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L'amore per Schopenhauer è uno dei più forti stimoli dell'esistenza umana, dunque la filosofia deve curarsene. Ma
l'amore non ha nulla di romantico, il suo fine è solo l'accoppiamento per tramandare la specie. Esempi di questa
funzione dell'amore si trovano in natura, come i maschi delle formiche che muoiono poco dopo aver fecondato la
regina. Di conseguenza non esiste amore senza sessualità, allora:
– L'amore procreativo viene inconsapevolmente percepito come peccato.
– L'amore si macchia di un grave crimine: generare creature destinate a soffrire.
L'unico vero amore che si può lodare è quello disinteressato della pietà.
• Passare dalla storia alla Filosofia della storia, evidenziando attraverso gli studi del passato la costante
uniformità della storia che si ripete sempre nei suoi contenuti, cambiando solo la forma.
◦ Se quindi la storia è il “ripetersi di un medesimo dramma” è necessario prendere coscienza del fatto che il
genere umano è in un costante stato di dolore. Il vero compito della storia è quello di permettere
all'uomo di rendersi conto della propria condizione.
– Non è la negazione di una volontà, ma anzi l' affermazione, in maniera molto forte, di una volontà.
– Il suicidio annulla solo una manifestazione della volontà di vivere, lasciando intatta la cosa in sé. Questa
infatti muore in un individuo, ma rinasce in tanti altri.
La vera risposta al dolore del mondo per Schopenhauer consiste nella liberazione dalla stessa volontà di vivere. Ma
come può l'uomo liberarsi da qualcosa che determina la sua stessa esistenza? Schopenhauer non da una giustificazione
teorica, ma richiama all'attenzione individui eccezionali (eremiti, santi, ecc). Questi esempi mostrano come con la
presa di coscienza del dolore da parte della volontà ( la voluntas) si avvia il cammino di liberazione dell'individuo
(con la noluntas=negazione della volontà). Il filosofo articola il cammino verso la salvezza dell'uomo in tre momenti:
arte, morale e ascesi.
L'arte: è conoscenza libera e disinteressata che ha come oggetto le idee (le forme pure) delle cose, e allo stesso
tempo fa diventare “il puro occhio del mondo” chi contempla le idee. L'arte assume una funzione liberatrice perché
da all'uomo la possibilità di contemplare la vita e quindi di elevarsi al di sopra della volontà e del dolore. Le arti
rappresentano così i diversi gradi della manifestazione della volontà, e di conseguenza si possono ordinare in ordine di
importanza (dall'architettura alla scultura, poesia, pittura). Tra le varie arti emergono:
• La tragedia, che è l'autorappresentazione del dramma dell'esistenza.
• La musica, che si pone come l'immediata rivelazione della volontà a se stessa. Riprendendo l'idea romantica,
la musica è capace di metterci in contatto con le radici stesse dell'essere.
Ogni arte è liberatrice, ma questa funzione è temporanea, dando solo un breve conforto alla vita.
L'etica della pietà (morale): è un impegno nel mondo a favore del prossimo. Schopenhauer sostiene che
l'etica nasca da un sentimento di “pietà” (o “com-passione”) attraverso cui percepiamo le sofferenze altrui come nostre.
La pietà diventa per il filosofo uno strumento di conoscenza. Per mezzo della pietà si può sperimentare l'unità
metafisica di tutti gli esseri, i quali sono distinti fenomenicamente, ma costituiscono nel noumeno una stessa realtà
(Siamo tutti uomini). Allora la malvagità diventa una negazione di tale unità e la pietà invece è il riconoscimento di
essa. La morale si realizza in due virtù cardinali:
• Giustizia: è un freno all'egoismo, consiste nel non fare il male.
• Carità: è la volontà attiva di fare del bene al prossimo.
◦ Diversamente dall'eros (falso amore, perché egoistico), l'agàpe (amore disinteressato) è amore autentico.
La morale rimane però presuppone comunque un certo attaccamento alla vita, quindi Schopenhauer cerca un'altra via
ancora per la liberazione totale dell'uomo.
L'ascesi: è il metodo per cui si raggiunge la liberazione, nasce dal ribrezzo che l'uomo ha per la volontà di
vivere;ed è l'esperienza tramite cui l''uomo si propone di eliminare ogni suo desiderio, persino quello di esistere.
Nel cammino ascetico il primo passo è la “castità perfetta”, ovvero la liberazione dal primo impulso umano, quello
sessuale. Dopo la rinuncia a tutti i piaceri vengono le altre manifestazioni dell'ascesi: l'umiltà, il digiuno, la povertà, il
sacrificio e l'autologoramento. La soppressione della volontà di vivere è l'unica via per la liberazione umana perché
quando l'individuo si rende conto della cosa in sé e riesce a sottrarsi ad essa, quest'ultima non avrà più influenza su
di lui, lasciandolo libero. Schopenhauer riprende il concetto di nirvana buddista:
➢ Esperienza del nulla; nulla non inteso come niente, ma bensì come negazione del mondo. Il nirvana è allora
capace di regalare serenità e pace (in contrapposizione al dolore del mondo).
Questa parte della filosofia schopenhaueriana è quella più largamente criticata. Perché:
• Se la volontà si identifica come la struttura metafisica del reale non se ne può ipotizzare un annullamento, lo
stesso vale per la volontà: se la sua essenza è il volere, come può non volere più se stessa?
• La fuga ascetica fa si che l'uomo si chiuda nel suo io, così da non curarsi degli altri → viene meno alla pietà.
• Il pessimismo del filosofo ha come unico sbocco quello di indicare “la giusta via” o ne ha altri?