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IDEA DELLO STATO

Autogoverno e tirannide: per unanalisi possibile del potere presente, e dei suoi limiti Alessandro Mazzone

1. Perfino un liberale come Norberto Bobbio ha riconosciuto che lattacco neoliberale ad ogni forma
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di socialismo ormai, e sostanzialmente, un attacco alla democrazia tout court 2. Ma per chi ritiene che gli ideologemi neoliberali siano piuttosto figure di superficie di un processo, in cui il capitalismo transnazionale tende fra laltro ad abbattere quel poco o tanto di democrazia che si depositata anche in istituzioni negli Stati del cosiddetto Occidente (e che in un Paese come il nostro risultato delle lotte dei lavoratori durante quattro generazioni) conviene riprendere la questione alla radice. Si tratta di domandarsi a quali condizioni sia pensabile, nel mondo attuale, democrazia, cio autogoverno di una comunit umana, in cui gli individui siano i luoghi dellazione, e che promuova, anche attraverso regole e istituzioni, il miglior sviluppo dei suoi membri . E si vede allora che la questione della democrazia pi ampia di quella delle istituzioni, o anche della configurazione, modalit di esercizio, limiti e scopi istituzionali di un potere di comando. Si tratta, al di l di ogni dottrina dei fini dello Stato, innanzitutto dei fini tout court (ci che si persegue per s stesso, come dice Aristotele in apertura dellEtica Nicomachea), e di come questi fini possano essere comuni a molti, o a tutti. Si tratta insomma dellautogoverno di una comunit umana in quanto tale. Questo, naturalmente, il problema della politica da Platone in poi, in tutta la tradizione filosofica europea: di cui anche quella liberale , certo, un elemento ma solo per strabismo o fanatismo che se ne vuol recidere il legame col resto, decretando che prima di Locke e Hobbes c il buio3, che la nozione di comunit umana e del suo rapporto con la natura (cio con la non-libert, non-societ, non-storia) va relegata tra le anticaglie, e che siamo tutti, moderni o postmoderni, individui nel senso borghese, e lo saremo in saecula saeculorum Chiamo Corpus collectivum hominum et rerum (dora in poi: Cchr) la nozione (astratta!) di una qualsiasi comunit umana, capace di riprodursi bioticamente (riproduzione sessuata), e mediante lavoro, cio dotata di un suo rapporto biotopico tipico con lambiente naturale. Lautogoverno di ogni pensabile Cchr ha, innanzitutto, un oggetto e una materia. Oggetto sono le modalit o forme di moto della produzione e riproduzione della comunit stessa, che variano nel tempo, e che oggi tendono a inglobare non solo la produzione e riproduzione di individui umani (cio sociali, prodotti e acculturati e dotati di modalit dazione storicamente definite) ma le determinanti biotiche ed ambientali di questa riproduzione. Loggetto dellautogoverno idealmente coestensivo di tutte le forme di vita della comunit, ma solo nella misura in cui la comunit effettualmente libera, pu determinare s stessa, ossia al limite non ha niente fuori di s.4 Ma si dir giustamente quante cose una comunit umana ha fuori di s! La natura, per cominciare, inclusa la sua propria naturalit, etc.! Precisamente. Chiamiamo tutto questo materia
1 Il termine liberale viene qui usato in senso filosofico, non come designazione di collocazione politica immediata. Bobbio conosce individui e interessi, ossia persone nel senso di Locke. Al di fuori di questi, conosce solo dottrine organiciste dello Stato. Ci si pu vedere chiaramente nella raccolta di Materialien zu Hegels Rechtsphilosophie, a cura di M. Riedel, 2 voll., Frankfurt/M. 1975. B., indifferente alla nuova letteratura seguita agli studi di E. Weil, J. Ritter, D. Henrich, ai testi pubblicati da K.-H. Ilting, ripropone i temi classici del contrasto tra totalit etica e diritto naturale, del rapporto con il Volksgeist romantico, di un Hegel che si propone di esporre lo Stato come (vol. 2, p. 85, 87, 95). Che nella Repubblica platonica, come nella Politica aristotelica, come nel Contratto sociale, come - mutatis mutandis - nella Filosofia del diritto hegeliana si abbia innanzitutto una fondazione filosofica generale della posizione di fini e della loro forma di movimento possibile e comune, cio appunto della libert come superamento del meccanismo naturalistico, sfugge a questa prospettiva altrettanto quanto la continuit tra Rousseau, Kant e Hegel, e poi, Marx. Si veda, per contrasto, il breve, illuminante saggio di Livio Sichirollo, Marx oggi, in Belfagor, 1/1999, p. 1 a 9. 2 N. Bobbio, Il futuro della democrazia, Torino, Einaudi, 1995, p. 139; cfr. p. 25, 51. 3 Anche N. Bobbio, op. cit., p. 9: concezione organica dominante nellet antica e medievale ecc. 4 Qui va tenuto fermo (con Marx ed Engels, Ideologia tedesca, in Opere complete , vol. V, p. 37, che la storia non fa nulla, ma gli uomini fanno, etc. - ossia, filosoficamente: che lindividuo il luogo dellazione, anche se lazione ha forme transindividuali (p. es. linguaggio, pensiero...). Questo principio secondo me sufficiente a fondare filosoficamente le garanzie e le cosiddette libert positive e negative di cui discorrono i teorici liberali, spesso 1

dellautogoverno, e abbiamo che materia dellautogoverno, ci che entra via via nel contenuto dei fini, che gli uomini si pongono, come materia, ossia non-volont, non-ragione, non-posizione e realizzazione di fini, ma appunto materia e condizione di quelle. La materia non pu essere scelta, se non a valle della posizione di fini5, perch senza questi fini non ci sarebbero n condizioni n mezzi della loro realizzazione, e anzi la comunit sarebbe un insieme di automi.6 Questa definizione dellautogoverno non parr troppo larga a chi riflette a due aspetti. Uno, per cos dire, comune a tutte le epoche: non posso volere allevare dei figli se non ne ho le condizioni soggettive (capacit, preveggenza...) e oggettive (mezzi naturali e sociali sempre, anche in una societ primitiva). Il secondo aspetto, invece, proprio del nostro mondo di oggi: se vero, come vero, che il pane non prodotto dal lavoro dei soli panettieri, ma lanello finale di un processo complessivo 7, se insomma sempre di pi, man mano che progredisce la divisione sociale del lavoro, e la riproduzione sociale complessiva [Rsc] sempre pi risultato dellinterazione di tutti gli elementi del Cchr, allora governo e autogoverno non pu che significare : gestione razionale e libera di sfere sempre pi ampie della riproduzione sociale degli uomini nella natura. Ora: il procedere e globalizzarsi dellinterazione, in cui la Rsc ha luogo, ha una forma di movimento, e un nome: esso si chiama modo di produzione capitalistico (dora in poi, Mpc). E il problema dellautogoverno della comunit, allora, diventa problema del rapporto tra lei medesima e la sua materia - che son poi le forme del Mpc in quanto diventate non-volont, non-ragione (cosiddetta mera razionalit strumentale), cose che gli uomini hanno fatto e si ergono di fronte a loro, ecc.8 La classica discussione marxista del rapporto tra classi e Stato si iscrive, a ben guardare, in questo orizzonte. Al livello della teoria del modo di produzione le classi sono forme di esistenza delle forze produttive (che sarebbero infatti mera astrazione senza i rapporti di produzione in cui operano e si muovono!)9. Ma il Mpc, per sua natura propria, tende a inglobare ogni forma di vita, secondo una dinamica conoscibile, e riconoscibile nei processi empirici. Ne consegue che il rapporto di produzione (di classi) il luogo in cui figure di relazione determinate vengono poste e diventano possibili. Con loro divengono via via possibili modi dessere di individui e gruppi (che sono secondi concettualmente e ontologicamente rispetto alle classi); e queste figure di relazione e modi dessere vengono attuate e regolate10. Ma questo attuare e regolare, in quanto posizione di fini, autogoverno del Corpus collectivum hominum et rerum. Esso soggetto e oggetto a s medesimo, (ossia libero): ma lo nella misura in cui governa razionalmente la sua materia, e non ne dominato. Ovvero: nella misura in cui fa di lei condizione e mezzo dei suoi fini di libero sviluppo di ciascuno (secondo lespressione del Manifesto ), divenuti possibili, e poi razionalmente posti e
postulandole come valori trascedenti e/o arbitrariamente convenuti. Cfr. anche la Bibliografia in calce al saggio cit. di L. Sichirollo. 5Ci si vede, in Hegel, gi nella teoria dellintenzione, che specifica il proposito sia rispetto allautodeterminazione del volere razionale, sia rispetto alle sue condizioni, mezzi e conseguenze, che il soggetto morale (individuale), deve conoscere e dominare - ma pu sempre farlo solo parzialmente, mai nella totalit della loro connessione obiettiva. V. Fil. del diritto, 115-128; Enciclopedia, 504 ss. 6 La continuit tra Kant e Hegel qui palese. Cfr. Kant, Fondaz. della metaf. dei costumi, (ed. Weischedel, IV, 41), def. del volere come facolt di agire secondo la rappresentazione di leggi, e Hegel, Fil. del dir. 11, il volere immediato o naturale: entrambi sono gradi ontologici al di l della legalit meccanica (naturale). Daltra parte, se Hegel conosce l istinto come relazione di scopo inconsapevole (Encicl., 360 A), gi Kant polemizza contro la riduzione cartesiana degli animali a macchine in Cr. del giudizio, 90, nota, sebbene, ovviamente, entro i limiti di una semplice analogia. 77 Riprendo questa espressione di Bucharin da C. Filosa, Le classi e la storia , Napoli 1996, p. 17. 8 Si riconoscer qui, volendo, il tema della alienazione: termine che preferisco evitare, caricato com di assonanze sostanzialistiche, esistenzialistiche, ribellistico-anarcoidi - nella tradizione che risale a Stirner e giunge fino ad Adorno. 9 Il livello delle configurazioni (storiche), cio dei singoli e diversi capitalismi, p. es. nazionali, ecc., secondo , rispetto a quello della teoria del Mpc: infatti solo grazie a questa teoria, o modello di processo, che quei capitalismi diventano modellizzabili, analizzabili etc. - e la loro conoscenza effettiva pu anche portare a modificare il modello puro, come in ogni indagine scientifica. 10 P. es.: solo nel mondo del Mpc diventa possibile essere - borghese, o proletario. Ma poi: non sempre nello stesso modo, con o senza determinazioni intermedie etc., secondo le configurazioni della riproduzione capitalistica in epoche diverse, etc. - Ancora: diventa possibile andare a scuola, posto che la borghesia, come avvenuto, attui in una certa fase listruzione pubblica universale; diventa possibile che ci siano ingegneri, tecnici, ecc., e che qualcuno lo faccia. Cfr. A. Gramsci, Quaderni del Carcere , ed. critica, p. 1513 [Quad. 12, 1]. 2

perseguiti. La domanda come possibile governare leconomia priva di senso, finch economia intesa e fissata appunto come meccanismo autonomo! Ma questa rappresentazione ideologica fuori campo concettualmente da pi di un secolo, grazie in primo luogo (ma non solo) a Marx; e non ha nulla a che fare n con lanalisi di ben determinati e istituzionalmente configurati mercati reali, n, a maggior ragione, con il discorso teorico rigoroso. La domanda di principio invece; come pensabile, in un certo grado di sviluppo della Rsc in forma capitalistica, lautogoverno del Cchr, ossia la sfera della posizione di fini (nel linguaggio di Hegel: Spirito, o seconda natura), rispetto a ci che non sempre stato, ma ormai diventato, materia, mezzo e condizione di realizzazione di fini umani (nel linguaggio di Hegel, Natura, o prima natura). In Marx, come in Hegel, hai una filosofia della libert11, cio dellautogoverno del Corpus collectivum. In entrambi, beninteso, lindividuo resta sempre il luogo dellazione (non, invece, il cosiddetto singolo: non si nasce singoli se non in quando esseri biologici, individui di specie; si diventa singoli nella vita sociale, tanto pi se ne fa propria, attivamente, e tanto pi ci si singolarizza). Le differenze sono altre, e le vedremo brevemente. 2. Hegel sa che volont essenzialmente pensiero, e, nello svolgimento sistematico, ragione. Nella Filosofia del diritto e, in genere, nello Spirito obiettivo, questa volont-pensiero-ragione la sfera dellautogoverno del Corpus collectivum secondo fini comuni. Questi sono universali per la forma (come gi in Kant): ma la loro materia (determinazione dellindividuo che volizione, e per cui esso si fa singolo, universale riflesso in s), ora assunzione-negazione (infinita) di contenuti storici. Questi contenuti non hanno esistenza fuori dellagire: cos, p. es. una legge positiva non conosciuta e riconosciuta nelle coscienze non una legge. Lindividuo il luogo dellagire, ma nella forma universale. ormai riconosciuto il debito di Hegel verso Rousseau; ma va detto anche che la teoria hegeliana dello Stato, e della possibilit e realt soltanto processuale di fini comuni non si riduce alla mera critica del dover-essere kantiano, ma attraverso questa (e proprio nelle affermazioni pi scandalose: lo Stato realt effettuale dellIdea etica [FD, 257], etc.) questa teoria presenta la soluzione del problema rousseauiano: come possibile la volont gnrale, che non pu essere sommatoria di diversi, mera volont de tous? Lo Stato assunzionenegazione, superamento della determinazione naturalistica, che di per s pre-razionale e solo pu esser fatta immagine e somiglianza della ragione [FD, 18 et al.]. E noi, va detto subito, ritroviamo questa dialettica nella nozione di naturwchsig, naturalmente cresciuto, e del suo superamento, nel Capitale. Hegel rifiuta anche ogni identificazione dello Stato con la societ civile, mero Stato dellintelletto e della necessit non della libert. Non solo: come meglio intendiamo oggi (dopo il lavoro di Ilting, Henrich, Losurdo etc.): la societ civile incapace di autoregolazione, produce gli estremi della ricchezza e del pauperismo, la plebe, che non solo privata della sussistenza, ma anche di dignit e cittadinanza (mentre essere cittadino il supremo dovere FD 258). C di pi: questa incapacit di autoregolazione, proprio perch (come not Marx) Hegel allaltezza delleconomia politica moderna, cio di Smith se non di Ricardo, importa che la autoattuazione del Corpus collectivum (della seconda natura che si instaura sulla prima e la plasma secondo la sua forma, quella della libert-pensiero-ragione) non possa aversi nella logica del sistema dei bisogni e della societ civile in genere. Con i suoi mezzi e nel suo linguaggio, il filosofo aveva visto lontano: i limiti della competitivit (cfr. Gruppo di Lisbona, 199512) stanno nel suo esser natura, spiriti animali del capitalismo. Il carattere feticistico delle leggi delleconomia politica borghese consiste (per Marx) nella loro pretesa eternit cio nel presentarsi appunto come natura obliterando la dimensione di produzione umana (sociale, scilicet) di una seconda natura, che ha un suo decorso e un suo limite, oltre il quale essa diventa irrazionalit. 3. Anche la pluralit naturalistica degli Stati (in lotta tra loro come individui naturali, cio in guerra), realisticamente vista da Hegel, strettamente collegata al punto di vista delleconomia politica moderna, della Ricchezza di Nazioni individue. Il sistema dei bisogni infatti affinamento/moltiplicazione dei lavori e dei bisogni, divisione del lavoro, mediazione del lavoro diviso nello scambio [FD, 60 s.: valore]. Ma la societ civile perci stesso concettualmente intermedia tra famiglia e Stato vero e proprio: un infinito bens, in quanto attraverso il suo momento negativo si attuano le capacit potenziali degli individui umani, il principio moderno dellinfinito valore dellindividuo. Non , e non pu essere, fine ultimo, cio autosufficiente e autofondante. Per intendere questa posizione della societ civile hegeliana nellarchitettura dello spirito obiettivo non adeguato, il richiamo (che pur si fatto), alla fase manufatturiera della Rivoluzione industriale,
11Cfr. L. Sichirollo, cit. 12 Il vol. di questo titolo, a cura di R. Petrella, pubblicato in Italia da Manifestolibri, Roma 1995. 3

presente in Smith e, certo, anche in Hegel. Il problema ben altro: il rapporto della seconda natura, cio della libert-pensiero-ragione alla determinazione naturalistica e violenta pensato da Hegel come superamento parziale e non-concluso della natura nello spirito. (Perci poi anche il passaggio necessario , riguardo allunit dello svolgimento filosofico, e dunque coerente, alla dimensione quasi-intemporale dello Spirito Assoluto). Il rinvio alla fase manifatturiera , anzi, fuorviante. Si tratter piuttosto degli elementi fisiocratici, presenti pure nella Ricchezza delle Nazioni13: in Hegel, il lavoro del ceto sostanziale (FD, 203), bens nel terreno naturale e pone scopi: ma senza infinit positiva del produrre quindi non pensabile qui scienza come forza produttiva, n le scienze della natura compaiono come momento specifico dello Spirito oggettivo. Analogamente, e non per caso, fuorviante la lettura del capitolo XII del Capitale come descrizione cronologica, dimenticando che la negazione della piccola produzione contadina e artigiana fenomenica rispetto allinfinitazione del produrre che si ha con il modo di produzione capitalistico vero e proprio. (Mi limito a questo cenno: la polemica contro lo storicismo invertebrato nella lettura di Marx stata fatta adeguatamente, anche in Italia14 ). 4. Se rileggiamo la teoria hegeliana dellautogoverno razionale e libero della seconda natura in rapporto alla prima, ma ora a partire dal Capitale, ci rendiamo conto di come il concetto di una forma di movimento forze produttive-classi sconvolga da cima a fondo larchitettura della Filosofia del diritto senza che lidea dellautogoverno venga per questo abbandonata, modificato infatti tutto lo sviluppo da individuo (vivente naturale, solo in s, o potenzialmente, uomo) a singolo (persona, soggetto morale, cittadino), e dunque anche tutta la configurazione della realt storica-sociale ovvero (sola) propriamente umana, ovvero ancora Spirito. Il potenzialmente umano si allontana nelle et primeve (Capitale, I, cap. V,1.): e il lavoro il luogo della mediazione di finalit e datit oggettiva in genere (cio delle determinazioni via via acquisite e trasformate di una natura e un mondo). Perci il lavoro in abstracto non produzione (ivi ): ma nella storia reale del lavoro, nelle sue figure sociali, hai la mediazione di teleologia e mezzo, ragione e natura in genere. Con ci travalicata anche la pluralit degli Stati come corpi politici, luoghi e realt dellautogoverno, sia pur parziale, del Corpus collectivum. Lautogoverno (o libert, o comunismo) resta parziale: ma il suo limite muta statuto categoriale: la linea di scorrimento (infinita) del fondamento che congiunge necessit e libert (secondo un luogo ben noto di Capitale, III, cap. 48, su cui torneremo). Le leggi quasi-naturali della Rsc in forma capitalistica, proprio perch non-atemporali, si presentano come natura (e sono percepite e rappresentate come natura umana etc.): ma in due aspetti diversi, e idealmente successivi. In quanto sono state e sono rapporti di produzione in cui la finalit, ineliminabilmente inerente a lavoro umano si attua e si espande. E, per, in quanto diventano prima natura ossia vengono ormai a costituire ci che non da sempre pot, ma grazie allo sviluppo soggettivo e oggettivo ora pu esser superato nello spirito, hegelianamente parlando. In altre parole, lelemento quasi-naturale della seconda natura, il processo di riproduzione in quanto obiettivo, pu esser fatto, a un certo punto, momento interno dellautoattuazione razionale del Corpus collectivum e dunque, della sua libert. Questa natura non-governata , per, non sta, architettonicamente, alla fine, come nella Filosofia del diritto la naturalit degli Individui-Stati, dunque la guerra tra di loro (al di l della quale ci pu esser solo la storia come giudizio cosmico-mondiale, e la dimensione sovraetica dello Spirito Assoluto, perci stesso atemporalmente presente.) La sfera di ci che non sussunto nella ragione-libert sta invece, dopo il Capitale di Marx, allinizio. un inizio sempre rinnovato, il presupposto-posto dellazione razionale e libera al meno per tutto larco ideale della temporalit del Modo di produzione capitalistico. Ma un inizio, un terminus a quo. (Questo, del resto, pu essere il solo senso non metaforico di base e sovrastruttura nel capitalismo). Lo svolgimento epocale del Mpc rende possibile che i produttori associati ... regolino razionalmente il ricambio organico con la natura con il minor impiego [via via] possibile di energia e in condizioni pi adeguate alla loro umana natura e pi degne di essa. Alla fine del XX secolo, naturale vuol dire pi che mai, e molto pi di quando Marx scriveva: nonrazionale, non-governato, limite allautogoverno (ovvero alla libert, allo sviluppo di ciascuno come condizione dello sviluppo di tutti, etc.). E vuol dire insieme, e pure grazie allo sviluppo epocale del Mpc, sconvolgimento tanto della vita sociale globale che dellintera biocenosi in cui lo Homo sapiens sapiens venuto a prodursi ed operare (ossia, in termini biologici, nel modestissimo arco di tempo di poche decine di
13 Marx ne tocca rapidamente nelle Teorie sul plusvalore, cap. 2,5, e cap. 4,3. 14 Cfr. tra laltro: C. Luporini, Marx secondo Marx, ora in Dialettica e materialismo. Roma 1974, p. 213 ss.; G.M. Cazzaniga, Funzione e conflitto. Forme e classi nella teoria marxiana dello sviluppo . Napoli 1981; A. Mazzone, La temporalit specifica del Modo di produzione capitalistico. In Marx e i suoi critici. Urbino 1987. 4

migliaia di anni). Lautogoverno urgente. Ed possibile, in s. Non per s, evidentemente. Ma per pensare questo per s occorre passare attraverso unaltra conseguenza concettuale dello sconvolgimento che la nozione di forze produttive-classi portava nellarchitettonica della Filosofia del diritto. Ed necessario farlo, perch attraverso la nozione di autogoverno del Corpus collectivum, la nozione di seconda natura come superamento della prima, la nozione di razionalit e diritto come libert, tutta la lezione hegeliana che passa in Marx (o almeno, nel Marx autore del Capitale); e attraverso di lei, quella di Rousseau e di Kant. la concezione della libert come posizione e attuazione di finalit. La concezione della volont generale come attuazione processuale di un pensiero-ragione che per sua natura, come il Denken hegeliano, demble transindividuale, forma di moto generale, forma dunque anche degli scopi comuni, che diventano possibili per gradi e in configurazioni definite, pur restando sempre lindividuo luogo dellagire. 5. Leticit, scrive Hegel (Enciclopedia, 513), il concreto, la verit dello spirito soggettivo e oggettivo e dunque di tutte le figure pregresse; compresa la persona e il soggetto o coscienza morale. Ma se ricordiamo che la nozione (marxiana) di classi non un descrittore sociologico, e non ha nulla a che fare con gruppo etc., vediamo subito anche che la divisione in classi ben altro che un limite alleguaglianza e alla libert rousseauiane (o anche delle Rivoluzioni borghesi); ben altro che unantitesi esterna a quelle libert ed eguaglianza, che ne sbugiardi la parzialit o anche ne sanzioni la limitatezza cosiddetta storica (?!). La divisione in classi (e nelle due classi fondamentali del Mp moderno) inerente alla determinazione lavorale (e qui: valorale) tanto del modo di produzione immediato, che della Riproduzione sociale complessiva, di cui il primo momento dileguante s (Grundrisse, p. 600), ma ineliminabile realmente e concettualmente. Allora: senza classi non pu essere pensata (in senso stretto: non pu essere concepita, modellizzata, conosciuta razionalmente) la riproduzione complessiva del Corpus hominum et rerum, in tutte le sue dimensioni. (Se il medium concettuale di natura e storia lavoro, il luogo concettuale del processo storico-naturale la Rsc). Verit dello spirito soggettivo e oggettivo voleva dire in Hegel: leticit la sfera in cui tutte le determinazioni pregresse hanno il loro svolgimento effettivo: dunque tanto la natura che lo spirito soggettivo, cio lo esser-diventato-umano, che deve esser pensato come lo in s di quello in s e per s, cio dellazione sociale-umana libera, e dei suoi gradi e avanzamenti sulla non-libert naturale. Proviamo a riformulare. Tutto il processo attraverso cui costantemente, nel Cchr, si producono individui umani con i loro rapporti (Grundrisse, l.cit.); ossia, ancora, il processo della Rsc nei suoi momenti, compreso il processo di produzione immediato etc. - questo processo tuttintero in ogni istante luogo dellegemonia di classe nella Rsc in forma di moto determinata (quella del Mpc in primo luogo.) Egemonia come rapporto di classi vuol dire innanzitutto: sono le classi che si dnno Stati, istituzioni, forme di organizzazione della produzione di individui e rapporti tra loro poi anche, per es., scuole, o partiti, o movimenti etc. etc. Ancora: se legemonia rapporto di classi, essa modalit dello svolgimento totale delle forze produttive, e dunque anche della produzione e riproduzione della forza produttiva principale - gli uomini stessi. Ma allora: questa riproduzione va intesa e riconosciuta in configurazioni e secondo stadi definiti (come anche la riproduzione economica, del resto). Ed a questo livello che si pone a mio giudizio il problema. Tanto il problema analitico delle forme e trasformazioni e gerarchizzazione degli Stati, del loro relativo assoggettamento e trasformazione in agenzie regionali nel capitalismo internazionalizzato e mondializzantesi; quanto anche il problema dellesplorazione delle contraddizioni attuali (cio poi effettive, non disegnate a tavolino) del processo di riproduzione complessiva, in forma, non solo di Mpc in generale, ma poi di corpi particolari, Stati e subStati capitalistici. Per questa via, se sapremo farlo, si arriver anche a determinare luoghi possibili di opposizione alla tirannide. 6. Di tirannide di deve parlare, almeno per sei motivi. Primo. Il bisogno tendenzialmente superato su scala mondiale, la produzione sovrabbondante (non, naturalmente, la domanda solvente di merci!) Secondo. La attuale borghesia transnazionale non pu sensatamente esser anche solo paragonata alle borghesie storiche come enti sociali corposi, forme di vita, espansivit sociale, universalizzazione relativa. Essa dominante, ma non pu chiamarsi dirigente, secondo questi criteri, che (come Gramsci mostr) sono appunto criteri storici , non meramente sociologico-politici, cio criteri di egemonia. Terzo. Il superamento relativo degli Stati nazionali si accompagna a uno smantellamento della citoyennet , cio delluniversalit politica in senso proprio (con e senza limiti formali!). Ci tanto per il lato istituzionale, quanto per quello della coscienza (manipolazione). Quarto. La produzione immediata di uomini (allevamento; acculturamento sia familiare che
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scolastico diventa (soprattutto nelle metropoli) elemento della valorizzazione del capitale (merci di massa, ma anche produzione immateriale). Ma contemporaneamente tendono a diventare superflue intere masse di potenze sociali (cultura; lingua nazionale; coscienza civica nelle sue forme storicamente progressive). La valorizzazione richiede teste dopera, non cittadini medi. Oltre alla cittadinanza politica, si smantella cos quella socioculturale. La plebe hegeliana viene riprodutta in massa e secondo finalit precise, in tutto o in parte obiettivamente inerenti a questa figura di Rsc. Quinto.La segmentazione della classe operaia non ha luogo soltanto nella dimensione geografica e territoriale, ma anche nelle forme del localismo neocorporativo, con corrispondenti forme di regressione della coscienza (etnicismo, etc.). Sesto. Lo squilibrio tra cittadinanza politica svuotata (manipolazione, dialettica della notizia 15; abolizione de facto della trasparenza dei processi, quindi della citoyennet repubblicana; ossia, abolizione del popolo, e invece gente, cio in realt neoplebe) da una parte, e percezione possibile dei fenomeni translocali (e comunque di fenomeni del processo complessivo, e non di frammenti sconnessi ossia parvenza scandalosa, sensazionale emozionante etc.) questo squilibrio sistematicamente promosso e imposto, non solo nella mediatica di servizio, ma nelle istituzioni della societ (sindacati, partiti, associazioni), nella cultura (cinema, etc.), nellinsegnamento (riforme funzionali alla religione del mercato16 nella scuola e universit, etc.). Questi sono, pare a me, fenomeni diversamente pronunciati in Paesi diversi, ma indicativi di una tendenza complessiva. (Rispetto alla quale, beninteso, il neoliberalismo mero epifenomeno: e infatti, la sciocca e ignobile parola dordine della fine delle ideologie ha proprio qui un suo nocciolo di verit. Neoliberalismo non designa affatto una ideologia di massa in s coerente, ma un coacervo di frasi, di ides reues utilizzabili caso per caso. esso stesso un aspetto della disgregazione indotta della coscienza civile e politica.) 7. Se la tirannide moderna praticabile, si pu dire, avr avuto paradossalmente ragione il vate della Radura dellEssere nelle dolci colline, vicine ai tesori barocchi della Svevia e del Baden, l nella Foresta Nera. Almeno nel senso che, s, la tecnica si rivela ingovernabile, la ragione sconfitta, e solo un dio potr salvarci. Heidegger, come si sa, non manca di imitatori, seguaci, nipoti e nipotini. I quali sembrano ignorare in genere la posta in gioco come il loro maestro, peraltro, quando credette di formulare la sua protesta contro il malo invio dellEssere, metafisica e tecnica conseguente, radicalizzando in senso irrazionale la Kultuphilosophie dellaltra svolta di secolo: e privandosi cos della possibilit di scorgere, in termini filosofici, la dimensione processuale di cui il nichilismo era la concettualizzazione fenomenica al livello astratto dellautocoscienza e del suo fondamento. Ma la concettualizzazione astratta tende per sua natura a estrapolare il fenomeno dal moto processuale. Tecnica e uso capitalistico della tecnica son due cose diverse. E inoltre, anche la tecnica del dominio tirannico pu essere studiata e intesa. La tirannide del capitale globale non pu riprodurre borghesie organiche n nelle metropoli, dove esse anzi sassottigliano, n tanto meno nei Paesi della periferia, o in quelli in cui stato abbattuto il protosocialismo reale. Le forme del dominio dalla manipolazione alla violenza bellica possono perpetuare il dominio, bloccare la vita associata, forzarla alla decadenza anche prolungata. In ci, nihil novi sub sole. Sarebbe strano, e veramente nuovo , che il dominio di per s si facesse piena e progressiva egemonia, forma almeno relativamente progressiva di svolgimento del corpus collectivum nelle sue configurazioni e istituzioni, sviluppo degli individui e delle societ sulla base di ci che diventato possibilit reale, e perci attuazione e ampliamento di potenzialit sociali-umane. Il compito, per noi, mi pare esser piuttosto quello di riprodurre, allaltezza del tempo attuale, lanalisi dellintero spettro della riproduzione sociale complessiva, e delle forme di egemonia. Dobbiamo indagare come fatta la catena e molto qui il lavoro da fare prima di poter forse individuare unaltra volta, se c, un qualche anello su cui far presa davvero, al di l di ogni pur giustificata denuncia e deprecazione.
15 Il termine di U. Sonnemann, e indica la tecnica manipolatoria delle notizie pseudopolitiche e pseudosociali offerte senza contesto e nesso con i processi, come eventi: per cui il lettore (uditore, spettatore) informato di tutto, e non sa nulla. 16 Si veda, nel commento di S. Garroni alla Questione ebraica di Marx [in Quaderni di Contropiano, 1, 1998] la nozione di religione come dimensione separata della vita umana. Ma la cosa ha fatto progressi! La espressione religione del mercato di C. Preve, in I secoli difficili. Introduzione al pensiero filosofico dellOttocento e del Novecento. Crt, Pistoia 1999. p.158 ss.: e mette in luce laspetto totalitario (non avrai altro Dio fuori che me) della sovranit dei mercati finanziari, comunque divulgata dal c.d. pensiero unico, e affermata come unico ispiratore di tutta la vita degli individui, e perci unico legame sociale. Certo una tal barbarie non era nellorizzonte filosofico di Rousseau, Hegel e Marx (Preve, l. cit.): ma neppure, in verit, di Locke o di A. Smith! 6

La tirannia moderna pu dominare, manipolare, bombardare, sterminare. Ma non pu risolvere praticamente il problema posto da Rousseau, diversamente risolto da Hegel e poi da Marx, e divenuto frattanto tanto pi maturo nelle cose: lautogoverno razionale della comunit umana. Per questo, mi sembra, tutto quel che ragione, dignit umana, cultura, e (ovviamente) democrazia, oggi sotto attacco, e si trova obiettivamente dalla stessa parte. Anche il mostrare questo sar un lungo lavoro. Ma non inutile, e non vano.

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