima del pannello, applicando la (4.24) dopo aver ricordato che lo scambio termico specifico complessivo qp pari a 156 W/m2: (tp)max = = = [qp M + (2 W + Do) (r AUST + c ta)]

= 3,00

Nu = 0,023 ReO,8 Pr1/3 = 53,74 f = Nu d = 53,74 x 0,651 0,016 = 2187 W/m2K

(2 W + Do) t 156x0,30+(2x0,141x0,545+0,018) (5,71x19+1,8x20) (2x0,141x 0,5450+0,018)x7,51 = 55,5C

71,63 1,29

Ne segue tw=156x0,30

La temperatura esterna del tubo si calcola con la (4.27): ta = (tp)max + = 55,5+ qp M (Stot eq 1,01 Do ) 2

( x 2187x0,016 +0)+57,4=0,5+57,4=57,9C
1

La temperatura di ingresso dell'acqua si calcola una volta fissato il salto di temperatura tw che viene qui imposto pari a 6C: =55,5+1,9=57,4C twi = tw + tw 2 = 57,9 +3 = 60,9C

156 x 0,3 ( 0,05 - 0,009)

d) Stima delle dispersioni verso l'alto e c) Calcolo della temperatura media dell'acqua calcolo della portata d'acqua necessaria
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Per determinare infine la portata d'acqua necessaria, si deve determinare la potenza termica ceduta complessivamente, tenendo conto anche delle dispersioni verso il locale sovrastante. necessario dunque stimare il rapporto tra la potenza termica verso l'alto qsolaio e verso il basso qp owero tra le due resistenze complessive, verso l'ambiente riscaldato ru e verso il locale sovrastante rsolaio. Dalla (4.17) si ricava ru; ru = (rj + rt + rs) M + rp + rk nella quale: ri = 1 x 2187 x 0,016 = 0,00910 mK/W (da 4.18)

complessivamente Qtot = qp 1+ = 1032 1+

qsolaio qp 0,045 0,657

) = 1032 x 1,067 = 1101 W


1101

) = q (1+ r )
p

ru

solaio

La portata d'acqua necessaria si ricava di conseguenza; m= qtot cp tw = 1000 x 4187 x 6 = 4,38 x 10-5 m3/s

pari a 158 I/h. La velocit dell'acqua all'interno del serpentino pari a u= m d 4


2

4,38 x 10-5 3,14 x 0,016 4


2

= 0,22 m/s

rt trascurabile rs secondo ASHRAE trascurabile per tubazioni annegate nel solaio Stot rp = Do 2 = 0,05 - 0,008 1,01 = 0,042 m2K/W

e risulta quindi accettabile. 2) Pannello prefabbricato a) Calcolo dell'efficienza d'aletta I coefficienti di scambio termico specifico per radiazione e convezione r e c sono gli stessi calcolati in precedenza: 120 qr r = = = 5,7 W/(m2K) tp - AUST 40-19 c = qc tp - ta = 36 40-20 = 1,8 W/(m2K)

eq

(da fig. 4.32) rk nulla dunque ru = 0,009 x 0,3 + 0,042 = 0,045 m2K/W La resistenza rsolaio tiene conto anche dell'isolamento superiore ed pari a: rsolaio = (ri + rt ) M + ris + rsoff dove: ri = 1 x 2187 x 0,016 sis is 0,02 0,04 = = 0,00910 mK/W

da cui il coefficiente complessivo t = r + c = 7,5 W/(m2K). Il modulo m dell'aletta vale, per una conduttivit termica dell'alluminio p pari a

rt trascurabile ris = = = 0,5 mK/W = 0,154 m2K/W

FIG. 4.36
Sezione della clip di alluminio per il pannello prefabbricato impiegato nell 'esempio numerico 4.2

rsoff =

ssoff soff

0,162 1,05

dunque rsolaio = 0,009 x 0,3 + 0,5 + 0,154 = 0,657 m2K/W A questo punto, la potenza termica da fornire

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210 W/(mK): m= [ t p L

del tubo rt. Ad esse si va ad aggiungere la non 7,51 210 x 0,0075

] =[
1/2

1/2

= 2,18

trascurabile resistenza di contatto tra tubo e pannello rs pari a 0.32 mK/W secondo la fig. 4.32: Do Di

Prima di proseguire, si osservi che come esposto nella fig. 4.36, la dimensione Do dell'aletta pari alla larghezza trasversale della clip di alluminio. In questo caso; se Do pari a 1,5 mm, si ottiene W = 0,15/2 - 0,0015/2 = 0,074 m L'efficienza di aletta , sia per lo scambio termico radiativo che per quello convettivo, pari a: = tgh (mW) mW = tgh (2,18 x 0,074) 2,18 x 0,074 = 0,99

tw = qp M

[ D +
1
f i f

ln

2 t

]+t
ln

0,014 0,012

= 156 x 0,15

[ x10,016 + 2 x 0,38 ] + 40,3

Si deve stimare il coefficiente di convezione f per acqua a circa 40C; tale calcolo richiede un'attenzione maggiore che nel caso 1. Infatti, data la disposizione a griglia del circuito idraulico, la velocit del fluido nella tubazione

b) Calcolo della temperatura esterna della tubazione ora possibile calcolare la temperatura superficiale massima del pannello, applicando la (4.24) dopo aver ricordato che lo scambio termico specifico complessivo qp pari a 156 W/m2: (tp)max = = = [qp M + (2 W + Do) (r AUST + r ta)]

pu essere molto inferiore rispetto a quella che si otterrebbe in un circuito a serpentino, e il moto di conseguenza pu risultare in regime di transizione, o laminare. Per stimare la velocit dell'acqua nella tubazione, si pu utilizzare la (4.29) dopo aver ipotizzato la quota di dispersioni verso l'alto. Supponendo quest'ultima pari al 10% della potenza termica ceduta all'ambiente, si ottiene: qtot = qp (1 + qsoff qp

(2 W + Do) t 156x0,15+(2x0,074x0,99+0,015) (5,71x19+1,8x20) (2x0,074 x 0,99+0,015)x7,51 = 40,2C

44,90 1,12

) = 156 x (1+0,1) = 172 W/m

La portata d'acqua per ciascuna tubazione si ricava dalla (4.29) una volta imposto il salto termico del fluido, anche in questo caso, a 6C. Ipotizzando tubazioni di una lunghezza pari a 3 m, si pu assumere con buona approssimazione un salto termico tw,tubo di

Data l'elevata conduttivit termica dell'alluminio, la temperatura esterna del tubo td si pu considerare con buona approssimazione coincidente con (tp)max c) Calcolo della temperatura media dell'acqua Per determinare la temperatura media tw dell'acqua si tiene conto, secondo la (4.28), della resistenza convettiva tra acqua e parete del tubo ri e di quella conduttiva della parete

2C per metro lineare: m= qtot M cp tw = 172 x 0,15 1000 x 4187 x 2 = 3,07 x 10-6 m3/s

La velocit nella tubazione si calcola immediatamente dividendo la portata per la

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sezione: u= m Di 4
2

d) Stima delle dispersioni verso l'alto e = 3,07 x 4 10-6 3,14 x 0,0122 = 0,027 m/s calcolo della portata d'acqua necessaria Per determinare infine la portata d'acqua necessaria, si deve determinare la potenza termica ceduta complessivamente, tenendo conto anche delle dispersioni verso il locale = 597 sovrastante. necessario dunque stimare il rapporto tra la potenza termica verso I'alto qsolaio e verso il basso qp ovvero tra le due resistenze complessive, verso l'ambiente riscaldato ru e verso il locale sovrastante rsolaio. Dalla (4.17) si ricava ru: ru = (ri + rt + rs) M + rp + rk nella quale: ri = 1 x 229 x 0,016 ln rt = = 8,51 0,014 0,012 = 0,0646 mK/W da (4.18') da fig. 4.32 = 0,087 mk/W da (4.17)

Il numero di Reynolds risulta, valutando le propriet dell'acqua a 40C: Re = ud = 1000 x 0,014 x 0,012 653 x 10 -6

Dunque il regime di moto laminare; per individuare l'espressione da utilizzare necessario calcolare il numero di Graetz: Gz = Re Pr + d l

Il numero di Prandtl per acqua a 50C vale: Pr = cp = 4,34

Ne segue, ipotizzando come in precedenza una lunghezza dei condotti di 3m: Gz = Re Pr + d l = 597 x 4,34 x 0,012 3

2 x 0,38

rs = 0,32 mK/W dell'alluminio rk nulla dunque

Per valori di Gz < 10, per l'intero tratto della tubazione si ha, assumendo flusso termico specifico ceduto alla parete costante, Nu = 4,364. Quindi: f = Nu d = 4,364 x 0,629 0,012 = 229 W/(m2K)

rp trascurabile data la conduttivit elevata

ru = (0,087+0,0646+0,32) x 0,15 + 0 = 0,071 m2K/W La resistenza rsolaio tiene conto anche dell'isolamento superiore ed pari a: rsolaio = (ri + rt ) M + ris + rsoff dove: ri = 1 x 229 x 0,016 ln rt = 0,014 0,012 = 0,0646 mK/W da (4.18') = 0,087 mK/W da (4.18)

Riprendendo l'espressione per il calcolo della temperatura media del fluido, si ottiene 0,014 0,012

[ x 229 x 0,016 + 2 x 0,38 ] + 40,3 = 23,4 x [0,087 + 0,0646 + 0,32] + 40,3 = 51,3C *
tw = 156 x 0,15 1
* Tale temperatura si discosta da quella utilizzata per il calcolo di f; d'altra parte, ricalcolando il numero di Graetz per acqua a 50C si ottiene Gz~ ~ 8,34; dunque il valore di Nu non cambia, e f passa da 229 a 233 Wlm2K, con effetti trascurabili.

ln

La temperatura di ingresso dell'acqua si tw che gi stato fissato a 6C: twi = tw + tw 2 = 51,3 +3 = 54,3C

calcola a partire dal salto di temperatura ris =

2 x 0,38 sis is =

0,02 0,04 =

= 0,5 m2K/W = 0,190 m2K/W

rsoff =

ssoff soff

0,2 1,05

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FIG. 4.37
Diagramma per il calcolo dei soffitti e pavimenti radianti annegati (riprodotto per gentile concessione dell'American Society of Heating Refrigerating and Air Conditioning Engineers inc. da 1996 ASHRAE Handbook)

dunque rsolaio = (0,087+0,0646+0,32) x 0,15+0,50+0,19 = 0,76 m2K/W La potenza termica da fornire complessivamente per metro di tubo risulta:

qtot = qp (1 + = 156 (1 +

qsolaio qp

)= qp (1 +

ru rsolaio

0,071 0,76

) = 156 x 1,093 = 171 W

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che in questo caso risulta praticamente coincidere con quella stimata al punto c) Ci permette di considerare validi i calcoli effettuati in tale sede; in particolare la portata d'acqua necessaria risulta in ciascuna tubazione m= qtot M cp tw 1000 x 4187 x 6 = 171 x 0,15 = 1,03 x 10-6 m3/s x tubo

quello di fig. 4.37. Il grafico richiede il calcolo preliminare della resistenza totale del pannello data da: ru = (rt + rs) M + rp + rc dove stavolta rp valutato semplicemente dal rapporto fra lo spessore del pannello e la sua conduttivit: rp = xp p

pari a circa 3,7 l/(h tubo). Se non vi una grande differenza fra la temperatura ambiente e l'AUST ci si pu servire per il calcolo di diagrammi come

Dalla conoscenza della differenza fra l'AUST e la temperatura dell'aria e della differenza fra la temperatura del pannello e la temperatura

FIG. 4.38
Diagramma per il calcolo dei soffitti radianti prefabbricati (riprodotto per gentile concessione dell'American Society of Heating Refrigerating and Air Conditioning Engineers inc. da 1996 ASHRAE Handbook)

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dell'aria si trova (lato destro del diagramma) la potenza specifica scambiata. Si usano le linee tratteggiate solo se il rapporto fra le resistenze rc e rp maggiore di 4: questo inusuale per i soffitti radianti per i quali rc molto piccolo o nullo. Si usano quindi generalmente le linee a tratto continuo. Nota la potenza totale scambiata dal pannello, dal punto di incontro dell'orizzontale con la retta di resistenza totale si porta la verticale fino ad incontrare in alto le rette parametriche della temperatura media dell'acqua (espressa come incremento della temperatura dell'aria), una volta prescelto il passo M fra le tubazioni. Alcuni esempi numerici chiariranno meglio la procedura. Per i pannelli prefabbricati stato realizzato un altro diagramma di impiego simile (fig. 4.38). ESEMPIO NUMERICO 4.3 Con riferimento agli esempi numerici 4.1 e 4.2, eseguire il dimensionamento ed il calcolo della temperatura media dell'acqua circolante per il pannello a soffitto annegato nella struttura del solaio (caso 1), utilizzando il diagramma di fig. 4.37. a) Superficie del pannello radiante Il punto di partenza ancora la temperatura superficiale del pannello, pari a 40C, ovvero a ta +20C. Si ricordi che la AUST gi stata calcolata nell'esempio 4.1, e risulta pari a 19C. Sul lato destro del diagramma, si individuano le due rette tratteggiate relative al riscaldamento mediante soffitti radianti per una temperatura superficiale pari a ta +19C

ed a ta +22C. Esse vanno percorse fino ad intersecare la verticale corrispondente ad (AUST - ta) = -1. In corrispondenza, sull'asse sinistro delle ordinate si legge il flusso termico specifico ceduto dal pannello: ta +19C ta +22C 150 W/m2 170 W/m2

Interpolando si ottiene il flusso termico specifico per una temperatura pari a ta +20C, che risulta essere di circa 156 W/ m2, in accordo con i risultati dell'esempio numerico 4.1. La superficie di pannello radiante necessaria risulta quindi la stessa, ovvero: Ap = 1032 156 = 6,6 m2

b) Temperatura dell'acqua Il calcolo richiede preliminarmente la valutazione della resistenza totale del pannello ru: ru = (rt + rs) M + rp + rc essa gi stata calcolata nel corso dell'esempio numerico 4.2, e risulta pari a 0,045 m2K/W. Si tracci la retta orizzontale corrispondente a qp = 156 W/m2 fino ad intersecare le due curve ru = 0,03 m2K/W e ru = 0,05 m2K/W. A partire dai punti di intersezione, si traccino le rette verticali fino ad intersecare, nella parte alta del diagramma, la retta corrispondente a M = 30 cm. I due punti di intersezione trovati corrispondono ad una temperatura media dell'acqua pari a: ru = 0,03 m2K/W ru = 0,05 m2K/W ta +34C ta +37,5C

Interpolando si ottiene la temperatura media dell'acqua per ru = 0,045 m2K/W;

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essa risulta pari a ta +36,5C = 56,5C. Tale risultato si discosta di circa 2C da quanto ottenuto mediante il calcolo per via analitica nel corso dell'esempio numerico 4.2, confermando la validit del ricorso al metodo grafico. ESEMPIO NUMERICO 4.4 Con riferimento all'ambiente presentato nell'esempio numerico 4.1, eseguire il dimensionamento ed il calcolo della temperatura media dell'acqua circolante per un pannello a soffitto in alluminio realizzato per estrusione con tubazioni in rame (si veda la fig. 4.32), che presenta le seguenti caratteristiche: spessore del pannello s: 0,127 mm resistenza del pannello ru: 0,035 m2K/W interasse tra le tubazioni M: 150 mm temperatura dell'acqua di alimentazione tin: 65C salto termico imposto t: 10C Per tale tipologia di pannello possibile utilizzare il diagramma di fig. 4.38.

tra pannello e ambiente, si utilizza la fig. 4.38, accettando di trascurare la differenza di 1C tra la temperatura dell'aria interna (20C) e la AUST (19C) che stata calcolata nell'esempio numerico 4.1. Nella parte superiore del diagramma si individua, tra le rette parametriche per soffitti riscaldati, quella corrispondente ad una temperatura media dell'acqua di 60C, e si procede fino ad incontrare la retta M = 150 mm. Da tale punto si traccia la verticale, fino ad incontrare la curva corrispondente a ta = 20C. L'ascissa del punto di intersezione rappresenta la temperatura media superficiale del pannello a soffitto, che risulta di circa 49C. L'ordinata dello stesso punto, Ietta sull'asse sinistro, rappresenta il flusso termico specifico cercato, ed pari a circa 210 W/m2. La determinazione della superficie di pannello necessaria a far fronte al carico termico ambientale di 1032 W (gi calcolato

La procedura di dimensionamento differisce necessariamente da quella utilizzata negli esempi numerici precedenti: in questo caso infatti non si parte pi dalla temperatura media superficiale del pannello, ma dalla temperatura dell'acqua a disposizione. Si dovr determinare il flusso termico specifico fornito dal pannello a partire dalla temperatura media dell'acqua, per poi procedere al calcolo della superficie di pannello radiante necessaria. Si inizia il calcolo determinando la temperatura media dell'acqua circolante nel pannello, che risulta: tw = tin t 2 = 65 - 5 = 60C

nell'esempio numerico 4.1) immediata: Ap = 1032 210 = 4,9 m2

4.5.4 COSA SI INTENDE PER RESA TERMICA DI UN SOFFITTO RADIANTE E COME LA SI DETERMINA? La resa termica di un pannello radiante a soffitto non altro che il flusso termico specifico scambiato, ovvero la potenza termica scambiata dal pannello per unit di superficie. Ad esempio, per un pannello alimentato con acqua calda, si tratta di quantificare il flusso termico che viene ceduto all'ambiente da 1 m2 di superficie. La conoscenza di tale grandezza fondamentale

Per determinare lo scambio termico specifico

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nel dimensionamento. La determinazione analitica della resa termica di un pannello a soffitto non semplice. Da un lato, si deve tener conto della conduzione termica attraverso la struttura del pannello, nella quale si instaura un campo termico che non monodimensionale (figura 4.39); quindi il calcolo di una resistenza termica equivalente tra fluido termovettore e superficie del pannello, che permetta di esprimere il flusso termico specifico come qp = tm - tp R

determinazione del flusso termico specifico scambiato dal pannello. Oltre ad essi, ed alle espressioni della resa termica fornite dai costruttori all'interno della loro manualistica, sono reperibili nella letteratura tecnica vari procedimenti di diversa complessit e attendibilit. Nessuno di essi ha per conosciuto una diffusione cos ampia da poterIo considerare quale metodologia di riferimento. Si tratta in generale di metodi semplificati, utilizzabili anche nel calcolo manuale; essi presentano, se non altro, almeno il pregio di non doversi affidare a quanto dichiarato dai costruttori. Un'ulteriore possibilit consiste nell'analizzare il campo termico all'interno del pannello con metodi numerici, quale quelli delle differenze e degli elementi finiti. Uno dei vantaggi di tali metodi l'accuratezza dei risultati a cui si perviene. Tra gli svantaggi vi certamente il fatto che ogni singola struttura rappresenta un caso a s, che va analizzato singolarmente. Relazioni di validit pi generale si ottengono solo analizzando pi casi al variare di alcuni parametri, e risalendo a delle correlazioni.

non immediato. In linea generale, la resa termica dipende da: - parametri legati alla struttura del pannello quali la geometria della struttura e l'interasse delle tubazioni, e le caratteristiche termiche dei materiali costitutivi; - temperatura media del fluido - temperatura dell'aria e AUST nel locale sottostante - come parametro, dalla temperatura dell'aria nel locale sovrastante. Come si visto nel paragrafo precedente, il metodo MTR e i diagrammi di fig. 4.37 e 4.38 sono strumenti utilizzabili per la

FIG. 4.39
Isoterme all'interno di un pannello annegato in un solaio in calcestruzzo armato isolato superiormente (raffrescamento, tfm = 15C). Si pu notare l'infittirsi delle isoterme nello strato di isolante

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Diagrammi o espressioni fornite dai costruttori: la documentazione tecnica necessaria al dimensionamento comprende una procedura semplificata per il dimensionamento dell'impianto ed evidentemente un'espressione della resa termica del sistema a pannelli, sia essa analitica oppure tabulata in funzione di diversi parametri. Nel caso di pannelli metallici, l'espressione della resa termica fornita dal costruttore pu ad esempio essere conforme alla norma DIN 4715-1: q = C (tml )n (4.30)

Uso di metodi numerici: metodi numerici quali differenze finite ed elementi finiti permettono di analizzare in dettaglio il campo termico che si instaura in domini non monodimensionali. Dal punto di vista applicativo, esistono diversi programmi al calcolatore con i quali risulta relativamente semplice definire il dominio da analizzare. Definite tutte le caratteristiche termiche dei materiali che compongono la struttura e le condizioni al contorno, possibile integrare l'equazione della conduzione termica sia in regime stazionario che variabile. Per chiarire le idee, mediante i metodi numerici possibile risalire al flusso termico specifico ceduto verso l'alto e verso il basso dalla struttura in figura 4.39 una volta definite: la geometria della struttura (tutte le dimensioni) e le caratteristiche termofisiche di interesse di tutti i materiali che la compongono; la temperatura del fluido (4.31) all'interno della tubazione (condizione a contorno); la temperatura dell'aria a contatto con le superfici sovrastante e sottostante e i rispettivi coefficienti liminari di trasmissione del calore (condizioni a contorno). Tuttavia, poich si ottiene una soluzione numerica e non analitica, non si ha alcuna informazione su ci che accade quando alcuni dei parametri variano, ad esempio quando la temperatura del fluido aumenta di 1C. necessario far variare i parametri di interesse, e ottenere delle correlazioni tra risultati e parametri. Per alcune tipologie di pannello sono state determinate delle conduttanze equivalenti tra tubazione e superficie di soffitto e pavimento; mediante tali conduttanze C1 e C2, se la

dove q il flusso termico specifico fornito in inverno ed asportato d'estate, C ed n sono costanti caratteristiche del pannello, mentre tml la differenza di temperatura media logaritmica tra il fluido termovettore e l'aria ambiente la cui espressione (nel caso di raffrescamento): tml = ln tu - ti tamb - ti tamb - tu

In alternativa, il costruttore pu fornire delle resistenze al flusso termico verso il basso e verso l'alto, che permettono il calcolo immediato della resa termica; pi spesso la resa termica fornita mediante diagrammi. Possono essere disponibili programmi per il dimensionamento al calcolatore, che per presentano lo svantaggio di essere poco trasparenti relativamente alle procedure mediante le quali si perviene al dimensionamento. Di conseguenza, spesso manca la possibilit di esprimere un giudizio critico sui risultati che da tali software si ottengono.

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temperatura del tubo e quella tfm del fluido si possono assumere coincidenti, il flusso termico si pu esprimere semplicemente come: qpav = C1 (tfm - tpav) = 1 1 C1 qsoff = C2 (tfm - tsoff) = 1 C2 (4.32) nelle quali: - indica il coefficiente di adduzione tra la superficie e l'ambiente, comprendente quindi sia lo scambio termico per convezione che quello per radiazione; - taria,1 e taria,1 sono rispettivamente la temperature dell'aria del locale sovrastante e quella dell'ambiente riscaldato con il soffitto radiante; - tpav e tsoff sono rispettivamente le temperature superficiali del pavimento soprastante e del soffitto. Si verifica che C1 e C2 sono indipendenti dalla temperatura del fluido, e dipendono invece dai coefficienti liminari di trasmissione del calore per soffitto e pavimento sovrastante a pav e soff: C1 = A1 + D1 pav + E1 soff C2 = A2 + D2 pav + E2 soff (4.33) + 1 pav 1 soff (tfm - taria,2) (tfm - taria,1)

nella tabella seguente per alcune tipologie di pannello. Le conduttanze qui presentate non possono per in alcun modo essere utilizzate per altre tipologie di pannelli. ESEMPIO NUMERICO 4.5 Calcolare per le tre tipologie di pannello descritte nella Tabella 4-11 il flusso termico scambiato rispettivamente a soffitto e al pavimento soprastante per una temperatura media del fluido di 50C assumendo una temperatura media dell'aria nei due ambienti di 20C. Le dimensioni di pianta degli ambienti siano di 5 x 6 m2, la superficie utile del pannello sia di 4 x 5 m2

1 +

Si applicano innanzi tutto le relazioni (4.33) per determinare le conduttanze equivalenti C1 e C2 rispettivamente verso il pavimento soprastante e verso il soffitto. Ai fini del calcolo si possono utilizzare con buona approssimazione i valori dei coefficienti superficiali di trasmissione del calore fissati dalla normativa, e pari a 5,8 W/m2K per soffitto pi caldo dell'aria sottostante e a 9,3 W/m2K per pavimento pi caldo dell'aria sovrastante Pannello in laterizio e calcestruzzo, passo = 33 cm, = '' C1 = A1 + D1 pav + E1 soff
Valori dei coefficienti da utilizzare nelle relazioni (4.33) per tre diffuse tipologie di pannello radiante

I valori dei coefficienti A, D ed E sono riportati

taBELLa 4.11 vALORI DEI COEffICIENTI


PANNELLO (solaio isolato verso l'alto) Laterizio e calcestruzzo, passo = 33 cm, = '' Calcestruzzo armato passo = 30 cm, = '' Alluminio, tubo in PB 14x1O, passo = 12,5 cm Risc. Risc. Raffr. Risc. Raffr. A1 0,951 1,166 1,096 0,400 0,399 D1 0,003 0,006 0,007 0,0003 0,0003 E1 -0,020 -0,033 -0,028 -0,005 -0,005 A2 5,161 6,666 6,904 59,93 60,37 D2 -0,010 -0,023 -0,016 -0,029 -0,024 E2 0,109 0,165 0,064 0,548 0,405

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= 0.951 + 0,003 x 9,3 - 0,020 x 5,8 = 0,863 W/(m2K) C2 = A2 + D2 pav + E2 soff = 5,161 - 0,010 x 9,3 + 0,109 x 5,8 = 5,507 W/(m2K) Pannello in calcestruzzo armato, passo = 30 cm, = '' C1 = A1 + D1 pav + E1 soff = 1,166 + 0,006 x 9,3 - 0,033 x 5.8 = 1,030 W/(m2K) C2 = A2 + D2 pav + E2 soff = 6,666 - 0,023 x 9,3 + 0,165 x 5,8 = 7,117 W/(m2K) Pannello in alluminio con tubazioni in polibutilene (PB) 14x10, passo 12,5 cm: C1 = A1 + D1 pav + E1 soff = 0,400 + 0,0003 x 9,3 - 0,005 x 5,8 = 0,252 W/(m2K) C2 = A2 + D2 pav + E2 soff = 59,93-0,029 x 9,3 + 0,548 x 5,8 = 61,868 W/(m2K)

moltiplicando la superficie utile del pannello per il flusso termico specifico appena calcolato: Qpav = (5 x 4) x 23,7 = 474 W Qsoff = (5 x 4) x 84,7 = 1695 W Pannello in laterizio e calcestruzzo, passo = 30 cm, = '' qpav = 1 1 1,030 1 1 7,117 + 1 5,8 + 1 9,3 (50-20) = 27,8 W/m2

qsoff =

(50-20) = 95,9 W/m2

Qpav = (5 x 4) x 27,8 = 557 W Determinate le conduttanze equivalenti per ciascuna tipologia di pannello, si calcola il flusso termico specifico scambiato utilizzando le (4.32). Pannello in laterizio e calcestruzzo, passo = 33 cm, = '' qpav = C1 (tfm - tpav) = 1 1 C1 1 9,3 1 1 C2 1 5,8 + 1 soff + 1 pav (tfm - taria,1) qsoff = 1 Pannello in alluminio con tubazioni in polibutilene (PB) 14x10, passo 12,5 cm: qpav = 1 1 0,252 1 61,868 5,8 Qpav = (5 x 4) x 7,4 = 147 W Qsoff = (5 x 4) x 159 = 3182 W (tfm - taria,2) + 1 + 1 9,3 (50-20) = 7,4 W/m2 Qsoff = (5 x 4) x 95,9 = 1917 W

(50-20) = 159 W/m2

1 1 0,572 +

(50-20) = 23,7 W/m2

qsoff = C2 (tfm - tsoff) =

1 1 5,507 +

(50-20) = 84,7 W/m2

Il flusso termico complessivo ceduto si ricava

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CaP. 5 LE SORgENTI DELLA POMPA DI CALORE


5.1 GENERALIT L'aria esterna, sorgente termica cui si fa abitualmente ricorso per la pompa di calore, probabilmente la pi sfavorevole dal punto di vista termodinamico, dal momento che al suo diminuire aumenta il fabbisogno, mentre la pompa di calore presenta capacit e COP decrescenti. Si consideri la fig. 5.1, dove in ascissa viene rappresentata la temperatura dell'aria esterna, mentre in ordinata si rappresentano le potenze termiche. Si ipotizza un sistema di regolazione a temperatura variabile secondo la retta di regolazione indicata, con una differenza di temperatura fra mandata e ritorno che si riduce al ridursi del carico. Fra 15 e 18C esterni pu essere previsto lo spegnimento della macchina. Il carico dell'edificio si considera, per semplicit, ad andamento lineare dal valore di progetto di 70 kW al valore nullo a 20C esterni. La retta crescente rappresenta la capacit di

FIG. 5.1
Carico termico delledificio e capacit della pompa di calore ad aria in funzione della temperatura dellaria esterna. E il balance point al di sotto del quale si deve fornire energia ausiliaria. A confronto la capacit di una pompa di calore a terreno a due velocit

90 80 POTENZA TERMICA (kW) 70 60 50 40 30 20 10 0 -5

ausiliario

d lore a di ca ompa p

aria

CAPACIT DI UNA POMPA DI CALORE A TERRENO A 2 VELOCIT CARICO DELLEDIFICIO

10 15 TEMPERATURA DELLARIA ESTERNA

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riscaldamento della pompa di calore. Un punto importante nel dimensionamento dell'impianto , come si ricorder, l'incrocio E fra le due rette: in quel punto si equilibra la capacit di riscaldamento della macchina con il carico dell'edificio che cos integralmente soddisfatto dalla pompa di calore. Per temperature dell'aria esterna pi alte la pompa di calore soddisfa ancora integralmente il carico, lavorando parzializzata. Per temperature pi basse non pi in grado di soddisfare integralmente il carico e bisogna disporre di una sorgente ausiliaria. Dati gli elevati costi contrattuali dell'energia elettrica, improbabile che si faccia ricorso come negli USA a resistenze elettriche riscaldanti, ma pi verosimile il ricorso ad una caldaia ausiliaria a gas. La posizione del punto di equilibrio importante nell'economia dell'impianto. Se lo si sceglie troppo "a destra", la macchina avr un costo iniziale pi basso perch di potenzialit minore, ma dar un contributo limitato su base annuale al fabbisogno di riscaldamento. Se lo si sceglie troppo "a sinistra", il costo iniziale sar elevato per la maggiore potenzialit, con il rischio di lavorare molte ore in regime parzializzato. Per una scelta corretta sar importante conoscere la curva di frequenza della temperatura dell'aria esterna, come si gi analizzato nel capitolo 3. Questo esempio permette di sottolineare alcuni punti importanti. Anzitutto un sistema di riscaldamento a bassa temperatura, ad esempio un sistema a pannelli radianti con temperature di progetto 30-40C consente una maggiore capacit della pompa di calore in corrispondenza di una data temperatura

dellaria esterna ed un COP pi alto. La retta di capacit si potrebbe pensare traslata verso l'alto con un punto di equilibrio pi a sinistra con una maggiore utilizzazione della macchina rispetto ad un sistema che richieda una temperatura pi alta (ad esempio 50C), pur con la stessa macchina. In secondo luogo benefici simili e cumulabili si sarebbero potuti ottenere con una sorgente fredda a temperatura costante, cos come indicato in figura dai due gradini di potenza di una pompa di calore a terreno a doppia velocit che consente di portare il punto di equilibrio a livelli pi bassi di temperatura esterna, pur mantenendo un elevato valore del COP. A conclusione di queste considerazioni, vale la pena senz'altro prendere in esame sorgenti fredde diverse dall'aria per la pompa di calore. Alle motivazioni fin qui descritte se ne aggiungono altre di non minore rilevanza che si vogliono qui nuovamente riportare. La batteria operante sull'aria esterna soggetta allo sfavorevole fenomeno del brinamento, con problematiche non sempre perfettamente risolte per quanto attiene al rilievo automatico della brina, ai cicli di sbrinamento ed al possibile disagio all'interno dell'edificio nel corso di tali cicli. La movimentazione dell'aria sovente una sorgente di rumore di non semplice riduzione. Le batterie non sono sempre agevolmente collocabili all'esterno, se non con soluzioni talvolta esteticamente discutibili. Un'adeguata movimentazione dell'aria pu avere costi energetici non trascurabili. Bench le sorgenti alternative non possano risolvere contemporaneamente in modo positivo le problematiche appena incontrate

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per l'aria, la scarsa considerazione (e soprattutto frequenza) con cui sono valutate fa pensare che dell'aria si apprezzi altamente l'unico vero vantaggio: la libera ed immediata disponibilit. Tuttavia i vantaggi delle sorgenti alternative possono essere cos importanti da far s che sia doveroso per il progettista prenderle almeno in esame: indubbio che le utilizzazioni, cos limitate nel nostro Paese, non potrebbero che aumentare, come da alcuni anni avviene negli USA ed in molti paesi europei. 5.2 UNA RASSEGNA DELLE SORGENTI ALTERNATIVE ALL'ARIA Come orecchiando gli elementi fondamentali di Empedocle, dopo aver considerato l'aria, le sorgenti fredde pi importanti per la pompa di calore sono l'acqua e la terra. Ad esse vanno aggiunti il recupero termico e l'energia atmosferica, in particolare l'energia solare. indispensabile dire qualcosa di pi su ciascuna di queste sorgenti per una valutazione di confronto generale, prima di passarle in rassegna dettagliatamente. Per quanto riguarda l'acqua bisogna distinguere fra acque superficiali (corsi d'acqua, laghi, mare) ed acque sotterranee. Non risultano disponibili ovunque e sono soggette a tutta una serie di limitazioni e divieti. Per quanto riguarda le acque superficiali l'Italia caratterizzata da un esteso sviluppo costiero che potrebbe consentire un frequente ricorso all'acqua di mare ed in molte zone, in particolare nella pianura padana, vi un'ampia presenza di corsi d'acqua e di laghi. Le temperature sono generalmente

favorevoli, con oscillazioni di rado superiori ad una decina di gradi attorno a valori medi dell'ordine di 10-15C. Esistono, per, dei vincoli, spesso sopravvalutati, nell'impiego di tali acque, sia a livello di convogliamento che di salto di temperatura consentito all'acqua prima dello scarico. Per quanto riguarda le acque sotterranee, la temperatura ancora pi stabile nel corso dell'anno rispetto alle acque superficiali, con valori di rado inferiori ai 10-12C e spesso superiori, in concomitanza anche marginale di fenomeni di termalismo e per pozzi particolarmente profondi. Anche in questo caso in Italia gli ostacoli sono pi di carattere burocratico-amministrativo che di natura tecnica. A differenza dell'acqua il terreno si pu dire che sia universalmente disponibile e, se la tecnica dei tubi orizzontali pu richiedere ampie estensioni di terreno libero da costruzioni, quella dei tubi verticali si pu adottare pressoch in qualsiasi situazione. I problemi tecnici connessi alla sorgente terreno sono stati via via risolti e il terreno attualmente una sorgente fredda per la pompa di calore largamente utilizzata in tutti i paesi europei di lingua tedesca (Germania, Austria, Svizzera) e negli USA. I livelli di temperatura variano secondo la tecnica impiegata, la localit ed il tipo di terreno. In ogni caso si tratta di temperature quasi sempre favorevoli ed abbastanza stabili nel tempo. L'argomento, non semplice, merita un successivo opportuno approfondimento. Il recupero termico pu essere una sorgente con eccellenti caratteristiche, a patto che lo scarico di energia da recuperare sia

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canalizzato, sufficientemente in fase con il carico e di adeguata entit. Questi requisiti si manifestano nella ventilazione forzata degli edifici con scarico canalizzato. Un'altra possibilit, quasi mai sfruttata, lo scarico delle acque bianche nei confronti del riscaldamento dell'acqua calda per usi sanitari, soprattutto dove il fabbisogno sia rilevante, come negli alberghi. Con il termine suggestivo di energia atmosferica si intendono quelle soluzioni tecniche dove, oltre a trarre energia dall'aria, si utilizza anche la radiazione solare, ovvero l'energia termica derivante dal raffreddamento dell'acqua piovana: il sistema pi caratteristico il cosiddetto tetto energetico che quasi sempre assolve anche alla funzione di copertura dell'edificio. Pu risultare interessante talvolta il ricorso a soluzioni miste: ad esempio un tetto energetico accoppiato ad un sistema a terreno a tubi verticali consente l'accumulo di energia dalla stagione estiva verso quella invernale. Oppure un tetto energetico pu costituire una valida
Caratteristiche delle varie sorgenti fredde della pompa di calore rispetto ad alcuni parametri di valutazione. Il numero crescente di asterischi indice di un migliore comportamento rispetto alla caratteristica considerata

Si consideri per ora la Tabella 5-I, riassuntiva, che fornisce alcune valutazioni sulle caratteristiche principali delle possibili sorgenti fredde per la pompa di calore. Spesso ci si riferisce alle sorgenti fredde come a sorgenti gratuite. Dalla Tabella si vede che vi sono voci come costo iniziale e costo operativo che dimostrano come in pratica le sorgenti non siano affatto gratuite. Da questo punto di vista non va dimenticata la diversa domanda di energia a basso livello termico per le varie famiglie di pompe di calore. Tale domanda tanto pi forte, quanto pi alto il COP, per cui risulta maggiore per le pompe di calore elettriche e minore per le pompe di calore termiche. Per fissare le idee una pompa di calore elettrica, con COP pari a 4, per fornire 100 unit termiche ne domanda 75 dalla sorgente fredda. Una pompa di calore termica con COP di 1,5 domanda per lo stesso servizio dalla sorgente fredda 33 unit, cio meno della met. 5.3 ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE A parit di temperatura con l'aria, l'acqua presenta caratteristiche di scambio termico di gran lunga migliori ed una capacit termica decisamente maggiore non solo, ed ovvio, a parit di volume, ma anche a parit di massa: una riduzione di temperatura di 10C

integrazione del recupero termico, assumendo eventualmente la funzione di dispersore termico nel funzionamento estivo, quando si ricorra ad un'opportuna esposizione. Gran parte dei sistemi considerati verranno trattati con maggiore estensione nel seguito.

taBELLa 5.1 CARATTERISTICHE vARIE SORgENTI fREDDE POMPA DI CALORE


SORgENTE Aria Acque sotterranee Acque superficiali Terreno Solare Recupero ACCESSIBILIT **** ** ** *** ** ** DISPONIBILIT NEL TEMPO **** **** *** **** ** ** COSTO INIzIALE **** ** *** ** * ** COSTO OPERATIVO * ** *** ** *** ** LIVELLO TERMICO ** **** *** *** *** **** VARIAzIONI NELLA TEMPERATURA * **** ** *** * *** gRADO DI STANDARDIzzABILIT **** **** *** *** ** **

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pu comportare una variazione di entalpia per l'aria di 10 kJ/kg e per l'acqua di 42 kJ/ kg. L'aria pu riacquistare la parit solo se varia il suo contenuto in vapore d'acqua. La movimentazione dell'acqua generalmente meno costosa dal punto di vista energetico, con minori problemi di rumore e di ingombro. La temperatura delle acque superficiali segue con rilevanti smorzamenti quella dell'aria esterna. Nel nostro Paese raramente i corsi d'acqua ghiacciano anche a fronte di prolungati periodi con temperatura dell'aria al di sotto dello zero. Nel Nord Europa non la stessa cosa, tanto che il massimo ostacolo allo sfruttamento dei corsi d'acqua per le pompe di calore proprio il rischio di indisponibilit per gelo invernale (si tenga conto che tale rischio si presenta gi a partire da una temperatura dell'ordine di 4C nel raffreddamento dell'evaporatore della macchina). Un primo ostacolo per quanto riguarda i corsi d'acqua anche limitrofi ad eventuali utilizzazioni di pompe di calore la variazione stagionale di portata d'acqua che pu essere molto rilevante, con riduzioni cospicue di livello in particolare nel periodo estivo. In tale periodo l'acqua utile nel funzionamento della macchina come chiller. Spesso l'acqua potrebbe consentire anche il free-cooling, cio il suo impiego diretto nell'impianto di condizionamento per il raffreddamento o per il pre-raffreddamento dell'aria. Oltre all'andamento erratico del deflusso, un altro ostacolo tecnico quello legato ad un adeguato filtraggio dell'acqua normalmente ricca di impurit e di solidi in sospensione, con possibili crescite di piante acquatiche

e muschi. Fra i costi operativi bisogna preventivare la periodica pulizia delle bocche di presa e di scarico e la frequente pulizia dei filtri, ovvero il ricorso, ove possibile, a filtri autopulenti. Tuttavia l'ostacolo pi rilevante non di carattere tecnico, quanto piuttosto burocratico-amministrativo. Sarebbe di aiuto una procedura codificata per l'utilizzo delle acque superficiali per puri scopi termici. Da un lato ci si deve confrontare con il Magistrato delle Acque del Genio Civile per le necessarie autorizzazioni, dall'altro con la legge Merli per lo scarico dell'acqua, essendo da tale legge fissato il salto termico massimo consentito per l'acqua prelevata dal mare, da laghi, da corsi d'acqua come fiumi o canali. La variazione massima fra temperature medie di qualsiasi sezione del corso dacqua a monte e a valle del corpo recipiente non deve superare in nessun caso i 3C oltre 50 m di distanza dal punto di immissione. Per il mare e per le zone di foce dei corsi dacqua non significativi, la temperatura dello scarico non deve superare i 35C e lincremento di temperatura del corpo recipiente non deve superare in nessun caso i 3C oltre 1000 m di distanza dal punto di immissione (art. 39 Piano di Tutela delle Acque. Norme Tecniche di Attuazione - Regione Veneto, dicembre 2004). Difficilmente questi diventano gravi limiti in presenza di disponibilit d'acqua, dal momento che, anche ai fini di migliori prestazioni della pompa di calore, conviene limitare il raffreddamento dell'acqua a pochi gradi, anche se bisogna prestare molta attenzione ai consumi delle pompe di prelievo e reimmissione, utilizzando sistemi a portata

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variabile in presenza di carico decrescente e tubazioni di diametro ragionevolmente ampio. Per quanto riguarda l'acqua di mare in Italia, dal punto di vista termico si in condizioni molto favorevoli. D'inverno ben difficilmente la temperatura scende sotto i 10C, mentre d'estate non supera quasi mai i 25C nelle acque costiere. Sono valori adatti sia per sorgente fredda della pompa di calore che di pozzo termico per il chiller, anche tenendo conto del salto di temperatura dovuto agli scambiatori di calore che si devono confrontare con la corrosiva acqua di mare. In questa applicazione pu apparire indispensabile il ricorso a scambiatori realizzati in materiale pregiato e costoso come leghe di nickel o titanio. Un'altra possibilit quella di prendere in considerazione scambiatori a piastre in acciaio inox, prevedendo la periodica sostituzione delle piastre. L'acqua di mare potrebbe essere un'eccellente soluzione per la climatizzazione degli alberghi nelle localit rivierasche, dove ormai la climatizzazione dell'aria una scelta obbligata. Un primo sottoprodotto della climatizzazione estiva potrebbe essere la preparazione dell'acqua calda, mentre l'acqua di mare potrebbe essere usata sia per un preraffreddamento dell'aria di rinnovo che come pozzo termico per il chiller. I vantaggi potenziali di questa utilizzazione meriterebbero un'analisi pi accurata di tutti i possibili problemi pratici (prese d'acqua in mare, corrosioni, filtraggi, ecc.). L'impiego delle acque sotterranee, tuttaltro che scevro di problemi tecnici, confortato da una vastissima sperimentazione che, per la numerosit di realizzazioni di grandi

dimensioni, si pu considerare oramai una tecnica matura. Il Paese leader in questo campo senza dubbio l'Olanda, dove risultato decisivo l'attivo intervento del NOVEM (Agenzia Olandese per l'Energia e l'Ambiente) per promuovere questa tecnologia ad elevato risparmio energetico. L'acqua sotterranea (acqua di pozzo) tuttora largamente impiegata in Italia nei raffreddamenti nell'ambito industriale con limitazioni via via pi severe sia nei confronti dello scarico in rete fognaria che del prelievo. La limitazione nel prelievo spesso legata al progressivo abbassamento della falda. I moderni sistemi di utilizzazione termica delle acque sotterranee prevedono la reiniezione dell'acqua nella falda, sia per limitare o annullare il fenomeno prima considerato dell'abbassamento che per sfruttare la falda con funzioni di accumulo stagionale. Purtroppo in Italia proprio questa operazione di reiniezione quella maggiormente controversa. Va detto anzitutto che la perforazione del terreno e la possibilit di estrarre acqua dalle falde sotterranee richiede l'autorizzazione alle Autorit Provinciali e Regionali. Se la trivellazione supera i 30 metri di profondit deve essere comunicata al Servizio Geologico Nazionale. Se si intende prelevare fino ad un modulo d'acqua (100 litri/s) le autorizzazioni vengono concesse dalle Regioni. Se durante la trivellazione si trova un acquifero si deve fare la denuncia di scoprimento d'acqua con i dati tecnici (livello statico e dinamico, ecc.) al Magistrato delle Acque, facendo domanda di sfruttamento. La domanda viene accolta

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solo dopo aver interpellato tutti gli enti eventualmente interessati (comuni, aziende d'acquedotto, ecc.), dando la precedenza agli usi potabili ed irrigui della risorsa idrica.. Mentre lo scarico dell'acqua nella rete fognaria regolamentato dalla legge Merli, la possibile reiniezione in falda per scopi geotermici difficile da reperire nella legislazione italiana. Se ne fa cenno nel DL 132/92, dove all'art. 8 si afferma che "lo scarico consistente nella reiniezione nella stessa falda per scopi geotermici [...] soggetto a preventiva autorizzazione [...] ai sensi della legge 319/76 [legge Merli]". Tuttavia in tale legge non si parla mai di utilizzazioni geotermiche. L'aggiornamento previsto dal DL 245/96 modifica l'articolo summenzionato come segue: "lo scarico diretto consistente nella reiniezione nella stessa falda o iniezione in altre falde, che uno studio idrogeologico dimostri confinate e costantemente inadatte a qualsiasi altro uso, in particolare ad usi domestici o agricoli, di acque utilizzate a scopi geotermici [...] consentito in deroga ai divieti stabiliti dall'art. 6 [del DL132/92]". Si tratta di capire se l'utilizzo dell'acqua come sorgente fredda di una pompa di calore possa essere considerato geotermico, atteso che le leggi 896/86 e DPR 395/91 forniscono le seguenti definizioni di risorsa geotermica: a) "l'energia termica derivante dal calore terrestre estraibile mediante fluidi geotermici"; b) "fluidi da processi naturali di accumulo e riscaldamento che vengono estratti sotto forma di vapore, acqua calda, salamoia o gas caldi". L'acqua a 10-12C si pu considerare

calda? Da colloqui con funzionari del Dipartimento per la Geologia e le Attivit Estrattive della Regione Veneto sembra che la forzatura possa essere accettata. In tal caso per acque geotermiche a profondit non superiore a 400 metri e con potenze termiche complessive inferiori a 2000 kW, l'interlocutore proprio l'autorit regionale appena citata che concede l'autorizzazione previa domanda corredata di relazione tecnica in cui si forniscano tutti i dati necessari alla valutazione (finalit dell'operazione, composizione chimica dell'acqua prima e dopo, portate, pressioni, sistemi impiegati, apparecchiature di sicurezza, ecc.). Attualmente in una situazione di grande incertezza da una regione, ma spesso anche da una provincia allaltra forse il problema pi rilevante proprio quello della reiniezione. Capita che si pretenda che la qualit dellacqua reiniettata nella falda da cui stata tratta non sia, come ragionevolmente ci si potrebbe attendere, non peggiore di quella dellacqua prelevata, ma con parametri di tipo assoluto, quindi magari migliore. Ben si capisce che la richiesta assurda. Lalternativa spesso lo scarico nella rete fognaria con costi quasi sempre improponibili. Pu essere di qualche utilit la traccia di iter autorizzativo seguito in Lombardia per lescavazione dei pozzi di prelievo della Residenza Socio Sanitaria di Melzo e presentata da Cefla Group alla Mostra Convegno del 2008. Lelenco delle varie fasi riportato in Tabella 5-II. Non meno complesso liter autorizzativo relativo allo scarico delle acque nei pozzi disperdenti (Tabella 5-III). Urge una semplificazione nei

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taBELLa 5.2
Possibile iter autorizzativo per escavazione pozzi di prelievo di acqua di falda

taBELLa 5.3
Possibile iter autorizzativo per scarico delle acque di cui alla tabella 5-II

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confronti di un sistema che, pi che garantire la corretta utilizzazione delle acque, sembra teso a ripartire le responsabilit fra il numero maggiore possibile di soggetti e a scoraggiare limpiego energetico dellacqua, come invece avviene in tutta Europa. Dal punto di vista tecnico, una volta accertate la disponibilit e le caratteristiche dell'acquifero, si tratta di stabilire in funzione delle esigenze dell'edificio la portata d'acqua necessaria e quindi il numero e la dimensione dei pozzi. Spesso sono sufficienti due pozzi: uno di prelievo invernale ed immissione estiva e l'altro di prelievo estivo e di immissione invernale. Per evitare il cortocircuito dell'acqua opportuno che i due pozzi siano distanziati sufficientemente in funzione dell'entit della velocit dell'acqua nella falda. Nel caso di velocit trascurabile dell'acqua di falda, la spaziatura minima fra i pozzi proporzionale alla radice quadrata del volume d'acqua trattata stagionalmente ed

inversamente proporzionale allo spessore dell'acquifero. Per fissare le idee si consideri un acquifero delle spessore di 25 metri con una porosit del 30%. Se il prelievo stagionale di 50.000 m3 che potrebbe corrispondere ad una potenza termica installata di circa 150 kW, la distanza minima fra i pozzi potrebbe essere di: dmin = 2,25 (5.1) Qualora vi sia invece un movimento rilevante dell'acqua sotterranea che, comunque, difficilmente superiore a qualche centinaio di metri all'anno, la soluzione pi corretta il ricorso a quattro pozzi sulla linea di flusso naturale (fig. 5.2). Nel funzionamento estivo si opera con l'acqua fredda derivante dall'immissione invernale nel terreno nel pozzo pi a monte del flusso. Nel funzionamento invernale si preleva l'acqua riscaldata nel funzionamento estivo, traendola V ( nD )
0,5

= 2,25

50000 ( 0,3 25 )

0,5

= 104 m

FIG. 5.2
Disposizione di quattro punti di prelievo/immissione dellacquifero in presenza di movimento di falda

FUNZIONAMENTO ESTIVO
pozzo C2 C1: pozzo freddo W1 pozzo caldo

Lc
flusso naturale

L
pozzo W2

LW
flusso naturale

FUNZIONAMENTO INVERNALE
pozzo C2 C1: pozzo freddo pozzo W2

Lc
flusso naturale

LW
flusso naturale W1 pozzo caldo

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FIG. 5.3
Disposizione a due pozzi a diversa profondit

FUNZIONAMENTO ESTIVO
C1: pozzo freddo W1 pozzo caldo

flusso naturale

LW

flusso naturale

FUNZIONAMENTO INVERNALE
C1: pozzo freddo W1 pozzo caldo

flusso naturale

LW
flusso naturale

dal pozzo pi a valle del flusso. Qualora si voglia evitare il raddoppio dei pozzi, un'altra soluzione quella di sfalsarli in profondit, cercando di trarre partito dalla naturale

tendenza alla stratificazione dell'acqua in funzione dei livelli termici. La disposizione illustrata nella fig. 5.3: nel funzionamento estivo si opera su di un solo pozzo a due

FIG. 5.4
Schema di massima dellimpianto di riscaldamento e raffrescamento del centro SAS di Stoccolma basato su di un acquifero

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FIG. 5.5
Schema per il possibile impiego di acque superficiali come sorgente di una pompa di calore. Nel caso lo scambiatore principale produce lanello per la sorgente fredda cui sono collegate le pompe di calore delledificio

diverse profondit, traendo l'acqua dalla zona pi profonda e restituendola in quella pi superficiale. L'acqua cos riscaldata si ritrova poi nel pozzo posto a valle del flusso naturale da cui si trae l'acqua nella stagione del riscaldamento che viene restituita nel pozzo precedente alla maggiore profondit. Le prestazioni della pompa di calore dipendono fortemente dalle caratteristiche dell'acquifero e da come stato impostato l'impianto. Solo indicativamente si pu dire che, per una caratteristica temperatura dell'acquifero di circa 12C, ci si pu attendere un COP della pompa di calore elettrica fra 4 e 6. La nota applicazione di pompe di calore nel riscaldamento del Castello Sforzesco di Milano ha portato a valori di COP maggiori di 7. Si possono ipotizzare cospicui vantaggi nel funzionamento estivo con periodi prolungati di free-cooling. L'applicazione viene spesso

indicata come UTES (Underground Thermal Energy Storage), intendendo che l'acquifero pu diventare parzialmente una sorta di accumulo stagionale che riceve energia termica nella stagione estiva per cederla in quella invernale. Un ottimo esempio di sistemi come questo stato realizzato in Svezia per il Centro Direzionale della SAS nelle vicinanze di Stoccolma nel 1987. Si tratta di un edificio con una superficie utile di 64.000 m2. Lo schema di massima dell'impianto rappresentato in fig. 5.4, dove si vedono le pompe di calore collegate tramite uno scambiatore di potenza nominale di 2.2 MW alla sorgente termica con successiva reimmissione nel pozzo freddo: la sorgente fredda realizza in parte anche un preriscaldamento dell'aria. D'estate il ritorno dell'acqua dal pozzo freddo permette di

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FIG. 5.6
Schema per il possibile impiego di acque superficiali come sorgente di una pompa di calore tramite scambiatori a contatto indiretto realizzati con rotoli di HDPE immersi nellacqua

scambiare fino a 1.3 MW per il raffrescamento diretto con pannelli radianti. I dati raccolti nel 1990 danno una fornitura dall'acquifero di 3,41 GWh nel riscaldamento e di 2,96 GWh nel raffrescamento con un impiego complessivo di energia elettrica da parte del sistema di 1,02 GWh. Per quanto riguarda limpiego delle acque superficiali, nel caso di impiego diretto si deve prevedere un circuito aperto nei confronti delle acque di prelievo chiuso su di uno scambiatore di calore che a sua volta sar collegato agli evaporatori o ai condensatori delle pompe di calore (fig. 5.5.). Il calcolo delle portate dacqua necessarie elementare una volta fissato il salto di temperatura fra ingresso e uscita dellacqua allo scambiatore e il COP delle macchine. Fissato un salto di 3 K e un COP in riscaldamento pari a 4 e in raffreddamento

pari a 3, la portata specifica si pu valutare in: 750 x 3600 Q= = 0,215 m3/(kWh) in riscaldamento 4187 x 3 x 1000 1333 x 3600 Q= = 0,382 m3/(kWh) in raffreddamento 4187 x 3 x 1000 (5.2) Nel caso di acque superficiali sufficientemente profonde si possono sfruttare i gradienti di temperatura con prelievo alle quote pi basse che garantiscono acqua a temperatura pi alta nel riscaldamento e pi bassa nel raffreddamento a meno che non vi siano rimescolamenti. Il ritorno dellacqua va realizzato ad una certa distanza dalla bocca di presa e in prossimit della superficie. Un elemento importante di questi impianti la pompa che presenta una prevalenza tanto maggiore quanto pi alto il dislivello fra lacqua superficiale e lutilizzazione. A questo vanno aggiunte le consuete perdite di carico,

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FIG. 5.7
Valutazione della lunghezza di coil richiesta in funzione della temperatura di approach per portate specifiche di almeno 0,19 m3/kWh (funzionamento in riscaldamento) - doc. ASHRAE

500 450 lunghezza di coil richiesta (ft/ton) 400 350 300 250 200 150 100 -3

SDR 11 HDPE e 3 GPM/Ton portata di liquido

1 hDPE

coils liberi arrotolati

1-1/4 1-1/2

-5 -6 -7 -8 temperatura di approach (temperatura alluscita del coil - temperatura dellacqua)

-4

-9

in particolare dello scambiatore di calore e del sistema di filtraggio. La pompa pu essere del tipo sommerso, ovvero del tipo ad albero verticale con il motore sopra il livello dellacqua e la girante sommersa. Si possono avere anche pompe in superficie ma con le limitazioni tipiche dovute allaltezza minima di aspirazione (NPSH - Net Positive Suction Head). Un impianto del genere pu consentire il free-cooling per buona parte della stagione estiva a spese solo dellenergia richiesta dalla pompa di circolazione. Per avere degli ordini di grandezza una perdita di carico di 20 m c.a. con un rendimento della pompa del 25% comporta una richiesta specifica di energia di 0,2 kWh/m3, a fronte di un raffreddamento di 3,5 kWh. Bench questa situazione sia molto conveniente si deve limitare la perdita di carico per le altre

condizioni operative. Unaltra possibilit per lutilizzo delle acque superficiali quella di attuare uno scambio intermedio entro lacqua. Bench questo introduca una maggiore caduta di temperatura complessiva fra acqua disponibile e pompa di calore elimina il grosso problema del filtraggio, oltre che della possibilit di gelo. Anche le limitazioni di tipo amministrativo possono essere meno stringenti. Gli scambiatori di calore sono realizzati in polietilene ad alta densit (HDPE), pi raramente in rame o in PVC. Lo scambiatore pu essere semplicemente realizzato con dei coils di tubazione, lasciati liberi di aprirsi e immersi tramite dei pesi (fig. 5.6). Le lunghezze richieste sono fornite da grafici che tengono conto delle resistenze conduttive della parete del tubo e convettive per il serpentino sommerso, validi per

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FIG. 5.8
Temperatura del terreno indisturbato a diverse profondit per alcuni mesi dellanno: solo nei primi metri di profondit la temperatura del terreno risente delle condizioni che si sono avute in superficie (terreno tipico roccioso del Nord Europa

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16

gennaio aprile

luglio ottobre

profondit (m)

-5

10 temperatura C

15

20

25

portate specifiche in raffreddamento o in riscaldamento pari ad almeno 0,19 m3/ kWh. La lunghezza, espressa in ft/ton si pu trasformare in m/kW dividendo (sostanzialmente) lordinata per 10. Il grafico di fig. 5.7 vale per scambiatore arrotolato ed espresso in funzione della differenza di temperatura fra luscita del serpentino e la temperatura dellacqua.
* Il lettore interessato a maggiori dettagli pu rivolgersi a queste due pubblicazioni ASHRAE: Bose, J.E., Parker, J.D., McQuiston, F.C., 1985. Design/Data Manual for ClosedLoop Ground-Coupled Heat Pump Systems. American Society of Heating, Refrigerating and Air Conditioning Engineers, Atlanta, GA. Kavanaugh, S.P., Rafferty, K., 1997. Ground-Source Heat Pumps: Design of Geothermal Systems for Commercial and Institutional Buildings. American Society of Heating, Refrigerating and Air Conditioning Engineers, Atlanta, GA.

5.4 IL TERRENO Alle nostre latitudini un sistema molto impiegato per evitare il congelamento dell'acqua nelle tubazioni di distribuzione quello di interrarle ad una certa profondit nel terreno, contando nello smorzamento delle oscillazioni di temperatura, non solo su base giornaliera, ma anche stagionale. Gi a qualche metro di profondit la temperatura del terreno si stabilizza ad un valore prossimo alla media annuale della temperatura dellaria (fig. 5.8). Si nota infatti un progressivo smorzamento dellampiezza delle oscillazioni di temperatura rispetto a quella superficiale ed uno sfasamento per cui le pi basse temperature si notano nel periodo primaverile e le pi alte nel periodo autunnale. A profondit maggiori entra in gioco anche l'energia termica endogena: oltre i 30 metri di profondit si riscontra in media

Esempio di calcolo: potenza di riscaldamento 10 kW, temperatura dellacqua superficiale 10C, temperatura dellimpianto 6C. Portata prevista 0,215x10 = 2,15 m3/h. Disposizione dei tubi da 1 in parallelo per complessivi 2 tubi. Approach: (6-10) x 1,8 = 7,2 F . Viene prevista una lunghezza di 26 m/ kW; quindi complessivamente sono necessari 260 m di tubo*.

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un incremento di temperatura di circa 1C ogni 30 m. Questa media deriva da situazioni molto differenziate: in alcuni casi l'incremento pu essere anche solo di mezzo grado ogni 100 m, mentre capita di avere incrementi per la stessa profondit di 30C. L'utilizzazione del terreno come sorgente fredda per la pompa di calore si realizza interrando un tubo o pi tubi di adeguata lunghezza, vuoi con uno scambio termico indiretto con l'evaporatore della macchina mediante la circolazione di un liquido, vuoi anche con la tecnica dell'espansione diretta, realizzando l'evaporatore entro i tubi interrati. Le tecniche dei tubi a terreno si dividono in due diverse categorie: a tubi orizzontali e a tubi verticali. I sistemi a tubi orizzontali vengono interrati generalmente a piccola profondit, entro 0,8-1,5 m e coinvolgono di solito un'ampia superficie sgombra da edifici, al di sotto della quale trovano posto. La pompa di calore si confronta con una temperatura pi stabile di quella dell'aria esterna: non si risente delle oscillazioni giornaliere, le variazioni di temperatura sono smorzate e ritardate di fase. Questo ritardo di fase pu essere, in funzione della profondit e della natura del terreno, dell'ordine di qualche mese, s che la temperatura pi bassa si pu verificare alla fine della stagione del riscaldamento. Bench il terreno risenta del prelievo termico della pompa di calore e quindi si vada raffreddando, esso per lo pi ritorna dopo pochi mesi alla temperatura originaria per gli scambi termici con l'atmosfera. Da questo punto di vista il terreno una vera e propria sorgente fredda.

I sistemi a tubi verticali utilizzano una o pi perforazioni con profondit variabili da valori minimi di 10 m a valori che ormai possono facilmente superare i 100 m. Le temperature del terreno non risentono quasi pi degli effetti superficiali e spesso risultano molto favorevoli. Inoltre la superficie di pianta richiesta molto pi ridotta del caso precedente e si sono utilizzati gli stessi pali di fondazione dell'edificio. Va rilevato che il raffreddamento indotto nel terreno dal suo impiego come sorgente fredda, a volte, in funzione del tipo di terreno e del dimensionamento del sistema, pu non essere bilanciato dal calore proveniente dagli strati limitrofi. In questo modo la sorgente terreno si raffredda progressivamente fino a raggiungere una condizione di equilibrio ad una temperatura pi bassa rispetto al terreno indisturbato. Ecco che allora si preferisce considerare il terreno come un accumulo di grandi dimensioni che pu trovare valida utilizzazione nell'impiego annuale come sorgente fredda della pompa di calore o come pozzo termico della macchina frigorifera con ampie possibilit all'inizio della stagione calda di lavorare in free-cooling. 5.4.1 SCAMBIATORI A TERRENO ORIZZONTALI L'interesse della tecnica della disposizione dei tubi interrati orizzontali risale negli USA al 1946: articoli pubblicati su Heating Piping and Air Conditioning descrivono la teoria e le possibilit applicative. Entro pochi anni da allora esiste una letteratura ricca di descrizioni di impianti realizzati. Un esempio per tutti l'impianto a tubi orizzontali realizzato per il riscaldamento della foresteria dell'Universit

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di Toronto, descritto nel 1952 sulla rivista Heating Piping and Air-Conditioning: a fronte di un compressore da 2,2 kW elettrici si avevano circa 91 m di tubazione in rame, interrata alla profondit di 1,5 m. L'interesse per la tecnica cresce fortemente negli anni '80. In Europa il ricorso a questa tecnica si riscontra molto pi tardi, a partire dal 1968, con descrizioni in letteratura dal 1972. Gli sviluppi negli USA e nei paesi di lingua tedesca procedono in parallelo, quasi ignorandosi, fino ai nostri giorni. La disposizione prevalentemente impiegata nel Nord America quella a sviluppo lineare

con tubo singolo o plurimo. Alla profondit di circa 1 m vengono interrati uno o pi tubi in circuito (fig. 5.9). Per molti anni la soluzione pi diffusa in Europa stata invece lo sbancamento di un'adeguata superficie nella quale trovano posto le tubazioni disposte in serie o in parallelo (fig. 5.10). Esistono altre soluzioni tecniche pi recentemente proposte ed utilizzate. Una possibilit uno scambiatore a terreno a sviluppo spiraliforme (slinky), interrato a profondit di 1-2 m con un'ampia estensione di tubo con una superficie occupata pi limitata (fig. 5.11). Un altro sistema quello cosiddetto monopettine o bipettine (fig.

FIG. 5.9
Schemi di scambiatori orizzontali a terreno a trincea

5.12a e b). Infine unaltra possibile soluzione quella impropriamente indicata come a capillare: in realt si tratta di una molteplicit di tubi di piccolo diametro posti in parallelo a formare unampia superficie di scambio termico (fig. 5.13). Queste soluzioni si sono poi molto diffuse in Europa per la possibilit di realizzare uno scavo a trincea con un piccolo escavatore riducendo di molto i costi di realizzazione. In un primo tempo per i tubi si impiegavano

FIG. 5.10
Schema di scambiatore orizzontale a terreno a sbancamento

FIG. 5.11
Schema di scambiatore orizzontale a terreno a spirale o slinky

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FIG. 5.12a
Schema di scambiatore orizzontale a terreno del tipo a monopettine

FIG. 5.12B
Schema di scambiatore orizzontale a terreno del tipo a bipettine

metalli cui si progressivamente rinunciato per ragioni di corrosione e di costo. Si usa ancora il rame rivestito di plastica per sistemi ad espansione diretta. Ora si utilizza prevalentemente il Polietilene ad alta densit ed il Polibutilene, ovvero il PVC rinforzato, ritenendo di minore importanza, rispetto alla resistenza alla corrosione ed al costo, la scarsa conduttivit termica. Quest'ultima non particolarmente penalizzante, considerati i limitati flussi termici in gioco. Nel dimensionamento il parametro pi importante la potenza estraibile per metro

lineare di tubo. Per i diametri consueti di tubo il diametro non influisce difatti sulla potenza che si pu estrarre, dal momento che fattori limitanti sono per lo pi la conduttivit termica nel terreno e la resistenza di contatto con il tubo. La potenza specifica scambiata dipende dalla temperatura alla quale l'energia termica viene estratta e dunque pu anche incrementarsi, facendo lavorare l'evaporatore della macchina a pi basse temperature. Un terreno umido risulta pi favorevole di un terreno asciutto. Il dimensionamento dello scambiatore interrato nella trincea legato al carico

FIG. 5.13
Schema di scambiatore orizzontale a terreno a capillare

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massimo e allandamento del carico annuale, alle caratteristiche del terreno ed alle prestazioni che si intendono avere dalla pompa di calore (maggiore la lunghezza della tubazione, pi elevata la temperatura media allevaporatore della pompa di calore). Un dimensionamento accurato richiede limpiego di software di simulazione dinamica. Tuttavia per impianti di piccole-medie dimensioni ci si pu rifare a grafici e a valutazioni orientative abbastanza attendibili. Per quanto riguarda la conducibilit termica del terreno, si considerino i seguenti tre tipi di terreno abbastanza rappresentativi di frequenti situazioni: Terreno favorevole: argilloso umido (conduttivit termica 1.6 W/mK); Terreno medio: sabbioso secco (conduttivit termica 1 W/mK); Terreno sfavorevole: argilloso secco (conduttivit termica 0.4 W/mK). Per piccoli impianti risulta utile un

nomogramma proposto dalla normativa svizzera SIA D0136. Esso viene riportato in fig. 5.14. Si divide in 3 quadranti. Il primo a destra determina a partire dalla potenza nominale della pompa di calore, la potenza richiesta allevaporatore in funzione del COP. Il quadrante a fianco determina in funzione della tipologia di terreno, le cui caratteristiche di conduttivit possono essere pi o meno buone, larea di terreno da impiegare. Infine il quadrante in basso, sempre a partire dal tipo di terreno fornisce infine la lunghezza di tubo da impiegare. Tale lunghezza si pu considerare quella necessaria per tubo singolo per una temperatura del fluido che dal terreno arriva allevaporatore a valori compatibili con il COP e con un sistema di riscaldamento a bassa temperatura (sistemi radianti a pavimento o a soffitto). Qualora si scelga una delle soluzioni indicate

FIG. 5.14
Nomogramma per il calcolo della lunghezza di tubo necessaria a partire dalla potenza di progetto di riscaldamento suggerito dalla normativa svizzera SIA D0136

[2] 30 W/m2 [3] 20 W/m2 [4] 10 W/m2

[1] 40 W/m2

20 potenza evaporatore (kW) 15 10 5 COP = 3,5 COP = 3,0 COP = 2,5

area in m2 1000 750 500 250 500 [4] 8 W/m 1000 [3] 10 W/m lunghezza di tubo (m) [2] 12 W/m [1] 15 W/m 1500 2000 5

capacit di riscaldamento (kW) 10 15 20

[1] Terreno con elevata conduttivit [2] Terreno con buona conduttivit ed esposizione [3] Terreno con discreta conduttivit ed esposizione [4] Terreno asciutto con bassa conduttivit

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sopra, in alternativa al tubo singolo si possono realizzare delle interessanti riduzioni nello scavo della trincea. Infatti inserendo un tubo quadruplo, bench la lunghezza di trincea non si riduca di 4 volte data linterferenza termica di un tubo con laltro, risultati sperimentali hanno mostrato che si riduce di 1,9 volte. La riduzione delle diverse tipologie di seguito indicata: Monopettine: 2,1; Bipettine: 2,7; 4 tubi: 1,9; 6 tubi: 2,5; 8 tubi: 2,8. Un esempio di calcolo pu chiarire come si possa procedere. Si abbia un piccolo edificio con un carico di progetto di 12 kW in una zona con terreno di discreta conduttivit ed esposizione. Il nomogramma suggerisce una potenza richiesta dallevaporatore di 8,5 kW per un COP di 3,5 (fig. 5.15). Questo comporta per

il terreno non particolarmente favorevole a disposizione (tipo 3) unarea di circa 400 m2 ed una lughezza di tubo singolo di 800 m (circa 10 W/m). Si osservi che un terreno con ottima conduttivit ed esposizione (tipo 1) avrebbe comportato una lunghezza di tubo meno della met. Tuttavia se si sceglie, ad esempio la distribuzione bipettine, la lunghezza di trincea necessaria anche nella situazione poco favorevole incontrata di 800/2,7=296 m. Landamento del COP durante la stagione di riscaldamento non costante ma va via via riducendosi dal momento che il terreno si raffredda e non fa in tempo a ricaricarsi (fig. 5.16). La ricarica avverr fra primavera ed estate, agevolata dal fatto che la pompa di calore lavori a ciclo invertito cedendo il calore del condensatore al terreno. 5.4.2 SCAMBIATORI A TERRENO VERTICALI La tecnica dei tubi verticali si sviluppata in

FIG. 5.15
Esempio di impiego del nomogramma di fig. 5.14

[2] 30 W/m2 [3] 20 W/m2 [4] 10 W/m2

[1] 40 W/m2

20 potenza evaporatore (kW) 15 10 5 COP = 3,5 COP = 3,0 COP = 2,5

area in m2 1000 750 500 250 500 [4] 8 W/m 1000 [3] 10 W/m lunghezza di tubo (m) [2] 12 W/m [1] 15 W/m 1500 2000 5

capacit di riscaldamento (kW) 10 15 20

[1] Terreno con elevata conduttivit [2] Terreno con buona conduttivit ed esposizione [3] Terreno con discreta conduttivit ed esposizione [4] Terreno asciutto con bassa conduttivit

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modo molto rapido negli ultimi dieci anni. Le temperature disponibili sono generalmente pi favorevoli che per i tubi orizzontali a parit di altre circostanze. Non viene richiesta area di pianta per la disposizione dei tubi se non in maniera limitatissima. Le perforazioni, che inizialmente di rado superavano i 15 m, sono ormai normalmente superiori ai 50 m, superando a volte i 150 m di profondit. Le moderne tecniche di perforazione hanno consentito di ridurre i costi, tanto pi che alcune ditte si sono specializzate proprio nella realizzazione di trivellazioni e nell'inserzione di scambiatori a terreno a tubi verticali per pompe di calore. Il Paese che pi rapidamente ha sviluppato questa tecnologia la Svizzera, dove si stima siano installate 30.000 pompe di calore (dato 2004) a terreno a tubi verticali per una lunghezza complessiva valutata in oltre 4.000 km. Nel solo anno 2002 sono state realizzate perforazioni per pompe di calore a

tubi verticali per 600 km. Le realizzazioni si sono moltiplicate nei Paesi di lingua tedesca (Germania ed Austria) e negli ultimi anni vi stato uno sviluppo anche negli USA. In linea di principio la tecnica semplice ed rappresentata in fig. 5.17. La pompa di calore che alimenta generalmente un sistema di riscaldamento a bassa temperatura collegata anche ad un solo scambiatore a terreno a tubo verticale di adeguata lunghezza. Lo scambiatore realizzato con varie modalit. Due sono prevalenti (fig. 5.18): il tubo ad U o a doppio U ed il tubo coassiale semplice o complesso. Il tubo coassiale di pi semplice inserimento nella perforazione, tuttavia mette a disposizione solo la superficie esterna per lo scambio termico, con il rischio di un cortocircuito termico fra l'acqua fredda che entra nello scambiatore e quella che ritorna alla pompa di calore. Tale cortocircuito limitato dallo spessore della tubazione interna o da soluzioni come quella prevista dalla

FIG. 5.16
Andamento tipico del COP medio giornaliero di una pompa di calore a terreno a tubi orizzontali durante la stagione di riscaldamento

6 5 COP medio giornaliero 4 3 2 1 0 20 ott

9 nov

29 nov

19 dic

8 gen

28 gen

17 feb

8 mar

28 mar

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FIG. 5.17
Schema di massima di sistema a pompa di calore a terreno a tubi verticali per unutenza monofamiliare

FIG. 5.18
Tipologie di sonde a terreno a tubi verticali

SONDA SEMPLICE A U

SONDA A DOPPIA U

ACCUMULO ACQUA CALDA

POMPA DI CALORE

SONDA COASSIALE SEMPLICE RISCALDAMENTO A PAVIMENTO RADIANTE

SONDA COASSIALE COMPLESSA

SCAMBIATORE A TERRENO A TUBI VERTICALI

sonda coassiale complessa, dove la sezione centrale cos ampia impone basse velocit al liquido con resistenze convettive molto forti. Si preferisce sempre pi spesso la soluzione con tubo ad U. In una perforazione di 10-15 cm di diametro viene inserito lo scambiatore.

Si effettua poi un riempimento con una miscela di acqua, cemento e bentonite che ha lo scopo di garantire un buon contatto termico fra terreno e parete del tubo, riducendo la resistenza di contatto e portando allo scambiatore con efficacia energia termica dal

FIG. 5.19
Effetto del raffreddamento indotto dallo scambiatore nel terreno in funzione della distanza radiale dal tubo in diversi periodi dellanno

10 temperatura terreno roccioso (C) 8

agosto

6
dicembre

aprile

4
febbraio

2 0

4 Distanza radiale (m)

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terreno circostante. Esiste anche la possibilit di inserire le termosonde nei pali di fondazione delledificio in fase di costruzione con un significativo vantaggio economico. I tubi in HDPE (polietilene ad alta densit) sono ancorati alle armature per palificazioni realizzate in getto, mentre se i pali sono in cemento centrifugato i tubi sono introdotti nella cavit che poi andr riempita di cemento. Linserimento nella palificazione d un buon contatto termico fra terreno e tubi con lavvertenza di non scendere assolutamente a temperature inferiori a 0C nel funzionamento a pompa di calore per evitare problemi statici alle palificazioni. Viceversa in presenza di falda acquifera la situazione normalmente molto favorevole. In funzione dell'entit dell'energia termica tratta dallo scambiatore il terreno circostante si raffredda. Si consideri in fig. 5.19 l'andamento rilevato alla profondit di 50

m su di un terreno di formazione rocciosa per una perforazione di 105 m realizzata in Svizzera. Il rilievo in agosto mostra l'uniforme temperatura del terreno ad un valore di circa 8,5C. Nel mese di dicembre il prelievo di energia termica ha gi prodotto un raffreddamento tangibile fino a 2 m di distanza radiale dal tubo. Nel mese di febbraio si ha il massimo abbassamento di temperatura che arriva ad appena 3C al livello del tubo. Questo abbassamento di temperatura richiama energia termica dalle zone circostanti, per cui, quando il fabbisogno della pompa di calore diminuisce, la temperatura torna ad aumentare anche in vicinanza del tubo, come evidenziato dall'osservazione relativa al mese di aprile. evidente come questi andamenti siano fortemente dipendenti dalla natura del terreno e dall'intensit del prelievo. Il rischio una progressiva riduzione nella temperatura disponibile per la sorgente

FIG. 5.20
Andamento della temperatura di alimentazione alla pompa di calore nel corso dellanno per 5 stagioni consecutive di riscaldamento a fronte della domanda termica

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fredda che andrebbe diminuendo anno dopo anno fino a trovare un punto di equilibrio anche a parecchi gradi pi in basso che nella fase iniziale. quindi importante nella progettazione essere in grado di effettuare previsioni attendibili sul funzionamento del sistema, previsioni consentite da programmi di calcolo spesso di grande complessit. Si consideri l'andamento delle temperature di alimentazione della pompa di calore in 5 stagioni di riscaldamento consecutive in un impianto per villetta unifamiliare realizzato in Svizzera con scambiatore profondo 105 m su terreno roccioso (fig. 5.20). La temperatura di ritorno dal terreno risente fortemente del fabbisogno, fornendo la potenza aggiuntiva a prezzo di un abbassamento di temperatura. La riduzione di temperatura nel procedere delle stagioni di riscaldamento meno accentuato. L'osservazione del profilo di temperatura nel terreno conferma (fig. 5.21) che, dopo un abbassamento di temperatura dell'ordine di

1C, l'andamento tende a stabilizzarsi a tutte le profondit. Il caso considerato piuttosto sfavorevole, sia per la conformazione rocciosa del terreno di modesta conduttivit termica e priva del vantaggio della presenza di forte umidit, sia per il carico termico assegnato, piuttosto elevato, dell'ordine di 110 kWh/m anno. Per di pi nel clima temperato o mediterraneo limpiego del terreno avviene nella duplice funzione di sorgente termica per il riscaldamento invernale e di pozzo termico per la climatizzazione estiva. Questo implica che viene ridotta la tendenza al progressivo abbassamento della temperatura del terreno che verosimilmente si stabilizza ad una temperatura assai vicina a quella del terreno indisturbato, a meno che il carico estivo non sia cos elevato (edifici del terziario) da comportare addirittura un leggero innalzamento. Infatti il sistema a terreno a tubi verticali non in realt una sorgente termica vera e propria

FIG. 5.21
Profilo di temperatura nel terreno in funzione della profondit nel corso degli anni rilevato a piccola distanza da uno scambiatore a tubi verticali

0 20 40 60 80 100 8 9 10 11 12 13 temperatura (C) 14 15 16


andamenti da dicembre 1986 a settembre 1991

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profondit (m)

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FIG. 5.22
Campo sonde a maglia quadrata regolare di piccola profondit con collegamenti in parallelo

dal flusso termico dalle regioni adiacenti al campo sonde. Questo flusso termico dipende fortemente dalla natura del terreno e dalla sua conduttivit. Da esso deriva la temperatura finale di stabilizzazione che sar tale da bilanciare i flussi termici prelevati con quelli dalle regioni limitrofe. Lentit di questi, oltre che dalla conduttivit termica del terreno dipende appunto dalla differenza di temperatura fra terreno nella zona del campo sonde e da quella del terreno indisturbato. evidente a questo punto che in un campo

come il sistema a tubi orizzontali. In questo infatti il terreno si raffredda progressivamente nella stagione del riscaldamento per poi ripristinare nei mesi estivi la sua temperatura originaria per effetto della maggiore temperatura dellaria e della radiazione solare. Nel sistema a tubi verticali, a meno di una presenza di una falda acquifera in movimento la sottrazione di calore comporta un graduale raffreddamento, temperato

sonde realizzato con una disposizione delle sonde in linea o a maglia (fig. 5.22) si dovr evitare una distanza troppo ravvicinata fra le sonde per evitare di penalizzare la temperatura per interferenza termica. La fig. 5.23 illustra bene la situazione. Essa mostra infatti labbassamento di temperatura del fluido di ritorno dal campo sonde nella sua evoluzione temporale per diverse distanze fra le varie sonde. Per una

FIG. 5.23
Interferenza termica fra sonde diversamente distanziate in funzione del tempo di funzionamento dellimpianto

1
distanza fra le sonde

temperatura media sorgente fredda (C)

0 -1 -2 -3 -4

15 m 5m 3m

1m

-5

2 tempo (anni)

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separazione di 15 m non vi apprezzabile interferenza e si assiste solo ad una progressiva riduzione nella temperatura dovuta alla stabilizzazione dei flussi termici di cui si parlato poco sopra. Tuttavia per una distanza di 3 m fra le sonde della maglia si ha una riduzione significativa gi dopo il primo anno di funzionamento (oltre 0,5C) per arrivare dopo 3 anni a quasi 1C. Si noti la grave penalizzazione che sarebbe indotta da una distanza di un solo metro fra una sonda e laltra. Va sottolineato che questi effetti presentano intensit diverse in funzione dei carichi che il terreno deve sopportare e quindi del dimensionamento del campo sonde, oltre che dal tipo ed entit del funzionamento estivo.

Un problema che si pone a questo punto come si possa correttamente dimensionare un campo sonde per un sistema di pompa di calore a terreno. Apparentemente esiste una grande libert di scelta nel rapporto capacit termica della pompa di calore/ lunghezza di tubo nel campo sonde. Infatti ad una maggiore lunghezza corrisponde una temperatura di ingresso allevaporatore della pompa di calore pi vicina a quella del terreno con un migliore COP della macchina e viceversa ad una lunghezza pi ridotta si hanno temperature pi basse e riduzione di COP. Apparentemente si ha quindi un possibile trade off fra un maggiore costo iniziale (maggiore lunghezza delle termosonde, anche se parzialmente
Conduttivit termica orientativa (W/mK) e potenza lineare specifica (W/m) per terreni diversi. I sottosuoli di tipo sedimentario hanno conduttivit termiche inferiori a 1,5 W/ mK, i terreni rocciosi normali fra 1,5 e 3,0 W/mK, mentre le rocce consolidate conduttive sono oltre i 3 W/mK

taBELLa 5.4 CONDUTTIvIT TERMICA ORIENTATIvA


CONDUTTIVIT TERMICA MEDIA W/Mk Rocce eruttive Graniti Granodioriti Gabbri Basalti Porfidi Ossidiane Pomici Rocce sedimentarie Calcari Arenarie Travertini Gesso Ghiaia asciutta Ghiaia bagnata Sabbia asciutta Sabbia bagnata Limi e argille asciutti Limi e argille bagnate Rocce metamorfiche Gneiss Marmo Ardesia Altri materiali Bentonite Cemento 0,7 1,6 2,9 2,2 2,4 60 - 70 50 - 60 50 - 60 2,8 2,2 2,4 2,5 0,4 1,6 0,5 2,3 0,6 1,8 60 - 70 50 - 60 50 - 60 50 - 60 20 - 40 40 - 50 30 - 50 50 - 60 30 - 50 40 - 50 3,5 2,5 1,8 1,7 1,9 1,3 0,4 80 - 90 60 - 70 40 - 50 40 - 50 40 - 50 30 - 40 20 - 30 RESA ORIENTATIVA LINEARE W/M

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FIG. 5.24
Disposizione schematica per il Ground Response Test

infatti il rischio un congelamento locale del terreno attorno alla termosonda (icelencing) che pu comportare un crollo del possibile scambio termico e quindi la fermata della pompa di calore. Inoltre non sono generalmente accettabili temperature di funzionamento della pompa di calore che non siano significativamente migliori rispetto alla sorgente aria esterna. Oltre che il carico stagionale cui il terreno sottoposto, assume grande importanza il carico di picco dal momento che entra in gioco la criticit negli strati di terreno immediatamente prossimi alla termosonda che sono quelli che partecipano allo scambio termico nel breve periodo.

temperato da una maggiore capacit termica di una stessa pompa di calore per le migliori condizioni di funzionamento) ed un minore costo di esercizio (COP stagionale pi elevato). In realt esistono dei vincoli da rispettare. Anzitutto si deve evitare una temperatura media nel terreno inferiore a -3C quando il terreno sia umido:

Per impianti sotto i 30 kW ci si pu rifare a tabelle per il dimensionamento. In queste entra in gioco anzitutto la conducibilit termica del terreno. Valori orientativi sono riportati nella Tabella 5-4. La Tabella riporta anche dei valori orientativi di resa lineare delle termosonde.Questi valori possono essere fortemente alterati per tutti i suoli porosi dalla presenza di acqua. Qualora

FIG. 5.25
Andamento delle temperature nel Ground Response Test in assenza di input termico per il rilievo della temperatura indisturbata del terreno (doc. ENEREN Srl)

14,6 14,4 14,2 (C) 14 13,8 13,6 13,4 13,2 0:00 0:14 0:28 0:43 0:58 Ore 1:12 1:27 1:42 1:50
T out T in

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FIG. 5.26
Andamento delle temperature del Ground Response Test con alimentazione della loop a temperatura prefissata (doc. ENEREN Srl)

45 40 35 (C) 30 25 20 15 10 0 16 32 48 63 79 95 111
T out T in

Ore

non si conosca la conducibilit termica del terreno, questa pu essere determinata dal Ground Response Test (test di risposta del terreno) che viene ormai realizzato di routine da aziende specializzate nelle perforazioni per tutti gli impianti a terreno di una certa importanza. Linstallazione per il test rappresentata in forma schematica in fig. 5.24. Si immette una

quantit di calore nota in una loop pilota che poi far parte del campo sonde finale. Una prima fase di misurazione viene condotta senza resistenze elettriche inserite e serve a conoscere la temperatura media del terreno indisturbato. Dopo un intervallo di tempo variabile con la diffusivit* termica del terreno le temperature di ingresso e di uscita nella loop si stabilizzano ed indicano la temperatura

* La diffusivit termica una propriet che indica con quale velocit si diffonda in un materiale lenergia termica. il rapporto fra la conducibilit termica (W/mK) del materiale e il prodotto fra la densit e il calore specifico cp (J/m3K). Questultimo indica quale sia la capacit termica del materiale e quanto pi elevato tanto viene ridotta la rapidit della diffusione dellonda termica. In unit SI la diffusivit termica si esprime in m2/s.

FIG. 5.27
Determinazione del coefficiente specifico lineare di scambio termico fra terreno e termosonda (W/mK) (doc. ENEREN Srl)

16 14 12 W/(mk) 10 8 6 4 2 0 0 8 23 41 58 Ore 75 93 110

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del terreno indisturbato o della falda (fig. 5.25). Si alimenta poi il terreno per almeno 50 ore alla temperatura prefissata. Una volta a regime le temperature di ingresso e di uscita (fig. 5.26) si pu valutare dalla conoscenza della potenza termica immessa quale sia il coefficiente specifico di scambio termico (fig. 5.27). Prima di considerare dei possibili metodi di dimensionamento, vale la pena prendere in considerazione la fig. 5.28, dove sono riportati i valori di capacit termica installata e di corrispondente lunghezza delle termosonde per una molteplicit di impianti realizzati ed indicati con cerchietti o triangolini a seconda se realizzati in Europa o in Nord America. Linterpolazione lineare dei dati suggerisce in media 10 m di termosonda per kW termico
** Kavanaugh S. P., Rafferty K. Ground-source Heat Pumps, Design of Geothermal Systems for Commercial and Institutional Buildings. Atlanta: ASHRAE. 1997

progetto di 60-70 W/m. Per impianti di una certa importanza ci si deve rifare a modelli di calcolo di tipo numerico che possano realizzare una simulazione dinamica di edificio, pompa di calore e sistema di scambio termico a terreno. Al di l di codici specifici di calcolo realizzati sia in Europa (in particolare in Svezia e Stati uniti da John W. Lund e Gran Hellstrm) e di Types realizzate nella cornice del pi ampio codice TRNSYS, sono stati proposti anche dei metodi numerici praticabili con qualche fatica in calcolo manuale. In particolare un metodo cui si fa spesso riferimento quello elaborato in tempi diversi prima da Ingersoll nel 1954 e poi perfezionato da Kavanough e Rafferty e pubblicato su di una guida ASHRAE**. Il metodo si basa sullapparentemente semplice relazione di scambio termico in regime stazionario nel terreno per una certa lunghezza L della sonda, sulla base della differenza di temperatura fra terreno

installato. In funzione del COP della pompa di calore si pu quindi evincere quale sia la resa lineare mediamente considerata. Il diagramma suggerisce una resa specifica in condizioni di

FIG. 5.28
Interpolazione fra lunghezza dei tubi a terreno e potenza termica installata in una molteplicit di impianti a pompa di calore realizzati sia in Europa che in Nord America

1e+0,5

lunghezza dei tubi a terreno (m)

Europa Nord America y = 10,4 x y = 9,6 x

1E+04

1000

100

10

10

50 100 500 1000 potenza termica installata (kW)

5000 1E+04

150

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indisturbato e temperatura media del fluido. Il calcolo consentito dalla conoscenza della resistenza termica del terreno per unit di lunghezza della sonda: q=L dove: q = flusso termico tra fluido che scorre nella singola sonda e terreno, W, L = lunghezza totale della sonda, m, Tg = temperatura media del terreno indisturato, K, Tw = temperatura media del fluido in sonda, K; R = resistenza termica del terreno per unit di lunghezza della sonda, (mK)/W. La semplicit solo apparente perch la resistenza termica tutta da determinare e il processo non stazionario, bens dinamico. Il dato che la relazione (5.3) permette di calcolare la lunghezza complessiva delle termosonde in funzione del raffrescamento (c = cooling) o del riscaldamento (h = heating) delledificio. Le relazioni di calcolo sono le seguenti: Lc= qa Rga+(qlc -Wc) (Rb + PLFm Rgm+Rgd Fsc) tg Lh= (tg - tw) R (5.3)

qlc, qlh = carichi di progetto (di picco) necessari per raffrescare (qlc < 0) e riscaldare (qlh > 0) ledificio, W; Wc, Wh = potenze elettriche assorbite dal compressore della pompa di calore in corrispondenza dei carichi di progetto, W; PLFm = fattore di carico/parzializzazione mensile; Fsc = fattore di perdita legato al cortocircuito termico in sonda tra tubo di mandata e di ritorno; tg = temperatura del sottosuolo non influenzato dalla presenza della sonda, C; tp = temperatura di penalizzazione (> 0 in inverno (pedice h) e < 0 in estate (pedice c)), che indica la reciproca influenza termica tra le sonde attraverso il terreno, C; twi, two = temperature del fluido entrante nella ed uscente dalla pompa di calore nei due casi estivo (pedice c) ed invernale (pedice h), C; Rb = resistenza equivalente della sonda, tra fluido e bordo sonda (superficie esterna della sonda), per unit di lunghezza della sonda, (mK)/W; Rga = resistenza termica efficace del terreno per unit di lunghezza di sonda riferita allimpulso annuale, (mK)/W;

( (

twi+two 2 twi+two 2

) -t
c h

(5.4)

Rgm = resistenza termica efficace del terreno per unit di lunghezza di sonda riferita allimpulso mensile, (mK)/W;

qa Rga+(qlh -Wh) (Rb + PLFm Rgm+Rgd Fsc) tg -

) -t

(5.5)

Rgd = resistenza termica efficace del terreno per unit di lunghezza di sonda riferita allimpulso giornaliero, (mK)/W. I numerosi termini che consentono il calcolo meritano un commento separato uno ad uno. Lc, Lh = si tratta delle lunghezze cercate con valori che generalmente sono diversi luno dallaltro. Si sceglier il maggiore dei due

dove: Lc, Lh = lunghezze totali di perforazione necessarie rispettivamente per raffrescare (cooling) e riscaldare (heating) ledificio, m; qa = flusso termico netto scambiato mediamente con il sottosuolo nellarco di un intero anno, W;

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qualora lesigenza sia il soddisfacimento totale dei carichi. Qualora sia prevalente la lunghezza estiva, situazione abbastanza caratteristica di un edificio del terziario, si avranno migliori prestazioni invernali e viceversa. Si pu anche scegliere una lunghezza minore di termosonde, dato il loro costo elevato, integrando mediante riscaldamento ausiliario o torre evaporativa le esigenze in condizioni di criticit nel funzionamento dellimpianto. qa = per valutare il flusso termico netto scambiato mediamente si devono prima calcolare le potenze termiche di picco per raffrescare e riscaldare. Dal calcolo del fabbisogno totale di energia per raffrescare e riscaldare si calcolano le ore equivalenti annuali a pieno carico di raffrescamento (c) e di riscaldamento (h) e si stimano i valori medi stagionali dei COP in raffrescamento (COPc) e in riscaldamento (COPc). A questo punto il flusso termico medio netto dato da: qh 1qa =

riscaldamento sulla base del valore di energia rispettivamente richiesta per il raffrescamento o il riscaldamento espresso in ore mensili equivalenti a pieno carico di raffreddamento (cm) o di riscaldamento (hm): PLFcm = PLFhm = cm 31 x 24 hm 31 x 24 (5.10) (5.9)

Fsc = viene valutato con valori orientativi come quelli indicati in Tabella 5-5. tg = temperatura determinata ad esempio dal Ground Response Test o dalla conoscenza della temperatura della falda. tp = pu essere suggerita da una figura come la 5.23 oppure da una tabella come la 5-6. twi, two = sono le temperature desiderate sia per lestate (pedice c) che per linverno (pedice h). Sulla base di queste temperature si calcolano i valori di COP stagionale e da queste deriveranno le lunghezze del campo sonde. Si devono in ogni caso selezionare dei valori ragionevoli in funzione delle caratteristiche del terreno e della disposizione (5.6) delle sonde. La differenza fra le due temperature il salto termico fra ingresso ed uscita del fluido termovettore nel terreno e da esso dipender anche la portata dello stesso. Orientativamente per le condizioni medie italiane il valore di ingresso nella stagione invernale potrebbe essere da 0C a 6C (controllando che per il valore pi basso laria non risulti una sorgente migliore) e da 25 a (5.7) 30C per lestate. Rb = si tratta di una resistenza termica (5.8) derivante dalla resistenza termica convettiva fra fluido e parete interna della termosonda cui si somma in serie la resistenza conduttiva

1 COPh

1 ) + q (1+ COP )
h c c

8760

qlc, qlh = le potenze di progetto necessarie si calcolano mediando i valori nelle 6 ore attorno al picco di raffreddamento o di riscaldamento. Wc, Wh = sono calcolate in corrispondenza ai carichi appena definiti in funzione del COP previsto in tali condizioni: Wc = qc 1 + Wh = qh 1 -

1 COPc 1

) )

COPh

PLFm = viene calcolato mese per mese nel periodo di raffrescamento o di

152

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taBELLa 5.5 fATTORE DI PENALIZZAZIONE


FATTORE DI CORTO CIRCUITO TERMICO FSC SONDE PER CIRCUITO 1 2 3 0,036 (L/S)/kW T = 6,6C 1,06 1,03 1,02 0,054 (L/S)/kW T = 4,4C 1,04 1,02 1,01

Valori del Fattore di penalizzazione per corto circuito termico interno alle sonde Fsc

taBELLa 5.6 PENALIZZAZIONE IN TEMPERATURA A LUNgO TERMINE


ORE EQUIVALENTI DI PIENO CARICO RISCALDAMENTO / RAFFREDDAMENTO [h/anno] 1000 / 500 1000 / 1000 500 / 1000 500 / 1500 PASSO TRA LE SONDE [m] 4,6 4,6 6,1 4,6 6,1 4,6 6,1 7,6 0 / 2000 4,6 6,1 7,6 FATTORI CORRETTIVI PER ALTRE DISPOSIzIONI DI gRIgLIA GRIGLIA 1 X 10 Cf = 0,36 GRIGLIA 2 X 10 Cf = 0,45 GRIGLIA 5 X 5 Cf = 0,75 GRIGLIA 20 X 20 Cf = 1,14 5,8 3,1 PENALIzzAzIONE IN TEMPERATURA tP [k] Trascurabile 2,6 1,3 4,2 2,2 7,1 3,7 1,9 Sconsigliato 27,4 21,8 LUNghEzzA SPECIFICA SONDA [m/kW] 16,6 19,5 17,8 22,5 19,7 29,9 22,0 19,4

Penalizzazione in temperatura a lungo termine per una griglia di 10 x 10 sonde verticali e carico termico nel periodo di picco di 350 kW.

taBELLa 5.7 RESISTENZA TERMICA DELLA SONDA


DIAMETRO INTERNO TUBO/SPESSORE [mm] DIAMETRO PERFORAzIONE 100 mm 0,86 20/2,4 25/3 30/3,5 0,33 0,29 0,26 1,73 0,16 0,14 0,14 2,60 0,10 0,10 0,08 CONDUCIBILIT TERMICA DEL RIEMPIMENTO [W/(mk)] 0,86 0,40 0,35 0,31 1,73 0,19 0,17 0,16

Resistenza termica della sonda Rb [(mK)/W] con tubo a semplice U di HDPE. I dati di tabella si riferiscono a moto turbolento dellacqua nei tubi (Numero di Reynolds Re > 10000). Per Re = 4000 aggiungere +0,014 (mK)/W; per Re = 1500 aggiungere +0,040 (mK)/W.

DIAMETRO PERFORAzIONE 150 mm 2,60 0,14 0,12 0,10

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dello HDPE e dalla resistenza di contatto fra parete esterna della termosonda e materiale di riempimento della perforazione. Per moto turbolento nei tubi (Re > 10000) si hanno i valori di riferimento della Tabella 5-7 in cui il peso della resistenza convettiva molto ridotto. Per valori di Re pi bassi la resistenza aumenta in modo non trascurabile ed indicato in tabella. Rga, Rgm, Rgd = con queste tre resistenze si va al cuore del metodo di calcolo. Infatti si ipotizza che il sistema sia sottoposto a tre impulsi di flusso termico con una periodizzazione di 10 anni (pedice a), di un mese (pedice m) e di 6 ore (pedice d). Per ciascuna di queste periodizzazioni va calcolato il numero adimensionale di Fourier (Fo): Fo = 4 db2 (5.11)

1 = 3650 86400 [s] 2 = (3650 + 30) 86400 = 3680 86400 [s] f = (3650 + 30 + 0,25) 86400 = 3680,25 86400 [s] Ad ogni Fo corrisponde un fattore G che si pu determinare, quando Fo > 2 con la seguente relazione: G = 0,0758 ln (Fo) + 0,1009 (5.13)

Si ora praticamente giunti a destinazione, perch, dopo aver calcolato i tre fattori G (Gf, G1 e G2) per i tre numeri di Fo, si in grado di calcolare le tre resistenze per unit di lunghezza, date rispettivamente da: Rga = Rgm = Rgd = Gf - G1 g G1 - G2 g G2 g (5.14)

dove (m2/s) la diffusivit termica del terreno, (s) lintervallo di tempo selezionato nei tre casi e db (m) il diametro della perforazione. Si calcolano quindi tre numeri di Fo per i tre intervalli di tempo indicati: Fof = Fo1 =
Valori caratteristici della densit a secco di vari tipi di terreno e cemento. Gran parte dei terreni oscilla fra 1100 e 1600 kg/m3

Naturalmente g la conduttivit termica del terreno. Al di l della complessit del calcolo che comunque consente di essere abbastanza agevolmente automatizzato, spesso mancano i dati relativi alle propriet del terreno che risultano fondamentali per ogni valutazione. Va ricordato che un dato che influenza enormemente tali propriet il (5.12) contenuto dacqua. Si sono fornite precedentemente delle indicazioni relativamente alla conduttivit termica con la Tabella 5-4. Relativamente alla densit

4 f db2 4 (f - 1) db
2

Fo2 =

4 (f - 2) db2

dove:

taBELLa 5.8 vALORI CARATTERISTICI DENSIT A SECCO


TIPO DI TERRENO sabbia Sabbia a grana grossa limo argilla cemento DENSIT A SECCO (kg/m3) 1520 1440 1280 1240 2400

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FIG. 5.29a-B-C
Conduttivit termica per tre diverse densit del terreno in funzione del contenuto volumetrico dacqua. Largilla ha presenza variabili da 0% a 30% e a 60%

3 densit complessiva 1200 kg/m3 conduttivit termica (Wm-1K-1) 2,5 2 1,5 1 0,5

presenza di argilla

O% 3O% 6O%

0,0 3

0,1

0,2 0,3 0,4 0,5 contenuto volumetrico acqua (m3 m-3)

0,6

densit complessiva 1500 kg/m3 conduttivit termica (Wm-1K-1) 2,5 2 1,5 1 0,5

presenza di argilla

O% 3O% 6O%

0,0 3

0,1 0,2 0,3 0,4 contenuto volumetrico acqua (m3 m-3)

0,5

densit complessiva 1800 kg/m3 conduttivit termica (Wm-1K-1) 2,5 2 1,5 1 0,5

presenza di argilla

O% 3O% 6O%

0,0

0,1 0,2 0,3 contenuto volumetrico acqua (m3 m-3)

0,4

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FIG. 5.30a-B-C
Diffusivit termica per tre diverse densit del terreno in funzione del contenuto volumetrico dacqua. Largilla ha presenza variabili da 0% a 30% e a 60%

1,4 1,2 diffusivit termica (Wm-1K-1) 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 0,0 0,0 1,4 1,2 diffusivit termica (Wm-1K-1) 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 0,0 0,0 1,4 1,2 diffusivit termica (Wm-1K-1) 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 0,0 0,0 0,1 0,2 0,3 contenuto volumetrico acqua (m3 m-3) 0,4
presenza di argilla O% 3O% 6O% presenza di argilla O% 3O% 6O% presenza di argilla O% 3O% 6O%

densit complessiva 1200 kg/m3

0,1

0,2 0,3 0,4 0,5 contenuto volumetrico acqua (m3 m-3)

0,6

densit complessiva 1500 kg/m3

0,1 0,2 0,3 0,4 contenuto volumetrico acqua (m3 m-3)

0,5

densit complessiva 1800 kg/m3

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del terreno (dato necessario per valutare la diffusivit termica risulta utile la semplice tabella 5-8. Per la valutazione della conduttivit termica del terreno possono risultare utili i grafici di fig. 5.29 a,b,c che forniscono la conduttivit termica per terreni con diversa presenza di argilla in funzione del contenuto dacqua a seconda delle tre densit di 1200, 1500 e 1800 kg/m3. Per quanto riguarda la diffusivit termica in maniera simile viene fornita dai grafici di fig. 5.30 a,b,c*. Data la complessit della procedura, si propone di seguito un esempio di calcolo. ESEMPIO DI CALCOLO Si valuti la lunghezza delle termosonde per la climatizzazione annuale con pompa di calore di un edificio con le seguenti caratteristiche: Potenza termica richiesta dalledificio in condizioni di progetto invernale 40 kW Potenza termica richiesta dalledificio in condizioni di progetto estive 30 kW Fabbisogno totale di energia nelle due stagioni: Ore equivalenti annuali a pieno carico di raffreddamento 830 h/anno Ore equivalenti annuali a pieno carico di riscaldamento 1300 h/anno Ore equivalenti annuali a pieno carico di raffreddamento nel mese di progetto 180 h/ mese Ore equivalenti annuali a pieno carico di riscaldamento nel mese di progetto 255 h/ mese Per quanto riguarda il terreno le sue caratteristiche sono le seguenti:

Conduttivit termica del terreno 2,0 W/mK Diffusivit termica media 0,6x10-6 m2/s Temperatura indisturbata del terreno 14,0C. Si ricorra ad un campo sonde U verticali profondit 50 m con tubo in HDPE da 30 mm, spessore 3,5. Diametro della sonda db = 150 mm. Dato il tipo di riempimento la resistenza termica della sonda si calcola in 0,15 (mK)/W che viene maggiorato a 0,20 dato che per limitare le perdite di carico si realizzeranno bassi valori del numero di Re, dellordine di 1500. Valori medi stagionali del coefficiente di prestazione COPc = 4,2 COPh = 4,9 Valori di picco del coefficiente di prestazione COPc = 3,5 COPh = 4,0 Fattori di carico parziale mensili nei mesi di progetto: PLFc = PLFh = 180 31 x 24 255 31 x 24 = 0,242 = 0,343

Nofziger, D.L., Soil temperature changes with time and depth: theory, http://soilphysics. okstate.edu/software/ SoilTemperature/ document.pdf

Valori di ingresso nella pompa di calore e salti di temperatura Estate twi = 25C t = 5C (entra a 25 ed esce a 30C) Inverno twi =7C t = 4C (entra a 7C ed esce a 3C) Penalizzazione di temperatura orientativa 1,5C Fattore di cortocircuito 1,05 Come ordine di grandezza si ha un fabbisogno annuale di riscaldamento di 52.000 (1300 x 40) kWh/anno e di raffrescamento di 24.900 (830 x 30) kWh/

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anno. Si calcola anzitutto il flusso termico medio annuale: qh 1qa = =

1206x0,1816-30000x(1+0,285)x(0,20+0,242x0,1818+0,082x1,05) 14-27,5+1,5 = 1524 m La portata dacqua nel circuito si calcola a partire dalle potenze di picco, dai salti di temperatura previsti e dal calore specifico del fluido termovettore. Quest'ultimo per evitare problemi di congelamento potrebbe essere una miscela di acqua e glicole propilenico al 20%. Il calore specifico a 0C di 3980

1 COPh

1 ) + q (1+ COP )
h c c

8760

40000 x 0,796 x 1300 - 30000 x 1,238 x 830 = 1206 W 8760 4 f db2 0,152 4 (f - 1) db2 0,152 4 (f - 2) db2 0,152 = 2,304 = 278,78 = 33917

Calcolo di Fo: Fof = =

4 x 0,6 x10 -6 x 86400 x 3680, 25

J/kgK. La potenza di picco da scambiare destate di: qc 1 +

Fo1 = =

1 COPc 38571

1 ) = 30000 (1+ 3,5 ) = 38571 W

4 x 0,6 x10 -6 x 86400 x (3680, 25 - 3650)

La portata complessiva richiesta data da:


mc =

Fo2 = =

3980 x 5

= 1,94 kg/s

Si mantenuto il calore specifico a 0C dato che non cambia in modo significativo con la temperatura. Per quanto riguarda la portata invernale si ha: qh 1 -

4 x 0,6 x10 -6 x 86400 x (3680, 25 - 3680)

Il passo successivo il calcolo dei fattori G: Gf = 0,0758ln(Fof)+0,1009 = 0,0758ln(33917) + 0,1009 = 0,8916 G1 = 0,5277 G2 = 0,1642 Si ora in grado di calcolare le resistenze per unit di lunghezza: Rga = Rgm = Rgd = Gf - G1 g G1 - G2 g G2 g = = = 0,8916 - 0,5277 2,0 0,5277 - 0,1642 2,0 = 0,082 = 0,1820 mK/W = 0,1818

1 ) = 40000 (1- 4,0 ) = 30000 W COP 1


h

La portata complessiva richiesta data da:


mh =

30000 3980 x 4

= 1,88 kg/s

Si possono quindi calcolare le perdite di carico su di una portata di 1,9 kg/s valida sostanzialmente sia dinverno che destate. Dato un diametro interno delle tubazioni di 26 mm e considerato di utilizzarne 30 da 50 m poste a due a due in serie e con un parallelo di 15, si ha che ad ogni sonda spetta la portata di:
msingolasonda =

0,1642 2,0

Si determina la seguente lunghezza necessaria per il funzionamento estivo: Lc= qa Rga+(qlc -Wc) (Rb + PLFm Rgm+Rgd Fsc) tg -

1,9 15

= 0,1267 kg/s

twi+two 2

) -t
c

La velocit data allora da:

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v=

msingolasonda

0,1267 = 0,234 m/s 1020 x x 0,0262 4

5.5 IL RECUPERO Nel settore residenziale gli effluenti sui cui operare il recupero sono sostanzialmente due: le acque di scarico e l'aria espulsa. Le acque di scarico, data l'entit media, possono essere una sorgente termica per

Si pu subito calcolare, data la viscosit dinamica di 0,0045 Pa s il numero di Reynolds: Re = 4msingolasonda di

4 x 0,167 x 0,026 x 0,0045

=1379

una pompa di calore che riscaldi l'acqua per usi sanitari. Il problema lo sfasamento eventuale, cui si pu ovviare con un accumulo sul lato caldo o sul lato freddo. Il sistema sarebbe certamente pi valido di quello realizzato da alcune pompe di calore che per lo stesso scopo sfruttano l'aria interna dei locali, in particolare del bagno, inducendo un raffreddamento che per pi di met dell'anno deve essere bilanciato dall'impianto di riscaldamento. Per quanto riguarda il recupero sull'aria espulsa, necessario che ricambio ed espulsione dell'aria siano canalizzati, situazione non frequente nell'edilizia residenziale europea, dove sono prevalenti gli impianti di riscaldamento ad acqua e non viene previsto se non di rado un sistema di ventilazione controllata. Nel terziario si trova pi spesso una situazione pi favorevole. Prima di utilizzare una pompa di calore che recuperi energia sull'aria espulsa per riscaldare

Il moto del fluido laminare e le perdite di carico sono ridotte. La prevalenza richiesta per ogni tronco di termosonda della lunghezza complessiva di 50 x 2 x 2 = 200 m si pu valutare dalla relazione (pf )d =f 1 d w2 2

Per il moto laminare il fattore di attrito si pu valutare con: f= 64 Re 64 1379

Numericamente si ottiene: f= = 0,464

Su una lunghezza di 200 m il dato relativo alla perdite distribuite nelle sole termosonde (senza conteggiare le curve a U, le derivazioni, gli organi di intercettazione, le T, ecc. si possono valutare ad appena: (pf )d =f =0,464 x 1 d 200 0,026 w2 2 0,234 2 2 = 9969 Pa

x 1020 x

l'aria di rinnovo, corretto dare la precedenza ad un recupero mediante scambiatore di calore ogniqualvolta l'entalpia (o almeno la temperatura) dell'aria espulsa sia maggiore di quella di rinnovo, il che avviene quasi sempre. Tale recupero ha luogo solo a spese delle perdite di carico attraverso lo scambiatore e si pu pensarlo quindi con un COP molto elevato. Solo dopo questo recupero pu

Anche maggiorando per la parte mancante del 30%, si vede che avendo scelto una bassa velocit le perdite di carico sono inferiori a 2 m c.a. e verosimilmente dello stesso ordine di grandezza delle perdite di carico sulla pompa di calore.

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intervenire l'evaporatore della pompa di calore che generalmente effettua, a meno dell'impiego di scambiatori di calore entalpici, un recupero importante sulla quota latente dell'aria espulsa. Non difficile, attraverso un bilancio energetico, fissare dei limiti per una pompa di calore che operi sull'aria espulsa, dati dalla relazione che intercorre fra l'energia messa a disposizione al condensatore della pompa di calore e quella recuperata all'evaporatore. Si ipotizzi un carico dell'edificio dovuto alle dispersioni verso l'esterno pari a Qt ed un carico di ventilazione pari a Qv (portata d'aria di ricambio per il salto di entalpia fra ambiente ed esterno). Sia interposto uno scambiatore di recupero sull'aria espulsa di efficienza pari a (fig. 5.31). All'evaporatore della pompa di calore resta disponibile l'energia da recuperare (1 - )Qv. Un recupero superiore implicherebbe scendere al di sotto dei livelli termici dell'aria esterna.

Il condensatore deve fornire la quota del carico restante dopo il preriscaldamento dell'aria di rinnovo, vale a dire: Qcond = Qt + (1- )Qv Per definizione il COP dato da: COP = Qcond P (5.16) (5.15)

ma per il primo principio in termini di potenza: Qcond = P + Qev ovvero: P = Qt ed infine: COP = Qt + (1-) Qv Qt = 1+ (1-) Qv Qt (5.19) (5.18) (5.17)

Le relazioni appena identificate mettono un limite o al COP o, pi ragionevolmente, alla quota di carico per dispersioni cui la pompa di calore pu soddisfare. Infatti la relazione (5.19) si pu leggere: Qt Qv = 1- COP - 1 (5.20)

FIG. 5.31
Schema a blocchi di una pompa di calore che utilizza laria espulsa come sorgente fredda

ARIA ESPULSA ARIA AGLI AMBIENTI

Qt +(1-)Qv
CONDENSATORE

Qv
SCAMBIATORE

ARIA DI RINNOVO

COMPRESSORE

EVAPORATORE

(1-)Qv
ARIA ESPULSA

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semplice attribuire dei valori numerici a quest'ultima relazione. Nella pratica corrente l'efficienza dello scambiatore di recupero dell'ordine del 50%. Con un COP pari a 3, il rapporto che si pu soddisfare del carico per dispersioni appena il 25% del carico di ventilazione. un valore parecchio discosto per difetto dai valori che si riscontrano normalmente, dove il carico dovuto alle dispersioni ben pi forte di quello di ventilazione. Va detto, tuttavia, che la tendenza quella di una progressiva riduzione di tale rapporto per riduzione del numeratore, dovuta al migliore isolamento ed agli apporti interni, e per incremento del denominatore per aumento delle portate di ricambio, suggerito dagli standard pi moderni. La presenza nel terziario di numerose apparecchiature ad alimentazione elettrica (computer, stampanti, fotocopiatrici, ecc.) ha aumentato in modo rilevante gli apporti interni fino a richiedere il raffrescamento

anche invernale per le zone di edificio non dotate di pareti perimetrali, ovvero con pareti soggette ad insolazione. In questi casi, che vanno via via aumentando, una prima soluzione intelligente quella di sfruttare la pompa di calore sia per il riscaldamento che per il raffrescamento, utilizzando contemporaneamente entrambi gli effetti della macchina (fig. 5.32). Il problema il bilanciamento fra i vari carichi, il cui rapporto pu essere molto diverso da quello consentito dalla macchina. Una prima soluzione quella di selezionare il carico pi piccolo, spesso quello di raffrescamento, soddisfacendo in modo convenzionale il carico pi elevato. Ovvero i carichi vengono bilanciati con una dissipazione aggiuntiva nel caso sia prevalente il carico di raffrescamento (ad esempio mediante una torre evaporativa) o con una fornitura aggiuntiva di energia (possibilmente tramite uso di fonte rinnovabile) nel caso prevalga il fabbisogno dovuto al riscaldamento.

FIG. 5.32
Schema a blocchi di un impianto a 4 tubi con pompa di calore acqua-acqua e contemporaneo fabbisogno di riscaldamento e raffrescamento

CALORE DA SMALTIRE SECONDO RIChIESTA

RISCALDAMENTO ENERGIA PER AZIONARE LA MACChINA POMPA DI CALORE REFFRESCAMENTO CALORE DA FORNIRE SECONDO RIChIESTA* * non entrambi allo stesso tempo

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Una strada diversa, meno valida dal punto di vista dell'efficienza energetica, per il soddisfacimento contemporaneo di carichi di riscaldamento e raffrescamento il ricorso al cosiddetto anello liquido. una tecnica particolarmente consigliabile quando ci si confronti con carichi frequentemente variabili di segno nelle varie zone dell'edificio. Ogni zona dell'edificio, al limite ogni locale, equipaggiata con una pompa di calore di tipo reversibile che, a seconda delle circostanze, pu riscaldare o raffrescare, interfacciandosi, oltre che con l'ambiente interno, con un circuito d'acqua che, cedendo o ricevendo calore, viene mantenuto ad una temperatura mediamente fra i 10 e i 20C, molto favorevole ad entrambe le modalit

di funzionamento della pompa di calore. Qualora risulti prevalente un carico sull'altro, l'anello liquido tender a riscaldarsi o a raffreddarsi eccessivamente. necessario allora predisporre un sistema di smaltimento del calore (una batteria sull'aria esterna) o di fornitura del calore (una caldaia ausiliaria). In questo modo si riesce a raggiungere un'ottima indipendenza fra i vari locali, particolarmente gradita quando gli utenti siano diversi. Le prestazioni delle macchine raggiungono valori molto elevati, tanto pi se nel raffrescamento ci si limita al carico sensibile, assegnando all'aria primaria la quota latente.

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CaP. 6 LA POMPA DI CALORE COME fONTE RINNOvAbILE


6.1 LA POMPA DI CALORE UNA FONTE RINNOVABILE? La pompa di calore un dispositivo che innalza il livello termico di energia altrimenti non utilizzabile. Risulta suggestiva limmagine di fig. 6.1 secondo la quale la pompa di calore muove il calore e lo porta ad un livello termico utile. Questa energia termica tratta generalmente dallambiente esterno o da effluenti considerati non pi idonei ad ulteriore recupero termico. Per fare questa operazione, nel pieno rispetto del secondo principio, deve ricorrere ad energia nobile: energia meccanica od elettrica, o energia termica a pi alta temperatura. Quindi una quota dellenergia termica resa disponibile dalla pompa di calore si pu considerare di fonte rinnovabile, mentre la quota rimanente non lo (anche se, come si vedr alla fine, potrebbe esserlo). La Direttiva 2009/28/CE d a questo proposito una prima indicazione per pompe di calore che utilizzino come sorgente termica una fonte naturale. Il punto di partenza il coefficiente di prestazione stagionale (SPF - Seasonal Performance Factor), che definito come il rapporto fra lenergia utile Qc resa disponibile nel corso della stagione di riscaldamento e lenergia meccanica od elettrica L richiesta per il funzionamento della macchina: SPF = Qc L

La quantit di energia rinnovabile che la macchina mette a disposizione data, secondo la Direttiva, da: Qren = Qc ( 11 SPF )

Entro il 1 gennaio 2013 la Commissione dovrebbe stabilire orientamenti sul valore che gli Stati membri possono conferire ai valori Qren e SPF per le varie tecnologie e

FIG. 6.1
La funzione della pompa di calore (doc. Carrier)

la pompa di calore muove calore

CALORE ASSORBITO
DI COMPRESSIONE

+ CALORE

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FIG. 6.2
Schema a blocchi di appoggio logico di una pompa di calore

macchina (fig. 6.2): Qren = Qc - L Lindicazione piuttosto discutibile, dal momento che non presta attenzione alla diversa qualit dellenergia necessaria ad

SISTEMA A TEMPERATURA T1

azionare la macchina rispetto a quella resa disponibile. Un calcolo pi appropriato dovrebbe rifarsi al concetto di energia primaria, almeno ogniqualvolta che lenergia

QC LAVORO POMPA DI CALORE IDEALE

elettrica venga prodotta mediante combustibili che potrebbero essere utilizzati in loco. Se, come nella recente contabilit nazionale, si introduce un fattore di trasformazione di 1870 kcal/kWh, questo implica un rendimento di

Qren

trasformazione del 46% da combustibile ad energia elettrica. Se si presume che il

SISTEMA A TEMPERATURA T0

combustibile impiegato sia prevalentemente il gas naturale, considerando che una caldaia a condensazione pu avere un rendimento stagionale del 100%, si portati a concludere che lenergia rinnovabile messa a disposizione

applicazioni delle pompe di calore, prendendo in considerazione le differenze nelle condizioni climatiche, particolarmente per quanto concerne i climi molto freddi. immediato rendersi conto, applicando il primo principio della termodinamica alla macchina, che lammontare di energia rinnovabile data semplicemente dalla differenza fra lenergia resa utile e il lavoro necessario per il funzionamento della

si pu valutare approssimativamente in: Qren Qc - 2L e quindi si comincia ad avere energia rinnovabile da una pompa di calore solo a partire da un SPF minimo superiore a 2. La conclusione vale ovviamente solo per le pompe di calore elettriche. Per altre tipologie di pompe di calore la valutazione diversa. Questo risultato poteva essere limitativo un tempo, quando le pompe di calore non erano

taBELLa 6.1 vALORI DI RIfERIMENTO PER USUfRUIRE DEgLI INCENTIvI


TIPO DI POMPA DI CALORE ARIA/ARIA ARIA/ACQUA SALAMOIA/ARIA SALAMOIA/ACQUA ACQUA/ARIA ACQUA/ACQUA AMBIENTE ESTERNO [C] tbsi: 7 tbui: 6 tbsi: 7 tbui: 6 ti: 0 ti: 0 ti: 15 tu: 12 ti: 10 AMBIENTE INTERNO [C] tbsi: 20 tbui: 15 ti: 30 tu: 35 tbsi: 20 tbui: 15 ti: 30 tu: 35 tbsi: 20 tbui: 15 ti: 30 tu: 35 COP 3,9 4,1 4,3 4,3 4,7 5,1

164

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FIG. 6.3
Andamento nel corso degli ultimi 25 anni di SPF e di EER di pompe di calore e di macchine frigorifere

CONDIZIONATORI DARIA POMPE DI CALORE

particolarmente efficienti ed era normale avere degli SPF dellordine di 2, quando non inferiori. Attualmente i valori di riferimento per usufruire degli incentivi al risparmio energetico sono ricordati dalla tabella 6.1 dove, bench i valori delle sorgenti fredde siano piuttosto elevati, si pu presumere che su base stagionale non ci si allontani di molto dai valori indicati, con macchine correttamente dimensionate e con un adeguato sistema di regolazione. Questo tanto pi vero se si passa dalla tradizionale sorgente aria a sorgenti fredde diverse e pi favorevoli. Molto significativo risulta landamento, rappresentato in fig. 6.3, dei valori medi di prestazione stagionale sia di pompe di calore che di macchine frigorifere nel corso degli ultimi 25 anni. 6.2 LE SORGENTI DELLA POMPA DI CALORE Laria esterna, sorgente termica cui si fa abitualmente ricorso per la pompa di calore, probabilmente la pi sfavorevole dal punto di vista termodinamico, dal momento che al

suo diminuire aumenta il fabbisogno, mentre la pompa di calore presenta capacit e COP decrescenti. La movimentazione dellaria pu risultare onerosa dal punto di vista energetico e produrre problemi di rumorosit. Quando la temperatura dellaria esterna scende al di sotto del punto di rugiada si ha separazione di liquido. Qualora la temperatura scenda sotto gli 0C e la presenza di condensa sia rilevante si ha formazione di brina in quantit crescente sulla batteria di scambio termico, come gi precedentemente fatto rilevare in dettaglio. Il ghiaccio formato non solo risulta una sorta di isolamento termico nei confronti della superficie di scambio, ma tende progressivamente ad ispessirsi fino ad ostacolare, se non a bloccare il passaggio dellaria. Risulta quindi essenziale identificare la condizione per la quale si deve mettere in atto il processo di sbrinamento con problematiche sia operative che prestazionali. Si pu ricorrere a sorgenti termiche diverse dallaria. Vanno ricordate ad esempio le

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seguenti possibilit: sistemi operanti su acque superficiali o sotterranee; sistemi a terreno (pompe di calore geotermiche); sistemi collegati a superfici captanti di energia solare o atmosferica; recupero sullaria espulsa per sistemi a ventilazione controllata; sistemi ad anello liquido. I sistemi operanti su acque superficiali o sotterranee sono uneccellente opportunit sia dal punto di vista della stabilit durante lanno dei livelli di temperatura che del loro valore in assoluto oltre che per le ottime caratteristiche di scambio termico dellacqua. Si tratta di una grossa occasione perduta visto che tali sorgenti sono molto disponibili

ed abbondanti in varie parti dItalia (per tacere della possibilit di utilizzare lacqua di mare), mentre lutilizzazione assai rara. Il problema pi grosso di tipo normativoamministrativo: le procedure da seguire per le autorizzazioni non sono state finora definite o definite con precisione e le disposizioni (quando vi siano) differiscono, si pu dire, da una Provincia allaltra. Va ricordato che nel caso di utilizzazione di acque superficiali non sempre necessario limpiego diretto con prelievo dellacqua, ma esistono tecniche indirette che sfruttano la disposizione di lunghi e poco costosi rotoli di tubazione plastica che consentono lo scambio termico. Data lelevata e stabile temperatura di questa sorgente fredda possibile ottenere degli SPF anche dellordine di 5-6. Questo significa che, anche nellipotesi restrittiva posta prima,

FIG. 6.4
Disposizione di scambiatore a terreno orizzontale del tipo a spirale allungata (slinky)

una frazione pari a circa i 2/3 dellenergia resa disponibile dalla pompa di calore si pu considerare rinnovabile. Le pompe di calore cosiddette geotermiche, vale a dire le pompe di calore a terreno, godono di una popolarit crescente, dopo aver visto unampia diffusione negli ultimi 15 anni nei paesi di lingua tedesca dalla Germania allAustria fino alla Svizzera tedesca. Per la verit le primissime realizzazioni a tubi orizzontali con sbancamento erano realizzate gi a partire dagli anni 50 del secolo scorso, in particolare nel Nord America. Si passati pi recentemente a disposizioni di minor costo a trincea (fig. 6.4). Viceversa la soluzione preferita in Europa del tipo a tubi verticali, con profondit crescenti e che superano in qualche caso i 200 m. La stabilit di temperatura nel terreno

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alle maggiori profondit e la possibilit di impiegare il sistema come una sorta di accumulo stagionale ha fatto crescere fortemente linteresse nei confronti di questi sistemi. Infatti in questa soluzione, mentre dinverno il terreno viene raffreddato per alimentare la pompa di calore, destate riceve il calore del condensatore della macchina frigorifera per il condizionamento. Con uninstallazione ben concepita che preveda unestrazione termica di circa 50 W/m di termosonda, si pu pensare di avere un COP stagionale di circa 4,5 che decisamente interessante e che pu ulteriormente migliorare qualora si riducano i salti termici dal terreno alla pompa di calore. Molti sistemi fanno ricorso ad un fluido secondario che circoli dal terreno verso la pompa di calore. Altri arrivano ad utilizzare sistemi ad espansione diretta (assai diffusi in Austria). Una recente proposta appare assai innovativa, dal momento che elimina sia i costi energetici non sempre irrilevanti della circolazione dellacqua nelle loop a terreno che i rischi di perdite nei sistemi ad espansione diretta. Si tratta dellimpiego di tubi di calore verticali nei quali il fluido impiegato lanidride carbonica (fig. 6.5). Il difetto principale di questa soluzione la sua non possibile utilizzazione nella stagione estiva come dissipatore. Unulteriore possibilit fin qui poco esplorata il collegamento a superfici di captazione di energia solare od atmosferica. Oltre a collettori solari termici, si pu ricorrere ai cosiddetti tetti energetici nei quali delle tegole metalliche, opportunamente collegate a tubazioni riescono a raccogliere energia sia dal sole che dallaria esterna che dalle

FIG. 6.5
Scambiatore di calore a terreno del tipo verticale a tubo di calore

Q0

g
SEZIONE ADIABATICA

PARETE DEL CONDOTTO LIVELLO DEL LIQUIDO VAPORE

Q0

precipitazioni piovose (fig. 6.6). Questultima soluzione presenta il vantaggio di mettere a disposizione grandi superfici di captazione come unintera falda di copertura. Nel caso invece dei collettori solari termici si pu far ricorso in funzione dei livelli di radiazione e di temperatura sia al loro impiego diretto nel riscaldamento che come sorgente fredda della pompa di calore. Ci consente di valorizzare anche livelli modesti di radiazione. Infatti nel momento in cui la temperatura del fluido operativo scende al di sotto della temperatura ambiente, praticamente tutta la radiazione incidente sui collettori (a meno delle perdite per trasparenza) diventa utile come sorgente della pompa di calore. Nei confronti del tetto energetico lo

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svantaggio deriva dalla scarsa attitudine a raccogliere energia in assenza di radiazione proprio per la presenza della copertura in vetro. Uneccellente sorgente per la pompa di calore sono gli effluenti liquidi o aeriformi, siano questi le acque scaricate o laria di ventilazione espulsa dalledificio. Mentre risultano molto limitate le applicazioni che

si riferiscono agli effluenti liquidi, perlopi realizzate a livello di applicazioni industriali, diventa molto significativo il recupero nella ventilazione meccanica controllata. Per preriscaldare laria di rinnovo a spese dellaria espulsa si pu ricorrere a semplici scambiatori di calore, i quali per recuperano solo una quota dellentalpia disponibile, in particolare se sono scambiatori di tipo sensibile. La sorgente termica ad ottimo livello di temperatura e si adatta

FIG. 6.6
Particolare di un tetto energetico

perfettamente nella fasatura con il carico di riscaldamento dellaria di rinnovo. La pompa di calore permette il recupero anche del calore latente, sfruttando ampiamente lentalpia dellaria espulsa che viene portata a livelli prossimi a quelli dellaria esterna (fig. 6.7). In questo caso la valutazione di un eventuale contributo di energia rinnovabile si fa problematico: infatti, se semplice valutare il risparmio di energia primaria rispetto alla soluzione priva di qualsiasi recupero termico,

FIG. 6.7
Vista schematica di un sistema di recupero sullaria espulsa per riscaldare laria di rinnovo con scambiatore di calore e pompa di calore

POMPA DI CALORE/CONDIZIONATORE

ESTERNA TE, XE ESTERNO EVAP(inv) COND (est) TC, XC

COMPRESSORE

RIPRESA TA, XA COND (inv) EVAP (est) TX, XX

RECUPERATORE

INTERNO MANDATA TM, XM

ESPULSIONE T0, X0

VALVOLA DI LAMINAZIONE BATTERIA CALDO/FREDDO

168

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FIG. 6.8
Schema di un impianto a 4 tubi con pompa di calore ed esigenze contemporanee di riscaldamento e di raffreddamento

SISTEMA A 4 TUBI CON POMPA DI CALORE ACQUA/ACQUA


CALORE DA DISSIPARE SECONDO ESIGENZE

RISCALDAMENTO ENERGIA PER AZIONARE LA MACChINA POMPA DI CALORE RAFFREDDAMENTO CALORE DI INTEGRAZIONE SECONDO ESIGENZE

non univoco il riferimento per la soluzione pompa di calore. Potrebbe essere il caso del recupero solo sensibile con efficienza del 50%, ma lefficienza cos scelta del tutto arbitraria e si ispira alle prescrizioni della legge 10/91. In realt il recupero sensibile pu spingersi anche oltre l80%. Inoltre linserimento di un recuperatore non ostacola limpiego anche della pompa di calore, il cui COP viene solo leggermente ridotto dalla presenza del recuperatore sensibile, dato che la pompa di calore opera in modo prevalente in quel caso sul contenuto entalpico latente. Lanalisi andrebbe condotta caso per caso con risultati che variano da una localit allaltra anche in funzione dei tempi di utilizzo dellimpianto. In linea di massima si pu arrivare facilmente ad uno SPF superiore a 4-5 con valori molto favorevoli anche nel periodo estivo, soprattutto se si provvede ad umidificare laria espulsa. Molto interessante la presenza contemporanea nello stesso edificio di fabbisogni sia di riscaldamento che di

refrigerazione, pi frequenti di quanto si creda in edifici del terziario con un buon isolamento termico e/o con ampie aperture vetrate dal lato soleggiato. Ci si pu trovare nella condizione nella quale la pompa di calore produce sia un effetto utile di riscaldamento che di raffreddamento (fig. 6.8). Il problema il bilanciamento fra i due carichi che ben difficilmente si realizza e comunque resta invariato in funzione del tempo. Si deve prevedere sia un sistema dissipativo per il calore in eccesso che una sorgente fredda esterna per la pompa di calore. In alternativa esiste la soluzione ad anello liquido (fig. 6.9). Un anello liquido mette a disposizione delle diverse macchine ad inversione di ciclo sistemate nelle varie zone delledificio dellacqua tiepida che risulta unottima sorgente per la pompa di calore, ma anche un pozzo termico molto valido, quando la stessa macchina operi in modalit frigorifera. Questo sistema si raccomanda per la maggiore flessibilit e per il possibile affidamento ai singoli utenti dellapparecchio

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per il caldo e per il freddo. Essi possono gestirlo a piacere, pagando direttamente lonere in bolletta elettrica in funzione del consumo. Daltra parte evidente che nel mescolamento nellanello liquido di acqua calda e fredda si ha una perdita di exergia che si traduce in una peggiore prestazione energetica potenziale. Anche in questo caso nessuno garantisce che i fabbisogni di caldo e di freddo siano bilanciati fra di loro nel tempo e complessivamente per cui lanello di liquido si trover talvolta nelle condizioni di dover disperdere leccesso termico disponibile (ovviamente nella stagione estiva), altre volte si trover in deficit termico: ecco che sar necessario interfacciarlo, possibilmente con una fonte gratuita e rinnovabile come il terreno o il solare termico. In entrambi i casi, pompa di calore con uso di entrambi gli effetti o anello liquido, non si vede alcun impiego di energia rinnovabile, anche se il sistema evidentemente molto

efficiente rispetto a sistemi separati di riscaldamento e raffreddamento. Forse la sola via di uscita tornare al concetto di fonte assimilata alle rinnovabili, intendendo con questo il risparmio di energia primaria rispetto al sistema tradizionalmente impiegato. La valutazione andrebbe condotta su base annuale con programmi di simulazione dinamica sia nei confronti della pompa di calore pura che dellanello liquido. 6.3 LA POMPA DI CALORE ED IL SOLARE TERMICO Il contributo del solare termico al riscaldamento invernale assai scarso a causa della minore insolazione e delle pi basse temperature dellaria esterna. Vi il rischio che per molti giorni i collettori solari non diano alcun contributo energetico al riscaldamento. Potrebbero egualmente fungere da sorgente fredda alla pompa di calore.

FIG. 6.9
Schema di un impianto a pompa di calore ad anello liquido

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Credo risulti utile unesemplificazione. Dei parametri caratteristici di un collettore solare piano potrebbero essere un FR()=0,85 e un FRUc=7,5 Wm-2K-1. A fronte di un insolazione di 300 Wm-2 ad una temperatura operativa di 35C e per una temperatura esterna di 0C questo collettore potrebbe dare: Q = 300 x 0,85 - (35 - 0) x 7,5 0

FIG. 6.10
Riscaldamento diretto da collettori solari con il contributo della pompa di calore con sorgente fredda terreno

PAVIMENTO RADIANTE

Lo stesso collettore, fatto funzionare a 5C come sorgente fredda di una pompa di calore, potrebbe dare invece: Q = 300 x 0,85 - (5 - 0) x 7,5 200 Wm-2

COLLETTORI SOLARI

condensatore assorbitore POMPA DI CALORE evaporatore

Se invece il collettore fosse di tipo selettivo i suoi parametri potrebbero essere FR()=0,85 e un FRUc=4,5 Wm-2K-1 e nel caso di una radiazione solare di 200 W/m2 si avrebbe rispettivamente: Q = 200 x 0,85 - (35 - 0) x 4,5 Q = 200 x 0,85 - (5 - 0) x 4,5 0 Wm-2 150 Wm-2

SCAMBIATORI A TERRENO

aria esterna (una batteria) o il terreno. In altri termini in questi sistemi dual-source, la parte solare termico finalizzata a sfruttare limpianto solare anche in condizioni di insufficiente insolazione per un impiego

Appare quindi vantaggioso collegare limpianto solare termico alla pompa di calore con la possibilit di sfruttare tutta la radiazione solare al di sotto di una certa soglia che potrebbe invece consentire limpiego diretto dellenergia raccolta. Questa soglia dipende dal tipo di collettore, dalla temperatura minima utile per limpianto e dalla temperatura dellaria esterna. Per fissare le idee potrebbe essere fra i 200 e i 300 Wm -2 incidenti sulla superficie del collettore. Dov il problema? Nel fatto che in assenza di radiazione il collettore solare non un buon captatore di energia atmosferica, risultando isolato rispetto allaria esterna. Risulta quindi essenziale una seconda sorgente per la pompa di calore, che poi dovrebbe essere la principale, sia questa

FIG. 6.11
I collettori solari alimentano levaporatore della pompa di calore

PAVIMENTO RADIANTE

COLLETTORI SOLARI

condensatore assorbitore POMPA DI CALORE evaporatore

SCAMBIATORI A TERRENO

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FIG. 6.12
Fase estiva: i collettori solari ricaricano il terreno

In una recente realizzazione in un polo scolastico in una localit di montagna (Agordo) si realizzato un impianto del tipo dual-source, in cui alla sorgente fredda
PAVIMENTO RADIANTE

terreno si sono affiancati 50 m 2 di collettori solari termici. La dimensione della sezione solare non stata dettata da considerazioni

condensatore assorbitore COLLETTORI SOLARI POMPA DI CALORE evaporatore

di ottimizzazione, quanto dai vincoli di budget. I collettori solari possono con livelli sufficienti di radiazione alimentare direttamente limpianto di riscaldamento a

SCAMBIATORI A TERRENO

pavimento radiante (fig. 6.10), coadiuvati dalla pompa di calore a terreno, ovvero alimentare levaporatore della pompa di calore (fig. 6.11). Durante lestate i collettori solari forniscono

diretto, con minime riduzioni nelle normali prestazioni dellimpianto solare termico.

energia termica per ricaricare il terreno (fig. 6.12).

FIG. 6.13
Moduli fotovoltaici alimentano una pompa di calore elettrica

SISTEMA A TEMPERATURA T1
FO TO VO LT AI CO GE NE RA TO RE

POMPA DI CALORE

SISTEMA A TEMPERATURA T0

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La simulazione su base annua mostra che, nonostante la ridotta superficie di captazione ed il clima piuttosto rigido (attorno ai 4000 GG/anno), il contributo solare diretto dellordine del 15% del totale carico di riscaldamento (circa 50.000 kWh - ledificio molto ben isolato), mentre la pompa di calore lavora per il 75% del tempo con il terreno e per il rimanente 25% in collegamento con la sezione solare. 6.4 LA POMPA DI CALORE COMPLETAMENTE RINNOVABILE Un sistema a pompa di calore pu essere una fonte completamente rinnovabile? S, basta che la macchina sia alimentata anche per la parte nobile dellenergia da fonte rinnovabile. Escludendo il minidro e il minieolico, pi improbabili in un impiego dedicato alla pompa di calore, il candidato ideale appare il fotovoltaico. Esso va collegato con pompe di calore elettriche (fig. 6.13). Il possibile interfacciamento con la rete elettrica un importante vantaggio. Infatti permette un rapporto di scambio e quindi la valorizzazione dinverno di energia raccolta in altre stagioni. In altri termini il bilancio energetico si pu realizzare su base annuale, atteso che nei mesi invernali i moduli fotovoltaici potranno dare un esiguo ammontare di energia. Nei mesi estivi il sistema fotovoltaico pu fornire quote importanti per la climatizzazione, a patto che i carichi delledificio non presentino una variabilit molto importante. In questa sede vale la pena proporre solo qualche valutazione numerica di

larga massima per rendersi conto delle potenzialit e dei limiti di questi sistemi decentrati a sola energia rinnovabile. Per un sistema fotovoltaico si immagini di disporre di 3 kWp dedicati solo alla pompa di calore. Si tratta per il clima di Milano indicativamente di una superficie di 24 m 2 con un costo iniziale fra i 12.000 e i 15.000 che potrebbe mettere a disposizione circa 3.500 kWhe/anno, sufficienti tramite la pompa di calore a riscaldare una villetta, purch in classe B o C in funzione delle sue dimensioni. evidente che queste sono solo delle esercitazioni numeriche. Sarebbero necessari dei dispositivi dedicati e delle valutazioni economiche pi precise. Mostrano che dal punto di vista tecnico la pompa di calore potrebbe operare come sistema su base annua completamente di fonte rinnovabile.

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CaP. 7 CONSIDERAZIONI SUL MERCATO DELLE POMPE DI CALORE NEL RISCALDAMENTO RESIDENZIALE E NEL TERZIARIO
7.1 PANORAMICA DEL MERCATO ATTUALE DELLE POMPE DI CALORE Negli ultimi dieci anni la pompa di calore ha conosciuto una diffusione senza precedenti. Proseguendo una linea di sviluppo gi consolidata negli USA e in Giappone, ha conquistato nuovi ed inaspettati mercati, in particolare quello cinese. Recenti valutazioni indicano lesistenza di un numero compreso fra 130 e 140 milioni di apparecchi nel mondo con una produzione termica stimata per il 2001 in 1300 TWh/ anno. Lenergia prodotta utilizzata per il 57% nel riscaldamento residenziale, per il 27% in applicazioni commerciali e per il rimanente 16% in applicazioni industriali. Un sottoinsieme in netta crescita di queste pompe di calore sono le pompe di calore geotermiche. Il numero di impianti valutati al 2004 era di 1.100.000 con una capacit installata di 12 GWt ed un impiego energetico di 20 TWh/anno. La tabella 7.1 d conto dei paesi in cui questi impianti sono pi diffusi con dati relativi al numero di installazioni e a potenza installata e ad energia annua coinvolta. Essendo un mercato in forte crescita, valutata al 10% annuo, le stime al 2009 indicano le pompe di calore geotermiche a livello europeo al 44% del mercato, contro il 37% delle pompe di calore aria-acqua, 11% per le pompe di calore che operano sullaria espulsa e 4% per la sola produzione di acqua calda sanitaria. Attualmente il mercato delle pompe di calore arriva al 4% del complessivo mercato del riscaldamento abitativo. Il primo elemento trainante del riscaldamento termodinamico, come viene talvolta definito il riscaldamento mediante pompa di calore, stata la macchina reversibile. Si tratta del climatizzatore estivo con valvola di inversione che permette di passare dal funzionamento
Installazioni di pompe di calore a terreno, potenza installata ed energia prodotta annua in diversi paesi del mondo al 2004

taBELLa 7.1 INSTALLAZIONI POMPE DI CALORE


PAESE Austria Canada Germania Svezia Svizzera USA MWt 275 435 640 2300 525 6300 gWh/ANNO 370 600 930 9200 780 6300 INSTALLAzIONI 23000 36000 46400 230000 30000 600000

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con levaporatore interno a quello invernale con il condensatore interno. Questo fu il primo veicolo di promozione delle pompe di calore negli anni 70 negli USA (vennero superate le 100.000 unit installate nel 1972). Fu poi successivamente lelemento trainante della pompa di calore in Giappone, quando agli inizi degli anni 90 si vendevano anche un milione di apparecchi allanno. Il leggero sovracosto per avere la pompa di calore, anzich il semplice condizionatore, era generalmente accettato dallacquirente, quando ancora in Italia la pompa di calore era una specie di oggetto misterioso e considerato probabilmente di scarsa utilit. Oggigiorno si ha ancora una netta prevalenza di installazioni residenziali in climi temperati e abbastanza miti da richiedere da un lato il raffrescamento estivo e dallaltro da permettere un impiego favorevole dellaria come sorgente fredda della macchina.

Altri settori significativi di sviluppo della pompa di calore sono quelli legati al recupero nella ventilazione meccanica degli edifici ed alla produzione di acqua calda sanitaria. N si deve dimenticare la presenza sempre pi importante nel mercato di pompe di calore del tipo non elettrico, alimentate direttamente dal combustibile, sia tramite un motore a combustione interna (ma recentemente anche a combustione esterna) che ad assorbimento. La crescita di mercato risulta di particolare interesse in Europa, dove in alcuni paesi, come la Germania, lAustria, la Svizzera o la Svezia si ha da qualche anno un incremento annuale a due cifre. Valga un esempio per tutti: nel 2004 la Germania ha avuto un tasso di incremento del 30% nelle vendite di pompe di calore. Altrettanto cresciuto nel 2007 il mercato delle pompe di calore in Francia. La capacit di queste macchine la pi

FIG. 7.1
COP stagionale (SPF- Seasonal Performance Factor) per pompe di calore ad aria in funzione dellanno a seconda se nuove, revisionate o tutte

3,5 3 2,5 2 1,5 1

NUOvE

REvISIONATE

TUTTI

nSPF 2 [-]

0,5 0 1994/95 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

anno
176

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diversa: si va dai pochi kW di una pompa di calore per il riscaldamento dellacqua sanitaria agli oltre 10 MW di pompe di calore installate in Svezia per impianti di teleriscaldamento. Interessante osservare che mentre gran parte delle installazioni nel Sud Europa si rivolgono al nuovo, nel Nord Europa molte pompe di calore sono impiegate nel retrofitting degli edifici esistente con un mercato potenziale enorme. 7.2 LA CUSTOMER SATISFACTION Si vuole concludere con uninteressante rassegna relativa a dati raccolti su 237 impianti di taglia inferiore ai 20 kW (tipicamente riscaldamento di villette unifamiliari) nellambito di un progetto finanziato dallUfficio Federale Svizzero per lEnergia*. Per questi impianti si sono registrati i guasti, le lamentale degli utenti e le prestazioni stagionali nel corso degli anni che vanno dal 1995 al 2002. Il 45% degli

impianti sono pompe di calore aria-acqua, mentre il rimanente sono pompe di calore acqua-acqua o soluzione antigelo-acqua del tipo a terreno. Il COP medio stagionale risultato pari a 3,4 per le pompe di calore acqua-acqua e a 2,6 per quelle aria-acqua. Per le prime questo dato medio derivato da una larga dispersione di valori attribuita al diverso dimensionamento delle termosonde a terreno. Losservazione degli impianti realizzati nel corso del periodo di analisi ha dimostrato un progressivo perfezionamento degli apparecchi e degli impianti con un miglioramento fra il 1995 e il 2003 di circa il 20% nelle prestazioni sia per gli impianti con sorgente aria (fig. 7.1) che per gli impianti a terreno o ad acqua di falda (fig.7.2). Come si sa nelle analisi di mercato risulta di grande importanza oggi la soddisfazione del cliente, la customer satisfaction (fig. 7.3): lo studio ha rivelato un 78% di utenti molto soddisfatti, 17% di abbastanza
* Hubacher, P., Field Analysis of Heat Pump Installations - the FAWA Project, IEA Heat Pump Centre Newsletter, 1518, vol. 22, 2, 2004

FIG. 7.2
COP stagionale (SPF- Seasonal Performance Factor) per pompe di calore a terreno o ad acqua di falda in funzione dellanno a seconda se nuove, revisionate o tutte

4,5 4 3,5 3 2,5 2 1,5

NUOvE

REvISIONATE

TUTTI

nSPF 2 [-]

1 0,5 0 1994/95 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

anno

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soddisfatti e infine un 5% di poco o per nulla soddisfatti (percentuale che sembra fisiologica, essendo anche la minima ottenibile dallanalisi del benessere). Il tempo di funzionamento analizzato nellindagine stato complessivamente di 1.300.000 ore nelle quali il tempo di guasto risultato pari a 8500 ore con una disponibilit dellimpianto del 99,5%. La durata media del fuori servizio (dalla segnalazione alla riparazione) risultata di appena 6 ore (!) con valori minimi di 2 ore e massimi di 3 giorni. Il rilievo delle prestazioni nel corso degli anni degli impianti non ha mostrato nel corso di 8 anni significative variazioni (fig. 7.4) indicando unottima stabilit prestazionale. Infine un dato interessante riguarda le pompe di calore a terreno per le quali la temperatura media del fluido circolante risultata di 5C, valore pi alto di quanto atteso, ma derivante da una grande dispersione di dati. In effetti secondo la

relazione qui presentata molti impianti sono risultati ampiamente sovradimensionati con intervento praticamente nullo dei sistemi di riscaldamento ausiliari. 7.3 CONCLUSIONI Il riscaldamento termodinamico sta espandendosi rapidamente a tutti i mercati del Nord Europa e del Nord America con tassi di crescita a due cifre per tutte le tecnologie. Le tecnologie hanno avuto tutte nel corso degli ultimi ventanni unimportante evoluzione che consente oggi di disporre di macchine di grande affidabilit con prestazioni di gran lunga superiori a tutti i sistemi tradizionali di riscaldamento. Desta sorpresa (ma fino a un certo punto) il ritardo italiano, dove, rispetto ai paesi del Nord Europa, il clima pu sfruttare le pompe di calore anche nella climatizzazione estiva. Sembra un ritardo legato alla scarsa conoscenza delle grandi potenzialit di queste

FIG. 7.3
Customer satisfaction fra utenti di pompe di calore - osservazione 1997

ABBASTANZA SODDISFATTI 17% MOLTO SODDISFATTI 78% QUALChE RISERVA 3% INSODDISFATTI 2%

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FIG. 7.4
Variazione relativa del COP stagionale a partire dal primo anno di operazioni della pompa di calore

1,20 1,15 1,10 1,05

SPF year n / year 1 [-]

1,00 0,95 0,90 0,85 0,80 2 3 4

anno

macchine e alla poca attenzione della politica alle problematiche dellenergia e del risparmio energetico. probabile che, di fronte alle stringenti esigenze legate al mancato rispetto degli accordi internazionali e delle direttive europee, il mercato si svegli pur in ritardo, giovandosi del grande potenziale delle pompe di calore nei confronti del risparmio energetico.

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