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PARTE PRIMA

IL SE'
Quello in cui tutti questi mondi sembrano esistere stabilmente, quello di cui tutti questi mondi sono un possesso, quello da cui tutti questi mondi sorgono, quello per cui tutti essi esistono, quello per cui tutti questi mondi vengono in esistenza e quello che in effetti tutto questo-quello soltanto la realt esistente. Serbiamo quel S, che la realt, teneramente nel Cuore.

CAPITOLO 1

LA NATURA DEL SE'


L'essenza degli insegnamenti di Sri Ramana contenuta nelle sue frequenti asserzioni che c' una singola realt immanente direttamente sperimentata da tutti, che simultaneamente la sorgente, la sostanza e la reale natura di tutto ci che esiste. Egli le diede numerosi nomi differenti, esprimendo in ciascuno un differente aspetto della stessa indivisibile realt. La seguente classificazione include tutti i suoi sinonimi pi comuni e spiega le implicazioni dei vari termini impiegati.

1* il S. Questo il termine che egli ha usato pi di frequente. Lo ha definito dicendo che il vero S o vero Io, contrariamente all'esperienza percepibile, non un'esperienza dell'individualit, ma una consapevolezza non personale, onnicomprensiva. Non deve essere confuso col s individuale, che ha detto essere essenzialmente non esistente, essendo una costruzione della mente che oscura la vera esperienza del S reale. Egli asser che il S reale sempre presente e sempre sperimentato, ma enfatizz che siamo realmente consapevoli di come soltanto quando le tendenze autolimitanti della mente sono cessate. La permanente e continua consapevolezza del S conosciuta come auto-realizzazione. 2* Sat-chit-ananda. Questo il termine Sanscrito che viene tradotto come essere-coscienza-beatitudine. Sri Ramana insegn che il S puro essere, una consapevolezza soggettiva di Io sono completamente priva del sentimento Io sono questo o Io sono quello. Non ci sono soggetti od oggetti nel S, c' soltanto la consapevolezza di essere. Poich questa consapevolezza conscia, chiamata anche coscienza. L'esperienza diretta di questa coscienza , secondo Sri Ramana, uno stato di ininterrotta felicit, cos per descriverla viene usato anche il termine ( ananda ) o beatitudine. Questi tre aspetti, essere, coscienza e beatitudine, sono sperimentati come un tutto unico e non come attributi separati del S. Sono inseparabili allo stesso modo in cui l'umidit, la trasparenza e la liquidit sono propriet inseparabili dell'acqua. 3* Dio. Sri Ramana afferm che l'universo sostenuto dal potere del S. Poich i teisti normalmente attribuiscono questo potere a Dio, egli us spesso la parola Dio come sinonimo del S. Allo stesso modo us anche le parole Brahman, l'essere supremo dell'Induismo, e Shiva, un nome Ind per indicare Dio. Il Dio di Sri Ramana non un Dio personale, l'essere senza forma che sostiene l'universo. Non il creatore dell'universo,

l'universo semplicemente una manifestazione del suo potere intrinsico; egli inseparabile da esso, ma non influenzato dalla sua apparizione o dalla sua scomparsa. 4* Il Cuore. Parlando del S, us frequentemente la parola Sanscrita hridayam. Solitamente tradotta come il Cuore, ma una traduzione pi letterale sarebbe: questo il centro. Nell'usare questo termine particolare egli non implicava che ci fosse un particolare luogo o centro per il S, stava semplicemente indicando che il S la sorgente da cui si sono manifestate tutte le apparizioni. 5* Jnana. L'esperienza del S a volte chiamata jnana o conoscenza. Non si dovrebbe pensare che questo termine significhi che c' una persona che ha la conoscenza del S, perch nello stato di consapevolezza del S non c' un conoscitore localizzato e non c' nulla di separato dal S che possa essere conosciuto. La vera conoscenza o jnana non oggetto di esperienza, ne la comprensione di uno stato differente e separato dal soggetto conoscitore; una conoscenza conscia e diretta di quell'unica realt in cui i soggetti e gli oggetti hanno cessato di esistere. Chi stabilito in questo stato conosciuto come jnani. 6* Turia e turiatita. La filosofia Ind postula tre livelli di coscienza relativa che si alternano: veglia, sogno e sonno profondo. Sri Ramana afferm che il S la realt base che sostiene l'apparizione degli altri tre stati temporanei. A causa di ci, a volte chiam il S turya avastha, o il quarto stato. Occasionalmente utillizz anche la parola turyatita che significa: trascendente il quarto, per indicare che in realt non ci sono quattro stati, ma soltanto un unico vero stato trascendente. 7* Altri termini. Sono degni di nota altri tre termini per indicare il S. Sri Ramana enfatizz spesso che il S il proprio reale

e naturale stato d'essere e, per questa ragione, occasionalmente impieg i termini sahaja sthiti, che significa stato naturale, e swarupa, che significa forma reale o natura reale. Egli us anche la parola silenzio per indicare che il S uno stato silente libero dal pensiero, di pace indisturbata e totale tranquillit. D: Che cosa la realt? R: La realt deve essere sempre reale. Non ha forme o nomi. Ci che alla base di questi la realt. E' alla base delle limitazioni, essendo in se stessa senza limiti. Non vincolata. E' alla base delle irrealt, essendo essa stessa reale. La realt ci che . E' come , trascendente il linguaggio. E' al di l delle espressioni esistenza, non esistenza, eccetera. Solo la realt, che la semplice coscienza che rimane quando l'ignoranza viene distrutta insieme con la conoscenza degli oggetti, il S (atma). In quella Brahma-swarupa (forma reale di Brahman), che l'abbondante consapevolezza del S, non c' la minima ignoranza. La realt che risplende pienamente, senza miserie e senza un corpo, non soltanto quando il mondo non conosciuto, la tua forma reale (nija-swarupa). Lo splendore della coscienza di beatitudine, nella forma di una consapevolezza che risplende ugualmente sia all'interno che all'esterno, la suprema e beatifica realt originale. La sua forma il silenzio e dai jnani dichiarata essere lo stato finale e non ostruibile della vera conoscenza (jnana). Sappi che solo jnana non-attaccamento; solo jnana purezza; jnana il conseguimento di Dio; solo jnana, che priva di dimenticanza del S, immortalit; solo jnana ogni cosa. D: Che cos' questa consapevolezza e come la si pu ottenere e coltivare? R: Tu sei consapevolezza. Consapevolezza un altro tuo nome. Poich tu sei consapevolezza non c' necessit di conseguirla o coltivarla. Tutto ci che devi fare rinunciare all'essere

consapevole di altre cose, cio del non-S. Se si rinuncia ad essere consapevoli di esse, Allora rimane soltanto la pura consapevolezza, e quella il S. D: Se il S e consapevolezza, perch non ne sono consapevole anche ora? R: Non c' dualit.La tua conoscenza presente dovuta all'ego ed soltanto relativa. La conoscenza relativa richiede un soggetto ed un oggetto, laddove la consapevolezza del S assoluta e non richiede oggetto. Analogamente, anche il ricordo relativo, richiedendo un oggetto da ricordare e un soggetto che ricordi. Quando non c' dualit, chi ricorda e chi viene ricordato? Il S perennemente presente. Tutti vogliono conoscere il S. Di quale tipo di aiuto si ha bisogno per conoscere se stessi? Le persone vogliono vedere il S come qualcosa di nuovo. Ma esso eterno e rimane lo stesso costantemente. Esse desiderano vederlo come una luce fiammeggiante, ecc. Come pu essere cos? Il S non luce, ne oscurit. E' soltanto cos com'. Non pu essere definito. La migliore definizione Io sono quello che sono . Le sruti ( scritture ) descrivono il S come avente la grandezza del proprio pollice, della punta di un capello, di una scintilla elettrica, vasto, pi sottile del sottilissimo, ecc. Tutto questo in realt non ha fondamento. E' soltanto essere, ma diverso del reale e dall'irreale; conoscenza, ma differente dalla conoscenza e dall'ignoranza. Come pu essere definito? E' semplicemente essere. D: Quando un uomo realizzer il S, cosa vedr? R: Non c' vedere. Il vedere soltanto essere. Lo stato dell'autorealizzazione, cos come lo chiamiamo, non il conseguire qualcosa di nuovo o il raggiungere qualche meta lontana, ma semplicemente essere quello che si sempre stati e che sempre si sar. Tutto ci di cui avete bisogno di abbandonare la vostra percezione del non-vero come vero. Tutti noi stiamo considerando reale quello che non reale. Dobbiamo soltanto rinunciare a questa abitudine. E allora realizzeremo il S come S; in altre parole: Sii il S..

Ad un certo punto riderete di voi stessi per aver voluto cercare di scoprire il S che cos autoevidente. Perci, cosa possiamo rispondere a questa domanda? Quello stadio trascende sia colui che vede, sia ci che visto. L non c' veggente a vedere alcunch. Il veggente che ora sta vedendo tutto questo cessa di esistere e rimane soltanto il S. D: come conoscerlo per esperienza diretta? R: Se parliamo di conoscere il S, ci devono essere due s, un s che conosce, un' altro s che conosciuto ed il processo del conoscere. Lo stato che chiamiamo realizzazione semplicemente essere se stessi, non conoscere o diventare qualcosa. Se ci si realizzati, si solo ci che si e si sempre stati. Non si pu descrivere quello stato. Si pu solo esserlo. Naturalmente parliamo in modo inesatto della realizzazione del S, in mancanza di un termine migliore. Come realizzare o rendere reale quello che soltanto reale?. D: Qualche volta dici che il S silenzio. Perch? R: Per coloro che vivono il S come bellezza priva di pensiero, non c' nulla a cui si dovrebbe pensare. Ci a cui si dovrebbe aderire solo l'esperienza del silenzio, perch in quello stato supremo non esite nulla da conseguire al di fuori di se stessi. D: Che cos' mouna ( silenzio )? R: Mouna lo stato che trascende la parola ed il pensiero. Quello che , mouna. Come si pu spiegare mouna in parole? I saggi dicono che soltanto lo stato in cui il pensiero Io ( l'ego ) non sorge neanche in minima parte, il S ( swarupa ) che silenzio ( mouna ). Solo quel S silente Dio; solo il S il jiva ( l'anima individuale ). Solo il S questo antico mondo. Tutte le altre conoscenze sono soltanto conoscenze insignificanti e superficiali; solo l'esperienza del silenzio la reale e perfetta conoscenza. Sappi che le molte differenze oggettive non sono reali, ma semplici sovraimposizioni sul S, che la forma della vera conoscenza. D: poich possiamo osservare ovunque che i corpi ed i s che li animano sono effettivamente innumerevoli, come si pu affermare che il S soltanto uno?

R: Se viene accettata l'idea Io sono il corpo , i s sono molteplici. Lo stato in cui questa idea svanisce il S, poich in quello stato non ci sono altri oggetti. E' per questa ragione che il S considerato come uno soltanto. Poich il corpo stesso non esiste nella prospettiva naturale del vero S, ma esiste soltanto nel modo di vedere estroverso della mente che oscurata dal potere dell'illusione, chiamare dehi ( il possessore del corpo ) il S, lo spazio della coscienza, errato. Il mondo non esiste senza il corpo, il corpo non esiste mai senza la mente, la mente non esiste mai senza coscienza e la coscienza non esiste mai senza la realt. Per il saggio che ha conosciuto il S immergendosi all' interno di se stesso, non c' nulla da conoscere al di fuori del S. Perch? La risposta che poich l'ego, che identifica la forma di un corpo come Io perito, egli ( il saggio ) l' esitenza-coscienza senza forma. Il jnani ( colui che ha realizzato il S ) sa di essere il S e che nulla, ne il suo corpo ne nient'altro, esiste all'infuori del S. Per una tale persona quale differenza potrebbe comportare la presenza o l'assenza di un corpo? E' falso parlare di realizzazione. Cosa c' da realizzare? Il reale come sempre. Noi non creiamo nulla di nuovo ne raggiungiamo qualcosa che in precedenza non avevamo. L'esempio dato nei libri questo. Scaviamo un pozzo e creiamo un'enorme buca. Lo spazio nella buca o il pozzo non stato creato da noi. Noi abbiamo semplicemente rimosso la terra che riempiva lo spazio. Lo spazio era gi la ed l anche ora. Allo stesso modo dobbiamo gettare via tutti gli eterni samskara ( tendenze innate ) che sono all'interno di noi. Quando saranno state abbandonate tutte, il S briller, solo. D: Ma come fare questo e conseguire la liberazione? R: La liberazione la nostra stessa natura. Noi siamo quello. Il fatto stesso che desideriamo la liberazione mostra che la libert da ogni schiavit la nostra vera natura. Non qualcosa di nuovo

da acquisire. Tutto ci che necessario liberarsi dalla falsa nozione di essere vincolati. Quando raggiungeremo quello, non ci sar nessun desiderio o pensiero di alcun tipo. Fino a che si desidera la liberazione, fino ad allora, puoi crederci, si in schiavit. D: Si dice che chi ha realizzato il suo S non ha i tre stati di veglia, sogno e sonno profondo. E' vero? R: Cosa ti fa dire che non hanno i tre stati? Dicendo: Io ho avuto un sogno; io ero profondamente addormentato; io sono sveglio , devo ammettere che tu eri la in tutti e tre i stati. Ci rende chiaro che eri presente per tutto il tempo. Se rimani come sei ora, sei nello stato di veglia; questo viene nascosto nello stato di sogno; e lo stato di sogno scompare quando sei nel sonno profondo. Eri l allora, sei l ora, e sei l in ogni momento. E' come al cinema. Lo schermo sempre l, ma su di esso appaiono molti tipi di immagini e quindi scompaiono. Nulla si attacca allo schermo, esso rimane uno schermo. Allo stesso modo, tu rimani il tuo stesso S in tutti e tre gli stati. Se conosci questo, i tre stati non ti daranno fastidio, proprio come le immagini che appaiono sullo schermo non si attaccano ad esso. Sullo schermo, qualche volta vedi un enorme oceano con onde senza fine; tutto ci scompare. Un'altra volta vedi del fuoco che si propaga tutt'attorno; anche questo scompare. Lo schermo presente in entrambe le occasioni. Forse lo schermo rimasto bagnato dall'acqua o bruciato dal fuoco? Nulla influenza lo schermo. Allo stesso modo, le cose che accadono durante gli stati di veglia, sogno e sonno non ti influenzano affatto, tu rimani il tuo proprio S. D: Ci significa che, sebbene le persone abbiano tutti i tre stati, veglia, sogno e sonno profondo, questi non le influenzano? R: S cos. Tutti questi stati vanno e vengono. Il S non disturbato; ha soltanto uno stato. D: Ci significa che una tale persona sar in questo mondo solamente come testimone? R: E' cos; proprio per questa ragione, Vidyaranya, nel decimo

capitolo del Panchadasi, d come esempio la luce che accesa sul palcoscenico di un teatro. Quando viene recitato un dramma, la luce illumina senza alcuna distinzione tutti gli attori, che siano re, servi o danzatori ed illumina anche tutto il pubblico. Quella luce sar presente prima che il dramma cominci, durante la sua esecuzione ed anche quando la recitazione terminata. Allo stesso modo, la luce interiore, cio il S, dona luce all'ego, all'intelletto, alla memoria ed alla mente senza essere essa stessa soggetta ai processi di crescita e decadimento. Sebbene durante il sonno profondo e gli altri stati non ci sia la sensazione dell'ego, quel S rimane senza attributi e continua a brillare da se stesso. In realt, l'idea del S come testimone soltanto nella mente; non la verit assoluta del S. La testimonianza in relazione agli oggetti testimoniati. Sia il testimone che il suo oggetto sono creazioni mentali. D: In che modo i tre stati di coscienza sono inferiori nel grado di realt al quarto ( turiya)? Qual' l'effettiva relazione tra questi tre stati ed il quarto? R: C' soltanto uno stato, quello della coscienza o consapevolezza o esistenza. I tre stati di veglia, sogno e sonno non possono essere reali. Essi semplicemente vanno e vengono. Il reale esister sempre. Solo l'Io o esistenza che persiste in tutti e tre i stati reale. Gli altri tre non sono reali e cos non possibile dire che essi hanno un tale o tal altro grado di realt. Possiamo metterla approssimativamente in questo modo. L'esistenza o coscienza la sola realt. Coscienza pi veglia, la chiamiamo veglia. Coscienza pi sonno la chiamiamo sonno. La coscienza lo schermo su cui tutte le immagini vanno e vengono. Lo schermo reale, le immagini sono semplici ombre su di esso. A causa della radicata abitudine che abbiamo di considerare questi stati come reali, chiamiamo lo stato di semplice consapevolezza o coscienza il quarto. Non c' comunque alcun quarto stato; ma soltanto uno stato. Non c' differenza tra lo stato di sogno e lo stato di veglia eccetto che il sogno corto e la veglia lunga. Entrambi sono il risultato

della mente. Poich lo stato di veglia lungo, immaginiamo che sia il nostro vero stato. Ma, in realt, il nostro vero stato il turiya o quarto stato che sempre cos com' e non sa nulla dei tre stati di veglia, sonno o sogno. Poich chiamiamo questi tre avastha ( stati ) allora chiamiamo anche il quarto stato turiya avastha. Ma non un avastha, il vero e naturale stato del S. Quando questo realizzato, veniamo a sapere che non un turiya o quarto stato, poich un quarto stato soltanto relativo, ma turiyatita, lo stato trascendente. D: Perch questi tre stati dovrebbero andare e venire nello stato reale o sullo schermo del S? R: Chi pone questa domanda? E' il S che dice che questi stati vanno e vengono? E' il veggente che dice che vanno e vengono. Il veggente ed il visto, insieme, costituiscono la mente. Guarda se c' una tal cosa come la mente. Allora, la mente si fonde nel S, e non c' pi n veggente n visto. Cos la reale risposta alla tua domanda : Essi non vengono, n vanno. Solo il S rimane perennemente cos com'. I tre stati devono la loro esistenza alla non-indagine e l'indagine pone fine ad essi. Per quanto si possa spiegare, il fatto non diverr chiaro finch non si consegue la realizzazione del S e ci si meraviglia di come si stati ciechi cos a lungo dell'unica ed autoevidente esistenza. D: Quale la differenza tra la mente ed il S? R: Non c' differenza. La mente rivolta all'interno il S; rivolta all'esterno diventa l'ego e tutto il mondo. Il cotone intessuto in vari panni lo chiamano con vari nomi. L'oro forgiato in vari ornamenti lo chiamano con vari nomi. Ma tutti i panni o vestiti sono cotone e tutti gli ornamenti sono oro. L'uno reale, i molti sono semplici nomi e forme. La mente non esiste separata dal S; cio, essa non ha esistenza indipendente. Il S esiste senza la mente, la mente mai senza il S. D: Brahman detto essere sat-chit-ananda. Cosa significa? R: S. E' cos. Ci che , soltanto il sat. Quello chiamato Brahman. Lo splendore di sat chit e la sua natura ananda. Questi non sono differenti da sat. Tutti e tre assieme

sono conosciuti come sat-chit-ananda. D: poich il S esistenza ( sat ) e coscienza ( chit ) qual' la ragione di descriverlo come differente dall'esistente e dal non-esistente, dal senziente e dall'insenziente? R: Sebbene il S sia reale, poich comprende ogni cosa non lascia spazio a questioni che implicano dualit circa la sua realt o irrealt. Perci detto essere differente dal reale e dall'irreale. Analogamente, anche se coscienza, poich per esso non c' nulla da conoscere e nulla da cui farsi conoscere, detto essere differente dal senziente e dall'insenziente. Sat-chit-ananda si dice indichi che il Supremo non asat ( differente dall'essere ), non achit ( differente dalla coscienza ) e non ananda ( differente dalla felicit ). poich siamo nel mondo fenomenico parliamo del S come sat-chit-ananda. D: In che senso la felicit, o beatitudine ( ananda ), la nostra vera natura? R: La perfetta beatitudine Brahman. La perfetta pace del S. Esiste soltanto quello ed coscienza. Ci che viene chiamato felicit solo la natura del S; il S non altro che perfetta felicit. Ci che chiamato felicit la sola esistenza. Sapendo ci e dimorando nello stato del S, gioisci eternamente la beatitudine. Se un uomo pensa che la sua felicit sia dovuta a cause esterne ed ai suoi possessi, ragionevole concludere che la sua felicit deve aumentare con l'aumentare dei possessi e diminuire in proporzione alla loro diminuzione. Perci se egli privo di possessi, la sua felicit dovrebbe essere nulla. Qual' la reale esperienza dell'uomo? E' conforme a questa visione? Nel sonno profondo l'uomo privo di possessi, incluso il suo stesso corpo. Invece di essere infelice del tutto felice. Tutti desiderano dormine profondamente. La conclusione che la felicit inerente all'uomo e non dovuta a cause esterne. Al fine di aprire il deposito della pura felicit si deve realizzare il S. D: Sri Bhagavan parla del cuore come la sede della coscienza e come identico al S. Cosa significa esattamente il Cuore?

R: Chiamatelo con qualunque nome, Dio, S, Cuore o sede della coscienza, la stessa cosa. Il punto da afferrare questo: Cuore significa il vero nucleo del proprio essere, il centro, senza il quale non c' nulla di nulla. Il Cuore non fisico, spirituale. Hridayam equivale a hrit pi ayam; ci significa: Questo il centro. E' quello da cui sorgono i pensieri, sul quale sussistono e nel quale si dissolvono. I pensieri sono il contenuto della mente e formano l'universo. Il Cuore il centro di tutto. Nelle Upanishad, quello da cui gli esseri vengono in esistenza detto Brahman. Quello il Cuore. D: Come realizzare il Cuore? R: Non c' nessuno che manchi di sperimentare il S neanche per un momento. Poich nessuno ammette di essere separato dal S. Noi siamo il S. Il S il Cuore. Il Cuore il centro da cui sorge ogni cosa. Poich vedi il mondo, il corpo e cos via, si dice ci sia un centro per questi, che chiamati il Cuore. Quando sei nel Cuore, scopri che il Cuore non il centro ne la circonferenza. Non c' nulla all'infuori di esso. Solo la coscienza, che la vera esistenza e non vaga all'esterno a conoscere quelle cose che sono diverse dal S, il Cuore. Poich la verit del S conosciuta soltanto da quella coscienza, che priva di attivit, lo splendore della chiara conoscenza soltanto quella coscienza che si occupa sempre esclusivamente del S.

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