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- Inserire canzoni demenziali

- Far fare agli animatori delle scommesse pubbliche sul


“se non vinco…”.
In alternativa alla tris canzoni può essere organizzata la Tris Playback.
 TOMBOLA: Serata tranquilla più da campeggio che da villaggio,
proposta spesso perché rende molto nelle tasche degli animatori. Le
cartelle saranno vendute durante il giorno a un prezzo ragionevole e
facendo una stima del montepremi pomeridiana si può procedere
all’acquisto dei premi. Importante la serietà, giacché ci sono soldi in
mezzo, è consigliato creare un megatabellone con i numeri che
escono sempre bene in vista e che vengano letti lentamente e in tutte
le lingue parlate dai partecipanti, magari anche in dialetto…

3.2 IL CABARET

Il Cabaret è una serata che tutti mettono in scena, ma pochi riescono a fare
bene, molti animatori si fermano agli applausi di stima che fanno gli ospiti,
ripresentando quasi a pappagallo i soliti sketch, che ormai sono fatti in tutti i
villaggi.
Per preparare uno sketch fatto bene, ci vuole tempo, studio e buona volontà, io
ho visto capi animazione che cinque minuti prima di salire sul palco dicono agli
animatori “in questo sketch tu devi fare questo, devi dire questo e buona
fortuna”, ma poi se l’animatore un po’ inesperto sbaglia qualcosa viene trattato
come un incapace. Fare cabaret non è questo, uno sketch ha delle dinamiche,
un ritmo, delle frasi più importanti da dire con un certo tono, una mimica, delle
posizioni… chi crede di far ridere non rispettando queste regole, ma
improvvisando a braccio non ha capito niente del cabaret!
Per prima cosa gli sketch sono divisi in due parti, quelli con un testo e quelli
con un canovaccio, mentre nel vero cabaret sono proposti solo ed
esclusivamente sketch con testi, dove difficilmente si esce dal copione nei
villaggi vengono proposti maggiormente i secondi.
Il canovaccio è una situazione e gli elementi base della trama di un'opera che
ne determinano in maniera generica lo svolgimento senza entrare
eccessivamente nel dettaglio delle singole scene. Con il canovaccio
sicuramente s’improvvisa qualcosa, ma con un po’ di buona volontà e con
qualche prova in più si può riuscire anche in questo caso, a preparare al meglio
lo sketch, creando noi una base del copione o rispettando delle semplici regole
per far riuscire uno sketch al meglio.
La prima regola da rispettare facendo cabaret è il tempo, in uno sketch ci sono
dei momenti che fanno ridere di più e altri meno. Il primo accorgimento è di
tagliare il più possibile i momenti più “mosci” dello sketch, se si vede che la

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gente fatica a ridere è inutile continuare su quel punto, meglio velocizzare quel
momento e concentrarsi di più su un’altra parte che fa più ridere. Meglio uno
sketch di tre minuti dove la gente non finisce mai di ridere che uno di sei dove
la gente ride solo per metà copione. Tagliare, tagliare, tagliare, ricordandosi
però di far capire il senso di quello che si mette in scena, se lo sketch ha un
senso logico è importante far capire queste dinamiche agli spettatori
valorizzando quei momenti facendo notare le parole chiave, magari utilizzando
un tono di voce diverso, ad esempio negli sketch dove viene camuffata la voce,
le parole chiave come la battuta finale devono essere dette nel modo più chiaro
possibile, fregandosene di uscire dal personaggio.
Analizzando i cabaret che vedo nei villaggi, ho notato che molti animatori
spesso escono dal copione-canovaccio dello sketch per improvvisare e dire
battute di dubbio gusto, nel cabaret non s’improvvisa! Anche i comici migliori
come Benigni hanno affermato che le sue improvvisazioni sono in verità
preparate prima, un cabarettista che è in grado di improvvisare in realtà ripete
battute già studiate da un archivio che ha in testa utile per tutte le occasioni.
Figuriamoci se un animatore può essere capace di improvvisare… in un
villaggio gli spettatori ridono un po’ per tutto, se viene detta la parola “cacca”
tutti scoppiano a ridere, ma c’è una bella differenza tra una risata per una
battuta geniale ed una per una battuta che fa ridere solo perché è stata detta
da un animatore. Molti animatori si siedono sugli allori e vedendo che il
pubblico ride per ogni cosa propinano qualsiasi schifezza in una serata di
cabaret.
Capire questi accorgimenti può essere la differenza tra fare cabaret e farlo
bene. Io nei miei villaggi ho sempre preferito lavorare a copione e anzi per gli
sketch a canovaccio ho sempre preferito riscrivere una traccia con le battute
fondamentali, ogni frase che veniva detta sul palco doveva essere preparata e
ogni copione rispettato alla lettera.
Riuscire a portare un po’ di professionalità è difficile in un mondo, dove ci sono
alcuni capi animazione che si fanno due bicchierini prima di salire sul palco
dicendo che si sentono più spigliati… Bere, anche poco prima di uno sketch è
un errore che solo persone incapaci e sprovvedute possono fare, l’alcool
inibisce, ma ti rende meno lucido e capace, nonostante questo ci sono tante
persone insicure che hanno bisogno di farlo.
Per fare cabaret ci vuole tanta umiltà e purtroppo, in questo lavoro gli animatori
scarseggiano in quest’attitudine, tante volte ho visto sbeffeggiare gli ospiti che
non ridono a una battuta dicendo “Dopo ve la spiego” senza pensare che
magari gli ospiti la battuta l’avevano già capita, ma non ridevano
semplicemente perché la battuta era pessima. Una battuta poi detta in un’altra
circostanza avrebbe fatto magari più ridere, per questo sono importanti il ritmo
degli sketch e la scaletta sul come e quando sono proposti.
L’ordine di una serata di cabaret è importante, per iniziare conviene inserire

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uno sketch facile, mimico, dove la gente rida senza impegno (es. dove ci sono
gli uomini vestiti da donna o personaggi particolari), per quelli seguenti
l’importante è mantenere alto il ritmo, l’attesa tra una scenetta e un'altra deve
essere minima (inferiore ai 60 secondi). Io nei miei villaggi per far rispettare
questi tempi davo al dj di proposito delle basi da 50 secondi da utilizzare come
intermezzi, obbligando tutto lo staff a rispettare questi tempi! Come ci riuscivo?
Per prima cosa organizzavo la scaletta in un modo intelligente dove
difficilmente qualcuno aveva 2 numeri di fila e nel caso succedesse facevo
vestire a strati (sopra l’abbigliamento per il primo sketch e sotto quello per il
secondo).
Il cabaret deve durare al massimo 50 minuti con 6/8 pezzi, per finire mi tenevo
uno sketch forte che facesse ridere soprattutto nella battuta finale, uno comico
con una battuta finale mediocre è meglio inserirlo a metà serata.
Per un cabaret tutto deve essere organizzato nei minimi termini, nella scaletta
(appesa in un posto ben visibile), devono essere indicate le scenografie e chi
si deve occupare a prepararle, i costumi e gli accessori necessari, al dj deve
essere ben spiegato il termine dello sketch e che musiche utilizzare come
intermezzo (allegre e ritmate).
Nelle pause al microfono deve essere presentato lo sketch aiutando gli ospiti a
capire la situazione e stando attenti a non dare troppe informazioni svelando il
finale o a caricare troppo la scenetta utilizzando termini superlativi (bellissimo,
favoloso, migliore etc.).
Seguendo questi piccoli accorgimenti si possono mettere le basi per una serata
di cabaret più seria e organizzata, che sicuramente gli ospiti apprezzeranno
non solo per la vostra simpatia, ma anche per la professionalità.

3.3 PERCHE’ SI RIDE ?

Platone diceva: “L’umorismo ci fa sentire superiori in quanto godiamo di


disgrazie altrui”. Aristotele invece ha individuato un fattore comico
“l’incongruenza” cioè quando una battuta o una gag è assurda, improbabile o
ha un doppio senso, un interferenza che modifica il fine logico.
Una volta riconosciuta l’incongruenza il cervello umano cerca di riconciliare il
tutto, come se fosse un quesito enigmistico, risolverlo ci soddisfa, ci gratifica e
da questa sensazione di contentezza che scarichiamo con una risata.
Ogni popolo ha culture differenti, differenti modi di vedere il mondo e di
conseguenza diversi tipi di umorismo, se si racconta una barzelletta sui
computer a qualcuno che il computer non sa neanche cosa sia sicuramente non
riderà quindi ogni battuta o gag deve essere valutata in base alla “cultura” del
pubblico.
Il pubblico si deve immedesimare nel tuo personaggio, ma nello stesso tempo
si deve distaccare per non sentirsi troppo coinvolto e di conseguenza preso in

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giro, in pratica deve inizialmente pensare “…questo lo faccio anch’io…” ma
poi in seguito “…che sfigato…per fortuna è capitato a lui, ma non a me”.
Un testo comico ha dei tempi basati sulla tensione e il rilascio, più tensione è
immagazzinata e più grande sarà il rilascio e quindi la risata.
Tensione e rilascio non sono proporzionali al tempo che si impiega a dire una
battuta, ma alla preoccupazione che il personaggio trasmette al pubblico , più
grande sarà la tensione, più grande sarà il rilassamento e la risata finale.
La battuta più divertente e la parola che scatena questo meccanismo deve
essere inserita alla fine della frase, per 3 buoni motivi :
 Ottieni maggior beneficio dal rilascio della tensione immagazzinata.
 Se la battuta divertente è messa a metà il pubblico riderà alla parola chiave
perdendo il resto della frase
 Per essere sicuri che tutte le informazioni siano state assimilate.
Far ridere ha diverse tecniche, proviamo ad analizzarne qualcuna:
 Ironia: Manifestazione di comicità associabile al sarcasmo, fare ironia vuol
dire conferire alle parole un significato contrario o diverso a quello
letterale con l’intento di muovere una critica o di deridere la situazione..
Quando l’oggetto preso in questione è la propria persona si parla di
autoironia, prendersi in giro serve per disarmare chi è ostile, per
conquistare la simpatia del pubblico e può essere usata nei momenti di
panico.
 Gioco di parole: E’ una forma molto diffusa di comicità verbale intenzionale
caratterizzata ad un uso con fini spiritosi del linguaggio, si possono
utilizzare 2 parole con suono analogo, o doppi sensi.
 Sesso: In questo caso ridiamo delle battute spinte perché ci liberiamo
dall’ansia legata alla sessualità, i comici abusano di questo argomento
perché è senza dubbio quello che piace di più al pubblico. Esiste un
rischio sottile tra una battuta simpatica ed una volgare, i comici più bravi
riescono far ridere senza essere scurrili, sta alla bravura del comico
individuare quando si può “spingere” di più o di meno.
 Comicità comico-spalla: Vengono divisi i compiti, il comico è sciocco,
esagerato, simpatico, amato dal pubblico e scombussolerà l’attività della
spalla, quest’ultimo invece sarà serio, distinto, colto. Tra i 2 si creerà
sempre un rapporto conflittuale, di tensione di lotta
 Satira e Parodia: La Satira attacca l’essenza di un’icona o di un fenomeno
socio culturale, la parodia fa lo stesso con una forma d’arte, entrambe
hanno la loro premessa comica nella “sconsacrazione” dell’originale. Gli
spettatori dopo un imitazione capiranno la battuta solo se conosco
l’originale, questo può essere insidioso perché dobbiamo saper valutare
quanto il pubblico conosce l’oggetto della parodia o satira.

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 Effetto campanello: La battuta è divertente quando prende tutti alla
sprovvista, meglio ancora se si crea un aspettativa per il protagonista che
viene interrotta violentemente da un evento.
 Il tormentone: Creare un tormentone serve a rendere il personaggio più
familiare, questa battuta rammenta quanto si siano divertiti la volta
precedente, il tormentone usato deve essere una battuta valida legata al
personaggio, se questa battuta viene usata in situazioni diverse che
magari gli cambiano il risultato tanto meglio. Il tormentone non è solo
vocale, ma può essere anche musicale o semplicemente un gesto del
corpo.
 Il Callback: Funziona creando una battuta di riferimento ad una gag
precedente, è un modo ottimo per finire una scena

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