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Riassunto
Angelo Russi, I pastori e l'esposizione degli infanti nella tarda legislazione imperiale e nei documenti epigrafici, p. 855-872.
Viene presa in esame la costituzione imperiale emanata a Ravenna il 27 gennaio 409, riportata in C. Th. IX 31 (Ne pastoribus
dentur filii nutriendi). Il documento, preso finora in considerazione solo in lavori recenti e non, relativi alla transumanza nell'Italia
centro-meridionale, viene messo qui per la prima volta in relazione al fenomeno dell'esposizione degli infanti nella tarda et
imperiale, ricavandosene, per la peculiarit del suo contenuto, utili contributi in proposito. In pi esso appare come un'importante
testimonianza dell'inasprirsi degli atti di brigantaggio ed abigeato in quel periodo e, nel contempo, dell'ancora tanto diffusa pratica
della pastorizia transumante all'epoca, specialmente in talune province della diocesi italiciana. Viene esaminata per l'occasione
anche
(v. retro) altra documentazione riguardante l'expositio avente corne potenziali nutritores i pastores o alii rusticani, per tutta l'et
romana. In particolare viene posta l'attenzione sull'epitaffio di un nutritus, d'epoca altoimperiale, trovato di recente in contrada
Scarpno, nell'ager Lucerinus, a pochi passi dal tratturo Celano-Foggia. In esso, significativamente, uno dei nutritores porta il
nome di Callitanus.
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to allo stesso Onorio, riguardante per l'appunto i pastores Valeriae provinciae ve/ Piceni 16. Non va dimenticato, peraltro, che la costituzione, che qui
si sta esaminando, appare indirizzata, nel Codice Teodosiano, al praefectus praetorio Italiae dell'epoca17, anche se, certamente, il suo contenuto,
per il contesto in cui il documento va inserito e per la sua stessa formulaz
ione,
s'intendeva riferito in genere a tutto l'Impero 18.
Quanto, poi, all'uso di dare filios nutriendos pastoribus, nonch aliis
rusticanis, di cui si parla nella lex in questione, si tratta di un'importante
indicazione, utile per capire a fondo le condizioni di vita nell'Impero, spe
cialmente
nella pars occidentalis e, nell'ambito di questa, soprattutto nella
diocesi italiciana, al tempo di Onorio ; pi in particolare vi si potrebbe
anche scorgere un interessante indizio circa condizioni esistenziali pi
tollerabili, sotto certi aspetti, per la gente di campagna rispetto a quella di
citt, sempre ovviamente in riferimento all'epoca del documento in esa
me, al di l di ogni facile strumentalizzazione o, peggio ancora, generaliz
zazionedel suo contenuto, come purtroppo dato di riscontrare faci
lmente in casi del genere in questi studi19.
Vanno chiarite, per, preliminarmente alcune questioni. Nell'usanza
16 Cfr. C. Th. IX 30, 5 (del 1 dicembre 399), a proposito del quale va rilevato
che esso appare intestato, come al solito, agli imperatori in carica : nella fattispec
ie,
ad Arcadio e ad Onorio; trattandosi, per, di un provvedimento a carattere
strettamente locale, va ritenuto ch'esso sia stato preparato dalla cancelleria di Onor
io, imperatore in Occidente. Cos gi F. M. De Robertis, Prosperit e banditismo,
cit., p. 219, . 119 = Interdizione dell' 'usus equorum', cit., p. 87, . 119.
17 Su Caecilianus, ppo Italiae nei primi mesi del 409, vd. ora J. R. Martindale,
The Prosopography of the Later Roman Empire, II (A.D. 395-527), Cambridge, 1980
(d'ora in poi citato solo P.L.R.E. II), p. 245. Sull'estensione della giurisdizione viri
illustris praefecti praetorio per Italias, all'incirca nell'epoca, presa qui in consideraz
ione,
cfr. Not. Dign. Occ, II. Sulla drammatica situazione dell'Italia a quel tempo
appaiono indicative, oltre alle note vicende di Alarico (per le fonti vd. ora P.L.R.E.
II, p. 46 sg.), le prodezze, ad es., di uno dei capi goti foederati dei Romani, Sar (su
cui P.L.R.E. II, p. 978 sg.), il quale, dopo la morte di Stilicone nel 408, ruppe la sua
collaborazione con l'imperatore e stabil la sua base nel Piceno, compiendovi azioni
di brigantaggio (cfr. in part. ZOS. VI 13, 2), oppure la carica di governatore della
Campania,
gladii'
(cfr.affidata
AE 1968,
qualche
113 =tempo
A. Chastagnol,
prima (tra ilLe402
consulaire
e il 408) de
a Fi.Campanie
Lupus 'cum
Flavius
ture
Lupus : un spcialiste du recensement des biens fonciers, d'aprs une nouvelle
inscription de Teano, in Epigraphica, XXIX, 1967, p. 125-128).
18 Cfr. F. M. De Robertis, Prosperit e banditismo, cit., p. 213, . 91 = Interdi
zionedell' 'usus equorum', cit., p. 82, . 91.
19 Cfr. in proposito soprattutto L. Cracco Ruggini, Vicende rurali dell'Italia
antica dall'et tetrarchica ai Longobardi, in Riv. Str. It., LXXVI, 1964, p. 261-286,
spec. 263.
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sopra accennata non va visto assolutamente, per analogia con Iust. XXIII
1, 3-1620, un movente di tipo pedagogico anche iniziatico21, dal
momento che la testimonianza di Pompeo Trogo - Giustino si riferisce
chiaramente ad una situazione storico-ambientale affatto diversa da quell
a,
cui invece fa riferimento il documento tardoromano. Quest'ultimo non
si spiega neppure richiamando sic et simpliciter l'esistenza di pueri
anche puellae presso i pastores (non solo stanziali, ma anche transumanti
),
attestati, p. es., da Varrone per l'et tardorepubblicana22, oppure quel
ladei biscini dei pastoricchi , presenti fino ad epoca recente
nell'ambito del personale impiegato nelle attivit della transumanza tra
Abruzzo, Molise e Puglia23. Che in tal modo si prenderebbe solo atto
dell'esistenza, peraltro gi accertata24, del lavoro minorile in questo setto
re,ma non si spiegherebbe l'essenza stessa del documento in questione.
Per questo, quindi, l'unica interpretazione possibile sembra essere quella
di vedervi un provvedimento a proposito di quei casi, tanto frequenti
20 Cfr. in part. Iust. XXIII 1, 7-9 : Namque Lucani isdem legibus liberos suos
quibus et Spartani instituere soliti erant. Quippe ab initio pubertatis in silvis inter
pastores habebantur sine ministerio servili, sine veste, quant induerent ve/ cui incubarent, ut a primis annis duritiae parsimoniaeque sine ulto usu urbis adsuescerent.
Cibus his praeda venatica, potus aut lactis aut fontium liquor erat. Sic ad labores
bellicos indurabantur.
21 Cos, ad es., per Iust. loc. cit., A. Napoli, / rapporti tra Bruzi e Lucani. L'uso,
presso i Lucani, di una pratica di iniziazione giovanile svolta, in piena et storica, da
un popolo soggetto : i Bruzi, in Studi e materiali di storia delle religioni, XXXVII,
1966, p. 61-83. Pi di recente : R. Catalano, La Lucania antica. Profilo storico (IV-II
sec. a.C), Salerno, 1979, p. 17 sg.
22 Cfr. in part. Varr. Rust. II 10, 1 ; 3 e 6 sq.
23 Sui biscini, noti soprattutto in area abruzzese, vd. A. Clementi, in Transu
manza, a cura dell'Associaz. culturale per la storia della civilt della transumanza,
L'Aquila, 1984, p. 22 (non num.). Per i pastoricchi, invece, diffusi in area molisa
na,
vd. A. Di Iorio, Transumanza e tratturi demaniali, in Molise economico, XI,
1984, p. 56.
Anche in altre regioni italiane si conoscono, fino ad epoca recente, forme di
lavoro minorile nel settore della pastorizia e delle attivit armentizie in genere. In
Calabria, ad es., nella zona silana i bambini-pastori prendevano fino a qualche
decennio fa e forse ancora oggi, in qualche caso, per fortuna, isolato, i nomi di
boccij, porcarielli , quartaruli, vovarielli , vurdumarielli , a seconda della
loro specifica occupazione : cfr. in part. F. Faeta, // viaggiatore del tempo e il suo
orizzonte d'altipiani, in Saverio Marra fotografo. Immagini del mondo popolare sita
nonei primi decenni del secolo, a cura di F. Faeta, Milano, 1984, p. 12. Per la realt
sarda basti citare : G. Ledda, Padre padrone : l'educazione di un pastore, Milano,
1975, e Lingua di falce, Milano, 1977.
24 Cfr. supra, n. 22 e 23.
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25 Su cui vd. in part. J. Gaudemet, L'glise dans l'Empire romain (IVe-Ve sicles),
Parigi, s.d. [1958], p. 558 con le n. 2-7 (ivi fonti e bibl. prec); L. Ruggini, Economia
e societ nell' Italia Annonaria. Rapporti fra agricoltura e commercio dal IV al VI
secolo d.C, Milano, 1961, p. 72 sg. ; Ead., Vicende rurali, cit., p. 279 con . 64;
. . . Jones, The Later Roman Empire, cit., II, p. 853 sg., 1043 sg. ; III, p. 286
n. 70, 340 n. 19 = // Tardo Impero Romano, cit., Ill, p. 1292 sg., 1506, 1652 n. 70,
1705 n. 19.
26 Cfr. infatti, oltre alla bibl. citata nella nota prec, anche quella riportata di
recente da A. Guarino, Diritto privato romano6, Napoli, 1981, p. 473. Vd. inoltre ultimam. M. Bianchi Fossati Vanzetti, Vendita ed esposizione degli infanti da Costantino a Giustiniano, in Stud, et Doc. Hist, et Iuris, XLIX, 1983, p. 178-224. In tutte
queste opere manca ogni cenno al provvedimento in discussione.
27 Cfr. ad es., C. Th. V 9, 1-2; 10, 1; CI. Vili 51, 1-3; Nov. CLIII. Sul ius expo
nendi vd. ora spec. E. Volterra, L'efficacia delle costituzioni imperiali emanate per
le provincie e l'istituto dell 'expositio , in Studi di storia e diritto in onore di E. Besta
per il XL anno del suo insegnamento, I, Milano, 1939, p. 449-477; F. Lanfranchi,
lus exponendi e obbligo alimentare nel Diritto romano-classico, in Stud, et Doc.
Hist, et Iuris, VI, 1940, p. 5-69; S. Solazzi, Studi romanistici, 2. CTh. 5.9.1 e l'esposi
zionedegli infanti, in Riv. ital. per le scienze giuria., N.S. Ili, 1949, p. 1-68, ora in
Scritti di diritto romano, V, 1947-1956, Napoli, 1972, p. 166-173. Cfr. anche la nota
prec.
28 Cfr. CI. Vili 51, 2 (del 5 marzo 374); Ambr. Hex. V 18, 58; C. Th. V 9, 2 (del
19 marzo 412); Conc. Vasense a. 442, can. 9-10; Cone. II Arelat., can. 51 (=
p. 100 sg., 124 ed. C. Munier, CC.S.L. CXLVIII). Vd. inoltre C. Th. III 3, 1 (dell'I 1
marzo 391). Nello stesso periodo si registra anche un forte aumento dei casi di
vendita dei figli di altri membri della famiglia, specie fra i pauperiores : cfr. in
merito soprattutto L. Ruggini, Economia e societ, cit., p. 72 sg. con le n. 180-181;
A. H. M. Jones, L.R.E. , II, loc. cit. ; III, p. 287, . 71 = Tardo Imp. Rom., Ill, loc. cit.
e p. 1652 sg., . 71. Giuridicamente, per, e anche de facto, si tratta di due istituti
ben distinti, rispondente il primo al ius exponendi e il secondo al ius vendendi del
poter familias (cfr. in merito ultimam. A. Guarino, op. cit., loc. cit., ov' raccolta
anche la dottrina sull'argomento). Erroneamente, quindi, il Jones (L.R.E. , III,
p. 286, . 70 = T.I.R., HI, p. 1652, . 70) considera pertinenti al primo istituto, quel
lo
dell'expositio : Fr. Vat. 34 (in F.I.R.A. IP, p. 469) e CI. IV 43, 2, che riguardano,
invece, la vendita dei bambini appena nati (sanguinolenti).
Ma su tutto ci vd. ultimam. M. Bianchi Fossati Vanzetti, art. cit., p. 188 sg.,
p. 219 sg.
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base di esso, non sono state ancora studiate direttamente e, pertanto, non
si hanno in merito spiegazioni coerenti e soddisfacenti, imperversando
per di pi in questi studi - come si gi detto e come giustamente mette
va
in risalto qualche tempo fa la Cracco Ruggini29 - quella tendenza a
generalizzare la portata e il significato di dati e situazioni affatto particol
ari,
stravolgendo spesso, sotto pi risvolti, il quadro storico generale. La
costituzione in esame, comunque, per la peculiarit del suo contenuto,
aiuta non poco a chiarire taluni aspetti di quel fenomeno in relazione
all'ambiente storico, in cui si esplicava. Per cominciare, in essa si prende
atto della diffusione di quella pratica presso tutte le classi sociali, perfino
presso i curiales0. Ci testimonia indubbiamente, al di l delle cause che
normalmente potevano spingere chiunque ad adottare a quei tempi una
simile soluzione31, una situazione di grave disagio in quegli anni, soprat
tuttonell'ambito delle categorie sociali pi legate alla vita cittadina32. In
effetti va rilevato che nella costituzione in questione 'expositio appare
indirizzata da curiales, plebeii e possessores verso la gente di campagna
(pastores e alii rusticani), probabilmente perch in tempi particolarmente
critici come quelli, in cui il provvedimento risulta emanato, questa veniva
considerata comunque pi vicina alle fonti naturali di sostentamento,
nonostante che la pressione fiscale rendesse in genere la sua esistenza
estremamente dura33. In quest'ottica va visto, con ogni probabilit, anche
29 Cfr. supra, n. 19.
30Cfr. J. Godefroy, ad h. l. : Curiales, Plebeii, possessores. His ferme tribus
hominum generibus (praeter eos qui in dignitate et officiis constituti essent) constabant provinciae et provinciales.
31 1 motivi, che pi di frequente potevano portare ali' expositio, sono ora accu
ratamente
passati in rassegna da F. Lanfranchi, art. cit., p. 27 sg., . 92 (ivi anche
l'ampia bibl. in merito).
32 Sulla decadenza delle citt italiane fra IV e VI sec. d.C. vd. in part. L. Cracco
Ruggini (- G. Cracco), Changing Fortunes of the Italian City from Late Antiquity to
Early Middle Ages, in Riv. Filol. Istruz. Class., 105, 1977, p. 448-461. Manca, tuttavia,
a quanto pare, uno studio sistematico e dettagliato su questo fenomeno in tutte le
province della diocesi italiciana con particolare riferimento al periodo compreso
tra la fine del IV e gli inizi del V sec. d.C.
33 Su ci vd. soprattutto A. H. M. Jones, L.R.E. , I, p. 464 sg. = T.I.R., II,
p. 680 sg.; L. Cracco Ruggini, Vicende rurali, cit., p. 279; A. H. M. Jones, The
Roman Economy. Studies in Ancient Economic and Administrative History, Edited
by P.A. Brunt, Oxford, 1974, p. 82 sg. = traduz. ital. L'economia romana. Studi di
storia economica e amministrativa antica, Torino, 1984, p. 109 sg.; F. De Martino,
Storia della costituzione romana2, V, Napoli, 1975, p. 390 sg., spec. 436 sg. ; A. Cerat
i,
Caractre annonaire et assiette de l'impt fonder au Bas-Empire, Parigi, 1975,
passim; F. De Martino, Storia economica di Roma antica, II, Firenze, 1979, p. 431444.
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to44, e che in essa stata individuata, con l'aiuto della fotografia aerea,
una strada antica, che, superato il Fortore all'altezza di Mass. Ponte Rott
o, proseguiva poi per Luceria con un andamento analogo a quello del
tratturo, con il quale in qualche punto sembra addirittura coincidere45.
Il monumento funerario, di cui si parla, ha la forma di una stele
ortogonale, sormontata da un frontone triangolare e da due acroteri, uno
dei quali, quello di sinistra, andato perduto. in pietra calcarea locale e
si presenta, tutto sommato, in buono stato di conservazione. Nel frontone
reca scolpito a basso rilievo come motivo ornamentale una ghirlanda,
molto stilizzata, con bende. Sia il frontone che lo specchio epigrafico
sono decorati da una cornice sagomata. L'epitaffio inciso in modo abba
stanza accurato e regolare, guidato visibilmente dai segni per l'alline
amento.L'interpunzione, impiegata regolarmente, data alla 1. 1 da un'hedera distinguens molto stilizzata e nelle altre righe da punti triangolari
(fig. I)46
Il testo dell'epigrafe, perfettamente conservatoci, il seguente :
D(is) M(anibus) / Felicis; / vix(it) ann(is) VIIII, / men(sibus) MI, d(iebus) XV. /5 Callitanus / et Eutychia / nutrito pient(issimo) / fec(erunt).
La dedica fatta a Felix*1, un bambino morto a poco pi di nove
anni, cui i dedicanti si rivolgono non come ad un proprio figlio, ma indi-
44 Si tratta di uno dei tratturi principali, propri e fissi , attestati gi come tali
nei documenti pi antichi della Dogana della Mena delle Pecore di Puglia : cfr. in
merito M. Pasquinucci, op. cit., p. 172 sg. con bibl., cui si rimanda anche per l'ind
icazione del suo percorso (con le osservazioni, per, di A. Russi, in Riv. Filol. Istru.
Class., 110, 1982, p. 95). Vd. inoltre, sempre sul suo percorso, fra gli ultimi, P. Di
Cicco, Percorsi delle vie armentizie del Tavoliere di Puglia, in Le vie della Transu
manza, Foggia, 1984, p. 80 sg., e, limitatamente all'area molisana, A. Di Iorio, art.
cit., p. 83.
45 Cfr. G. Alvisi, op. cit., p. 85 sg. e tav. I e III. Sul fatto che gli spostamenti
stagionali del bestiame venivano effettuati in et romana attraverso le viae publicae
e le calles e sulla coincidenza in parte di queste con la rete tratturale pi recente
vd. ora in particolare M. Pasquinucci, op. cit., p. 176 sg. (con la bibl. prec), anche
per il caso specifico del secondo tratturo alfonsino, quello appunto in questio
ne.
46 Per le misure della stele : V. Russi, art. cit., p. 182, . 4. Cfr. anche L. Tardio,
in R. M. Pasquandrea, art. cit., loc. cit.
47 Nome beneaugurante (ahim, poco nel caso in questione), molto diffuso nel
mondo romano in ogni epoca : cfr. I. Kajanto, The Latin Cognomina, Helsinki-Helsingfors 1965 (= Comm. Hum. Litt., XXXVI.2), p. 272 sg. e passim; H. Solin, Die
innere Chronologie des rmischen Cognomens, in L'onomastique latine. Actes du
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\\\
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Fig. I - Castelnuovo della Daunia (Foggia), Contrada Scarpno.
Stele funeraria di un nutritus.
candolo come un nutritus. Il termine ha qui il significato preciso di is
qui a parentibus suis derelictus, ab aliquo, vel ab aliqua, tamquam filius
nutritur48. In questa accezione esso piuttosto raro e ricorre nelle iscri
zioni, a quanto pare, solo altre quattro volte e precisamente in CIL IX 495
(apud Venusiani)*9, 1526 (dal pagus Veianus)50, 1963 (da Beneventum)51 e
Colloque international (Paris, 13-15 oct. 1975), Parigi, 1977 (= Colloques internat,
du C.N.R.S., n. 564), p. 118. Per le numerose attestazioni nella regio II : D. A. Musca,
Apuliae et Calabriae latinarum inscriptionum lexicon, Bari, 1966, p. 148.
48 Aeg. Forcellini, Lexicon totius latinitatis, III, Padova, 1940, p. 417.
49 Ibid. (cfr. anche add. p. 660) : Cascia Ca/priola Silva/no suo, nu/trito et
ver/nac<X>o suo, / b.m.p. Qui la definizione di nutritus et vernac(u)lus richiama
da presso quella dei , attestati in ambiente greco (cfr. T. G. Nani,
, in Epigraphica, V-VI, 1943-1944, p. 61 sg., n. 6). Cfr. inoltre CIL IX 1805
(da Beneventum) : . . .et M. Cosinio Oecogeni alumno . . ., ed anche CIL Vili 10570
(cfr. 14464) III 28 sg. = ILS 6870 (saltus Burunitanus) : rustici tut vernulae / et
alumni saltum tuorum ...
50 Ibid. : D.M. / Prime nutr/ 'te (sic!) fecerunt Pri/mio et Veneri/a; q(uae vixit)
an. XVI, m. II / b.m.
51 Ibid., 11. 6-7 : . . . et Vibiae Agele\ni nu\/tritae, Vibio Vii
Cfr., per, infra,
n. 53.
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substantivorum more, con questa specifica accezione, bens come participio passato di nutrio, con un'accezione pi generica o, comunque, diver
sa
da quella, che qui interessa: cfr. CIL VI 9625 53, 21695 54 (entrambe da
Roma); XI 6435 (da Pisaurum)55. Quello che colpisce di pi la concentrazione di queste testimonianze epigrafiche in un'area ben definita : le
regiones II e IV della discriptio Italiae augustea; proprio quelle, cio, mag
giormente
interessate dal fenomeno della transumanza56. Ci non signifi
ca
ovviamente che le uniche testimonianze riguardanti bambini esposti ed
allevati da altre persone al di fuori dei loro genitori siano quelle sopra
indicate, n tanto meno che in tutto Yorbis terrarum le uniche regioni, in
cui tale fenomeno risulti attestato, siano quelle dianzi ricordate dell'Italia
centro-meridionale. noto, infatti, che nell'uso comune gli expositi veni
vano inclusi senza tanti problemi, neppure di ordine giuridico, nella vasta
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e complessa categoria degli alumni 57, per cui la maggior parte di essi fini
vacon l'essere indicata nelle iscrizioni con quel titolo con altri affini
(threptus, con tutte le varianti : treptus, threptius, tretus, ecc. ; in gr. ; anche con significato passivo)58. In pi, poteva anche acca
dere (e sembra logico ritenere che fosse questo nella realt il caso pi
frequente) che nell'epigrafe venisse indicato espressamente il nutritor e
non altrettanto esplicitamente l'altro termine di questo rapporto {nutritus,
alumnus o altro); ci non per un fatto di pura scelta testuale o, per lo
meno, non sempre, quanto per il venir meno, con il passar degli anni,
dell'opportunit di riferire ad una persona divenuta ormai adulta espres
sioniproprie del mondo infantile o, al pi, giovanile, come quelle appunt
o
in discussione59.
Va preso atto, comunque, che in almeno cinque casi finora e proprio
nelle regioni d'Italia maggiormente interessate dalla transumanza gli expositi appaiono indicati con il termine specifico di nutriti e non gi con
quello pi generico di alumni, indizio forse questo di un particolare sv
iluppo
- quanto meno sul piano puramente nominale - del fenomeno
dell'esposizione degli infanti in quelle regioni.
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poca distanza, quindi (ca. 4 km.), dal luogo di ritrovamento dell'epigrafe studiata
nel testo, ed attribuita dal Mommsen al'ager Teanensis (cfr. CIL IX 719 adn. e cos
pure altri: ad es., D. A. Musca, Lexicon, loc. cit.); per la sua attribuzione, invece,
al'ager Lucerinus vd. A. Russi, op. cit., p. 151 sg. nr. 2a, p. 213 sg. Cfr. anche infra.
66 Per l'appartenenza della zona, in cui l'epigrafe stata rinvenuta, al'ager
Lucerinus e non a quello di Teanum Apulum vd. A. Russi, op. cit., p. 210 sg. Sul
confine tra questi due territoria vd. ora anche Id., Una nuova iscrizione tardoantica
da Luceria, in Studi sulla tarda Antichit in onore di S. Calderone, di prossima pubb
licazione.
67 Cfr. Th. I. L., s.v. callitanus, col. 175.
68 Cfr. A. De Nino, in Not. Se, 1887, p. 159 = E.E., Vili 139 = V. Cianfarani L. Franchi Dell'Orto - A. La Regina, Culture adriatiche antiche di Abruzzo e di
Molise, Roma, 1978, p. 568, tav. 415 : CallitanU] / callibus / iti ni / iniuriam / aci
69 Cfr. M. Pasquinucci, op. cit., p. 178 sg. Vd. pure F. Van Wonterghem, Superaequum, Corfinium, Sulmo, Firenze, 1984 (= Forma Italiae, IV 1), p. 271.
70 Cfr. supra.
71 Cfr. CIL X 267 : D.M. / Pinariae / Marcellae / Pinarius / Callitanus / filiae
b.m. / f. V. a. XXX.
72 Cfr. CIL X 386 = I.It. Ill 1, nr. 103 (da -Auletta) : D.M. / Verus poter filio /
carissimo Calitano. / Vix. a. XVI[
. Vd. pure infra, n. 75.
"Cfr. CIL IX 3217: Calli[tano] / Lucei L[(uci) s(ervo)] / Felix po[s(uit)l Sulla
diffusione della gens Luc(c)eia nella zona vd. M. Buonocore, Nomina peligni, in
Nona Mise. gr. e rom., Roma, 1984 (= Studi pubbl. dall'Ist. it. per la stor. ani.,
XXXV), p. 202. Sugli interessi di una parte almeno di questa gens nell'ambito della
transumanza fa fede il cippo di Pretoro (Chieti), conservato nel Museo Naz. di
Chieti, per il quale vd. da ultimo Id., Teate Marrucinorum, in S.I. n.s. 2 (1983)
p. 170 sg. nr. 12 (con i ragguagli bibl. prec).
74 Cfr. CIL VI 34214a: Aeb[
] / Culliti
1 ove il cognomen alla 1.2 pu
integrarsi tanto Callit[anus\ (cos, ad es., Th. l. L., Onom., II, col. 97, s.v. Callitanus)
quanto diversamente : ad es., Callit\ych\ (cos H. Solin, Die griech. Personennamen
in Rom., cit., I p. 95) anche, al maschile, Callit\ychus]. Quest'ultima possibilit
senz'altro da preferirsi nel caso di CIL XIV 4562 fr. 3 1. 21 (da Ostia) : L. Sextus
MEFRA 1986, 2.
57
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{sic!) Cattiti
], trattandosi di uno degli Augustales menzionati in quei Fasti, avent
i
nella maggior parte cognomina grecanici, come lo per l'appunto Callitychus (da
).
75Cfr. CIL X 256: D.M. / Fundania / Gallitana (sic!) / Bruttio M/axmino
co(niug)i / b.m.f., cum qu/o vix. ann. / UH et ipse vix. / ann. XXVII. Nel cognomen
della donna la G iniziale al posto della C dovuta ad un errore del lapicida o, pi
probabilmente, ad un qualche segno accidentale sulla pietra, tale da permettere lo
scambio fra le due lettere. Una conferma di ci sembra offerta sia dal modo, in cui
resa tipograficamente nel CIL la lettera in questione, sia - e, direi, soprattutto dalla constatazione che nella stessa citt gi attestata la forma maschile di
quell'elemento onomastico, Callitanus (cfr. CIL X 267 e supra, n. 71), mentre Gallitana non pare che sia altrimenti documentata, neppure al maschile con la / scemp
ia.Per questo non possono condividersi i dubbi in proposito di S. Panciera, apd.
V. Bracco, Ut. Ili 1, p. 65 ad nr. 103 (= CIL X 386; cfr. supra, . 72), e di H. Solin,
Zu lukanischen Inschriften, in Comm. Hum. Litt., 69, 1981, p. 35.
76 Un quadro generale della situazione di questi ambienti nell'Italia centromeridionale offerto ultimam. da A. Giardina, Allevamento ed economia della selva
in Italia meridionale : trasformazioni e continuit, in Societ romana e produzione
schiavistica. I. L'Italia: insediamenti e forme economiche, Roma-Bari, 1981,
p. 92 sg. Cfr. anche supra.
77 Su ci, in particolare, vd. da ultimo G. C. Susini, Epigrafia romana, cit.,
p. 101. Per il tipo di monumento funebre, su cui posta l'iscrizione, e per il suo
ductus confronti sembrano possibili, ad es., con le stele lucerine, pubblicate recen
temente
da M. Blice, art. cit., p. 11 sg. nr. 11 e p. 17 sg. nr. 18, con quella del
vicino ager Teanensis, murata a Lesina in via dei Mille (CIL IX 706 = A. Russi, op.
cit., p. 99 sg. nr. 38). Per quanto riguarda , invece, il contributo offerto in proposito
dagli elementi onomastici ricorrenti nell'iscrizione vd. supra, spec. n. 47 e 62-63.
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78 Cfr. supra.
79 Cfr. supra, spec. n. 37-38.
80 Per la documentazione in merito (e non solo per quella epigrafica) si rinvia
in part, a E. De Ruggiero, Diz- epigr. ant. rom., Ili, Roma, 1922, p. 30 sg., s.v. Familia.
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ANGELO RUSSI
- ; nam in Illyrico hoc amplius, praegnatem saepe, cum venit pariendi tempus, non longe ab opere discedere ibique enixam puerum referre, quem non
peperisse, sed invenisse putes; nec non etiam hoc, quas virgines ibi
appellant, non nunquam annorum viginti, quibus mos eorum non denegavit, ante nuptias ut succumberent quibus vellent et incomitatis ut vagari
licer et et filios habere91.
Angelo Russi
81 Varr, Rust. II 10, 6-9 : Per quanto concerne la procreazione dei figli, la cosa
facile per i pastori che risiedono stabilmente nel fondo, in quanto hanno con s
nella fattoria una compagna di servit, n la Venere dei pastori richiede qualche
cosa di pi di questa. Per quelli invece che stanno al pascolo in regioni montane e
silvestri e non si riparano dalle piogge nella villa, ma in capanne improvvisate,
alcuni pensano sia utile dar loro in aggiunta alcune donne, che seguano le greggi,
preparino da mangiare ai pastori e li rendano pi diligenti. Ma occorre che queste
siano delle donne forti, e non deformi, donne che in molte regioni non la cedono
agli uomini nel lavoro, com' possibile vedere qua e l nell'Illirico, in quanto sono
capaci di pascere il bestiame, far legna per il fuoco, cucinare il pranzo, tenere in
ordine gli attrezzi nelle capanne. Circa l'allevamento dei piccoli io dico che gene
ralmente
debbono essere le stesse madri ad allattarli. - Nello stesso tempo si rivol
se
(seil. L. Cossinio) a me e disse : - Come ho sentito da te, quando giungesti in
Liburnia, vedesti madri di famiglia portar legna e allattare nello stesso tempo chi
uno chi due bambini. Esse mostravano che le nostre donne fresche di parto, le
quali giacciono alcuni giorni dentro zanzariere, sono donne fragili e senza nessun
valore. - Certo - gli risposi io (seil. Varrone) - ; che nell'Illiria avviene di pi. Spes
so
una donna incinta, quando viene il tempo di partorire, se ne va lontano dal
posto di lavoro, si sgrava l del bambino e lo porta indietro, in modo da far credere
che non lo abbia dato alla luce, ma lo abbia trovato. E si verifica anche
questo, che quelle che l chiamano vergini, talora di 20 anni, si diano prima del
matrimonio - secondo un'usanza loro concessa - a quelli che esse vogliono e sia
loro permesso di andare in giro pel mondo sole e di aver figli (traduz. di A. Traglia).