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In questo saggio i temi chiave su cui tutti gli studenti devono essere in grado di elaborare
sono i seguenti:
• mercificazione dell’arte
• triangolo collezionisti - commercianti - studiosi + ruolo dei “nativi”
• turismo e culture indigene
• revival e ruolo degli studiosi e dei commercianti
• revival e sopravvivenza economica
• fantasia creatrice e tradizione
commercianti Collezionisti-filantropi
autenticità artisticità
In questo modello mancano ovviamente gli artisti nativi, che faranno la loro comparsa
come soggetti attivi del dibattito a partire dagli anni Sessanta del Novecento.
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punto che si creò una concorrenza tra studiosi museali e turisti per accaparrarsi i pezzi di
Keam.
Nel 1890 Stephen viene incaricato di compilare un catalogo per la seconda spedizione
Hemenway, una spedizione archeologica che aveva il compito di ricostruire l’intera
sequenza evolutiva della produzione materiale hopi nelle diverse epoche storiche. Si
trattava insomma di compilare un catalogo che permettesse agli scavatori di collocare
rapidamente il materiale raccolto nella “cassetta” giusta dell’epoca. Durante la
compilazione del catalogo ci si rese conto che i pezzi del XV e XVI secolo disponibili erano
particolarmente rovinati e non utilizzabili per le riproduzioni del catalogo. Keam allora
pensò di far riprodurre alcuni di questi vasi dagli artigiani indiani che conosceva per la
sua attività di commerciante. A questo progetto iniziale, si aggiunse rapidamente l’idea di
far riprodurre da quegli stessi artisti viventi tutto il catalogo, per verificare quanto le
tecniche e le conoscenze degli indiani fossero “degenerate”. Cominciarono quindi a
circolare copie della produzione “classica” hopi, che comprendeva diversi modelli e
stilemi che non erano più riprodotti da secoli.
1.2. Uno studioso che dà la stura alla più clamorosa commercializzazione dell’arte hopi.
Nel 1892 partì la seconda spedizione Hemenway diretta da JESSE WALTER FEWKES, che
assunse un certo Lesou nella sua squadra di scavo. Lesou era marito di Nampeyo, una
vasaia che seguendo il marito negli scavi si portò un blocco di appunti dove riprodusse
con estrema cura le forme dei vasi che emergevano dagli scavi.
Il ruolo di Nampeyo fu senza dubbio centrale in quello che viene chiamato il “revival
Siskyatsi”. Il paradosso di questo revival fu che rimpiazzò di fatto la produzione
dell’epoca leggi pagina 242.
1.3. Piatto ricco, mi ci ficco
Il successo commerciale di operazioni come quella di Nampeyo diedero il via a una vera
caccia al reperto. Siamo all’epoca della “corsa all’oro” nell’America settentrionale, e si
articola il mito del self made man, alla zio Paperone.
I FRATELLI WETHERILL e la scoperta della civiltà Anasazi, nel 1888, che gli hopi e i navajo
reclamano come loro antenati. Sebbene il loro status sociale non fosse eccellente, erano dei
mandriani, dei veri cow boy prima di diventare professionisti della ricerca di reperti, gli
studiosi li apprezzavano molto per le loro conoscenze. Diventano alleati degli studiosi per
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la loro capacità di muoversi sul territorio. La loro prima scoperta, nel 1892, portò un
notevole guadagno.
In tutta questa fase, insomma, predomina il rapporto privilegiato tra studiosi (legati ai
musei) e i commercianti, che hanno invece i contatti sul territorio che garantiscono
l’individuazione dei reperti. Lentamente, a partire con più chiarezza dagli anni Venti,
questa alleanza comincia a venire meno.
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È importante notare la differenza delle motivazioni nel promuovere l’arte indiana nelle
fiere:
per i filantropi si trattava di PRESERVARE la cultura indiana
per i commercianti si trattava invece di COSTRUIRE UNA BASE SI SOSTENTAMENTO ECONOMICO per gli
indiani (che significava guadagno certo per i commercianti).
Queste finalità divergenti non potevano che portare a uno scontro tra “umanitari” e
“commercianti”, con gli studiosi che poco alla volta si schierano dalla parte degli
umanitari, in difesa di una cultura che si sta disgregando anche dal punto di vista
materiale [LEGGI Fredric Douglas del Denver Art Museum p. 248].
Tra commercianti e filantropi la tensione non poteva che salire, dato che i primi erano
orientati a “preservare” o “restaurare” tecniche considerate “tradizionali”. Nel caso in cui
poi queste tecniche non fossero particolarmente caratterizzanti in termini stilistici, gli
stessi filantropi non temevano, paradossalmente, di proporre innovazioni.
I filantropi infatti ONDEGGIARONO tra conservazione e innovazione per cui, una volta fallito il
progetto dei tappeti tradizionali, all’inizio degli anni Trenta spinsero perché gli hopi
acquisissero un “loro stile” nell’oreficeria, anche se gli hopi avevano appreso quest’arte
solo nel XIX secolo dagli zuñi (che l’avevano appreso dai Navajo). Leggi p. 251 il passo con
a fianco NB. Descrivere la pianificazione di una nuova tecnica di copertura d’argento,
disegnata da Virgil Hubert del Museum of Northern Arizona realizzata da un argentiere
hopi. Grande successo tra i visitatori del museo ma gli hopi non accettarono queste
tecniche fino alla fine degli anni Quaranta.
Riflettere con gli studenti sul tipo di concezione di cultura implicato da questo
atteggiamento apparentemente contraddittorio. Che cultura è quella che dev’essere
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mummificata o distinta per forza? È un marchio di differenza, diacronico o sincronico.
Una specie di distinzione forzata.
Altro caso controverso fu il “revival” Anasazi-Mimbre (preistorici) nelle ceramiche Acoma
(contemporanei), anche se non è assolutamente certo, anzi è molto dubbio, che i primi
siano gli antenati dei secondi
Questi spostamenti tra rigido conservatorismo e tentativi di mediare con forme revivaliste
sono indicativi di un progressivo spostamento dell’attenzione dei filantropi verso la
questione della sopravvivenza economica degli indiani, avvicinandoli così ai temi cari ai
commercianti.
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arte contemporanea, il processo è stato più accidentato, soprattutto per il difficile rapporto
tra FANTASIA e ETNICITÀ, tra libera creazione e dialogo con la tradizione.
Esistono oggi numerosi artisti indiani, riconosciuti individualmente come artisti. Eppure
la loro arte gravita in un mondo segregato, fatto di esibizioni specifiche e premi ad hoc.
Leggi p. 257 “nella mente del patrono…”