Escolar Documentos
Profissional Documentos
Cultura Documentos
UNO SCRUPOLO
ROMANZO
MILANO. CASA EDITRICE SONZOGNO MATARELLI. Stab. Grafico Matarelli . Milano. Via Passarella, 15
PRIMO FRAMMENTO
DEL DIARIO DI FRANCESCO VERNANTES.
Parigi, notte dal 7 al1'8 gennaio 187...
...Com' strano, il meccanismo che mi serve da sistema nervoso! Io stesso
non so che cosa pensarne! Fui alla guerra, e non mi ricordo di aver mai
dormito d'un sonno pi profondo di quello a cui mi abbandonai nella notte
che precedette la giornata di Coulmiers... Eppure, ero sdraiato su di una
dura tavola, in uno stanzone di fattoria aperto ad quattro venti, e avevo la
prospettiva di partecipare alla prima battaglia! Ebbi poi un duello per i
begli occhi della povera Paolina Raffraye, della quale non ero affatto
1'amante, e anche la notte antecedente a quello scontro assurdo dormii d'un
sonno intensissimo, di quelli che nemmeno una cannonata potrebbe
interrompere!... E la pi piccola emozione sentimentale, anzi soltanto il
ricordo di un'emozione di questo genere, basta a sconvolgere questi miei
poveri nervi, a tal segno che ora, per esempio, sono qui, alle due dopo
mezzanotte - dopo aver riacceso io stesso il fuoco nel caminetto della
biblioteca, - tutto intento a scrivere su questo quaderno lasciato in
abbandono gi da molti giorni, proprio come se fossi un poetino di diciotto
anni!
Purtroppo, ne ho trentotto, e non sarei pi capace nemmeno di mettere
insieme due soli versi!.. Ma, questa sera, troppe cose sono state ridestate
nella mia memoria, e devo ricorrere all'unico mezzo che possa servire a
dar sollievo ai miei nervi, in casi simili.
Sentiamo: poich non volete venire con me, ora, ditemi quando
pranzeremo insieme, perch io possa invitare Bianca di Sant-Cygne.
- Non la conosco... Ma che nome strano!...
- un po' giovane... - disse Mazurier, ridendo ancora; - ma pu permettersi
bizzarrie di questo genere e fresca e bianca carne il nome che si scelto...
E che occhi, e che capelli!... E i denti? E le forme?.. Ah! far una bella
carriera, se non commetter troppe sciocchezze! La lanci Machault... Ora
amica di de Brves, che ha gi speso per lei settecentomila franchi; ma
questo non importa... Sta a fatto che se voi non la conoscete, lei vi
conosce; anzi, innamorata di voi, semplicemente, e mi supplic - capite?
mi supplic dinvitarvi a pranzo insieme con lei, un giorno che fosse
libera... Siamo nella stagione delle cacce: il momento propizio. De
Brves non c'... Dunque, fissate il giorno. . .
- Ah! ma troppo! - interruppi. - Vi ripeto che non conosco affatto questa
Bianca di Saint-Cygne (che razza di nome!...) e che quindi ella non pu
essere innamorata di me!. Dunque, caro Mazurier, voi volete mistificarmi,
cosa niente affatto lecita fra vecchi amici come noi... E una! Vi dir inoltre
che ho completamente smesso di cenare o di pranzare con signore di quella
specie, e che non muter pensiero, nemmeno per un anfitrione per il quale,
come per voi, io abbia molta amicizia. Ho una vecchia amica che viene
qualche volta da me a mangiare la minestra e il lesso, ed , anche troppo,
pensate!.. E due! Infine, ho l'intenzione di recarmi nel Mezzogiorno, per
scaldare al sole i miei nervi... E tre! E con questo, vi d la buonasera, e
tante grazie!
- Ma non ho esaurito il mio incarico... - disse Mazurier, stringendo la
mano che gli porgevo. Una prova del fatto che Bianca vi conosce molto
bene, quantunque vi atteggiate a uomo morigerato... (atteggiamento che
potreste tenere in serbo per quando avrete a che fare con qualche marito
geloso) che quella cara ragazza, prevedendo le vostre esitazioni,
soggiunse: Se non vorr, gli dirai che io sono la sorella di Alina!... Vedrai
allora, che non dir di no!. Infatti, accettate... Lo capisco dall'espressione
del vostro viso... Non sbaglio, eh?...
- Non sbagliate! - affermai, stupito per quel che mi aveva detto il mio
amico.
E soggiunsi:
- Diamine! Come avrei potuto indovinare... La sorella di Alina!... Avete
detto che mantenuta da de Brves... da quel de Brves proprietario di
cavalli da corsa?...
- S, precisamente dal nostro Ettore! - rispose Mazurier.
- Ed completamente lanciata?
- Non potrebbe essere lanciata meglio che non sia!... Palazzina in via
prony... un gioiello di coup... dei cavalli piccoli cos, e dei brillanti grossi
cos... E che guardaroba,. amico mio!... Gladys, che ha il grave torto
d'essere invidiosa, dice che Bianca stupida e troppo frivola... Ma vi
assicuro che invece abbastanza furba, quella piccina!
- Ebbene... - dissi, dopo un breve silenzio. - Si tratta infatti di un'avventura
piccante, anzi molto piccante!... Un giorno o l'altro, caro Mazurier, vi
racconter tutta la storia... Intanto, accetto... Va bene marted?..
- Sia pure marted! A casa mia, alle otto... Si star meglio che al ristorante.
E chi devo invitare, oltre a Bianca?
- Chi vorrete - dissi - purch mi sia possibile parlare con quella ragazza...
Vi prometto di raccontarvi tutto.
- Non necessario. So che sar un pranzo di nozze, e questo mi basta! esclam Mazurier, ridendo.
Poi riprese; con solennit:
- Dunque, la signorina Bianca di Saint-Cygne e il signor Francesco
Vernantes qui presente sono fidanzati... Questo quanto risulta, per me,
dalla nostra conversazione, e ne ho molto piacere, mio caro Francesco.
tanto graziosa, quella piccina! . .. E de Brves rappresenta per lei una bella
posizione finanziaria, ma, veramente, nulla di pi...
***
Rise di nuovo, rumorosamente, lanciandomi quella frase che m'assolveva
in anticipo del fatto di approfittare (in cambio d'un po' di gentilezza e di
qualche regaluccio) del lusso di cui l'amante titolare sosteneva le spese.
Frequentando assiduamente le donne galanti, quell'uomo, figlio di borghesi
onesti, e borghese onestissimo egli stesso, ha finito col formarsi, in materia
d'amore, una comoda morale molto simile alla loro.
E, nella sua idea che sia quasi ineluttabile che un uomo s'immischi negli
amori di un altro, c' una sincerit piena di candore, dato che lui, per
proprio conto, non mette in pratica questa teoria.
sorriso nella vita, fuori dalle tele di Prudhon, il raro artista che fu il poeta
del sogno nella sensibilit.
Non ricordo pi se Alina indossasse uno di quegli abiti da servetta che la
sua amica le aveva rimproverati. Pu darsi! Ma il suo giovane corpo era
tanto snello da rendere grazioso anche un vestito comprato bell'e fatto per
poche diecine di franchi. D'altronde, in quel primo momento, non vidi altro
che il suo viso, un po' lungo, con le guance lievemente incavate, con una
bocca sinuosa, un naso diritto, occhi scuri e vellutati sotto una fronte
piuttosto ampia, dai capelli ondulati, bruni, con riflessi di rame, Un'aria di
precoce stanchezza era gi diffusa su quel viso, per effetto d'innumerevoli
veglie come quella. Ma il fascino dei lineamenti delicati era tanto
profondo, emanava tanto direttamente dall'essere intimo di quella bella
figliola, che quell'aria di stanchezza rendeva pi attraente la fisionomia nei
momenti di riposo e faceva sembrare pi magica la metamorfosi prodotta
da ogni minima eccitazione.
Gli occhi buoni e cupi brillavano di un umido splendore, le labbra e le
narici si aprivano come per aspirare la vita, e i denti erano lucenti e
bianchissimi, e una specie di luminosit sfiorava le gote un po' incavate.
Non era possibile veder sorridere a quel modo, senza immaginare quella
testa su di un guanciale, sommersa nella volutt fra l'onde dei capelli
sciolti.
Era una donna perduta, e di quale specie!... Certo una contadina, sedotta
da un commesso viaggiatore di passaggio e, poi lasciata in un ambiente
equivoco, fra intrighi da bettole e avventure da camere ammobiliate per
studenti!... S, era una cortigiana, ed era l'Amore. Sembra che il destino
crudele e ironico si diverta a creare esseri simili, fatti di tenerezza e di
carezze, apposta per renderli vittime della peggiore brutalit dell'uomo. Se
si sposano, il marito sempre un mascalzone; se prendono un amante,
s'imbattono sempre in uno sfruttatore, e se si danno alla vota galante,
finiscono in un ospedale o in qualche postribolo per soldati, un'esistenza
durante la quale tutta la delicatezza dell'essere loro si prodig invano per
dei bruti che le pagarono e le presero senza capire di avere avuto accanto
una creatura deliziosa caduta nell'atroce schiavit della prostituzione. Ma
chi pensa a distinguere nettamente fra il Destino e gli Esseri umani, e a
compiangere questi per le ingiustizie di quello?
***
davanti a un portone daspetto meschino che non si apr subito. Poi, vidi
con stupore che Alina prendeva, sotto al primo scalino, una candela e dei
fiammiferi. La fiammella che tremol poco dopo sul lucignolo fumoso
illumin con la stessa luce il sorriso di lei, ancora prudhoniano, ed anche
una scala ripida e poco pulita.
Mi pentii di non aver detto al cocchiere di aspettarmi, e pensando alla
camera nella quale avrei dovuto dormire cominciai a deplorare d'aver
voluto fare lo studentello con quella specie di sartina, che ora mi aveva
preso per mano e mi diceva :
- Non far troppo rumore, perch ci sono degli inquilini stizzosi. Sono gi
stata minacciata di sfratto! Mi spiacerebbe dover lasciare questa casa, per i
portinai che sono tanto buoni!... Su! un altro piano... Tieni il candeliere;
siamo arrivati. Entrer prima io, e accender il lume...
***
Oh! goletta navigante con le vele spiegate al vento, verdi rive dell'isola
della canzone, linea turchina dei flutti... Oh! piangente figlia del re,
staccata dal suo bell'innamorato, che mai era avvenuto di voi?.. Ma io ero
giovane, e Alina era bella. Di fronte alla realt di quella esistenza di donna
galante, risi, in cuor mio, di quella specie di pazzia che aveva suscitato in
me tanta tenerezza per Alina. Mi guardai attorno, prima nella piccola
anticamera, pi graziosa e pulita, a dir vero, di quanto avessi immaginato
al veder le scale, poi nella camera da letto nella quale Alina mi fece
entrare. Quella modesta e leggiadra cameretta non somigliava punto a un
certo gineceo sontuoso che frequentavo in quel tempo... Ma non ebbi il
piacere d'insistere nei confronti, poich, quasi immediatamente, Alina fece
splendere la luce di una lampada il cui lucignolo era stato abbassato. E
allora la mia attenzione fu attratta da una scarpetta messa accanto al
caminetto, nel quale un ceppo finiva di consumarsi.
Era una scarpetta troppo grande per essere di una bambina, e troppo
piccola per essere di una donna - una scarpetta che doveva avere
camminato molto, poich si vedeva che era alquanto scalcagnata e logora,
bench fosse lucidata con cura e, internamente, non troppo sdrucita. - Per
un attimo pensai che si trattasse di un mezzo indiretto, da parte di Alina,
per chiedere all'uomo che l'avrebbe accompagnata una maggiore
generosit in occasione del Natale... Ma guardando la ragazza mentre
cominciava a spogliarsi davanti a un armadio a specchio, notai che la
scarpetta era veramente troppo piccola per essere sua. D'altronde, pensai
che Alina era troppo giovane per avere una figliola grandicella, cosicch
una curiosit naturalissima m'indusse a domandarle, indicandole con la
punta del bastone quell'oggetto inesplicabile:
- Che vuol dire?
- Ah! - esclam lei, che nel parlarmi mi dava del voi o del tu, a caso; - vi
ringrazio d'avermici fatto pensare!... la scarpetta della piccina!. .. E io mi
dimenticavo del Suo Natale!...
Corse a prendere la veste che si era tolta e che aveva gi appesa in uno
stanzino attiguo alla camera, estrasse da una tasca un piccolo cartoccio, e
dalla carta una scatoletta, e dalla scatoletta una catenina d'oro da cui
pendeva una crocetta.
Prima di mettere quel modesto gioiello nella scarpetta, mi disse :
- Non ti pare graziosa, questa catenina?
- Ma chi la piccina? - domandai, invece di rispondere.
- mia sorella. Non lo sapevate?
- Sta con te? - chiesi ancora.
- S - mi rispose; - da sei mesi.
- E quanti anni. ha?
- Ne avr sedici alle ciliege, - disse Alina servendosi di una di quelle frasi
da contadina che le sfuggivano spesso. - Ma sembra che ne abbia gi
diciassette o diciotto. un bel pezzo di ragazza!
- E dorme qui, in casa tua?
- S, nella camera ch' dall'altra parte della saletta da pranzo... - rispose
Alina. - Ma potete parlar forte - riprese - poich avevo involontariamente
abbassata la voce per farle quella domanda. Dorme tanto bene! Non si
sveglia mai... La vedrai domani. Ti porter la cioccolata o il caff. Non mi
hai ancora detto che cosa preferisci... Devo scriverglielo su un pezzo di
carta, che metter sulla credenza, di l...
- Prender quello che prenderai tu - risposi.
- Oh! - fece Alina; - ma devi sapere che, da quando qui, la mia sorellina
mi porta ogni mattina una scodella di zuppa, come a casa nostra....
- Manger la zuppa! - dissi ridendo. - E come si chiama, la tua sorellina?
- Bianca.
- Ed religiosa? - domandai, dopo un momento di silenzio, indicando la
crocetta che luccicava sul nero della scarpetta.
- S, molto religiosa... - rispose Alina. - Ma che fate?
rimasta troppo ampia, fluttuava sul giovane petto quasi maschile. Sotto le
pieghe di quella lanetta, s'indovinavano spalle e braccia appena formate.
Ella si era rimboccata la gonna, certo per accudire alle faccende
domestiche, in modo che i piedi le rimanevano scoperti. Riconobbi le
scarpette in una delle quali avevo messo il biglietto da cento franchi.
Intorno alla caviglia della piccina, calze di seta color marrone, uguali a
quelle di Alina, formavano pieghe cascanti che attestavano la loro origine.
Come la veste, erano state della sorella maggiore. E anche il bel viso della
bimba somigliava a quello di Alina. Ma per quanto assurda potesse
sembrare tanta innocenza nell'obbrobrio di una simile promiscuit, io
sentivo con certezza assoluta che l'anima che ora mi guardava attraverso
un paio d'occhi scuri molto somiglianti a quelli di Alina, era la pi
virginea, la pi ignara, la meno perversa anima infantile che io avessi
incontrata nella vita...
E una sola curiosit animava lo sguardo della fanciulla: la curiosit di
sapere, mentre prendevo la zuppa e v'immergevo macchinalmente il
cucchiaio, che cosa pensasse di quel piatto per me nuovo... Quando poi mi
vide respingere la scodella dopo la prima cucchiaiata, mi disse con malizia
infantile :
- Lo sapevo, che non vi sarebbe piaciuta, questa zuppa del nostro paese...
Ma Alina non vuol mai danni retta!... Vi porter invece il caff e latte.
***
S'ingannava, Bianca... Non avevo nemmeno sentito il sapore di quella
zuppa campagnola di cui tanto lei che sua sorella erano ghiotte. Ad un
tratto, al vederle cos, l'una accanto all'altra, ero stato colpito da un
pensiero spaventoso. Lo accolsi tanto pi facilmente, inquantoch, in quel
secondo tempo del mio risveglio definitivo, provavo la sensazione atroce
del giorno dopo, la quale avvelen sempre i miei amori pi belli.
Donde viene, quella sensazione? Perch m'accadde sempre di dover
lasciar passare quarantotto ore, ed anche tre giorni, fra un convegno
d'amore e una visita alla donna con la quale lo ebbi, per non avere la
tentazione di diventar brutale, indottovi dalla saziet, dal disgusto e da una
specie di rancore? Pensai spesso a questa strana ingratitudine della volutt,
che in me tanto naturale, constatando, attraverso le confidenze dei miei
amici, come essa sia relativamente rara, almeno negli uomini della mia
razza e che ebbero un'educazione uguale alla mia.
Non erano ancora passati otto giorni, dopo la mia fuga tanto improvvisa,
tanto ingiustificata e quasi scortese dall'appartamentino di via Linneo, e
gi gl'incidenti di quella notte e di quella mattina di Natale cominciavano
ad illuminarsi, dentro di me, di una luce assai diversa.
Ricordavo il fascino di franca semplicit che mi era piaciuto in Alina
durante la cena. Certo, i visi sono bugiardi.... Ma quello?... Data la
bellezza di Alina, date le sue qualit e la finezza del suo carattere, la
meschinit della sua casa era una prova palese, se non del suo assoluto
disinteresse (infatti avevo lasciato tre o quattro monete d'oro sul suo
caminetto, ed ella mi aveva visto metterle l e non aveva protestato) almeno della totale assenza, in lei, di qualunque calcolo. E il mercato di
una sorella tanto giovane sarebbe stato un calcolo troppo complesso,
troppo colpevole!
Mi ricordai di quando ero entrato nella camera e di come Alina mi aveva
parlato di Bianca. Se ella avesse voluto mettere in valore la sua sorellina, il
suo modo di procedere sarebbe stato assai semplice e precisamente il
contrario di quello che aveva adottato. Ella avrebbe cercato di destare la
mia curiosit mediante un ritratto esposto abilmente sulla parete, o sul
comodino, o in un medaglione. Poi, la mattina, avrebbe fatta entrare la
ragazza, ma come per caso, e la commedia si sarebbe conclusa con la
finzione dei rimorsi... Ma no, niente di tutto questo. Cosicch quella
povera scarpetta, punto civettuola col suo tacco storto, e la zuppa di porri e
patate, punto appetitosa e recata dalla ragazzina con mani da sguattera
(avevo notato anche questo particolare), e l'accento con cui la sorella
maggiore mi aveva parlato della catenina con la crocetta d'oro e dei
progetti di onesto avvenire ch'ella coltivava per la fanciulla... tutte le
circostanze, insomma, di quell'avventura tanto banale per certi aspetti, e,
nello stesso tempo, quasi fantastica per certi altri, mi sembrarono
improntate di una sincerit indiscutibile. Forse si trattava, dopo una
settimana, di una reazione alla prima reazione? Forse si trattava di quel
ritorno del desiderio che sussegue al disgusto del giorno dopo, come
questo disgusto sussegu, prima, all'appagamento del desiderio? O la mia
era una curiosit da sfaccendato per la straordinaria anomalia morale che
risultava dai rapporti fra le due sorelle?.. Oppure provavo un segreto
sentimento di compassione per quelle due creature, e prevedevo che avrei
potuto far qualcosa per il loro bene?..
Quando m 'avviene di riflettere sulle mie azioni, dopo averle compiute,
trovo sempre in esse molti motivi diversi e contraddittori, che mi sembrano
tutti ugualmente decisivi. Nella realt, agii sempre per impulsi non
ragionati, tali da contrastare in modo crudelmente ironico con quella mania
di analisi personale e retrospettivamente lucida per la quale soffersi tanto.
Ma era scritto nel gran libro della Provvidenza che avrei avuto in me tanta
impulsivit da non poter agire con saggezza, e tanta saggezza da essere
come paralizzato in mezzo ai miei impulsi... E quello che mi ricondusse,
nella prima settimana di gennaio, verso la via Linneo e le sue enigmatiche
abitanti, fu uno degli impulsi di cui, trascorsi dieci anni, ho minor ragione
di pentirmi.
vero che non avrei potuto immaginare neppure vagamente in quali
circostanze tragiche mi si sarebbe offerta la prova dell'assoluta buona fede
di Alina e della completa purezza di sua sorella!...
Era, mi sembra, il giorno successivo al Capodanno. Infatti, ricordo che
entrai dal mio gioielliere, prima di attraversare la Senna, per comprare due
regalucci che mi facessero perdonare d'essermene andato, pochi giorni
prima, tanto evidentemente contrariato, e di non aver pi dato segno di
vita, quantunque avessi promesso formalmente ad Alina una visita entro la
settimana. Come quando si accett un invito a pranzo, una visita, dopo,
doverosa...
Mi sembra ancora di rivedere - col sorprendente ricordo che mi rimasto
del colore della giornata e dell'ora, io che mi dimentico, nei momenti di
stanchezza, finanche del numero di casa mia - il cielo cosparso di piccole e
lievi nuvole bianche, un cielo freddo, ma gaio, sano, e, direi quasi, pieno di
vita. Ero veramente allegro, e provavo, pensando ad Alina, una vaga
sensazione di desiderio, di quel desiderio lieto che si prova per l'amante
effimera, la quale ci piaccia senza turbarci troppo, sicuri come siamo di
poterla possedere o non possedere, secondo il nostro capriccio... Non una
cosa che possa fare onore all'animale-uomo, ma questa egoistica sicurezza
unita a una certa dose d'indifferenza pur sempre una delle migliori gioie
che possiamo aspettarci da una donna.
Nel mio caso, s'aggiungeva a questa gioia la paradossale attrazione di un
problema da risolvere, e quel problema non mi sembrava pi affatto
sinistro, ora che i miei nervi erano accordati su un altro tono.
Mi dicevo tutto ci in uno di quei monologhi a cui mi abbandono spesso,
quando la fantasia si ridesta sin me, e pensavo, o, piuttosto, mi lasciava
dire dalla fantasia: Tu non hai nessun legame, ora... Alina ti piace...
Quello un cantuccio di mondo e di costumi che non conosci ancora...
Avresti gi, dunque, un motivo per rinnovare quella dolce avventura... Ma
ce n anche un altro: sapere esattamente quel che avviene fra quei due
esseri, e come l'innocenza di Bianca si adatti alla depravazione della
sorella, e che cosa abbia indovinato, quella piccola, e che cosa essa non
sappia ancora... Che bel soggetto per un romanzo!...
Nella mia prima giovent, avevo fatto anche questo sogno : vivere con
ardore fino ai trentacinque anni, e poi, passata questa et, scrivere dei libri.
con i miei ricordi... Oh! ingenuit ...
Bench in quellepoca della mia vita fossi gi arrivato ad attribuire a
quellambizione che era in me il suo giusto valore, rievocavo. ancora, di
tanto in tanto, il fantasma di essa, per giustificare di fronte a me stesso.
certe esperienze che avrebbero urtato in modo troppo rude l'incorreggibile,
e vecchio, e farisaico borghesismo che era in fondo al mio essere.
La verit vera che quel ritorno in casa di Alina mi divertiva,
semplicemente. Perci, mentre entravo in quella casa, avevo un solo
timore. Quantunque nel chiacchierare con me quella notte, mavesse detto
che l'avrei sempre trovata sicuramente verso il tocco, Alina poteva essere
uscita, o, ipotesi peggiore, poteva avere in casa qualcuno... E dovetti
accorgermi che quella visita m'interessava un po' troppo, per il turbamento.
che provai mentre domandavo alla portinaia :
- in casa la signorina Alina?
- Eh! certo, non andata a spasso, col male che ha!...- mi rispose
aspramente quella donna, enorme, baffuta e di aspetto maschile, che
stentava a muoversi in un bugigattolo pieno zeppo di vestiti.
Un cartello. scritto a mano e appiccicato ad un vetro, annunziava che il
marito di quella corazziera - il quale era momentaneamente assente sapeva fare abiti nuovi e accomodare abiti vecchi.
L'enorme donna guard una pentola di ferro che era sulla stufa, e come
per commentare le proprie parole, v'immerse un cucchiaio di legno che poi
tir fuori imbrattato di una pappa scura della quale riconobbi subito l'odore
nauseabondo.
- Le sto preparando un impiastro di farina di lino disse.
- Ma che ha? - domandai.
- Che ha? - riprese quella burbera benefica. - Ha che dovrebbe imparare
un tantino a vivere in un modo un po' pi regolare... Si buscato un male
che deve essere grave, a furia di tornare a casa alle due o alle tre di notte!...
Delicata com', e col suo buon carattere, potrebbe avere due o tre
relazioni... due o tre signori che venissero a trovarla, ciascuno in giorno
fissato anticipatamente... Non sarebbe felice, cos? .. - Ma preferisce
essere buone figlie e buone sorelle. Alina, recatasi una volta al suo paese,
doveva aver visto la povera Bianca mal nutrita, male alloggiata, presso i
genitori in miseria, e doveva avere offerto di condurre la piccina a Parigi,
forse coll'intenzione di trovarle un impiego... Poi l'aveva tenuta con s, e
Bianca aveva accettato quell'esistenza in comune, con la massima
naturalezza, e senza pensare neppure vagamente di far male.
Forse, due o tre amanti di sua sorella erano stati buoni verso di lei, le
avevano fatto qualche regalo, l'avevano invitata a pranzo... La sorellina
aveva cominciato coll'aiutare la portinaia a far pulizia... Da questo alla
cioccolata del mattino, al passo era breve, molto semplice e molto naturale.
Ed ecco che, invece di sdegnarmi come la prima volta, mi sentii vincere da
una commozione che quasi mi fece piangere, quando la fanciulla mi
chiam e mi disse sottovoce :
Vi sembra che mia sorella stia davvero molto male?
Sar cosa di pochi giorni... le dissi. E per distrarla, soggiunsi :
Prendete questa scatola... Ci sono dei regalucci di Capodanno, per tutt'e
due...
Bianca apr l'astuccio di velluto nel quale il gioielliere aveva messo due
anelli esattamente uguali due di quei piccoli serpenti d'oro, articolati,
che si facevano allora e che potevano essere svolti interamente. Il suo viso
ingenuo e fresco s'imporpor di gioia alla vista di quei gioielli ch'erano
anche giocattoli. Le brill negli occhi la riconoscenza, e corse nella camera
di sua sorella. Alina s'infil uno di quegli anellini al dito tremante di
febbre, e disse :
Come ti vizia!... L'hai ringraziato, almeno? Allora, prima ch'io potessi
sottrarmi all'umile carezza, la piccina mi prese la mano e me la baci.
***
S! umile carezza che m'intener, appunto per la sua umilt, come e perch
mi sembr che invocasse la mia protezione. Quella bimba, tanto vicina alla
natura, con la sua anima tanto passiva, tanto disarmata di fronte alle
crudeli realt della vita, intu forse, per un istinto quasi animale, simile a
quello d'un povero cane abbandonato, che il caso avrebbe fatto di me
ieri sconosciuto il suo appoggio pi efficace in una circostanza
terribile?
La frase che le avevo detta per tranquillizzarla : Sar cosa di pochi
giorni, divenne sinistramente profetica, ma in un senso assolutamente
sar possibile, se sposerai un bravo giovane che ti stimi e che meriti la tua
stima... Domani, non riceverai codesto signor Bertrand... Non devi
riceverlo! Non devi pi avere a che fare con lui ne con alcuno degli uomini
che conoscesti qui! Neppure con me, devi avere a che fare!... necessario
che tu te ne vada, che tu parta per il tuo paese. Provveder io a sistemare i
tuoi interessi, mi occuper dell'appartamento, dei debitucci che sono
rimasti, di tutto, insomma... Te ne do la mia parola d'onore... I mobili ti
saranno spediti, perch tu possa servirtene per arredare la tua casa, quando
ti sposerai... Ti arriver ogni cosa, laggi... Non dovrai occuparti di nulla.
Ma se vuoi ch'io serbi di te un buon ricordo, quello di una piccola amica
quale sei oggi... vattene via. Parti fra tre giorni, fra due, parti domani...
Capisci?... Domani!... Verr a prenderti e ti accompagner alla stazione. E
non piangere. Non pensare che in questo che ti dico ci sia qualche pensiero
cattivo sul conto tuo e di tua sorella... Ti parlo come ti parlerebbe lei, se
potesse tornare al mondo e parlarti a cuore aperto... Baster che tu mi
risponda che tua madre ti lascia libera e che preferisci rimanere qui, e io
non ti rimproverer. Ma se ti sei accorta che avevo per tua sorella e che ho
per te un vero interesse da amico, ascolta il tuo buon destino, che ti dice
per bocca mia : Vattene! Vattene via di qui!
Ella mi aveva ascoltato guardandomi fissamente e come spaventata, con
quei suoi begli occhi bruni e dolci di gazzella mansueta, nei quali vidi
spuntare lentamente due grosse lagrime. Poi, mentre le parlavo ancora,
pronunciando altre frasi che non ricordo pi, ma che esprimevano tutte lo
stesso supplichevole consiglio di fuggir lontano da ci che consideravo
come un pericolo, forse per me quanto per lei ella fu scossa da
singhiozzi convulsivi. La turbava l'oscuro sentimento che nutriva per me?
Le mie parole mettevano un raggio di luce nel buio di quella coscienza? O,
forse, esprimevo, ad alta voce, ci ch'ella diceva piano a se stessa senza
volersi ascoltare?... Certo m'aveva prese le mani e me le bagnava di
lagrime, gemendo :
Oh! grazie! Grazie!... Vi obbedir. Far tutto quello che mi ordinerete
di fare... Me ne andr via... Ah! come siete buono, voi! Come siete
buono!...
***
Santo Dio! quanto gi lontana, quell'ora!... Quanto dovevo esser giovane
e ingenuo, bench avessi gi avuto parecchie avventure!... E tale sono
Bianca, fisicamente, giunta a sua volta all'et nella quale avevo conosciuto
sua sorella?
Certo, dicendomi quel chi sa? non arrivavo fino a propormi di trar
vantaggio, per rendere migliore una banale avventura galante, dal raro
ricordo che avevo serbato della mia protetta di dieci anni fa e di quello che
Bianca doveva aver serbato di me. Ma ormai Bianca non era pi la bimba
quindicenne davanti alla quale mi ero vergognato perfino d'accorgermi
della grazia e della precoce bellezza, ancora quasi infantile, che la
rendevano tanto seducente.
Non l'avrei incontrata, questa volta, nella camera di una morta, mia
amante del giorno antecedente e sorella di lei.
Ella era divenuta una donna di piacere, disposta a darsi al primo venuto,
ad un Machault, gladiatore in smoking, come ad un de Brves, stalliere
aristocratico! E se le fossi piaciuto, se lei fosse piaciuta a me, perch avrei
evitata quella bella avventura alla quale il vago sentimentalismo del nostro
comune e irrevocabile passato avrebbe aggiunto quel fondo di malinconia
che gli epicurei desideravano nella volutt? Non confessavo a me stesso,
completamente, questo poco romanzesco pensiero. Ma esso stava nascosto
in un cantuccio della mia sensualit, se non del mio cervello, perch, prima
di andare a casa di Mazurier, m'indugiai in tutte quelle minuziose cure
dell'abbigliamento che suole avere un uomo quando gi sull'altro
versante della collina, il quale voglia far credere di essere soltanto sulla
cima. questo un ridicolo che noi uomini confessiamo meno facilmente
d'ogni altro, ma che mettiamo in pratica quasi come le donne, non appena
ci prenda il pi vago desiderio di piacere ad una di esse!
Giunsi perfino a dire al mio domestico di non aspettarmi se non fossi
tornato a casa a mezzanotte. Ora, io non giuoco pi da parecchi anni; non
vado al Circolo, di sera, se non quando sono stato a teatro; non frequento
alcuna casa amica dove possa accadermi qualche volta d'impigrirmi in una
poltrona accanto al fuoco, da quando la povera Paolina Raffraye lasci
Parigi... Mazurier, veramente, non aveva sbagliato, nelle sue predizioni.
Sembrava proprio che si trattasse, per me, d'un pranzo di nozze, tanto ero
agitato, quasi febbricitante per l'impazienza. Provavo quel lieve calore,
d'origine nervosa, al palmo delle mani, che non m'inganna mai, e che
durante la giovent, fu sempre, per me, l'indizio della speranza d'una
conquista, suggeritami dall'avvicinarsi di una donna che mi piacesse e che
mi eccitasse la fantasia. Ed ero tanto contento di provare ancora una volta
quella febbre, che dicevo fra me, ridendo d'un riso quasi giocondo, mentre
una carrozza mi portava verso il viale del Bosco di Boulogne:
proprio vero che nessuna buona azione rimane senza premio!. E,
certamente, il solo fatto di avere avuto quel quarto d'ora di rinascita, quei
pochi minuti d'un effimero ardore voluttuoso, sarebbe bastato a
ricompensarmi ad usura della mia buona azione verso la sorella di Alina...
Ma c' stato anche qualcosa di meglio, e questo, appunto, vorrei notare qui
per i giorni di acre ironia, nei quali si ha bisogno di credere che certi
sentimenti delicati non c'ingannano troppo...
***
Il pranzo era fissato per le otto, ed erano appena le sette e mezzo quando
giunsi da Mazurier. Volevo discorrere con lui, che non avevo pi riveduto
dal giorno del suo invito improvvisato in una sala del Circolo; volevo
sapere chi fossero gli altri invitati, uomini e donne. Speravo, inoltre, che la
signorina di Saint-Cygne arrivasse ella pure un po' prima dell'ora stabilita,
perch ci fosse possibile riannodare la nostra conoscenza, liberi dalla
curiosit degli estranei, troppo beffarda o troppo maligna. Quest'ultimo
mio desiderio, almeno, non rimase insoddisfatto... Il domestico, nel farmi
entrare nel salotto attiguo alla camera da pranzo, mi disse che il signore
era appena rientrato e che stava vestendosi... Ma mi ero appena seduto
accanto al fuoco, in quella stanza che conosco tanto bene per esservi stato
molte volte, in occasione di festicciole dello stesso genere di quella di
stasera, quando udii il rumore di una carrozza che si fermava e quello del
portone che si apriva. Poco dopo, vidi comparire una donna vestita di
bianco.
Noblesse oblige!, mi disse Bianca pi tardi, a proposito di quella veste
di crespo della Cina, guarnito di merletti col candore dei quali
s'armonizzavano le bianchezze diverse di un magnifico vezzo di perle
ch'ella aveva al collo e di alcune gardenie che spiccavano fra i suoi capelli
castani.
Anche se non avessi saputo con chi avrei pranzato quella sera, l'avrei
ravvisata immediatamente, tanto somigliava al Prudhon del ristorante e
dell'appartamentino di via Linneo, a quella mia amante d'una notte, della
quale non dimenticher mai i fascini! Ma il caso aveva voluto che invece
d'avere a che fare con degli studenti, uno pi povero dell'altro, questo
nuovo Prudhon avesse incontrato dei conoscitori ricchi abbastanza per
E, parola d'onore, Mazurier era serio e sincero, nel farci quella sua buffa
raccomandazione! Poi, rispondendo alla mia domanda, soggiunse :
Volete la lista degl'invitati?... Anzitutto, ci sar Coletta Rigau'd...
Con Salvaney? domand Bianca.
Poi, Leona d'Asti...
Con Mainterne? disse ancora la ragazza.
E Gladys Harvey...
Con de Varde?
E Andrea Mareuil...
Con Cristina Anroux?...
No! disse Mazurier. Niente Cristina!
Peccato! esclam Bianca, mentre finiva di rimettersi il guanto che si
era tolto. Sarebbe stata una bell'accolta di coppie irregolari!... Proprio
l'opposto del pranzo della settimana scorsa!
E, rivolgendosi a me, continu :
Voi non sapete quanto sia malizioso, quest'uomo!... Esattamente una
settimana fa, c'invit a pranzo tutte quante, ciascuna col proprio... sposo
legittimo!... De Breves con me, Gladys con Lebon, Leona con Andry,
Cristina con Casal, Coletta con Claudio Larcher... Questa volta, invece,
tutto coppie di contrabbando!... Ah! zio!... zio!... Ah! ecco Gladys!...
Buona sera, bella!...
Buonasera, Frivolina! rispose la nuova arrivata, seguita quasi
immediatamente da un altro invitato e poi ancora da un altro...
E alle otto, ora culinaria, come dice Mazurer, che tiene tanto alla sua
cucina da non concedere mai dilazioni d'orario, eravamo tutti seduti ad una
tavola molto graziosamente adorna di crisantemi gialli, alternati qua e l
con fiori rossi... (Oro con gocce di sangue! Quasi un simbolo!)
Il pranzo cominciava, io, naturalmente, ero accanto a Bianca, e mi era
vicino, dall'altra parte, Filippo de Varde, che a sua volta aveva per vicina
Coletta. Mazurier aveva fatto sedere di fronte a s Mareuil, dicendo serio :
Nella nostra qualit di scapoli, dobbiamo stare insieme! E le altre due
coppie erano state messe in modo che fra due donne ci fosse un uomo,
dappertutto. Questa saggia disposizione assicurava alla mia vicina ed a me
tutte le possibilit di un colloquio a quattr'occhi in mezzo al bruso d'una
conversazione generale, che, per effetto dello champagne semi-dolce il
solo che le donne bevano con piacere divenne in breve tutta
scoppiettante di motti spiritosi e di risate.
per non pensare alle tristezze della sua esistenza?... E non me ne aveva
narrato che l'inizio!
C'era in lei, insieme con quel po' di poesia che le rendeva caro il ricordo
dei nostri delicati rapporti d'una volta, quella passione per tutti i piaceri
illeciti che caratterizza le donne nate con l'istinto della cortigiana, tanto
nella buona societ quanto nell'equivoca? Voleva mettermi alla prova, per
vedere se con quell'improvviso ritorno alla brutalit del suo mestiere mi
avrebbe disgustato o maggiormente sedotto?.. Questo non so ancora,
nemmeno dopo la scena che chiuse il pranzo e una serata tutta piena di
contrasti del genere di quelli a cui ho accennato. Simbolo di essi fu una
specie di minuetto a due personaggi che Bianca pens di danzare con
Gladys Harvey, in una sala del piano superiore, mentre noi altri fumavamo.
Filippo de Varde, che sa suonare deliziosamente il pianoforte, si era messo
ad eseguire dei ballabili. Tutti, pi o meno, avevano ballato dei valzer,
delle polche, qualche quadriglia, eccettuati Mareuil ed io, che, seduti sul
divano, ci abbandonavamo a delle considerazioni filosofiche. O, piuttosto,
parlava Mareuil, ed io mi limitavo ad ascoltarlo, senza riuscire a vincere il
vago malessere che mi era dato da quella donna, la quale suscitava in me,
ad un tempo, sentimenti diversissimi, di desiderio, di rimpianto, di piacere,
di piet. E, a quando a quando, diventata sempre pi pallida mentre si
faceva tardi, ella mi sembrava quasi un fantasma, mentre in altri momenti
l'ironia del rispetto che avevo avuto per i suoi quindici anni mi faceva
sorridere.
Ad un tratto, de Varde, per un capriccio della. sua fantasia, cominci a
suonare un'aria antica, da spinetta, un'aria cristallina, tenue, fine e piena di
tenerezza, alternandovi frasi di ballabili briosi. Allora, Bianca e Gladys si
misero a ballare secondo quella musica. De Varde continu a quel modo,
ed esse continuarono... Mentre la fine melodia del Settecento cantava e
saltellava, le due donne s'avanzavano una verso l'altra, tenendo sollevati i
lembi delle gonne in modo che queste sembrassero a panieri, e facevano
moine da grandi dame, e atteggiavano le labbra a sorrisi sentimentali... Poi
la musica mutava; le note di una sarabanda ignobile correvano sulla
tastiera, e le due ragazze si mettevano ad ancheggiare sguaiatamente, come
donnacce da balli pubblici.. Alzavano le gambe, mostrando le calze di seta
(color di rosa quelle dell'una e nere quelle dell'altra) e la morbida seta delle
mutandine, e le giarrettiere ricamate... e i loro occhi brillavano d'un ardore
di crapula, mentre i visi assumevano espressioni oscene. Poi di nuovo, alla
ripresa dell'aria antica, riprendevano le graziose moine del minuetto...
Cos si rinuncia a cogliere una rosa, per non sciuparla... E ora?... Ah! ora la
rosa era colta, se non avvizzita, e molti altri uomini ne avevano aspirato il
profumo!... Ma era questa una ragione per cui io non dovessi gustarne, a
mia volta, il voluttuoso rigoglio?... D'altronde, era troppo tardi per
retrocedere. Un coup tratto da due cavalli assai vivaci si fermava gi
all'angolo del viale; una testa appariva allo sportello, che si apriva, spinto
da una piccola mano, e poco dopo ero nella carrozza di Bianca di SaintCygne, che aveva gi detto al cocchiere :
A casa!
***
I cavalli erano partiti. Avevamo gi percorso il viale del bosco e
oltrepassato l'Arco di Trionfo, senza che avessimo ancora aperto bocca. Io
tenevo una mano di Bianca fra le mie, la guardavo.
La sua somiglianza con la sorella, tanto straordinaria, di quel momento, da
esser quasi identit, non poteva certo far cessare la specie d'angoscia da cui
ero stato preso nell'entrare in quella carrozza piena di un profumo troppo
forte, anche perch vedevo negli occhi di Bianca il riflesso di un'angoscia
uguale alla mia... Strana avventura! Quantunque io non abbia, di solito,
quello stupido amor proprio secondo il quale non ammissibile che un
uomo stia solo con una donna specialmente con una donna come
Bianca senza abbandonarsi a certe familiarit quasi obbligatorie, ebbi
repentinamente la sensazione d'esser ridicolo, e mi decisi a cingere col
braccio la vita della mia compagna, come se si trattasse di un dovere! E
attirandola a me, le diedi un bacio sulla bocca, un bacio ch'ella non
respinse. Ma nemmeno me lo rese. Attraverso le sue labbra socchiuse, che
non vibrarono affatto, io sentii sulle mie labbra il freddo dei piccoli denti
serrati. L'ombra dei suoi pensieri divenne pi cupa che mai nelle sue
pupille... Tuttavia, invece di volgere il capo dall'altra parte, lo pos sulla
mia spalla, dicendo :
Cos... Lasciatemi stare un poco cos...
Poi, sottovoce:
Vi ricordate dell'ultima volta che fummo in carrozza insieme...
Per andare alla stazione... risposi, continuando ad alta voce il
pensiero di lei, che in quel momento era anche mio.
Dio!... disse lei; desiderai tanto intensamente, quel giorno, di
mettermi cos!... Ma non osai...