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DIRITTO INTERNAZIONALE............................................................................................................1 INTRODUZIONE...................................................................................................................................1 PARTE PRIMA LA FORMAZIONE DELLE NORME INTERNAZIONALI............................................................3 PARTE SECONDA IL CONTENUTO DELLE NORME INTERNAZIONALI..............................................................11 PARTE TERZA LAPPLICAZIONE DELLE NORME INTERNAZIONALI ALLINTERNO DELLO STATO ..................................................................................................................................................................16 PARTE QUARTA LA VIOLAZIONE DELLE NORME INTERNAZIONALI E LE SUE CONSEGUENZE.........18 PARTE QUINTA LACCERTAMENTO DELLE NORME INTERNAZIONALI E LA SOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE TRA STATI..........................................................................................................21
Introduzione
1. Definizione del diritto internazionale. Precisazioni terminologiche.
In una prima approssimazione il diritto internazionale pu essere definito come il diritto della Comunit degli Stati. Tale complesso di norme si forma al di sopra dello Stato e questultimo si impegna a rispettarlo anche con norme di carattere Costituzionale (es. art. 10 Cost.). Il diritto internazionale non regola soltanto i rapporti fra Stati. E vero che i destinatari diretti di tali norme siano gli Stati ma anche vero che il diritto internazionale va sempre pi regolando i rapporti interindividuali allinterno degli Stati stessi. Il diritto internazionale viene anche chiamato diritto internazionale Pubblico in contrapposizione al diritto internazionale Privato. Questultimo consiste nelle norme statali che delimitano il diritto privato di uno Stato, stabilendo quando esso va applicato e quando invece i giudici di quello Stato sono obbligati ad applicare norme di diritto privato straniere.
2. Quadro sintetico delle funzioni di produzione, accertamento ed attuazione coattiva del diritto internazionale.
Diamo un rapido sguardo alle funzioni normativa, accertamento del diritto e attuazione coattiva. Per quanto riguarda la funzione normativa dobbiamo distinguere innanzitutto tra diritto internazionale generale e particolare, cio tra le norme indirizzate a tutti gli Stati e quelle che invece vincolano una ristretta cerchia di soggetti, solitamente coloro che hanno partecipato alla loro formazione. Lart. 10 Cost. recita: Lordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. Tali sono le norme consuetudinarie (fonte di 1 grado). La loro principale caratteristica che pur essendo norme primarie hanno dato luogo ad uno scarso numero di norme materiali. Altra categoria di norme di diritto internazionale sono gli accordi (2 grado) che vincolano soltanto gli Stati contraenti. Essi, al contrario delle norme consuetudinarie, sono numerosi e costituiscono la parte pi rilevante del diritto internazionale. Sotto agli accordi troviamo i procedimenti previsti da accordi (3 grado) che costituiscono fonti di diritto internazionale
particolare. Questi traggono la loro forza dagli accordi che li prevedono e vincolano soltanto gli Stati contraenti (es. sono procedimenti previsti da accordi molti degli atti della CE, costituita appunto da un accordo). Per quanto riguarda la funzione di accertamento giudiziario bisogna dire che essa prevalentemente di carattere arbitrale (accordo tra le parti) dato che non esistono organi giurisdizionali istituzionali cui il singolo Stato possa ricorrere contro un altro che non accetti di sottoporvisi ( 50). Per quanto riguarda i mezzi che nel diritto internazionale permettono losservanza delle norme dobbiamo realisticamente riconoscere che siano tutti riconducibili alla categoria dellautotutela. Il diritto internazionale poggia su rapporti di mera forza ( 46). E discusso in dottrina se il diritto internazionale sia o meno un vero diritto. La difesa dellobbligatoriet del diritto internazionale un problema rilevante, dato che formalmente non esiste nulla che possa imporre ad uno Stato di sottoporvisi. Tale problema si suole risolvere identificando, negli operatori giuridici interni dei singoli Stati, coloro che debbono dare attuazione alle norme di diritto internazionale. La cooperazione del diritto interno indispensabile per assicurare compiutamente al diritto internazionale il suo valore e la sua forza in quanto fenomeno giuridico. Ma anche considerando il diritto internazionale indipendentemente dai suoi rapporti con gli ordinamenti statali interni esso il punto di riferimento di una sana diplomazia in un clima di sempre pi ampia trasparenza.
Per quanto riguarda le organizzazioni internazionali, ormai pacifico riconoscerle la soggettivit internazionale al pari degli Stati, e numerosi ne sono i sintomi. Non bisogna comunque confondere la personalit internazionale di queste organizzazioni con la loro personalit interna nei rapporti con gli Stati (se ad esempio acquista immobili o contrae obbligazioni sar il diritto interno dello Stato con cui pone in essere queste situazioni che stabilir entro quali limiti ha capacit per farlo). Infine da considerarsi soggetto di diritto internazionale la Chiesa Cattolica, da sempre tradizionalmente riconosciuta.
occorre che siano sentiti come obbligatori e necessari anche e soprattutto dal punto di vista internazionale. Cos intesi, i principi generali del diritto internazionale costituiscono una categoria sui generis di norme consuetudinarie dove la diuturnitas data dalla loro uniforme previsione e applicazione da parte degli Stati allinterno dei rispettivi ordinamenti. Dato che, come abbiamo detto, uno dei requisiti fondamentali per lesistenza di un principio internazionale la sua previsione dalla maggior parte degli Stati si deduce che tale principio sia invocabile dal giudice interno di uno Stato nel quale tale principio non esista sempre che lordinamento interno preveda losservanza del diritto internazionale (es. Art. 10 Cost. Italiana).
9. I Trattati.
Il trattato, detto anche accordo, convenzione, patto, lincontro delle volont di due o pi Stati per regolare una determinata sfera di rapporti formali ma anche strumentali ( 15). Come i contratti sottostanno alla legge (interna), i trattati sottostanno ad una serie di norme consuetudinarie e principi generali ai quali, per la loro importanza, dedicata una grande convenzione di codificazione promossa dallUN ed elaborata dalla sua Commissione per il diritto internazionale, la Convenzione di Vienna sul diritto dei Trattati (69, in vigore dal 80, ratificata dallItalia nel 74). Allart. 4 vi sono 2 principi molto importanti: 1. le regole della Convenzione, essendo riproduttive di norme consuetudinarie, quindi generali, sono valide per tutti gli Stati e per tutti trattati; 2. le regole innovative, in quanto tali e quindi non consuetudinarie e non generali, non sono valide se non con la ratifica. Vediamo ora come si arriva alla stipulazione di un accordo. Dobbiamo premettere che il diritto internazionale lascia la pi ampia libert di forma e procedura e che quindi ogni manifestazione di volont da parte di due o pi Stati che vogliono obbligarsi a seguire determinate regole sufficiente a formare un accordo. Tuttavia, il procedimento normale di formazione degli accordi segue ancora quello dellepoca delle monarchie assolute (chiamato anche solenne). Tutto inizia con una fase di 1. negoziazione fra i plenipotenziari. Questi sono cos definiti perch dotati di pieni poteri per la negoziazione (di solito organi dellEsecutivo). Per raggiungere laccordo si va sostituendo al principio dellunanimit quello della maggioranza. Al termine delle negoziazioni abbiamo la 2. firma da parte dei plenipotenziari dellatto. Si noti bene che tale firma ha un solo fine di autenticazione dellatto e non vincola in nessun modo gli Stati. Perch un accordo possa, per cos dire, entrare in vigore occorre la 3. ratifica da parte degli Stati. Infine da rilevare la 4. registrazione e la 5. pubblicazione. In Italia la negoziazione opera dellEsecutivo, la ratifica la esegue il Presidente della Repubblica (art. 87 Cost.), e con specifica autorizzazione data con legge dalle camere in casi trattati di natura politica, regolamenti giudiziari, variazioni territoriali, oneri finanziari, modifiche leggi (art. 80 Cost.). I tutti questi casi non peraltro ammessa nessuna forma semplificata di formazione del trattato. La firma del Presidente non valida se non controfirmata dai ministri proponenti (art. 89 Cost.), ed opinione comune che si tratti di atto che non pu rifiutare dopo la delibera governativa se non una sola volta sollecitandone il riesame. Caso particolare di ratifica ladesione che si ha nel caso in cui uno Stato che non ha preso parte alla preparazione di un trattato multilaterale decida poi di aderirvi e quindi vincolarsi ad esso. Chiaramente occorre che tale ipotesi sia prevista dal trattato stesso (c.d. trattati aperti). Il procedimento si conclude con lo scambio o il deposito delle ratifiche. Nel primo caso lefficacia istantanea, nel secondo lefficacia vale per gli Stati che via via la depositano. Data lampia libert di forma nel procedimento di formazione dei trattati, come detto in precedenza, gli Stati possono ricorrere a forme alternative alla solenne, tra cui quella pi in uso la c.d. forma semplificata: solo negoziazione + firma (niente ratifica) ma solo se dal testo dellaccordo, da altri accordi o dal comportamento concludente delle parti si evince la piena, definitiva e sicura volont ad obbligarsi (esclusi i casi dellart. 90 Cost, comunque verificatisi numerosi come la concessione per linsediamento della base NATO alla Maddalena, mai ratificata con legge di autorizzazione del Parlamento). Per quanto riguarda la competenza a stipulare accordi in forma semplificata, questa spetta agli organi previsti dalle norme costituzionali dei vari Stati. In Italia, in particolare, accogliendo la tesi del Cassese con lesclusione dei casi previsti dallart. 80 Cost., sembra che il Governo possa intraprendere tanto la via solenne facendo poi intervenire il Capo dello Stato quanto stipulare direttamente. Una legge del 2001 prevede inoltre la competenza delle regioni (nei limiti delle loro competenze, es. turismo) a concludere accordi ed intese con Stati ed Enti territoriali di altri Stati. Anche le Organizzazioni internazionali possono concludere accordi, anzi la manifestazione pi saliente delle loro personalit giuridiche, ed a loro dedicata una apposita Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati fra Stati ed Organizzazioni e fra Organizzazioni. Un problema fondamentale in materia di trattati internazionali quello che riguarda la competenza a stipulare e in particolare il caso in cui un accordo sia promosso e concluso da un organo non legittimato costituzionalmente. Due principi internazionali consuetudinari prevedono che: 1. se latto stato realizzato in violazione di norme interne di fondamentale importanza in tema di competenze il trattato nullo; 2. diviene valido il trattato concluso in violazioni di norme non fondamentali quando lorgano escluso manifesti esplicitamente od implicitamente il suo assenso.
10. Inefficacia dei trattati nei confronti degli Stati terzi. Lincompatibilit tra norme convenzionali.
Il trattato fa legge tra le parti, e solo tra le parti, quindi per aggiungere una parte occorre che il trattato contenga un offerta e che lo Stato terzo accetti laccordo. Art. 34 C.V.: un trattato non crea diritti ed obblighi x terzi che non hanno accettato: art. 35 C.V.: un obbligo a carico di uno Stato terzo nasce con la sua
accettazione + intenzione degli altri contraenti a creare tale obbligo; art. 36 C.V.: il diritto a favore di uno Stato terzo nasce con la sua accettazione (anche presunta essendo un vantaggio) + intenzione irrevocabile dei contraenti ad obbligarsi (se non irrevocabile, che diritto mai quello che altri possano revocare in qualsiasi momento?); art. 37 C.V.: lobbligo verso stati terzi, se non esplicitamente reso irrevocabile, sempre revocabile. Il problema delle incompatibilit, ovvero norme accordate con un soggetto in contrasto con norme concluse con altro soggetto, si ritiene lo Stato contraente di entrambi i trattati debba scegliere quale accordo rispettare e quale violare, ferma conseguentemente la sua inevitabile responsabilit da illecito internazionale. Quindi entrambi i trattati rimangono validi. Per evitare il verificarsi di queste evenienze spesso gli Stati prevedono clausole di compatibilit, in cui si regolano preventivamente le modalit di risoluzione al problema.
sia nel senso di obbligarsi in modo conforme al proprio diritto, ovvero da una interpretazione di tipo subbiettivistico spinta alleccesso.
15. Le fonti previste da accordi. Il fenomeno delle organizzazioni internazionali. Le Nazioni Unite.
Si gi detto che i trattati possono contenere non solo norme materiali ma anche regole formali e strumentali per istituire nuove fonti di produzione. Tali sono i trattati istitutivi di organizzazioni internazionali. Generalmente lattivit di tali organizzazioni non tanto quella di legiferare ma di facilitare la collaborazione fra Stati e predisporre progetti di Convenzioni aperti alla ratifica. LOrganizzazione delle Nazioni Unite (UN, http://www.un.org) fu fondata dopo la seconda guerra mondiale dagli Stati che avevano combattuto contro le Potenze dellAsse e prese il posto della Societ delle Nazioni. La conferenza di San Francisco ne elabor nel 1945 la Carta. Organi delle UN sono: a) Il Consiglio di Sicurezza ( 49), composto di 15 membri (5 a titolo permanente con diritto di veto: USA, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna - 10 eletti biennalmente dallassemblea). Si occupa delle questioni attinenti al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. b) LAssemblea Generale, composta da rappresentanti di tutti i paesi, ha la competenza pi vasta ma quasi nessun potere vincolante (cosa che invece ha il Consiglio di Sicurezza). c) Il Consiglio economico e sociale, composto da membri eletti dallAssemblea ogni 3 anni.
d) Il Consiglio di Amministrazione Fiduciaria (che sta esaurendo la propria funzione consistente nel controllo sullamministrazione dei territori di tipo coloniale). e) Il Segretariato, nella persona del Segretario Generale, lorgano esecutivo. f) La Corte di Giustizia, composta da 15 giudici, ha anche una funzione consultiva. Tutti questi organi, ad esclusione del Segretario Generale e della Corte di Giustizia sono composti da Stati. Gli ultimi due invece sono individuali. Individuare la competenza dellOrganizzazione non agevole tanto estesa. E pi semplice indicare le materie di cui non pu occuparsi che ai sensi dellart. 2 par. 7 sono quelle di essenziale appartenenza alla competenza interna di uno Stato. Possiamo comunque individuare tre settori fondamentali di competenza: a) Mantenimento della Pace. b) Sviluppo delle relazioni amichevoli fra gli Stati fondati sul rispetto del principio di uguaglianza dei diritti e dellautodeterminazione dei popoli. c) Collaborazione in campo economico, sociale, culturale e umanitario. Allampiezza dei fini dellOrganizzazione non corrispondono tuttavia poteri vincolanti nei confronti degli Stati membri. I casi di decisioni vincolanti sono rari e possiamo individuare: a) Per quanto riguarda lAssemblea Generale la possibilit di imporre la ripartizione delle spese dellOrganizzazione fra gli Stati membri. b) Sempre lAssemblea pu determinare in modo vincolante modi e tempi per la concessione dellindipendenza ai territori sotto dominio coloniale. c) Al Consiglio di Sicurezza riconosciuta la capacit di intraprendere azioni belliche contro uno Stato e sanzioni di altro genere (embargo ecc.).
16. Gli Istituti specializzati delle Nazioni Unite. Altre organizzazione internazionali a carattere universale. Le decisioni tecniche di organismi internazionali.
Gli Istituti specializzati (o Istituzioni specializzate) delle UN sono organizzazioni che divengono tali in forza di un accordo di collegamento con le UN. Tale schema prevede lo scambio di rappresentanti, osservatori, documenti, ricorso a consultazioni, coordinamento, il rispetto e la considerazione delle raccomandazioni UN, ecc. I casi di decisioni vincolanti degli Istituti specializzati si inquadrano tra le fonti previste da accordi ( 15), ovvero dallaccordo istitutivo della relativa organizzazione. Queste sono: FAO: Le sue funzioni spaziano dallattivit di ricerca ed informazione alla promozione ed esecuzione di programmi di assistenza tecnica e di aiuti nel campo dellagricoltura e dellalimentazione. ILO: Organizzazione Internazionale del Lavoro. Emana raccomandazioni ed elabora progetti di Convenzioni multilaterali in materia di lavoro. UNESCO: Si propone di diffondere la cultura, di promuovere lo sviluppo dei mezzi di educazione allinterno degli Stati membri e laccesso allistruzione senza distinzioni di sesso, razza, condizione economica ecc. ICAO: Regola il traffico aereo e vincola tutti gli Stati, anche dissenzienti, quindi fonte di diritto. WHO: LOrganizzazione Mondiale della Sanit ha lobiettivo di far conseguire a tutti gli Stato il livello pi alto di salute. Svolge e ha svolto una intensa opera di assistenza tecnica. IMO: Regola i traffici marini ma non mai vincolante. ITU: Telecomunicazioni. WMO: Meteorologia. UPU: Poste. IMF, IBRD, IFC, IDA: Fondo Monetario Internazionale, Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, Organo Finanziario Internazionale, Associazione Internazionale per lo Sviluppo. Si propongono di promuovere la collaborazione monetaria internazionale, la stabilit dei cambi, lequilibrio della varie bilance dei pagamenti ecc. Dispone di un capitale sottoscritto pro quota dagli Stati membri. IFAD: Il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo ha la funzione di promuovere lo sviluppo dellagricoltura nei paesi poveri soprattutto mediante prestiti.
WIPO: Si occupa della propriet intellettuale nel mondo, assicurando la cooperazione amministrativa tra le Unioni gi esistenti nel settore. UNIDO: Ha prevalentemente funzioni operative in ambito di sviluppo industriale tecnologico. IAEA: promuove lo sviluppo e la diffusione delle applicazioni pacifiche dellenergia atomica. WTO: Organizzazione Internazionale del Commercio (del 94, 135 stati tra cui lItalia e la CE), del tutto indipendente allUN, e non ne contiene addirittura menzione dellaccordo istitutivo. Il WTO offre un forum per lo svolgimento dei negoziati relativi alle relazioni commerciali multilaterali, e tendenti alla massima liberalizzazione del commercio mondiale, ovvero globalizzazione dei mercati. Esso veglia anche su gli accordi sortiti da questi negoziati, trai quali il pi importante il GATT. Il WTO emana tra le altre anche decisioni vincolanti con la maggioranza dei dei membri, in materia di interpretazione, derogabilit temporanea a trattati o contromisure per la loro violazione.
c) Direttive: la direttiva vincola lo Stato membro cui rivolta per quanto riguarda il risultato da raggiungere, salva restando la competenza degli organi nazionali in merito alla forma e ai mezzi. Anche la direttiva come le decisioni deve essere notificata allo Stato o agli Stati destinatari. Ultimamente assistiamo ad un singolare fenomeno. Questo consiste nellemanazione di direttive c.d. dettagliate, tanto da renderle sostanzialmente identiche ai regolamenti. Circa la loro legittimit dobbiamo verificare se la materia che disciplinano sia regolabile anche mediante regolamento e in tal caso nessun problema. Se invece fosse prevista la sola direttiva la legittimit di tali direttive da negarsi. Per attenuare tale tesi possibile sostenere che lillegittimit sia sanata allorch lo Stato esegua comunque la direttiva. Le Raccomandazioni e pareri ( 19) non hanno invece efficacia vincolante. Possiamo poi trovare una serie di atti atipici affermatisi con la prassi. Per citare un esempio tali sono alcune decisioni dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio (es. le c.d. riunioni di accelerazione). Tali atti vanno considerati come accordi in forma semplificata ( 9) conclusi tra gli Stati membri. La CE, in qualit di organizzazione internazionale, pu concludere accordi internazionali. Lart. 300, oltre a stabilire la competenza degli organi a stipulare, sancisce un principio anomalo rispetto al diritto internazionale classico: gli accordi conclusi dalle Comunit sono vincolanti per le istituzioni delle Comunit stesse e per gli Stati membri. La competenza della CE a concludere accordi internazionali nei casi contemplati dal Trattato, ha carattere esclusivo. Gli Stati membri non possono quindi concludere accordi per conto loro nelle stesse materie a meno che non ottengano lautorizzazione da parte del Consiglio. A questo punto rileva un altro problema: pu la Comunit stipulare in una delle tante altre materie regolate dal trattato che non siano accordi di associazione o commerciali? La concezione classica dava parere negativo. Negli ultimi anni per intervenuta la giurisprudenza della Corte comunitaria a sostenere il contrario. Secondo tale tendenza che si fonda sul parallelismo tra competenze interne ed esterne, la CE ha la competenza a concludere accordi con Stati terzi in tutte quelle materie in cui pu emanare atti di legislazione comunitaria. Gli Stati membri restano liberi di stipulare accordi internazionali finch la Comunit non abbia agito allinterno o allesterno.
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della forza nei rapporti internazionali (salva lautotutela); b) principio di collaborazione in campo economico tra gli Stati; c) rispetto della dignit umana; d) autodeterminazione dei popoli. Sempre sul tema dei rapporti tra consuetudini e accordi dobbiamo riconoscere come inderogabili le norme sulle cause di estinzione e invalidit dei trattati ( 14). Per quanto riguarda infine gli atti delle organizzazioni internazionali il problema dei limiti entro i quali essi possono derogare alle norme dei trattati che ne prevedono lemanazione va ovviamente risolto caso per caso.
23. I limiti della sovranit territoriale. Lerosione del c.d. dominio riservato ed il rispetto dei diritti umani.
Nel corso degli anni si andato progressivamente erodendo il c.d. dominio riservato (competenza interna, o domestic jurisdiction) dello Stato, espressione con cui si intende appunto indicare le materie delle quali il diritto internazionale, sia consuetudinario che pattizio, si disinteressa e rispetto alle quali lo Stato conseguentemente libero da obblighi. Oggi si ritiene che i limiti al dominio riservato possano essere le azioni UN necessarie per il mantenimento della pace. Inoltre, per quanto riguarda lambito dei diritti umani, la tendenza quella di promuovere la tutela dellindividuo ovunque esso si trovi. In particolare il diritto consuetudinario indica il divieto delle c.d. gross violations ossia le violazioni gravi e generalizzate ti taluni diritti, categoria cui si soliti riportare quelle pratiche di governo particolarmente disumane ed efferate (apartheid, genocidio, tortura ecc.). Gli stati devono altres vigilare affinch queste violazioni non siano commesse (da chiunque) sul proprio territorio (navi, aerei, zone controllate), e sono tenuti a prendere tutte le misure necessarie idonee (standard di comune diligenza, polizia, misure giudiziarie) a prevenirle e reprimerle. La violazione di norme consuetudinarie sui diritti umani non pu pertanto ritenersi consumata finch esistano nellordinamento dello Stato offensore rimedi adeguati ed effettivi per eliminare lazione illecita o per fornire congrua ricompensa.
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sarebbe dovuto. E da notare come lindennizzo venga corrisposto nei modi pi vari (es. accordi di compensazione globale) e che non si possa parlare di illecito internazionale qualora lindennizzo non sia corrisposto in ottemperanza di un accordo. A questo stesso tema si riallaccia il problema del rispetto dei debiti pubblici contratti con gli stranieri dallo Stato predecessore (nei casi di distacco, smembramento ecc.). La dottrina classica era favorevole alla successione ma il nuovo indirizzo tende a seguire i principi valevoli per la successione dei trattati ovvero ammette la successione nei debiti localizzabili. Nessun limite previsto dal diritto internazionale per quanto concerne lammissione e lespulsione degli stranieri essendo valida in pieno la norma sulla sovranit territoriale. Tuttavia ci non esclude che tale materia sia oggetto di accordi e quindi diversamente regolata. Nel caso in cui uno Stato non rispetti le norme sul trattamento degli stranieri, lo Stato cui lo straniero stesso appartiene pu esercitare la c.d. protezione diplomatica. Questa consiste nella difesa sul piano internazionale (proteste, proposte di arbitrato, contromisure) del suo suddito fermo restando che per arrivare a questo debbono essersi esaurite tutte le procedure che lo straniero ha a disposizione nellambito dellordinamento dello Stato territoriale. Inoltre, siccome lo Stato non agisce come rappresentante o mandatario dellindividuo, pu sempre rinunciare. Va notato che listituto della protezione diplomatica oggetto di contestazioni, limitatamente ai rapporti economici facenti capo a stranieri, da parte degli Stati in sviluppo. Questi si rifanno alla dottrina Calvo secondo la quale le controversie in tema di trattamento degli stranieri sarebbero esclusiva competenza dei Tribunali dello Stato locale (e questi paesi introducono spesso nei contratti con imprese straniere questa clausola, c.d. appunto clausola Calvo). La protezione diplomatica pu essere esercitata a favore di un individuo o di una persona giuridica come una societ commerciale. In questultima ipotesi rileva il problema della sua nazionalit. Gli indirizzi della dottrina sono essenzialmente due: uno che guarda allo Stato dove si trova la sede principale e laltro che guarda alla nazionalit della maggioranza dei soci. La prima ipotesi la pi accettabile.
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critica del sistema politico o del regime economico, sociale ecc. di uno Stato straniero (a parte la norma consuetudinaria che impone di vietare la preparazione di atti di terrorismo diretti altri Stati). Un problema interessante in tema di trattamento degli Stati stranieri se questi siano assoggettabili alla giurisdizione civile dello Stato territoriale. Il diritto internazionale classico era favorevole alla c.d. immunit assoluta. Oggi, grazie alla giurisprudenza italiana e belga si verificata uninversione di tendenza verso quella che si chiamata immunit ristretta o relativa. Secondo tale teoria lesenzione degli Stati stranieri dalla giurisdizione civile limitata agli atti jure imperii (quelli mediante i quali si esplica la funziona pubblica dello Stato) mentre per gli atti jure privatorum (cio a carattere privatistico) non sussisterebbe. Uno dei campi in cui tale distinzione rileva maggiormente quello del lavoro, in particolare riferimento al lavoro presso ambasciate, dove piuttosto difficoltoso stabilire quali aspetti del rapporto di lavoro stesso siano da considerare per classificarli come pubblicistici o privatistici. Secondo la Convenzione europea sullimmunit degli Stati se il lavoratore ha la nazionalit dello Stato straniero che lo recluta, limmunit sussiste in ogni caso; se il lavoratore ha la nazionalit dello Stato territoriale, o quivi risieda abitualmente pur essendo cittadino di terzo Stato, e il lavoro deve essere prestato nel territorio, limmunit esclusa. Limmunit della giurisdizione civile sopra esposta si applica anche agli enti territoriali e alle persone giuridiche pubbliche. Lesecuzione forzata su beni di Stati esteri pu considerarsi ammissibile solo se esperita su beni non destinati ad una pubblica funzione. Le Corti di uno Stato, anche nei giudizi tra parti private, non possono controllare la legittimit internazionale o interna di leggi, sentenze ed atti amministrativi stranieri che in un modo o nellaltro vengano in rilievo nei giudizi medesimi (dottrina dellAct of State).
30. Il diritto internazionale Marittimo. Libert dei mari e controllo degli Stati costieri sui mari adiacenti.
Nella materia del diritto internazionale Marittimo esistono quattro convenzioni adottate a Ginevra nel 1958: la convenzione sul mare territoriale e la zona contigua, quella sullalto mare, sulla pesca e conservazione delle risorse biologiche dellalto mare, sulla piattaforma continentale. Inoltre nel 1982 stata firmata a Montego Bay una nuova convenzione per la ricodificazione del diritto internazionale Marittimo (ben 320 articoli) che nonostante non sia ancora entrata in vigore ha fatto si che molte sue norme innovative siano state accettate da tutti i Governi. Il principio classico della libert dei mari significa che il singolo Stato non pu impedire e neanche soltanto intralciare lutilizzazione degli spazi marini da parte degli altri Stati. Lutilizzazione degli spazi marini incontra il limite che consiste nella pari libert altrui. In contrapposizione al principio della libert dei mari si sempre manifestata la pretesa degli Stati ad assicurarsi un certo controllo delle acque adiacenti alle proprie coste. Nascono cos i concetti di mare territoriale (fine secolo scorso), piattaforma continentale (fine seconda guerra mondiale) e la zona economica esclusiva (da alcuni anni).
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spaziale. Lo Stato sarebbe cio legittimato a prevenire e reprimere il contrabbando nelle acque adiacenti alle sue coste ma senza vincoli numerici. Per quanto riguarda il limite interno del mare territoriale lart. 3 della Convenzione di Ginevra fissa il principio della linea di bassa marea come base per la misurazione. Allart. 4 introduce poi la possibilit di derogare a tale principio con il sistema delle linee rette. Secondo questo sistema la base per la misurazione si ha congiungendo i punti sporgenti della costa in linea retta e non seguendone le sinuosit. Nel caso di una baia, se i punti estremi sono distanti fino a 24 miglia si congiungono e le acque della baia sono considerate interne. Altrimenti si traccia una linea retta di 24 miglia allinterno della baia. I poteri che spettano allo Stato costiero sono in linea di principio gli stessi esercitati nellambito del territorio ma con alcuni limiti peculiari: a) diritto di passaggio inoffensivo secondo il quale ogni nave straniera pu attraversare il mare territoriale se non reca pregiudizio alla pace e al buon ordine dello Stato costiero; b) La giurisdizione penale non pu esercitarsi in ordine a fatti puramente interni alla nave straniera che cio non turbino in alcun modo il normale svolgimento della vita della comunit territoriale.
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a) Procedimento ordinario. Le norme internazionali vengono riformulate allinterno dello Stato (con leggi ecc.). b) Procedimento speciale. Un atto normativo si limita a ordinare losservanza delle norme internazionali. Il vantaggio principale del procedimento speciale consiste nella flessibilit delladattamento. La norma vige cio finch vige nellordinamento internazionale. Se linterprete sbaglia a ricostruire una norma internazionale, il suo errore sar limitato al caso concreto. Tuttavia, bench sia preferibile il procedimento speciale, ci sono casi in cui possibile ricorrere solo a quello ordinario. Si tratta del diritto internazionale che non sia selfexecuting ovvero che presupponga unopera attuativa o integrativa da parte del legislatore interno. Una volta che una norma di diritto internazionale stata recepita dallordinamento interno questa obbligatoria. Per quanto riguarda le norme non self-executing esse vanno circoscritte (al fine di reagire contro tendenze dirette ad utilizzare questa distinzione per non applicare norme indesiderate o scomode, fine che vede anche la non interpretazione come non self-executing a trattati con c.d. clausola di esecuzione) a soli tre casi: 1. attribuzione di facolt agli Stati (es. applicazione del sistema delle c.d. linee rette 31); 2. impossibilit attuativa dovuta alla mancanza di organi e procedure interne indispensabili alla sua applicazione (oneri finanziari, preventivo stanziamento); 3. quando la sua applicazione comporti particolari adempimenti costituzionali.
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Come gi detto ai Trattati istitutivi delle Comunit Europee si dato esecuzione con legge. Quindi oltre alle norme del trattato acquistano valore di legge anche i regolamenti comunitari ai sensi dellart. 189. Questo significa che i regolamenti sono immediatamente e direttamente applicabili allinterno dello Stato membro senza che occorrano ulteriori interventi legislativi da parte dello Stato. Ci non esclude comunque che lo Stato intervenga per integrare dei regolamenti non totalmente self-executing. Vediamo ora come si adatta il diritto interno alle direttive e alle decisioni. Lopinione diffusa che tali atti normativi non siano direttamente applicabili ma richiedano sempre lintervento dello Stato (con legge, atto amministrativo ecc.). Il problema sorge se consideriamo che lart. 189 sancisce lobbligatoriet anche delle direttive e delle decisioni in quanto al risultato. Occorre quindi stabilire quali effetti costituiscano un corollario allobbligo di risultato e quindi direttamente applicabili e quali invece siano condizionati dallintervento statale. Insomma dobbiamo considerare regolamenti, direttive e decisioni sullo stesso piano per quanto concerne la diretta applicabilit e che lemanazione di atti di esecuzione necessaria quando tali atti sono incompleti; dato che la direttiva incompleta (o meglio dovrebbe) per definizione pu produrre immediatamente solo gli effetti conciliabili con lobbligo di risultato. Gli accordi conclusi dallOrganizzazione con stati terzi debbono considerarsi direttamente efficaci (sempre nei limiti in cui tali accordi siano sufficientemente completi). Occupiamoci adesso del rango delle norme comunitarie e partiamo dai rapporti fra queste e le leggi ordinarie. La nostra Corte Costituzionale ha pi volte cambiato parere ed pure stata in contrasto con la Corte di Giustizia Europea. La tesi sostenuta nel 1975 era che la prevalenza del diritto comunitario sulle leggi interne fosse assicurata attraverso lo strumento del controllo di costituzionalit. Ci comportava linconveniente che una norma comunitaria non fosse applicabile prima della pronuncia di incostituzionalit della norma interna in contrasto. Dopo varie polemiche con la Corte di Giustizia Europea la nostra Corte approdata alla conclusione che il compito di far prevalere il diritto comunitario su quello interno sia compito del giudice ordinario il quale pu disapplicare la norma interna in favore di quella comunitaria. Si noti che la norma interna non abrogata ma soltanto compressa nellefficacia. Qualora la norma comunitaria cessi di esistere il diritto interno si potr riespandere e la norma prima compressa riacquister il suo valore originario. Per quanto riguarda i rapporti fra norme comunitarie e norme costituzionali vale il solito principio che a resistere alle prime solo il nucleo dei principi fondamentali della Costituzione. Peculiare poi che gli stessi organi della comunit si siano impegnati a non violare questi principi.
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In linea di principio possiamo poi affermare che la responsabilit dello Stato sia esclusa quando lillecito contro un cittadino straniero o uno Stato sia commesso da un privato. Invece, nel caso in cui lillecito sia commesso da un organo dello Stato, anche fuori dalla sua competenza (azioni illecite di organi di polizia x es.), la prassi ormai tende ad attribuire ad esso la responsabilit del fatto.
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illecito ma entro il principio di proporzionalit e dello jus cogens (esclusa la legittima difesa perch in questo caso lo scopo difensivo, e per questo ammesso anche a carattere preventivo, e non affittivo-riparatorio). E autotutela anche la ritorsione, che non consiste in illecito internazionale ma solo ad comportamento inamichevole (attuabile anche senza motivo). La prassi evidenzia tuttavia anche ritorsioni attraverso sanzioni economiche (argomento su cui i stati sono sempre sensibili). Lautotutela pu essere collettiva? Si pu agire anche se non si stati direttamente lesi, magari assistendo a crimini internazionali? Non esistono principi generali a favore dellintervento, ma solo regimi speciali di autotutela collettiva, come la legittima difesa collettiva (Art. 51 Carta UN, anche a carattere preventivo), o il divieto di fornitura di armi ed assistenza militare allo stato criminale (norma consuetudinaria). Discorso a parte per il sistema di sicurezza collettiva dellUN, rinvio 49. Molti statuti di organizzazioni internazionali tra cui UN prevedono (quindi sono accordi) la limitazione od il divieto dellautotutela in casi di illecito internazionale, quantomeno previo tentativo di attuare tutte le loro offerte ovvero fintanto le stesse non abbiano posto in essere misure idonee a garantirne il rispetto (la sicurezza). Internamente opera del giudice costituzionale, ordinario. od amministrativo. verificare se un illecito internazionale sia in quella circostanza legittimo perch configurabile come autotutela, ovvero se non esistano gi delle condizioni di reciprocit (meccanismi che rendono automaticamente valida o meno una norma in virt del suo reciproco rispetto. Nota che le reciprocit non operano solo per validit o meno di norme, ma anche per concessioni di cortesie e ritorsioni).
47. La riparazione.
Normalmente, quando possibile, restitutio in integrum. La soddisfazione considerabile come riparazione solo quando viene accettata dallo stato leso (neutralizza lautotutela). La vera forma di riparazione tuttavia il risarcimento del danno. La prassi, diffusa in materia di illeciti a stranieri che fa scattare la protezione diplomatica ( 26), o in casi di azione violenta contro beni, mezzi od organi dello stato, in tal senso. Fuori da questi casi (es. violazione accordi finanziari, commerciali, della navigazione marittima, sfruttamento risorse biologiche e marine) normalmente non si costituiscono facilmente pretese di risarcimento. Diversa situazione quando un trattato preveda un risarcimento per la sua violazione (es. Art. 41 Convenzione Europea dei Diritti Umani 18, che stabilisce che esaurite le possibilit interne di risarcire la violazione la Corte possa concedere un risarcimento alla parte lesa).
49. Il sistema di sicurezza collettiva previsto dalla carta delle Nazioni Unite.
La Carta UN, pur vietando luso della forza nei rapporti internazionali, accentra nel Consiglio di Sicurezza (comprensivo anche delle organizzazioni regionali es. NATO) la competenza a compiere azioni necessarie per il mantenimento dellordine e della pace tra gli stati, ed in particolare luso della forza a fini di polizia internazionale. Nonostante il Consiglio UN abbia mostrato negli anni unevidente impotenza di fronte molti fatti spesso drammatici (WTC), esso finisce per essere comunque coinvolto in tutte le crisi importanti. Al cap. VII il Consiglio, (art. 39) accertata una minaccia o violazione di pace, unaggressione (una risoluzione la definisce: invasione, occupazione militare, bombardamento, blocco porti e coste, bande mercenari da governo), pu (larghissimo potere discrezionale): (art. 40) invitare lo Stato a prendere quelle misure provvisorie necessarie a non aggravare la situazione; (art. 41) decretare contro lo Stato misure sanzionatorie non implicanti luso della forza; (art. 42 ss.) intraprendere azioni armate. Misure provvisorie (art. 40) sono raccomandazioni a ottemperare (debito conto in caso negativo) a quelle misure che il Consiglio reputa necessarie o desiderabili al fine di prevenire un aggravarsi di situazione. La tipica misura il cessate il fuoco. Misure non implicanti luso della forza (art. 41) sono generalmente di carattere economiche o blocco delle comunicazioni e relazioni diplomatiche.
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Misure implicanti luso della forza (art. 42 ss.) (risoluzioni operative, lUN agisce, non ordina ne raccomanda) contro uno stato (aggressore) od allinterno di esso (guerra civile). Si tratta azioni di polizia internazionale attraverso contingenti armati nazionali (modalit, requisiti, addestramento, dislocazione esplicate dallart. 43 ss. ma dal 45 ad oggi mai ricevuto applicazione) sotto il comando del Consiglio di Sicurezza. Esse sono state realizzate attraverso: - Pace keeping operations (non enforcement, sono i caschi blu): forze cuscinetto generalmente non destinate ad usare la forza, reperite e comandate in base agli accordi del Segretario Generale con gli Stati membri in forza di delega del Consiglio. - Delega delluso della forza a Stati membri: autorizzazione a condurre vere e proprie guerre (Corea, Golfo). La legittimit della delega, pi che allart 42 si ritiene inquadrata nellart. 51 ( 46), in cui riconosciuto il diritto di legittima difesa collettiva per respingere un attacco armato. - Tribunali penali ad hoc, sono quelli per i crimini in Jugoslavia e Ruanda, nei quali la possibilit di punire i criminali considerata jus belli (come il Tribunale di Norimberga) ( 51). - Le amministrazioni territoriali post conflittuali, hanno il fine di provvedere allo sviluppo di istituzioni provvisorie democratiche e di autogoverno in attesa di una situazione politica di maggior stabilit, e controllare il trasferimento di poteri successivo. Art. 53 stabilisce che il Consiglio possa utilizzare accordi ed organizzazioni regionali per azioni coercitive sotto la sua direzione. Combinando ancora lart. 51, vengono autorizzate suddette azioni anche autonomamente per legittima difesa.
Parte Quinta Laccertamento delle norme internazionali e la soluzione delle controversie tra stati
50. Larbitrato. La Corte Internazionale di Giustizia.
La funzione giurisdizionale internazionale, intesa come accertamento vincolante del diritto, ha natura arbitrale, essendo ancorata al principio per cui un giudice internazionale non pu giudicare se la sua giurisdizione non stata preventivamente accettata da tutti gli stati parti di una controversia. Gli stati sono quindi liberi di deferire ad un tribunale internazionale una qualsiasi controversia che riguardi i loro rapporti (giuridici, non politici), ma occorre che siano daccordo, sottoponendo la controversia ad un istanza giurisdizionale internazionale, a vincolarsi alla decisione. Se tale volont manca, non possibile costringere uno Stato a sottoporsi a giudizio. Clausola compromissoria (da apporsi ad una convenzione) o trattato generale di arbitrato (obbligo generico di ricorrere ad arbitrato) sono incompleti se si limitano ad obbligare lo Stato a ricorrere ad arbitrato (obbligo de contrahendo), mentre sono completi se obbligano lo Stato a sottoporsi al giudizio di uno specifico, predisposto e gi funzionante tribunale internazionale (Corte Internazionale di Giustizia). La Corte Internazionale di Giustizia, fortemente istituzionalizzata, composta da un corpo permanente di giudici, eletti dallAssemblea Generale e dal Consiglio di Sicurezza che giudica in base a complesse regole di procedura inderogabili dalle parti (che tuttavia hanno comunque deciso ci in base ad un precedente accordo). Interessante una particolare procedura prevista dallo statuto della Corte che prevede che qualsiasi Stato aderente possa in qualsiasi momento anche senza specifico trattato (che invece servirebbe normalmente) riconoscere come obbligatoria la giurisdizione della Corte nei confronti di altro Stato che accetti la medesima obbligazione. E in atto da molti Stati e da grandi Potenze una pratica diretta a rinnegare limpiego arbitrale in relazione a giudizi gi conclusi oppure in corso ma chiaramente volgentisi a loro sfavore , dando inizio ad un declino della funziona giurisdizionale arbitrale in favore di mezzi diplomatici di soluzione di controversie ( 52). Losservanza di una sentenza internazionale deve ritenersi assicurata nel diritto interno dalle stesse norme che provvedono alladattamento alle regole internazionali (obbligo ad osservare sia il trattato che leventuale sentenza emessa in ordine allo stesso).
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La Corte di Giustizia delle Comunit europee (Lussemburgo), di origine pattizia, ha competenze in tema di inadempimento degli Stati alle norme della CE, di legittimit sugli atti comunitari, di questioni stragiudiziali (quando innanzi ad un giudice interno di uno Stato membro sollevata una questione relativa allinterpretazione del trattato CE o di validit ed interpretazione di atti comunitari, questo pu sospendere il processo e chiedere una pronuncia della Corte a riguardo, i cui effetti siano immediati e vincolanti per tutti gli Stati membri, perch linterpretazione e la validit siano uguali ovviamente per tutti). LOrgano per la soluzione delle controversie del WTO si occupa di dirimere controversie in materia di commercio internazionale. La Corte Europea dei Diritti Umani (Strasburgo) controlla il rispetto della Convenzione europea sulla salvaguardia dei diritti delluomo e delle libert fondamentali da parte degli stati contraenti ( 18). Il ricorso individuale, vera e propria rivoluzione nel campo della giurisdizione internazionale ancora oggi, ha marcato il grande successo della Corte, provocando da un lato una giurisprudenza ricchissima, ma dallaltro grossi problemi di smaltimento di lavoro (oltre 20000 ricorsi individuali in attesa di esame). Constatata la violazione della Convenzione da parte di uno Stato, se il diritto interno non lo permette o non lo permette completamente, la Corte pu concedere alla parte lesa unequa soddisfazione, di solito una somma di danaro. Da menzionare anche la Commissione e Corte interamerciane dei diritti delluomo (USA non ne fa parte), la Commissione e Corte africane dei diritti delluomo, Comitato per i diritti delluomo del Patto delle UN sui diritti civili e politici. Vi una tendenza ad attribuire la giurisdizione penale, con riguardo ai crimini di guerra e contro lumanit, a Tribunali Internazionali ad hoc. Dopo il primo di Norimberga, quello per il Ruanda ma soprattutto per la ex Jugoslavia hanno dato un grande contributo alla ricostruzione ed interpretazione delle norme sui suddetti crimini. La Corte penale internazionale permanente, nata nel 98 da un lavoro della commissione di diritto internazionale delle UN, in vigore dal 2002 ed osteggiato tra gli altri dallUSA, prevede che la giurisdizione della Corte sia complementare a quella degli stati, ovvero viene esercitata se lo stato non vuole o non pu farlo.
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