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I cocomeri

forse stretta dassedio la nostra citt?


O si prepara ad una terribile insurrezione?
Carretti pieni di verdastre bombe
(le ricopre la patina formatasi
in fondo allumide cantine, nellattesa,)
con la lor miccia pronta
percorrono in tutte le direzioni
la citt insorta.
Le donne le nascondono nei grembiuli,
vergini rosse; i bambini
le portano in mano con disinvoltura
come tanti Balilla gridando:
Oh la romper!
Nelle piazze, nelle vie, dovunque si scorgono
minacciosi mucchi di cocomeri
(le bombe formidabili si chiamano cos:
e come si potrebbero chiamare altrimenti?)
e ogni buon cittadino
pu procacciarsene ed estinguere
la sua ardente sete deroismo.
Insegne rivoluzionarie
fanno pompa del loro rosso patriottismo
sulle porte di tutte le botteghe,
incitanti.
Scheggie di bombe esplose giaccion nei cortili,
sopra le mura sui selciati, navigan nel canale.
I monelli improvvisano elmi di bronzo.
Non ostante il solito aspetto pacifico
della quotidiana vita cittadina
non c da dubitare che domani allalba
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insorgeranno tutti come un uomo solo
quando voi batterete, o fabbri rudi,
lavemaria sulle vostre incudini.
corrado govoni
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Variazioni autunnali
Ora pi non saccendono sui campi
le belle guerre elettriche
dei temporali estivi,
n crepano tra linfernal concerto
degli elementi sulle case pallide
i bequadri diabolici dei fulmini.
Pi non sventola il candido bucato
delle nuvole dietro il cimitero
sopra la corda dellarcobaleno:
sui comignoli tuban le colombe,
il crepuscolo sfoglia rose e rose
e larmoniosa squilla della sera
canta la pace dopo la tempesta.
Ora gli sparsi attendamenti dangeli
della canepa furono levati
e la piccola fiamma di speranza
del colchico lillaceo,
il fiore delladdio, s gi spenta
tra lerba inaridita.
Anche la verde solidariet
delle foglie finita; vanno tutte
chi qua chi l come comanda il vento,
senza rammarico per il distacco.
Oscuro il cielo e lacqua piovana
seguita tutto il d lenta e monotona
a batter gi dai tegoli nerastri
sui marciapiedi rossi
dei cortiletti chiusi
col suo triste ticchettio di pendola.
Ogni mattina l dal borgo avvolto
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nella malinconia della nebbia
arrivan gli orrendi urli di dolore
dei poveri maiali che si sgozzano,
e fischiando unallegra romanella
guida al campo il boaro il vecchio aratro;
cantano i galli rochi
dentro i chiusi pollai,
e quei canti sonori
suonano al cuore trepido
del cacciatore che attraversa laia
come un dolce saluto.
Poi quando lalba spunta
riecheggia nel paese il sottil grido
dello spazzacamino;
sulla soglia un cencioso vagabondo
sveste il suo bisunto violino
(oh magra nudit di crocifisso!)
e si mette a solleticarlo ed ecco
guizza pronta lanimula giuliva,
salta, sgambetta, soffre, si schermisce,
scivola via lontano balza in alto
sta in equilibrio sopra un precipizio
ferma su lesil gamba del cantino.
Addio! Addio! il tempo dellautunno,
lo scialbo indomani della festa,
la feccia che si trova in fondo al calice.
Basse e plumbee fuggono le nuvole
nelluniforme grigio, il vento sibila
vendemmiando lultime gialle foglie.
Sui sassi della corte camminando
con passi studiati al minuetto
va un pavone, ora volgesi or solleva
il suo strascico, verde cardinale.
E i taciturni amanti provinciali,
attardati al balcone
nella sera di sabato,
si bacian freddamente
corrado govoni
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con un gusto di cenere sui labri.
Sentono lorfanezza della stagione
penetrare nellanima
e stringere il lor cuore sconsolato
una mano di gelo.
E vorrebbero piangere e morire
tanto dolce leffluvio nuziale
che manda il gelsomino,
dallumido giardino;
tanto acuto lodor che fluttua e sale
dai fiori fradici degli oleandri,
il triste odore di mandorle amare.
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Estratto da Corrado Govoni, Poesie elettriche,
Quodlibet, Macerata 2008.
Ulteriori informazioni: http://www.quodlibet.it/schedap.php?id=1779

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