Un po' di tempo fa scelsi per il mio profilo Facebook una foto in cui
apparivo, a mio avviso, serena e rilassata, seppure non sorridente.
Appena postata, insieme a qualche like di quelli che non si negano mai a nessuno, arrivarono anche commenti tipo: "sei pi bella quando sorridi", "bella, ma seriosa", "che aria triste!". Poco dopo vidi accadere una cosa simile ad un' "amica" di Facebook. La foto che lei post era, a mio parere meravigliosa, ma molti dei commenti lamentavano che lei, nella foto, non stesse sorridendo. Qualche tempo dopo, una cara amica mi chiese con un tono che suggeriva che dalla mia risposta potesse dipendere il verdetto finale nel tribunale della vita, se fossi felice. Feci un veloce inventario di aspirazioni e desideri e, con sorpresa, e forse un pizzico di delusione, dovetti ammettere che si, grosso modo la mia check list della vita era gi a posto. Eppure non riuscii a risponderle cos le dissi che ci avrei pensato. Ho notato che tipicamente la felicit si abbina a: sorriso, bellezza, famiglia (maternit e paternit incluse), amore, successo professionale o competitivo-sportivo, attivit in totale libert (leggi party sfrenati, alcool, sesso e discese libere su superfici di ogni tipo...), giovent. Ma. La felicit innanzitutto un'emozione, non un fare o un essere. E le emozioni sono tali se spontanee. La definizione di felicit, cos come sceneggiata ai tempi dei social ha un copione preciso: il titolo di lavoro in inglese, la foto al mare caraibico, possibilmente con accessorio alcolico, l'occhiale cuul molto nero molto #facioselfifighi, un libro pubblicato (nei casi mind-oriented) o, in alternativa, la maratona (nei casi body-oriented), il piatto di quello che stai mangiando nel ristorante molto cuul, e un corpo (o almeno una parte di) possibilmente molto vicina agli standard bigjim/barbie/veline/velini. Con questa check list la felicit portata di post e di identit pubblica. Eppure si sa: aumentato l'uso degli psicofarmaci, dei suicidi, di dipendenze e di malessere. Ma allora mi chiedo: tutte questi aumenti di malesseri debitamente catalogati e mediaticamente teatralizzati sono dovuti alla presunta infelicit o, piuttosto, al fatto che non sia pi accettabile essere di cattivo umore? In altre parole, se ti allontani dalla sceneggiata di cui sopra (vedi, postare una foto non sorridente) ti criticano perch, indirettamente, metti in discussione la check list della felicit?. E' un po' come ribadire che no, non esiste il manuale con le istruzioni per l'uso della vita. Difficile da accettare nella societ del justdoit. Tra i nostri studenti, noto aumentare (N.B. unit di misura empirica e soggettiva: i miei occhi e le mie orecchie) non l'ansia di essere magri, di avere una bella carriera, di guadagnare tanti soldi, di divertirsi e visitare tutto il mondo ma... quella di non essere felici. Arrivano da noi e se per puro caso, non si innamorano nel giro di qualche giorno e non si sentono estaticamente contenti per la meravigliosa esperienza che stanno facendo entrano in ansia e si sentono sbagliati. "Perch tutti sono felici e postano foto sui social e io no?". L'omologazione sempre il migliore dei tranquillanti. La check list del benessere si trasforma cos in decalogo di severi comandamenti. La punizione a non seguirli l'ansia corrosiva, un fuoco interiore che avrebbe fatto invidia a Dante. Guai a mostrarsi non sorridenti. Guai ad essere di malumore. Guai a provare uggia o peggio essere pensierosi. La rabbia passi, ma la melanconia no, inaccettabile in realt una sindrome latente depressiva e va curata (come, mi dicono, la cellulite) e certo l fuori c' il prodotto che fa per te. Cos fatte le canoniche riflessioni, sono tornata dalla mia amica e le ho detto, che ci avevo pensato e che si, ero molto felice e lo ero perch avevo scoperto che la misura della felicit direttamente proporzionale al fregarsene di essere felici e soprattutto indirettamente proporzionale alle sceneggiature scritte da altri.