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PAUL BOURGET

UNO SCRUPOLO
ROMANZO
MILANO. CASA EDITRICE SONZOGNO MATARELLI. Stab. Grafico Matarelli . Milano. Via Passarella, 15

PRIMO FRAMMENTO
DEL DIARIO DI FRANCESCO VERNANTES.
Parigi, notte dal 7 al1'8 gennaio 187...
...Com' strano, il meccanismo che mi serve da sistema nervoso! Io stesso
non so che cosa pensarne! Fui alla guerra, e non mi ricordo di aver mai
dormito d'un sonno pi profondo di quello a cui mi abbandonai nella notte
che precedette la giornata di Coulmiers... Eppure, ero sdraiato su di una
dura tavola, in uno stanzone di fattoria aperto ad quattro venti, e avevo la
prospettiva di partecipare alla prima battaglia! Ebbi poi un duello per i
begli occhi della povera Paolina Raffraye, della quale non ero affatto
1'amante, e anche la notte antecedente a quello scontro assurdo dormii d'un
sonno intensissimo, di quelli che nemmeno una cannonata potrebbe
interrompere!... E la pi piccola emozione sentimentale, anzi soltanto il
ricordo di un'emozione di questo genere, basta a sconvolgere questi miei
poveri nervi, a tal segno che ora, per esempio, sono qui, alle due dopo
mezzanotte - dopo aver riacceso io stesso il fuoco nel caminetto della
biblioteca, - tutto intento a scrivere su questo quaderno lasciato in
abbandono gi da molti giorni, proprio come se fossi un poetino di diciotto
anni!
Purtroppo, ne ho trentotto, e non sarei pi capace nemmeno di mettere
insieme due soli versi!.. Ma, questa sera, troppe cose sono state ridestate
nella mia memoria, e devo ricorrere all'unico mezzo che possa servire a
dar sollievo ai miei nervi, in casi simili.

Questo mio bisogno frenetico di scrivere, in uno stato di eccitazione che


conosco bene, una delle mie tante anomalie. Perch? In che modo?... Da
non poco tempo ho rinunciato a trovare la soluzione, o le soluzioni, degli
enigmi della mia anima. Gli anni non mi sono stati utili per comprendere
me stesso, ma mi hanno almeno reso pi facile l'impresa di accettarmi
quale sono. un progresso o una decadenza? Ma quale filosofo riuscir a
dimostrare che queste due parole non sono sinonimi?
Eppure, due ore fa, mentre entravo al Circolo, ero lontanissimo
dall'aspettarmi la crisi di sentimentalite che mi inflitta da questa tutt'altro
che igienica insonnia!
Ero appena uscito dal Teatro Francese, dopo avere ascoltato una
commedia di Marivaux - l'autore che preferisco, perch lo spirito gli deriva
dall'emozione - recitata in modo delizioso da quella birichina di Coletta
Rigaud, sul cui conto so una ventina d'aneddoti tali da far rizzare i capelli.
- Secondo enigma, ancor meno spiegabile di quello dei miei nervi! Come
si pu capire la metamorfosi, quotidiana e ad ora fissa, di una
commediante in una vera gran dama, e di una donna alquanto volgare in
una creatura finissima, dalla mente acuta, dal temperamento ricco di
sfumature e di vibrazioni giuste? Un po' di carminio sugli zigomi e sulle
labbra, un po' di bistro sulle palpebre, un neo finto su uno zigomo, una
parrucca incipriata, un costume del settecento, le luci della ribalta, i tre
colpi del direttore di scena... ed ecco: la creatura sognata dal poeta pi
sottilmente delicato si muove e sorride, parla e sospira davanti a noi,
invece della femmina che poco prima, nel suo camerino, diceva cose
volgarissime a due signori dediti allo sport, intelligenti quanto i loro
cavalli.
Che utile consiglio, quello di godere delle apparenze, domandando loro
soltanto d'esser pretesti ad un sogno vago che non dovr realizzarsi!...
Certo, avrei fatto meglio se fossi tornato a casa sotto l' impressione
piacevole di quello spettacolo... Ma, passando nelle vicinanze del Circolo,
mi ero sentito un po' d'appetito, e avevo pensato di salire a sorbire una
tazza di brodo un po' pi autentico di quello del ristorante e a spolpare una
mezza pernice fredda... Un simile programma non avrebbe potuto
sembrarmi pericoloso, e l'avrei svolto, borghesemente, se per andare alla
sala da pranzo avessi attraversate le sale di destra anzich quelle di sinistra.
Infatti, in quel caso, non avrei incontrato Mazurier, che stava per uscire, e
non avrei scambiato con lui le poche frasi di saluto che mi costeranno una
nottata senza sonno.

Oh! strano! - esclam Mazurier, mostrandosi assai lietamente sorpreso.


- Siete a Parigi!... Che fortuna!... Andiamo a cenare con qualche
donnina?.. Se ne trovano sempre, in un certo bar che conosco...
- Non rinsavirete mai? - gli dissi.
- No! mai! - rispose lui, con una risata rumorosa e gioviale che
gl'illumin, come d'un riflesso, la rubiconda faccia d'atleta di
quarantacinque anni.
Tale lo conobbi nel nostro appartamentino al quarto piano, sul Quai
d'Orsay, e tale rimasto: un instancabile, inverosimile mangiatore di cene,
che non contento se non quando seduto a un tavolino di ristorante
notturno, fra donnine intente ad affogare nell'alcool i loro guai
professionali, e fra amici ubriachi di whisky, che propongono di andare a
veder spuntare il sole da un ostricaro del Mercato Centrale!
Vent'anni di una simile esistenza non hanno stancato Mazurier, che ai suoi
gusti ai nottambulo impenitente ne aggiunge uno pi bizzarro. Ma come
potrei definirlo? Una parola volgare non sarebbe esatta, se l'applicassi alla
pi strana e disinteressata mania, che consiste nel patrocinare dei
matrimoni molto morganatici e molto momentanei. Quell'uomo di ottima
pasta non seppe mai ascoltare le confidenze di una bella ragazza afflitta,
senza proporsi di alleviare quell'afflizione con un buon consiglio pratico e
senza dire a qualche amico: Se non avete donne, in questi giorni, pensate
alla bella... E nomina la ragazza, e ne illustra le buone qualit, come
farebbe un mercante per un cavallo in vendita! E, se appena vede negli
occhi dell' amico un certo lampo, lo invita a pranzo insieme con la
candidata! . .. Davvero, stasera non vedo altro che enigmi! Come si pu
spiegare che, rendendo simili servizi, Mazurier non domandi mai il premio
di riconoscenza che le sue facili clienti gli pagherebbero assai volentieri in
natura, e ch'egli non faccia mai un torto alla signora di Rugle, sua amante,
donna sulla cinquantina, fisicamente finita, la quale lo trad parecchie
volte?.. L'amava gi, quella donna, quando eravamo al Consiglio di Stato,
e allora, io gli dicevo spesso come gli dissi al Circolo:
- Volete dunque propormi una delle vostre derelitte?
- Avete quasi indovinato! - esclam lui, ridendo ancora pi forte.
Poi, con un'aria maliziosa, soggiunse:
- No; questa sera, no!... Si andrebbe verso l'ignoto!... Veramente, l'altro
giorno dovete esservi sentito un gran tintinnio nelle orecchie, perch si
parl di voi... E se avessi saputo ch'eravate a Parigi, vi avrei scritto...
-

Sentiamo: poich non volete venire con me, ora, ditemi quando
pranzeremo insieme, perch io possa invitare Bianca di Sant-Cygne.
- Non la conosco... Ma che nome strano!...
- un po' giovane... - disse Mazurier, ridendo ancora; - ma pu permettersi
bizzarrie di questo genere e fresca e bianca carne il nome che si scelto...
E che occhi, e che capelli!... E i denti? E le forme?.. Ah! far una bella
carriera, se non commetter troppe sciocchezze! La lanci Machault... Ora
amica di de Brves, che ha gi speso per lei settecentomila franchi; ma
questo non importa... Sta a fatto che se voi non la conoscete, lei vi
conosce; anzi, innamorata di voi, semplicemente, e mi supplic - capite?
mi supplic dinvitarvi a pranzo insieme con lei, un giorno che fosse
libera... Siamo nella stagione delle cacce: il momento propizio. De
Brves non c'... Dunque, fissate il giorno. . .
- Ah! ma troppo! - interruppi. - Vi ripeto che non conosco affatto questa
Bianca di Saint-Cygne (che razza di nome!...) e che quindi ella non pu
essere innamorata di me!. Dunque, caro Mazurier, voi volete mistificarmi,
cosa niente affatto lecita fra vecchi amici come noi... E una! Vi dir inoltre
che ho completamente smesso di cenare o di pranzare con signore di quella
specie, e che non muter pensiero, nemmeno per un anfitrione per il quale,
come per voi, io abbia molta amicizia. Ho una vecchia amica che viene
qualche volta da me a mangiare la minestra e il lesso, ed , anche troppo,
pensate!.. E due! Infine, ho l'intenzione di recarmi nel Mezzogiorno, per
scaldare al sole i miei nervi... E tre! E con questo, vi d la buonasera, e
tante grazie!
- Ma non ho esaurito il mio incarico... - disse Mazurier, stringendo la
mano che gli porgevo. Una prova del fatto che Bianca vi conosce molto
bene, quantunque vi atteggiate a uomo morigerato... (atteggiamento che
potreste tenere in serbo per quando avrete a che fare con qualche marito
geloso) che quella cara ragazza, prevedendo le vostre esitazioni,
soggiunse: Se non vorr, gli dirai che io sono la sorella di Alina!... Vedrai
allora, che non dir di no!. Infatti, accettate... Lo capisco dall'espressione
del vostro viso... Non sbaglio, eh?...
- Non sbagliate! - affermai, stupito per quel che mi aveva detto il mio
amico.

E soggiunsi:
- Diamine! Come avrei potuto indovinare... La sorella di Alina!... Avete
detto che mantenuta da de Brves... da quel de Brves proprietario di
cavalli da corsa?...
- S, precisamente dal nostro Ettore! - rispose Mazurier.
- Ed completamente lanciata?
- Non potrebbe essere lanciata meglio che non sia!... Palazzina in via
prony... un gioiello di coup... dei cavalli piccoli cos, e dei brillanti grossi
cos... E che guardaroba,. amico mio!... Gladys, che ha il grave torto
d'essere invidiosa, dice che Bianca stupida e troppo frivola... Ma vi
assicuro che invece abbastanza furba, quella piccina!
- Ebbene... - dissi, dopo un breve silenzio. - Si tratta infatti di un'avventura
piccante, anzi molto piccante!... Un giorno o l'altro, caro Mazurier, vi
racconter tutta la storia... Intanto, accetto... Va bene marted?..
- Sia pure marted! A casa mia, alle otto... Si star meglio che al ristorante.
E chi devo invitare, oltre a Bianca?
- Chi vorrete - dissi - purch mi sia possibile parlare con quella ragazza...
Vi prometto di raccontarvi tutto.
- Non necessario. So che sar un pranzo di nozze, e questo mi basta! esclam Mazurier, ridendo.
Poi riprese; con solennit:
- Dunque, la signorina Bianca di Saint-Cygne e il signor Francesco
Vernantes qui presente sono fidanzati... Questo quanto risulta, per me,
dalla nostra conversazione, e ne ho molto piacere, mio caro Francesco.
tanto graziosa, quella piccina! . .. E de Brves rappresenta per lei una bella
posizione finanziaria, ma, veramente, nulla di pi...
***
Rise di nuovo, rumorosamente, lanciandomi quella frase che m'assolveva
in anticipo del fatto di approfittare (in cambio d'un po' di gentilezza e di
qualche regaluccio) del lusso di cui l'amante titolare sosteneva le spese.
Frequentando assiduamente le donne galanti, quell'uomo, figlio di borghesi
onesti, e borghese onestissimo egli stesso, ha finito col formarsi, in materia
d'amore, una comoda morale molto simile alla loro.
E, nella sua idea che sia quasi ineluttabile che un uomo s'immischi negli
amori di un altro, c' una sincerit piena di candore, dato che lui, per
proprio conto, non mette in pratica questa teoria.

Macchinalmente, risi come lui e lo salutati. E se egli immaginasse il


turbamento morboso prodotto, in me dal messaggio che mi ha comunicato
con tanta compiacenza?... Se lo immaginasse, forse mi capirebbe.
L'amante fedele di una donna di cinquant'anni, che non vuol ridurla alla
disperazione col lasciarla, perch sa di essere la sua ultima felicit, deve
avere un carattere romanzesco a modo suo. Ma, trattandosi di scegliere un
confidente, un foglio di carta sempre preferibile ad un amico, poich
procura sollievo ugualmente, e non parla. Il popolo francese ha un
proverbio profonda; La carta sopporta qualunque cosa!
La sorellina della povera Alina, divenuta un' impura della categoria pi
elevata, mi fa sapere, dunque, per mezzo di Mazurier, che desidera
vivamente di pranzare con me!... Ironie del caso! E quest'avventura
dovrebbe sembrarmi piccante, anzi molto piccante, come dissi poco fa al
mio simpaticissimo amico, che ora dorme certo profondamente. con
la coscienza d'aver compiuto il proprio dovere!
Quante ragazze felici per merito suo dovrebbero apparirgli nel sonno,
mentre mi sembra di vederle deridere la mia malinconia facendomi
pensare a quel noto aforisma che dice: Chi non ha lo spirito della propria
et, ha di questa tutta l'infelicit...
S, a trentasette anni passati, tanto passati da esser quasi trentotto, io ho
ancora una sensibilit tanto insensata, che un incidente cos volgare pu
lasciarmi tutto vibrante di sogni, tutto fremente di malinconia! Se avessi
conosciuto Alina e sua sorella tre mesi fa, o sei mesi fa, la cosa sarebbe
abbastanza naturale... Se avessi amato l'una o l'altra, oppure l'una e l'altra
ad un tempo, la cosa sarebbe comprensibile... Ma non amai n l'una n
l'altra, non le conobbi che per una quindicina di giorni, e gi tanti anni almeno dieci o dodici! - sono caduti pesantemente su quell'avventura che
non fu un'avventura, su quell'orgia che fu un idillio, su quella carit che
cominci con la pi banale delle debolezze!...
Nelle visioni che ora mi ossessionano, c' qualcosa di ci che rievocano
queste parole disparate. Cercher almeno di fermarle, queste visioni
(prima che svaniscano del tutto, o siano sostituite da altre) in questo diario
che sar l'album di figure della mia seconda infanzia, se dopo i trentotto
anni verranno i quarantotto, e poi i cinquantotto, e poi i sessantotto, e
poi E poi, signor Vernantes, non avrete pi insonnie, e allora, forse,
avrete per unico avvocato, a patrocinare la vostra causa davanti al Giudice
che non s 'inganna, la bimba che conosceste quindicenne e della quale

Mazurier vi parl poco fa... Sarebbe un fatto ancor pi strano!... Ma esiste


un poi, quando si esalato l'ultimo respiro?.. Ed esiste un giudice?..
***
Certo non rivolgevo a me stesso domande simili, la sera in cui ebbi per la
prima volta il piacere di entrare con Alina nell'appartamento ch'ella abitava
in via Linneo, nelle vicinanze del Giardino delle Piante. Ho detto la
sera? No, fu una notte - anzi una notte di Natale, - quella stessa in cui
ebbi l'onore di esserle presentato. Le tenebre della mia memoria si
diradano un poco, e mi sembra ancora di provare la sensazione di caldo
ch'ebbi al viso quando entrai nel salotto di ristorante dove tre amici con le
loro amanti mi avevano dato convegno... S, esattamente quattro Natali
prima di quello della guerra, con un freddo asciutto, quasi uguale a quello
d'oggi.
Una di quelle tre donnine aveva organizzato la cena di mezzanotte,
annunziandoci la presenza di una sua compaesana, che ci avrebbe divertiti.
Mi sembra ancora di udirla dire:
- L'incontrai 1'altro giorno, durante un giro che facemmo al Quartiere
Latino... Non molto elegante... Si veste come una servetta!... Ma
graziosa, fresca, bizzarra... E come canta!... La sentirete, ragazzi! La
sentirete!
***
Quella chiacchierata illustrativa, in stile da cuoca, non avrebbe certo
potuto farmi prevedere la sorpresa che mi attendeva nel salotto riservato di
quel ristorante che avevamo scelto nelle vicinanze immediate del Quartiere
Latino, all'angolo di una delle vie che sboccano verso la Senna. Vi si
mangiava bene, allora, e gli stupendi saggi d'errori d'ortografia incisi sugli
specchi con brillanti d'anelli rivelavano una clientela dell'ordine - o del
disordine - pi comune. Un baccanale di amorini vestiti ai pampini e
ognuno con una gran tuba sul capo, certo dipinto, per saldare un vecchio
conto, da un artista geniale e faceto, a corto di quattrini, ornava le pareti
del salotto, i cui mobili erano coperti d'un velluto orribilmente
spelacchiato. Nel mezzo, era apparecchiata una tavola: con otto posate. E
su quello sfondo volgarissimo, io vidi la pi adorabile testa che abbia mai

sorriso nella vita, fuori dalle tele di Prudhon, il raro artista che fu il poeta
del sogno nella sensibilit.
Non ricordo pi se Alina indossasse uno di quegli abiti da servetta che la
sua amica le aveva rimproverati. Pu darsi! Ma il suo giovane corpo era
tanto snello da rendere grazioso anche un vestito comprato bell'e fatto per
poche diecine di franchi. D'altronde, in quel primo momento, non vidi altro
che il suo viso, un po' lungo, con le guance lievemente incavate, con una
bocca sinuosa, un naso diritto, occhi scuri e vellutati sotto una fronte
piuttosto ampia, dai capelli ondulati, bruni, con riflessi di rame, Un'aria di
precoce stanchezza era gi diffusa su quel viso, per effetto d'innumerevoli
veglie come quella. Ma il fascino dei lineamenti delicati era tanto
profondo, emanava tanto direttamente dall'essere intimo di quella bella
figliola, che quell'aria di stanchezza rendeva pi attraente la fisionomia nei
momenti di riposo e faceva sembrare pi magica la metamorfosi prodotta
da ogni minima eccitazione.
Gli occhi buoni e cupi brillavano di un umido splendore, le labbra e le
narici si aprivano come per aspirare la vita, e i denti erano lucenti e
bianchissimi, e una specie di luminosit sfiorava le gote un po' incavate.
Non era possibile veder sorridere a quel modo, senza immaginare quella
testa su di un guanciale, sommersa nella volutt fra l'onde dei capelli
sciolti.
Era una donna perduta, e di quale specie!... Certo una contadina, sedotta
da un commesso viaggiatore di passaggio e, poi lasciata in un ambiente
equivoco, fra intrighi da bettole e avventure da camere ammobiliate per
studenti!... S, era una cortigiana, ed era l'Amore. Sembra che il destino
crudele e ironico si diverta a creare esseri simili, fatti di tenerezza e di
carezze, apposta per renderli vittime della peggiore brutalit dell'uomo. Se
si sposano, il marito sempre un mascalzone; se prendono un amante,
s'imbattono sempre in uno sfruttatore, e se si danno alla vota galante,
finiscono in un ospedale o in qualche postribolo per soldati, un'esistenza
durante la quale tutta la delicatezza dell'essere loro si prodig invano per
dei bruti che le pagarono e le presero senza capire di avere avuto accanto
una creatura deliziosa caduta nell'atroce schiavit della prostituzione. Ma
chi pensa a distinguere nettamente fra il Destino e gli Esseri umani, e a
compiangere questi per le ingiustizie di quello?
***

Non ragionai certo in modo tanto astratto, a quella cena di Natale, o


almeno, se anche provai vagamente le sensazioni che oggi tento di
analizzare, non pretesi di formularle, e mi limitai a far la corte pi
immediata, pi pratica e, devo soggiungere, pi facilmente vittoriosa, alla
mia bella vicina di tavola.
Mi avevano messo, nella mia qualit di unico scapolo, accanto a quella
ragazza, e, gi alla seconda portata, il suo piede si era posato sul mio. Alle
frutta le avevo gi dato, sulle labbra purpuree, pi baci di quanti acini
d'uva vi fossero sulle fruttiere, e al caff era gi cosa intesa che l'avrei
accompagnata a casa.
Nelle scrivere in una forma tanto cinica questi particolari, so benissimo di
non riprodurre niente di quanto costitu, malgrado la loro profonda
banalit, la deliziosa magia che essi ebbero per me. Ebbi io pure, nella mia
giovent che ormai si prolunga troppo, una quantit di amanti, ed anzi
potrei atteggiarmi a dongiovanni fortunato... Ma fra tutte le prime volte,
non ce n' nemmeno una a cui vorrei ritornare, come a questa che sto
narrando.
Quella ragazza aveva gesti infinitamente graziosi, e un modo non so dir
quanto carezzevole e piacevole di difendersi e di cedere, di negare un
bacio o di darlo! E poi, da ogni sua minima parola, e perfino dai suoi
silenzi, s'indovinava uno spirito acutissimo, e da tutta lei emanava come un
effluvio intenso di gaudioso piacere, tanto ella era ancora schietta, senza
saperlo, nel suo carattere di popolana, rimasto un poco infantile, attraverso
la vita, e simile un poco a un mazzo di fiori selvatici dal profumo rustico...
Finii con l'essere completamente stregato!
La sua amica aveva avuto ragione di annunziarci ch'ella cantava
divinamente. Sul finir della cena, durante la quale ci aveva divertiti per
quel non so che d'ubriacante - come un odore di fieno appena falciato - che
ondeggiava intorno alla sua persona, la pregarono di dar prova dei suoi
talenti; e lei, puntati i gomiti sulla tavola e lasciando vagare attorno lo
sguardo, cominci a cantare con una vocetta leggera ma bene intonata.
Io gi temevo di udire qualche aria d'operetta in voga; musica saltellante e
parole volgari...Ma no! Quel poco di genialit che vibrava in lei le aveva
fatto capire la grazia affascinante delle ingenue canzoncine popolari che
doveva aver cantato, adolescente, nel suo paese nativo. Le facemmo
ripetere sei o sette volte uno di quei canti... Ora, rievocandolo, mi sento al
cuore quella lieve sensazione di deliquio che prodotta dai ricordi troppo

dolci... Le tenui strofette narravano della figlia dun re e di trenta marinai


intenti ad ascoltarla sulla sponda dell'isola - in riva all'acqua profonda.
La saletta era piena di fumo di tabacco; la tovaglia era macchiata di
liquori; le donne che avevamo con noi erano ignobili, e noi stessi, tutti
giovani di venticinque anni a cui era giunta da poco la notizia di Sadowa,
trascorrevamo la nostra serata in modo assai deplorevole. Ma la voce di
quella creatura che sembrava uscita da un quadro di Prudhon era tanto
limpida e soave!
Quella figlia d'un paese non lontano dal mare vedeva chiaramente, coi
suoi occhioni bruni, la costa dell'isola verdeggiante, e le onde azzurre, e la
goletta sottile dalle vele candide gonfiate dal vento degli spazi lontani! Il
suo istinto di popolana le faceva sentire profondamente il fascino di
leggenda emanante dalle ingenue parole della canzone, e le immagini
evocate cos rimasero in me, indimenticabili!...
Non saprei ripetere i discorsi che si fecero quella sera, n con quali parole
i miei amici e le loro amanti accolsero quelle strofette senza rima n ritmo.
So soltanto che in carrozza, dopo la cena, tenni stretta Alina fra le mie
braccia, come se ne fossi innamorato.
Provavo in quel momento, una volta di pi, quella specie di ardore unito a
un po' di tristezza che provai sempre quando m'accadde di avere accanto a
me, amante di un'ora, una donna tale da farmi pensare che, se avesse
vissuto diversamente, avrebbe certamente potuto essere per me oggetto di
un grande amore. come il simbolo di tutta la mia vita sentimentale,
questo continuo abortire delle mie passioni, questo tristissimo se, che
sempre mi si impone! In fondo a tutte le coppe nelle quali volli estinguere
la mia sete di sentire, si nascose sempre un'incrinatura impercettibile,
attraverso la quale vidi sfuggire il divino liquore che mi avrebbe inebriato
completamente.
Ma era nelle coppe, l'incrinatura, oppure in questo cuore che ebbe sempre
il bisogno funesto di sottrarsi all'incantesimo non appena gli avvenne di
cominciare a sentirsi ammaliato?
***
Veramente, per un epicureo quale allora ero io, avvezzo a non separare
mai l'idea del lusso da quella dell'amore, la casa nella quale mi condusse la
mia conquista di quella notte di Natale cos mal spesa, non poteva certo
prolungare in me l'incanto dei primi momenti. Scendemmo dalla carrozza

davanti a un portone daspetto meschino che non si apr subito. Poi, vidi
con stupore che Alina prendeva, sotto al primo scalino, una candela e dei
fiammiferi. La fiammella che tremol poco dopo sul lucignolo fumoso
illumin con la stessa luce il sorriso di lei, ancora prudhoniano, ed anche
una scala ripida e poco pulita.
Mi pentii di non aver detto al cocchiere di aspettarmi, e pensando alla
camera nella quale avrei dovuto dormire cominciai a deplorare d'aver
voluto fare lo studentello con quella specie di sartina, che ora mi aveva
preso per mano e mi diceva :
- Non far troppo rumore, perch ci sono degli inquilini stizzosi. Sono gi
stata minacciata di sfratto! Mi spiacerebbe dover lasciare questa casa, per i
portinai che sono tanto buoni!... Su! un altro piano... Tieni il candeliere;
siamo arrivati. Entrer prima io, e accender il lume...
***
Oh! goletta navigante con le vele spiegate al vento, verdi rive dell'isola
della canzone, linea turchina dei flutti... Oh! piangente figlia del re,
staccata dal suo bell'innamorato, che mai era avvenuto di voi?.. Ma io ero
giovane, e Alina era bella. Di fronte alla realt di quella esistenza di donna
galante, risi, in cuor mio, di quella specie di pazzia che aveva suscitato in
me tanta tenerezza per Alina. Mi guardai attorno, prima nella piccola
anticamera, pi graziosa e pulita, a dir vero, di quanto avessi immaginato
al veder le scale, poi nella camera da letto nella quale Alina mi fece
entrare. Quella modesta e leggiadra cameretta non somigliava punto a un
certo gineceo sontuoso che frequentavo in quel tempo... Ma non ebbi il
piacere d'insistere nei confronti, poich, quasi immediatamente, Alina fece
splendere la luce di una lampada il cui lucignolo era stato abbassato. E
allora la mia attenzione fu attratta da una scarpetta messa accanto al
caminetto, nel quale un ceppo finiva di consumarsi.
Era una scarpetta troppo grande per essere di una bambina, e troppo
piccola per essere di una donna - una scarpetta che doveva avere
camminato molto, poich si vedeva che era alquanto scalcagnata e logora,
bench fosse lucidata con cura e, internamente, non troppo sdrucita. - Per
un attimo pensai che si trattasse di un mezzo indiretto, da parte di Alina,
per chiedere all'uomo che l'avrebbe accompagnata una maggiore
generosit in occasione del Natale... Ma guardando la ragazza mentre
cominciava a spogliarsi davanti a un armadio a specchio, notai che la

scarpetta era veramente troppo piccola per essere sua. D'altronde, pensai
che Alina era troppo giovane per avere una figliola grandicella, cosicch
una curiosit naturalissima m'indusse a domandarle, indicandole con la
punta del bastone quell'oggetto inesplicabile:
- Che vuol dire?
- Ah! - esclam lei, che nel parlarmi mi dava del voi o del tu, a caso; - vi
ringrazio d'avermici fatto pensare!... la scarpetta della piccina!. .. E io mi
dimenticavo del Suo Natale!...
Corse a prendere la veste che si era tolta e che aveva gi appesa in uno
stanzino attiguo alla camera, estrasse da una tasca un piccolo cartoccio, e
dalla carta una scatoletta, e dalla scatoletta una catenina d'oro da cui
pendeva una crocetta.
Prima di mettere quel modesto gioiello nella scarpetta, mi disse :
- Non ti pare graziosa, questa catenina?
- Ma chi la piccina? - domandai, invece di rispondere.
- mia sorella. Non lo sapevate?
- Sta con te? - chiesi ancora.
- S - mi rispose; - da sei mesi.
- E quanti anni. ha?
- Ne avr sedici alle ciliege, - disse Alina servendosi di una di quelle frasi
da contadina che le sfuggivano spesso. - Ma sembra che ne abbia gi
diciassette o diciotto. un bel pezzo di ragazza!
- E dorme qui, in casa tua?
- S, nella camera ch' dall'altra parte della saletta da pranzo... - rispose
Alina. - Ma potete parlar forte - riprese - poich avevo involontariamente
abbassata la voce per farle quella domanda. Dorme tanto bene! Non si
sveglia mai... La vedrai domani. Ti porter la cioccolata o il caff. Non mi
hai ancora detto che cosa preferisci... Devo scriverglielo su un pezzo di
carta, che metter sulla credenza, di l...
- Prender quello che prenderai tu - risposi.
- Oh! - fece Alina; - ma devi sapere che, da quando qui, la mia sorellina
mi porta ogni mattina una scodella di zuppa, come a casa nostra....
- Manger la zuppa! - dissi ridendo. - E come si chiama, la tua sorellina?
- Bianca.
- Ed religiosa? - domandai, dopo un momento di silenzio, indicando la
crocetta che luccicava sul nero della scarpetta.
- S, molto religiosa... - rispose Alina. - Ma che fate?

Mentre ella parlava, avevo estratto di tasca il portafoglio. Vidi che


arrossiva fino alle orecchie. Com'era bella, sotto la folta capigliatura
ricciuta, gi quasi sciolta! Capii che aveva sbagliato nell'interpretare il mio
gesto.
- Voglio aggiungere il mio dono di Natale al vostro per la piccola... dissi..
E misi nella scarpetta un biglietto da cento franchi, soggiungendo :
- Avr certamente un salvadanaio...
- S, glielo tengo io... - disse Alina.
E da un mobile ch'era in un angolo, tir fuori una grossa mela di terracotta
con una fenditura da un lato. L'agit per farmi udire il tintinnio del
contenuto, e, preso il biglietto, di banca, l'introdusse in quell'infantile
cassaforte.
- Ogni due mesi rompo una di queste mele - continu - e metto alla cassa
di risparmio, per Bianca, quel che c' dentro. Voglio che mia sorella abbia
una dote a diciotto anni. Allora la ricondurr a casa nostra, a due leghe da
Ingrandes... L non sanno come io viva. La mamma crede ch'io faccia la
sarta... Trover marito a Bianca... Un bravo giovane, che per non sia un
operaio! Non si pu pi sopportare, un operaio, quando si sia avvezze a
vivere fra i signori... - osserv; scotendo il capo. - Ma ci sar certamente
un impiegato che la vorr! Sar tanto bella, Bianca... e buona, e brava!... Io
la sorveglio, capisci?...
Poi, vivacemente, con un lampo di tristezza e di malizia insieme,
soggiunse:
- La so lunga, io!. Non sar pi giovane, allora, e quando non si pi
giovani, in questo mio mestiere, la vita non affatto allegra... Nemmeno
per le giovani, del resto, molto gaia!... Andr a stare con gli sposi, e mi
rimetter a far la sarta. Ho imparato, sai?..
Tacque. I suoi occhi cupi sorridevano al quadretto di onest borghese e
provinciale che si abbozzava nel suo sogno... Poi mi guard. Il dono che
avevo fatto alla sua sorellina l'aveva certamente intenerita. .. Si sedette
sulle mie ginocchia, e avvolgendomi al capo coi suoi bei capelli morbidi e
profumati, mi disse:
- Come sei buono, tu!... Sento che, se non ti dispiacer, ti vorr molto
bene!...
***

Rievocando, come faccio adesso, quella conversazione, in un ambiente


come quello, a quell'ora e in quelle circostanze, e conoscendomi come mi
conosco, mi stupisco di non averla troncata, quella notte, con l'andarmene
senz'altro, tanto grande la malinconia che provo oggi nel ricordarla!
Allora mi sentii preso, s, da un vago rimorso, per la vicinanza che Alina
mi aveva rivelata con tanta incoscienza stranamente mista con tanta
bonariet... Ma ero giovane; avevamo cenato bevendo champagne, e quella
deliziosa ragazza, aveva negli occhi un fuoco tale da turbare anche un
uomo pi saggio dell'assetato di emozioni nuove, che ora, nella solitudine
notturna, le accarezzava i lunghi capelli che parevano vivi ..
Pensai ci che per solito si pensa quando si ha la facile morale dei
venticinque anni, e cio che se non avessi passata con Alina quella notte,
ella l'avrebbe certo passata con un altro, e che d'altronde non avevo
l'obbligazione di vigilare sui rapporti di lei con le persone della sua
famiglia. .. Pensai... Ma no: cessai completamente di pensare, e ne risult
che la mattina seguente mi destai in quella camera in cui mi aveva
condotto il caso, ancora tutto vibrante di carezze; vibrante, ma sazio! E
solo in quel momento ebbi la sensazione di essermi abbandonato a una
molto antipatica avventura; sensazione che avrei gi dovuto provare la sera
antecedente, ma che del resto svan quando rientr nella camera la mia
amante di una notte, che si era alzata durante il mio sonno mattutino, e si
era gi vestita.
Ella aveva udito che mi muovevo nel letto, ed era venuta da me,
rinfrancata dal bagno, sorridente, ma un po' abbattuta per effetto della cena
notturna e delle altre nostre follie. Ma nonostante quel suo pallore di
madreperla, e bench avesse infossati e languidi gli occhi e appena
ravviato i copiosi capelli era ancora la maga che mi aveva affascinato al
primo sguardo, e rendeva graziosa perfino una camicetta di flanella color
di rosa e una gonna di raso nero logora ad ogni piega. I suoi piedini calzati
di seta marrone scherzavano in un paio di babbucce arabe comprate in una
qualche liquidazione, e, vestita cos, ella era pi che mai carina, pi che
mai gaia e ridente! Spalanc le imposte. Il sole irruppe nella camera; un
radioso sole invernale, splendido sulle cupe profondit di verde del
Giardino delle Piante, donde salivano fino a me gridi vari di bestie.
Alina diceva:
- Non ti sembra, quass, di essere molto lontano da Parigi ? . .. Capisci
perch ti pregai di non far rumore? Se mi obbligassero a lasciare questa
casa, ne proverei un gran dolore!... Ma non alzarti. Ora Bianca ti porter la

zuppa... E per il caso che non ti piacesse, ti ha preparato anche il


caff...Senti che buon odore? Lo abbrustolisce lei. Ne siamo tanto ghiotte!.
. . Il caff era l'unico lusso della nostra mamma che ne aveva presa
l'abitudine m casa di una vecchia Signora dalla quale era stata a servizio...
E noi abbiamo ereditato questo suo gusto... Bianca!... Bianchina!...
Bianchetta!..
Chiamava la sua sorellina. Io conoscevo bene il mondo in quel tempo, e
specialmente il mondo equivoco, e mi sarei burlato di me stesso stranezza delle inversioni di coscienza proprie della giovent! - se per
esempio non mi fossero sembrati naturalissimi i quotidiani compromessi
dell'adulterio. Infatti, a quanto pare, per chi sia sui vent'anni e appartenga
ad una certa classe sociale, il rigore intransigente dell'onest o anche
semplicemente la delicatezza di questa, costituiscono una ridicolaggine e
un'ingenuit, quando si tratti ai cose relative all'amore. Bisogna aver
vissuto e avere osservato a quali drammi sinistri della vita morale
conducano certe comode facilit di rapporti, per provarne la ripugnanza
ch'io ne provo oggi, con tutto il cuore. Ma in quel tempo il fatto di sedermi
alla tavola dell'amante di un mio amico, insieme con questo e magari non
lontano dal marito e dal figlio o dalla figlia di lei, mi sembrava
naturalissimo, come l'indossare il frac, di sera, o il portare le scarpe gialle,
d'estate, in riva al mare. Il fatto, poi, di essere proprio io l'amante di una
donna simile, mi sembrava ancor pi naturale
Eppure, il vedere entrare la piccola Bianca in quella camera mi sembr
una cosa stupefacente, quasi mostruosa. L'iniziazione di quella bimba alla
vita intima della sorella rivelava un oblio tanto completo della pi
elementare correttezza morale, che non credo di aver provato mai n prima
di quel giorno, n poi, una pi completa sensazione d'imbarazzo, o per dir
meglio, di vergogna! Ma la provavo io solo quella sensazione, e devo
confessare che il pi sincero candore (bench questa sia una parola divina
che non si deve profanare) sorrideva sul viso della fanciulla quindicenne
che si avvicinava al letto tenendo fra le mani la scodella piena di zuppa
fumante. L'unica preoccupazione che ella avesse, era, visibilmente, quella
di non versare neppure una goccia del brodo, il cui aroma rustico e
cordiale si mescolava, in quella camera, coi profumi forti delle acque da
toeletta di Alina e col profumo leggero del caff.
La piccola Bianca non era affatto un bel pezzo di ragazza, come aveva
detto sua sorella. Era invece molto snella, piuttosto magra, in una veste
bigia ch'era stata di Alina e che ella si era aggiustata alla meglio. La stoffa,

rimasta troppo ampia, fluttuava sul giovane petto quasi maschile. Sotto le
pieghe di quella lanetta, s'indovinavano spalle e braccia appena formate.
Ella si era rimboccata la gonna, certo per accudire alle faccende
domestiche, in modo che i piedi le rimanevano scoperti. Riconobbi le
scarpette in una delle quali avevo messo il biglietto da cento franchi.
Intorno alla caviglia della piccina, calze di seta color marrone, uguali a
quelle di Alina, formavano pieghe cascanti che attestavano la loro origine.
Come la veste, erano state della sorella maggiore. E anche il bel viso della
bimba somigliava a quello di Alina. Ma per quanto assurda potesse
sembrare tanta innocenza nell'obbrobrio di una simile promiscuit, io
sentivo con certezza assoluta che l'anima che ora mi guardava attraverso
un paio d'occhi scuri molto somiglianti a quelli di Alina, era la pi
virginea, la pi ignara, la meno perversa anima infantile che io avessi
incontrata nella vita...
E una sola curiosit animava lo sguardo della fanciulla: la curiosit di
sapere, mentre prendevo la zuppa e v'immergevo macchinalmente il
cucchiaio, che cosa pensasse di quel piatto per me nuovo... Quando poi mi
vide respingere la scodella dopo la prima cucchiaiata, mi disse con malizia
infantile :
- Lo sapevo, che non vi sarebbe piaciuta, questa zuppa del nostro paese...
Ma Alina non vuol mai danni retta!... Vi porter invece il caff e latte.
***
S'ingannava, Bianca... Non avevo nemmeno sentito il sapore di quella
zuppa campagnola di cui tanto lei che sua sorella erano ghiotte. Ad un
tratto, al vederle cos, l'una accanto all'altra, ero stato colpito da un
pensiero spaventoso. Lo accolsi tanto pi facilmente, inquantoch, in quel
secondo tempo del mio risveglio definitivo, provavo la sensazione atroce
del giorno dopo, la quale avvelen sempre i miei amori pi belli.
Donde viene, quella sensazione? Perch m'accadde sempre di dover
lasciar passare quarantotto ore, ed anche tre giorni, fra un convegno
d'amore e una visita alla donna con la quale lo ebbi, per non avere la
tentazione di diventar brutale, indottovi dalla saziet, dal disgusto e da una
specie di rancore? Pensai spesso a questa strana ingratitudine della volutt,
che in me tanto naturale, constatando, attraverso le confidenze dei miei
amici, come essa sia relativamente rara, almeno negli uomini della mia
razza e che ebbero un'educazione uguale alla mia.

La dissimulai sempre, questa ingratitudine, come meglio mi fu possibile;


lottai contro di essa coi fatti; m'imposi dei riguardi delicati verso le donne
che avevo tenute fra le mie braccia. Ma sentii sempre fremere nel fondo
nascosto della mia animalit un'irresistibile avversione, dopo l'amore, per
la donna posseduta. E codesti impulsi d'ingiusta e feroce irritazione contro
un essere abbracciato poco prima con idolatria, mi fanno tanto orrore da
indurmi talvolta a pensare che il piacere del possesso non meriti d'esser
comprato a s caro prezzo, e ad augurarmi di non essere mai l'amante di
una donna che m'ispiri un vero amore. Avrei tanto timore di perderlo, il
mio amore, in un modo tanto triste!
In quella mattina di Natale, di cui oggi cerco di precisare meglio il ricordo,
l'afflusso di antipatia fisica contro la povera Alina si traduceva per me nel
pensiero improvviso di assistere ad una scandalosa manovra di
prostituzione famigliare, e d'indovinare che la sorella maggiore si
preparasse a vendere l'innocenza dell'altra al maggior prezzo possibile...
Purch non fosse, anzi, cosa gi fatta!...
Solo l'ipotesi di una simile ignominia mi fece ad un tratto sembrare
insopportabile l'essere l, in quell'alcova di prostituta, in quella camera
dove le fotografie di giovanotti e di sgualdrine, sparse un po' dappertutto,
narravano un'esistenza tanto triste, tutta d'amori casuali e di amicizie
volgari se non ignobili.
Il palissandro a buon mercato del letto, dell'armadio a specchio, delle
sedie, la sciatteria di Alina e qualche altro particolare di quel quadro, mi
diedero un 'impressione tale di banalit, che il fascino di grisette del quale
avevo visto come aureolata quella ragazza, la sera prima, svan per me
completamente.
Non ebbi pi che un pensiero: quello di andarmene, di ritornare al mio
appartamento tranquillo e pieno di tepore, dove la mia vecchia mamma mi
aspettava, certo con ansia indulgente...
Mi ricordo che guardai l'orologio ad un tratto, e che parlai di un
appuntamento dimenticato, con grande stupore: della povera Alina, che
non capiva nulla della mia inesplicabile e tanto repentina metamorfosi. Mi
vestii precipitosamente e scappai via come un ladro. E un'ora dopo essermi
destato in quel letto estraneo, mi feci aprire la porta di casa mia e ordinai al
domestico di prepararmi un bagno. Mi pareva che non mi sarei mai lavato
abbastanza, dopo il contatto di quella donna, dopo quella nottata, dopo
l'impressione di profonda abiezione che avevo provata quando avevo visto
entrare la piccola Bianca. E, mentre i nervi misi calmavano a poco a poco,

nel bagno tiepido, cominciai - ricordo - questo monologo, con un'ironia


piuttosto gaia ma insieme un po' dolorosa:
- Come fui ingenuo, ieri sera! Quella scarpetta che aspettava il dono di
Natale, quella sorellina religiosa, il ritorno al paese nativo con la dote
accumulata a poco a poco nel salvadanaio... Ed io ho creduto a tutte queste
frottole!... E la cioccolata del mattino?.. Mi sono sembrate un po' disilluse
tutt'e due, quando hanno visto fallire il loro piano! La piccola deve essere
anche pi matricolata della sorella maggiore... Certe santarelline
quindicenni sarebbero capaci di menare per il naso un vecchio
diplomatico, solo con l'abbassare gli occhi e col comporsi un viso da prima
comunione!... Questa certo una delle storie pi disgustose che mi siano
capitate in vita mia!
***
Non fui mai felice, da quando mi conosco, e se contassi le sensazioni che
vorrei provare ancora, non arriverei, credo, ad un numero di due cifre!
Questo il solito destino dell'uomo che nacque per dimostrare quanto sia
esatto quel che dice l'Ecclesiaste: Tutto vanit.... E ci che mi stupisce
di pi, il fatto di essermi attirati, oltre ai guai comuni, anche quelli
peggiori, per questi improvvisi sbalzi del mio carattere e delle mie
emozioni, che a distanza mi divertono, ma in pari tempo fanno del mio
destino intimo il pi incoerente paradosso. Quando questa incoerenza si
applic a risoluzioni di minima importanza, come quella di vedere o non
rivedere pi la donnina allegra del Quartiere Latino e la sua sorellina, il
male fu poco. Ma, purtroppo, io mi lasciai guidare dalla stessa logica
quando si tratt dei pi reali interessi della mia esistenza sentimentale, e
questa la ragione per cui invecchier solo, senza nemmeno poter far
sedere presso di me, accanto al fuoco, nelle notti d'inverno simili a questa,
il fantasma di un ricordo completo, di un amore che sia stato veramente un
amore, di una gioia che sia stata veramente una gioia, e finanche un dolore
che sia stato veramente un dolore!... Eh! via! ma perch ricomincio, ora,
questa elegia che ripetei gi troppe volte a me stesso, nel silenzio del mio
cuore e con la penna fra le dita?... Ho potuto giudicarne una volta di pi,
relativamente ad Alina, la mia incapacit di fissare in me un'impressione o
un'idea..

Non erano ancora passati otto giorni, dopo la mia fuga tanto improvvisa,
tanto ingiustificata e quasi scortese dall'appartamentino di via Linneo, e
gi gl'incidenti di quella notte e di quella mattina di Natale cominciavano
ad illuminarsi, dentro di me, di una luce assai diversa.
Ricordavo il fascino di franca semplicit che mi era piaciuto in Alina
durante la cena. Certo, i visi sono bugiardi.... Ma quello?... Data la
bellezza di Alina, date le sue qualit e la finezza del suo carattere, la
meschinit della sua casa era una prova palese, se non del suo assoluto
disinteresse (infatti avevo lasciato tre o quattro monete d'oro sul suo
caminetto, ed ella mi aveva visto metterle l e non aveva protestato) almeno della totale assenza, in lei, di qualunque calcolo. E il mercato di
una sorella tanto giovane sarebbe stato un calcolo troppo complesso,
troppo colpevole!
Mi ricordai di quando ero entrato nella camera e di come Alina mi aveva
parlato di Bianca. Se ella avesse voluto mettere in valore la sua sorellina, il
suo modo di procedere sarebbe stato assai semplice e precisamente il
contrario di quello che aveva adottato. Ella avrebbe cercato di destare la
mia curiosit mediante un ritratto esposto abilmente sulla parete, o sul
comodino, o in un medaglione. Poi, la mattina, avrebbe fatta entrare la
ragazza, ma come per caso, e la commedia si sarebbe conclusa con la
finzione dei rimorsi... Ma no, niente di tutto questo. Cosicch quella
povera scarpetta, punto civettuola col suo tacco storto, e la zuppa di porri e
patate, punto appetitosa e recata dalla ragazzina con mani da sguattera
(avevo notato anche questo particolare), e l'accento con cui la sorella
maggiore mi aveva parlato della catenina con la crocetta d'oro e dei
progetti di onesto avvenire ch'ella coltivava per la fanciulla... tutte le
circostanze, insomma, di quell'avventura tanto banale per certi aspetti, e,
nello stesso tempo, quasi fantastica per certi altri, mi sembrarono
improntate di una sincerit indiscutibile. Forse si trattava, dopo una
settimana, di una reazione alla prima reazione? Forse si trattava di quel
ritorno del desiderio che sussegue al disgusto del giorno dopo, come
questo disgusto sussegu, prima, all'appagamento del desiderio? O la mia
era una curiosit da sfaccendato per la straordinaria anomalia morale che
risultava dai rapporti fra le due sorelle?.. Oppure provavo un segreto
sentimento di compassione per quelle due creature, e prevedevo che avrei
potuto far qualcosa per il loro bene?..
Quando m 'avviene di riflettere sulle mie azioni, dopo averle compiute,
trovo sempre in esse molti motivi diversi e contraddittori, che mi sembrano

tutti ugualmente decisivi. Nella realt, agii sempre per impulsi non
ragionati, tali da contrastare in modo crudelmente ironico con quella mania
di analisi personale e retrospettivamente lucida per la quale soffersi tanto.
Ma era scritto nel gran libro della Provvidenza che avrei avuto in me tanta
impulsivit da non poter agire con saggezza, e tanta saggezza da essere
come paralizzato in mezzo ai miei impulsi... E quello che mi ricondusse,
nella prima settimana di gennaio, verso la via Linneo e le sue enigmatiche
abitanti, fu uno degli impulsi di cui, trascorsi dieci anni, ho minor ragione
di pentirmi.
vero che non avrei potuto immaginare neppure vagamente in quali
circostanze tragiche mi si sarebbe offerta la prova dell'assoluta buona fede
di Alina e della completa purezza di sua sorella!...
Era, mi sembra, il giorno successivo al Capodanno. Infatti, ricordo che
entrai dal mio gioielliere, prima di attraversare la Senna, per comprare due
regalucci che mi facessero perdonare d'essermene andato, pochi giorni
prima, tanto evidentemente contrariato, e di non aver pi dato segno di
vita, quantunque avessi promesso formalmente ad Alina una visita entro la
settimana. Come quando si accett un invito a pranzo, una visita, dopo,
doverosa...
Mi sembra ancora di rivedere - col sorprendente ricordo che mi rimasto
del colore della giornata e dell'ora, io che mi dimentico, nei momenti di
stanchezza, finanche del numero di casa mia - il cielo cosparso di piccole e
lievi nuvole bianche, un cielo freddo, ma gaio, sano, e, direi quasi, pieno di
vita. Ero veramente allegro, e provavo, pensando ad Alina, una vaga
sensazione di desiderio, di quel desiderio lieto che si prova per l'amante
effimera, la quale ci piaccia senza turbarci troppo, sicuri come siamo di
poterla possedere o non possedere, secondo il nostro capriccio... Non una
cosa che possa fare onore all'animale-uomo, ma questa egoistica sicurezza
unita a una certa dose d'indifferenza pur sempre una delle migliori gioie
che possiamo aspettarci da una donna.
Nel mio caso, s'aggiungeva a questa gioia la paradossale attrazione di un
problema da risolvere, e quel problema non mi sembrava pi affatto
sinistro, ora che i miei nervi erano accordati su un altro tono.
Mi dicevo tutto ci in uno di quei monologhi a cui mi abbandono spesso,
quando la fantasia si ridesta sin me, e pensavo, o, piuttosto, mi lasciava
dire dalla fantasia: Tu non hai nessun legame, ora... Alina ti piace...
Quello un cantuccio di mondo e di costumi che non conosci ancora...
Avresti gi, dunque, un motivo per rinnovare quella dolce avventura... Ma

ce n anche un altro: sapere esattamente quel che avviene fra quei due
esseri, e come l'innocenza di Bianca si adatti alla depravazione della
sorella, e che cosa abbia indovinato, quella piccola, e che cosa essa non
sappia ancora... Che bel soggetto per un romanzo!...
Nella mia prima giovent, avevo fatto anche questo sogno : vivere con
ardore fino ai trentacinque anni, e poi, passata questa et, scrivere dei libri.
con i miei ricordi... Oh! ingenuit ...
Bench in quellepoca della mia vita fossi gi arrivato ad attribuire a
quellambizione che era in me il suo giusto valore, rievocavo. ancora, di
tanto in tanto, il fantasma di essa, per giustificare di fronte a me stesso.
certe esperienze che avrebbero urtato in modo troppo rude l'incorreggibile,
e vecchio, e farisaico borghesismo che era in fondo al mio essere.
La verit vera che quel ritorno in casa di Alina mi divertiva,
semplicemente. Perci, mentre entravo in quella casa, avevo un solo
timore. Quantunque nel chiacchierare con me quella notte, mavesse detto
che l'avrei sempre trovata sicuramente verso il tocco, Alina poteva essere
uscita, o, ipotesi peggiore, poteva avere in casa qualcuno... E dovetti
accorgermi che quella visita m'interessava un po' troppo, per il turbamento.
che provai mentre domandavo alla portinaia :
- in casa la signorina Alina?
- Eh! certo, non andata a spasso, col male che ha!...- mi rispose
aspramente quella donna, enorme, baffuta e di aspetto maschile, che
stentava a muoversi in un bugigattolo pieno zeppo di vestiti.
Un cartello. scritto a mano e appiccicato ad un vetro, annunziava che il
marito di quella corazziera - il quale era momentaneamente assente sapeva fare abiti nuovi e accomodare abiti vecchi.
L'enorme donna guard una pentola di ferro che era sulla stufa, e come
per commentare le proprie parole, v'immerse un cucchiaio di legno che poi
tir fuori imbrattato di una pappa scura della quale riconobbi subito l'odore
nauseabondo.
- Le sto preparando un impiastro di farina di lino disse.
- Ma che ha? - domandai.
- Che ha? - riprese quella burbera benefica. - Ha che dovrebbe imparare
un tantino a vivere in un modo un po' pi regolare... Si buscato un male
che deve essere grave, a furia di tornare a casa alle due o alle tre di notte!...
Delicata com', e col suo buon carattere, potrebbe avere due o tre
relazioni... due o tre signori che venissero a trovarla, ciascuno in giorno
fissato anticipatamente... Non sarebbe felice, cos? .. - Ma preferisce

strapazzarsi vivendo fra gli studenti!... Ah! davvero, non ha giudizio.!... E


chi s'occuper della piccola, se muore lei?... Vuol molto bene, sapete, alla
sua sorellina!... Non si videro mai due sorelle tanto affezionate l'una
all'altra! Se fossero mie figliole, non potrei amarle pi di quanto le amo...
Che piet, signore, vedere una ragazza tanto buona ridotta a fare una simile
vita!... Alina si leverebbe il pane dalla bocca per darlo a sua sorella,
Signore mio!. Mah!.. Pazzie di giovent!... Volete farmi il favore di dire
alla Bianchina che scenda, con un pezzo. di tela, a prendere il cataplasma?
Mio marito fuori, e io non posso allontanarmi di qui...
I lati pittoreschi di questo discorsetto, sottolineato, verso la fine, da una
strizzatina d'occhi indulgente, e le sfumature dei rapporti delle due sorelle
con quella portinaia buona quanto brontolona, e le cause che costei
attribuiva al male di Alina, m'impedirono di dar molta importanza alla
notizia. Pensai che la mia amante di un'ora doveva aver preso freddo
durante una di quelle scorribande notturne che gli studenti del Quartiere
Latino sogliono compiere nelle settimane festive, quando il denaro
abbonda nello loro tasche... Quantunque la trasformazione del Prudhon
ideale dell'altra sera in una povera peripatetica afflitta da una colica non
corrispondesse affatto alla mia attesa, non sarei stato contento di me se non
avessi salito quelle scale con slancio immutato. Avr bisogno, ad ogni
modo, di qualche cortesia pensai ed io non gliela lascer mancare...
E frattanto l'arietta della canzone di quella notte, che fischiettavo mentre
salivo, non si accordava affatto con la scena alla quale stavo per assistere.
Le mie nozioni di medicina erano, allora, molto scarse.
Sono un po' ampie, ora, poich, per aver sofferto di vere crisi
d'ipocondria, consultai in questi ultimi anni moltissimi libri di scienza
medica ed esperimentai moltissimi rimedi... Ma quando la piccola Bianca
accorse alla mia scampanellata e mi fece entrare, come se fosse cosa
naturalissima, nella camera di Alina, capii, alla prima occhiata, che quella
povera ragazza era in condizioni gravi, e la mia allegria svan ad un tratto...
I lineamenti scomposti dell'ammalata, il suo pallore, gli strazianti sospiri
che il dolore fisico le strappava, rivelavano la fase acuta di un male
violento per il quale ella doveva essere in pericolo. Moriva per una
peritonite! Seppi il vero nome e la vera, natura di quella malattia soltanto
parecchi giorni dopo; ma non era necessario esser medico, per capire
quanto soffrisse la povera figliola. Anche nel suo soffrire, ella aveva
conservato, per, quella sua graziosa femminilit che m'aveva conquistato

immediatamente nel banale salotto riservato di ristorante dove le ero stato


presentato.
Appena mi vide, si avvolse intorno al collo un fazzoletto violaceo d'una
seta morbida e gualcita, che aveva a portata di mano. Indic alla sorella
uno spruzzatore, sul comodino, e le fece segno di profumare la camera.
Poi, forzando al sorriso le aride labbra e chiamando se stessa, a volta a
volta, col suo nome di battaglia e con quello che le avevo dato io la notte
di Natale, mi disse :
Ah! siete venuto a trovare il vostro Prudhon? molto malato...
Pensavo che ve ne foste gi dimenticato... L'altra mattina ve ne andaste
tanto bruscamente!... Ma non ve ne serbavo rancore, sapete? Una povera
Linuccia non pu piacere ai giovanotti eleganti dei boulevards... Ah! se
sapeste come soffro!... Qui, qui dentro!...
E si mise la mano sullo stomaco e sul ventre.
un po' colpa vostra! soggiunse, con accento di dolce rimprovero...
Ebbi timore... (che stupidaggine!) ebbi timore d'innamorarmi sul serio, e
allora mi misi a far pazzie, correndo da un caff all'altro per cercare di non
pensarci!... La pioggia mi bagn un po' troppo, l'altra sera... e cos mi
buscai questo malanno!... Volete darmi da bere? soggiunse indicandomi
una tazza ch'era davanti al caminetto... Povero Prudhon! Camomilla e
cataplasmi!... Che ne dite?...
Suvvia! le dissi se scherzate, vuol dire che siete gi guarita!
Credo invece di star molto male! rispose seria, riadagiandosi.
Ah! se non ci fosse la piccola, preferirei morire!... Ad ogni modo, per,
sarebbe un po' troppo presto!
Avete chiamato un medico?
Non ancora venuto!... Ho scritto a Duban... Ci conoscemmo l'anno
scorso... Ma non mi ha risposto... Non corre mai troppo buon cuore!...
L'altro ieri, uno studente mi consigli questo decotto e gl'impiastri di
farina di lino. Poi, non l'ho pi visto... Sar andato a passar le feste in
famiglia... D'altronde, i medici!... Da noi, quando si ammalati, si mangia
e si beve quanto pi si pu, e cos si guarisce... Ma io non posso... Ho una
nausea!... Ah! ecco la piccola che torna col cataplasma... Sar bene che vi
allontaniate. .. Devo gi ispirarvi un po' di ripugnanza! Andate di l per un
momento... Bianchina, Bianchetta mia... Non esser triste, mi raccomando!
***

La sorellina, infatti, era tornata in casa, recando in un tovagliolo l'impiastro


preparato dalla portinaia. Ella aveva gonfi di lagrime gli occhi gi rossi per
aver troppo vegliato e pianto troppo in quei giorni... Mi ritirai nella sala da
pranzo, col cuore serrato per tutto ci che m'aveva detto l'ammalata, per la
civetteria ch'ella aveva dimostrata anche fra le sue sofferenze, per
l'abbandono nel quale la vedevo, per la strana mescolanza di depravazione
e da semplicit, di disordine e di bont, che mi colpiva anche questa volta.
Quell'esistenza irregolare sembrava riflessa come in uno specchio nella
stanza da pranzo, i cui mobili dovevano esser stati acquistati a rate mensili
da venticinque o trenta franchi, pagate come? l'indovinavo anche
troppo! Ma la scelta del legno di quercia dei mobili, il bronzo dorato della
pendola che ornava il caminetto, le catenelle lucenti della lampada
pendente al disopra della tavola, attestavano come, attraverso un'esistenza
da bohme, si fosse cercato di realizzare un ideale di arredamento
provincialmente banale... Sulla credenza, una quantit di oggetti eterocliti
vinti alle tombole delle fiere rammentava degli umili divertimenti.
Vidi una porta semiaperta : quella della camera di Bianca. Entrai, e mi si
offrirono allo sguardo un lettino di ferro, qualche immagine da prima
comunione, un lavamano da domestica, ma pulitissimo. Su di una tavola di
legno grezzo, c'erano due lampade gi pronte, un candeliere ben lustrato,
un paio di scarpette, una scatola di lucido, e delle spazzole : insomma, le
cose che s'adoperano per le pi grossolane faccende di casa, e, accanto ad
una fotografia di Alina in veste scollata, il ritratto di una vecchia contadina
che doveva essere la mamma delle due ragazze, ed uno di Bianca, fatto
due o tre anni prima...
Quella cameretta mi spiegava, completamente, ci che mi era sembrato un
mistero semplicemente perch, una volta di pi, avevo voluto cercare una
logica nella vita. Una certa frase assai significante di Alina, a proposito
degli operai, mi torn alla memoria. Mi sembr di vederla appena arrivata
a Parigi, come domestica, certamente, o come commessa di negozio... Ella
doveva essersi lasciata sedurre a poco a poco da quel mezzo benessere,
tanto meschino agli occhi miei, ma cos autentico per la figliola della
contadina in zoccoli della quale vedevo, nel ritratto, il volto devastato dal
duro lavoro della campagna. La prostituzione era venuta; ma senza scosse,
quasi con innocenza, simile a quella che avevo conosciuta in Spagna, fra le
graziose ragazze del popolo: Conchita, Carmen, Dolores... che si
guadagnano una dote nelle case di piacere di Siviglia o di Cadice. un
mestiere che talvolta le annoia e talvolta le diverte, senza impedir loro di

essere buone figlie e buone sorelle. Alina, recatasi una volta al suo paese,
doveva aver visto la povera Bianca mal nutrita, male alloggiata, presso i
genitori in miseria, e doveva avere offerto di condurre la piccina a Parigi,
forse coll'intenzione di trovarle un impiego... Poi l'aveva tenuta con s, e
Bianca aveva accettato quell'esistenza in comune, con la massima
naturalezza, e senza pensare neppure vagamente di far male.
Forse, due o tre amanti di sua sorella erano stati buoni verso di lei, le
avevano fatto qualche regalo, l'avevano invitata a pranzo... La sorellina
aveva cominciato coll'aiutare la portinaia a far pulizia... Da questo alla
cioccolata del mattino, al passo era breve, molto semplice e molto naturale.
Ed ecco che, invece di sdegnarmi come la prima volta, mi sentii vincere da
una commozione che quasi mi fece piangere, quando la fanciulla mi
chiam e mi disse sottovoce :
Vi sembra che mia sorella stia davvero molto male?
Sar cosa di pochi giorni... le dissi. E per distrarla, soggiunsi :
Prendete questa scatola... Ci sono dei regalucci di Capodanno, per tutt'e
due...
Bianca apr l'astuccio di velluto nel quale il gioielliere aveva messo due
anelli esattamente uguali due di quei piccoli serpenti d'oro, articolati,
che si facevano allora e che potevano essere svolti interamente. Il suo viso
ingenuo e fresco s'imporpor di gioia alla vista di quei gioielli ch'erano
anche giocattoli. Le brill negli occhi la riconoscenza, e corse nella camera
di sua sorella. Alina s'infil uno di quegli anellini al dito tremante di
febbre, e disse :
Come ti vizia!... L'hai ringraziato, almeno? Allora, prima ch'io potessi
sottrarmi all'umile carezza, la piccina mi prese la mano e me la baci.
***
S! umile carezza che m'intener, appunto per la sua umilt, come e perch
mi sembr che invocasse la mia protezione. Quella bimba, tanto vicina alla
natura, con la sua anima tanto passiva, tanto disarmata di fronte alle
crudeli realt della vita, intu forse, per un istinto quasi animale, simile a
quello d'un povero cane abbandonato, che il caso avrebbe fatto di me
ieri sconosciuto il suo appoggio pi efficace in una circostanza
terribile?
La frase che le avevo detta per tranquillizzarla : Sar cosa di pochi
giorni, divenne sinistramente profetica, ma in un senso assolutamente

diverso. Ne ebbi in breve la certezza. Per quanto l'ammalata non avesse


fiducia nei medici, io non volli che passasse anche quel pomeriggio senza
che un vero scienziato la visitasse. Andai in cerca io stesso del dottor
Louvet, mio buon amico, che in quel tempo non era ancora diventato il
dottore alla moda, idolo di tutte le grandi dame straniere. Un'arciduchessa
lo chiama a Vienna e contemporaneamente una granduchessa lo invita in
Russia... Ormai, egli sempre tanto occupato, che non oso pi chiamarlo
nemmeno per me. Allora, quantunque fosse gi un osservatore di
primissimo ordine, i clienti non si affollavano certo nel suo appartamento
di via Bonaparte, e potei quindi condurlo via con me senza provarne il
minimo rimorso. Saremmo andati prima da Alina e poi a pranzo insieme.
In carrozza gli narrai quale poco aristocratico capriccio m'avesse indotto,
quel giorno, ad andare a trovare le due sorelle.
Non sar una malattia molto grave... mi disse lui, ridendo. E non
puoi credere quanto mi diverta questa specie di stupore che t'ispira una
delle tante graziose sgualdrinelle del Quartiere Latino!... Le viuzze fra il
Val-de-Grce e il Pantheon ne sono piene... Spuntano a migliaia, tra i
ciottoli del selciato, cedesti fiori campestri, appena trapiantati e ancora
freschi, col loro odore di terra appena un po' attenuato... Poi, o muoiono, o
diventano le instancabili passeggiatrici del marciapiede parigino!... Quanto
alla sorellina della tua bella, ti dir che vidi moltissime volte delle
situazioni analoghe, ed altrettanto inconsciamente immorali, nelle quali
invece di una sorella maggiore, colei che si vendeva era la madre!...
Noialtri borghesi ricchi e filistei immaginiamo che fra la prostituzione e la
famiglia esista una specie di fossato; l'onore da una parte, il disonore
dall'altra... Questo significa non conoscere la natura umana... Spesso non si
scenderebbe fino in fondo al male, se non vi si mescolasse prima una forte
dose di bene, che poi va di continuo diminuendo... Insomma, come
quando si sfogliano le margherite: alla fine, rimane un petalo solo... Cos, a
quel poco di bene che resta, succede il niente affatto; ma dopo l'ultimo
petalo si pu trovare talvolta un cuore d'oro...
A quella filosofica allegria, subentr poco dopo la seriet del medico che
si trova di fronte ad un caso gravissimo. Dopo avere interrogata
l'ammalata, il mio amico mi disse di passare con la sorellina nell'altra
stanza. Quando rientrammo, io che avevo assistito qualche volta alle visite
di Louvet all'ospedale della Carit, m'avvidi ch'egli aveva la faccia dei
giorni cattivi.

Ritorner domani mattina disse all'ammalata. Poi, quando fummo


per le scale, soggiunse :
Se non avviene un miracolo, spacciata... E si ferm a descrivermi le
diverse fasi che la malattia avrebbe avute... Infine, bruscamente, con una di
quelle occhiate ciniche e penetranti che gli conosco bene, concluse :
E vuoi, ora, un consiglio igienico per te?... Da' pure del denaro, se in
quella casa non ce n'; ma tu, personalmente, non andarci troppo spesso...
E perch? domandai, stupito per il tono col quale egli aveva
pronunciate quelle parole.
Perch?... Perch stai per innamorarti della piccina, che dal canto suo
sta per innamorarsi di te...
Spero per il povero Prudhon gli risposi che tutte le tue diagnosi
siano esatte come questa.
Tu scherzi, ma hai torto replic il dottore con molta seriet...
Devi diffidare di te stesso e specialmente della piccola Bianca...
Ma una bambina! esclamai. Forse non ha ancora sedici anni!
Ragione di pi per stare in guardia! Seguirai o non seguirai il mio
consiglio... come vorrai... Dopo tutto, sar forse meglio se invece d'un altro
sarai tu il primo... Ma ricordati di questo che ti dico: Quelle cose sconce
che si chiamano seduzioni di minorenni, e che io, nella mia qualit di
medico, considero come delitti ignobili, cominciano sempre cos... Basta!
Poich questo non mi riguarda affatto, scusami se ti ho contrariato, e non
ne parliamo pi!...
***
Devo supporre che quel raro osservatore avesse scoperto nella pi
profonda intimit del mio essere una fibra nascosta della quale io stesso
non avevo alcun sospetto? Sta il fatto che per i pochi giorni che dur
ancora la malattia di Alina, e nei quali passai molte ore al capezzale di
quella disgraziata, io fui estremamente riservato e sempre molto
imbarazzato, anche nei miei rapporti con la piccola Bianca.
Certo, al vederla in quella camera d'agonizzante, non era possibile non
sentirsi profondamente commossi per la tenerezza delicata ch'ella
dimostrava nell'assistere la sorella maggiore, senza mai manifestare la
minima impazienza, sempre pronta alle cure pi penose, senza dormire e
quasi senza mangiare, e trovando modo di mantenere in quelle stanzette
ingombre di medicinali una meticolosa pulizia. Ma Louvet aveva torto,

almeno relativamente a me. Attraverso gli anni trascorsi, mi ricordo


dell'autentica ammirazione, o piuttosto del rispetto e insieme della
compassione che quella fanciulla m'ispirava, se mi capitava d'assistere a
qualcuna delle rare visite che la moribonda riceveva.
Di tanto in tanto, venivano dei giovanotti, alcuni con lunghe chiome sotto
larghi feltri, altri invece col capelli ben lisciati e con la tuba, i quali, senza
dubbio, erano tutti ex-amanti di Alina. Oppure, venivano donne dalle
trecce insolentemente gialle, dagli occhi cerchiati di bistro e dalle labbra
rosse di carminio. La sorellina accoglieva quelli e queste nell'angusta
anticamera che precedeva la stanza principale. Io udivo le voci degli
uomini, che tutte s'abbassavano di tono, e le voci delle donne che
diventavano acute per pronunciare delle frasi idiote, di quelle che si
mormorano presso tutti i letti d'ammalati. E la piccola Bianca rispondeva,
senza che la commozione da cui la sentivo divorata si manifestasse mai
con qualcuna di quelle esagerazioni di linguaggio che sono tanto naturali.
Alina soffriva talmente da accorgersi appena di quelle visite. La morte
continuava la sua opera...
Una mattina, essendomi recato in via Linneo per aver notizie, seppi dalla
portinaia che la povera ragazza era spirata nella notte. Non domandai
particolari. Il solo fatto di essere stato uno degli ultimi uomini che
avessero posseduto quel corpo che poi avevo visto contorcersi in un'agonia
tanto atroce, mi faceva provare un brivido, prodotto anche da un
indefinibile senso di rimorso. Non pensai nemmeno di salire a vedere la
povera estinta, ma interrogai la portinaia circa la superstite.
molto ragionevole... mi rispose la brava donna. Ma quando
tutto sar finito, che cosa succeder?
E il denaro? domandai.
Avevano una piccola riserva, che baster per le prime spese... Ho
provato una stretta al cuore, quando ho visto la piccina rompere il suo
salvadanaio... per il resto, vedremo...
Dunque il biglietto da cento franchi che avevo messo nella scarpetta,
accanto al caminetto, nella notte di Natale, servirebbe per pagare, in parte,
il funerale di colei che in quella stessa notte, tanto vicina e gi
irreparabilmente lontana, mi aveva tenuto fra le sue braccia, in una stretta
tanto carezzevole!... Questo particolare che mi turbava nel profondo del
cuore, e la delicatezza della povera piccina, che non aveva pensato
neanche per un attimo a ricorrere a me per aver denaro, avrebbe dovuto
decidermi a continuare la mia missione d'amico improvvisato, anche senza

contare il rispetto umano di fronte all'ottima signora Mourlevat, la burbera


e baffuta portinaia... Ma ad un tratto, invece di correre ad offrire a Bianca
il mio denaro e il mio aiuto, risalii nella carrozza con la quale ero venuto,
giustificandomi col pi bugiardo dei pretesti : Ho un affare urgente...
Ritorner...
Avevo provato una volta di pi, sulla soglia di quella casa, quel senso
d'invincibile orrore della morte, per il quale potrei contare sulle dita i
funerali a cui ho assistito. Non sommano nemmeno a cinque! Curare un
ammalato mi sembra cosa naturalissima, e, anche se si trattasse del pi
contagioso dei mali, non esiterei, ne avrei ripugnanza o timore. Ma
l'avvicinarmi a un cadavere, o soltanto alla camera in cui esso giace, alla
bara che lo racchiude, mi fisicamente insopportabile, anche se non
conobbi vivo l'essere umano di cui esso diventato la spoglia inerte. Devo
credere che quest'avversione dei miei nervi derivi dalle pi intime latebre
del mio organismo, poich non seppi mai nemmeno tentare di dominarla,
in parecchie circostanze della mia vita e specialmente in questa. Giunsi
perfino ad esimermi dal seguire i funerali di amici che mi furono carissimi!
Se da molto tempo non fossi assuefatto a considerare il mio carattere da un
punto di vista storico, come diceva Goethe, e cio con la medesima
impersonale curiosit con la quale considererei quello d'un estraneo, mi
vergognerei di notare ci che la franchezza mi obbliga a mettere in queste
pagine. Ma promisi solennemente a me stesso di essere veridico, in questo
mio diario, anche fino al cinismo. Non sprecherei l'inchiostro, infatti, se
m'applicassi a ritrarmi con un aspetto leggiadro, come fa quel vecchio
vanesio di d'Avanon, che ritocca a penna le sue fotografie prima di
mandarle alle signore, per far sembrare pi neri i baffi e i capelli? E poi?
Pretesi mai il titolo di filantropo? Nella mia oscura esistenza, non sar
stato altro che un uomo al quale non sar mai mancato il coraggio dei
propri modi di sentire. Voglio esser giusto confessando che, qualche volta,
a questo mio coraggio si adatto perfettamente la definizione di
quell'umorista il quale diceva che il coraggio civile si distingue dal militare
per il fatto che quest'ultimo consiste nello sfidare il pericolo, mentre l'altro
consiste nell'evitarlo.
Quante perifrasi, insomma, per ricordare a me stesso che quel giorno,
dopo essere stato in via Linneo, entrai nel primo caff che trovai lungo la
mia strada. Mi sembra ancora di vederlo : una saletta lunga e stretta, dove
tre borghesi stavano giocando a carte. Dalle finestre si vedevano i tetti
rossi del Mercato dei vini. Domandai carta, penna e calamaio, e scrissi alla

piccola Bianca un biglietto pieno di simpatia, nel quale addussi a pretesto


la necessit assoluta da recarmi in campagna per quarantotto ore. Le
mandai quelle poche righe per mezzo d'un fattorino, e tornai in via Linneo
soltanto tre giorni dopo, cio quando fui ben sicuro che ogni cerimonia
funebre fosse finita.
Questa volta bisognava ch'io avessi veramente coraggio per ricomparire
davanti alla povera sorellina. Ma si presentavano due ipotesi: o ella aveva
creduto al pretesto che le avevo addotto per non aiutarla a compiere gli
ultimi doveri verso la morta, o non aveva creduto affatto... Nel primo caso,
la sua fiducia sarebbe stata un rimprovero per me. Nel secondo, come avrei
potuto spiegarle un'anomalia della mia particolare sensibilit, bizzarra
quanto l'anomalia della purezza di lei, nel tempo in cui ella era stata a
contatto della prostituzione della sorella maggiore, candidamente,
familiarmente, come se quella avesse vissuto del lavoro pi virtuoso?
La trovai nella camera. Le finestre che davano sul Giardino delle Piante
erano aperte, come quella mattina in cui mi ero svegliato in quel letto, che
ora, senza coltri, senza federe ai guanciali coperti di cotonina, aveva un
aspetto sinistro. Del povero Prudhon scomparso, non rimanevano pi che
quei mobili comunissimi, guadagnati col dare a chi l'avesse voluto il suo
bel corpo ormai sepolto per sempre; non rimanevano pi che le
cianfrusaglie del suo umile lusso artificiale e la legione delle fotografie dei
suoi amanti di qualche ora!
La piccola Bianca era vestita di nero, con una veste di Alina, ch'ella si era
adattata ancor peggio di quell'altra nella quale l'avevo vista infagottata. Le
era mancato il tempo di far meglio. Ora stava esaminando delle carte che
gettava ad una ad una nel fuoco del caminetto. Si trattava, me ne accorsi
subito, della corrispondenza amorosa della morta...
Quando m'aveva aperto l'uscio, la povera piccina si era lasciato sfuggire
un piccolo grido, le sue guance si erano imporporate. Quella sorpresa, lo
sguardo ch'ella ebbe per me, la commozione che indovinai nella sua voce,
erano stati indizi evidenti, spontanei, singolari, che mi avevano fatto
ripensare alla cinica frase del dottor Louvet. Ora, poich ho deciso di
scrivere tutta la verit, devo confessare che anch'io, nei primi momenti del
nostro colloquio, mi sentii preso da un turbamento certo analogo a quello
di lei...
Era adorabilmente bella, la piccola Bianca, in quella camera nella quale
fluttuavano, per me, ricordi di volutt e di tristezza insieme. Era tanto
graziosa e cos veramente sorella di Alina, col fascino dei suoi quindici

anni maturi, ancor pi maturi, dopo le ultime due settimane, che se


fossero passati sei mesi!... Era cresciuta... La sua voce mi sembrava un po'
mutata; ma specialmente lo sguardo non era pi quello di prima... Non era
la prima volta che osservavo un simile fenomeno, tanto particolare in
quelle et di trasformazione nelle quali l'essere, come incerto, ondeggia fra
due periodi. Un grande dolore pu affrettare ad un tratto il definitivo
sbocciare della giovanetta o del ragazzo. Non avevo pi a che fare con la
piccina di due settimane prima. Colei che mi parlava, in quel pericoloso
colloquio, era una vera donna. E, d'altronde, era proprio stato soltanto il
dolore, a compiere quella trasformazione? Non aveva letto, Bianca,
qualcuna delle lettere sparse sulla tavola? Quali cose rimanevano ancora
da chiarire nella sua mente, prima che quell'ultimo lampo l'illuminasse?
Insomma, se Louvet non aveva sbagliato, il destarsi della simpatia per me
doveva aver completato in Bianca l'interno sboccio che precede
l'iniziazione. Ma certo questa era molto vicina, ora che Bianca era rimasta
sola, senz'alcuna difesa e tanto attraente per quel fascino di fragile
nervosit che aveva in s, tanto possente da turbare me pure...
Mi sembra di essermi confessato abbastanza francamente per avere il
diritto di affermare che quel turbamento rimase molto involontario. Se fu
una tentazione, la vinsi immediatamente. E non esitai nemmeno per un
attimo nel mio compito di galantuomo. Era semplicissimo, non vero?
Tuttavia, per me un piacere il ricordare che per quanto mi sentissi preso
da un lieve brivido, non dovetti imporrai alcuno sforzo per fare ci che
dovevo in quell'ora decisiva. Ho detto per me un piacere. Avrei dovuto
dire, invece, che era un piacere... Infatti, ora che Mazurier mi ha
comunicato l'invito della signorina Bianca di Saint-Cygne, un atroce colore
d'ironia si diffonde, per me, sul ricordo di quel colloquio, accanto a quel
fuoco alimentato dalle letterine dolci dei dongiovanni del Quartiere
Latino, in quel pomeriggio d'inverno e nella camera della defunta!
***
Ed ora, che farete? le domandai, quand'ella mi ebbe parlato del
funerale della povera Alina senza alcuna allusione alla mia assenza.
Non so... mi rispose. Sarebbe cosa molto dolorosa, per me, il
dover lasciare questa casa!

Mi permettete di parlarvi da amico? le dissi, un po' stupito per il


condizionale ch'ella usava. Voi capite, non vero? che sono vostro
amico...
Ella mi fissava con uno sguardo pieno d'una gratitudine affettuosamente
commossa. Soggiunsi :
Di quanto , la pigione?
La portinaia mi disse che dovevamo una rata di centocinquanta
franchi... Non voleva, che pagassi subito; ma Alina aveva preparata la
somma, in una busta... Domani, questa faccenda sar regolata.
E dopo aver pagato, quanto vi rester?
Ancora pi di trecento franchi.
Non aveva altri debiti, vostra sorella?
Non credo disse lei. Alina era abbastanza ordinata. Pagammo
sempre a contanti il droghiere, il macellaio, il panettiere... Facevamo noi i
nostri cappellini, e, ultimamente, anche i vestiti per lei...
Dunque, vi proponete certamente di cercar lavoro presso una modista o
una sarta... le dissi.
Sentivo per che c'era qualcosa ch'ella non mi diceva. E ripresi :
Ma potrete guadagnare abbastanza per tenere questo appartamento?
No mi rispose, impacciata. Ma mia sorella aveva delle
conoscenze, che forse mi aiuteranno.
La guardai. Tutti i sospetti che avevo concepiti il primo giorno riaffluirono
nel mio cervello. E lei, come se mi avesse letto nella mente, e
preoccupandosi d'impedire ch'io commentassi, mentalmente, quelle sue
parole, continu:
Voi foste tanto buono verso di me!... Aspettavo di rivedervi... Ed
venuto a trovarmi il signor Bertrand... un vecchio, che deve aver
moglie... Mi faceva sempre qualche regalo, quando veniva da Alina... Non
sapeva che fosse morta, ed rimasto a lungo a consolarmi... Anche lui
stato tanto buono!... Mi ha offerto di prestarmi del denaro, fino a quando
avr trovato qualcosa da fare... Domani torner... Gli dar una risposta...
***
La guardai di nuovo. Non m'accadde spesso, nella mia vita, di provare
un'ansia come quella che provavo ora. Le parole che mi salivano alle
labbra, non erano tali ch'io potessi dirgliele, poich l'avevo conosciuta in

condizioni tanto speciali: lei, domestica ufficiosa di sua sorella, ed io


coricato nel letto di questa, con la quale avevo passata la notte...
D'altronde, come avrei potuto farmi la bench minima illusione
relativamente al rispettabile personaggio di cui Bianca mi parlava e che era
venuto da lei immediatamente dopo la morte di Alina?... Come avrei
potuto ingannarmi circa i propositi che dovevano aver deciso quel virtuoso
borghese il quale aveva certamente adottato un nome falso a fare alla
piccina quella cortese offerta di aiuto?... Con la stessa precisione con cui
vedevo il letto nel quale avevo dormito con Alina, vidi lei, la piccola
Bianca, a poco a poco insidiata da quel sedicente benefattore... E vidi le
scene successive; i baci in fronte, prima, e i buffetti sulle guance, e gli
abbracci paterni, e tutta una serie d'infami carezze senili, durante una
commedia di benefico interessamento, e poi, e poi il resto!... Vidi,
infine, quale sarebbe stata, in breve, l'esistenza di Bianca, simile in tutto a
quella di sua sorella!
S, Bianca era veramente sull'orlo di quel destino l'intuivo
perfettamente, ancora abbastanza ingenua per non aver diffidenze, ma
gi sveglia abbastanza per sentirsi imbarazzata nel confidarsi a me, a quel
modo, come se indovinasse che, nel ricevere il primo beneficio del vecchio
protettore, c'era gi un tacito mercato, del quale non comprendeva tutta
l'estensione.
Al pensiero che quella povera fanciulla tanto delicata stesse per diventar
preda della immonda lussuria del vecchio gaudente sconosciuto... e di
altre, e anche della mia, forse, se non l'avessi salvata da chi l'avrebbe
corrotta e da chi ella avrebbe amato... provai una piet impulsiva,
profonda, intensa e appassionata, che m'ispir il mezzo pi sicuro a cui
potessi ricorrere. Presi fra le mie la mano di Bianca, con una tenerezza che
questa volta era pura quanto quella di un fratello maggiore, e le parlai con
la pi assoluta sincerit, senza temere, tanto sentivo la solennit d'un
momento come quello, di sollevare in lei l'amore incosciente diagnosticato
dal brutale Louvet.
- Ascoltami, bimba cara. Tu hai simpatia per me, lo so. Me ne hai data una
prova anche poco fa... E anch'io ti voglio bene, come se ti conoscessi da
molto tempo, quantunque t'abbia vista appena... T'incontrai in circostanze
tali che non mi permettono di farti dei rimproveri severa... Ma dammi
retta!... Rimani una ragazza onesta, poich lo puoi ancora... Cos voleva la
tua povera morta, che tu non giudichi e che hai ragione di non giudicare...
Non era felice, lei, e voleva che tu, invece, fossi felice... Ora, la felicit ti

sar possibile, se sposerai un bravo giovane che ti stimi e che meriti la tua
stima... Domani, non riceverai codesto signor Bertrand... Non devi
riceverlo! Non devi pi avere a che fare con lui ne con alcuno degli uomini
che conoscesti qui! Neppure con me, devi avere a che fare!... necessario
che tu te ne vada, che tu parta per il tuo paese. Provveder io a sistemare i
tuoi interessi, mi occuper dell'appartamento, dei debitucci che sono
rimasti, di tutto, insomma... Te ne do la mia parola d'onore... I mobili ti
saranno spediti, perch tu possa servirtene per arredare la tua casa, quando
ti sposerai... Ti arriver ogni cosa, laggi... Non dovrai occuparti di nulla.
Ma se vuoi ch'io serbi di te un buon ricordo, quello di una piccola amica
quale sei oggi... vattene via. Parti fra tre giorni, fra due, parti domani...
Capisci?... Domani!... Verr a prenderti e ti accompagner alla stazione. E
non piangere. Non pensare che in questo che ti dico ci sia qualche pensiero
cattivo sul conto tuo e di tua sorella... Ti parlo come ti parlerebbe lei, se
potesse tornare al mondo e parlarti a cuore aperto... Baster che tu mi
risponda che tua madre ti lascia libera e che preferisci rimanere qui, e io
non ti rimproverer. Ma se ti sei accorta che avevo per tua sorella e che ho
per te un vero interesse da amico, ascolta il tuo buon destino, che ti dice
per bocca mia : Vattene! Vattene via di qui!
Ella mi aveva ascoltato guardandomi fissamente e come spaventata, con
quei suoi begli occhi bruni e dolci di gazzella mansueta, nei quali vidi
spuntare lentamente due grosse lagrime. Poi, mentre le parlavo ancora,
pronunciando altre frasi che non ricordo pi, ma che esprimevano tutte lo
stesso supplichevole consiglio di fuggir lontano da ci che consideravo
come un pericolo, forse per me quanto per lei ella fu scossa da
singhiozzi convulsivi. La turbava l'oscuro sentimento che nutriva per me?
Le mie parole mettevano un raggio di luce nel buio di quella coscienza? O,
forse, esprimevo, ad alta voce, ci ch'ella diceva piano a se stessa senza
volersi ascoltare?... Certo m'aveva prese le mani e me le bagnava di
lagrime, gemendo :
Oh! grazie! Grazie!... Vi obbedir. Far tutto quello che mi ordinerete
di fare... Me ne andr via... Ah! come siete buono, voi! Come siete
buono!...
***
Santo Dio! quanto gi lontana, quell'ora!... Quanto dovevo esser giovane
e ingenuo, bench avessi gi avuto parecchie avventure!... E tale sono

rimasto, pure avendone avute molte altre ancora, poich ci che ma ha


riferito Mazurier ha fatto tanto male ad una parte del mio cuore, a quella
che il fiorellino azzurro di questo ricordo inondava di un profumo sottile!...
Vedevo ancora la piccola Bianca, affacciata al finestrino del vagone fino
al quale l'accompagnai il giorno seguente, sorridermi commossa. Leggevo
ancora in quel sorriso la riconoscenza d'una bambina che si senta salvata!
S, immaginavo di averla salvata dal destino della sorella, ed ero tanto
ingenuo da sentirmi riconfortata l'anima, quando me la raffiguravo, nel suo
cantuccio di provincia, moglie del modesto borghese che Alina le aveva
augurato! Quantunque la nostra corrispondenza fosse rimasta interrotta gi
dopo i primi tre mesi, e si fosse limitata, da parte sua, a due lettere
veramente monumentali per infantilit e per ortografia sbagliata, io
accarezzavo tuttora un vago progetto di andare a Beaumont, presso
Ingrandes (questo il nome del villaggio, che non avevo dimenticato), per
godermi lo spettacolo, confortante per a miei occhi e per la mia coscienza,
del suo matrimonio e della sua famigliola. Non dubitavo, infatti, che la
Provvidenza avesse benedetta la mia buona azione...
Invece, marted prossimo pranzer con la signorina Bianca di SaintCygne, che appartiene alla migliore aristocrazia di letto, come dice
Gladys...
S, questo mi sembra un caso molto piccante, come ho confessato a
Mazurier... tanto piccante, che mi fa provare una specie di bruciore al
cuore, e che mi sento quasi venir le lagrime agli occhi, come a Bianca,
quel giorno, mentre le parlavo!... Ma cosa pi ragionevole prorompere in
una gran risata, e cos faccio, appunto, in questo momento...
SECONDO EPISODIO.
Notte del marted successivo.
Sono tornato a casa poco fa, dopo quel pranzo in casa Mazurier di cui ebbi
tanta paura in questi ultimi otto giorni, da sentirmi spinto non una, ma
dieci, venti volte, a declinare l'invito. La curiosit ed anche un altro
sentimento furono pi forti. Quale uomo, al mio posto, non si sarebbe
detto il chi sa? che io mi dicevo, o che piuttosto si formulava da s nel
mio essere intimo, mentre cercavo d'immaginare come doveva essere

Bianca, fisicamente, giunta a sua volta all'et nella quale avevo conosciuto
sua sorella?
Certo, dicendomi quel chi sa? non arrivavo fino a propormi di trar
vantaggio, per rendere migliore una banale avventura galante, dal raro
ricordo che avevo serbato della mia protetta di dieci anni fa e di quello che
Bianca doveva aver serbato di me. Ma ormai Bianca non era pi la bimba
quindicenne davanti alla quale mi ero vergognato perfino d'accorgermi
della grazia e della precoce bellezza, ancora quasi infantile, che la
rendevano tanto seducente.
Non l'avrei incontrata, questa volta, nella camera di una morta, mia
amante del giorno antecedente e sorella di lei.
Ella era divenuta una donna di piacere, disposta a darsi al primo venuto,
ad un Machault, gladiatore in smoking, come ad un de Brves, stalliere
aristocratico! E se le fossi piaciuto, se lei fosse piaciuta a me, perch avrei
evitata quella bella avventura alla quale il vago sentimentalismo del nostro
comune e irrevocabile passato avrebbe aggiunto quel fondo di malinconia
che gli epicurei desideravano nella volutt? Non confessavo a me stesso,
completamente, questo poco romanzesco pensiero. Ma esso stava nascosto
in un cantuccio della mia sensualit, se non del mio cervello, perch, prima
di andare a casa di Mazurier, m'indugiai in tutte quelle minuziose cure
dell'abbigliamento che suole avere un uomo quando gi sull'altro
versante della collina, il quale voglia far credere di essere soltanto sulla
cima. questo un ridicolo che noi uomini confessiamo meno facilmente
d'ogni altro, ma che mettiamo in pratica quasi come le donne, non appena
ci prenda il pi vago desiderio di piacere ad una di esse!
Giunsi perfino a dire al mio domestico di non aspettarmi se non fossi
tornato a casa a mezzanotte. Ora, io non giuoco pi da parecchi anni; non
vado al Circolo, di sera, se non quando sono stato a teatro; non frequento
alcuna casa amica dove possa accadermi qualche volta d'impigrirmi in una
poltrona accanto al fuoco, da quando la povera Paolina Raffraye lasci
Parigi... Mazurier, veramente, non aveva sbagliato, nelle sue predizioni.
Sembrava proprio che si trattasse, per me, d'un pranzo di nozze, tanto ero
agitato, quasi febbricitante per l'impazienza. Provavo quel lieve calore,
d'origine nervosa, al palmo delle mani, che non m'inganna mai, e che
durante la giovent, fu sempre, per me, l'indizio della speranza d'una
conquista, suggeritami dall'avvicinarsi di una donna che mi piacesse e che
mi eccitasse la fantasia. Ed ero tanto contento di provare ancora una volta

quella febbre, che dicevo fra me, ridendo d'un riso quasi giocondo, mentre
una carrozza mi portava verso il viale del Bosco di Boulogne:
proprio vero che nessuna buona azione rimane senza premio!. E,
certamente, il solo fatto di avere avuto quel quarto d'ora di rinascita, quei
pochi minuti d'un effimero ardore voluttuoso, sarebbe bastato a
ricompensarmi ad usura della mia buona azione verso la sorella di Alina...
Ma c' stato anche qualcosa di meglio, e questo, appunto, vorrei notare qui
per i giorni di acre ironia, nei quali si ha bisogno di credere che certi
sentimenti delicati non c'ingannano troppo...
***
Il pranzo era fissato per le otto, ed erano appena le sette e mezzo quando
giunsi da Mazurier. Volevo discorrere con lui, che non avevo pi riveduto
dal giorno del suo invito improvvisato in una sala del Circolo; volevo
sapere chi fossero gli altri invitati, uomini e donne. Speravo, inoltre, che la
signorina di Saint-Cygne arrivasse ella pure un po' prima dell'ora stabilita,
perch ci fosse possibile riannodare la nostra conoscenza, liberi dalla
curiosit degli estranei, troppo beffarda o troppo maligna. Quest'ultimo
mio desiderio, almeno, non rimase insoddisfatto... Il domestico, nel farmi
entrare nel salotto attiguo alla camera da pranzo, mi disse che il signore
era appena rientrato e che stava vestendosi... Ma mi ero appena seduto
accanto al fuoco, in quella stanza che conosco tanto bene per esservi stato
molte volte, in occasione di festicciole dello stesso genere di quella di
stasera, quando udii il rumore di una carrozza che si fermava e quello del
portone che si apriva. Poco dopo, vidi comparire una donna vestita di
bianco.
Noblesse oblige!, mi disse Bianca pi tardi, a proposito di quella veste
di crespo della Cina, guarnito di merletti col candore dei quali
s'armonizzavano le bianchezze diverse di un magnifico vezzo di perle
ch'ella aveva al collo e di alcune gardenie che spiccavano fra i suoi capelli
castani.
Anche se non avessi saputo con chi avrei pranzato quella sera, l'avrei
ravvisata immediatamente, tanto somigliava al Prudhon del ristorante e
dell'appartamentino di via Linneo, a quella mia amante d'una notte, della
quale non dimenticher mai i fascini! Ma il caso aveva voluto che invece
d'avere a che fare con degli studenti, uno pi povero dell'altro, questo
nuovo Prudhon avesse incontrato dei conoscitori ricchi abbastanza per

ornare finemente la sua delicata bellezza. L'accusa di frivolezza da parte


della sua rivale Gladys mi torn alla memoria, quale me l'aveva riferita
Mazurier, e avrei avuto diritto d'esser severo verso di lei, poich mi parve
che mentre io l'avevo ravvisata subito, ella avesse esitato, sia pure soltanto
per un momento, a riconoscere me. Prova, questa, di ci che io sento
perfettamente, e cio che tra il Francesco Vernantes delle visite ad Alina e
il Francesco Vernantes ritto questa sera presso il caminetto del salottino
rosso dell'amico Mazurier c' una differenza da attribuire ai molti anni che
passarono... Bianca, se avesse potuto vedere il mio essere intimo, l'avrebbe
forse riconosciuto assai meno della mia fisionomia! Intanto, quel momento
di esitazione da parte sua, era passato. Ella aveva ritrovato il giovanotto
d'altri tempi nel signore gi maturo che la guardava, e mi si avvicin,
tendendomi la mano e dicendomi:
Come siete buono!... Siete venuto!... Se avessi osato, vi avrei scritto
per ringraziarvi anticipatamente. Ma sono superstiziosa... E ho fatto come
si fa al giuoco, quando, per disarmare la sorte, ci si ripete che certamente si
perder. Mi sono imposta di pensare : Non verr! non verr perch
desideravo ardentemente che veniste... Ah! come sono contenta!
Rideva, e mi guardava coi begli occhi bruni, lucenti nel volto acceso,
mentre io le rispondevo :
Come avete potuto supporre che mi sarei lasciato sfuggire un'occasione
di rivedervi?... Mi era rimasto di voi un ricordo troppo bello!...
Ma appunto per il ricordo che dovevate serbare di me, avevo tanta
paura! disse lei con vivacit.
Poi, fissando il fuoco, al quale avvicin i suoi piedini calzati di scarpine di
pelle lucida e di calze di seta nera, trasparenti, la cui tinta cupa contrastava
in modo seducente con le tonalit candide del resto dell'abbigliamento,
riprese, senza ch'io potessi guardarla negli occhi :
Confessate, piuttosto, che vi eravate scordato di me!
No! le risposi, anch'io vivacemente. Domandate a Mazurier...
Forse sarebbe stato meglio! continu, con voce grave.
Confessate, allora, che non vi aspettavate di ritrovarmi cos...
No! dissi ancora, ma dopo avere esitato un poco. Ora temevo che
volesse narrarmi la sua storia. La immaginavo perfettamente, e non tenevo
affatto a saperne i brutti particolari, almeno in quei primi momenti. Ma
sbagliavo. Bianca alz il capo mi guard di nuovo, col volto atteggiato
ad una espressione birichina, e con un sorriso che mi ricord il fascino di
sua sorella morta, mi disse:

Sapete che vi scrissi, quando avvenne il fatto? Gi allora desiderai di


rivedervi... Ma poi non osai mandarvi la lettera, per l'ortografia!...
concluse, sorridendo ancora e alzando le spalle, divenute grassocce, pure
essendo rimaste delicate quanto alle linee.
Rise di nuovo, e riprese :
Com' stupido, proibirsi qualcosa che si desideri molto!
Si tolse ad un tratto un lungo guanto, e mi mostr all'anulare della mano
sinistra il piccolo serpente d'oro che le avevo regalato in quel Capodanno
gi tanto lontano, e che ora appariva modestissimo fra gli zaffiri, le perle e
i rubini degli altri anelli.
Lo tenni sempre... disse.
Io presi quelle dita sottili e le baciai, e allora sentii che quella manina
delicata premeva sulla mia bocca. Ci guardammo di nuovo, in uno di quei
silenzi che talvolta, fra un uomo e una donna, sono pi ardenti delle pi
ardenti parole. E proprio in quel momento entr Mazurier. Entr senza far
rumore, in modo che noi ci avvedemmo della sua presenza soltanto
quando, ritto vicino a noi, egli pos le mani sulle nostre teste, e ci disse
con un'intonazione comicissima :
Vi benedico, figli miei...
E fece seguire a queste parole un bacio sulla spalla seminuda di Bianca,
che gli diede un colpetto col ventaglio, emettendo un piccolo grido ed
esclamando :
Oh! zio!... Ti permetti sempre troppa confidenza!... Sei davvero
insopportabile!...
Non ho diritto ad una piccola percentuale? disse lui,
contraffacendo il tono del classico usuraio tedesco.
Suvvia! Baciami una volta per tutte, e cos sar finita, questa storia!
rispose Bianca allegramente, porgendo l'altra spalla al nostro compiacente
amico, che la baci di nuovo, mentre io dicevo:
Basta, Mazurier! Non sarebbe meglio, se ci diceste, invece, con chi
pranzeremo?
gi geloso! esclamo lui, rivolgendosi a Bianca. Poi continu con
solennit :
Fate pure! Vi permetto di amarvi!... Sono cose dell'et vostra. Fate pure
delle pazzie, ma non commettete sciocchezze! Tu, nipotina mia, pensa alla
tua posizione! E pensateci anche voi, nipote, alla sua posizione!...
soggiunse, rivolto a me.

E, parola d'onore, Mazurier era serio e sincero, nel farci quella sua buffa
raccomandazione! Poi, rispondendo alla mia domanda, soggiunse :
Volete la lista degl'invitati?... Anzitutto, ci sar Coletta Rigau'd...
Con Salvaney? domand Bianca.
Poi, Leona d'Asti...
Con Mainterne? disse ancora la ragazza.
E Gladys Harvey...
Con de Varde?
E Andrea Mareuil...
Con Cristina Anroux?...
No! disse Mazurier. Niente Cristina!
Peccato! esclam Bianca, mentre finiva di rimettersi il guanto che si
era tolto. Sarebbe stata una bell'accolta di coppie irregolari!... Proprio
l'opposto del pranzo della settimana scorsa!
E, rivolgendosi a me, continu :
Voi non sapete quanto sia malizioso, quest'uomo!... Esattamente una
settimana fa, c'invit a pranzo tutte quante, ciascuna col proprio... sposo
legittimo!... De Breves con me, Gladys con Lebon, Leona con Andry,
Cristina con Casal, Coletta con Claudio Larcher... Questa volta, invece,
tutto coppie di contrabbando!... Ah! zio!... zio!... Ah! ecco Gladys!...
Buona sera, bella!...
Buonasera, Frivolina! rispose la nuova arrivata, seguita quasi
immediatamente da un altro invitato e poi ancora da un altro...
E alle otto, ora culinaria, come dice Mazurer, che tiene tanto alla sua
cucina da non concedere mai dilazioni d'orario, eravamo tutti seduti ad una
tavola molto graziosamente adorna di crisantemi gialli, alternati qua e l
con fiori rossi... (Oro con gocce di sangue! Quasi un simbolo!)
Il pranzo cominciava, io, naturalmente, ero accanto a Bianca, e mi era
vicino, dall'altra parte, Filippo de Varde, che a sua volta aveva per vicina
Coletta. Mazurier aveva fatto sedere di fronte a s Mareuil, dicendo serio :
Nella nostra qualit di scapoli, dobbiamo stare insieme! E le altre due
coppie erano state messe in modo che fra due donne ci fosse un uomo,
dappertutto. Questa saggia disposizione assicurava alla mia vicina ed a me
tutte le possibilit di un colloquio a quattr'occhi in mezzo al bruso d'una
conversazione generale, che, per effetto dello champagne semi-dolce il
solo che le donne bevano con piacere divenne in breve tutta
scoppiettante di motti spiritosi e di risate.

In altre circostanze avrei partecipato a quel fuoco di fila di chiacchiere,


con tanto maggior piacere in quanto che erano presenti due campioni
ammirabili in simili schermaglie, i pi inventivi ch'io conosca nella
bohme galante e letteraria Gladys e Mareuil. Ma non avevo voglia,
affatto, di conversare con tutti. Dopo dieci anni, mi sentivo preso ancora
dallo stesso fascino che si era sprigionato per me dai minimi gesti di Alina
la prima e l'unica volta che le ero stato vicino, davanti a una tavola
imbandita. Mi sembrava proprio la stessa donna, quella che ora mi sfiorava
la gamba con la sua, quella che vedevo sorridere voluttuosamente, con gli
occhi a volta a volta lucenti e languidi, il cui fascino appassionato e
delicato cominciava a farmi scorrere per le vene l'ardore del desiderio!
Certo, la scena era molto diversa. Il lusso autentico e sfarzoso di Mazurier,
lo splendore delle argenterie e dei cristalli, l'opulenza delle tappezzerie, il
contegno dei domestici e quello degli invitati, non avevano nulla di
comune col meschino e logoro arredamento del ristorante, con gli specchi
sfregiati di quella saletta e coi commensali di quella cena di Natale!
Tuttavia, il genere di esistenza che si rivelava nella conversazione, era
esattamente lo stesso. Gladys faceva fluttuare intorno al suo corpo
profumate morbidezze d'un vestito rosa acquistato da Doucet, ma non per
questo si asteneva dal piangere miseria, raccontando come la madre del
suo amico Lebon lesinasse nel fornire denaro al capriccio del figlio... E
ascoltando lei, mi ricordavo delle lamentele d'una nostra compagna di
dieci anni prima, a proposito della troppo limitata generosit del genitore
del suo amante.
Leona d'Asti, in toilette gialla, aveva alle orecchie delle perle da diecimila
franchi l'una, ma non per questo riusciva a nascondere un'anima di cocotte,
stupidamente sensibile e insulsa, e parlando di una commedia cretina
durante la quale aveva pianto, diceva :
tanto fresca, tanto onesta, e graziosa, e riposante!...
E rivolgeva a Mainterne uno sguardo da cavalla sentimentale, che mi
rammentava quello della compaesana di Alina mentre ci vantava le virt di
cantante del bel Prudhon, senz'avere alcuna qualit per giudicarle.
E Coletta, bench fosse intelligente, demoliva alcune delle sue colleghe di
teatro con la stessa invidia meschina e brutale che avevo potuto constatare
durante quella cena, come durante ogni altra a cui avessi preso parte con
delle donnine allegre! E la sorellina di Alina mi sembrava estranea a sua
volta, come gi mi era sembrata la morta, a tutto ci ch'era brutto e volgare

in quell'ambiente che nondimeno era il suo, e mentre assaporava a piccole


cucchiaiate un brodo squisito, mi diceva col sorriso dell'altra :
Vi ricordate di quella zuppa di porri e patate che non voleste mangiare?
E ripeteva il suo gesto d'allora, tendendo le mani come nell'atto di reggere
la scodella troppo piena... Anche quelle mani, erano molto mutate. Ed io
rivedevo, come in un miraggio infinitamente vago e lontano, le dita gonfie
e rosse da servetta, che avevo osservate in via Linneo, guardandole ora
trasformate in preziosissime dita affusolate e bianche, con le unghie rosee,
e rispondevo:
S, s, me ne ricordo!... E la vostra scarpetta accanto al camino?...
Quanta curiosit suscitaste in me, allora!...
Non avreste pensato che una ragazza potesse essere tanto onesta e
pura, in condizioni simili; non vero?... Ed ero veramente pura! Ve lo
giuro!...
Poi, guardando fissamente nel vuoto, continu :
Come era possibile?... Non lo capisco nemmeno oggi!... Vedevo certe
cose, ed era proprio come se non vedessi nulla!... Solo dopo la morte di
Alma, alla lettura di certe lettere, penetr in me un po' di luce... e poi anche
quando voi mi parlaste... Gi, una ragazza che sia completamente buona e
serena, come sonnambula... Pi tardi, mi rifeci...
Era gaia o triste, nel lanciare quest'ultima frase?... Ma anch'io, in quel
momento, ero gaio, o ero triste?... Gaio nel respirare, come facevo, il
delizioso profumo di volutt che avvolgeva quella creatura, triste nel
paragonarla a quella che avrebbe dovuto divenire secondo il mio desiderio
e i miei voti. Volli interrogarla, poich ci sentivamo disposti, lei a parlarmi
con assoluta sincerit, ed io ad ascoltarla senza irritarmi.
Ma quando ritornaste a Beaumont...
Oh! guarda!... esclam, interrompendomi. Vi ricordate ancora
del nome del mio villaggio?... Molto gentile, questa cosa, da parte
vostra!...
E mi accarezz la mano con le piume del suo ventaglio, tanto dolcemente
ch'io non potei fare a meno di chiudere gli occhi, mentre il mio piede
cercava istintivamente il suo, sotto la tavola.
No! disse lei sottovoce, sfuggendo a quel contatto. Poi soggiunse,
dando ai suoi occhi scuri un'espressione singolare :
Non mi guastate questo bel momento! E, notando un mio sguardo che
interpret erroneamente, continu, ancor pi piano;

Mi accompagnerete a casa, questa sera; vorrei per che le cose


andassero in un modo un po' diverso dal solito...
Avete ragione! le dissi ridendo. Ma non si deve indurre in
tentazione un pover'uomo!... Parlavamo, dunque, di Beaumont...
Volete confessarmi? domand Bianca. Fu semplicissimo...
semplicissimo e triste... La mia povera sorella aveva creduto di far bene,
togliendomi dalla campagna... Non aveva pensato che non si pu ritornare
a vivere in un dato modo, quando si sia vissuto in un altro... Per due anni,
io cercai di assuefarmi ancora alla nostra vecchia casa... Santo Dio, s... per
due anni!... Avessi almeno trovato, laggi, qualcuno che mi avesse parlato
come mi parlaste voi!... Ma la mamma mi trattava con un po' d'asprezza,
serbandomi rancore perch non avevo trovato modo di collocarmi, a
Parigi, dopo la morte di Alina... Mio padre, rincasava spesso ubriaco,
poveretto!... Faceva il carrettiere tra Ingrandes e Beaumont... e, d'inverno,
bisogna pur riscaldarsi, e rinfrescarsi d'estate!... Purtroppo, quando aveva
bevuto, picchiava sodo, mio padre!... Mio fratello, poi... Ma no: preferisco
non parlarne!... Capii che specialmente per lui, Alina aveva voluto
condurmi via... Insomma, la vita non era lieta per me, ne in casa ne
fuori... Nella stagione delle vacanze, capit a Beaumont uno studente che
avevo conosciuto al Quartiere Latino... Mi ricordai del passato, mi lasciai
prendere dalla nostalgia, e quando quel giovanotto ritorn a Parigi, partii
con lui... Allora, come vi ho gi detto, pensai di scrivervi... Ma basta!
Parliamo d'altro... Finirei col piangere, e poi avrei rossi gli occhi, la qual
cosa bella soltanto nei conigli di Russia... Ma, dopo tutto, se non avessi
seguito lo studente, ora non sarei qui, a pranzo con voi, e non mangerei
questi filetti di pesce, che sono veramente squisiti!... Ah! zio! esclam,
rivolgendosi a Mazurier; che pranzo, questa sera!... Andr in cucina a
congratularmi con Rosa!...
***
Che strana ragazza! E com'era veramente la sorella di Alina, che avevo
vista civettare ancora, sul suo letto di morte, fra la camomilla e i
cataplasmi!... Ora, dopo avermi mostrato delle sfumature di sentimento
tanto delicate, e dopo avermi narrato senza enfasi la sua storia
sinistramente malinconica, partecipava alla conversazione generale e
raccontava con un brio indiavolato un fatterello osceno!... Voleva stordirsi

per non pensare alle tristezze della sua esistenza?... E non me ne aveva
narrato che l'inizio!
C'era in lei, insieme con quel po' di poesia che le rendeva caro il ricordo
dei nostri delicati rapporti d'una volta, quella passione per tutti i piaceri
illeciti che caratterizza le donne nate con l'istinto della cortigiana, tanto
nella buona societ quanto nell'equivoca? Voleva mettermi alla prova, per
vedere se con quell'improvviso ritorno alla brutalit del suo mestiere mi
avrebbe disgustato o maggiormente sedotto?.. Questo non so ancora,
nemmeno dopo la scena che chiuse il pranzo e una serata tutta piena di
contrasti del genere di quelli a cui ho accennato. Simbolo di essi fu una
specie di minuetto a due personaggi che Bianca pens di danzare con
Gladys Harvey, in una sala del piano superiore, mentre noi altri fumavamo.
Filippo de Varde, che sa suonare deliziosamente il pianoforte, si era messo
ad eseguire dei ballabili. Tutti, pi o meno, avevano ballato dei valzer,
delle polche, qualche quadriglia, eccettuati Mareuil ed io, che, seduti sul
divano, ci abbandonavamo a delle considerazioni filosofiche. O, piuttosto,
parlava Mareuil, ed io mi limitavo ad ascoltarlo, senza riuscire a vincere il
vago malessere che mi era dato da quella donna, la quale suscitava in me,
ad un tempo, sentimenti diversissimi, di desiderio, di rimpianto, di piacere,
di piet. E, a quando a quando, diventata sempre pi pallida mentre si
faceva tardi, ella mi sembrava quasi un fantasma, mentre in altri momenti
l'ironia del rispetto che avevo avuto per i suoi quindici anni mi faceva
sorridere.
Ad un tratto, de Varde, per un capriccio della. sua fantasia, cominci a
suonare un'aria antica, da spinetta, un'aria cristallina, tenue, fine e piena di
tenerezza, alternandovi frasi di ballabili briosi. Allora, Bianca e Gladys si
misero a ballare secondo quella musica. De Varde continu a quel modo,
ed esse continuarono... Mentre la fine melodia del Settecento cantava e
saltellava, le due donne s'avanzavano una verso l'altra, tenendo sollevati i
lembi delle gonne in modo che queste sembrassero a panieri, e facevano
moine da grandi dame, e atteggiavano le labbra a sorrisi sentimentali... Poi
la musica mutava; le note di una sarabanda ignobile correvano sulla
tastiera, e le due ragazze si mettevano ad ancheggiare sguaiatamente, come
donnacce da balli pubblici.. Alzavano le gambe, mostrando le calze di seta
(color di rosa quelle dell'una e nere quelle dell'altra) e la morbida seta delle
mutandine, e le giarrettiere ricamate... e i loro occhi brillavano d'un ardore
di crapula, mentre i visi assumevano espressioni oscene. Poi di nuovo, alla
ripresa dell'aria antica, riprendevano le graziose moine del minuetto...

Tutti applaudirono, quando il ballo fin, mentre Bianca, lasciatasi cadere


accanto a me sul divano, mi diceva, facendosi vento:
- Scendete, e aspettatemi all'angolo della prima via a destra, perch gli
altri non sappiano che andiamo insieme...Vi far salire nella mia carrozza.
- Non ve ne andate con lei? - mi disse Mazurier con accento di vera
tristezza, accompagnandomi alla porta alcuni minuti dopo. - Capisco,!
Avr timore che Gladys la denunzi a de Breves. Si odiano, quelle due
ragazze!... Avrei dovuto pensarci... Colpa mia!. Ma vi siete dato un
appuntamento? . . No? . . Suvvia!. .. Bisogner che io vi procuri un'altra
occasione come questa.
Lasciai il mio ottimo amico senza tentare di dissipare quel bizzarro
rimorso professionale. Esso metteva una nota allegra in quella fine di
serata, resa per me pi eccitante dal convegno che mi era stato fissato dopo
un ballo tanto eccezionale. Mentre passeggiavo, all'angolo della via
indicata, rivedevo ancora il leggiadro minuetto, interrotto di tanto in tanto
da contorsioni ignobili,
Che Gladys e Bianca si odiassero, dandosi del tu e sorridendosi, era un
piccolo particolare della loro abiezione. Ma l'una e l'altra erano in realt
migliori della vita che conducevano.
Come Alina, subivano gli effetti del degradante contrasto tra la finezza
della loro natura e la tristezza del loro destino. E pareva che avessero
danzato, davanti a noi, la danza, appunto, della sorte loro...
Pensai ch'ero veramente molto ridicolo, sentendomi preso da una grande
tristezza per una causa simile, mentre dipendeva soltanto da me trascorrere
qualche ora deliziosa con una creatura tanto amorosamente bella, che
doveva avermi considerato per molto tempo come un eroe da romanzo.
Ma le impressioni non si discutono. Quella frase che Bianca mi aveva
detta ritirando il piede : Non mi guastate questo bel momento! mi
tornava alla mente, e mi sembrava, ora, di essere in procinto di guastare
qualcosa di pi prezioso e di pi raro d'un bel momento : un ricordo
delicato e bello!... Quante volte, attraverso le delusioni e le dispersioni
della mia folle esistenza, mi era capitato di rievocare l'espressione degli
occhi della sorellina di Alina, affacciata ad un finestrino del carrozzone
ferroviario, e come mi ero compiaciuto d'aver rispettato il sentimento che
quella piccina senza difesa aveva concepito per me!... Avrei potuto
cogliere sulla sua bocca di vergine ancora ignara di tutto il primo suo bacio
d'amore. Non avevo voluto, bench le mie labbra fremessero di desiderio...

Cos si rinuncia a cogliere una rosa, per non sciuparla... E ora?... Ah! ora la
rosa era colta, se non avvizzita, e molti altri uomini ne avevano aspirato il
profumo!... Ma era questa una ragione per cui io non dovessi gustarne, a
mia volta, il voluttuoso rigoglio?... D'altronde, era troppo tardi per
retrocedere. Un coup tratto da due cavalli assai vivaci si fermava gi
all'angolo del viale; una testa appariva allo sportello, che si apriva, spinto
da una piccola mano, e poco dopo ero nella carrozza di Bianca di SaintCygne, che aveva gi detto al cocchiere :
A casa!
***
I cavalli erano partiti. Avevamo gi percorso il viale del bosco e
oltrepassato l'Arco di Trionfo, senza che avessimo ancora aperto bocca. Io
tenevo una mano di Bianca fra le mie, la guardavo.
La sua somiglianza con la sorella, tanto straordinaria, di quel momento, da
esser quasi identit, non poteva certo far cessare la specie d'angoscia da cui
ero stato preso nell'entrare in quella carrozza piena di un profumo troppo
forte, anche perch vedevo negli occhi di Bianca il riflesso di un'angoscia
uguale alla mia... Strana avventura! Quantunque io non abbia, di solito,
quello stupido amor proprio secondo il quale non ammissibile che un
uomo stia solo con una donna specialmente con una donna come
Bianca senza abbandonarsi a certe familiarit quasi obbligatorie, ebbi
repentinamente la sensazione d'esser ridicolo, e mi decisi a cingere col
braccio la vita della mia compagna, come se si trattasse di un dovere! E
attirandola a me, le diedi un bacio sulla bocca, un bacio ch'ella non
respinse. Ma nemmeno me lo rese. Attraverso le sue labbra socchiuse, che
non vibrarono affatto, io sentii sulle mie labbra il freddo dei piccoli denti
serrati. L'ombra dei suoi pensieri divenne pi cupa che mai nelle sue
pupille... Tuttavia, invece di volgere il capo dall'altra parte, lo pos sulla
mia spalla, dicendo :
Cos... Lasciatemi stare un poco cos...
Poi, sottovoce:
Vi ricordate dell'ultima volta che fummo in carrozza insieme...
Per andare alla stazione... risposi, continuando ad alta voce il
pensiero di lei, che in quel momento era anche mio.
Dio!... disse lei; desiderai tanto intensamente, quel giorno, di
mettermi cos!... Ma non osai...

Tacque, e abbass le palpebre come se volesse sostituire alla scena che


aveva ancora davanti agli occhi un'altra visione: quella della bimba ch'era
stata nel passato, tanto ingenuamente innamorata del giovane romantico e
pieno di scrupoli che allora ero io!... Non parlammo pi, fino a via Prony,
dove abita Bianca. Tutte le complesse sensazioni della mia serata si
fondevano ora in una malinconia dolce e dolorosa insieme. Le cingevo
ancora la vita, e ad ogni giro di ruota ero sempre pi turbato dal pensiero
che stessi commettendo una profanazione quasi sacrilega. Che sarebbe
avvenuto, se l'avessi trattata come una qualunque delle donne della sua
stessa condizione che avevo trovate in casa di Mazurier?...
Quei momenti erano ancora deliziosi... Ma gli altri?.. Ma quelli che
sarebbero venuti in seguito?... Vedevo noi due entrare nella sua camera da
letto, piena di un lusso che indovinavo infame... E poi, e poi tutto il resto,
ed anche la fine irreparabile di quel non so che di cos speciale e di cos
umano nello stesso tempo, di cos tenero e di cos triste, che costituiva fra
noi come un vincolo, per sempre!
Insomma, non fu un ragionamento, non fu uno sforzo; fu semplicemente
un istinto, quello che, quando la carrozza si ferm, mi fece rispondere al
suo quasi forzato Venite su? con un No! risoluto.
No, sorellina... ripetei.
Bianca mi guard. Un'espressione d'infinita riconoscenza si sostitu sul
suo bel viso alla contrazione volontaria e triste di poco prima, E, senza che
potessi impedirglielo, ella mi prese la mano, come quando le donai
l'anello, me la baci e mi disse :
Grazie!
***
Pu esserci un'avventura fortunata che valga quanto quella sensazione?
Ho risposto a me stesso negativamente, questa sera, allontanandomi solo e
a piedi dalla casa nella quale ho visto scomparire Bianca, senza seguirla.
Risponder cos anche domani?... Dipender dai miei nervi. Ma da molto
tempo non mi avveniva di essere tanto soddisfatto di me stesso e di un
altro essere vivente.
Ed tanto difficile, come disse non so pi chi, essere soddisfatti di
qualcuno!...
FINE

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