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QUERINIANA
INDICE GENERALE
Pr e f a z io
In t r o
n e ..................................................................................................................................
d u z i o n e ...........................................................................................................................
parte prima
19
I.
........................................... 21
IL
I.
508
II.
Indice generale
62
62
65
69
70
71
74
78
79
80
98
III
BASI D E LLETICA DELLA VITA
DAL PUNTO DI VISTA T E O L O G IC O ........................................................103
C a p it o l o
I.
IL
Indice generale
V.
509
I.
IL
208
209
212
510
Indice generale
parte seconda
I.
IL
228
234
236
236
237
239
242
245
246
248
253
255
256
260
262
265
266
26S
272
Indice generale
511
VI
LA RESPONSABILIT D ELLALTRUI VITA:
ABORTO E EU TA N A SIA ................................................................................. 299
C a p it o l o
I.
Precisazioni terminologiche......................................................................300
IL
318
319
323
324
325
328
329
353
512
Indice generale
VII
LA RESPONSABILIT GLOBALE PER LA VITA MINACCIATA:
CRESCITA DEMOGRAFICA E PIANIFICAZIONE FAMILIARE . .
C a p it o l o
I.
357
I.
407
441
513
Indice generale
considerazioni finali
II.
477
2.
3.
4.
5.
6.
.......................................481
498
37
2. I l
p r in c ip io
e t ic o
n essu n a
v io l e n z a
contro
in n o c e n t i
22 Sulla fondazione trascendentale pragmatica ultima delletica, cfr. soprattutto K.O. Apel , Das
Aptiori der Kommunikationsgemeinschaft und die Grundlagen der Ethik. Zum Problem einer rationalen
Begrndung der Ethik im Zeitalter der Wissenschaft, in I d., Transformation der Philosophie I, Frank
furt 1973, 359-435, spec. 424-431, e W. K uhlmann , Reflexive Letztbegrndung. Untersuchungen
zur Transzendentalpragmatik, Freiburg - Mnchen 1985.
2S Cfr. al riguardo la critica di K. S teigleder , Das Abenteuer der Bioethik. Ein kritischer Ver
gleich der Ethikkonzeption H. Tristrams Engelhardts und Peter Singers, in J.-P. Wils (ed.), Streitfall
Euthanasie. Singer und der Verlust des Menschlichen, Tbingen 1991, 17-27, spec. 18.
38
fino all 'ethos dellevo moderno dei diritti umani. Ma nella nuova veste
in cui la bioetica secolare lo presenta, cio come una strategia per la
soluzione dei conflitti di una societ postilluministica, esso perde il suo
significato originario. Ora esso non tutela pi la vita di persone inno
centi, ma la libert di tutti i cittadini di vivere secondo le loro proprie
concezioni morali. Il principio, destinato a garantire linviolabilit della
vita umana, pu ora essere chiamato in causa anche per rivendicare
un diritto morale a compiere azioni che feriscono la vita umana nei
suoi beni fondamentali o addirittura la annientano completamente. Le
conseguenze, che di qui derivano per le questioni controverse delletica
medica, sono di unevidenza palmare. Il divieto di uccidere innocenti
non tutela pi lembrione di fronte alla violenza del medico o della
madre; questo intervento medico non viene pi valutato come un uso
della violenza o come unazione che cade sotto la proibizione di uccide
re. Luccisione di una creatura umana non pi considerata un uso
della violenza perch essa viola i suoi diritti inalienabili di persona e
distrugge la sua integrit fisica, bens perch viene effettuata senza il
suo consenso. Come atti violenti sono considerati ormai solo gli inter
venti fittizi, perch interdetti dalle regole del gioco di una societ aper
ta, mediante cui le autorit statali o la polizia potrebbero impedire ai
cittadini lesercizio dei loro diritti morali. Il principio che vieta la vio
lenza contro innocenti li tutela contro il fatto di essere costretti, senza
il loro assenso, a omettere azioni che concordano con le loro proprie
concezioni morali. Il divieto di usare la violenza garantisce ora loro in
egual misura laccesso indisturbato alle droghe che alterano la coscienza
e alla pornografia, cos come garantisce a tutti i cittadini il libero diritto
di abortire, di suicidarsi e di praticare leutanasia. Per unetica che pu
tener conto solo dei desideri individuali delle persone agenti, tutto
per forza di cose alla fine moralmente lecito, fintanto che esso viene
effettuato con il consenso degli interessati2,1.
3. I l
c r it e r io
E SSER E
e t ic o
di
PER SO N A LE E
s e l e z io n e
ESSER E
UMANO
24 Cfr. H .T . E ngelhardt, The Foundations o f Bioethics, cit., 94.141 [trad. it., 11 ls. 166]; cfr.
I d., Bioethics and Secular Humanism, cit., 115.
39
festa anche nel modo in cui molte correnti dellodierna bioetica dibatto
no il concetto di persona. Affinch una societ aperta possa trovare unin
tesa per stabilire chi, tra i bambini non nati e neonati, tra gli adulti
incapaci di prendere decisioni e sofferenti di demenza senile, possa o
non possa pi essere considerato una persona, bisogna escludere da
tale concetto tutti i significati e le accezioni religiose e metafisiche.
Ma nel corso di un simile processo di ripulitura non si eliminano solo
presupposti metafisici, che riguardano singole questioni speculative co
me la concezione dellanima spirituale o la forma dellanimazione del
corpo umano. Esclusi rimangono anche presupposti dellessere umano
al di l dei quali non possiamo spingerci, presupposti la cui chiarificazio
ne fenomenologica sarebbe richiesta dalle basi della stessa bioetica. Per
fino il richiamo incontestabile dellimportanza antropologica dellunit
fra il corpo e lanima, la cui spiegazione costitutiva per la comprensio
ne della persona umana, viene spesso liquidato come unidea religiosa
particolare, che non pu pi esser presa in considerazione in una bioeti
ca secolare25. Il tentativo di limitarsi allevidenza di quel che appare
agli occhi finisce piuttosto per contentarsi di dire che pu esser conside
rato persona solo chi dispone dei distintivi empirici delle persone. Sono
considerate persone solo quelle creature umane che possono dimostrare
attualmente di possedere la facolt delluso della ragione e dellautoco
scienza26. Che cosa questa condizione significhi per le persone in stato
di sonno una questione di cui dovremo ancora occuparci. Qui ci basta
formulare una prima obiezione, che riguarda la presunta aproblematicit
filosofica della soluzione proposta. Non possibile saltare semplicemen
te a pi pari le problematiche filosofiche collegate con il concetto di
persona, senza che questo porti oggettivamente a correre il pericolo di
dare delle interpretazioni riduttive delluomo. A ci si aggiunge il fatto
che il punto di vista di una dimenticanza filosofica consapevole dei pro
blemi rimane pur sempre prigioniero di una determinata posizione filo
sofica. Un concetto metafisico di persona non si distingue da una conce
zione meramente empirica per il fatto che esso fa delle presupposizioni
filosofiche, mentre questultima sarebbe evidente da qualsiasi punto di
25 Cfr. I d., The Foundations o f Bioethics, cit., 26s. [trad. it., 35s.]. Il fatto che il teologo prote
stante Paul Ramsey, distanziantesi su questo punto da H .T . Engelhardt, adduca il significato antro
pologico dellunit corpo-anima come argomento contro linseminazione artificiale, non autorizza
a dichiarare irrilevante il fenomeno antropologicamente incontestabile.
26 Cfr. ibid., 109 [trad. it., 128s.].
40
41
re alla somma totale della felicit universale, rimane una protesta impo
tente fintanto che non mettiamo in luce i retroterra filosofici che soli
rendono possibili simili ragionamenti. Strano a dirsi, tali presupposti
sotterranei comuni sono percepibili anche in cultori di bioetica che, nel
loro modo di argomentare, seguono teorie etiche contrapposte. Nella
questione se gli embrioni e i neonati umani o i bambini gravemente
handicappati abbiano un diritto inalienabile di vivere, non gioca chiara
mente alcun ruolo il fatto che tutta letica sia fondata mediante un
principio morale deontologico come quello del rispetto dellautonomia
o sia concepita come un calcolo utilitaristico degli interessi al fine di
accrescere il pi possibile la felicit. H.T. Engelhardt considera espressamente il suo fondamentale principio bioetico dellautonomia come deon
tologicamente valido, mentre P. Singer annette in determinate circostan
ze al rispetto dellautonomia degli individui umani un peso minore ri
spetto alla valutazione utilitaristica della loro vita misera o alleffetto
delluccisione su altri50. I presupposti decisivi, che di fronte ad embrio
ni e feti umani, ma anche di fronte a lattanti e bambini piccoli possono,
in caso di dubbio, indurre a riconoscere un diritto alla vita, rimangono
dissociabili dalle idee basilari apertamente sostenute nella rispettiva teo
ria della fondazione delletica. Essi non sono affatto garantiti dal princi
pio morale indicato, ma devono la loro plausibilit ad idee ulteriori,
che non sono pi esposte in maniera chiara e che non reggono a una
verifica filosofica.
Il rimprovero di specismo , trasformato da Singer in una maneggevo
le moneta verbale, cerca di chiudere questa falla. Tale parola d ordine
suggestiva, che da allora entrata nelle pubblicazioni scientifico-divulgative
e filosofico-specialistiche, serve soprattutto a denunciare il discorso della
posizione particolare delluomo nel cosmo come un pregiudizio razzista
nei confronti del mondo extraumano. Esso ripeterebbe lerrore morale
fondamentale di una distinzione particolare, che le epoche passate avreb
bero fatto nei confronti degli appartenenti a popoli stranieri o di mino
ranze etniche viventi sul proprio territorio. Tale specismo viene visto
come un prolungamento del razzismo e del sessismo, che estende larro
ganza del maschio bianco e la sua pretesa di dominio sul sesso femmini
le alla natura extraumana. Invece, secondo questa teoria, un comporta
mento non discriminante verso la vita extraumana esige che luomo dica
30 Cfr. H .T. E ngelhardt, The Foundations o f Bioethics, cit., 82 [trad. it., 98s.] e P. S inger,
Praktische Ethik, cit., 116s. [trad. it., 88s.].
42
31 Cfr. P. S inger , Befreiung der Tiere, Mnchen 1982, 26 [trad. it., Liberazione animale, Mon
dadori, Milano 1991]; cfr. anche N. H oerster , Abtreibung im skularen Staat, cit., 59-66.
32 Cfr. P. S inger, Praktische Ethik, cit., 73.104 [trad. it., 62.80] e H.T. E ngelhardt, The
Foundations o f Bioethics, cit., 107 [trad. it., 126s.].
34 Cfr. P. Singer,
Praktische Ethik,
103s.] e
H.T.
E ngelhardt,
The Foun
43
H.T.
E ngelhardt,
cit., 107
131
132
visibile che cosa significa una vita libera e piena di amore, giusta e
solidale nei confronti degli uomini. Perci gi i teologi della chiesa pri
mitiva operano nellidea della somiglianza con Dio una distinzione, che
cerca di cogliere concettualmente in maniera pi netta la differenza fra
Cristo, unica immagine di Dio, e gli uomini, che sono creati in ordine
a questa immagine. Secondo tale distinzione solo il Lgos divino im
magine del Dio invisibile; gli uomini sono invece creati non come imma
gine, bens secondo limmagine di Dio, pi precisamente ancora come
immagine dellimmagine, che devono riprodurre nella loro vita. La par
tecipazione delluomo a questa immagine divina originaria non rappre
senta un privilegio statico della sua essenza; da un lato essa concepita
come indelebile e dallaltro lato come permanentemente imperfetta. Tra
luno e laltro polo si stende il cammino storico delluomo, il cui essere
immagine e il cui divenire immagine appaiono cos come entit dinami
che capaci di progredire e di regredire35.
1.
o m ig l ia n z a
con
D io
esser e
per so n a le
35 Cfr. al riguardo H. C rouzel, Thologie de l'Image de Dieu chez Ongne, Paris 1956, 217-236
e I d ., Bild Gottes II. Alte Kirche , in T R E VI, 499-502.
133
134
40 L idea delTuomo corrispondente a Dio viene sviluppata nella teologia protestante, nella scia
di K. Barth e G . Ebe'ing, soprattutto da E. Jttngel (cfr. I d., Der Gott entsprechende Mensch. Bemer
kungen zur Gottebenbildlichkeit des Menschen als Grundfigur theologischer Anthropologie, in H .G.
G adamer - P. V ogler (edd.), Philosophische Anthropologie, I, Mnchen 1975, 342-372.
41 Questi due piani sono stati chiaramente indicati da R. G uardini, Welt und Person. Versuche
zur christlichen Lehre vom Menschen, Mainz - Paderborn 19886, 121-128.
135
2.
is t in z io n i
n e c e s s a r ie
in F. B ckle (ed.),
Christli
136
63,1.
137
44 Sulla necessaria distinzione tra persona e individuo, cfr. R. G uardini, Welt und Person, cit.,
113; G. R ovira , Die Erhebung des Menschen zu Gott , Salzburg 1979, 184; . Welte , Person
und Welt. berlegungen zur Stellung der Person in der modernen Gesellschaft, in I d . - A. S chavan
(edd.), Person und Verantwortung. Zur Bedeutung und Begrndung der Personalitt, Dsseldorf 1989,
10s. e J.U . D alferth - E . J ngel, Person und Gottebenbildlichkeit, cit., 89-91.
138
45
151-235
139
larea protetta della sua intimit e del suo essere specifico, che deve
rimanere al riparo dalla presa sociale. L espressione e il concetto di ani
ma spirituale indica quindi luomo come persona, in quanto egli sta
in se stesso e forma il proprio centro, attorno a cui tutto si organizza
e diventa il suo mondo particolare46.
3.1. La persona nella sua relazione con l esterno e in se stessa
Ma lobiezione mossa dalla teologia protestante allidea di anima spi
rituale diretta soprattutto contro uninterpretazione ontologica, che
vede nella persona umana un essere ultimo, in s stante, che lorigine
autonomamente responsabile del proprio agire e che non pu pi delega
re tale responsabilit ad alcuna istanza stante dietro di lei. In questo
affidamento inalienabile a se stesso sono fondate per la teologia medioe
vale la dignit ontologica delluomo quale sostanza individuale dotata
di una natura razionale, nonch la sua qualit unica di essere perfettis
simo tra tutti quelli esistenti47. Invece lodierna teologia protestante
vorrebbe concepire luomo, nella scia di Martin Lutero, con laiuto di
unontologia relazionale, che sostituisce lidea di sostanza con la catego
ria della relazione. La sua una concezione della realt e dellessere
al cui centro non sta quel che un esistente in se stesso, bens quel
che esso nella relazione con altri. Applicato alluomo ci significa:
luomo non primariamente visto come un singolo che sviluppa la pro
pria vita autonoma nella relazione con altri, bens lo sguardo si dirige
in primo luogo sui rapporti esterni portanti e sulle relazioni esterne
(G. Ebeling), mediante le quali soltanto egli diventa colui che .
Questo cambiamento di prospettiva porta in Martin Lutero al capovol
gimento paradossale dei concetti antropologici chiave classici che fino
ad allora, malgrado tutte le correzioni teologiche, avevano goduto dun
ovvio diritto di cittadinanza nella teologia48. Al posto della descrizio
ne concentrica di Boezio, in cui la persona appare come il soggetto por-
46 Cfr. R. G uardini, Welt und Person, cit., 134; B. W elte , Person und Welt, cit., 12s.
47 T ommaso dAquino, Summa theologiae I, 29,3: ...persona significat id quod est perfectissimum
in tota natura, scilicet subsistens in rationali creatura.
48 Sullulteriore elaborazione della definizione di Boezio ad opera di Tommaso, cfr. S. P incKAERS, La dignit de l homme selon Saint Thomas d Aquin, in A. H olderegger e altri (edd.), De
dignitate hominis (= FS C.-J. Pinto de Oliveira), Freiburg 1987, 89-106 e E . S ciiockenhoff,
Personsein und Menschenwrde bei Thomas von Aquin und Martin Luther, in ThPh 65 (1990) 481-512,
spec. 483-491.
139
larea protetta della sua intimit e del suo essere specifico, che deve
rimanere al riparo dalla presa sociale. L espressione e il concetto di ani
ma spirituale indica quindi luomo come persona, in quanto egli sta
in se stesso e forma il proprio centro, attorno a cui tutto si organizza
e diventa il suo mondo particolare46.
3.1. La persona nella sua relazione con l'esterno e in se stessa
Ma lobiezione mossa dalla teologia protestante allidea di anima spi
rituale diretta soprattutto contro uninterpretazione omologica, che
vede nella persona umana un essere ultimo, in s stante, che lorigine
autonomamente responsabile del proprio agire e che non pu pi delega
re tale responsabilit ad alcuna istanza stante dietro di lei. In questo
affidamento inalienabile a se stesso sono fondate per la teologia medioe
vale la dignit ontologica delluomo quale sostanza individuale dotata
di una natura razionale, nonch la sua qualit unica di essere perfettis
simo tra tutti quelli esistenti4748. Invece lodierna teologia protestante
vorrebbe concepire luomo, nella scia di Martin Lutero, con laiuto di
unontologia relazionale, che sostituisce lidea di sostanza con la catego
ria della relazione. La sua una concezione della realt e dellessere
al cui centro non sta quel che un esistente in se stesso, bens quel
che esso nella relazione con altri. Applicato alluomo ci significa:
luomo non primariamente visto come un singolo che sviluppa la pro
pria vita autonoma nella relazione con altri, bens lo sguardo si dirige
in primo luogo sui rapporti esterni portanti e sulle relazioni esterne
(G. Ebeling), mediante le quali soltanto egli diventa colui che .
Questo cambiamento di prospettiva porta in Martin Lutero al capovol
gimento paradossale dei concetti antropologici chiave classici che fino
ad allora, malgrado tutte le correzioni teologiche, avevano goduto dun
ovvio diritto di cittadinanza nella teologia'. Al posto della descrizio
ne concentrica di Boezio, in cui la persona appare come il soggetto por
46 Cfr. R. G uardini, Welt und Person, cit., 154; B. Welte , Person und Welt, cit., 12s.
47 T ommaso dA quino, Summa theologiae I, 29,3: ...persona significat id quod est perfectissimum
in tota natura, scilicet subsistens in rationali creatura.
48 Sullulteriore elaborazione della definizione di Boezio ad opera di Tommaso, cfr. S. PincKAERS, L a dignit de l homme selon Saint Thomas d'Aquin, in A. H olderegger e altri (edd.), De
dignitate hominis (= FS C.-J. Pinto de Oliveira), Freiburg 1987, 89-106 e E. S ciiockenhoff,
Personsein und Menschenwrde bei Thomas von Aquin und Martin Luther, in ThPh 65 (1990) 481-512,
spec. 483-491.
140
141
51 Cfr. K. R ahner, Grundkurs des Glaubens. Einfhrung in den Begriff des Christentums, Frei
burg 1976, 85-87 [trad. it., Corso fondamentale sulla fede. Introduzione a l concetto di cristianesimo,
Paoline, Cinisello B. 19905, 111-115]; lo stesso assioma viene illustrato per la prima volta nel
saggio Probleme der Christologie von heute (cfr. Schriften zur Theologie 1, 183 [trad. it., Problemi
della cristologia d oggi, in Saggi di cristologia e di mariologia, Paoline, Roma 1967, 26]. Sul retroterra
tommasiano, cfr. De ventate 22,4, Summa contra Gentiles III, 69.
142
143
55 II confronto con i modelli delT'onda' e dei corpuscoli della fisica dei quanti e del principio
di indeterminazione di Heisenberg stato proposto da H. Thielickf., Theologische Ethik I, cit.,
349. Il punto di confronto tra ontologia relazionale e pensiero sostanziale sta nella coesistenza
complementare delle due prospettive: esse non si contraddicono, ma non possono neppure essere
contemporaneamente utilizzate.
144
55 Aristotele ,
De anima
56 Cfr. Summa contra Gentiles III, 112 (2860); Summa theologiae I, 76, 5 ad 4; III, 4, 1 ad
2. La valutazione di G. E beling, Lutherstudien 11/2, Tbingen 1982, 266, secondo cui lantropolo
gia scolastica conosce solo un successivo inserimento del rapporto con Dio nella ratio, inserimen
to non pi capace di cambiare alcunch nella presupposta struttura fondamentale, non regge
nei confronti di Tommaso. Cfr. al riguardo E. Sciiockeniioff, Personsein und Menschenwrde bei
Thomas von Aquin und Martin Luther, cit., 491-495.
5; De anim a III, 13 (790): ...u t sit homo quodammodo totum ens.
145
58 Cfr. le obiezioni, che vanno nella stessa direzione, di M. S chiller, Der Formalismus in der
Ethik und die materiale Weltethik, Bern 19806, 371-475 e M. H eidegger, Sein und Zeit, Tbin
gen 19761*, 47-50 [trad. it., Essere e tempo , Utet, Torino 19862].
59 La persona consegue la propria autonomia nellincontro con altri, ma non deve il proprio
essere a tale incontro: In verit la persona non solo dynamis, ma anche essere; non solo atto,
ma anche forma. NelTincontro essa non nasce, ma si attua soltanto. Per dipende dal fatto che
ci siano altre persone. Essa ha un senso solo se esistono altri con cui potersi incontrare (R.
G uardini, Welt und Person, cit., 136s.). Cfr. al riguardo W. K asper, Der Gott Jesu Christi, Mainz
1982, 187-198.342s. [trad. it., Il Dio di G es Cristo, Queriniana, Brescia 1985, 203-215.374s.]
e W. Pannenberg, Systematische Theologie I, Gttingen 1988, 464-466 [trad. it., Teologia sistemati
ca I, Queriniana, Brescia 1990, 478-480].
146
147
4. D ue conseguenze
La chiesa cristiana ha espresso la dignit divina di ogni uomo in una
doppia direzione, che include un no allidolatria del potere, della bellez
za e dellefficienza umana e un s alla vita umana nella sua forma debole
e caduca. La protesta contro il segreto culto della vita, celantesi dietro
simili idoli, si dirige contro questo o quellobiettivo particolare a secon
da della situazione sociale e delle costellazioni del potere politico di
una determinata epoca. Nel culto dellimperatore praticato nellantichit
la chiesa primitiva vide una trasgressione del comandamento che vietava
di fabbricare delle immagini, comandamento che in qualit di rifiuto
di qualsiasi culto delle persone conserva la propria attualit in tutti i
tempi. Venerare limperatore come immagine terrena di Dio e offrire
in sacrificio incenso davanti alla sua statua in segno di sottomissione
religiosa viola il diritto di Dio e i diritti degli uomini. Venerando in
modo esagerato un uomo si calpesta la dignit comune che loro spetta
nel loro modello divino. Lopposizione della chiesa primitiva allabuso
politico di una teologia secolarizzata dellimmagine va perci vista come
il rovescio necessario dellestensione dellidea di immagine a tutti gli
uomini. La cristianit primitiva, contrapponendo allimperatore il pro
prio Kyros Cristo e rivendicandone il diritto esclusivo di dominio sul
mondo, non opera solo in nome di una minoranza religiosa. La trasposi
zione del titolo di immagine a Cristo, che essa contrappone al culto
politico dellimperatore, non diretta, a differenza di questultimo, a
148
149
62 Aboth Rabbi Naathan, 31 (citato da H .L. S track - P. B illerbeck , Kommentar zum Neuen
Testament aus Talmud und Midrasch I, Mnchen 1922, 750).
150
151
152
Il discorso biblico della somiglianza delluomo con Dio non parla dei
distintivi naturali specifici, che fondano la sua posizione eminente nel
mondo animale. Esso non parla di una qualche grandezza di per s spet
tante alluomo, ma del fatto e del come egli chiamato a partecipare
alla gloria di Dio. Il compito di esistere come interlocutore creaturale
di Dio lo chiama a vivere in una speciale vicinanza al suo Creatore;
nel medesimo tempo egli sottosta tuttavia a una destinazione comune
a tutte le creature, perch con la sua esistenza corporeo-psichica egli
esiste come parte di quel mondo che il Creatore ha reso, nel suo comples
so, parabola della propria gloria. Quando le moderne concezioni filosofiche della natura interpretano levoluzione della vita come un processo di
crescente interiorizzazione e incentramento su se stessi, incentramento che
mira a produrre forme sempre pi complesse di vita, la teologia odierna
in grado di riconoscere in tali gradi diversamente intensi di vita le tap
pe della sua crescente partecipazione alla vita creatrice di Dio67. A que
sto scopo essa ha solo bisogno di trasporre nelle coordinate teologi
che intellettive di unimmagine evolutiva del mondo la distinzione tra
luomo quale immagine particolare di Dio e tutto il creato quale realt
piena delle orme di Dio, distinzione familiare fin dal tempo dei padri
della chiesa. Tale distinzione mira a mettere in risalto l'imago Dei pre
sente nelluomo rispetto ai vestigia Dei presenti nella natura, per non
intende separare il carattere personale di immagine delluomo, stampato
nella relazione paritetica fra luomo e la donna, dal carattere figurativo
di tutta la natura nei confronti di Dio. Poich ogni distinzione presup
pone la mutua appartenenza originaria delle realt distinte, essa esprime
contemporaneamente la presenza permanente di Dio in tutte le creature.
6' Cfr. a! riguardo R. G uardini, Welt und Person, cit., 113s. e W. P annenberg, Systematische
Theologie II, Gttingen 1991, 48 [trad. it. cit.].
111
2. L a
f o n d a z io n e
o g g e t t iv a
d e l l id e a
d ella
d ig n it
um ana
178
10 II discorso della genesi e della validit stato introdotto dallo studioso americano di teoria
della scienza H. R eiciienbach, il quale nella sua opera: Exprience and Prdiction. An Analysis
0} th Foundations and Structure o f Knowledge, Chicago London 1938, 19662, distingue tra con
testo della scoperta (context o f discovery) e contesto della legittimazione (context of justification)
(3-16). Il vero compito epistemologico, una ricostruzione razionale del sapere, pu secondo tale
teoria essere svolto solo mediante una esposizione interna del contesto della legittimazione, esposi
zione che astrae dalle condizioni esterne (storiche, sociologiche, psicologiche, ecc.), in cui esso
nato. Nel campo della teoria della scienza la distinzione di Reichenbach oggi ulteriormente svi
luppata soprattutto da J. M ittelstra B, che differenzia la preistoria delle odierne forme di sapere
in base ai contesti che hanno influito su di loro [ Wirkungszusammenhnge] e ai contesti su cui
si fondano [Grndezusammenhnge] (cfr. I d., Der Flug der Ente. Von der Vernunft der Wissenschaft
und der Aufgabe der Philosophie, Frankfurt 1989, 187). In ordine alla validit dei diritti umani
J. Scttw artlneer , D ie Menschenrechte und die Notwendigkeit einer praktischen Weltorientierung,
in H. K ohlenberger - W. L tterfelde (edd.), Von der Notwendigkeit der Philosophie in der
Gegenwart ( = FS K. Ulmer), Wien - Mnchen 1976, 166-189, spec. 177, elabora la distinzione
tra provenienza storico-situativa e origine normativa. Il ruolo di questa distinzione nel contesto delle
questioni della fondazione delletica stato ultimamente discusso a fondo da V. H sle , Die Krise
der Gegenwart und die Verantwortung der Philosophie, Mnchen 1990, 143-147.
179
180
perci accessibile alla nostra comprensione naturale (Die Kirche und die Menschenrechte, Mn
chen - Mainz 1976, n. 36 e 40), ma trova una fondazione ancora pi profonda nel messaggio
dellincarnazione di Dio: In realt solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce
il mistero delluomo... Cristo, che il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e
del suo amore svela anche pienamente luomo a se stesso (hominem ipsi homini plene manifestat)
e gli manifesta la sua altissima vocazione (G5 22). Questo modello evita il dilemma di alcune
teorie protestanti, che o collegano la fondazione teologica della dignit umana esclusivamente con
la rivelazione cristiana e la fanno valere solo per i credenti, oppure la riducono a una motivazione
aggiuntiva in s non necessaria. Cfr. al riguardo W. K asper , Theologische Bestimmung der Men
schenwrde im neuzeitlichen Bewutsein von Freiheit und Geschichte, in J. S chwartlnder (ed.), Modernes Freiheitsethos und christlicher Glaube. Beitrge zur juristischen, philosophi
schen und theologischen Bestimmung der Menschenrechte, Mnchen - Mainz 1981, 285-302, spec.
299s. e L. H onnefelder , Menschenwrde und Menschenrechte. Christlicher G laube und die sittliche
Substanz des Staates, in K.W. H empfer - A. Schwan (edd.), Grundlagen der politischen Kultur
des Westens, Berlin 1987, 239-264, spec. 247-253. Sul rapporto tra fondazione dei diritti umani
in base al diritto naturale e fondazione in chiave cristologica nella dottrina dei papi Giovanni
XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II cfr. J. Punt , D ie Idee der Menschenrechte. Ihre geschichtliche
Entwicklung und ihre Rezeption durch die moderne katholische Sozialverkndigung, Paderborn 1987,
226-242.
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contenuto
n o r m a t iv o
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15 Cfr. al riguardo R. S paemann, ber den B e g riff der M enschenw rde, in E.-W. Bckenfrde
R. S paemann (edd.), M enschenrechte u n d M enschenw rde, cit., 307.
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3. I l
contenuto
n o r m a t iv o
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13 Cfr. al riguardo R. Spaemann, ber den Begriff der Menschenwrde, in E.-W. B ckenfrde
R. S paemann (edd.), Menschenrechte und Menschenwrde, cit-, 307.
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14 I. Kant, Grundlegung der Metaphysik der Sitten, a cura di W. W eischedel, IV, Darmstadt
1963, 68 [trad. it., Fondazione della metafisica dei costumi, Laterza, Bari 1990} , 61]; cfr. al ri
guardo spec. W, W olbekt, Der Mensch als Mittel und Zweck. Die Idee der Menschenwrde in norma
tiver Ethik und Metaethik, Mnchen 1987, 15-26.
15 Cos W. W olbert, Der Mensch ah Mittel und Zweck, cit., 115-117.
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di unaltra creatura umana, decisione che equivale a una eterodeterminazione perentoria del suo destino futuro. Pertanto nel campo protetto
della dignit umana bisogna inserire anche il processo naturale dello
sviluppo, che abiliter un essere umano a autodeterminarsi eticamente
in un momento successivo della sua esistenza. Questa conclusione non
affatto frutto di un argomento ad hoc, che verrebbe costruito specifi
camente per i primi stadi della vita umana per motivare il divieto dello
studio di embrioni umani spinto fino alla loro consumazione. Essa rap
presenta piuttosto applicazione sensata di un principio generale a un
campo particolarmente sensibile della difesa della vita, principio che va
le per i conflitti tra nati e non nati in maniera non diversa da come
vale per i conflitti tra coloro che sono gi nati. Esso ci dice, come
abbiamo visto parlando dellunit corporeo-psichica complessiva delluo
mo, che ci rispettiamo realmente a vicenda solo se ci rispettiamo gi
al livello pi basso della nostra esistenza corporea, cio solo se rispettia
mo gi lintegrit della nostra esistenza corporea.
Il riconoscimento di tale principio quale criterio decisionale etico non
presuppone n una particolare antropologia filosofica, n limmagine bi
blica delluomo, in cui incontriamo per la prima volta il pensiero olistico. Esso corrisponde piuttosto alla logica dello sviluppo della ragione
storico-sociale, la quale cerca di cogliere sempre meglio la pretesa norma
tiva della dignit umana. L inviolabilit del corpo e della vita costituisce
il nucleo di tutte le formulazioni dei diritti umani, a partire dalla legge
dell 'Habeas corpus (1679) al Bill o f Rights della Virginia (1776) e fino
alla Dichiarazione universale dei diritti delluomo del 1948". Il dirit
to allintegrit corporea viene qui enumerato fra quei diritti e quelle
libert individuali che tutelano ogni uomo da qualsiasi uso ingiustificato
della forza. In corrispondenza alle diverse circostanze storiche cambiano
anche le forme dellarbitrio e dellingiustizia che violano il diritto alla16
16 Cos leggiamo gi nel primo capoverso del B ill of Rights della Virginia: Tutti gli uomini
sono per natura ugualmente liberi e indipendenti e possiedono determinati diritti innati, chessi
non possono n togliere n sottrarre con alcun contratto alla loro discendenza, allorch si associano
in uno stato, diritti che sono precisamente il godimento della vita e della libert, i mezzi per acquisi
re e possedere beni e laspirazione e il desiderio della felicit e della sicurezza [cit. da W. H eidelmeyer (ed.), Die Meschenrechte. Erklrungen, Verfassungsartikel, Internationale Abkommen , Pader
born 19772, 54], La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 dichiara nel primo arti
colo: Tutti gli esseri umani... nascono liberi e uguali in dignit e diritti. Da ci segue nellart.
3 lesigenza: Tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita, alla sicurezza e alla libert della persona
(cit. da B. Simma U. Fastenrath (edd.), Menschenrechte. Ihr Internationaler Schutz. Textausga
be mit ausfhrlichem Sachverzeichnis und einer Einfhrung, Mnchen 1985-2, 6).
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vita. Oggi di tali forme fanno parte non solo i crimini classici contro
la vita (uccisione, aborto, eutanasia) e i soprusi da parte della polizia
statale (tortura, detenzione giuridicamente non autorizzata, terrore), bens
anche le forme delluso strutturale della violenza che impediscono agli
uomini di accedere ai beni della vita (guerra, corsa agli armamenti, di
soccupazione, analfabetismo, fame)17. Questa estensione dei diritti di di
fesa originari dellindividuo fino a includervi i diritti di partecipazione
sociale, economica e culturale nella logica dello sviluppo della ragione
storico-sociale, che cerca di tutelare il diritto alla vita di fronte alle
cangianti minacce epocali. Ma qualsiasi partecipazione sociale o cultura
le ai beni della vita campata in aria, se il diritto alla vita non salvaguardato nel suo nucleo basilare che la protezione dellintegrit corpo
rea. La libert di comportarsi personalmente secondo le proprie prefe
renze culturali non pu rimettere in discussione i diritti originari della
difesa e della protezione della vita individuale. Il disprezzo di tali diritti
non contraddice solo le idee morali particolari di singoli gruppi, bens
contraddice il nucleo duro esperienziale politico-etico, che si andato
formando nello sviluppo storico dei diritti umani quale contrappeso alle
loro molteplici violazioni.
In verit significa perci svuotare il principio dellautonomia e andare
contro la morale del reciproco rispetto, quando bioetici americani come
H. Tristram Engelhardt e Peter Singer ritengono inviolabili nelle societ
aperte dei tempi moderni solo le convinzioni morali dei cittadini, ma
non la vita corporea di bambini non nati, di lattanti handicappati o
di persone moribonde. Quel che certe teorie liberali dicono a proposito
dei beni materiali, e cio che essi costituiscono il necessario spazio pro
tettivo della libert e indipendenza personale, vale a maggior ragione
a proposito del bene della vita fisica, che noi dobbiamo rispettare come
mezzo indispensabile dellautorappresentazione personale di unaltra crea
tura umana: La sua protezione presupposto, limite e contenuto par
ziale dellatto libero18. La Costituzione della Repubblica Federale Te-
iJ Cfr. al riguardo lelenco contenuto nel messaggio sui diritti umani e sulla riconciliazione in
viato a conclusione del sinodo romano dei vescovi del 1974, in HerKorr 28 (1974) 625.
18 A. Schwan, Grundwerte der Demokratie, cit., 50. H .T . Engelhardt, The Foundations o f Bioe
thics, cit., 128 [trad. it. cit., 150s.] riconosce questo principio, ma lo vuole limitare alluomo solo dopo
la nascita, perch solo allora questi dispone dellestensione spazio-temporale della propria esistenza.
Per quanto riguarda la linea dellestensione temporale questo non certamente vero, e anche per quan
to riguarda la presenza spaziale dellembrione bisogna in ogni caso ritenere che esso condivide con
la madre fino alla nascita uno spazio vitale comune. Pertanto bisogna domandarsi: pu un volume di
stazza della grandezza di centimetri cubici essere un criterio per riconoscere un uomo?
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