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E’ POSSIBILE STABILIRE UNA COMPRESENZA TRA ANALISI E SINTESI ?

Il problema gnoseologico attuale consiste nel sapere come si configura l'eidetica nel contesto metafisico
dell'ontologia, e quindi capire la dipendenza o meno della vita dalla posizione ontologica. Non a caso in
questi ultimi anni il rapporto tra casa e chiesa è decisamente migliorato in quanto il clero accendendo quel
processo di speranza futurista che era già stata espressa da Filler nelle sue massime,contribuisce a ravvivare
il pensiero dell’Io presente in tutti noi.
Ma se l'io è strutturato in un livello antropomorfico in degrado non potrà coscientizzarsi su piani ontologici
superiori e quindi l'ermeneutica potrebbe suffragare la tensione escatologica attraverso una asettica cosmo
genesi; e allora la differenziazione strutturale che ne deriverebbe affiorerebbe dalla palingenetica
obliterazione dell'io cosciente che si infutura nell'archetipo prototipo dell' antropomorfismo universale.
Probabilmente ne risentirebbe anche la noogenesi che pur non intaccando l'epistemologia delle sinergie di
fondo andrebbe a destabilizzare il processo di non io, o apassitazzasizazione dorica, che tra l’altro è la
derivazione del concetto ominico di Meteor che descriveva il sogno come un qualcosa di apogenesico e non
di traslitterato.
Ma se l'io cosciente si ponesse su un piano trascendentale, allora sfocerebbe in una trans-ominizzazione, che
porterebbe a sua volta all’estinzione di alcune razze animali quali la mangusta october sectember ianuarius
ora pro nobis (nome scientificio della apo mangusta sub tropiacle artica).
In qualunque caso l'aspetto fenomenologico, però, non può intaccare quello noumenico, perché quest'ultimo
ha le sue radici nella dialettica diametralmente opposta al nihilismo più aberrante, e quindi in realtà noi
siamo solo la proiezione di un essere nel futuro o nel passato e forse siamo già morti o forse non siamo
neanche ancora nati.
La struttura originaria, infatti, è l’essenza del fondamento. In questo senso è la struttura anapodittica del
sapere e cioè lo strutturarsi della principialità, o dell’immediatezza a determinare le cause dei nostri processi
vitali, e questo sfrenato e contienuo assenteismo pleonastico, sicuramente smuove il nostro io; questa è poi,
ovviamente, la conseguenza dell’essenza del fondamento. L’assenza pleonastico del io conscio, infatti, non
sè un che di semplice, ma una complessità, e l’unità del molteplice che ne deriva è la proiezione del nostro
prossimo futuro in passato remoto, o viceversa.
La manifestazione della Struttura Originaria non è quindi la manifestazione di un processo di analisi, bensì
ne è la conseguenza; è possibile parlare quindi di una compresenza di analisi e sintesi.

Quindi, in conclusione, possiamo dire che è possibile stabilire una relazione d’ordine tra la semantica
occidentalista e la neo-natalità analitica, espressa dalla sintesi del concetto fistalloniano.

E’ quindi possibile affermare che noi non siamo altro che la proiezione di un passato remoto in un futuro
prossimo, che forse non si concretizzerà mai.

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