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A proposito di micro zonazione sismica...

(una proposta operativa a costo zero)

Quanto è importante conoscere il territorio?


Ad una tale domanda, la mia formazione professionale mi porta a rispondere “tantissimo”… ma la mia
esperienza mi porta anche a dire che forse è una convinzione di pochi.
In psicologia è noto che le esperienze, soprattutto quelle negative, aiutano a crescere, aiutano a
distinguere il bene dal male; ma nel mio settore non è così, le esperienze negative si cancellano, a volte, nei
casi più gravi serve qualche decennio, ma il più delle volte basta qualche mese….
Passata una alluvione, si ricomincia a costruire a ridosso dei fiumi e nei fossi di ruscellamento,;
dimenticati i danni di una eruzione si ricostruisce alle falde del vulcano; passata la paura del terremoto, ci si
dimentica dell’importanza della conoscenza del substrato per quella che viene chiamata “risposta sismica
locale”.
A meno di due anni dal terremoto di L’Aquila che a Sulmona ci ha fatto vivere una sorta “di prova
generale silenziata”, sono ancora a discutere con tecnici e committenze per un sondaggio o per una prova
che mi consenta di avere una conoscenza diretta del substrato.
Sembra quasi che chi chiede di effettuare sondaggi, prove geofisiche o quant’altro, sia uno che lo fa per
ignoranza, perché non sa cosa c’è sotto, perché ancora non ha abbastanza esperienza per sapere…..
Sono stufa di questo atteggiamento che denota invece solo una grande e profonda arroganza e
ignoranza, per cui ancora si nega, con la connivenza di colleghi che rinunciano ad imporre la loro
professionalità, l’utilità del geologo.
Al più siamo considerati come i tecnici che devono fornire la “certificazione”, a progetto avvenuto, solo
perché la norma lo impone e senza relazione geologica il progetto non può essere depositato al Genio Civile.
Siamo in pratica una tassa da pagare, un male inevitabile (ma non necessario); tanto, e adesso riporto
commenti che mi sono stati fatti da tecnici,“qua non è mai successo niente” oppure “perché qua i palazzi del
centro storico sono stati già verificati dal terremoto”….
E’ sempre molto complicato rispondere a queste affermazioni perché per prima cosa è necessario non
perdere la calma e poi non considerare la persona che hai di fronte un idiota con il quale non vale neanche la
pena di discutere…
Però capita che commenti non adeguati siano fatti da professionisti responsabili di uffici tecnici
comunali, o funzionari di protezione civile o responsabili di uffici sisma… e allora non posso non commentare
e dare alcune brevi spiegazioni.
Parliamo del terremoto del 6 aprile.
Sulmona, posta a una 50 di Km dall’epicentro ha subito una serie di danni, limitati ma certo non
trascurabili visto che diversi edifici sono stati dichiarati inagibili… eppure a Sulmona la rete RAN (rete di
accelerometri nazionale) ha registrato una accelerazione di 0,03 g, pari ad 1/10 di quella prevista dalla
normativa e circa 1/20 rispetto a quella registrata a L’Aquila in occasione del terremoto dello scorso anno.
Se a ciò si aggiunge che il territorio peligno ha una potenzialità sismica maggiore rispetto a quello aquilano , in
pratica si possono verificare terremoti con una intensità maggiore, è chiaro che c’è da preoccuparsi. Ora di
fronte a tali fatti, io mi sarei aspettata una maggiore attenzione da parte di tutti (committenze, progettisti e
classe politica) alle caratteristiche sismiche del territorio e quindi alla sua geologia di dettaglio. Certo non ci
sono i soldi, ma io propongo una cosa a costo zero per il Comune.
Per tutti i fabbricati dichiarati inagibili le ordinanze prevedono una aliquota destinata alle prove
geotecniche e strutturali secondo uno schema che dipende dalle dimensioni del fabbricato stesso. Questi sono
soldi che vengono destinati esclusivamente a tale scopo, per cui se non si fanno le prove quella somma non è
trasferibile. La filosofia che sottende questa ordinanza è chiara: gli effetti di un terremoto dipendono sì da
come è fatta la casa ma anche dalla natura dei terreni che interagiscono con il fabbricato e da come questi si
comportano in occasione del passaggio delle onde sismiche. Ora una comunità attenta alla prevenzione e
conscia del rischio che il proprio territorio vive, non rinuncerebbe mai alla possibilità di avere dati stratigrafici
e geofisici sul centro storico e più in generale sul territorio urbanizzato. E invece cosa succede a Sulmona?
L’ufficio sisma non richiede la relazione geologica con i dati sperimentali, anzi volendo si può proprio fare a
meno della relazione geologica, bastano i dati di letteratura… tanto si sa come è fatta Sulmona….
Certo è chiaro che poi, quando il progetto andrà a finire al Genio Civile dovrà necessariamente essere
corredato da una relazione geologica con le prove (sondaggi, sismica, prove penetro metriche…e quant’altro il
tecnico decida di fare), ma intanto al comune non ne avranno conoscenza e forse qualche progetto dovrà
anche essere rivisto alla luce di variazioni indotte dalla difformità tra il dato ipotizzato e quello sperimentale…
Dovrebbe essere l’amministrazione a “pretendere” che gli studi geologici vengano depositati
anche presso i propri uffici in modo da poter disporre di un database che si arricchisce di
informazioni… si parla di micro zonazione sismica, ebbene lo studio effettuato a suo tempo, basato solo
su tre sondaggi, uno solo dei quali realizzato nel centro storico, non può essere considerato esaustivo né
rappresentativo di tutto il territorio. Ma se a questi dati aggiungessimo tutti quelli degli studi degli
edifici E, sicuramente alla fine ci troveremmo con più dati e una conoscenza più dettagliata della
geologia.
Potrebbe essere una buona base di partenza, a costo zero per l’Amministrazione.
… Mi sembra l’ennesima occasione persa da parte di una comunità che non so per quale strano gioco
del destino, riesce sempre ad avere persone miopi a capo di strutture che invece dovrebbero poter guardare
lontano.

Sulmona, 27 novembre 2010

Geologo Catia Di Nisio

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