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rodoviaria
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Introduzione
Quello che segue è il racconto dei 45 giorni che Gigi ed
io1 abbiamo trascorso viaggiando per il Brasile. Il diario è stato
scritto praticamente giorno per giorno, di getto, quasi come se
fosse la trascrizione fedele del flusso di coscienza che
giornalmente provavo vivendo le varie esperienze. Per questo
motivo, nella sua forma originale, lo scritto può risultare di
difficile lettura per chiunque non sia stato un nostro compagno
in questo viaggio. Ad esempio, molte volte i personaggi sono
introdotti senza unÊadeguata presentazione, alcune volte i viaggi
sugli autobus sono raccontati senza specificare quale sia la
destinazione.
1 Gigi (Luigi all’anagrafe, e solo lì!) è stato il mio compagno di viaggio durante
questa esperienza. Ci siamo conosciuti alla fine del liceo (siamo entrambi
dell’81), facendo parte della stessa “compagnia”. Quando abbiamo formato il
collettivo politico a Cologno nel 2002 la nostra relazione si è ulteriormente
approfondita e rafforzata. Si è laureato nel settembre 2007 in Fisica dopo un
anno di Erasmus (il programma di studio all’estero per studenti europei) a
Vienna e attualmente vive a Mosca. Con Gigi sono stato ai diversi social forum
europei partecipando, da ultimo, alle proteste e ai blocchi a Heiligendamm
(Rostock) durante il G8 del giugno 2007.
Finito il liceo scientifico a Cologno Monzese (la città dove vivo), mi sono iscritto
al Politecnico di Milano, con indirizzo informatico. Alla fine del primo anno, un
amico (Paccio) mi propone di andare a Genova, per partecipare alle proteste
contro il G8 del luglio 2001. Forse è da lì che è cominciato tutto. Non che
prima non mi interessassi di politica. Ma le discussioni, gli scontri, la violenza di
quei giorni furono come un catalizzatore che accelerò un processo di crescita
e di maturazione. Non è stato un caso che proprio l’anno successivo, sempre
su impulso di Paccio, abbiamo formato un primo collettivo politico con un
gruppo di amici: Ora! (Orizzonti di Resistenza Antagonista). Poi vennero
sempre nuove esperienze, viaggi, discussioni, litigi, lotte. Una crescita
continua, uno sviluppo sempre nuovo di desideri, di conoscenza.
Quel biglietto per Genova non è stato solo il biglietto di un treno, ma il ticket
per una scelta di vita, è stato il momento in cui ho scelto da che parte stare. È
stato il miglior investimento della mia vita.
Adesso, terminati i nostri studi, coltiviamo il sogno di tornare in Brasile, per
portare avanti il sogno del cambiamento e di giustizia attraverso l’attività
educativa coi ragazzi di strada.
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In fase di riscrittura ho quindi ritenuto fondamentale
aggiungere le informazioni indispensabili al lettore per
comprendere meglio le situazioni e i luoghi descritti nel diario.
Ciononostante, queste correzioni non dovrebbero mutare la
sostanza del diario, ossia il fatto che in queste note ho voluto
registrare il mio pensiero e le mie esperienze come venivano
percepite ed elaborate in quel momento.
Poiché si tratta di un diario, ovviamente non c'è
separazione all'interno dei tre ruoli narratore-osservatore-
protagonista; oltre a questo, viene a mancare il distacco, in
primo luogo temporale, tra le vicende narrate e le vicende
vissute. Molte volte la narrazione procede come se nel medesimo
tempo io stia vivendo i fatti e li stia raccontando.
Questa mancanza di distacco produce come conseguenza
diretta lÊassenza di una rielaborazione mediata dal tempo delle
esperienze vissute. I pensieri e le sensazioni descritte sono
praticamente quelle provate e pensate durante (o
immediatamente dopo) il fatto stesso.
Per questa ragione, è possibile riscontrare diversi punti del
racconto che sono in contraddizione. Una contraddizione che
però si supera tenendo conto dell'orizzonte temporale
all'interno del quale le vicende si dipanano.
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viaggio abbiamo avuto tantissimo (e, speriamo, di avere anche
dato almeno un decimo di quello che abbiamo ricevuto) e non
sarebbe giusto che tenessimo solo per noi questo tesoro. Va
condiviso con altri.
Inoltre, a pochi giorni dal ritorno, ci sentiamo come
l'uovo cosmico di Plotino, un contenitore sovrabbondante che
non può far altro che tracimare: abbiamo voglia di raccontare,
raccontare e ancora raccontare.
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Un'ultima cosa: il titolo. Il termine rodoviaria è una
parola portoghese che indica la stazione degli autobus e, come si
capirà leggendo il diario, di stazioni e di autobus ne abbiamo
visti e presi un bel po'.
Ma agli occhi più attenti non potrà certo sfuggire una
certa somiglianza tra questo titolo e quello di un altro diario: „I
diari della motocicletta‰, film di Walter Salles che porta al
cinema i diari di Ernesto Guevara raccolti in „Latinoamericana‰.
Che non si scandalizzi nessuno! Sappiamo benissimo di non
essere (neanche lontanamente) come il rivoluzionario argentino,
e con questo titolo non volevamo certo suggerire paragoni
imbarazzanti (per il Che, ovviamente ☺). L'idea, in realtà, era
un'altra, quella di sottolineare come questo viaggio volesse, nelle
nostre intenzioni, rappresentare un momento di conoscenza e di
maturazione, sia come persone che come cittadini del mondo.
Intenzioni che poi si sono totalmente e piacevolmente
realizzate.
Buona lettura
Antefatto: l'organizzazione del viaggio
Per prima cosa è bene spiegare il particolare itinerario che
abbiamo scelto per viaggiare dall'Italia al Brasile. Gigi ha trovato
un volo andata/ritorno a solo 570 € con partenza da Parigi e
arrivo a S. Paolo via Malpensa. Per prima cosa ci informiamo
subito al servizio clienti Alitalia per sapere se con un biglietto
da Parigi possiamo imbarcarci direttamente a Milano. Risposta
negativa. Non importa. Troviamo un volo della RyanAir che ci
porta a Parigi con 25 € tasse incluse. Il volo Parigi-Milano è solo
andata, perché ci sono elementi che ci fanno essere possibilisti
sul fatto che riusciremo a tornare direttamente a Milano senza
passare dalla capitale francese. A questo punto, l'itinerario si
presenta così:
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all'azione trasformatrice demiurgica e corrompe anche la
migliore delle idee. O, per dirla secondo un adagio popolare⁄
tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare!
Così, un giorno di giugno, a casa di Gigi, ci mettiamo
davanti al computer e cominciamo a prenotare i voli.
Cominciamo con quello transcontinentale. L'operazione è lunga
e noiosa, ma alla fine usciamo vincitori. Passiamo allora alla
prenotazione del volo interno. Compiliamo i vari campi,
scegliamo le date e le località. Quando è il momento di pagare
ci vengono richiesti i dati della carta di credito. Operazione che
abbiamo fatto decine di volte. In questo caso, però, notiamo che
ci viene richiesto un campo supplementare, un codice
obbligatorio che non avevamo mai incontrato. All'inizio,
proviamo a riempirlo con un po' di numeri che ci vengono
sotto mano: il codice segreto della carta, il codice in sostituzione
della firma, ma senza successo. Allora cerchiamo un po' su
internet e scopriamo che il codice richiesto è un particolare
numero che hanno SOLO le carte emesse in Brasile.
La situazione comincia a delinearsi: solo i possessori di
una carta brasiliana possono comprare i voli sul sito della
compagnia aerea. Inoltre, comprare il volo in agenzia in Italia
avrebbe significato spendere oltre il doppio, vanificando così il
risparmio ottenuto passando da Parigi con l'altro volo. La
soluzione è però alla nostra portata: Adriana3 di lì a poco
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partirà proprio per il Brasile per intraprendere un viaggio simile
al nostro. Le chiediamo di comprare in qualche agenzia del
posto i biglietti che ci servono. Acconsente, e noi stiamo
tranquilli.
Effettivamente, Adriana mantiene l'impegno preso e ci
compra i biglietti, solo che lo fa alla fine del suo viaggio, cioè
due mesi dopo rispetto a quando gliel'avevamo chiesto. Così il
biglietto oramai costa oltre il doppio. E noi passiamo da
570+50+150 = 770 a 570+50+300 = 920.
In questo modo abbiamo praticamente annullato il
vantaggio economico conseguito prenotando il volo Alitalia da
Parigi. Se fossimo andati in agenzia e avessimo chiesto un volo
da Cologno Monzese a Manaus avremmo speso la stessa cifra.
Pazienza...
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Quando arriviamo sopra Parigi, complice anche l'ora, il
cielo è oscurato da una densa coltre di nebbia. Dopo un paio di
giri sopra la città, il capitano ci dice che dovremo atterrare
all'aeroporto di Lille. A Bouvais (l'aeroporto dove era previsto
l'atterraggio in condizioni normali) saremmo stati a circa un'ora
e mezza di pullman dal centro della città. Così, ce ne mettiamo
più di tre. La cosa positiva è che, anche in questo caso,
riusciamo a non pagare la corsa.
Dal centro di Parigi prendiamo la RER (le ferrovie
francesi) e arriviamo all'aeroporto De Gaulle. Intanto i brividi
vanno e vengono e comincio a pensare che il responsabile di
tutto sia la pastiglia per la profilassi antimalarica presa due
giorni prima.
Finalmente ci imbarchiamo sul volo che ci riporta a
Milano, anche se questa volta all'aeroporto di Malpensa. Qui
abbiamo il tempo di chiedere agli stuart se per il volo di ritorno
possiamo richiedere un doppio check-in, uno a S. Paolo e uno a
Milano. Ci dicono che non dovrebbero esserci problemi, ma che
è meglio se ci informiamo direttamente all'aeroporto nel quale
faremo il primo chek-in, cioè a S. Paolo.
Finalmente, prendiamo il volo transcontinentale verso
sera e ci svegliamo alle 4 del mattino a S. Paolo. Dopo più di
un'ora di coda per passare la dogana e avere il visto facciamo il
check-in per il volo interno diretto a Manaus. Dopodichè, nella
sala dÊattesa che precede l'imbarco, ci appisoliamo. Dieci minuti
prima che l'imbarco termini, ci ricordiamo che dobbiamo
chiedere allo sportello Alitalia se è possibile fare il doppio
check-in per il viaggio di ritorno. Corriamo come matti agli
sportelli per gli imbarchi, dove ci dicono che non dovrebbe
essere un problema. Ci consigliano, per essere sicuri, di andare
al punto informazioni della compagnia. Una volta lì ripetiamo
la nostra domanda, e ancora una volta ci viene risposto
positivamente.
A questo punto corriamo nuovamente come matti
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all'imbarco per non perdere il volo. La corsa è ancora più
problematica visto che ci portiamo dietro zaini da oltre 10 kg. Il
volo dura 4 ore, compresa una sosta a Brasilia. Nei pressi di
Manaus l'aereo incontra un po' di turbolenze: Gigi per poco
non sgola anche l'anima.
Recuperiamo i bagagli e usciamo dall'aeroporto: il viaggio
comincia!
5Padre Riccardo è il capo della comunità presente a Novo Israel, una delle
favelas di Manaus. Il centro vive grazie ai soldi che arrivano dall’associazione
“Groppone Missionario”, un gruppo attivo tra Verona e Venezia. Padre
Riccardo ne è un po’ l’“amministratore delegato”
6 Elias è uno degli educatori del gruppo. Non molto alto, pelle olivastra, in
carne ma non grasso, capelli corti, crespi e neri. Faccia simpatica, sorridente.
È sui 20 anni.
7 Pedro è un altro educatore: fisico asciutto, abbastanza sornione, anche lui
sui 20 anni. Studia filosofia in università.
8 L’altro prete che dà una mano a Riccardo. È in Brasile solo da 6 mesi.
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„Nei pressi di Manaus l'aereo
incontra un po' di turbolenze: Gigi per
poco non sgola anche l'anima. Recuperiamo
i bagagli e usciamo dall'aeroporto: il viaggio comincia!‰
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quattro chiacchiere. Parlando di Lula9 la sua posizione è
sembrata piuttosto moderata: non era molto convinto che nel
PT ci fossero stati episodi di corruzione e giustificava le scelte
(non abbastanza di sinistra) di Lula con il fatto che il presidente
del Brasile non ha la maggioranza nei due rami del parlamento.
˚ un punto di vista ragionevole? Oppure quando uno
REALMENTE vuol fare le cose, le fa, e tutto il resto sono scuse?
Il viaggio è solo all'inizio ma le domande sono già tante: sarà un
viaggio di interrogativi più che di risposte. D'altra parte, siamo
qui per cercare, non per trovare.
L'accoglienza di Pedro nei nostri confronti è cambiata
radicalmente non appena ha saputo che siamo amici di Adriana:
da apatico/quasi annoiato a entusiasta/loquace. Che Adriana gli
abbia rubato il cuore?
Nota climatica: appena usciti dall'aeroporto un'umidità
incredibile ci ha accolto: in certi momenti mi sembra di
respirare a fatica.
• MOVIMENTO ≠ ASSISTENZIALISMO
• Padre Riccardo non è presente: perché?
• Problemi pratici della horta: acqua sementi sterco terra
15
• Problemi con i bambini: giocano a palla e scassano le
coltivazioni
• Movimento ci vuole un progetto, non basta
sopravvivere ci vuole un metodo di lavoro che non sia
assistenziale! CORRESPONSABILIT¤10
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3°° giorno 14-9 mercoledì
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Prima di andare via un ragazzo, Fabrizio, mi dice che
venerdì è il suo compleanno e mi chiede una maglia dell'Inter.
Non so cosa rispondere. Prendo tempo. Alla fine gli dico che
non è giusto prendere un regalo a lui e agli altri no. Chiederò
anche a Pedro un consiglio. Domani.
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E adesso (dopo la teoria) arriva il piatto forte (la pratica),
la botta, il pugno nello stomaco che ti stende senza appello.
Signore e signori, benvenuti al giro delle meraviglie nella favela
di Novo Israel: baracche, vita inumana, madri trentenni logorate
da 10 figli, una vita di ingiustizie e violenze e padri/mariti
assenti, ubriachi e violenti14.
La situazione più forte l'ho vissuta dalla penultima
famiglia del „giro‰. Un buco voncio e pieno di resti di cibo e di
animali, un 3x3 sul lato di una collinetta a strapiombo sul
pattume. Tra un divano, un mobile, un materasso disteso a terra
e una amaca c'erano otto bambini, una madre e un marito
ubriaco che dormiva su un materasso in terra.
Quando siamo entrati Eleite (la mia „autista‰), mi ha
presentato come un missionario. Nessuno mi rivolgeva la parola
e i bambini (soprattutto la ragazzina, quella più grande, forse 8
anni) mi guardavano con degli occhini neri che se avessero
potuto parlare avrebbero riempito un libro. Erano bambini
bellissimi: vedere tanta bellezza in una simile condizione grida
vendetta. Chissà cosa avrebbero voluto chiedere dietro quegli
occhioni: come ti chiami, da dove vieni, cos'è l'Italia, anche tu
vivi in una casa come la nostra...
La cosa più incredibile è stato quando ho chiesto di fare
una foto. La madre ha acconsentito. Quando ho tirato fuori la
macchina, si è affrettata a chiedere che NON fotografassi la
casa, ma le persone. Anche in questa situazione, questa madre ha
un amor proprio, un senso della dignità. Questa donna si
vergogna del posto dove vive.
I volontari del centro, con il loro lavoro educativo mirano
proprio a questo: far capire alle madri che valgono, che hanno
diritti da reclamare. Che è colpa di altri, non loro, se
sopravvivono in una favela.
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Quando vivi una cosa del genere i sentimenti che provi
sono RABBIA e poi frustrazione, perchè non vedi un modo per
combattere la situazione. Allora ti siedi a pensare per trovare
una soluzione. Solo la consapevolezza e la lotta politica possono
essere i detonatori per la liberazione dei dannati della terra.
Ma la vera domanda è: noi occidentali siamo colpevoli?
Ma, soprattutto, IO sono colpevole? Colpevole di vivere da ricco
in un mondo di poveri? Colpevole di essere parte di un
meccanismo che ruba ai poveri per dare ai ricchi? A questa
domanda NON ho ancora una risposta, una risposta dalla quale
dipendono le scelte di tutta una vita.
Un'altra riflessione che deve trovare posto in questo diario
è senz'altro il contrasto tra alcuni volontari (Marzia, su tutti) e i
preti/volontari italiani.
I primi sembrano usciti da un film di Ken Loach: duri,
incazzati, combattivi, con idee chiare e un lavoro sul campo,
nella merda. I secondi, al massimo, sono usciti da un film dei
Vanzina con Abatantuono15: parlano in dialetto veneto, fanno
discorsi da „volemose bene, diamo una mano a sti poveracci‰,
sembra che sono qui a fare villeggiatura, che non capiscono la
realtà sociale che li circonda. Effettivamente, padre Riccardo è
un uomo d'affari, un direttore di impresa, un manager. Qua,
con lo stipendio da prete, fa una bella vita: bella casa, cene al
ristorante, poco lavoro. Non condivide nulla con gli abitanti
della favela.
Sicuramente è meglio di niente, ma è abbastanza?
Di sera abbiamo parlato con Pedro: ci ha detto che lavora
(in nero) per padre Riccardo per pagarsi gli studi. ˚ giusto? ˚
sbagliato? Padre Riccardo è uno stronzo? Una cosa è certa: Pedro
non se la passa bene.
Dopo siamo andati, con Elias, in un quartiere di lusso e
15 Per Ken Loach un film a scelta tra “Terra e Libertà”, “Paul, Mick e gli Altri”,
“Piovono Pietre” o “Bread and Roses”. Per Abatantuono non può mancare “Il
barbiere di Rio”.
20
molto turistico di Manaus (Ponte Negra) a cenare. ˚ stato
incredibile come nell'arco di pochissimo tempo siamo passati
dalla miseria più disperata al lusso. Il fatto suscita parecchie
riflessioni.
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comprato un pezzo di torta a un baracchino. Diamo 5 reais alla
bambina e ce ne andiamo. Lei ci insegue e ci richiama:
„cenquanta, senhor!‰. E ci dà il resto. Non ci aveva chiesto 5
reais, ma 50 centavos.
In un quartiere di miseria e povertà, questo gesto acquista
significati profondi e sconcertanti. Credo che lo ricorderò a
lungo.
16 Santarem è l’unica città importante posta lungo il corso del rio tra Manaus e
la foce.L’unica industria della città è uno stabilimento della Coca Cola.
22
„Siamo al terzo giorno di
navigazione sul Rio delle Amazzoni. Il barco
è un carro bestiame con le amache letteralmente una
sopra l'altra. Per loro è normale: lasciamo che lo sia anche per noi.‰
23
turisticamente poco sfruttato: sarebbe un ottimo posto per il bar
sulla spiaggia17.
Al ritorno, abbiamo trovato il barco leggermente meno
pieno e con nuovi passeggeri imbarcati. Abbiamo conosciuto un
ragazzo israeliano e una ragazza di Santarem, Raquel. Lei ha
tentato di correggere un po' il mio portoghese, ma è una
impresa disperata!!
Infine abbiamo conosciuto una ragazza spagnola, Maria,
che studia medicina e che vuole entrare in Medici senza
Frontiere.
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9°° giorno 20-9 martedì
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„Il giorno dell'arrivo a Belem.
⁄ In città troviamo un albergo a
5 (cinque!!!) reais a notte: è una stamberga
che è sotto perfino ai nostri standard: brande lerce, muri
che si scrostano per la muffa, cessi messi peggio che in stazione centrale.‰
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adeguata. Maria era invece più vicina alle posizioni mie e di
Gigi. Il clima era veramente bello: quattro persone di paesi
diversi che parlavano un mix di lingue (italiano, inglese,
portoghese, spagnolo) e discutevano della vita tramite questo
improprio miscuglio di idiomi. Parlando, così, tra ragazzi, non
ho potuto far a meno di pensare che se avessimo (noi ragazzi) la
possibilità concreta di avere voce nelle vicende del mondo,
sarebbe un mondo un pochino più bello. Purtroppo questa
possibilità va conquistata e la mia paura è che, anche ammesso
di vincere questa battaglia, non è detto che a quel punto
saremmo ancora ragazzi (sia anagraficamente che
spiritualmente). Forse è una lotta che intraprendiamo per i
nostri figli e per i nostri nipoti. Ah, quasi dimenticavo: la
pousada dove dormivamo è nel quartiere più malfamato e
pericoloso di tutta Belem. D'altra parte, poteva essere
diversamente?
Un giorno, giusto per capire il tipo, avevamo due ore di lezione, la prima e la
quarta: all’inizio della quarta ora alcuni di noi erano sulla porta di classe a “fare
piazza”: Panizza passa e dice: “Voi avete finito?” e senza aspettare la risposta:
“Io pure. Ciao!”. Esce dal liceo. Monta in macchina e arriva fino al semaforo. Si
ferma (evidentemente si deve essere accorto che si stava dimenticando
qualcosa). Percorre tutta la via chiusa del liceo in retro. Scende dalla macchina
e rientra in classe come se niente fosse. Panizza era così: un terzo hippy, un
terzo militante di sinistra, un terzo psicologo. Le sue lezioni sono quelle che mi
mancano di più. Molto dei miei pensieri e delle mie categorie arriva
direttamente da quegli indimenticabili insegnamenti.
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migliori. Chissà il Pasto19 come se la sarebbe cavata, quanta
xamamina20 avrebbe preso ☺. Maria, invece, ha dormito tutto il
tempo come un angioletto, non accorgendosi di niente.
Il poco di isola che riusciamo a vedere e il paese dove si
trova la nostra pousada (Salva Terra) sono abbastanza turistici.
La particolarità è che l'isola è piena di bufali e cavalli che
circolano liberamente per la città.
Nel pomeriggio andiamo alla spiaggia e facciamo un
bagno nel delta del Rio delle Amazzoni. Si può dire che, dopo
aver fatto questo, possiamo praticamente fare tutto!
Mentre siamo sulla spiaggia, ci mettiamo a discutere sul
fatto che la vita dei giovani è organizzata troppo rigidamente:
università, lavoro,... e non viene data loro la possibilità di
esplorare se stessi e il mondo che li circonda.
La sera, dopo un lauto pranzo, andiamo a dormire presto.
Maria, nonostante un lunga pennichella sulla spiaggia, non ha
problemi a riaddormentarsi.
19 Beh, Marco Pastore (da cui “Pasto”) è stato mio compagno fin dal primo
anno di liceo. È uno dei miei più cari amici. Una gran bella persona, un
cabarettista nato. Mi ha aiutato moltissimo a diventare la persona che sono
oggi. La citazione è dovuta al fatto che il suo mal di viaggio è proverbiale: una
volta pare sia dovuto scendere da un pedalò causa nausea!
20 Medicinale per alleviare il mal di viaggio
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„Il viaggio è tragico: la nostra
direzione è perfettamente trasversale
a quella del moto ondoso. Gigi per poco
non sgola e anch'io ho avuto momenti migliori.‰
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sinistra della sinistra della sinistra della sinistra... si chiama „A
nova democracia‰ e ha posizioni del tipo: „il PT è controllato
dal FMI‰ o „il referendum per abolire la vendita delle armi è
una manovra per disarmare il popolo in lotta‰. Una volta preso
l'onibus, Maria è venuta a sapere della possibilità, tutt'altro che
remota, che lÊautobus venga assaltato. Sembrava abbastanza
spaventata.
30
„Una volta preso l'onibus, Maria è venuta
a sapere della possibilità, tutt'altro
che remota, che lÊautobus
venga assaltato. Sembrava abbastanza spaventata.‰
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veramente molto turistico. Bar, ristoranti, pub, discoteche,
ballerini di capoeira in piazza. Noi ci siamo fermati a ballare in
uno di questi posti, con musica brasiliana dal vivo e all'aperto.
Mentre balliamo un tipo viene da me e Maria e ci chiede se
siamo brasiliani, perché balliamo molto bene. Beh, detto da un
brasiliano...
A scanso di equivoci tengo a precisare che il tipo non era
né gay, né ci stava provando con Maria, in quanto già ballava (e
pastrugnava) un'altra tipa.
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viene al telefono e si fa, letteralmente, in quattro: prova il
cartão, prova alcuni suoi numeri per le chiamate internazionali,
contatta gli operatori telefonici e, alla fine, riesce a farmi parlare
con casa.
Stranamente, parlare con mamma e papà mi ha messo una
certa allegria; mi fa proprio piacere. Prima di andare a letto,
ripensiamo ai giorni del barco e Gigi mi fa notare che Raquel
era molto triste, ogni tanto si metteva a piangere. Viveva il
dolore di doversi separare dalla sua famiglia e dai suoi amici,
all'età di 18 anni, per trovare un lavoro22. Il contrasto tra la
nostra situazione di turisti europei benestanti in viaggio e la sua
è fortissimo. Mi colpisce ancora di più il fatto che io, sul barco,
non mi ero accorto di niente.
33
„⁄ l'onibus si scassa a mezz'ora
dalla partenza: dobbiamo aspettare che ci
mandino il sostituto e accumuliamo
un ritardo di due ore (su quattro di viaggio).‰
34
Anche se, per certe cose, Maria ricorda un po' Sabrina23, sebbene
molto più solare.
La seconda cosa è che l'onibus si scassa a mezz'ora dalla
partenza: dobbiamo aspettare che ci mandino il sostituto e
accumuliamo un ritardo di due ore (su quattro di viaggio).
Ultima nota della giornata: il viaggio per arrivare ai
Lençois è stato abbastanza rocambolesco: eravamo infatti su un
jeppone sgangherato, passando in mezzo a fiumi e foreste,
schiaffeggiati dalle fronde degli alberi.
Sui Lençois (letteralmente „lenzuola‰, distese desertiche
incantate di sabbia bianchissima) basti dire che, se li vedesse la
mamma, sarebbe amore a prima vista.
Di notte, c'è stato un po' di cinema: io ho urlato un paio
di volte e Maria mi ha risposto, sempre nel sonno, in spagnolo,
parlando di agenzie e cose del genere. Ovviamente, al mattino
nessuno di noi due si ricordava di alcunché.
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Una volta a Tutoya abbiamo aspettato l'onibus alla
rodoviaria. Alle 15 lo prendiamo e, dopo circa un quarto d'ora,
si rompe! Subito arriva un camioncino e ci carica su. In un
affare poco più grande di un Kombi Volkswagen siamo stipati
in più di venti, con tutti i bagagli annessi e connessi.
Mentre siamo in marcia, al camioncino scoppia una
ruota. Di corsa scendono pilota e copilota, ci fanno scendere e
cambiano la ruota. Una ruota che, per inciso, era così
consumata che usciva la camera d'aria. Al che, io e Gigi
abbiamo ipotizzato che qui il cambio del treno di gomme
avvenga così, una per volta, man mano che si bucano.
Alla fine riusciamo ad arrivare giusto in tempo in un
paesino dove ferma un altro autobus per Parnaiba. Maria è
parecchio tesa, e quando Gigi ironizza sul fatto che si preoccupa
troppo, lei si incazza ancora di più. Non è una incazzatura
giocosa: è proprio seria.
Le concedo l'attenuante generica che è in viaggio da due
mesi, ma, a parte questo, mi sembra che non abbia capito un
tubo dello spirito del viaggio in Sudamerica. Con calma! Relax!
Siamo in vacanza, nessuno ci corre dietro, possiamo assaporare
ogni istante di viaggio. Penso che Maria sia molto brava e
decisa: va bene a scuola, conosce molte lingue, gira il mondo, sa
il fatto suo. Quello che deciderà di fare nella sua vita, riuscirà
sicuramente a farlo. Ma mi chiedo: ha capito come funziona la
vita? Comunque, la sua compagnia è molto apprezzata e il suo
aiuto si è rivelato decisivo in molte occasioni.
Prendiamo questo pullman e finalmente arriviamo in
città. Qua, ci fermano dei mototaxi e ci dicono che per 3 reais ci
portano in centro, dove ci dicono esserci molte pousade. Così,
ognuno su una moto diversa, ci dirigiamo in centro. Qui,
facciamo il giro di tre o quattro pousade differenti. Dei tre
centauri, il mio era il più sega: non sapeva le strade, non
conosceva gli hotel, era sempre l'ultimo e seguiva gli altri.
Durante uno spostamento da una pousada all'altra, il
36
„Siamo stati tutto il tempo
aggrappati, seduti su delle panche di legno,
mentre il carro sobbalzava e sbandava in ogni direzione.‰
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pistola si sbaglia e si mette a seguire altre moto. Ci ritroviamo
persi a Parnaiba. Dopo vari giri a vuoto e molte parole, lo
convinco che dobbiamo tornare all'ultima pousada. In questo
modo riesco a ribeccare gli altri. Al momento di pagare c'è il
cinema, perché i 3 reais sono diventati 7. Alla fine (molto alla
fine) ci accordiamo per 4.
Alla sera Gigi ed io andiamo a prelevare: all'andata ci
accompagna un tipo in macchina, al ritorno altro cinema, in
quanto nessuno dei due si ricorda né dove è la pousada, né
come si chiama. Grazie al cielo mi ritrovo in tasca un biglietto
da visita che ci hanno dato, e riusciamo in questo modo a
tornare all'ovile24.
38
incredibile essere addirittura in anticipo.
Alla fine del viaggio in pullman, siamo alla rodoviaria di
Teresina, poco fuori dal centro. Di fronte alla stazione ci sono
degli hotel. Noi, ovviamente, scegliamo quello più scalcinato e
voncio, che ci fa dormire e mangiare al mattino per 15 reais (in
due!)27.
Al mattino, chiamiamo la sede del MST28 e ci facciamo
spiegare come raggiungere la segreteria cittadina dalla
rodoviaria. Dopo due minuti fermi ad aspettare alla fermata
dell'autobus, arriva un ragazzo del movimento in moto e ci
indica l'autobus e spiega al motorista dove dobbiamo scendere.
Meno male che è venuto! Altrimenti saremmo ancora in giro
per Teresina.
Finalmente arriviamo alla sede. Sembra un ufficio, un
centro polifunzionale: c'è molta gente che ci lavora, tiene
contatti, va in città... Noi siamo accolti da Jesus, una ragazza
molto carina che conosce Erica e Sandro Spinelli29, con la quale
parliamo un po'. O meglio, ci parla Gigi, il quale riesce a seguire
la particolare parlata, molto musicale, della fanciulla, che
modula la pronuncia in un modo tutto suo, alzando e
abbassando continuamente il tono della voce.
Jesus ci spiega il rapporto tra MST e Lula. Se lo devono
tenere, perché di meglio in giro non c'è niente (o forse è il meno
peggio) ma sono delusi e non si fanno problemi a dargli
addosso a parole e a fatti (la marcia di 300 km tra aprile e
maggio)30. Il nodo fondamentale, lo stesso per tutta la Latino-
America è sempre il medesimo: la riforma agraria. Da cento
39
„⁄siamo alla rodoviaria di Teresina,
poco fuori dal centro. Di fronte alla stazione ci sono
degli hotel. Noi, ovviamente, scegliamo quello più scalcinato⁄‰
40
anni a questa parte questo è stato l'oggetto principale di tutte le
lotte, rivoluzioni, movimenti in questa parte del mondo (e non
solo). L'analisi dei Sem Terra è molto semplice: il latifondo è la
causa principale della grande povertà che c'è in Brasile. Se le
terre fossero ridistribuite non solo i contadini avrebbero di che
vivere, ma anche il problema delle città si risolverebbe, perché la
gente potrebbe avere il suo pezzo di terra in campagna. Non ci
sarebbe più, quindi, il fenomeno di urbanizzazione di massa che
c'è ora e che alimenta le favela e quindi la povertà e la violenza.
Inoltre, il problema del Brasile non è che è una nazione
povera, anzi31. La questione è che la ricchezza è tutta nelle mani
di pochi. „Chi ha la terra non la lavora e chi la lavora non ha la
terra‰ diceva il campesinho indio nel film di Salvatores „Puerto
Escondido‰. ˚ sempre questo il nocciolo della questione. Il
governo Lula in questa direzione ha fatto pochissimo: in due
anni ha dato la terra a sessantamila famiglie. Con questo ritmo,
per provvedere ai 4,5 milioni di famiglie senza terra gli ci
vorranno centÊanni!
Meno severo il giudizio di Jesus su Lula per quanto
riguarda gli scandali economici del governo. Secondo lei c'è una
macchinazione, un complotto per screditare il governo. Infatti,
tutti rubano e comprano i voti, ma si parla solo del PT. Mah...
Comunque, qui nel Piauì, il MST è finanziato dal governo
regionale (petista), che appoggia tutte le iniziative di
occupazione, purché la terra non abbia già un proprietario. In
caso contrario la situazione si fa più complicata.
31 È l’ottavo PIL del mondo, giusto per citare un dato su tutti che renda l’idea.
41
DALLE 11 ALLE 15 NON SI PUÒ š USCIRE PER IL
CALDO!!
Alla sera, dopo un giro in città, torniamo alla sede. Un
ragazzo che dorme in camera con noi deve trovarmi simpatico e
mi attacca un bottone che non finisce più. Non saprei dire la
sua età, forse venti, forse venticinque anni. Si chiama Herculeo,
o qualcosa del genere. Mi spiega che è qui per un problema di
documenti. Che, se fosse ricco, questo problema si sarebbe già
risolto.
Ogni frase che dice è un parto, perché io conosco poco il
portoghese e lui parla biascicando. Nel centro MST quasi tutti
hanno un'istruzione. Questo ragazzo, al contrario, viene
dall'interior. ˚ come parlare con un bambino di 12 anni. Non
conosce l'Italia, non conosce l'Europa, non sa come sono fatte,
quanto sono grandi. Mi chiede se l'Italia è grande come il
Brasile, se si usano i dollari o gli euro, dove si usano i dollari.
Mi chiede se ho degli euro da fargli vedere e mi chiede quanto
valgono in reais.
˚ una esperienza strana parlare con lui. Il fatto che le sue
conoscenze, il suo background sia così diverso dal mio rende il
parlarci insieme quasi surreale. Strano è la parola giusta: non
riesco a trovarne una migliore.
42
alle undici del mattino siamo ancora qui ad aspettare.
Parlando con un po' più di gente scopriamo che
l'accampamento dove dobbiamo andare oggi si chiama Levada, e
che questo è ancora il nome della proprietà del vecchio
latifondista. L'intenzione è di cambiare nome in
„accampamento Guevara‰. Decisamente meglio.
Neginho33 ci dice poi che vicino all'accampamento stanno
costruendo un parco, in cui tutte le associazioni che
solidarizzano con i Sem Terra e con la riforma agraria possono
piantare un albero con una targa commemorativa. Ci chiede se
vogliamo piantare un albero per Cachoeira de Pedras34. Gli dico
che va bene e che ne vorremmo piantare uno anche per il
Laboratorio35. Vedremo.
Mentre aspettiamo (all'una siamo ancora qui) parliamo un
po' con João Luiz36, gli racconto del Laboratorio, delle lotte e
dei movimenti in Italia. Lui racconta che l'obbiettivo primario
del MST è la riforma agraria (e questo, ormai, s'era capito). Gli
chiedo in che rapporti sono col governo. Mi dà la risposta che
mi aspettavo. Mi dice che Lula non sta mantenendo le promesse
elettorali. L'attuale governo si differenzia dai precedenti perchè è
meno repressivo, ma non fa nulla nella direzione dei Sem Terra.
João Luiz arriva a dire che questo è un governo di centro! Per
43
„⁄Alle due del pomeriggio finalmente
prendiamo l'onibus per l'accampamento.
Dopo tre ore di autobus scalcinato
e di strada dissestata arriviamo a Levada.⁄‰
44
questo loro continuano nella loro azione di pressione e di lotta
per costringere il governo a proseguire con la riforma agraria.
L'obbiettivo non è di far cadere il governo, perché le
alternative sono anche peggiori, ma di dare una decisa sterzata a
sinistra a questa amministrazione. Ci dice che il PT è formato
da gente del popolo, ma una volta arrivate al potere, queste
persone si sono „dimenticate‰ della base e della loro
provenienza. Ancora una volta, osserviamo che il POTERE
tende a logorare chi ne viene in possesso, anche se dotato delle
migliori intenzioni del mondo.
Di tutto il gruppo del centro, João Luiz mi è sembrato il
più serio e competente.
Alle due del pomeriggio finalmente prendiamo l'onibus
per l'accampamento. Dopo tre ore di autobus scalcinato e di
strada dissestata arriviamo a Levada. Da quando arriviamo a
quando andiamo a letto accumuliamo così tante discussioni e
notizie che metterle su carta tutte, con ordine e precisione sarà
impossibile.
Appena arrivati ci accoglie Ze Raimundo: ci fa vedere
l'accampamento e comincia a raccontare. Questa terra non è
stata occupata, ma il governo ha pagato il latifondista (con un
indennizzo) perché la terra fosse data alla comunità di Sem
Terra.
Nell'accampamento ci sono una sessantina di famiglie
distribuite in alcune baracche fatte di legno e foglie di palma.
Appena arriveranno un po' di soldi e si potrà cominciare a
coltivare la terra, le baracche cominceranno a trasformarsi in
case di mattoni e muratura.
In mezzo alle baracche c'è una grossa casa in muratura.
Raimundo ci spiega che era del latifondista. Noto che nessuno
ci abita e mi viene in mente la „Fattoria degli animali‰: „Nessun
animale dormirà in un letto‰37. Quella è la casa del signor Jones
37 Il romanzo di Gorge Orwell racconta a mo’ di fiaba di una fattoria in cui gli
animali si ribellano e scacciano il padrone. Vengono stabilite nuove regole di
45
e nessuno ci va a dormire. Poco dopo viene fornita la vera
spiegazione: non è giusto che tutti vivano nelle baracche e uno
nella casa: o tutti o nessuno. Mi viene spiegato che siccome il
terreno (e la casa) è frutto della lotta di tutti, nessuno ha il
diritto esclusivo sulla casa. Verrà usato come spazio comune per
riunioni della comunità o per ospitare i visitatori.
E già solo questa spiegazione valeva il prezzo del biglietto
dell'autobus.
Poi ci spiega come stanno bonificando le terre incolte
intorno all'accampamento: tagliano il mato, lo lasciano seccare e
gli danno fuoco, così fertilizzano il terreno che in questo modo
è pronto per accogliere le sementi.
Ze Raimundo ci spiega come è entrato nel MST: prima
militava in un altro gruppo, ma non gli piaceva perchè i capi
non stavano con la gente. Ora, nel MST, i dirigenti sono
trabalhadores tali e quali agli altri.
Gli chiediamo cosa pensa di Lula. Inizia a rispondere
sottolineando che Lula è uno come loro, un operaio, un
sindacalista, uno del popolo. Effettivamente, come sottolinea
Frei Betto, non è mai successo, se non per via rivoluzionaria,
che un operaio diventasse presidente di un paese38.
46
Poi ci dice che è vero, non sta facendo le cose che ha
promesso, ma comunque il lavoro del MST è stato facilitato da
questo governo (meno polizia, più aiuti). Ci dice che la
corruzione c'è, ma Lula sta isolando i corrotti; che il PT non
può fare tutto quello che vorrebbe perché è in una coalizione
con altri partiti. Alla fine conclude dicendo che alle prossime
elezioni il PT continuerà a prendere i voti dei lavoratori
brasiliani.
Al termine della conversazione io e Gigi abbiamo la stessa
impressione. Tutti, nell'accampamento, hanno riposto e
ripongono nel PT e in Lula grandi speranze. Forse noi, da fuori,
siamo stati troppo duri nel giudicarlo. Il fatto poi che sia uno di
loro, un operaio, azzera totalmente le distanze: lo percepiscono
come un amico, un compagno di lotta, non come „il
Presidente‰.
47
L'accampamento ha unÊassemblea di tutti i coordinatori e
rappresentanti che elabora proposte e soluzioni e queste
vengono poi discusse nellÊassemblea plenaria. Da quanto si è
capito i coordinatori non sono „eletti‰, ma vengono scelti in
qualche modo dalle famiglie; possono essere „revocati‰ in
qualunque momento se non adempiono al loro lavoro. Ci
hanno spiegato che all'inizio non era così: si facevano
direttamente riunioni plenarie. Il problema era che non si
riusciva a concludere nulla.
Un'altra cosa importante è che il progetto non si ferma
alla semplice conquista della terra. Il lavoro prosegue perché la
terra è stata conquistata da tutti e deve quindi essere gestita da
tutti. Qui viene dato un nuovo significato alla parola
COMUNIT¤. Nel senso che è veramente una comunità, cioè un
gruppo di persone che gestiscono insieme la vita e la terra.
Ci hanno raccontato che qui vicino, una multinazionale
dell'agricoltura ha comprato del terreno (molto terreno) e l'ha
lasciato incolto per vent'anni, mentre i contadini, che si
ritrovano senza terra, sono costretti a emigrare nelle favelas delle
grandi città cercando di che vivere e subendo il trauma dello
sradicamento rurale. A questo punto interviene il MST con un
lavoro di coscientizzazione e di istruzione, per rendere la gente
consapevole, perché si organizzi per chiedere/prendersi la terra.
La situazione materiale dell'accampamento è simile alle
favelas: baracche di legno, niente fogne, allacciamenti volanti
alla corrente elettrica. Ma l'impostazione sociale è radicalmente
e totalmente diversa. Questa è gente con un progetto, un sogno,
è consapevole dei suoi diritti e della sua forza; è gente
(auto)organizzata. Qui nelle case, non c'è la TV ci sono i libri39.
Alla sera, dopo la riunione, i ragazzi dell'accampamento si
fermano a parlare con noi. Alcuni sono timidi, altri hanno
voglia di parlare e conoscere. In particolare due ragazze fanno
48
discorsi che dimostrano molto di più dell'età che hanno:
Juscelina e Luana. Ci hanno raccontato che stanno preparando
uno spettacolo sulla vita del Che. Domani sera ci sarà una
riunione di preparazione alla quale credo proprio che
parteciperemo.
Juscelina ci racconta che sta frequentando la scuola e che
da grande vorrebbe fare il medico. Gigi commenta che dovrà
studiare tanto e per tanto tempo. Lei risponde che nella vita le
cose si ottengono con il sudore, perché la vita è dura. E, detto
da una ragazza di 15 anni, fa proprio la sua porca figura.
Altra cosa: qua ci trattano come dei re. Ze Raimundo e
sua moglie ci fanno mangiare tre volte al giorno, con tanto di
caffelatte e carne, Margherita ci offre da bere succo di cajù, ci
fanno usare il loro „bagno‰. ˚ veramente un piacere godere
della loro ospitalità.
49
infine c'è l'assemblea plenaria che ha potere (dovere) decisionale.
Dovere nel senso che una volta convocata l'assemblea, al
problema deve essere data una risposta.
Alla fine della riunione ci fanno un po' di domande
sull'Italia: che movimenti ci sono, che clima c'è, se esistono dei
Sem Terra anche da noi. Raccontiamo del G8 di Genova nel
2001, del movimento „NoGlobal‰, delle lotte per l'articolo 18.
Diciamo che in Italia non esiste un movimento di lavoratori
senza terra, perché il nostro non è più un paese agricolo: solo il
3% della popolazione è impegnato nei campi. Molti, dopo
questa notizia, restano sbigottiti; uno, a nome di tutti, mi chiede
come facciamo a mangiare, da dove arriva il cibo. Io, un po'
serio, un po' faceto, rispondo che arriva dal Brasile!
Altro aspetto: le donne. Ze Raimundo ci dice che le donne
hanno gli stessi diritti, compiti, possibilità e responsabilità degli
uomini. Ci dice che nel MST all'inizio non era così, ma col
tempo queste idee si sono affermate. Egli stesso ammette che per
ora questi sono solo propositi: infatti l'assemblea dei delegati
vede la presenza di sole quattro donne su una ventina di
persone. E, a guardare tra le varie capanne, mi sembra proprio
che le donne lavorino di più degli uomini. Ad esempio: ho visto
solo gli uomini fare la siesta tra le 11 e le 15
La sera montiamo l'amaca nel portico del casolare. E
comincia il cinema: pochi minuti dopo che ci siamo coricati,
infatti, i galli dell'accampamento cominciano a fare un concerto
polifonico. Comincia uno, risponde un altro e così via.
Vorrei tanto sapere chi ha inventato la stronzata che il
gallo canta al mattino. Questi hanno rotto i coglioni per quasi
tutta la notte! Nel cuore della notte poi, la temperatura si
abbassa a tal punto che, nonostante la felpa, la coperta Alitalia41
e il telo da mare moriamo dal freddo. Al mattino, dopo l'alba,
quando finalmente la temperatura comincia a salire di nuovo,
arriva un'altra piaga: uno sciame di mosche che comincia a
50
ronzarci nelle orecchie.
Una osservazione: con tutto il casino della notte, non ho
mai sentito bambini piangere (e di bambini piccoli ce ne sono):
si vede che sono abituati.
51
che i suoi diritti le sono riconosciuti solo se lotta per essi, allora
non c'è dubbio: è meglio un governo di sinistra perché è più
facile strappargli ciò che si vuole. Se invece la gente pensa che
votando Prodi le cose si sistemeranno da sole, beh, allora, forse,
è meglio Berlusconi, così la gente scende in piazza e si rende
conto „che non ci sono poteri buoni‰43. Ha modo, insomma di
coscentizzarsi.
Nel tardo pomeriggio andiamo a fare il bagno nel
Parnaiba, che è qui a due passi dall'accampamento. Il fiume
segna il confine tra il Piauì e il Maranhão.
Alla sera assistiamo a un'altra riunione. Qui è prassi
comune e consolidata che, dato che si vive in comunità, quasi
ogni sera ci sia una riunione per discutere e affrontare i
problemi. ˚ una realtà profondamente diversa dalla nostra, che
è molto più individualista. Per questa gente la terra, come la
dignità, è frutto di una lotta comune, e pertanto deve essere
gestita dalla comunità stessa.
Ci spiegano che qui, le case che verranno costruite sono
della singola famiglia, nel senso che è lei che ha diritto di
abitarci, ma sono anche della collettività, nel senso che la casa
non può essere venduta, in quanto frutto del lavoro collettivo.
Allo stesso modo, la terra da coltivare non verrà divisa, ma
rimarrà della comunità, mentre il raccolto sarà di ciascuna
famiglia.
La riunione di questa sera si tiene principalmente per
discutere del seguente problema: poiché la terra non è del tutto
incolta, essendoci già degli alberi che danno dei frutti, una
famiglia vorrebbe venderne una parte come sua, tenendo cioè il
ricavato di tale vendita per sé.
Questa richiesta pone alla ribalta un aspetto
fondamentale: paradossalmente, il difficile non è prendere la
terra, ma è tenerla, cioè far funzionare la comunità. Nessuno ha
52
risposte pronte. Quello che praticano è una „via campesinha al
socialismo‰44. Comunque, tutti concordavano sul fatto che, se si
comincia a chiudersi in se stessi e a pensare solo a sé, la
comunità va a puttane.
Proposta bocciata: i frutti della terra sono di tutti e quindi
i proventi della loro vendita sono di tutti.
Mi è venuta in mente la scena di „Novecento‰, il film di
Bertolucci, quando Olmo, ancora bambino, guadagna una
moneta. Durante il pranzo comune con tutti gli altri contadini,
la mostra orgoglioso al padre: „E' mia!‰. Il padre: „Se è tua, è
anche nostra‰.
Finita la riunione (c'è da dire che nella riunione parlano
sempre gli stessi, non fanno il girotavolo ☺) tutti i ragazzi si
fanno di nuovo intorno a noi. Ci mettiamo a cantare: molto
divertente. Io e Gigi con Il pescatore45, la Lambada e i
Tribalistas facciamo la nostra porca figura.
La notte ci mettiamo a dormire sull'altro lato della casa,
più protetto e con meno vento. Questa volta non soffriamo il
freddo, ma per i galli non cÊè rimedio.
53
questo caso il tema è tosto e centrale per la vita della comunità.
Si tratta di decidere se creare una BANCA DEL SEME (che detta
così...)46 per non dover dipendere da altri, per difendere la
biodiversità, per non dover comprare sementi modificate
geneticamente. L'idea è che ognuno contribuisca a questo banco
o con una quota del suo lavoro (e quindi di sementi) o con una
quota in denaro (2 reais al mese). Inoltre, il banco dovrebbe
servire, oltre che per i raccolti futuri, anche come „prestito‰ per
eventuali altri accampamenti bisognosi di sementi per iniziare il
lavoro nei campi. Proposta approvata.
Prima di chiudere la riunione, Raiumundo ci chiede se „i
companheros italiani vogliono dire qualcosa‰. Ringraziamo ma
decliniamo: Gigi stava scrivendo il diario e non aveva seguito e
io non me la sentivo proprio di esprimermi su una realtà così
diversa dopo solo due giorni.
Poi siamo andati con alcuni bambini e ragazzi al rio a fare
il bagno. ˚ stato molto divertente giocare con loro, specialmente
con Kamila e Kamargo, due fratellini pieni di energia. Nota
umoristica: a un certo punto, Gigi è salito su un tronco che si
sporgeva sul rio per tuffarsi. Allora le persone hanno
cominciato a urlargli di non buttarsi perché ci sono dei rami sul
fondo e rischierebbe di finire infilzato. Gigi non capisce. Allora
gli spiego e accompagno la spiegazione con un gesto della mano
che vorrebbe indicare i rami che salgono dal fondo. Tutti i
presenti interpretano il gesto come quello del „prenderlo in
culo‰ e scoppiano a ridere. Anche quando non voglio, i doppi
sensi a sfondo sessuale sono sempre con me.
Una delle bambine, che mi vede con i capelli sciolti dopo
il bagno mi dice che somiglio a Gesù Cristo47.
Tornati all'accampamento, siamo andati con Kamila e
54
altri bambini nel campo dall'altra parte della strada a raccogliere
il cajù48.
Al ritorno abbiamo scattato un paio di foto ai bambini: in
un momento ce ne sono saltati addosso almeno venti (ma
sembravano mille) che volevano la foto e, soprattutto, volevano
vederle. Che macello!! Sembrava una scena di „State buoni se
potete‰. Molto, molto, molto bello!
La sera due riunioni: una sul nuovo numero del giornale
del movimento (la gente di un nucleo si trova a leggerlo e a
discuterci sopra) e l'altra dei giovani, in preparazione dello
spettacolo sul Che. Gigi va a seguire il giornale, io i giovani.
Dopo ci scambieremo le informazioni.
Appunti della riunione - Problemi: la gente non si
comporta in maniera seria: ritardi di oltre un'ora, chi non viene
alla riunione, chi non svolge i suoi compiti⁄ Fare parte del
gruppo vuol dire prendersi delle responsabilità e impegnarsi nei
confronti degli altri.
La riunione è stata condotta quasi tutta da Samara. Mi
viene da pensare che il nostro girotavola sia un metodo
avanzatissimo da far conoscere in tutto il mondo. La parte più
interessante è la prima, in cui si è parlato del fatto che stare nel
gruppo dei giovani comporta delle responsabilità verso gli altri,
che se la riunione inizia alle 7 la gente non può arrivare alle 8.
Meno male che tutto il mondo è paese ☺. Dopo hanno fatto le
prove per lo spettacolo sul Che per l'otto di ottobre. Divertenti.
48 Il cajù è un frutto o rosso o giallo con la forma che ricorda vagamente quella
del peperone, anche se di dimensioni più ridotte. Al gusto risulta abbastanza
acido. A Gigi piaceva molto mangiarlo, per me aveva decisamente un sapore
troppo forte.
55
Dopo averci offerto la cena, Ze Raimundo ci regala un
libro sulle sementi, sull'importanza della biodiversità e sui
problemi del transgenico. Da sottolineare che il libro era
proprio suo, con tanto di scritte e appunti.
Poi, nella baracca di Juscelina, lei e sua madre mi regalano
due anellini ricavati dal frutto di tucun. Juscelina mi dice che è
per ricordarmi sempre di questo posto e che è un regalo da parte
di tutta la comunità. Mi dice che le dispiace molto che ce ne
andiamo. Ci chiede una foto di me e Gigi. Le prometto che le
invierò tutte le foto via e-mail.
Uno dei due anelli mi viene infilato sull'anulare. Penso
che sia un modo per sancire un impegno, una promessa: „Non
tradire mai!‰.
In questi tre giorni praticamente siamo stati ospiti di Ze
Raimundo e sua moglie. Ci hanno trattato benissimo: eravamo
sempre i primi a mangiare, mangiavamo seduti (al contrario di
loro). Grande senso dell'ospitalità, che colpisce ancora di più in
considerazione del fatto che questa gente non ha niente, se non
la terra che è riuscita a conquistarsi.
56
sua casa e lì, Francisca, mi dà un biglietto di saluti per me e uno
per Gigi. Mi fa conoscere la sua famiglia: sua madre, Atonia, 38
anni e sei figli, e tutti i suoi fratelli. Mi raccontano che sono in
accampamento da 6 anni. Atonia è stanca, è stufa di vivere in
modo così precario; vorrebbe avere una casa decente; vorrebbe
potersi riposare.
Quando leggo il biglietto, Francisca è molto emozionata.
˚ un biglietto molto bello. Mi dice che sono divertente e che
rido sempre. Soprattutto con i bambini e con i ragazzi non
serve parlare: basta un sorriso.
Dopo un po' l'accompagno da Gigi e anche a lui la
ragazza dà un biglietto.
Poco dopo arriva Juscelina e ci consegna un altro biglietto
a testa. Ci chiede espressamente di non leggerlo ora, ma di farlo
entro l'otto50. I ragazzi (ma soprattutto le ragazze) sono state
molto colpite dalla nostra presenza: gente che arriva da un posto
che neanche sanno dov'è, per vedere come loro vivono e lottano.
Per loro deve essere gratificante e motivo di orgoglio.
Mi fermo a parlare con una signora molto gentile. Lei e
un altro tizio, quando chiedo loro di Lula mi danno sempre la
stessa risposta. Poi la signora mi chiede (più volte) se mi sposerei
con una piauiense e se poi mi trasferirei qui. Perché no! Poi mi
chiede della mia famiglia. Le racconto di mia sorella che vuole
fare l'attrice. Mi chiede se i miei sarebbero disposti a trasferirsi
qui. Le rispondo che mia mamma si trasferirebbe di corsa (sole,
mare, spiagge), ma mio papà impazzirebbe con questo caldo
torrido.
Anche quando parlavo con Francisca e donna Atonia mi
hanno chiesto di Virginia. Dir loro che vuol fare l'attrice dà una
sensazione particolare: ti ascoltano come se raccontassi cose di
altri mondi. Come quando dico loro che spedirò le foto tramite
57
posta elettronica: non tutti capiscono, qualcuno pensa al fax,
altri intuiscono che è qualcosa che riguarda internet.
Abbiamo parlato anche con Samara, una ragazza di 20
anni. Parliamo di quello che legge (Che Guevara e Freire). Alla
fine Gigi le chiede se le piacerebbe essere una rivoluzionaria. Si,
ci sto provando. Le dico che è unÊottima rivoluzionaria.
Quando è il momento di prendere l'autobus tutti i
bambini e i ragazzi si fanno incontro per salutarci, anche se
sanno che sabato saremo di nuovo da loro.
Molti ci dicono di sentire già saudade per noi. Come al
solito, credo che quello che noi abbiamo preso da loro sia molto
di più di quello che abbiamo dato. Per ultima saluto anche la
piccola Kamila, appena tornata dalla pesca col padre. Oggi
sembra particolarmente calma. ˚ bellissima quando ride, perché
dei 4 incisivi superiori, ha solo i due centrali (credo che stia
cambiando i denti da latte). ˚ lei che è venuta a svegliarci la
mattina.
58
meno di un'ora di strada da Levada. Ma una volta sull'autobus,
dopo un rapido consulto, cambiamo piano. Decidiamo di
arrivare fino a Teresina, alla segreteria del MST e da lì, di recarci
a un assentamento nel sud, nella zona di S. João. Come al solito,
i tempi sono tirati: alle 18 l'onibus ci lascia a Teresina, alle 19
parte dalla rodoviaria quello per S. João. Maria non sarebbe
contenta ☺.
Fortunatamente, Francisco51 ci accompagna e contatta
l'assentamento di Marrecas, parla col motorista e gli spiega dove
dobbiamo scendere. L'arrivo è previsto per le 3 di notte. Nota di
orgoglio: prima di salutarci, Francisco mi dice che non capisce
quando parla Gigi, ma capisce bene quando parlo io!
L'autista ci viene a svegliare alla 1:30 e ci fa scendere in un
incrocio tra la strada principale e una strada sterrata in mezzo al
niente. Che scena meravigliosa! Due stronzi in mezzo al deserto
all'una di notte!
Ci mettiamo comodi perché pensiamo che non ci
vengano a prendere prima dell'orario stabilito. Invece,
fortunatamente, dopo meno di un quarto d'ora arriva un
fuoristrada e ci porta in accampamento. Veniamo ospitati a casa
di Gabriel. Il tempo di montare l'amaca e partiamo per il
mondo di Morfeo.
51 Uno dei ragazzi che lavora alla segreteria e chi mi aveva già accompagnato
in paese a scaricare le foto su CD.
59
„L'autista ⁄ ci fa scendere in un incrocio
tra la strada principale e una strada sterrata
in mezzo al niente ⁄
Due stronzi in mezzo al deserto all'una di notte!‰
60
viaggiando nel tempo: uno spostamento diacronico associato
alle varie fasi della costruzione di una coscienza e della
successiva mobilitazione delle persone per esigere ciò che gli
spetta di diritto.
Cominciamo subito facendo conoscenza di molti
bambini. Per ora sono abbastanza „vergognosi‰, ma confido che
presto si scioglieranno. Con una bambina abbiamo giocato alla
scuola: ovviamente lei era la professora e io lo studente. Mi ha
fatto contare da uno a cento. Diciamo che ho fatto un po' di
ripasso.
Non ho ancora visto approfonditamente l'assentamento,
ma mi pare che di passi avanti rispetto all'accampamento non ce
ne sono tantissimi: le case sono in muratura, c'è la scuola statale,
il campo di calcio, la sede dell'associazione, i cessi in casa. Però
dopo 15 anni speravo che fossero riusciti a conseguire qualcosa
di più52. Il fatto che comunque stiano anni luce meglio di quelli
di Levada è testimoniato già dal pranzo che ci offrono: molto
più ricco (maracujà, pomodori, banane, patate, manzo, mamao).
Quindi, per valutare il loro percorso bisogna tenere
presente ii punto di partenza. E questi, di strada ne hanno fatta.
Tutta con le loro sole forze, tutti insieme.
Questo pomeriggio abbiamo intervistato una signora che
si è fatta tutti i 16 anni di lotta con la comunità e pure la lotta
precedente. Poi abbiamo intervistato una famiglia. Soprattutto
con la madre, Lurdia, abbiamo parlato di tutto. Due cose, su
tutte:
1. a prescindere dal governo, quello che conta è che
continuino a lottare (Lula, comunque è meglio degli altri);
2. questa comunità è la via latinoamericana al socialismo.
Infatti il campo, economicamente e socialmente, è
organizzato così: la gente gode di un reddito suo (quasi tutte le
61
famiglie hanno un mezzo di trasporto: auto, moto, cavallo), ma
tutti i servizi comuni sono ottenuti da contributi comuni. ˚
come se fossimo in una democrazia partecipata, in cui tutta la
comunità partecipa alle decisioni e un fortissimo „stato sociale‰
garantisce a tutti gli stessi diritti. Non so se qualcuno ha mai
teorizzato qualcosa del genere, ma qui sembra funzionare.
Dopo ci chiedono notizie dall'Italia. Anche qui, ci
chiedono se ci sono Sem Terra nel nostro paese. Alla nostra
risposta negativa ci dicono: „Ma come, da voi tutti hanno la
terra?!‰. Per domani a pranzo saremo loro ospiti.
Alla sera partecipiamo a una delle molte riunioni che si
svolgono nella scuola „Paulo Freire‰. Qui, alcuni dei
coordinatori ci dicono che domenica 9 ci sarà una occupazione
di terra. Ci dicono che è già tutto pronto, ma che non
dobbiamo dire niente in giro perché la cosa deve essere segreta.
CHE EMOZIONE! Non vedo l'ora di raccontarlo a casa!
Ovviamente domenica non potremo mancare. ˚ una grande
dimostrazione di fiducia il fatto che ci raccontino tutto
questo53.
Nota sulla pronuncia: è totalmente differente dalle zone
amazzoniche: la „d‰ si pronuncia „d‰ e non „g‰, così come la
„t‰ si pronuncia „t‰ e non „c‰.
La dimensione di questo assentamento è molto maggiore
di quello di Levada; la coscienza di base è la stessa, ma qui si
respira un'aria molto più nazionale (riunioni di leader,
decisione di occupare,...). E questa gente ha alle spalle una
esperienza di 16 anni di lotte. Anche in questo caso, il governo
ha pagato la terra dopo circa 5 anni di occupazione.
Durante l'assemblea ci hanno anche organizzato le
prossime giornate: ci sarà sempre qualcuno a guidarci per
mostrarci le attività del villaggio.
53 Anche in considerazione del fatto che non tutti gli abitanti della comunità
sono a conoscenza di questo evento: noi sì, due perfetti sconosciuti.
62
23°° giorno 4-10 martedì
63
dell'occupazione delle terre. Sembra la preparazione di una
guerra. Per prima cosa si preparano le famiglie che andranno a
occupare. Poi si preparano tutti i militanti e le persone degli
accampamenti/assentamenti vicini.
Proprio oggi sua figlia di 17 anni, Edenha, è partita alla
volta della città di S. João per i preparativi dell'ultima ora.
Quando si telefonano, siccome temono di essere intercettati,
parlano dell'imminente occupazione come della „festa‰! sembra
di stare in un film di 007! I coordinatori ci hanno detto che è
già tutto pronto, si aspetta solo il segnale per partire.
Lurdia continua a raccontare. Ci parla della vita
dell'accampamento. Ci dice che all'inizio hanno sofferto la
fame, le cariche della polizia e il freddo. Il freddo? Le
spieghiamo che il freddo loro non sanno che cos'è.
Ci racconta un episodio. Un giorno, quando quasi tutti
sono nei campi, la polizia arriva nellÊassentamento e si porta via
un paio di persone. Allora qualcuno corre nei campi ad avvisare
la gente e, passando per le strade di campagna, arrivano sulla
strada 80-100 persone che tagliano la strada alle camionette della
polizia con un tronco di palma. Dalla camionetta esce un
poliziotto che fa finta di sparare con un mitragliatore in mano.
Le 80 persone gli mimano, a loro volta, il gesto.
Allora un poliziotto chiede chi è il capo e minaccia di
portare tutti in prigione. Rispondono che non c'è capo e che o
tutti se ne vanno via liberi (compresi i due arrestati) o tutti
vanno in galera. La polizia libera i due prigionieri e ritornano
tutti all'assentamento. Lurdia non si può dire che sia una
modella, ma per come parla, per quello che dice mi risulta
affascinante. ˚ decisamente una donna con le palle (il marito, di
contro, non parla mai e tiene sempre un basso profilo).
64
(irrigação). Quasi tutti ce ne hanno parlato: ne vanno molto
fieri. La particolarità è che non necessita di energia, perché
sfrutta la pressione con la quale l'acqua sgorga dalla terra. Ci
raccontano che il pozzo è profondo 250 metri e che esisteva già
prima dell'occupazione. Ai tempi del latifondo il proprietario
prendeva i soldi del governo per la fazenda e se li dirottava
verso altri lidi. L'impianto di irrigazione è frutto di un progetto
governativo, non siamo riusciti a capire quanto è grande il
campo irrigato perché non capiamo le unità di misura che
usano. Ma abbiamo capito che ci lavorano una sessantina di
persone.
Abbiamo approfondito come viene utilizzata la terra. Il
campo è diviso in lotti. Ogni lotto è coltivato da 2-4 persone
(cioè una famiglia). I frutti della terra e i proventi della loro
vendita sono di chi possiede la terra e di chi la coltiva. Ma la
gestione del campo è comune, fatta tramite una associazione: in
questo modo le spese di manutenzione e la conduzione sono
collettive. Nel campo si coltiva uva, banana, goyaba, anguria,
manioca.
Ancora una riflessione sul sistema politico-sociale
dell'assentamento. Qui il socialismo non sembra una questione
di sostanza, ma di grado, nel senso che se una democrazia
cominciasse a ridurre il potere e la gerarchia a favore della
partecipazione reale e a estendere lo stato sociale (inteso come
redistribuzione della ricchezza), al limite si arriverebbe a una
forma politica molto simile a quella che abbiamo trovato qua.
Altra cosa: l'esperienza dei Sem Terra mostra che si può
essere rivoluzionari e produrre cambiamenti sociali oltre che
politici anche senza l'uso della violenza. Grande lezione.
65
o Caesar. L'acqua del pozzo sgorga in superficie a due atmosfere
e mezzo. Nei pressi, sono state costruite delle docce e un
lavatorio. La gente dell'accampamento viene qui nel week-end a
fare il pic-nic.
Alla sera andiamo a mangiare da un tipo, militante duro e
incazzato della prima ora qui a Marrecas, che ci offre da bere
Coca-Cola e Fanta. Gigi rimane sgomento. Effettivamente da un
tipo così non te lo aspetti. Però non me la sentivo di dirgli dei
sindacalisti colombiani e dei villaggi indiani.57
Dopo mangiato c'è il cinema. Andiamo alla scuola Paulo
58
Freire e assistiamo all'inaugurazione della settimana della
cultura. Dopo un paio di balli e canti la ragazza che presenta59
ci chiama per presentarci alla comunità. Io farfuglio qualcosa in
una lingua che potrebbe essere scambiata per portoghese, Gigi fa
un discorso un po' più articolato. Poi viene il momento delle
domande dal pubblico. Ci chiedono com'è la nostra
associazione (risponde Gigi) e se in Italia la chiesa è, come in
66
Brasile, dalla parte della gente (a questa rispondo io perché è
facile: NO!).
Poi arriva il domandone, quello che ti taglia le gambe: „ci
cantate qualcosa dall'Italia?‰. Prima che finisca la domanda io
già rispondo: „Legal!‰. Dopo un rapido consulto io e Gigi
scegliamo il Pescatore. Col mio mitico portoghese, tento di
spiegare chi era De Andrè e qualÊè la storia che la canzone
racconta. Si comincia. Cantiamo col culo. Sturo un ritornello e
nel finale incespichiamo. C'era il tastierista che tentava di
venirci dietro in qualche modo: povero lui! Però, quando
partiamo con il LALALA la gente ci viene dietro e, nel finale,
lÊultimo LALALA è un trionfo! La folla ci acclama.
Dopo, la serata non può far altro che chiudersi. Un sacco
di persone vengono a farci domande. Lucelia, ci chiede se
domani possiamo cantare una canzone in portoghese. Io punto
tutto sulla Lambada (Aaaaaaaa recordação....). Sarà una tragedia.
Alla sera, sull'amaca, mentre scrivo del giorno che si sta
spegnendo, faccio mente locale sul fatto che in entrambe le
comunità di Sem Terra che abbiamo visitato la gente ha due
miti: il Che e Freire, la pratica e la teoria rivoluzionaria
sudamericana.
Altra cosa: oggi ci hanno spiegato che dopo i primi tempi
di diffidenza, le persone della città hanno imparato a conoscere
e rispettare i Sem Terra. A Levada, al contrario, dicono che la
gente li guarda ancora come dei ladri, senza legge e Juscelina ci
ha confessato che avverte molto questo sentimento, soprattutto
a scuola. Col tempo, conquisteranno il rispetto che meritano.
67
figlio è malato „de nervo, de cabeça‰. Ci dice che è molto
frequente. Le chiedo perché. Forse perché le condizioni di vita
sono quello che sono.
Dalle 10 fino alle tre del pomeriggio rimango a scuola a
dipingere. La professora (sempre Lucelia) ci insegna una tecnica
per dipingere sulla tela (intesa come panni di stoffa). Non è che
imparo proprio bene, ma il risultato del mio lavoro mi soddisfa
molto. Lascio la tela alla scuola come ricordo.
Durante la pausa pranzo Gigi ed io ci fermiamo a parlare
con una professora che viene dalla città, Raimundinha. Ci fa
copiare un CD e ci fa conoscere un artista brasiliano degli anni
'70, Raul Seixas. Ascoltiamo la musica insieme, ci spiega le
canzoni, ci racconta la sua storia. Da come ne parla si capisce
che è l'amore della sua vita. Parliamo anche di Paulo Freire e ci
dice quanto è stata importante la sua lezione nella cultura e
nell'educazione del Brasile.
All'uscita da scuola mi fermo a parlare con un paio di
ragazze. Parliamo un po' di politica. Mi chiedono se l'Italia è un
paese socialista ☺, se ci sono i poveri. Mi dicono che Cuba è un
paese socialista. Obbietto che però non c'è libertà. Ci ho messo
un po' a spiegare loro il concetto.
Poi telefono a casa. Ancora una volta, mi fa piacere. Ho
parlato solo con la mamma. Morivo dalla voglia di dirle che fra
poco parteciperò a una occupazione. Due cose mi hanno
fermato:
1. I Sem Terra hanno detto che i telefoni sono sotto
controllo. Che scena straordinaria: io che mando a puttane il
lavoro di un anno!
2. La mamma è già abbastanza preoccupata così.
Alla sera siamo ospiti dalla madre e dal padre di Ignazio.
Mentre siamo seduti a parlare, entra un bambino e la moglie di
Ignazio mi dice: „è deficiente‰ (vedi le riflessioni poco sopra).
Prima di recarci alla scuola per la festa, ci fermiamo a
vedere un pezzo della riunione dell'assentamento. Ci sono quasi
68
un centinaio di persone. La comunità deve comprare dei
materiali per allargare l'irrigação. Questa sera c'è il delegato di
unÊazienda che espone il preventivo. ˚ singolare vedere tante
persone ascoltare per decidere su un preventivo. La cosa negativa
è che c'erano poche donne: quelle che erano presenti erano tutte
di una certa età, il „nucleo storico‰ della comunità. C'è da dire
che in contemporanea c'era la festa alla scuola.
Alla sera, altro cinema all'assentamento Marrecas: io e
Gigi che cantiamo la Lambada. Stonati, fuori tempo,
inventando le parole. Ma è comunque un trionfo! Aaaaaaaaaa
recordação... Abbiamo anche un file audio con la registrazione
dello scempio.
69
Gliela faccio, ma mi riprometto di cancellarla il prima possibile.
Intervistiamo un'altra donna. ˚ molto timida. Quando le
chiedo se le piace il MST ci dice che è il miglior partito che c'è.
Quando le facciamo notare che il MST non è un partito non
capisce. Alla fine, dopo altre spiegazioni, si scusa per la risposta
sbagliata. Le diciamo che non ci sono risposte sbagliate e la
ringraziamo.
A Lisboa siamo ospiti della famiglia di Chico. Giginho61
viene poco dopo il nostro arrivo e ci racconta un sacco di cose.
Ci dice che la corrente viene pagata dalle famiglie, mentre
l'acqua, che ogni tanto manca, come a Marrecas, viene pagata
dalla comunità. Ci dice che la terra è divisa in due: una parte è
„privata‰, cioè lavorata da ciascuna famiglia e i frutti sono di
proprietà della stessa. Una parte, invece, è comune: i risultati del
lavoro sono di proprietà di tutta la comunità.
Ci dice anche che Lisboa è un punto di riferimento per
tutte le comunità (non Sem Terra) della zona. Infatti, delle
conquiste ottenute con la lotta, hanno beneficiato tutti: luce,
strade, scuole. Anche culturalmente e socialmente Lisboa è
importante: quando c'è una festa arriva gente da tutte le
comunità limitrofe.
I nomi di Lisboa e di Marrecas sono i nomi dei primi
insediamenti della regione.
Parlando con Giginho scopriamo l'impensabile: nelle
elezioni locali (per il prefetto) non solo il PT non ha la
maggioranza, ma addirittura risultano vincenti i partiti di
destra. La spiegazione di Giginho è che c'è ancora molto lavoro
(di base) da fare e che c'è molto clientelismo. Dopo
intervistiamo due ragazze.
Il ritorno a Marrecas è abbastanza rocambolesco: siamo in
tre su un'unica moto a percorrere i 12 km di strada sterrata che
ci separano dall'accampamento, al buio.
Il tempo di cenare e andiamo alla festa della scuola. C'è
70
un saggio di scienze: biodiversità, ecologia, alimentazione,
piccoli esperimenti di fisica.
Lucelia ci regala, come promesso, due saponette dipinte.62
Dopo si balla: gara di danza di Forrò, ballo tipico del
nord-est. Cristina si offre di farmi da insegnante e ci buttiamo
nella mischia. Dopo averle abbondantemente massacrato i piedi,
per acclamazione popolare siamo eletti come migliori ballerini.
Altro giro di ballo, giro d'onore, questa volta unica coppia in
pista. Ci regalano una borsetta (da donna!) che Cristina mi
lascia come ricordo. Per chiudere la serata andiamo a bere
qualcosa al bar di Lurdia e Edoardo con Cristina, Gabriel e sua
sorella.
Che bella serata!
Parlando scopro che Lucelia è figlia di un Sem Terra che
ora è prefetto del P.T. (e questo potrebbe spiegare il fatto che ha
potuto frequentare l'università). ˚ una ragazza molto solare.
Gran bel sorriso ☺.
71
suo regolamento. Una volta un ragazzo fece una rapina a mano
armata. Fu espulso dalla comunità. 3) Gli chiedo se questa
comunità è una comunità socialista. Mi dice di no, manca
ancora tanto. Ci racconta che durante l'occupazione è il
momento migliore. La gente è veramente unita. Poi, man mano
che cominciano ad arrivare i soldi, questo sentimento si allenta.
C'è da dire, comunque, che il senso di comunità, ai nostri occhi,
è fortissimo.
Alle 15 dovrebbe esserci una partita di calcio alla quale ci
siamo autoinvitati. Speriamo di non fare troppo brutta figura.
Vabbè che dopo i canti e i balli delle sere scorse penso che sarà
difficile peggiorare (ma non impossibile ☺).
Dopo la partita. Beh, devo ammettere che poteva andare
peggio. Ho giocato per una ventina di minuti: avrò toccato la
palla un paio di volte. Alla fine ero morto: mi ci è voluta una
buona mezz'ora per riprendermi. (Nota per il futuro: una volta
a casa devo rimettermi a fare sport).
Alla sera Maria (sorella di Ignazio) e sua cugina63 mi
regalano due libri. Le dediche che mi preparano sono molto
belle, specialmente quella di Maria.
Poi assistiamo alla mistica64: una ragazza è soggiogata da
odio, ignoranza, oppressione, ma viene liberata con conoscenza,
fratellanza, giustizia65. Bello.
72
Subito dopo parto per prendere l'onibus per Teresina. A
questo punto io e Gigi ci dividiamo. Lui rimane a Marrecas e,
nella notte, partirà per l'occupazione. Io ritorno a Levada. Mi
piange il cuore a non partecipare dall'inizio allÊoccupazione, ma
avevamo promesso ai ragazzi di Levada che saremmo ripassati
per la festa organizzata per sabato.
La parola data bisogna cercare di mantenerla sempre,
soprattutto se ci sono di mezzo dei bambini e dei ragazzi. Non
rispettare le promesse, soprattutto quelle tanto attese penso che
sia „diseducativo‰. Primo, perché fa perdere ai ragazzi la fiducia
nelle persone e nel mondo; secondo, perché gli fa perdere la
fiducia in se stessi, non li fa sentire importanti. Il passo base, il
primo gradino per la formazione dell'uomo nuovo è proprio la
fiducia in se stesso. Penso che la mia partecipazione
all'occupazione sia meno importante per me di quanto non lo
sia la mia presenza a Levada per i ragazzi dell'accampamento.
73
società. I casini arrivavano quando si trattava di declinare tale
idea nella realtà. Questi mi pare che ci riescano piuttosto bene.
Altra cosa: quando chiediamo a Ignazio e Giginho cosa
pensano di Castro, danno risposte entusiaste: Ignazio,
addirittura, dice che dopo il Che e Gesù il suo mito è proprio
Fidel. Quando facciamo notare a Giginho che a Cuba c'è una
persona sola che governa da 40 anni, egli conviene con noi che
c'è una mancanza di democrazia evidente. Alla stessa obiezione,
Ignazio risponde che governa sempre lui perché il popolo è con
lui. Non abbiamo il cuore di dirgli quanto si sbaglia.
Per entrambi, la cosa principale che fa di Castro un mito è
il fatto che, per dirlo alla Panizza, Cuba è da 40 anni una spina
conficcata dritta dritta nel buco del culo degli Stati Uniti, un
piccolo baluardo che resiste al gigante americano. Per lo meno
sono in buona fede e parzialmente scusabili per via della
mancanza di informazione. Non posso fare a meno di pensare a
quelli che in Italia pensano che Cuba sia il paradiso in terra.
Loro non hanno scusanti.
Altra cosa: mentre ci spiegava il rapporto tra MST e
PT/POLITICA/POTERE ha detto una cosa illuminante. Ha
detto che il MST non deve entrare nel governo perché il
governo è di tutto il paese, quindi anche delle multinazionali e
dei latifondisti, mentre il MST deve rimanere solo del MST.
74
Prelevo. Corro alle sede del MST per farmi indicare a che ora e
quale autobus devo prendere. Un tipo mi accompagna.
Il Brasile è proprio piccolo, perché il motorista e il suo
aiuto sono gli stessi che cÊerano sul bus la prima volta che sono
andato a Levada. Mi riconoscono e mi salutano. Alla fine, riesco
a partire alle 7.
Arrivo e, come previsto, c'è grande festa; tra i più piccoli
soprattutto (Kamila e Kamargo). I grandi hanno già imparato a
reprimere un po' le loro emozioni. La festa che ci doveva essere
è saltata, ma la sera si tiene comunque la mistica sul Che (di cui
una settimana fa avevo assistito alle prove).
A pranzo Kamila mi porta a mangiare a casa sua. Non
posso fare a meno di notare che il piatto è sensibilmente più
povero di quelli che mi ha offerto la famiglia di Raimundo:
meno riso, niente fagioli, carne molto ossuta. Kamila rimane
con me quasi tutto il giorno.
Nel pomeriggio do una mano in giro. Donna Atonia mi
offre la merenda.
Mentre sono al lavatoio a lavarmi un po' di biancheria
vengono due ragazzine a tenermi compagnia e mi chiedono se
voglio che mi lavino i vestiti. Non mi pare il caso, ma apprezzo
molto la disponibilità.
La sera va in scena la mistica: semplice, ma molto ben
preparata. Pochi contenuti, molte emozioni. Alla fine, ognuno
prende dei piccoli sacchetti di grano disposti per terra e li
scambia con le altre persone, facendo ogni volta seguire a questo
gesto un abbraccio.
Momento di ilarità: alla fine della rappresentazione,
quando è il momento dell'assassinio del Che, il ragazzo che
doveva „sparargli‰ si confonde e punta l'arma contro il
narratore, la „voce fuori campo‰.
Una riflessione: alla quarta mistica che vedo non posso
non pensare che sia un po' troppo irreggimentata, tipo le
manifestazioni sovietiche. Certo, qui nessuno è obbligato a
75
partecipare. Però, ad esempio, gli unici libri che arrivano sono
quelli che invia il MST. Non so, ci devo pensare...
Dopo partono i balli: come al solito, mi butto.
Stranamente, però, l'accoglienza mi pare freddina. Le ragazze si
rendono contro in tempo zero che le mie capacità di ballerino
sono seconde solo alle mie capacità canore e non mi fanno
ballare. A un certo punto mi pare anche che Samara rida di me.
Va beÊ...
Alla fine della festa fermo Raimundo e gli do i 500 reais
che „con tanta fatica‰ avevo prelevato al mattino. Gli spiego che
sono per la creazione della associazione e per la comunità. Che
io e Gigi apprezziamo molto quello che stanno facendo, che
crediamo che sia importante non solo per il Brasile ma per tutto
il mondo. Perché dà una speranza.
76
rientra in casa e mi riporta i 10 reais. Io le do un quaderno che
tenevo nello zaino. Tre secondi dopo la madre mi offre un po'
di succo.
Dio, che situazione di merda!
Le richiedo se ha capito il motivo per cui non posso
lasciarle i soldi. Mi risponde di sì. Le credo. Luana ha 11 anni.
Poco dopo rimaniamo soli io e Kamila e lei mi chiede un
regalo. Le faccio lo stesso discorso che ho fatto a Luana e lei:
„Però a Luana il quaderno l'hai lasciato‰.
Dio, che situazione di merda!
Le chiedo se vuole una penna. Dice di sì. Gliela do. Se la
appunta sulla maglietta come se fosse una spilla di valore; ci
tiene a farla vedere in giro. Le chiedo di metterla via, in casa,
perché altrimenti tutti i ragazzi dell'accampamento me ne
chiederanno una. Lo fa.
Kamila ha 8 anni, ma capisce alla perfezione tutto quello
che succede.
77
penne, perché per lottare bisogna anche imparare. Per
concludere, gli regalo il libro su Lamarca67 che avevo comprato
a Manaus.
Per finire, mi donano un sacchetto di castagne68 (già cotte
e pronte per l'uso) e una bandiera del MST. Samara mi regala
due (dei suoi cinque) libri: uno per me e uno per Gigi. Ancora
una volta, vedere questa gente che non ha nulla, vive nelle
baracche, mangia con le galline e i cani, che ti regala qualcosa, è
incredibile.
Mangio di corsa l'ultimo pranzo di mamma Margherita
(ovviamente: pesce!69), trangugio il suo ultimo succo di cajù e
corro a prendere l'onibus per Teresina. L'autobus delle 11:20
passa alle 12:10, ricordo che oggi è domenica, e di domenica gli
orari⁄ sono gli stessi degli altri giorni, ma abitualmente
vengono⁄ molto allungati!
Arrivo a Teresina giusto in tempo per cercare un
fotografo: essendo domenica mi dicono che l'unica speranza di
trovarne uno aperto è di andare al centro commerciale.
L'autobus mi scarica proprio davanti ai grandi magazzini, ai
margini di quartieri residenziali pieni di condomini altissimi. Se
non avessi saputo che ero in Brasile, a pochi minuti da favela e
campagne, avrei potuto pensare di essere tranquillamente nella
periferia di qualche grande città europea. Faccio ancora fatica ad
abituarmi a questi bruschi passaggi tra realtà sociali così diverse.
Comunque, il fotografo lo trovo chiuso.
Torno al dormitorio MST, faccio una doccia di volata,
saluto i ragazzi e prendo l'onibus delle 18 che mi porta alla
78
rodoviaria. Alle 19 sono sulla corriera per tornare a Marrecas.
Con questi ultimi tre giorni di viaggio ho dato un senso
al titolo di questo diario.
Arrivo alla fermata di Marrecas alle due di notte; trovo il
papà di Lucelia, in moto, che mi aspetta da 40 minuti. Mi
accompagna a casa di Gabriel e, inaspettatamente, ci trovo
Gigi.70 Mi spiega che è dovuto tornare oggi dall'accampamento
perché i collegamenti con l'assentamento sono molto radi (ogni
due giorni). Ci rimango male, perché in questo modo non posso
vedere l'occupazione. Pazienza. Domani sveglia alle 6 e partenza
alla volta di Fortaleza.
70 Infatti, gli accordi che avevamo preso prima di separarci erano che, una
volta tornato a Marrecas, l'avrei raggiunto in "occupação".
71 La “città” più vicina all’assentamento. Per loro è un centro urbano, in realtà
è poco più di un grande villaggio.
79
scassata, con un grande cassone caricato con merci e una decina
di persone (!). A metà viaggio tiro fuori le castagne di Levada e
le offro in giro. Sono state molto apprezzate.
Intanto Gigi ed io ci scambiamo le esperienze degli ultimi
giorni. Mi racconta che ha bevuto in una pozza dove bevevano
anche le bestie!72 Poi mi dice che, mentre tagliava un albero ha
rotto l'anello che le aveva regalato Juscelina. Aggiunge che
Coelho73 avrebbe detto che era accaduto perché aveva deluso la
persona donatrice del monile. Non lo so, penso di no.
Sicuramente, io non le ho deluse.
Arriviamo a S. João dopo circa 40 minuti e Lurdia ci
porta a vedere la fiera e un paio di scuole. Ci racconta che sono
state appena rimesse a posto dall'attuale amministrazione
petista. Infine, andiamo nella sede del MST. Lì parliamo un po'
con Germano. Ci dice che le occupazioni di questi giorni sono
facili, perché il latifondista ha già l'intenzione di vendere. Si
tratta solo di „parlare‰ con lo stato e di decidere il prezzo.
Ribecchiamo anche Cawan.
Nota di colore: la ragazza che fa da segretaria nella sede
mi dice che carino sono carino, ma sarebbe meglio se mi
tagliassi barba e capelli. Le rispondo che mi piaccio così. Mi
dice sorridendo che i gusti sono gusti.
Alle 10:15 prendiamo l'onibus per Oeris, tappa intermedia
per Fortaleza.
80
„Alle 10:15 prendiamo l'onibus per Oeris,
tappa intermedia per Fortaleza.
A questo punto va a chiudersi un altro
momento del viaggio: quello con i Sem Terra.‰
81
Il rapporto con le città limitrofe: a Levada ci hanno detto che le
città vicine li guardano come ladri. A Marrecas, dopo 16 anni, le
cose sono molto diverse. La città di S. João ha imparato a
conoscerli e adesso ci sono ottimi rapporti, tanto che durante le
serate di festa c'erano anche degli sponsor (senza striscioni
pubblicitari, ma con il classico: „Si ringraziano...‰).
Penso che un accampamento evolve come le persone, che
appena circola un po' di grano, si chiudono sempre un po' in se
stesse; è proprio vero che il processo di cambiamento non si
arresta mai. 'Non essere mai ciò che si è', 'rivoluzione
permanente', 'l'essere in divenire': sono tutte formalizzazioni
dello stesso concetto. Il processo di maturazione umana, di
crescita personale è permanente. Il cambiamento è, per
definizione, un fatto processuale. Per questo l'uomo nuovo è
l'uomo che non c'è, perché l'uomo nuovo è nel processo di
ricerca.
La liberazione dell'uomo è come l'amore. Non è una cosa
che si può possedere o vendere. L'amore è il fatto che io e te
siamo qui, in questo momento e in questo luogo, a fare l'amore.
Così l'uomo nuovo è il processo che vede protagonista la
persona, insieme ai suoi fratelli, nel processo di ricerca e
maturazione, liberazione e conoscenza.
Paolo Freire direbbe che il mondo non è, sta in essere („O
mundo não è, està sendo‰). Ancora una volta, si sottolinea che il
mondo non è un dato di fatto, ma è frutto di un processo
storico in cui è l'uomo il soggetto che conosce il mondo e lo
trasforma. E, come ogni alchimista che si rispetti sa, per
trasformare il mondo bisogna contemporaneamente trasformare
se stessi.
Soprattutto a Lavada la componente politica del legame
instaurato con le persone è molto forte: come già detto, mi
chiamano „companhero italiano‰. Samara, come dedica del
libro che mi ha regalato, mi dice che la lotta ha bisogno di me.
Non posso fare a meno di pensare che io vivo da ricco a 10.000
82
km di distanza, che questo viaggio costa tanti soldi quanti loro,
forse, ne vedranno in 10 anni. E, soprattutto, che buona parte
del benessere che abbiamo è frutto delle ruberie perpetrate ai
danni di Africa e America Latina.
Chiudo con alcune annotazioni sul mio attuale stato di
forma. Per prima cosa, mi sento in dovere di annotare che da
qualche giorno mi prudono le balle in maniera notevole. Non
so se è un fungo o una semplice irritazione. Ci metto su un po'
di babygella e spero che non peggiori: sarebbe una tragedia.
Sempre parlando di particolari fisiologici, oggi a mezzogiorno
mi sono scofanato un chilo di cibo. Ho paura che per la legge
della conservazione della materia presto dovrò fare una cagata
equivalente.
83
„⁄ le strade, piene di buche e dossi.
L'onibus continuava a
sobbalzare e il motorista era costretto a
fare brusche frenate. Morale della favola: dormito poco e male.‰
84
farci dire dove abita. Lurdes non risponde, ma alle 7 o poco più
arriva Marina a recuperarci. Una scena abbastanza surreale:
„Disculpe siete italiani?‰ „si‰ „chi siete?‰ „Alessandro e Gigi. E
tu sei Lurdes?‰ „No, sono Marina‰. A dispetto delle apparenze,
siamo abbastanza mimetizzati, ma ci ha riconosciuto subito
perché ci eravamo già visti qualche mese prima a Verona,
durante un incontro con padre Sandro.
Fortaleza è la città più grande che abbiamo visitato fino
ad ora. Marina ci racconta che ha più di 800 favelas. Per
spostarci fino a casa di Marina (bairro Tancredo Neves)
impieghiamo diversi minuti di onibus. Inizialmente il quartiere
nasce con una occupazione di terre. Col tempo il governo ha
costruito le case e ha portato i servizi (luce, acqua). Marina
chiama questa procedura „abitação conjunta‰: il governo
costruisce le case e le persone le pagano piano piano, un po'
come le case popolari da noi.
Ovviamente, come sempre, questo fu ottenuto solo dopo
che le persone avevano lottato per il diritto alla casa. Infatti
all'inizio di questo processo solo quelli „più benestanti‰
potevano permettersi di acquistare la casa. Tutti gli altri se la
sono dovuta conquistare. Questo è uno dei fili conduttori del
viaggio: in qualunque posto i diritti di cui le persone
beneficiano sono sempre frutto di lotta. Nessun politico gli ha
mai regalato niente.
Mentre mi lavo i vestiti Gigi e Marina parlano un po'.
Faccio in tempo a partecipare solo all'ultima parte della
discussione. Marina ci dice che la coscienza c'è solo quando una
persona agisce in libertà, senza costrizioni esterne. Come
esempio ci racconta di quando, nel corso di una campagna
elettorale, durante una messa, il prete continuava a ripetere di
votare per un candidato di destra. Alla quarta messa, Marina
prende il microfono e gli dice, durante la funzione e con la
chiesa gremita, che un prete non si deve permettere di dire per
85
chi votare. Che il compito della chiesa, delle associazioni, delle
persone di buona volontà non è indottrinare, dire alla gente
cosa fare. ˚, al contrario, quello di stimolare, movimentare,
aiutare a far venire fuori le domande.
Ci racconta poi che ha preparato un seminario su Paulo
Ferire. Da come parla si capisce che la lezione è stata assimilata
molto bene.
Il resto della giornata lo trascorriamo a vedere la città,
vediamo la sede della Caritas e una mostra su Frei Tito75 e sulle
torture durante la dittatura militare. Alla sera andiamo a vedere
un concerto di Pingo de Fortaleza sulle donne. Molto bello.
Il problema è che tiriamo le 10 di sera, e noi siamo in
piedi dalle 5 del mattino, con alle spalle quattro notti di
pullman. Infatti Gigi cede e si addormenta durante lo
spettacolo. ˚ una scena da manuale: Gigi stravaccato sulla sedia
che respira pesante e Marina che lo guarda abbastanza incredula.
86
minaccia impunemente le persone del quartiere con armi da
fuoco. Impunemente perché, appunto, è una persona con molto
denaro e molti agganci politici.
Lurdes vive in una casa di mattoni, abbastanza grande,
con un locale che da sulla strada adibito a negozietto: vende un
po' di cancelleria, sapone, shampoo, qualche giocattolo. Ci dice
che guadagna poco, perché la gente non ha i soldi per comprare.
Comunque casa sua è abbastanza carina, soprattutto se
confrontata con le case circostanti. Notiamo che ha anche un
computer con accesso a internet, che però utilizza solo i giorni
festivi pagando solo 15 „centavos‰ per tutto il giorno.
Ci conferma che luce, acqua, telefono, autobus sono tutti
servizi che il quartiere ha ottenuto con la lotta. Racconta che i
primi tempi l'autobus fermava molto lontano e la gente, per
andare a lavorare, doveva alzarsi alle 4 del mattino per
raggiungere la fermata più vicina. Dopo che una persona è stata
uccisa la sera, proprio tornando a casa dopo il lavoro, la gente
del quartiere si è riunita in assemblea e ha cominciato a
protestare andando in comune e bloccando la strada in cui
passava l'onibus. Ora hanno la fermata nel quartiere.
Il racconto prosegue e Lurdes ci conferma ancora una
volta un altro meccanismo abbastanza ricorrente: ci dice che,
man mano che la gente raggiunge un certo livello di benessere,
progressivamente diminuisce anche la sua partecipazione alla
vita della comunità.
87
chiama Ariana. La scenografia è altrettanto bella, perché l'uscita
del negozio è esattamente controsole rendendo Ariana molto
simile a una sagoma scura avvolta da una luce. Il tutto
circondato dalle barre della grata del negozio. Lurdes torna con
una macchinina usata e gliela dà.
Sto notando che, in questo viaggio, la mia attenzione è
molto spesso attratta dai bambini. Non so perché. Forse perché
sono bellissimi e sanno ridere anche in una favela. Forse perché
dei bambini sono responsabili i grandi: perché un bambino non
chiede di venire al mondo e il mondo che l'accoglie non l'ha
costruito e deciso lui, ma è un „regalo‰ degli adulti. Abbiamo la
terribile responsabilità del mondo che lasciamo ai bambini. Per
questo i bambini sono la speranza di un mondo diverso, di un
futuro diverso. Banalmente, sono la personificazione del motto:
finché c'è vita, c'è speranza. Loro sono la vita. E ogni loro
lacrima cade sulle colpevoli spalle degli adulti.
Lurdes ci racconta che ha in mente, con altre persone, di
far partire un progetto, una associazione che lavori con i
bambini (e di conseguenza anche con le famiglie) del quartiere.
Un po' come a Novo Israel, a Manaus. Aggiunge, però, che i
problemi sono tanti: non ci sono soldi e quindi l'attività
verrebbe mandata avanti con il volontariato. Ma tutti, nel
Bairro, devono lavorare. Ci vorrebbero giornate di 36 ore.
Inoltre bisogna vincere la diffidenza delle persone, bisogna
riuscire ad avvicinarle. La vita le ha rese diffidenti, e all'inizio
l'unica cosa che cercano è la carità, l'elemosina. Lurdes ci spiega
che la prima cosa da fare è fargli capire che valgono, che sono
uguali alle altre persone, che chi ha i soldi non è migliore di
loro. Cose già sentite, ma fa bene sentirle ripetere per il Brasile
da persone diverse. Acquistano forza e verità.
88
una occupazione, ancora in stato abbastanza precario: case di
mattoni miste a baracche, fogna a cielo aperto e nessuna strada
asfaltata.
Marina viveva qui. Ci porta a conoscere sua sorella, che
vive col marito e il figlio, Felipe. ˚ un ragazzino di 11 anni,
cagionevole di salute (è anemico), timido ma, credo, anche
molto sensibile. Marina gli porta un piccolo camion giocattolo,
proprio per la festa del bambino.
Felipe mi racconta che va a scuola dai salesiani, frequenta
la settima serie. Maria mi spiega che il ragazzo ha una „patrona‰
italiana che gli paga gli studi. Anche lei è venuta in Brasile e l'ha
conosciuto. ˚ rimasta colpita dalla sua intelligenza e dal suo
amore per lo studio: così ha deciso di aiutarlo. Sembra una
storia da libro „Cuore‰.
A metà pomeriggio ci rechiamo alla spiaggia. Ci mettiamo
parecchio ad arrivare, tanto che quando finalmente siamo in
spiaggia il sole è già al tramonto. Credo che sia uno dei quartieri
più ricchi e più turistici della città: grandi hotel (e di lusso),
grandi palazzi. Lo skyline è molto diverso rispetto al mattino.
Ci fermiamo in un locale sulla spiaggia a bere succo e a
scrivere. Sembra proprio una località turistica come ce ne sono
tante in Italia. Mentre scrivo il diario passano diverse bambine
che tentano di vendere dei portachiavi. Lo fanno senza insistere,
con voce bassa, con timidezza. Dio!
Per il ritorno seguiamo le istruzioni che ci ha lasciato
scritto Marina, ma il pullman che ci porta al bairro segue una
strada diversa da quella a cui siamo abituati. Ci ritroviamo in
mezzo al quartiere, con le nostre facce da turisti pirla e i nostri
zaini senza neanche sapere il nome della via di Marina.
Precisazione necessaria: il bairro Tancredo Neves la notte è
pericolosissimo, soprattutto per gli stranieri. Marina ci aveva
lasciato il suo numero di cellulare, ma non riusciamo a
chiamarlo da nessuna cabina. Per fortuna incontriamo una
ragazza e le chiediamo informazioni. Quando le spieghiamo la
89
situazione rimane allibita di come due forestieri possano anche
solo pensare di aggirarsi soli per il quartiere. Poi arriva il
cinema: chiediamo informazioni su dove sia un posto (la casa di
Marina) senza saperne la via. Tiriamo in mezzo grandi piazze,
strade, autostrade, numero di corsie. Probabilmente deve avere
pensato che siamo due pazzi. Comunque, grazie a
dio/buddha/allah/shiva/manitù/... si prende a cuore la nostra
situazione e chiama Marina. Si fa spiegare dov'è casa sua e ci
accompagna. Anche stavolta, nonostante abbiamo fatto di tutto
per far accadere qualcosa, non è successo niente.
Sveglia alle 7.
A colazione Marina ci racconta di un prete che mette i
bastoni tra le ruote alle associazioni perché vorrebbe tenerle
sotto il suo controllo. Mi ricorda molto il Gordão76.
Conveniamo che, com'è come non è, ci tocca sempre dover
lottare contro le persone che hanno denaro e/o potere.
Di mattina andiamo a fare un giro al mercato di quartiere
(la via di Marina si chiama via del Mercato). Poi andiamo a fare
visita a un prete della comunità, padre Lino Alegre, italiano, del
Veneto, qui in Brasile da 35 anni. La sua casa è nettamente
migliore di quelle intorno. Appena entrati la casa ci accoglie con
una riproduzione del quarto stato quasi a grandezza naturale.
Cominciamo bene.
˚ appena tornato dall'Italia: Marina lo aggiorna con i
problemi di padre Sales, il prete di cui sopra. A questo punto
Lino ci chiede se capiamo –Si!- e ci dice che c'è sto prete (lo
90
apostrofa molto cristianamente come „lo stronzo‰) e che, per
liberarsene, bisogna che la gente si organizzi, tiri in mezzo un
altro prete, Alvaro, e vada a protestare direttamente col vescovo.
Per ciò che riguarda la manifestazione del week-end, alla
quale Sales non vuole che Marina e altri partecipino, con la
motivazione ufficiale che sono un gruppo non organico alla
parrocchia e, ufficiosa, che sono dei „sobillatori‰, il succo del
discorso di Lino è stato: „sbattetevene le balle e andateci lo
stesso. ˚ inutile nascondere un conflitto che c'è. Facciamolo
venire fuori e vediamo un po' come se la cava Sales quando
capisce cosa sta succedendo‰. Mi piace questo padre Lino.
La tappa successiva è un centro di catadores77 lì vicino: è
gente che raccoglie il rudo sia in strada che passando di casa in
casa, lo divide (carta, plastica) e lo manda alle aziende di
riciclaggio.
C'è una ragazza che lavora annotando i pesi dei sacchi e
verificando il valore di ogni pacco. Era l'unica che sapeva
leggere, scrivere e fare i conti. Si chiama Franzisca. Marina mi
spiega che ci sono molti problemi perché il governo non dà
nessun aiuto. Quello che stanno tentando di fare adesso è di
creare una associazione che coordini i diversi gruppi di
catadores della zona.
Questo è molto importante perché piccole quantità di
rudo sono pagate in proporzione meno di grandi quantità.
Quindi, associarsi per raggiungere questi grandi quantitativi, è
un fatto fondamentale per migliorare il lavoro e il reddito di
queste persone. Ci mettiamo d'accordo con un catador per
accompagnarlo l'indomani mattina a vedere praticamente in
cosa consiste il suo lavoro.
Pranziamo a casa di Marina con tutta la frutta che
abbiamo comprato al mercato. Parliamo molto. Ci racconta
della sua vita. Sono otto fratelli, il padre muore quando lei ha
solo 5 anni, la madre e i fratelli maggiori si devono dar da fare
91
per tutta la famiglia. Marina comincia a lavorare a 12 anni, e
fino a 28, quando prende la laurea in pedagogia, continuerà a
studiare e lavorare. Più volte ci ripete che nella sua famiglia non
si è mai saltato un pasto, che si sono sempre aiutati l'un l'altro.
Mentre parla, la voce e il tono tradiscono molto orgoglio
e dignità. Credo che sia perché devÊessere una cosa abbastanza
infrequente in Brasile che una famiglia se la cavi dopo la morte
(o l'abbandono) del padre. Inoltre, il fatto che nella sua famiglia
ci sia stata tutta questa solidarietà le fa riporre molta fiducia
nelle persone, nella lotta e nel lavoro congiunto.
Poi si torna al discorso sui preti. Ci dice che, ovviamente,
papa Wojtyla non le piaceva, così come non piaceva a tutti i
progressisti in Brasile. Non piaceva sia per le posizioni sulla
donna, sia perché non appoggiava nella maniera più assoluta le
comunità cattoliche di base. Si rammarica anche del fatto che da
diversi anni i preti che arrivano dall'Italia non sono più come i
vari don Sandro e don Lino.
Gigi fa notare che i preti che sono in Brasile da 30 anni
provengono da un'Italia in subbuglio, con movimenti di
rinnovamento incredibili. C'era la chiesa dei don Milani e del
Concilio. Al contrario, i preti che arrivano in questi anni sono
figli degli anni ottanta e del pontificato retrogrado e
conservatore di Wojtyla.
Infine ci dice che l'attuale vescovo di Teresina è uno
stronzo, mentre quello precedente era un grande: andava
insieme alla gente a occupare la terra!! Io me li vedo certi
pretacci di Cologno che, invece di contare i soldi delle offerte,
rifare i cancelli delle chiese e dire ai fedeli che bisogna votare per
Berlusconi, vanno a occupare⁄
Mentre parliamo, Marina ci racconta anche che a 14-15
anni ha subito due operazioni alle ovaie e alle tube. Non ho
potuto fare a meno di pensare a una nostra cara amica che ha
avuto problemi dello stesso genere.
92
Al pomeriggio andiamo ancora a Praia Do Futuro: è
molto bella, è la tipica spiaggia da cartolina e da cartellone
pubblicitario. Per intenderci, è una di quelle spiagge in cui
finisce sempre quel culatone di 007!
Arriviamo e facciamo subito il bagno. Che onde!
Facciamo conoscenza con due ragazze, Ger (o almeno questo è
quanto ci è sembrato di capire) e Sofia: prima di fare il bagno
chiediamo loro di tenerci per un momento gli zaini. Ci dicono
che sono in vacanza perché l'università è in sciopero: i
professori chiedono un aumento. Però dicono che la pacchia sta
per finire perché Lula ha sbloccato i fondi.
Quando Ger ci chiede l'età le diciamo di provare a
indovinare. A me dà 28-30 anni. Quando le dico la verità si
rifugia nella barba. A Gigi ne dà 35! Quando le diciamo come
stanno le cose, si scusa dicendo che l'ha tratta in inganno la
stempiatura di Gigi. A questo punto si accorge che la sua
situazione sta drammaticamente peggiorando e passiamo a
parlare dÊaltro.
Nota: Ger aveva un gran bel paio di tette ☺.
Alla sera mangiamo in un locale sulla spiaggia. Non
vogliamo fare tardi perché Marina, le due ragazze, i passanti, etc.
ci hanno messo in guardia sul fatto che il posto alla sera è
molto pericoloso. Infatti, dopo mangiato, andiamo a prendere
l'onibus. Alla fermata c'è una farmacia. Prima di entrare preparo
Gigi alla scena epica che sta per accadere proprio davanti ai suoi
occhi: il sottoscritto che entra e chiede se hanno qualche pomata
per le palle queimade78. Il cinema, insomma.
Infatti, entro e chiedo qualcosa per le mie povere palle. Mi
danno una crema che mi promettono essere una panacea per
ogni sfiga: irritazioni, infiammazioni, funghi... Speriamo che
funzioni: oggi, facendo il bagno, il contatto con l'acqua salata
mi ha fatto urlare.
78 Letteralmente, “bruciate”.
93
33°° giorno 14-10 venerdì
94
che una volta vota per uno e una volta per l'altro. A seconda di
dove tira il vento. Alle ultime elezioni ha votato al primo turno
il PSDB (credo che siano come i nostri socialisti, quindi un
partito di destra) e al secondo turno il PT. Ci tiene a precisare
che ha votato PT e non Lula, perché „è un buon sindacalista ma
non sa fare il presidente‰. Ci spiega cosa non va: il programma
„fome zero‰ prevedeva di sconfiggere la povertà chiedendo alle
famiglie ricche di donare un chilo di riso o pasta...; insomma la
solita storia del pesce e della pesca. Poi, dopo lo scandalo della
corruzione, l'unica attività del PT è mantenere Lula al potere.
˚ interessante notare che un minchione così (che, tra
l'altro, voterà no al referendum sulle armi79), faccia delle critiche
così forti e „di sinistra‰ al PT, quando tutti i Sem Terra e tutte le
persone impegnate nel sociale e nei movimenti avevano
un'opinione più variegata e complessa. Per carità, le cose che ha
detto sono vere, ma dette da uno che vota socialista...
La nostra „guida‰ ci tiene in giro fino alle 11:30. Ci spiega
tutti i tipi di spazzatura che raccoglie, quale viene pagata e quale
no. Ci racconta che prima faceva un altro lavoro, ma un giorno
lo hanno assalito portandogli via la bici e la sua roba; allora ha
cominciato con la spazzatura. All'inizio era un dipendente
statale, poi il governo ha chiuso il centro di raccolta e alcuni (12
su 40) sono rimasti a „lavorare in proprio‰. Ci dice che devono
fare una associazione per raggruppare e coordinare i diversi
catadores della zona in modo da avere maggior forza per poter
contrattare col governo delle sovvenzioni.
Una volta a casa, bagno integrale ai 5 cereali con
disinfestazione completa, compresi i vestiti. Altro pranzo a base
di frutta e poi al mare.
Alla fermata dell'autobus un ubriaco mi placca e mi
racconta la sua vita. Tra le altre cose, mi dice che ha una moglie
sordomuta, e che quindi a casa sua non si fanno grandi
conversazioni. Forse è per questo che si sfoga con me. Mi spiega
79 Cioè voterà perché resti possibile per chiunque procurarsi e tenere armi.
95
che ama Lula perché Lula ama i poveri. Poi mi dice anche che
ama Bush perché è il più grande presidente americano. Potere
dell'alcol? Per finire, ci ribadisce più volte che gli piacciamo
perché siamo semplici e umili.
Arriviamo alla solita Praia do futuro. Gigi compra da un
rasta una specie di narghilè fatto in casa e un tocchetto di maria:
adesso ci toccherà pure di farla fuori prima di arrivare a S.
Paolo. Oggi siamo passati dai catadores alla spiaggia più „in‰ di
Fortaleza senza soluzione di continuità. ˚ incredibile con
quanta disinvoltura passiamo da una cosa all'altra. Ci sarebbe da
pensarci su.
Alla sera contattiamo Arlete, l'avvocato di cui ci aveva
parlato Flavio. Ci dà il puntello nel più grande centro
commerciale della città.
Ci becchiamo. Il problema è che la domanda non
incontra l'offerta. Noi vorremmo sapere diverse cose sui
catadores di Fortaleza; lei ci racconta di un progetto della
prefettura per sensibilizzare la gente sul problema dell'ecologia e
per piantare un po' di alberi in giro per la città. Ovviamente
neanche accenna al fatto che il governo si sta totalmente
disinteressando dei catadores della città. Pazienza.
Già che siamo al centro commerciale diamo un'occhiata a
internet. Scopro che Virginia80 non ha passato la seconda
selezione81. Cazzo!! Andrà meglio la prossima volta. Mando
anche una mail a casa per farmi accreditare altri 250 € sulla
carta. Coi soldi stiamo un po' stretti.
Effettivamente, io sto partecipando a dei progetti con
soldi che non sono miei ma dei miei nonni e dei miei genitori.
E se finiscono mi basta chiamare casa per averne altri. Forse
questo toglie un po' di valore al gesto.
80 Mia sorella.
81 Nel periodo del mio viaggio mia sorella stava sostenendo le selezioni per
essere ammessa all’Accademia dei Filodrammatici.
96
34°° giorno 15-10 sabato
97
gruppi per andare a „trovare la gente‰ nel bairro. Il gioco
consiste nell'andare di casa in casa per invitare le famiglie a
pranzo e all'incontro di domani. ˚ un modo per tirare in mezzo
gente.
C'è da dire che il quartiere ce l'hanno venduto come
favela, ma ci sono un sacco di case „belle‰ e, mediamente, mi
pare che la gente stia meglio che a Novo Israel. Anche le persone
da cui ci fermiamo non sembrano gli ultimi sfigati. Comunque
è un inizio.
Nota a margine: confermo la mia passione per i bambini.
In particolare, mi piace fotografarli dietro le grate di porte e
finestre; mi pare un'immagine emblematica della loro
condizione.
98
Nota fisiologica: la crema non sembra mantenere le promesse e
le balle sono sempre infiammate. Che tragedia!!
83 Letteralmente, Piede per terra. È una associazione che lavora con i ragazzi
di strada di Recife, portando avanti un discorso educativo molto profondo:
attraverso il gioco, la musica, il teatro, tentano di veicolare il rispetto per se
stessi, per il proprio corpo (igiene e prevenzione) e la consapevolezza che
questo mondo va cambiato.
84 Jocimar è un po’ il coordinatore di tutto il gruppo. Io e Gigi lo abbiamo
conosciuto a Milano, all’Idroscalo, a luglio quando tramite Mani Tese è venuto
in Italia con dei ragazzi del gruppo, per una serie di spettacoli di musica e
danze tradizionali che hanno portato in giro per il paese. È un personaggio:
veste sempre (sempre!) con blujeans chiari e maglietta bianca (credo che abbia
un armadio pieno di magliette e pantaloni tutti uguali ☺). Pelle olivastra (sembra
sempre fresco di lampada), i lineamenti ricordano vagamente quelli dei
pellirossa, capelli argentei lunghi e lisci.
85 Accorgimento che si rivelerà fondamentale in conseguenza degli eventi
futuri.
99
„Il viaggio è stato abbastanza confortevole.
Il tempo per un caffesinho e
per informarci e comprare il biglietto
dell'onibus per Salvador, quindi prendiamo il metrò per entrare in città⁄‰
100
cd delle foto. Mi capita di sentire parte della riunione del
gruppo mentre interviene Jocimar. Dice che i bambini di strada
non hanno un volto, sono appunto, meninos de rua. Quando le
persone guardano un ragazzo della strada vedono un ladro,
quando vedono una ragazza vedono una prostituta. Il bambino
diventerà ladro e la bambina prostituta perché le persone, la
società, vuole che diventino così. Perché se la gente ti vede in un
modo, prima o poi anche tu ti vedrai in quel modo. Soprattutto
se sei un bambino.
L'attività del gruppo è proprio quella di educare i bambini
a essere altro, a credere in se stessi, a dimostrare che sono
persone che valgono. Attraverso il gioco, la danza, la pittura. E
in questo modo vengono educati anche gli adulti, che imparano
a vedere non un ladro o una prostituta, ma un bambino, con
una faccia, un nome, una storia. Proprio a proposito del nome,
Jocimar dice che a scuola, molti insegnanti, dopo un anno, non
sanno ancora i nomi di tutti gli alunni. Quasi nessuno conosce
le famiglie dei ragazzi. Sottolinea come il modo di lavorare del
Pe no chão debba essere diverso. Se il bambino non è una cosa,
bisogna entrare in relazione con lui, conoscere la sua storia, la
sua famiglia.
Torno a pensare che i bambini sono la chiave per un
mondo diverso. Qualsiasi tentativo che non passi (e parta) dai
bambini è destinato a fallire o a trasformarsi in totalitarismo.
Il pomeriggio lo passo nello studio del dottor Luiz
Gonzaga De Castro (e Acevedo, pure!)86: due cose: spero che mi
metta a posto le palle e spero che non mi chieda un capitale. Il
doc si dimostra una brava persona: mi chiede cosa faccio nella
vita, cosa studio, perché sono col Pe no chão. Quando arriva il
momento di pagare gli dico che non ho molti soldi, sono
studente, vorrei lasciarne un po' all'associazione. Prima di finire
86 Battuta che si basa sul fatto che in Brasile è tipico trovare persone con una
quarantina tra nomi e cognomi (per capire meglio il gioco, consiglio di guardare
il film “Non c’è due senza quattro”, con Bud Spencer e Terence Hill)
101
mi dice che non ci sono problemi. Mi chiede se 50 può andare
(al posto di 100). Ok.
Una volta tornato alla sede, Jocimar mi racconta che
quando c'è qualche bambino con qualche problema lo porta
sempre dal dottore e non lo fa mai pagare.
Alla sera Jocimar ci porta a Olinda. La pousada che ci
procura è gestita da due vecchietti molto carini: la moglie è
matta, ha le allucinazioni e vede da tutte le parti i ladri che le
entrano in casa. La pousada è la più cara in cui siamo stati (20
reais a testa): speriamo di trovare per i prossimi giorni qualcosa
di meno esoso. Prima di lasciarci Jocimar ci rassicura sul fatto
che Olinda è la seconda città più violenta di tutto il Brasile.
Abbiamo una probabilità di morire di morte violenta che è
sessanta volte maggiore che a Milano. Meno male che oggi ho
telefonato a casa e ho tranquillizzato tutti che non c'è nessun
pericolo .87
Alla sera facciamo un giro nei paraggi: molto turistica ma
carina. Come cena prendo a un baracchino una tapioca con
formaggio e cioccolato..... mhmmmhmm.... Se mi mangiavo
„porpette de merda‰ mi sa che era meglio.
102
Saronno, educatrice, con una figlia piccolissima mezza brasilera.
˚ qui per trascorrere un po' di tempo col suo compagno, il
padre della bambina.
Molto simpatica. Ci spiega alcune cose del Pe no chão, ci
spiega quali sono le spiagge da visitare intorno a Olinda e
Recife. Poi ci dice anche che questa sera si terrà una festa
proprio nel centro di Recife, la „terza negra‰89: musica afro,
reggae... Ha detto che sono feste particolari, in cui ce n'è per
tutti i gusti: uomini, donne, gay, lesbiche, vecchi e bambini. Sui
bambini, devo ammettere, rimango perplesso. In ogni caso,
sembra un appuntamento da non perdere.
Con Audì (non la macchina!) andiamo a vedere un
gruppo di ragazzi che si esercita con la break dance in strada. Ce
ne sono di tutte le età, dagli otto ai venti. Alcuni (i più piccoli)
disegnano con i colori e le matite che porta Audì, altri provano
uno spettacolo di marionette. I ragazzi che ballano fanno delle
acrobazie niente male. A un certo punto un paio di ragazzi
provano a farmi imparare qualche passo estremamente semplice:
nonostante la difficoltà sia incomparabilmente inferiore rispetto
ai loro movimenti, credo di cavarmela molto male ☺.
Verso le 17:30, tutti in cerchio per terra a fare la riunione
di chiusura. Dopo le presentazioni, Audì fa un discorso in cui
ribadisce che tutti sono importanti e hanno delle abilità. ˚ un
po' come se le varie attività della giornata fossero la pratica, e la
riunione finale la teoria. La parola chiave è sempre la stessa:
fiducia in se stessi.
Nota di colore: parlando con Gigi, ci siamo trovati
d'accordo sul fatto che le persone alla sede del Pe no chão ci
sono sembrate un po' freddine. Boh...
Alla sera andiamo alla festa in piazza segnalataci da
Stefania. Mentre siamo a un tavolino di uno dei tre bar che
danno sulla piazza, arriva un cameriere che mi chiede il nome.
Mi dice che c'è una ragazza al tavolo vicino che vuole
89 “Terza” per via del fatto che si svolge martedì che è, appunto, “terza feira”
103
conoscermi. Vado. Si chiama Liliany (Lily). La invito al tavolo
con noi. Mi chiede se voglio fumare, ma rispondo che non mi
piace molto. Poi va al bagno.
I minuti passano ma non torna. Comincio a pensare che
abbia tagliato la corda, anche se sarebbe strano, visto che è stata
lei a „interessarsi‰. Fortunatamente aspetto ancora e infatti
ritorna. Racconta che c'era coda al bagno e che dopo si è
fermata a fumarsi una canna con un amico. Mi dice che abita
da sola, con il gatto, che potrebbe essere una bella avventura.
Beh, com'è, come non è, mi porta a casa sua, fuori Recife, e
passiamo la notte insieme.
90 In questo punto una parte di diario è omessa: ci sono cose che il tacer è
bello! ☺
91 “Non mi piace”.
104
metri e mi allontano. Il tipo se la tiene tranquillamente in
mano. Mi spiega che ha così tanto veleno che con un solo
morso può zazzare92 cinque uomini, ma che lui non ha nulla da
temere perché la tarantola è stata raccolta quando era ancora
piccola nella foresta e quindi conosce il suo odore e non gli farà
niente.
Mi dice anche che il ragno è in grado di saltare per oltre 5
metri: a questo punto faccio un altro salto e mi allontano di
altri due metri. C'è da dire che il ragazzo è simpatico e gentile:
prima di andare via mi regala un braccialetto, di quelli che si
trovano sulla spiaggia, fatti di corda, ninnoli e conchiglie.
Dopo, Liliany mi riporta a casa. Stiamo insieme quel che resta
della mattinata e poi mi accompagna a prendere il metrò che mi
riporta a Recife. ˚ un po' come se il suo paese fosse Gorgonzola
e Recife fosse Milano93.
Una volte a Recife, prendo l'autobus e raggiungo Olinda.
Ho l'appuntamento con Gigi per assistere a una
rappresentazione del Pe no chão all'interno di una scuola.
Fermo una ragazza e le chiedo dove è la scuola tal dei tali. Mi
chiede se posso parlare in inglese, ma non ci riesco: mi vengono
tutte le parole in portoghese! Alla fine mi chiede di dove sono.
Italiano. E lei: „e io sono di Roma‰. Ma vaffanculo! Comunque,
questo fatto dimostra inequivocabilmente il nostro grado di
mimetizzazione ☺.
Torniamo alla sede del Pe no chão e ci dicono che c'è un
gruppo che sta facendo capoeira in strada. Ora che troviamo il
posto, è già tutto finito. La sera non ci sono attività e ci
facciamo un giro per Olinda.
105
39°° giorno 20-10 giovedì
106
Liliany mi viene a prendere alla stazione: mi spiega infatti
che è pericoloso per uno straniero aggirarsi da quelle parti la
sera (ma va? una novità!). Mi porta a casa sua e trascorriamo
un'altra notte insieme. Parliamo delle nostre famiglie. Mi
racconta che sua madre è divorziata, che ha un cugino che per
lei è come un figlio, che il suo ragazzo di prima la picchiava,
che un suo zio tentò di violentarla, del suo legame molto
profondo con una sua zia. Io le parlo di mamma e papà, di
quello che mi hanno insegnato. Di quanto è bella la mia
mamma. Le racconto di Virginia, e del suo sogno di fare
l'attrice. Anche lei mi dice che vorrebbe fare l'attrice, ma non ha
il coraggio di tentare.
Poi passiamo alla politica: mi chiede del referendum95 (lei
è per il no), discutiamo della situazione in Brasile. Tra le altre
cose, scopro che nel paese votare è un dovere, nel senso che se
non vai devi pagare una multa di di 3,5 reais.
A un certo punto mi accarezza tra i capelli e la sua mano
rimane impigliata in una grossa ciocca completamente
annodata. Mi dice, divertita, che è un dred96. Le dico di sì, ma
naturale, nel senso che non ho dovuto fare nulla per ottenerlo.
Le spiego che, solitamente, non uso il pettine. Credo che siano
le 3 quando ci lasciamo vincere dal sonno.
107
alla mattina ci alziamo, Liliany mi accompagna a Recife.
Quando siamo sotto il palazzo del Pe no chão ci salutiamo. Lei
piange un poco. Mi chiede di telefonarle prima di andare via,
questa sera. Glielo prometto.
Salgo alla sede, proprio nel mezzo della riunione degli
educatori. Stanno riflettendo sulla metafora del giardino e del
giardiniere97. La cosa interessante è che per chiudere la riunione,
Audì (non la macchina!) propone che ognuno dica una parola,
una sola, che gli viene in mente pensando alla discussione di
oggi. Una ragazza dice „merda‰, motivando che spera che tutto
il mondo possa essere coperto di merda per far germogliare
nuovi fiori in tutto il pianeta. Alla fine della riunione le stringo
la mano, le dico che per me è meglio di Che Guevara e le canto
gli ultimi versi di „Via del campo‰98.
Dopo, finalmente!, riusciamo a parlare approfonditamente
con Jocimar. ˚ una conversazione ricchissima e Jocimar è
bravissimo a capire il tipo di interlocutore, a usare le parole e le
immagini giuste per centrare il bersaglio. Ho paura che non
riuscirò a rendere perfettamente lo spirito della conversazione.
Vediamo.
Per prima cosa ci dice che noi abbiamo problemi ad
arrivare in orario. E che cazzo, adesso mi arrabbio! Gli rispondo
che lui il primo giorno ci ha detto che dovevamo fare il piano e,
invece, nessuno ci ha più detto niente (quando erano le
iniziative, a che ora, dove...). Jocimar capisce che siamo un po'
incazzati e comincia a spiegarci che ciò è avvenuto perché questa
settimana c'è stato molto casino, c'erano dei militanti di altre
associazioni gemelle a cui ha dovuto spiegare e mostrare tutta la
loro attività. Poi comincia a entrare nello specifico e a
raccontarci di ciò che fanno e del perché lo fanno.
108
Ci racconta dell' „eco della periferia‰99. Racconta che c'è
un'eco per ricordare Carlo Giuliani100, una per il problema
dell'acqua. Al termine di ogni attività tutti si siedono in cerchio
per terra formando la „roda do dialogo‰ e viene proposto un
tema di lettura della giornata, un approfondimento. Gli chiedo
come fa a spiegare a un ragazzo di strada brasiliano chi era
Carlo Giuliani e perché è morto. La mia perplessità è che queste
cose siano distanti dalla vita e dalla percezione di una ragazzo
che vive per le strade di Recife.
Ma Jocimar mi spiega che queste cose invece c'entrano
con la gente: come Carlo è stato ucciso dalla repressione perché
lottava per un mondo diverso, così qui in Brasile succedono le
stesse cose. Ancora, Carlo è morto durante il G8, che c'entra col
Brasile perché è lì che viene deciso in che direzione deve andare
il mondo. In questo modo, ci spiega Jocimar, le persone
acquistano coscienza di sé come esseri umani.
Gli chiedo quanto di Paulo Freire c'è nella pratica del Pe
no chão. Mi dice che c'è tutto, ma che Freire fu solamente uno
che scrisse di quella pratica, ma che in tutto il mondo c'è gente
che scrive poco ma pratica tutti i giorni. Ci parla di don Milani,
don Ciotti, don Gallo (guarda caso sono tutti preti, perché in
Italia la sinistra è sempre stata manchevole nel settore
dell'educazione e della pedagogia).
Mi dice che il succo della questione è molto semplice: si
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tratta dell'educazione come pratica di liberazione e libertà.
Ci consiglia un paio di libri: la „Pedagogia
dell'autonomia‰ di Freire e „Professora Sim. Tia Nao.‰. Ci tiene
a precisare che a scuola non ha studiato niente, ma che tutto
quello che sa (e, credetemi, ne sa veramente tanto) l'ha imparato
lavorando in strada, crescendo con gli altri educatori. Ci dice
che non hanno una tavola sinottica con tutte le risposte ma che,
di volta in volta, tentano di costruire la soluzione al problema.
Ci spiega i concetti di settario e di radicale secondo la sua
esperienza. Il radicale non è colui che non cambia mai idea, ma
è chi muta idea e muta pratica contemporaneamente, cioè
mantiene una coerenza tra le cose che fa e le cose che dice.
Prima di salutarci ci chiede come va la pousada. Tutto ok,
anche se abbiamo speso tanto, nonostante uno di noi abbia
dormito fuori. Jocimar, sgamato, mi chiede subito: „sei stato
con qualche ragazza?‰. Sì.
Ci chiede ancora scusa per non aver saputo/potuto
organizzare meglio le giornate e se ne va per la strada. Oggi deve
portare dei bambini a prendere il gelato. Ci sarà anche una
signora di 84 anni che in vita sua non ha mai leccato un gelato.
Mentre si discolpa per l'organizzazione, gli dico: „Troppo
lavoro‰. „No, no, io faccio finta di lavorare!‰. Questa l'ho già
sentita ☺ .101
Nel pomeriggio rimaniamo in sede: c'è una lettura
collettiva con i bambini. Un po' gioco, un po' scrivo il diario.
Quando arriva il momento di andare, i bambini ci salutano in
questo modo: tre „boa noite‰, il primo sottovoce, il secondo
normale, il terzo urlando a squarciagola. Ovviamente urliamo
anche noi. E come tutte le urlate, è molto liberatorio, perché
sprigioni la massima energia della vibrazione.
Arriviamo alla rodoviaria appena un quarto d'ora prima
della partenza dell'onibus: Maria non sarebbe contenta ☺.
Giusto in tempo per telefonare a Liliany. Ci salutiamo. Mi
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chiede scusa per essersi messa a piangere. Dice che non è molto
brava con gli addii. Le sorrido, anche se non può vedermi e le
dico che va tutto bene. Ciao, Liliany.
Con questo autobus si chiude un altro pezzo di viaggio.
Ci aspetta un fase in cui dovremo correre molto: Salvador, Rio e
S. Paolo in 5 giorni, , ma sarà comunque una fase di vacanza,
in cui il tempo che non passiamo in pullman lo passiamo a
zonzo per le città.
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„Con questo autobus si chiude un
altro pezzo di viaggio. Ci aspetta un fase in cui
dovremo correre molto: Salvador, Rio e
S. Paolo in 5 giorni, , ma sarà comunque una fase di vacanza⁄‰
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Facciamo un giro in città e al pomeriggio andiamo alla
spiaggia di Ararmação. Niente di particolare da segnalare, se
non tre ragazzine che si fermano un po' a parlare con noi.
Quando cala il sole andiamo in giro per la città. Percorriamo
una via molto grande e trafficata (tre corsie per carreggiata). La
cosa particolare è che da una parte della strada ci sono i
condomini e i grattacieli, dall'altra le baracche di uno o due
piani. Non so se è una favela vera e propria, però il contrasto è
comunque fortissimo. In un giorno riusciamo praticamente a
girare tutta la città, anche se in maniera grossolana.
Sulla via del ritorno passiamo da un centro commerciale e
chiediamo a una signora quale sia la direzione per il centro
storico (dove abbiamo l'albergo). Gentilissima, non solo ci
indica la strada, ma ci accompagna pure fino all'hotel. Quando
ci salutiamo ci lascia anche il suo numero di telefono.
Dopo aver preso a un baracchino un paio di snack e
relativi succhi, prendiamo l'ascesore102 e andiamo alla città
bassa, perché cÊè ancora il fumo da finire. Una volta nei paraggi
del porto incontriamo dei bambini che spacciano. Ci dicono
che hanno tutto: maria, crack, coca e pure qualcos'altro che non
riesco a capire. Alla fine ci salutiamo e ci raccomandano di stare
attenti perché da quelle parti è molto pericoloso la notte. E se ce
lo dicono gli stessi spacciatori...
Ci appartiamo in un pezzettino di spiaggia buio e
relativamente tranquillo. Devo essere sincero: ho paura che
succeda qualcosa di brutto. Dopo un cifro di tempo per
preparare la canna, si scopre che l'unico accendino che abbiamo
non funziona. Allora Gigi torna in strada a vedere di recuperare
qualcosa, mentre io lo aspetto in spiaggia. Inutile dire che mi
cago addosso. Alla fine, causa assenza di fuoco, il progetto
canna è rimandato.
102 Che per 50 centesimi di real ti porta giù, dai piani alti a quelli bassi, fino alla
strada che costeggia il mare.
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„⁄sveglia all'alba. Prendiamo il taxi
e arriviamo alla rodoviaria. Prendiamo l'autobus
delle 7 alla volta di Rio. Ci aspetta
tutto un giorno, una notte e una mattina di viaggio.‰
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42°° giorno 23-10 domenica
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non fa niente, un po' per paura, un po' perché è corrotta. Lo
stato, in queste zone, non esiste. Altre zone, come per esempio
quelle turistiche, sono invece controllate dallo stato. C'è una
tacita legge per cui nessuno dei due (mafia e stato) invade le
zone altrui. Tra l'altro, lui ci offre un tiro di canna e Gigi fa
altrettanto. Glaucos ci dice che la nostra non è di buona qualità.
Sulla via del ritorno ci fermiamo a bere qualcosa in un
bar. ˚ pieno zeppo di ragazze. Mentre bevo incrocio lo sguardo
con una di loro. ˚ molto carina e mi sorride. Ricambio. Accade
un'altra volta. Allora io prendo il mio succo d'arancia e vado
verso di lei. Come ti chiami? Lohane. Lavori o... Lavoro. E
sorride. Quanti anni hai? Diciannove. E a me quanti me ne dai?
Ventiquattro. Brava! Si vede che hai ventiquattro anni, ma con
la barba sembri più vecchio. Non ti piace la mia barba? Penso
che staresti meglio senza. Dopo un po' che parliamo noto che
non sta bevendo niente. Vuoi qualcosa da bere? Mi vuoi offrire
qualcosa? Eccome, no!?
Mentre siamo al bancone le chiedo che lavoro fa. Lavoro
qui, dice ridendo. Ah, lavora qui, ma non fa la cameriera... Ah,
ho capito. Ti piace il tuo lavoro? Più o meno. A un certo punto
mi chiede che vogliamo fare. Le dico che mi piace molto, ma
non mi piace molto pagare. Le dico che forse è meglio se vado,
se lei deve lavorare. Sorride. Sì, penso di sì. Ci salutiamo. Mi
dice che spera che la prossima volta che ci vedremo sarà in un
posto diverso: un ipermercato, una spiaggia, un ristorante. Lo
spero anch'io. E spero che non dovrà più fare questo lavoro.
Esco dal locale e aspetto Gigi che sta parlando con una
collega di Lohane. Gigi, dimostrandosi ancora una volta molto
più sveglio di me, ha capito subito il mestiere della sua
interlocutorice. Mentre aspetto passa una tipa che vende rose.
Ne compro tre bianche e le regalo a Lohane. Avevo voglia di
fare così. Spero che le faccia piacere. Non tanto per le rose.
Quanto per il fatto di sapere di non essere (per tutti) un oggetto
di piacere, ma una persona, una ragazza. Torno in albergo con
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una grande tristezza. Non so perché. Forse perché vedere una
ragazza così carina, così dolce (a me è sembrata così, non so se
fosse parte del suo lavoro) a 19 anni, che fa la puttana, e che
forse, addirittura, non le dispiace più di tanto, mi fa male. In
questo viaggio abbiamo visto moltissima gente che se la passa
molto (molto molto) peggio, però... non so, fa male.
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cominciando a fare buio, ma la spiaggia è ancora affollata e
illuminata dai fari. Ci si avvicinano due tipi (come era già
successo un sacco di volte) e ci offrono della maria, ci chiedono
dell'Italia e bla bla bla. Ci chiedono se possiamo dar loro un
dollaro per mangiare. Intanto, senza che ci facessimo molto
caso, i tipi diventano sei.
La situazione butta male: infatti, quando facciamo per
alzarci e andarcene ci saltano addosso e uno di loro tira fuori
un coltello e mi minaccia. A Gigi saltano addosso in due. Ci
portano via i soldi (euro e reais), la mia macchina fotografica e
la chiavetta MP3 di Gigi. Ci lasciano documenti e carte di
credito. Alla fine, ho solo un taglietto sul dito e il bottone di
una tasca dei pantaloni rotto. Poteva andare molto peggio.
Per un paio di ore non mi va molto di parlare. Man mano
che realizzo cosa è successo una rabbia feroce e furiosa mi
monta dentro. Quando arriviamo alla rodoviaria sono in piena
fase esplosiva. Tiro una media di una bestemmia ogni 15
secondi. Credo di essere abbastanza intrattabile. Dei soldi non
me ne frega niente. Della macchina un po' me ne frega, ma non
molto. Ma sono incazzato nero per le foto che c'erano. Una
cinquantina. Da Fortaleza in poi. I catadores, Marina, le fevelas,
Liliany. Tutto perduto. Come mi fa incazzare. Porco D....
Saliamo sull'autobus per San Paolo. Sono le 23.
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delusi. Avevamo preventivato di spendere 2000 R. con tutta la
buona volontà che ci mettiamo arriviamo solo a 350 R.
Intanto il tempo passa ma l'incazzatuara per la rapina
rimane. Se mi facessero votare adesso per il referendum, voterei
NO e poi andrei a comprare un bazooka. Però il tempo dirada
anche le emozioni e cominciano a farsi strada anche delle
riflessioni più razionali. Così credo di capire cos'è che mi fa
tanto arrabbiare. La rabbia che provo è una forma di
risentimento, perché mi sono sentito indifeso, impotente, alla
mercè dei capricci di altre persone. Credo che sia per questo che
provo tanto rancore. Oltre che, naturalmente, per le foto che
sono andate perdute. Porca troia!
Ci andiamo a imbarcare all'aeroporto e succede il delirio.
Come da accordi, chiediamo alla tipa di fare il doppio check-in,
in modo da ritirare i bagagli a Milano e non dover andare fino
a Parigi. La tipa ci dice che non è possibile, dobbiamo per forza
arrivare fino alla capitale francese. GELO. Cominciamo a dirle
che non è possibile, che avevamo già chiesto e che ci era stato
assicurato che non ci sarebbe stato alcun problema. Allora la
tipa ci gira all'ufficio Alitalia. Lì, un'altra tipa, dopo essersi
consultata col suo capo, ci dice che non è possibile. Al che,
riparte la pantomima („ma non è possibile, ci avevate
garantito....‰).
Alla fine, come nei migliori film di Totò, le chiediamo:
„ci faccia parlare col direttore‰. E, anche con quest'ultimo,
ripetiamo la sceneggiata. Alla fine ce la facciamo e ci fanno il
doppio check in. Grazie a dio/buddha/visnù/allah/manitù/!
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Ringraziamenti
Beh, dopo un tale viaggio potete scommettere che di
persone da ringraziare ce ne sono e sono anche parecchie.
Al primo posto, ovviamente, sono la mamma e il papà.
Può sembrare un ringraziamento scontato e doveroso, ma non è
così. ˚ un ringraziamento veritiero e sentito. Lo è perché
nessuno a questo mondo si fa da solo. ˚ sempre il risultato di
una qualche interazione esterna con persone e ambienti.
Oltre allÊappoggio meramente economico (comunque
fondamentale), ho potuto contare su quello personale: sapere
che ovunque ero, qualsiasi cosa facevo, cÊera un posto in Italia,
una casa, in cui cerano almeno due persone che sarebbero
sempre state con me.
Quando dissi per la prima volta: „Che ne dite se vado a
girare il Brasile per un paio di mesi?‰, mia mamma non fu,
diciamo così, entusiasta. Era (molto) preoccupata. Ma non si è
mai permessa di dire cose tipo: „tu non ci vai‰.
Lasciare vivere la propria vita e esserci nel momento del
bisogno. Non è facile. ˚ il mestiere del genitore.
Poi, per forza, il mio compagno di viaggio, Gigi, che mi
ha sopportato per 45 giorni senza mai mandarmi a cagare e con
cui ho condiviso molto.
Tutte le persone che ci hanno dato una mano per la
preparazione del viaggio (i ragazzi dei Cachoeira de Pedras,
padre Sandro, Roberta)
Tutti gli amici che, senza giocare un ruolo di primo piano
nel viaggio sono sempre stati presenti e che ho sempre sentiti
vicini.
Angelo, fondamentale nella stesura definitiva dei diari.
E, per finire, mi sembra il minimo ringraziare tutte le
persone che abbiamo incontrato nel nostro cammino (tutte,
anche i ladri), e senza le quali questo viaggio semplicemente non
sarebbe stato.
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