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28-03-2011 + 29-03-2011 -Strumento importante per la conoscenza del'oggetto delle Politiche Economiche Europee->Raccolta di dati -->reperiti puntualmente -->estrapoalti

da un indagine statistica (su un campione significativo,su un certo aspetto->proiezione di quanto ottenuto in un ambito maggiore) -Gli idnciatori rilev per la pol ec eur (che non unitaria,ma che comune nel supporto comunitario nelle singole derivazioni nazionali) -->dove si trovano,dove sono reperibili?Chi le fornisce? 1-Eurostat (Ist statistic su scala europea) + Altre fonti nei singoli livelli nazionali -->redige pubblicazioni periodiche o annuali-->fra queste 1.1-"L'Europa e il mondo,2010" (rapporto,documento di lavoro con raffigurazioni statistiche aggregate datate al 2009-->per aiutare il poltiico a comprendere il peso del'Europa in seno al mondo globale,e da quali realt geo politiche maggiormente influenzata) 1.1.1-Principali indicatori (in prospettiva dinamica,a partire dagli anni '60) -->Popolazione (400 mil di ab --> 500 mil di ab + 3mld di ab-->7 mild di ab-->non esprime n il 10% della pop n il 10% della forza lavoro mondiale) 1) GER 2) ITA e FRA -->Densit di popolazione (si spazia dai 93 ab / km2 --> 116 ab km2-->bassa densit abitiativ = ritardo di sviluppo,perch poche relazioni,a meno che non vi sia ampio ricorso a telecomunicazioni e tecnologie informatiche o digitali,con servizi base + facilmente fruibili-->vedi caso SWE) 1) HOL Batterie,Pacchetti di indicatori = accomunati dal medesimo scopo,dal medesimo obiettivo 1.1.2-Indicatori del benessere (degli amministrati) -->Mortalit infantile (tanto - muoioni bambini nel primo periodo di vita , 0-3 anni-->c'e buon alimentaziom,esupporto medico,supporto sociale adeguato alla popolazione) -in EUR nel 1960 morivano 36 bambini su 1000 (ITA--> 43 su 1000 + POR,77 + ROM,75) --> nel 2008 in EUR 4,5 per 1000 (ITA 3,5 + ROM,12 + POL,6) -nel Mondo oggi 47,3 su 1000 , JPN 3,2 + CAN,4,8 + KOR,4,4 + IND,54,6 (nel'60 era 140,7) -->Apsettativa di vita (Longevit attesa-->tanto + ci curiamo,e conduciamo vita sana,senza privazioni-->tanto + ragionevolmente si vir a lungo,anche grazie ad un appropriata assit san) -nel 2008 in EUR 79 (ITA-->da 77 nel'90 a 81 anni) (ROM 69-->73,4) -nel Mondo oggi 67,6 (SUAFR,51,6 in peggioramento + USA,79 + CAN,80,7 + JPN,82,7) 1.1.3-Produzione di ricchezza -->GDP (Prodotto Interno Lordo-->tutt ci che prodotto e venduto) -HOL,596 mld euro -ITA,3,8% ; GER 6,1% , UK 4,4% , FRA 4,7% ,EUR ('98:30% -->2008:30%) (del mercato mondiale) , USA 29-->23% , CHN 3,4-->7,1% , JPN 19-->8% , RUS 0,9-->2,7% , IND 1,4%-->2% -->GDP pro capite (GDP/abitanti del paese) -->Indice dei consumi (+ si consuma-->+ si sta meglio) -->Tasso di crescita dell'inflazione (crescita dei prezzi al consumo-->in percentuale rispetto all'anno precedente) -Crollo nel 2008-->per vendere occorre riduzione dei prezzi

-Nel 2001-->riduzione diffusa + lenta<--crisi del 2001,+ emozionale,nelle relazioni internazionali,in abitudini 1.1.6-Indicatori legati al mondo,al mercato del lavoro -->Tasso di Occupazione (To) -->che si misura grazie al rapporto espresso in termini percenutali tra Numero di Occupati (N)-->Parte di popolazione di un paese che svolge un'occupazione lavorativa,occupa un impiego Popolazione Attiva (Pop-attiva)-->Poplazione di un paese efficiente,in grado di svolgere un'occupazione lavorativa -64% EUR (ITA 57,5%,con <50 nelle regioni meridionali + SPA,59%) -molto alti HOL,SVE,AUT -7% mondiale -->Disoccupazione:Grandezza -->che esprime quella parte di popolazione di un determinato paese che non possiede un'occupazione lavorativa,un impiego,ma intento ad individuarlo -->che si misura mediante un Tasso di disoccupazione(u),rapporto espresso in termini percentuali tra Volume di Disoccupati (D)-->Parte di popolazione di un paese che non lavora ma che in cerca di occupazione-->Lf-N (Numero Occupati) Forza Lavoro (Lf)-->Parte di popolazione di un paese che decide di cercare un lavoro,possono e nel contempo volgiono lavorare -8,6% ITA , 9% EUR del 2008-->9,5% EUR nel 2011 -->Disoccupazione giovanile (19,8 % dell'EUR complessivo 9% nel 2008) -->Disoccupazione femminile (9,8% ITA,SPA 20,8% nel 2011) 1.1.7-Indicatori del'educaizone (indice di competitivt per compsnare eventualmente la carenza di materie prime) -->Quanto si spende in relazione al GDP in termini percenutali (2007) -EUR 5% -ITA 4,29% -FRA 5,59% -SUI 6,69% -USA 5,69% -BRA 5,05% -MEX 5,46% -AR-SAU 5,94% -RUS 3,87% 1.1.8-Indicatori della Salute (Qualit del sistema sanitario) -->N medici per 100 mila ab -ITA 363 -GER 378 -BRA 170 -RUS 430 -USA 270 1.1.9-Accesso ai supporti di informazione e telecomunicazione avanzata MODLE (piattaforma di e-learning) e-campus

-->N utilizzatori di internet per 100 ab -EUR 67 -ITA 49 -SVE 91 -CHN 22 -IND 7 -SU AFR 7 -1.1.10-Indicatori inerenti ai flussi migratori (2008) -->circa la met dei cittadini eur si spostata all'interno dell'UE (44,9%) + afr 10 + 15,2 americhe + asia 16,1 + oceania 1,8 + altri paesi eur 12% -->+ di 30 mil di persone che vivono in eur hanno altra cittadinanza rispetto al paese dove hanno la residenza (6,4% pop) -->Richiedenti asilo -->Permessi 245000 rilasciati in ITA -->Tasso degli immigr risp agli ab -LUX 37 immigr ogni 1000 Ab -ITA 9 immigr per 1000 Ab -DEN,AUSTR,BEL,CYPR,SVE superiori in scia -1.1.11-Indicatori di import-export dei paesi europei -->nel 2009 (quanto si importa e quanto si esporta,in volume aggregato - in mln di euro) -ITA esportato 290 mln euro -->bilancio import - export = - 294 -UK ha esportato meno di quanto importato -USA forti esportatori (1,140 mln euro) -EUR bilancia import - exp 1,094 mln euro - 1,199 mln euro = negativo -AR.SAU 64 mln euro imp -368 mln euro exp -->cosa si esporta in dettaglio nel 2009 -ITA --> forti exp di macchinari tecnologici e derrate alimentari + additivi per bitume -->principali partner extracom in Europa - volumi di imp ed exp in mln di eur (2009) 1-Nelle exp-->gli USA 2-Nelle imp-->CHN -balza all'occhio-->progressivo + imp e +exp della CHN e della RUS ai danni degli USA e del JPN -costante la KOR -->investimenti diretti,di borsa,qualificati e stabili (partecipazione in una azienda di almeno il 10%) (capitale investito in un paese y da parte di imprenditori di un paese x di riferimento (outworld flow) + capitale ricevuto da un paese x di riferimento da imprenditori di un paese y che investe (inword flow) -->processi di internazionalizzazione attiva e passiva) --> sono nuovi o in compensazione di disinvestimenti approntati altrove? + cosa genera quell'investimento,un vero slancio produttivo o di ricerca,o compensazione di costi da fronteggiare,con spese ? + le implicazioni,gli effetti di quell'investimento si esplicano soltanto nel primo paese di destinazione? + le imprese beneficianti degli investimenti nel paese di riferimento agiscono effettivamente nel paese di riferimento,possiedono un assetto proprietario che sia pienamente riconducibile al paese di riferimento? (esempio del business di celle fotovoltaiche) -EUR-->347-658-->mila mld di euro investiti all'estero -->198-693-->mila mld di euro ricevuti -tutte in riduzione dal 2006 al 2009,tranne la Francia sul fronte outworld

-boom dei paesi dell'Est europeo negli inworld -USA-->non in crescita significativa sul fronte outworld -CHN-->beneficiario di enrome entit sul fronte inworld -1.1.12 -Aiuti allo Sviluppo (quanto l'Europa aiuti il mondo bisognoso) (pianificato,pluriennale,generalmente gestito da un org int o da enti bilaterali specializzati come la Banca Mondiale o Banca Europea degli Investimenti,sulla base di trust-funds costituti da contribui di diversi paesi-->tali fondo possono essere tied,se il paese beneficiario vincolato ad avvalersi di imprese dei paesi contribuenti o untied,con maggiore discrezionalit per il paese oggetto di aiuto nella scelta delle imprese coinvolt-->il JPN eccelle in questi ultimi) ( ) aiuto umanitario (d'urgenza e di beneficenza,con emergenza in atto,con derrate e medicine) -->Paesi pi propensi in mln di euro o in % di GDP -ITA (2009) --> 0,16% (+basso dopo TUR e KOR) -FRA (2009) --> 0,46% -JPN (2009)--> 6797 mln di euro + 0,18% -SVE (2009)-->1,12% -USA (2009)-->0,20% -NOR (2009)-->1,06% 04-04-2011 -Uno dei malesseri peggiori che la politica di coesione cerca di contrastare e debellare-->il divario regionale (Ue ha alcune realt che corrono veloce,ed altre pi lente-->le regione competitive soffrono progressivamente di questa lentezza) (Passaggio da indicatori NAT1 - Stati Membri --> a indicatori NAT 2 e NAT 3) -Documento - Raporto fatto dalla Direz Gen Regionale della Commissione sulla coesione,periodico in base a regolamenti comunitari,indirizzato agli St Membri e agli organi dell'UE - V Rapporto del 11/2010 --> Investing in Europe's future (Strumento di analisi statistica-->con la presenza di alcuni indicatori sinetici,che aggregano e sommano in forma ponderata un pacchetto di indicatori statistici,ognuno dei quali fa riferimento ad un'analisi e ad una campionatura reali) -->Pagina 2 (Fotografia in funzione del GDP pro capite) -Paesi ricchi-->sopra la media unitaria a 27 (ITA,PSA,FRA,BEL,GER,UK,GRE) -Paesi modestamente sviluppat (Buona parte paesi dell'est + POR) -Paesi meno sviluppati (ROM,BUL,SVK,LET,LIT) -Pagina 6 (Fatto il GPD pro capite medio di una macro - regione-->verde = nella media , verde intesno = sopra , giallo e rosso = + o - sotto la media-->Messaggio:ognuno ha il proprio mezzogiorno) -->Ex - Urss (54)= arco meridionale sotto la media < > aree interne settentrionali -->India (10) = Nord povero < > Sud ricco -->Cina (20) = Interno occidentale povero < > Oriente costiero ricco -->Brasile (34) = Parte nord e ovest povero < > Parte centro orientale ricca -->-->-->-->-->-->--> -->UE (100) = Portogallo,Italia Meridionale,Est Europa e Grecia in carenza di ricchezza (meno del 50% della ricchzza media) < > 18% superficie dell'Eur a 25,in cui risiede il 50% del GDP,ricchezza europea (Tra Italia Settentrionale,Francia,Germania,Regno Unito,Belgio,Paesi Bassi) --> Base del triangolo della ricchezza a Nord,dove risiedono maggiori prospettive di sviluppo --> Perch tale scenario <--Cause della inefficacia dela poltiica di coesione (di successo nella sola Irlanda)<--casue struturali insite nella regione stessa,non temporanee,ma genetiche,ereditarie (4*)<--consocena

delle variabili di rottura -Pagina 7 (Crescita del GPD pro capite in una tendenza dinamica di 7 anni,tra il 2000 e il 2007,rispetto alla media comunitaria-->rosso chiaro,pallido = per nulla,o inferiore all'1% ; rosso intenso = 4%) -->soprattutto nell'area di pi recente inclusione nell'UE (Est europea),che in convergenza (da sotto la media all'avvicinamento alla media) -Pagina 10 (Spostamenti reali del GDP pro capite rispetto alla media comunitaria e alla luce della tendenza sovradscitta) -->IRL 1995-2007 (dalla media =100 a sopra alla media con 150) -->Provnicna di Bucarest 1995-2007 (da < 50 a 100) -->Sicilia 1995-2007 (tra 75 e 100 --> 50-75) -->Emili Romagna (da oltre 150 a 100-150) -Pagina 17 (Situazione dei paesi candidati a entrare nell'UE --> GPD pro capite rispetto alla media europea) -->CRO sopra 150 -->Montenegro 125-150 -->BHV,MAC,ALB tra 80-100 -->Serbia nella media -->TUR (regioni interne orientali dell'Anatolia in posizione nettmente arretrata rispetto alla media,perisno sotto il 50% della media turca<--assenza di propensione agli investimenti in quelle regioni da parte delle classi dirigenti per motivi etnici ) -Pagina 55 (del documento) -->USA e Canad (senzap roblemi di palese divario regionale) 1-Primo elemento che frena la corsa dele reg in ritardo di sviluppo regionale-->bassa occupazione (Pagina 29) -->Primo grafico a sinistra (tasso di occupazione strutturale tra persone in et da lavoro - tra 20 e 64 anni) -inferiore a 60% (marroncino scuro) (Spagna meridionale,Italia,Paesi dell 'Est) <--> 65-70% giallo (triangolo dello sviluppo) <--> verde sopra 80% (Triangolo dello svilupp) 2-Secondo elemento-->carenza di str culturali per affrontare un lavoro competitivo<--bassa scoltarit (Verde intenso--> + 38% della popolazione con persone tra 25-64 anni che si fermano alla scuola dell'obbligo <--> Verde chiaro --> - 38% della popolazione con persone tra 25-65 anni che si ferma alla scuola dell'obbligo) (Pagina 70?) (In ITA la regione con N + alto di persone con bassa scolarit-->in Campania) -Drop-out-->N persone che tra i 18 e 24 nel triennio 2007-2009 non giungono al termine della scuola dell'obbligo,e non conseguono un diploma-->fattore di disagio sociale -->16% SPA,ITA,GRE,ROM,BUL (rosso intenso) (Sicilia olte 20%) -->8% Paesi dell'est (blu intenso) -->Obiettivo del 2020 =10% <-- oggi = 14,8% -Risultati dei test INVALSI -->Matematica--> % ragazzi di 15 anni con scarsa propensione-->+30% (Ita,Por,Gre,Rom,Bul) < > Mitteleuropa,Scandinavia,UK -->Lettura (Comprensione di un testo) --> Bul,Rom < > Mitteleuropa,Scandinavia,UK -->Scienza --> Bul,Rom < > Spa,UK,Mitteleuropa,Scandinavia,Est europa -Spesa nella ricerca es sv (rosso = + 3% <--> rosa = < dello 0,5%) -->Mitteleuropa < > Est europa,Regioni della grecia,Spagna centrale

-N brevetti (pagina 48) tra il 2006-2007 -->la capacit rbeettuale concentratqa quasi esclusivamente nel centro dell'Europa-->scarsa capacit di innovare -Indic sintetico (potenziale d'innovazione di una regione-->verde =forte < > buona = giallo < > viola = pessimo -->Paesi dell'est,Spagna,Italia < > Francia centro merid + Germiania + Austria + UK + Scandinavia -Pagina 78-->tasso dei suicidi (idealmente-->inversamente proprozionale al disagio socioeconomico-->la maggiore organizzazione r rigiit delle societ nordiche + perso della disoccupazione in paesi a larga occupazione-->la perdita del lavoro = sintoo id grave inferiorit) (sooto i 65 anni) (2006-2008) (Grafico a destra) (Rosso intenso +15 morti per 100k abitanti - FRA,POL,AUT,CZE,SVK,UNG,FIN,SVE,EST,LET,LTU <--> giallo = - di 5 - SPA,ITA <--> arancione 7,5-10 per 100k abitanti - UK,GER,NED,BEL,BUL) -Tasso di disuccopazione europeo (2008) (Espressione di un fenomeno congiunturale + si misura su occupati e su occupabili in cerca di lavoro) -->Viola intensa = + 8,9%-->SPA,Sud ItaliaFra settentrionaleGrecia,Est europeo <--> Viola chiaro = -4 %-UK,EST,LTU,UK,AUT,CZE -->Tasso di occupazione = Sintomo di scarso sviluppo -->Bassa occupaz = causa di scarso svilupppo -Disoccupazione giovanile 15-24 anni-->(2008) (Fascia debole-->assenza di sperienza nel mercato nel lavoro--> pi colpito di altri,perch il datore preferisce una persona con maggiore esperienza) -->viola intensa +21,7 -GRE,SPA,FRA orientale,GRE,Est europeo <--> viola chiaro 9,1% GER,NED,UK -Differenza Tasso di Occuapzione femminile rispetto a quello maschile (91) (2008) (Verde intenso = +18% - ITA,SPA,GRE,EST uropeo escluso area baltica <--> Verde chiaro = < di +13% FRA,GER,Scandinavia,Area Baltica) -->nche per maggiore longevit femminile--> > presenza un esigen-->tanto + si alunga la vita tanto aumenta il costo sociale -Disoccupazion femminile <--mancanza di sicriione agli uffici di collocamento <--prblemi culturali <--quando lavora il suo stipendio tenuto di riserva=si riduce o si sacrifica per primo se occorre una riduszione di costi <--si guadagna meno perch ha minore forza di negoziazione <--si ha scarsa mobilit,dovendo spesso gravarsi della principale responsabilit familiare -Rischio di Povert dopo traferimenti sociali (106) -->oggettiva (indic statistico) -->reltiva (indicatore sintetico) -Indicatore sintetico (Opp. di lavoro + itregaz stranieri + sicurezza + qualit di governo dela cit + disponibilit degli alloggi + qualit dell'aria + costi dell'accesso agli alloggi + trasporti pubblici)del livello di viviblit -COME SI CALCOLA LA SOGLIA DI POVERT (delineata annualmente dall'Istat) -Povert assoulta (indipendente dal conesto sociale,economico,geografico in cui si vive) --> - 2$ al giorno per vivere -La soglia di povert relativa (provert che rispetto all'assoluta--> oggettiva,perch espressa da un

dato numerico ( ) relativa percepita = da chi , pur vivendo in un determinato contesto,sente che non pssiede i mezzi sufficienti per vivervi) calcolata dall'Istat sulla base della spesa familiare per consumi rilevata tramite l'indagine annuale sui consumi. -La linea di povert nel 2006 stata di: 582,20 euro mensili per le famiglie costituite da 1 persona (reddito minimo di un operaio non qualificato); 970,34 (50% del reddito medio nazionale) euro per le famiglie di 2 persone (monoreddito) ; 1.290,55 euro per le famiglie di 3 persone (2 persone con un bambino a carico o anziano a carico); 1.581,65 euro per quelle di 4; 1.843,65 euro per quelle di 5; 2.095,93 euro per quelle di 6; 2.328,82 euro per le famiglie con 7 o pi componenti. La spesa media mensile per persona rappresenta la soglia di povert per una famiglia di due componenti che, nel 2006, risultata pari a 970,34 euro (+3,6% rispetto alla linea del 2005). -"LINEA DI POVERT stabilita in base all'International Standard of Poverty Line che definisce povera una famiglia di due componenti la cui spesa per consumi pari o inferiore alla spesa per consumi pro-capite. La Commissione europea ha designato il 2010 quale Anno europeo della lotta alla povert e all'esclusione sociale. La campagna, che avr una dotazione di 17 milioni, intende ribadire l'impegno dell'UE a svolgere un ruolo decisivo, per l'eliminazione della povert. -RISCHIO POVERT Sono a rischio povert tutti coloro che vivono in una famiglia il cui livello medio di reddito inferiore al 60% (fino al 50%) del reddito medio del paese in cui risiedono. -3 Perfifercit e insularit -->centrai-->GER,UK,FRA,BENELUX -->esigenza di creare dosrali di comunicazion dal centro alla perfieria (marittime,ferroviarie,stradali) -Corridoio I (intermanete realizzato,fatte salve le tratte italiane) Berlino - Palermo comprende il ponte sullo stretto di Messina Corridoio V (interamente realizzato,fatte salve le tratte italiane) Lisbona Kiev Lione - Torino Corridoio VIII Bari Verna Genova Rotterdam Un Ponte tra due mari Autostrade del Mare Tirreno e Adriatico -4-Quarto elemento-->lontnaza non solo geografica amche fisica dai lugohi di trasferimento di merci e servizi (mezzi di comunicazione-->autostrade,porti,areoporti) (Ritardo Infrastrutturale) -Accessibilit agli areoporti (2008) (N dei voli passegg al giorno accessibili a una persona spostandosi per meno di 90 monuti)-->quanti voli si possono prendere al giorno spostandosi in meno di 90 minuti? (61) (Rosso = +3000,parigi,Londra,Amsterdam,Francoforte <--> giallo = 10001500,Roma,Milano,Madrid <--> verde = 10-250) 11-04-2011 + 12-04-2011

-Riferimenti biliografici su storia balcanica -->i balcani,edgar osk -->prevelachi-stico,la storia dei balcani -->(impero ottomano) mantran , storia dell'impero ottomano -->saggi di alfredo breccia -->(albania) antonello biagini,storia dell'albania -Riferimnti bibliografici su possibilei ntegrazione della turchia -->Problemi storici della civilt europea,Libarier -->Tenenti,la civ eur nella storia mondiale -->Carretto,I turchi nel mediterraneo -->Romano,disegno della storia d'europa -->Monti,Il mito d'europa -Nel discorso relativo all'allargamento UE-->Turchia -->parte storica -l'Impero Ottomano che ha vissuto crisi forte in tutto l'800 ed stato tenuto in vita dalle potenze occidentali europee-->2 momenti importanti nell'800 che rappresetano la crisi stessa interna-->2 date -->1836 - 1856 -->anni delle 2 Tanzimat =rigoranzizz interna voluta dal sultano,che si sentiva minacciato dalle popolazioni perfieriche,tutte controllate,bench con forme minime di autonomia + le riforme del'36 -'39 dovevano essere tempranee,ma nel '56 vennero confermate-->parve che questa rioganizz potesse essere permanente-->1876,concessione di costituzione,ritirata poi nel 1878 dopo il Congresso di Berlino,quando l'Imp si accorge che non ha quell'poggio che pensava gli fosse garnaitto dalle potenze occidentali (questione BHV + movimento della ivendia albanese + eterno conflitto con la Grecia)-->nel 1899-1906,nasce e si sviluppa un organizzazione (I Giovani Turchi) che all'inizio non ha grandi velleit politiche,perch<-- disorganizzato in varie correnti intern molto diverse tra loro ( ) tutti uniti dalla necessit di riorgoanizzare ulteriormanete l'Impero ormai in declino-->sono 2 le correnti pi influenti-->il comitato unione e progresso (unionisti) + comitato che vuoel decentralizzazione del potere ottmano ma che soprattutto intellettualistico->avra la meglio il primo,ispriandosi al panturchismo (unione di tutti i turchi)-->grazie al comitato nae il concetto di naz turca,mentre le popolaz dell'anatolia erano quantomeno confuse coon il mondo arabo musulmano-->nel 1908,rivoluzione dei giovani turchi,che riewscono a organizzarsi grazie agli unionisti,viene allontanato temoranemanete il sultano e inzia una forte politica di repressione delle minoranze etniche e dei movimenti insurrenzionali delle province-->forte ostilit nei confronti delle potenze occidentali-->gurre balcniche '12-'13 + contro l'italia nell'11 + IGM-->apparentmente la fine dell'Impero Ottmano e fine IGM nel 1918,come data periodizzante?L'Impero si era gi dissolto prima nella sostanza-->l'anno davvero periodizzante il 1922-1923,quando emerge la figura di Mustafa Kemal-->nel '23 viene proclamata la Rep di cui Presidente Ataturk fino al 1938 (riforme in senso laico e occidentalizzante,per far riconoscere alla tuchia la propria identit nazionale->ricnonsciuta la libert religiosa,a patto che non ci si converta ad altra relg diversa dalla fede islamica)-->Presidente Inonu che rafforza la figura presidenziale-->1948,la Tur rientra nel Piano Marhsall-->1951,ingresso nella NATO-->dal 1950 fino agli ann'80 fasi alterne periodi di apparente multipartitismo e non,con controllo di Nonu ( ) Regime militare (problema di Cipro '73-'74 + problema dei curdi) tra l'80 e l'85-->dagli anni'80 al 2000,decenni di crisi e violenza interna + assenza della cpacit di invidivuarr una posizione stabile-->internamente problemi rilevanti per la questione delle minoranze + problema della guerrigia portata avanzit dal PKK,guidata da Ocalan->tregua unilaterale,oggi latente + partito islamic,che nei primi anni '90 raggiunge risolutati molto soddisfacente,ma che fortemente islamico ( ) dichiarato illegale nel'96-->nel 2003 c' l'arrivo di Erdogan,che fa dell'europeismo uno dei baricentri della politica (crisi diplomatica nterna tra presidenza e assmeblea parl,per la festa degli 80 anni dela nascita della rep-->bandito l'uso del velo per le donne presenti) -->perch imp studiare la tuchia e analizzare il dibattito che parte gi wualche decennio fa sull'ev ingresso in Europa?-->1) la Turchia il paese della NATO,con l'esericot grande dopo gli USA (leva obbligatoria-->tutti al compimento dei 20 anni-->paese ofrtemente militarizzato) + 2) sul piano

economico,il solo GDP nel 2008 (501.339 mil --> 501 miliardi ) + la crescita del GDP turco ha psesso superato negl ultimi 15 anni il 6% annuo,ed stato particolarmente intenso dal 2002 al 2007 + nel 2010 (650 miliardi di $) --> altri paesi come MNT,CRO,MKD,ALB (candidati e potenzialmente in Europa)= la loro somma in GDP non arriva a quello turco-->intersse dell'Europa verso l'entrante non viceversa (l'ec turca fortmente avanzata,e sta vivendo solo parzialmente la crisi ec mondiale) + nell'ec turca il settore elettronico,dell'ind settile e abbigliamento stanno avendo forte crescita < > previsione di rif ec - fin in previsione dell'ingresso* -l'ingrsso era previsot per il 2015,ma che non si riuscir a determinare in quella scadenza *-->Accordi di partenariato che riguardano la strategia di preadesione<--decisione del Consiglio 157/2008 + 35/2006 (abrogata dalla prima) (Principi,Condizioni e Strumenti,Priorit) (primi tra il 2001 e il 2003, modificano ogni 2 anni-->quello del 2005 istituisce strum di assistenza preadesione) -Il partenariato per l'ades = eleme fondam della strateg rafforzata di adesione -->priorit da realizzare in breve termine (max 2 anni) (ampliati,ripresi e sviluppati poi nel mediolungo termine in radicamento) -dialogo pol + democraz + stato di diritto + riforme della PA che garantiscono efficienza e trasparenza + controllo civile delle forze di sciruezza e delle forze armate + intensificare gli sforzi affinch non vi siano ingerenze miitari nelle questioni politiche + garnaite che le aut giudiziarie intepretino la legislaz su dir um e lib fond contenuta nella CEDU + rispettare la CEDU e garantire l'applicazione delle sentenze + promozione e applic de idri um + controllo continuo e costante dei casi di violazione dei dir umani + riconoscimento dir civ,pol e lotta contro la tortura e i trattamenti umani degradnti + migliroeare l'efficienza della magistratura,riformando il codice di procedura civile e penale (in un articolo previsot l'arresto per chi pubblicamente ricorda la strage degli armeni) + lotta della corruz ad alto livello + creazione organo centrale che orvegli la strategia globale anti corruzione (non ancora creato) + riforma dei mezzi d'inf + conedere vera e proria libert nei fatti,di espressione e di comunicazione + promozione e sviluppo della societ turca in senso nazionale,affinch i cittadini si sentano prima turchi e poi possano in seguito chiedere in modo convinto lingresso in Europa (si ricordi il principio di nazionalit di Chabod) + in conformit alla giursiprudenza della CEDU,miglirare la legislazione sulle fondazione,affinch sia garantita a tutte le comunit religiosa di acwuisire facolt giuridica ed esercitar i propi diritti + necessit di garantire trattam equo ai cittadini strenieri in territorio turco sul diritto di partecipare alla vita religiosa della propria comunit + adottare leggi che possano tutelare e non condannare chi si rifuta,per questioni legate a motvi idi cosciena,il servizio militare + misure in favore della promoz e sv dei diritti delle donne (contro ogni forma di viol,discriminazione + contro i delitti di onore che in detemrinate aree geografiche del paese persiste su cadenze quasi quotidiane + --> snesibilizzare > gli umonii alle questioni di genre + promuovere pari condizioni di accesso all'istruzione al mondo del lavoro,alla via sociale e politica , rafforzando il ruolo delle org femminile) + misure in favore della promoz e sv diritti dei bambini (piena attuazione alla legge che protegge l'infanzia e i diritti del bambino + affrontare il problema del lavoro minorile) + diritti cltura e di delle minoranza (garaitre diversit culturale,promuvendo rispetto e tutela delle minoranze presenti nel territorio,in conformit alla CEDU e ai Principi della Convenzione del Consiglio d'Europa) + capitolo sulla questione di Cipro Nord (inizio di trattative risolutive-->sotenre attivamente gli sforzi tesi al processo gi concordato in ambito ONU,secondo i principi fondativi dell'UE,per contribuire al clima in cui maturi una soluzione globale + abolziione di tute le restiz applicate alle imbarczioni che battono bandiera cipriote e a tutel quelle imbarcazioni impegnate negli scambi commerciali con Cipro) -cirteri economici [applicare un regime proevidenziale sostenbiile ed efficace + migliroare il coord della politica ec tra le diverse istituzioni e settori,per fornire un quadro di pol ec coerente e sostenibile (< > dal V rapport di coesione,PIL prod capite per regione,quadro non unfirome,con divario regionale-->enrom ricchezza nell'area degli stretti,di Ankara,di Bursa,di Izmir,+ ccidentalizzante o n lussi turistici tra 150 e 200 procapite , e decisa arretratezza all'interno anatolico + ei blacani minore divario regionale,se si sclude il Kosovo) + privatizzazione delle imprese + agevolazioni per gli imprendtori stranieri che intendono investire in Turchia (visto il basso costo attuale del lavoro-->uno dei motivi che spinge i sostenitori dell'ingresso della tuchia in europa) + intervenire sulla questione dell'economia sommersa,che in determinate areequelle + povere, molto marcato + positivit di un mercato interno del gas e dell'energia elettrica molto sviluppato da sostenere,garantendo l'applciaz di regole euqe e non discrimnatore per il loro

trasporto (strategico sulla questione degli aprovigonamenti-->se la turchia fosse gi in europa, stato calcolato che attraverso l'oledotto di Bakut Blisi,avrebbe la IV arteria di afflusso di risorse energetiche -->uno mdei motivi che spinse la Francia tra il '73 e il '79 a cercare un avvincamento nei confronti delal turchia) + problema della fiscalit su cui intervenre (in turchia rpevista una tassazione discirminatoria dei prodotti alocli,del tabacco,e delle sigarette importate),conrodanro con la Commissione un preciso calendario per dare un termine per la riforma atta ad abolitre le suddette tassazioni discriminatorie -->da realizzare nel medio lungo termine (3-4 anni) -criteri economici (pprotare a termine la privatizzazione delle imprese + migliroamento livello di istruzione e soclarizzazione e di salute,con particolare attenzione a donne e bambini + interventi nell'agricolutra e sviluppo rurale,con potenziamento del sistema centrale nazionale,sia per identificare i terreni,le colutre in essi presenti,sia per registrare gli agricoltori stessi che vi lavorano + potenziare il mercato interno energetico ompetitivo,aprendoolo anche in termini di esportazioni,rafforzando tutte l strutture amministative e normative nella suddetta direzione) -->l'assitenza finaziaria per queste priorita messa a disposizione con 2 strumnti finanziari -programmi adottati prima del 2006 e che riguardano l'assistenza finanziaria pre adesione -programmi e progetti adottati tra il 2007 e il 2008 secondo il reg.com 1085/2006 -decisini di ifnanziamento adottate dalla Comm,una volta stabilti degli accordi di ifnanziamento direttamente con la Turchia -->condizioni -l'assist comunitaria per il finanziaento dei progetti in fase di pre adesione -->impegni sottoscritti nell'Unione Doganale + progressi concreti nella realizzaz dei criteri di copenaghen + adempimento delle priorit ( ) decisione di sospensione del Consiglio (a seguito di monitoraggio con Comitati e Sottocmitati->potere di modificare le richieste-->ijizativve di studio su ogni settore ed ogni priorit individuata dal Consiglio-->materiale di base di relazioni della Commissione) -->Contro l'eventuale ingresso della turchia (fottir rischiosi associati all'ingresso) 1-->se la turchia entrasse in eur-->sarebbe di fatto il primo stato a maggioranza musulmana (sebbene minoranze anche in BHV,che presenta altres popolazione minima),in una popolazione di circa 75-76 milioni di abitanti-->sarebbe il II stato + grande dopo la GER-->difficolt oggettive di organizzazione dell'assetto eur,in seggi parlamentari,in proporizioni nel voto decisionale (anche nel Consiglio) sui provvedimenti da assumere a liv comunitario) + tasso demografico in crescita costante ( ( ) probelma natalit in molti satati europei)-->nascita di squilibri (si evidenzi per esempio la forza della comunit turca in GER,che ben conosce il problema dell'integrazione interna non compiuta ,non favorevole al suo ingresso) -->la tur ha presentato la rich ufficiale di ingresso nell'aprile del 1987-->concessione status di candidato nel 1999-->inizio negoziati di adesione nel 2005,bloccatisi nel 2006 (racc della Commissione per il congelamento degli stssi,per rispetto ambiguo dei diritti umani in generale) ( ) gi nel 1963 aveva gi firmato l'Accordo di Ankara con la CEE,per iniziarie negoziati rappresentativi di un interesse ad entrare in Europa + Erdogan aveva firmato in rappresentanza simbolica della turchia la costituzione per l'Europa a Roma nel 2004 2-->teoria dell'Eurabia (Met Ker)= teoria geo-politica in base al quale entro pochi anni o decenni la popolaz musulmana,numericamente sempre + forte,possa raggiungere l'Europa per emigrazione,integrandosi geograficamnte in essa ma non culturalmente,assoggettando cos culturalmente tradizionalmnte e regliigosamente la popolazione europea tradizionale + arrendevolezza eccessiva nei confronti di chi invece vuole affermare il potere della religione islamica -->accusa di digntiduine (Bati Ior) = eccessivo relativismo,arrendevolezza e accettazione passiva del modo di pensare a partire da una diversa ispirazione religiosa rispetto alla radice giudacio crisitiana dell'Europa tradizionalmente intesa-->politica intrapresa nel nome del dialogo euro-arabo panmediterraneo, a partire dagli anni'70 < > possibile nascita di societ parallele , con la formazione progressiva di enclavi tradizionali (SI PRESUPPONE UN RISCHIO DI NON INTEGRAZIONE,CON NON VOLONTA' DEI NUOVI ENTRANTI DI INDIVIDUARE UN PUNTO DI

INCONTRO-->IMPOSSIBILE LA PACFIFICA CONVIVENZA) 3-->Pareri della Commissione su ev ingresso della turchia (dal 2000 al 2008) (Motivi che usl piano economico asseriscono la contrariet all'ingresso) -relazione del 2000-->la comm,a seguito di studi in loco,constatava come vi erano, stato,dal punto di vista monetario,pochi sviluppi da poter garatnire e sostenre l'economia -nel 2001-2003-->lo status quo non muta + no vi erano state evoluzioni per quanto rig il finanziamento diretto sett pubblic+ la Bct non veva fatto passi in avanti in questo settore -nel 2004-2005-->la pol ec e monetaria europea non poteva essere recepita dalla tur + nessuno sforzo dalla bct e dalle isituzioni turche per avvicinarsi alla suddetta politica,conoscendaola anzitutto -nel 2006-->la legislaz naz turca vietav il finanz del settoc pubblic + accesso privielgiato del settorc pubblico alle isituz finanziarie che non si erano confrmati all'acquisto comunitario -nel 2007-->la Comm riscontrava che la governance nazionale ncora non aveva adottato misure atte a rendere autonoma la Bct -nel 2008-2010-->anni di crisi anche per l'ec turca,naturale in contesto mondiale globalizzato 4-->ec agricola arretratissima 5-->assenza di coincidenze piene nella sfera valoriale - ideale -->Via di accordi privilegati con la turchia,con il soddisfacimento di interessi reciproci -->Per l'eventuale ingresso della turchia -Ue serve a produrre le strategie coordinanti per il futuro ,offreendo ai paesi membri degli strumenti,delle chiave di lettura,delle strade condivise--> -->la prima a Lisbona nel 2000 (Europa 2010)-->tentativo di definire una strategia a medio e lungo termine ( ) attentati dell'9/11 e guerra al terrorismo -->nuovo documento politico,strategico di base (master plan) -->Comunicazione della Commissione del 3/3/2010-->"Europa 20 20":una strategia per una crescita intelligente,sostenbibile e inclusiva->il 10/3 il PE ha assunto una risioluzione (parere,propsoto dal PPE) sul documento,favorevole ma con riserve (ASSENZA DI UN SISTEMA COERCITIVO-->punto 14-->si chiede alla Comm,nel rispe del princ sdi suss,e a valle del documento,di proporre nuove misure al Consiglio->rego,direttive,possibili sanzioni per gli Indaempienti,incentivi per l'adempimento - fondi strutturali + finaziamenti dell'UE subordinati ai risultati e agli obiettivi compatibili con la strategia + dovere per gli St membri di specificare le destinazioni dei fondi str + nessuna menzione del documento del settorc agricolo + esortazione a prevenire la fuga di giovani talentuosi e sicenziati - punto 8 + punto 6 --> l'UE ha bisogno di crere mercati inclusivi e comeptivi,mediante + flessibilit dei lavoratori,adeguate indennit di disoccup a breve termini,e rafforzamento al sistema di sicurezza e tutela sociale)-->il 17/6 il Consiglio dell'UE approva il documento-->il 12/11 il documento viene discusso con i singoli paesi membri -Si prende atto della stituazione attuale,attraverso gli indicatori gi studiati-->Deduzione di conclusioni diagnostiche-->la sit attuale -->Gli ultimi due anni hanno lasciato dietro di s milioni di disoccupati. Hanno provocato un indebitamento che durer molti anni. Hanno esercitato nuove pressioni sulla nostra coesione sociale. Hanno rivelato altres alcune verit fondamentali sulle difficolt che leconomia europea deve affrontare. Nel frattempo, leconomia mondiale va avanti. Il nostro futuro dipende dalla risposta dellEuropa. -->La recente crisi economica un fenomeno senza precedenti per la nostra generazione. I progressi costanti dell'ultimo decennio in termini di crescita economica e creazione di posti di lavoro sono stati completamente annullati: il nostro PIL sceso del 4% nel 2009, la nostra produzione industriale tornata ai livelli degli anni '90 e 23 milioni di persone, pari al 10% della nostra popolazione attiva, sono attualmente disoccupate. Oltre a costituire uno shock enorme per milioni di cittadini, la crisi ha evidenziato alcune carenze fondamentali della nostra economia e ha reso molto meno incoraggianti le prospettive di una crescita economica futura. -->Le finanze pubbliche hanno subito un forte deterioramento, con deficit medi pari al 7% del PIL e livelli di debito

superiori all'80% del PIL: due anni di crisi hanno cancellato un ventennio di risanamento di bilancio. Durante la crisi il nostro potenziale di crescita si dimezzato. Un gran numero di piani d'investimento, talenti e idee rischia di andare perso per le incertezze, la stasi della domanda e la mancanza di finanziamenti. --> Le carenze strutturali dell'Europa sono state messe in evidenza Uscire dalla crisi certamente la priorit immediata, ma ancora pi importante non cercare di tornare alla situazione precedente alla crisi. Anche prima della crisi, c'erano molti settori in cui l'Europa non progrediva con sufficiente rapidit rispetto al resto del mondo: il tasso medio di crescita dell'Europa era strutturalmente inferiore a quello dei nostri principali partner economici, in gran parte a causa del divario di produttivit che si andato accentuando nell'ultimo decennio. Il fenomeno largamente dovuto alle differenze tra le imprese, a cui si aggiungono investimenti di minore entit nella R&S e nell'innovazione, un uso insufficiente delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, la riluttanza all'innovazione di alcuni settori delle nostre societ, ostacoli all'accesso al mercato e un ambiente imprenditoriale meno dinamico; nonostante i progressi registrati, i tassi di occupazione in Europa 69% in media per le persone di et compresa tra 20 e 64 anni sono ancora nettamente inferiori rispetto ad altre parti del mondo. Solo il 63% delle donne lavora contro il 76% degli uomini. Solo il 46% dei lavoratori pi anziani (55-64 anni) ancora in attivit, contro pi del 62% negli Stati Uniti e in Giappone. Inoltre, le ore lavorative degli Europei sono inferiori del 10%, in media, a quelle dei loro omologhi statunitensi o giapponesi; l'invecchiamento della popolazione si sta accelerando. Con l'ondata di pensionamenti dei figli del baby boom, la popolazione attiva dell'UE inizier a diminuire dal 2013/2014. Attualmente il numero di ultrasessantenni aumenta a una velocit doppia rispetto a prima del 2007 (circa due milioni in pi ogni anno contro un milione in precedenza). La diminuzione della popolazione attiva e l'aumento del numero di pensionati eserciteranno una pressione supplementare sui nostri sistemi assistenziali. LEuropa deve agire per evitare il declino Possiamo trarre diversi insegnamenti dalla crisi: le 27 economie dell'UE sono estremamente interdipendenti: la crisi ha evidenziato gli stretti collegamenti e le ricadute tra le nostre economie nazionali, specialmente nell'area dell'euro. Le riforme (o la mancanza di riforme) in un paese hanno ripercussioni sulla situazione di tutti gli altri, come dimostrano i recenti avvenimenti; a causa della crisi e dei notevoli vincoli a livello di spesa pubblica, inoltre, ora pi difficile per gli Stati membri erogare finanziamenti sufficienti per le infrastrutture di base di cui hanno bisogno in settori come i trasporti e l'energia, non solo per sviluppare le proprie economie, ma anche per aiutarle a partecipare pienamente al mercato interno. Il coordinamento nell'UE funziona: la risposta alla crisi la prova che un'azione concertata a livello dell'Unione risulta nettamente pi efficace, come abbiamo dimostrato mediante l'azione comune volta a stabilizzare il sistema bancario e l'adozione di un piano europeo di ripresa economica. In un mondo globale, nessun paese pu affrontare efficacemente le sfide se agisce da solo. L'UE conferisce un valore aggiunto sulla scena mondiale. L'UE influir sulle decisioni politiche mondiali solo se agir all'unisono. Il potenziamento della nostra rappresentanza esterna dovr andare di pari passo con un maggiore coordinamento interno. -->

La crisi non stata solo un episodio isolato, tale da consentirci un ritorno alla precedente normalit. Le sfide a cui si trova di fronte l'Unione sono pi temibili rispetto al periodo che ha preceduto la recessione, mentre il nostro margine di manovra limitato. Per di pi, il resto del mondo non rimane certo fermo a guardare. Il ruolo rafforzato del G20 ha dimostrato il sempre maggior potere economico e politico delle economie emergenti. L'Europa si trova di fronte a scelte chiare ma difficili. Possiamo affrontare insieme la sfida immediata della ripresa e le sfide a lungo termine (globalizzazione, pressione sulle risorse, invecchiamento della popolazione) in modo da compensare le recenti perdite, riacquistare competitivit e porre le basi per una curva crescente di prosperit nell'UE ("ripresa sostenibile"). L'altra possibilit proseguire le riforme a un ritmo lento e scarsamente coordinato, nel qual caso rischiamo, a termine, una perdita permanente di ricchezza, un debole tasso di crescita ("ripresa fiacca)", livelli di disoccupazione elevati accompagnati da disagio sociale e da un relativo declino sulla scena mondiale ("un decennio andato in fumo"). --> LEuropa deve ritrovare la strada giusta e non deve pi perderla. questo lobiettivo della strategia Europa 2020: pi posti di lavoro e una vita migliore. Essa dimostra che lEuropa capace di promuovere una crescita intelligente (smart-->societ della conoscenza) , sostenibile (green->crescita economica e rispetto dell'ambiente) e inclusiva (inclusive-->per tutti i cittadini) (3 macroboeittivi da conseugire contemporaneamente) --> La Commissione propone per il 2020 5 obiettivi raggiungibili e misurabili dellUE, che guideranno il processo e verranno tradotti in obiettivi nazionali. Tali obiettivi, che riguardano loccupazione (inclusive) , la ricerca e linnovazione (smart) , il cambiamento climatico e lenergia (green), listruzione (smart) e la lotta contro la povert (inclusive), rappresentano la direzione da seguire e ci consentiranno di valutare la nostra riuscita. Si tratta di traguardi ambiziosi ma raggiungibili, sostenuti da proposte concrete per garantirne il conseguimento. Le iniziative faro illustrate nel presente documento indicano come l'UE possa fornire un contributo decisivo. Abbiamo formidabili strumenti a portata di mano: la nuova governance economica, sostenuta dal mercato interno, il nostro bilancio, i nostri scambi commerciali e la nostra politica economica esterna, nonch la regolamentazione e il sostegno dellunione economica e monetaria. --> l'UE in questo ducmento,per il loro raggiungimento,identifica 7 inziiative faro (priorit assolute,a cui corrispondono 7 azioni) Iniziativa faro: "L'Unione dell'innovazione" L'obiettivo riorientare la politica di R&S e innovazione in funzione delle sfide che si pongono alla nostra societ, come il cambiamento climatico, l'uso efficiente delle risorse e l'energia, la salute e il cambiamento demografico. Occorre rafforzare tutti gli anelli della catena dell'innovazione, dalla ricerca "blue sky" alla commercializzazione. A livello dell'UE, la Commissione si adoperer per: completare lo spazio europeo della ricerca, definire un programma strategico per la ricerca incentrato su sfide come sicurezza energetica, trasporti, cambiamento climatico e uso efficiente delle risorse, salute e invecchiamento, metodi di produzione e pianificazione territoriale ecologici, e rafforzare la pianificazione congiunta con gli Stati membri e le regioni;

migliorare il contesto generale per l'innovazione nelle imprese (ad esempio, creando il brevetto unico dell'UE e un tribunale specializzato per i brevetti, modernizzando il quadro per i diritti d'autore e i marchi commerciali, migliorando l'accesso delle PMI alla tutela della propriet intellettuale, accelerando la fissazione di standard interoperabili, agevolando l'accesso al capitale e utilizzando integralmente le strategie incentrate sulla domanda, ad esempio tramite gli appalti pubblici e la regolamentazione intelligente); lanciare "partenariati europei per l'innovazione" tra l'UE e i livelli nazionali onde accelerare lo sviluppo e l'adozione delle tecnologie necessarie per affrontare le sfide individuate. I primi partenariati saranno denominati come segue: "costruire la bioeconomia entro il 2020", "le tecnologie chiave per plasmare il futuro industriale dell'Europa" e "tecnologie che consentano agli anziani di vivere in modo autonomo e di partecipare attivamente alla societ"; potenziare e sviluppare ulteriormente il ruolo pro-innovazione degli strumenti dell'UE (fondi strutturali, fondi di sviluppo rurale, programma quadro di R&S, CIP, piano SET, ecc.), anche mediante una pi stretta collaborazione con la BEI, e snellire le procedure amministrative per agevolare l'accesso ai finanziamenti, segnatamente per le PMI, e introdurre meccanismi di incentivazione innovativi legati al mercato del carbonio, destinati a coloro che progrediscono pi rapidamente; promuovere i partenariati per la conoscenza e rafforzare i legami tra istruzione, settore delle imprese, ricerca e innovazione, anche tramite l'IET, e stimolare l'imprenditoria sostenendo le giovani imprese innovative. A livello nazionale, gli Stati membri dovranno: riformare i sistemi di R&S e innovazione nazionali (e regionali) per favorire l'eccellenza e la specializzazione intelligente, intensificare la cooperazione tra universit, centri di ricerca e imprese, attuare una programmazione congiunta e rafforzare la cooperazione transnazionale nei settori con un valore aggiunto dell'UE e adeguare opportunamente le procedure di finanziamento nazionali per garantire la diffusione della tecnologia in tutto il territorio dell'UE; assicurare un numero sufficiente di laureati in scienze, matematica e ingegneria e imperniare i programmi scolastici su creativit, innovazione e imprenditoria; conferire carattere prioritario alla spesa per la conoscenza, anche utilizzando incentivi fiscali e altri strumenti finanziari per promuovere maggiori investimenti privati nella R&S. Iniziativa faro: "Youth on the move" L'obiettivo aumentare l'attrattiva internazionale degli istituti europei di insegnamento superiore e migliorare la qualit generale di tutti i livelli dell'istruzione e della formazione nell'UE, combinando eccellenza e equit, mediante la promozione della mobilit di studenti e tirocinanti, e migliorare la situazione occupazionale dei giovani. A livello dell'UE, la Commissione si adoperer per: integrare e potenziare i programmi UE per la mobilit, le universit e i ricercatori (Erasmus, Erasmus Mundus, Tempus e Marie Curie) e collegarli ai programmi e alle risorse nazionali; accelerare il programma di modernizzazione dell'istruzione superiore (programmi di studio, gestione e finanziamenti), anche valutando le prestazioni delle universit e i risultati nel settore dell'istruzione in un contesto globale; studiare il modo di promuovere l'imprenditoria mediante programmi di mobilit per giovani professionisti; promuovere il riconoscimento dell'apprendimento non formale e informale; creare un quadro per l'occupazione giovanile che definisca politiche volte a ridurre i tassi di disoccupazione giovanile: questo quadro dovrebbe favorire, insieme agli Stati membri e alle parti

sociali, l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro mediante apprendistati, tirocini o altre esperienze lavorative, comprendendo anche un programma ("il tuo primo posto di lavoro EURES") volto ad aumentare le possibilit di lavoro per i giovani agevolando la mobilit in tutta l'UE. A livello nazionale, gli Stati membri dovranno: garantire investimenti efficienti nei sistemi d'istruzione e formazione a tutti i livelli (dalla scuola materna all'insegnamento superiore); migliorare i risultati nel settore dell'istruzione in ciascun segmento (prescolastico, elementare, secondario, professionale e superiore) nell'ambito di un'impostazione integrata che comprenda le competenze fondamentali e miri a ridurre l'abbandono scolastico; migliorare l'apertura e la pertinenza dei sistemi d'istruzione creando quadri nazionali delle qualifiche e conciliare meglio i risultati nel settore dell'istruzione con le esigenze del mercato del lavoro. favorire l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro mediante un'azione integrata che comprenda, tra l'altro, orientamento, consulenza e apprendistati. Iniziativa faro: "Un'agenda europea del digitale" L'obiettivo trarre vantaggi socioeconomici sostenibili da un mercato unico del digitale basato sull'internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili, garantendo a tutti l'accesso alla banda larga entro il 2013 e l'accesso a velocit di internet nettamente superiori (30 Mbp o pi) entro il 2020, e assicurando che almeno il 50% delle famiglie europee si abboni a connessioni internet di oltre 100 MbP. A livello dell'UE, la Commissione si adoperer per: creare un quadro giuridico stabile tale da incentivare gli investimenti in un'infrastruttura aperta e competitiva per l'internet ad alta velocit e nei servizi collegati; definire una politica efficiente in materia di spettro radio; agevolare l'uso dei fondi strutturali dell'UE per la realizzazione dell'agenda; creare un vero e proprio mercato unico per i contenuti e i servizi online (mercati europei sicuri e senza frontiere per i servizi web e i contenuti digitali, caratterizzati da alti livelli di fiducia, un quadro normativo equilibrato con regimi chiari in materia di diritti, promozione delle licenze multiterritoriali, tutela e remunerazione adeguate per i titolari di diritti e attivo sostegno per la digitalizzazione del ricco patrimonio culturale dell'Europa) e regolamentare la governance globale di internet; riformare i fondi per la ricerca e l'innovazione e aumentare il sostegno nel settore delle TIC onde accentuare la forza tecnologica dell'Europa nei settori strategici principali e creare condizioni che permettano alle PMI ad alto potenziale di crescita di assumere un ruolo guida sui mercati emergenti e di stimolare l'innovazione in materia di TIC in tutti i settori aziendali; promuovere l'accesso a internet e il suo uso da parte di tutti i cittadini europei, in particolare mediante azioni a sostegno dell'alfabetizzazione digitale e dell'accessibilit. A livello nazionale, gli Stati membri dovranno: elaborare strategie operative per l'internet ad alta velocit e orientare i finanziamenti pubblici, compresi i fondi strutturali, verso settori non totalmente coperti da investimenti privati; creare un quadro legislativo che permetta di coordinare i lavori pubblici in modo da ridurre i costi di ampliamento della rete; promuovere la diffusione e l'uso dei moderni servizi online (e-government, servizi sanitari online,

domotica, competenze digitali, sicurezza, ecc.). Iniziativa faro: "Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse" L'obiettivo favorire la transizione verso un'economia efficiente sotto il profilo delle risorse e a basse emissioni di carbonio, che usi tutte le sue risorse in modo efficiente. Occorre scindere la nostra crescita economica dall'uso delle risorse e dell'energia, ridurre le emissioni di CO2, migliorare la competitivit e promuovere una maggiore sicurezza energetica. A livello dell'UE, la Commissione si adoperer per: mobilitare gli strumenti finanziari dell'UE (sviluppo rurale, fondi strutturali, programma quadro di R&S, RTE, BEI, ecc.) nell'ambito di una strategia di finanziamento coerente, che metta insieme i fondi pubblici e privati dell'UE e nazionali; potenziare il quadro per l'uso degli strumenti basati sul mercato (scambio di quote di emissione, revisione della fiscalit energetica, quadro per gli aiuti di Stato, promozione di un maggiore uso degli appalti pubblici verdi, ecc.); presentare proposte volte a modernizzare e a "decarbonizzare" il settore dei trasporti contribuendo pertanto ad aumentare la competitivit. Quest'obiettivo pu essere realizzato mediante un pacchetto di misure quali la rapida realizzazione di infrastrutture grid di mobilit elettrica, la gestione intelligente del traffico, una migliore logistica, l'ulteriore riduzione delle emissioni di CO2 per i veicoli stradali, l'aviazione e il settore marittimo, compreso il varo di un'importante iniziativa europea per le auto "verdi" che contribuir a promuovere le nuove tecnologie, tra cui le auto elettriche e ibride, combinando ricerca, definizione di standard comuni e sviluppo del necessario supporto infrastrutturale; accelerare l'attuazione di progetti strategici con un alto valore aggiunto europeo per eliminare le strozzature critiche, in particolare le sezioni transfrontaliere e i nodi intermodali (citt, porti, piattaforme logistiche); completare il mercato interno dellenergia e attuare il piano strategico per le tecnologie energetiche (SET); un altro obiettivo prioritario sarebbe la promozione delle fonti rinnovabili di energia nel mercato unico; presentare un'iniziativa per potenziare le reti europee, comprese le reti transeuropee nel settore dell'energia, trasformandole in una superrete europea, in "reti intelligenti" e in interconnessioni, in particolare quelle delle fonti di energia rinnovabile con la rete (con il sostegno dei fondi strutturali e della BEI). Questo comprende la promozione di progetti infrastrutturali di notevole importanza strategica per l'UE nelle regioni del Baltico, dei Balcani, del Mediterraneo e dell'Eurasia; adottare e attuare un piano d'azione riveduto in materia di efficienza energetica e promuovere un programma sostanziale per l'uso efficiente delle risorse (in favore delle PMI e delle famiglie) utilizzando i fondi strutturali e gli altri fondi per mobilitare nuovi finanziamenti mediante modelli esistenti di programmi innovativi d'investimento di particolare successo, in modo da far evolvere i modelli di consumo e di produzione; definire i cambiamenti strutturali e tecnologici necessari per arrivare entro il 2050 a un'economia a basse emissioni di carbonio, efficiente sotto il profilo delle risorse e resistente ai cambiamenti climatici, che consenta all'UE di raggiungere i suoi obiettivi in termini di riduzione delle emissioni e di biodiversit; questo significa, tra l'altro, prevenire e rispondere alle catastrofi, utilizzare il contributo delle politiche di coesione, agricola, di sviluppo rurale e marittima per affrontare il cambiamento climatico, in particolare mediante misure di adattamento basate su un uso pi efficiente delle risorse, che contribuiranno anche a migliorare la sicurezza alimentare mondiale. A livello nazionale, gli Stati membri dovranno:

ridurre gradualmente le sovvenzioni che hanno ripercussioni negative sull'ambiente, limitando le eccezioni alle persone socialmente bisognose; utilizzare strumenti basati sul mercato, come incentivi fiscali e appalti, per adeguare i metodi di produzione e di consumo; sviluppare infrastrutture intelligenti, potenziate e totalmente interconnesse nei settori dei trasporti e dell'energia e utilizzare appieno le TIC; garantire un'attuazione coordinata dei progetti infrastrutturali, nell'ambito della rete principale dell'UE, che danno un contributo essenziale all'efficacia del sistema di trasporto globale dell'UE; concentrarsi sulla dimensione urbana dei trasporti, responsabile di gran parte delle congestioni e delle emissioni; utilizzare la normativa, gli standard di rendimento per gli edifici e gli strumenti basati sul mercato, come la fiscalit, le sovvenzioni e gli appalti, per ridurre l'uso dell'energia e delle risorse e utilizzare i fondi strutturali per investire nell'efficienza energetica degli edifici pubblici e in un riciclaggio pi efficiente; incentivare strumenti per il risparmio di energia tali da aumentare l'efficienza nei settori ad alta intensit di energia, come quelli basati sull'uso delle TIC. Iniziativa faro: "Una politica industriale per l'era della globalizzazione" L'industria, e in particolare le PMI, stata duramente colpita dalla crisi e tutti i settori stanno affrontando le sfide della globalizzazione e adeguando i propri processi di produzione a un'economia a basse emissioni di carbonio. Queste sfide avranno un'incidenza diversa a seconda dei settori, che in alcuni casi dovranno forse "reinventarsi", mentre ad altri si apriranno nuove opportunit commerciali. La Commissione collaborer strettamente con le parti interessate di diversi settori (imprese, sindacati, universit, ONG, organizzazioni di consumatori) e definir un quadro per una politica industriale moderna che sostenga l'imprenditoria, guidi l'industria e la prepari ad affrontare queste sfide, promuova la competitivit delle industrie primari, manifatturiere e terziarie europee e le aiuti a cogliere le opportunit offerte dalla globalizzazione e dall'economia verde. Il quadro contempler tutti gli elementi della catena del valore, che sta diventando sempre pi internazionale, dall'accesso alle materie prime al servizio postvendita. A livello dell'UE, la Commissione si adoperer per: definire una politica industriale atta a creare le condizioni migliori per mantenere e sviluppare una base industriale solida, competitiva e diversificata in Europa, agevolando al tempo stesso la transizione dei settori manifatturieri verso un uso pi efficiente dell'energia e delle risorse; (totale innovazione,giacch nel coumento strategico di Lisbona si puntava integralmente sul terziario->finanza,intermediazione,progettazione di beni e servizi)<--assenza di materie prime < > voltatilit dei servizi e scarsa tenuta rispetto alla crisi , in cui il manifatturierio ha tenuto->occorre quindi produrre ci che gli altri non sanno realizzare-->realizzare materie seconde e semi lavoratori che necessitano di una tecnologia e di una competenza non rinvenibile ovunque,quasi artigianale) definire un approccio orizzontale alla politica industriale che combini diversi strumenti politici ( regolamentazione "intelligente", appalti pubblici modernizzati, regole di concorrenza, fissazione di standard, ecc.); migliorare il clima imprenditoriale, specialmente per le PMI (+ deboli,+ presenti,in condizione fallimentare,o semifallimentare,o di fiacchezza diffusa), riducendo fra l'altro i costi delle transazioni commerciali in Europa, promuovendo i cluster (filiera di aziende compmemntari,interrelate,intregrate per attivit -diverse- e che possono operare in diverse aree geografiche o distretti industriali < > distrretti indusitriali,enclavi dentro un area geografica specifica,in cui tutte le fabbriche e tutte le attivit sono tra loro correlate e in concorrenza reciproca) e rendendo pi accessibili i finanziamenti (una delle cause critiche per l'impresa--

>assenza o restrizione del credito<--crisi del sistema bancario e rigore estremo delle nuove procedure,basate su una sostenuita componente di garanzia) promuovere la ristrutturazione dei settori in difficolt e la loro riconversione in attivit orientate al futuro, anche mediante il rapido trasferimento delle competenze verso settori emergenti ad alto potenziale di crescita e con il sostegno del regime dell'UE in materia di aiuti di Stato e/o del Fondo di adeguamento alla globalizzazione; promuovere tecnologie e metodi di produzione tali da ridurre l'uso delle risorse naturali e aumentare gli investimenti nel patrimonio naturale esistente dell'UE; favorire l'internazionalizzazione delle PMI; fare in modo che le reti dei trasporti e della logistica assicurino alle industrie di tutta l'Unione un accesso effettivo al mercato unico e al mercato internazionale; definire un'efficace politica spaziale onde dotarsi degli strumenti necessari per affrontare alcune delle sfide globali pi importanti, in particolare per la realizzazione delle iniziative Galileo e GMES; migliorare la competitivit del settore turistico europeo; riesaminare la regolamentazione per favorire la transizione dei settori terziario e manifatturiero verso un uso pi efficiente delle risorse, compreso un riciclaggio pi efficace; migliorare il metodo di definizione degli standard europei onde utilizzare gli standard europei e internazionali per favorire la competitivit a lungo termine dell'industria europea; Ci significa anche promuovere la commercializzazione e l'adozione delle tecnologie fondamentali; rinnovare la strategia dell'UE per promuovere la responsabilit sociale delle imprese quale elemento fondamentale per garantire la fiducia a lungo termine di dipendenti e consumatori. A livello nazionale, gli Stati membri dovranno: migliorare il clima imprenditoriale, specialmente per le PMI innovative, anche utilizzando gli appalti pubblici per sostenere gli incentivi all'innovazione; migliorare le condizioni di tutela della propriet intellettuale; ridurre gli oneri amministrativi per le imprese e migliorare la qualit della normativa applicabile alle imprese; collaborare strettamente con le parti interessate dei diversi settori (imprese, sindacati, universit, ONG, organizzazioni di consumatori) per individuare le strozzature e procedere a un'analisi comune su come mantenere una solida base industriale e cognitiva e permettere all'UE di svolgere un ruolo guida nello sviluppo sostenibile a livello mondiale. Iniziativa faro: "Un'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro" L'obiettivo porre le basi della modernizzazione dei mercati del lavoro onde aumentare i livelli di occupazione e garantire la sostenibilit dei nostri modelli sociali. Questo significa migliorare la partecipazione delle persone mediante l'acquisizione di nuove competenze per consentire alla nostra forza lavoro attuale e futura di adeguarsi alle mutate condizioni e all'eventuale riorientamento professionale, ridurre la disoccupazione e aumentare la produttivit del lavoro. A livello dell'UE, la Commissione si adoperer per: definire e attuare, insieme alle parti sociali europee, la seconda fase del programma "flessicurezza", per trovare il modo di gestire meglio le transizioni economiche, lottare contro la disoccupazione e innalzare i tassi di attivit; adeguare il quadro legislativo, in linea con i principi della regolamentazione "intelligente", ai modelli di lavoro in evoluzione (orari, lavoratori distaccati, ecc.) e ai nuovi rischi per la salute e la

sicurezza sul lavoro; agevolare e promuovere la mobilit della manodopera all'interno dell'UE e garantire un maggiore equilibrio tra offerta e domanda di lavoro, con un sostegno finanziario adeguato dei fondi strutturali, in particolare del Fondo sociale europeo (FSE), e promuovere una politica di migrazione dei lavoratori che sia globale e lungimirante, in modo da rispondere con la necessaria flessibilit alle priorit e alle esigenze dei mercati occupazionali; rafforzare la capacit delle parti sociali e sfruttare appieno le potenzialit di risoluzione dei problemi del dialogo sociale a tutti i livelli (UE, nazionale/regionale, settoriale, aziendale); promuovere una collaborazione pi intensa tra le istituzioni del mercato del lavoro, compresi i servizi pubblici per l'occupazione degli Stati membri; imprimere un forte slancio al quadro strategico per la cooperazione tra tutte le parti interessate a livello di istruzione e formazione. Ci significa in particolare applicare i principi della formazione continua (in collaborazione con Stati membri, parti sociali ed esperti), anche mediante percorsi di apprendimento flessibili tra i diversi settori e livelli di istruzione e formazione e rendendo pi attraenti l'istruzione e la formazione professionali. Le parti sociali a livello europeo devono essere consultate perch sviluppino una loro iniziativa in questo campo; fare in modo che le competenze necessarie per il proseguimento della formazione e l'ingresso nel mercato del lavoro siano acquisite e riconosciute in tutti i sistemi di insegnamento generale, professionale, superiore e per adulti e sviluppare un linguaggio e uno strumento operativo comuni per l'istruzione/formazione e l'attivit lavorativa: un quadro europeo per le capacit, le competenze e l'occupazione (European Skills, Competences and Occupations framework (ESCO)). A livello nazionale, gli Stati membri dovranno: attuare i propri percorsi nazionali di flessicurezza, come stabilito dal Consiglio europeo, per ridurre la segmentazione del mercato del lavoro e agevolare le transizioni, facilitando al tempo stesso un migliore equilibrio tra vita lavorativa e vita privata; riesaminare e monitorare regolarmente l'efficienza dei sistemi fiscali e previdenziali per rendere il lavoro redditizio, con particolare attenzione alle persone poco qualificate, abolendo al tempo stesso le misure che scoraggiano il lavoro autonomo; promuovere nuove forme di equilibrio tra lavoro e vita privata, parallelamente a politiche di invecchiamento attivo, cos come la parit fra i sessi; promuovere e monitorare l'effettiva applicazione dei risultati del dialogo sociale; imprimere un forte slancio all'attuazione del Quadro europeo delle qualifiche mediante la creazione di quadri nazionali delle qualifiche; fare in modo che le competenze necessarie per il proseguimento della formazione e l'ingresso nel mercato del lavoro siano acquisite e riconosciute in tutti i sistemi di insegnamento generale, professionale, superiore e per adulti, compreso l'apprendimento non formale e informale; sviluppare i partenariati tra il settore dell'istruzione/formazione e il mondo del lavoro, in particolare associando le parti sociali alla pianificazione dell'istruzione e della formazione.

Iniziativa faro: "Piattaforma europea contro la povert" L'obiettivo garantire la coesione economica, sociale e territoriale prendendo spunto dall'attuale anno europeo per la lotta alla povert e all'esclusione sociale onde migliorare la consapevolezza e riconoscere i diritti fondamentali delle persone vittime della povert e dell'esclusione sociale, consentendo loro di vivere in modo dignitoso e di partecipare attivamente alla societ. A livello dell'UE, la Commissione si adoperer per: trasformare il metodo aperto di coordinamento su esclusione e protezione sociale in una piattaforma di cooperazione, revisione inter pares e scambio di buone pratiche, nonch in uno strumento volto a promuovere l'impegno pubblico e privato a ridurre l'esclusione sociale, e adottare misure concrete, anche mediante un sostegno mirato dei fondi strutturali, in particolare del FSE; elaborare e attuare programmi volti a promuovere l'innovazione sociale per le categorie pi vulnerabili, in particolare offrendo possibilit innovative di istruzione, formazione e occupazione alle comunit svantaggiate, a combattere la discriminazione (ad esempio nei confronti dei disabili) e a definire una nuova agenda per l'integrazione dei migranti affinch possano sfruttare pienamente le loro potenzialit; valutare l'adeguatezza e la sostenibilit dei regimi pensionistici e di protezione sociale e riflettere su come migliorare l'accesso ai sistemi sanitari. A livello nazionale, gli Stati membri dovranno: promuovere la responsabilit collettiva e individuale nella lotta alla povert e all'esclusione sociale; definire e attuare misure incentrate sulla situazione specifica delle categorie particolarmente a rischio (famiglie monoparentali, donne anziane, minoranze, Rom, disabili e senzatetto); utilizzare appieno i propri regimi previdenziali e pensionistici per garantire un sufficiente sostegno al reddito e un accesso adeguato all'assistenza sanitaria. --> EUROPA 2020: PANORAMICA GENERALE OBIETTIVI PRINCIPALI

Portare il tasso di occupazione della popolazione di et compresa tra 20 e 64 anni dall'attuale 69% ad almeno il 75% investire il 3% del PIL in R&S, migliorando in particolare le condizioni per gli investimenti in R&S del settore privato, e progressi in materia di innovazioni; ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 20% rispetto ai livelli del 1990 o del 30%, se sussistono le condiz delle fonti di energia rinnovabile nel nostro consumo finale di energia e migliorare del 20% l'efficienza energetica;

Struttura isituzionale globale Orientamenti integrati che definiscono la portata delle prioprit strategiche dell'UE,compresi degli boiettivi principali chel'UE deve raggiungere entro il 2020 e che devono essere tradotti in obiettivi nazionali Attuazione

Relazioni sui singoli paesi -Obiettivo:aiutare gli St membri a definire e attuare strategie di uscita,in modo che possano ripristinare la stabilit macroeconomica,individuare le strozzature nazionali e riportare le loro economie alla sostenibilit della crescita e delle finanze pubbliche -Approccio:valutazione pi accurata delle principali sfide macroeconomiche che si pongono agli Stati Membri ,tenendo delle ricadute negli Stati Membri e nei vari settori politici -Strumenti:relazioni degli Stati Membri mediante i loro programmi di stabilit e convergenza,seguite da raccomandazioni separate ma sincornizzate sulla politica di bilancio nei pareri sui programmi di stabilit e convergenza,nonch sugli squilibri macroeoconmici e sulle strozzature di crescita nell'ambito di indirizzi di massima per le politiche economiche (Art.121,2) Approccio tematico -Obiettivo:raggiungere gli obiettivi principali concordati a livello di UE combinando azioni concrete a livello europeo e nazionale -Approccio:ruolo strategico delle formazioni settoriali del Consiglio per monitorare ed esaminare i progressi compiuti verso gli obiettivi concordati. -Strumenti: --> Azioni attuate mediante strumenti comunitari 1.1-Poltiica di internaziolazziazione -->agente su microimprese e piccolo e medie imprese (da 1 a 9 micorimpresa --> 10 a 49 PMI --> 50 a 249 MI --> sopra 250 Grande Impresa) 1.2-Il processo di internaziolanzzazione -->attiva (az che si rapporta con l'estero) -Qunati sono i gradi di int attiva 1-export (az che esporta un suo prodotto,un manufatto,una materia prima,un semilavorato) 2-import (az che importa una manufatto,una materia prima,un semilavorato,un prodotto) 3-essere subcontraente (rientrare nel gruppo di imprese) di uno straniero che detiene,vince un appalto in paese estere 4-avere un subfornitore straniero,dopo aver vinto un appalto 5-az che apre un ufficio di rappresentanza stabile in un altro paese (leasure office) 6-az che delocalizza paorzione della propia produzione in un paese estero 7-accordi commerciali 8-accordi di know-how 9-joint venutre -->passiva (investiore estero che intervenire nell'azienda) 1.3-Rilevazioni statistiche attinenti al fenomeno (Studio ufficiale della Comm sull'internazionalizzazione-->Contributo che la Comm offre ai Paesi Membri per aiutarli a definire le politiche di internazionalizzazione--->Discussion Paper-->su 26 settori manifatturiera e settori->200-250 interviste in tutti i paesi coniderati geograficamente europei) -Executive Summary Internationalisation of European SMEs A. Background The results of the last two EU commissioned studies on internationalisation of SMEs: the 2003 Observatory of European SMEs study Internationalisation of SMEs1 and the Flash Eurobarometer 196 Observatory of European SMEs of 20072 seemed to portray substantially different pictures on the degree of internationalisation of European SMEs. The goal of this study is to provide an updated and comprehensive overview of the level of internationalisation of European SMEs and derive conclusions and recommendations from it. In this study internationalisation

refers not only to exports but to all activities that put SMEs into a meaningful business relationship with a foreign partner: exports, imports, foreign direct investment, international subcontracting and international technical co-operation. The data and conclusions of this study are based on a survey of 9,480 SMEs in 33 European countries during Spring 2009. B. Key results of the Survey B1. On the situation and drivers to internationalisation A considerable number of European SMEs are engaged in international activities yet only a small percentage is involved in internationalisation beyond the Internal Market. The two most common modes of internationalisation are exports and imports: - 25% of SMEs within the EU27 export, of which about 50% also go beyond the Internal Market (13%). - 29% of SMEs within the EU27 import, again 50% import from countries outside the Internal Market (14%). In addition: - 7% of SMEs within the EU27 are involved in technological co-operation with a foreign partner. - 7% are a subcontractor to a foreign partner. - 7% have foreign subcontractors - 2% of SMEs are active in foreign direct investment. There is a direct link between the level of internationalisation and size of the company The larger the company, the more it tends to internationalise. This applies to any single mode of internationalisation. For exports 24% of micro, 38% of small and 53% of medium-sized SMEs are active, for imports the respective percentages are 28%, 39% and 55%. 1http://ec.europa.eu/enterprise/enterprise_policy/analysis/doc/smes_observatory_2003_report4_en . pdf 2 http://ec.europa.eu/public_opinion/flash/fl196_en.pdf The smaller the country, the more its SMEs are internationalised, but the SMEs proximity to a national border does not have much effect on its level of internationalisation There is a negative correlation between the size of the SME's home country population and its level of international activity. Countries such as Estonia, Denmark, Sweden, the Czech Republic and Slovenia have a much higher percentage of exporters than the EU average of 25%. Germany, France and UK score below average. SMEs located close to a border show much higher activity rates with their cross border regions but this is not followed by being more internationally active in general. Trade, manufacturing, transport and communication and research are the most internationalised sectors This study analysed 26 separate sectors. The highest percentage of internationalised SMEs is found in wholesale trade, mining, manufacturing and sale of motor vehicles. Within services, the sector 'research' scores very highly. Sectors of activity with the highest share of exporting SMEs are mining (58%), manufacturing (56%), wholesale trade (54%), research (54%), sales of motor vehicles (53%), renting (39%) and transport and communication (39%). Exporting and importing activities increase in intensity by age of enterprise The percentages of SMEs that are exporting gradually increases from just over 15% for enterprises up to 4 years of age to nearly 30% for enterprises that have existed for 25 years or more. Most often SMEs start international activities by importing If SMEs are both importing and exporting, they start with import twice as often (39%) as starting with exports (18%). 42% started with imports and exports in

the same year. Not many of the internationally inactive SMEs are planning to start international activities in the foreseeable future Few non-internationalised companies show any intention to start international operations. Only about 4% of all SMEs have concrete plans to start such activities. Partner countries are mostly other EU countries. Except for imports from China, relations with BRIC countries are generally underdeveloped Whereas three quarters of all exporting SMEs are oriented towards markets in other EU Member States, emerging markets such as Brazil, Russia, India and China (BRIC) are only served by 7% to 10% of exporting SMEs. Only in transport and communication is this percentage much higher. Also for imports, most SMEs (86% of importers) focus on other EU Member States, but here also China is quite important (27%). Companies involved in E-commerce are more internationally active Having the possibility to sell products or services online is positively correlated with being active in export or import markets (also when controlled for other effects such as size of firm). The conclusion would be that the Internet has made it easier for SMEs of all sizes to overcome some of the barriers to internationalisation. In fact the relationship between certain barriers and the size of firm has weakened because of the Internet. Barriers for internationalisation as perceived by SMEs The most important barriers, as reported by SMEs, are: - Internal barriers: price of their own product or service and the high cost of internationalisation. - External barriers: lack of capital, lack of adequate information, and lack of adequate public support and the costs of or difficulties with paperwork associated with transport. Lack of capital and lack of adequate public support score even higher with reference to EU-EEA markets than with reference to third markets. This might be related to the fact that generally somewhat larger and more experienced SMEs are active in third markets. Both barriers are more important the smaller the SME is. Awareness of public support programmes among SMEs is low SMEs are generally not well aware of the existence of public support programmes for internationalisation that could be used by their firm. The percentages that are aware range from 15% for micro enterprises to 27% for medium sized enterprises, and from only 10% for enterprises that are not internationally active to 22% for SMEs with international activities. By sector: 20% to 25% of SMEs in wholesale and manufacturing are aware of support programmes, whereas for retail, transport and personal services this is only 10% to 13%. Step one in adequately supporting SMEs to access international markets opportunities, is to raise the rather low awareness of business support programmes among SME. Also use of public support is rather low Only a small number of the SMEs actually use public support measures. Financial support is, in 2009, used more by the larger SMEs: micro 10%, small 13% and medium-sized 16% of enterprises with international activities. Non-financial support is used more by the smallest firms: micro 10%, small 8% and medium-sized enterprises 6%. By country the differences are very large. A very high percentage of SMEs in Austria (47%) and Turkey (32%) reported using financial support whereas in countries such as Portugal, Denmark, the Netherlands, FYROM and Iceland this is 1% or less. The use of non-financial support is highest in Slovenia (23%), Cyprus (19%) and Latvia (16%), but only between 2% and 10% in 10 countries, and below 2% in 15 of the 33 countries. B2. On the effect of internationalisation on business performance

Being internationally active strongly relates to higher turnover growth There is a positive correlation between being internationally active and reporting high turnover growth. More than 50% of SMEs that invest abroad and SMEs that are involved in international subcontracting, report increasing turnover from 20072008, whereas for all SMEs this is about 35%. SMEs that are internationally active report higher employment growth SMEs that are internationally active generally report higher employment growth from 2007 to 2008 than non-active SMEs, for example: - Exporters employment growth 7%, non exporters 3%. - Importers employment growth 8%, non importers 2%. - SMEs both importing and exporting 10% employment growth; others 3%. - SMEs with FDI employment growth 2007-2008 16%, others 4%. The relationship between internationalisation and innovation is strong 26% of internationally active SMEs introduced products or services that were new for their sector in their country, for other SMEs this is only 8%. These internationally active SMEs are also more active with process innovations that are new for their sector in their country (11% vs 3% for the SMEs without international activities). C. Recommendations for SME Policy Support Awareness and use of public support programmes need to be promoted much more vigorously For SMEs that use the support provided, the effect of public support is relatively important. But SMEs are generally not well aware of the existence of public support programmes for internationalisation and the level of use of these instruments is very limited: less than 10% of the internationally active SMEs use them. Easier access to support measures for micro firms The smallest (micro) SMEs are the ones that need and would benefit most from support programmes yet paradoxically they are the ones that are least aware and are the lowest users. This is particularly relevant in the case of financial support, especially considering that lack of capital figures prominently among the barriers reported in the survey. Therefore efforts should be made to improve the access of especially micro and small SMEs to existing public financial support mechanisms. Support programmes, financial and otherwise, must be more specific in their targets and objectives and include monitoring tools. Support innovation to spur internationalisation The results of the study confirm that there is a strong link between activities on international markets and different forms of innovation. These findings on the link between innovation and internationalisation do suggest - even if the direction of the casual effect is not always clear3 - that it is a good thing to design and present policy support measures aimed at stimulating innovation and internationalisation in conjunction. It might also be considered to merge the agencies that are implementing these two types of policies. Not only focus on export, also on import The survey shows that import is an important activity for SMEs, not only in its own right (sourcing inputs to remain competitive) but also as a stepping stone to broader internationalisation. However, most public support programmes still focus on exporting. Foster e-commerce E-commerce activity is positively correlated with being active in export or import markets. The Internet has already made it easier for SMEs of all sizes to overcome some of the barriers to internationalisation. Actions by policy makers to facilitate a continuing growth of e-commerce may further strengthen this effect such as acceptance of electronic signatures. Cooperation between MS in collecting market information Lack of information is a crucial barrier for doing international business and might be due to a market failure. The costs that have to be incurred to address this gap

could be substantially reduced by ensuring that the amount of 'double work' within the EU is further reduced. Efficiency gains could be obtained by organising, at EU level, the collection and analysis of information on market developments and the legal and institutional environment in foreign markets. This would allow local agencies to focus on being an efficient interface with their national business community. 3 Actually the survey suggested casual effects in both directions, for example experience on international markets contributing -Pagina 16 -In Europa (33 paesi considerati,in aggregato,considerando tutte le imprese intervistate) -->il 30-33% delle aziende importa dall'estero -->il 26-30% delle aziende esporta all'estero -->cooperazione tecnica 8 % -->essere subonctraneti 8% -->avere un subfornirnitori 7% -->investikenti diretti all'estero in un paese terzo-->delocalizzazione (leasure,subsidiary,branch,unit produttiva) 2% (per pullulare di PMI) -Quante imprese sono internazionalizzate (Pagina 18) -->43% tra le micorimprese (predominanti nel campione) -->58% tra le piccole imprese -->73% tra le medie imprese -->44% in media totale ponderata -Rapporto tra Internazionalizzazione ed et dell'azienda (Pagina 21) -->Tanto + l'azienda radicata,tanto + tende a produrre forme di internazionalizzazione -->0-4 anni di vita-->Exp 17%-Imp 25% -->+25 anni di vita -->Exp 29%-Imp 34% (Concentrarsi in sede politica sulle aziende pi giovani,che sono gli operatori economici da sostenere in modo performante,perch in ritardo rispetto alle altre) -Pagina 22-->Quali,tra le le forme di internazionalizzazione pi spinta (Investikenti diretti all'estero->2% del totale),sono predilette ? -->creazione unit produttiva stabile autonoma (42%) -->branch (ufficio stabile senza autonomi,aufficio commerciale,che non ha capaict decisionale,e che risponde alla casa madre in tutto e per tutto) (20%) -->joint venture (22%) -Pagina 25--> Quali i Pesi che si dstinguno nel campo dell'internazionalizzazione,escludendo l'import e l'export (Media Comunitaria in discesa dal 44% al 17%) -ITA all'ultimo posto (perfierciti geografica + scarsa conoscenza lingusitica + assenza restrizioni di credito + scarse agevolazioni procedurali,brucratiche,con conseguenti costi per procuraris una consulenza specifica + operato della Soc italiana per le IMpr all'EST,societ per azioni al 78% di capitale detenuto dal Min dello Sv Ec,creata nel 1990,con 236 aziende associate) -Paesi grandi per estensione e per produzione,e per mercato che tendono a internazionalizzarsi di meno Pagina 28--> Settori + internazionalizzati -Ingrosso (Vendita all') (80%) -Manifattuirerio (poco o pi del 70%) -Saitario (meno di 10%) Pagina 33-->Paesi partner pi abituali -->Paese confinante (47%)

-->76% con altri Paesi dell'UE -->10% RUS -->Altri paesi europei 27% -->Cina 9% Pagina 71-->Raccomandazioni (Sutdio L'insicurezza energetica -L'eolico on shore competitivo con il carbone quando il prezzo del petrolio a 136 $ , e del gas a 192$ -Le biomasse-->142 198 -L'eolico non on shore-->358 404 -Il fotovoltaico--> 603 639) -->L'INSICUREZZA ENERGETICA DEL 2050 Da "IL SOLE 24 ORE" di luned 18 aprile 2011 Scenari. Secondo uno studio della banca Hsbc il trend attuale della domanda diventer insostenibile L`insicurezza energetica del 2050 Sudamerica ed Europa a rischio dipendenza da fornitori esterni PAGINA A CURA DI Paolo Migliavacca Se. tutto continuasse secondo il trend attuale, nel 2050 il mondo si ritroverebbe con una situazione energetica insostenibile: una domanda di petrolio balzata a 190 milioni di barili/giorno (+115% rispetto agli 89 mb/gattuali), derivante inparticolare dallanecessit di alimentare tra 1,7 e 2 miliardi di automobili (si veda l`articolo alato); un raddoppio della domanda energetica globale procapite, frutto degli standard di vita sempre pi elevati cui perverranno i Paesi in via di sviluppo, Cina e India in testa; un raddoppio della quantit di carbonio immessa nell`aria rispetto ai livelli attuali, a sua volta superiore di 3,5 volte alla quantit necessaria a contenere la temperatura dell`atmosfera entro livelli giudicati accettabili. Lo scivolone dell`atomo Questo il quadro che ipotizza uno studio della Hong Kong and Shanghai Banking Corporation (Hsbc), colosso mondiale del credito con sede a Londra, che ha delineato lo scenario energetico del pianeta all`orizzonte del 2050 tenendo conto degli ultimi avvenimenti internazionali, dalle "primavere arabe" al relativo balzo del prezzo del barile di greggio, ma soprattutto all`incidente di Fukushi- ma, destinato prevedibilemente ad alterare a fondo l`opzione dell`atomo nella produzione globale di energia. La tendenza oggi in atto, per diverse ragioni, ovviamente non potr (e non dovr) continuare invariata, perch insostenibile sul piano materiale. Amet secolo l`umanit non disporr di tutto il petrolio che sarebbe richiesto: anche solo ai ritmi attuali di consumo, i L333 Miliardi di barili di riserve accertate durerebbero 45 anni, cio fino al 2055. Se ipotizziamo livelli d`incremento d utilizzo pi che doppi, l`esaurimento delpetrolio si avr addirittura intorno a12030. Il gas, pi abbondante, creerproblemidi approvvigionamento e ambientali (l`estrazione dello shalegas, destinato ad affiancare il metano "classico", rischia d`inquinare pesantemente le falde idriche), mentre il carbone, abbondante quanto a riserve accertate (circa 120 anni, ma alcuni parlano addirittura di 176), per nefasto per i residui che la sua combustione lascia. La sicurezza energetica (intesa come la pro duzione procapi te di energia interna a un Paese) diverr sempre pi incerta in vaste regioni del pianeta: America latina, India ma soprattutto Europa, dove gran parte dei Paesi che la compon- gono saranno totalmente dipendenti da fornitori esterni. Il principale fattore di allarme deriva per dal fatto che il riscaldamento globale, frutto dell`aumento inesorabile delle emissioni di C02, colpir spietatamente il mondo, ma soprattutto i Pvs, i pi

esposti alla desertificazione, ai fenomeni atmosferici eccezionali (tifoni, alluvioni o siccit) e alla rarefazione delle risorse idriche. Lo studio di Hsbc sottolinea la contraddizione che si va profilando: se si perpetuasse, come molti ormai paventano, un`ulteriore moratoria nella costruzione d`impianti nucleari come contraccolpo all`incidente di Fukushima - sulla falsariga di quanto accadde per quasi un ventennio dopo Chernobyl -, dato quanto premesso finora, occorrerebbe un massiccio passaggio alle energie rinnovabili per poter fare fronte alla domanda energetica in inesorabile aumento. E soddisfare gli obiettivi di contenimento delle emissioni Le risorse ci sono: il potenziale mondiale - ricorda lo studio Hsbc - di 186mila TW/h, contro una produzione di 20,01 TW/h nel 2009. Mix equilibrato Le fonti rinnovabili, tuttavia, (come dimostralatabella sottostante) diventano competitive solo in presenza di corsi molto elevati del petrolio. Con l`eccezione appunto del nucleare e della geotermia, disponibileper solo in zone piuttosto limitate del pianeta. L`obiettivo ottimale di un mix equilibrato di fonti produttive, come indica il grafico pi in basso, se soddisfa abbastanza bene i requisiti ambientali, costituisce unformidabile ostacolo allo sviluppo soprattutto`dei Paesi meno avanzati, la cui ricetta standard di sviluppo si basa su bassi costi energetici per mantenere prezzi concorrenziali alle loro produzioni. Dunque, soprattutto su idrocarburi e carbone. La minore intensit energetica (e quindi la maggiore efficienza) delle produzioni, generando risparmio, premia chi gi efficiente, malgrado gli alti costi produttivi, e costituisce un meccanismo di parziale riequilibrio. Lo studio ricorda come la Svizzera, per soddisfare le necessit del suo settore manifatturiero, che generava il 20% del Pil, ne) 2007 avesse un`intensit energetica solo dello 0,09 (9oomila tonnellate di petrolio equivalenteper produrre i milione di dollari di valore). La Danimarcaha pi che dimezzato i suoi valori tra il 1970 e il 2006, passando da 0,23 a o,u. L`India, per contro, restava a livelli eccessivi, quasi lo volte superiori a quelli elvetici (0,84). Vantaggiosi e no Prezzo dei petrolio, in dollari al barile, necessario per rendere competitive con gas e carbone alcune fonti rinnovabili Punto di: Punt dl pareggio pareggio con li Ponte con li gas carbone Eolico 192 136 on shore Eolico 404 358 offshore Solare 639 603 fotovoltaico Solare 591 554 termico Celle a 2g2 230 combustibile Biomasse 198 142 Geotermico Nucleare Fonte:Hsbc 73 101 11 41 Carbonio dominante Composizione % della domanda mondiale 2011 di energia per le maggiori tipologie di fonti energetiche, in tonnellate equivalenti petrolio Biomasse e rifiuti Idroelettrico e altre fonti 10 rinnovabili 3 Nucleare 6 Petrolio 32 Gas 21 Carbone 28 Fonte:iea li balzo del rinnovabile Composizione % della domanda mondiale di energia, prevista nel 2050, per le maggiori tipologie di fonti energetiche, in tonnellate equivalenti petrolio, tenuto conto degli obiettivi di riduzione della COe degli aumenti di temperatura Idroelettrico Biomasse e rifiuti e altre fonti 21 rinnovabili 23 Nucleare Gas 13 16 Petrolio Carbone 13 14 Fonte: Hsbc 02-05-2011 + 03-05-2011 -->Una pol ec attuabile senza un consenso diffuso degli Stato? E' possibile immaginare in Europa di imporre delle politiche economiche assolutamente necessarie e di potenzialit benefiche oppure

no?-->No < > UE =non Sovrastato,ma aggregazione di Stati Mrmbri e loro cittadini --> 2 effetti --> la politica hce non ha il conseos non riesce ad essere adottata + non riesce ad essere attuata,con problemi e vincoli che potreranno all'inefficacia delle disposizioni che la prevedono -->-->Il probl dell'efficacia di una norma ance la sua ricezione nella macchina amministrativa nazionale specifica,nell'amministrazione pubblica,in tutti i suoi livelli e ranghi,soprattutto in realt di civil law,con predominio del diritto scritto da interpratare con criteri sistematici e di efficienzaoltre che di uniformit-->UE =superpubblica amm allargata che unisce pubbliche amm nazionali diverse per lingua,cultura di lavoro (strutture sempre divenute sempre pi ingovernabili e in estensione progressiva-->terreno fertile di conservatorismi dinanzi a tecnologie che favorissero l'accessibilit e la trasparenza informativa) -->-->Studio del rapporto tra buone politiche e politiche efficaci-->presupposti metdologici per una pol com efficace (pianfiicaizone,preparazione,condivisione,consenso,ascolto,concertazione che non vuol dire compromesso di interessi parziali,ma sforzo reciroco tra le parti di di rinnovamento per l'ottenimento di benefici,con soddisfacimento di alcune delle loro istanze ed esigenze di base)->indicati nel Rapporto a cura dell'ex Commissario alla Concorenza Mario Monti (9-5-2010) --> UNA NUOVA STRATEGIA PER IL MERCATO UNICO AL SERVIZIO DELL'ECONOMIA E DELLA SOCIET EUROPEA (ascolto di soggetti politici,sindacati,soggetti istituzionali,statisti,politici,esperti nei diversi contesti nazionali),in relazione alla criisi economica < > alto valore politico,nessun efficacia giuridica vincolante -"Quanti hanno tentato di risolvere i problemi economici posti dal trattato di Roma tralasciandone la dimensione politica si sono condannati al fallimento e fin quando esamineremo questi problemi solo sul piano economico, senza pensare alla politica, temo che saremo condannati a ripetuti fallimenti." Paul-Henri Spaak Discorso pronunciato alla Camera dei rappresentanti 14 giugno 1961 -"L'Europa si trova ad un bivio: andare avanti, con risoluzione e determinazione, o ricadere nella mediocrit. Possiamo decidere di portare a termine l'integrazione delle economie europee oppure, per mancanza della volont politica necessaria ad affrontare gli enormi problemi che ne derivano, lasciare che l'Europa si sviluppi semplicemente in una zona di libero scambio." Commissione europea "Completare il mercato interno " Libro bianco al Consiglio europeo (Milano, 28-29 giugno 1985) -"Solo uniti potremo trovare le forze di cui abbiamo bisogno. [] Dobbiamo poter beneficiare di un unico grande mercato " Margaret Thatcher 1986 -Lettera di incarico del Presidente della Commissione europea -->Bruxelles, 20 ottobre 2009 Pres(2009)D/2250 Esimio Professore, Il mercato unico , e rimane, la spina dorsale dell'integrazione e della crescita sostenibile in Europa. Si tratta di un progetto europeo di grande portata la cui piena realizzazione necessita una determinazione politica rinnovata. Come gi indicato nei miei orientamenti politici, la Commissione intende condurre questo processo coinvolgendo pienamente gli Stati membri, il Parlamento europeo e gli interessati tutti. Alla vigilia del ventesimo anniversario dalla data simbolica del 1992 in cui sono state

poste le basi del mercato unico, l'Unione chiamata a sciogliere urgentemente tre nodi essenziali: - la recente crisi ci ha dimostrato quanto sia ancora forte la tentazione, specie nei momenti di maggior difficolt, di voler ridimensionare il mercato unico cercando rifugio in forme di nazionalismo economico. La Commissione ha agito, e continuer ad agire, con determinazione in difesa del mercato unico avvalendosi pienamente dei poteri esecutivi di cui gode, in particolare in materia di mercato interno e concorrenza, e tramite il controllo degli aiuti di Stato. Occorre tuttavia una rinnovata consapevolezza, tanto da parte dell'opinione pubblica che degli ambiti politici, che l'indebolimento del mercato unico avrebbe conseguenze drammatiche. In una tale circostanza, si assisterebbe allo sgretolamento dell'integrazione economica, della crescita e dell'occupazione in tutta l'UE, in un momento in cui nuove potenze si affacciano sulla scena internazionale e gravi rischi ambientali gettano ombre sul nostro futuro, rendendo quanto mai necessaria la coesione dell'Unione, nell'interesse dei cittadini europei e di un governo mondiale efficiente. Le potenzialit del mercato unico non sono state messe ancora pienamente a frutto. In molti settori, il completamento del mercato unico ancora lungi dall'essersi compiuto. Occorre peraltro individuare gli anelli mancanti che impediscono ad un mercato ancora frammentato di fare da traino alla crescita e indurre effetti pienamente benefici per i consumatori. La Commissione intende assumere un approccio pi sistematico e integrato, al fine di garantire la piena realizzazione del mercato unico e l'effettivo monitoraggio. - La crisi ha inoltre indotto ripensamenti critici sul funzionamento dei mercati, diffondendo peraltro ulteriore apprensione per la dimensione sociale. Il trattato di Lisbona, che presto entrer in vigore, rende per la prima volta esplicito il principio (peraltro gi chiaramente enunciato nel preambolo del trattato di Roma) secondo cui l'Unione "si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa basato [...] su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva". Sulla base di queste considerazioni, occorre esplorare nuovamente le modalit di un mutuo rafforzamento tra il mercato e la dimensione sociale dell'economia europea integrata. La nuova Commissione si posta l'obiettivo strategico principale di varare un'iniziativa di rilancio del mercato unico e sarei lieto di poter riceve indicazioni utili e preziose a tal fine. Le chiedo pertanto di voler accettare l'incarico di elaborare una relazione che passi in rassegna le varie opzioni e formuli raccomandazioni. Se accetter il mio invito, La prego di svolgere l'incarico sotto la Sua esclusiva responsabilit e di riferire direttamente a me circa i progressi e le conclusioni. La Commissione metter le sue competenze e il suo sostegno a sua piena disposizione. Nello svolgimento di questo incarico, potr consultare, ove lo ritenga opportuno, il Parlamento europeo, i Commissari interessati, le competenti autorit degli Stati membri e le altre parti coinvolte. -3 sfide -->La prima consiste nell'indebolimento del sostegno politico e sociale all'integrazione del mercato in Europa. Il mercato unico suscita in molti europei cittadini e leader politici - sospetto, paura, se non in alcuni casi aperta ostilit. Questa reazione causata da due tendenze che si rinforzano a vicenda: una "stanchezza da integrazione" che smorza il desiderio di un'Europa pi grande e pi forte e l'interesse per il mercato unico e, fenomeno pi recente, una "stanchezza da mercato", che mina la fiducia nel mercato. Oggi, il mercato unico pi impopolare che mai, ma l'Europa ne ha pi che mai bisogno.

-->La seconda sfida rappresentata dall'attenzione altalenante che il mondo politico accorda allo sviluppo delle varie componenti di un mercato unico efficace e sostenibile. Alcune delle difficolt che il mercato unico ha incontrato negli ultimi anni sono imputabili non soltanto alla "saldatura" incompleta tra mercati nazionali per dare vita ad un mercato europeo, ma anche al fatto che non si sono ancora concluse le operazioni su altri due fronti: l'espansione verso nuovi settori per tenere il passo con un'economia in rapida trasformazione e l'impegno per garantire che il mercato unico risulti uno spazio di libert e di opportunit per tutti, cittadini, consumatori e PMI.(barriere immateriali:fattori che impediscono circostanze previste come possibili dalla legge) -->La terza sfida deriva invece da un senso di autocompiacimento che andato crescendo nell'ultimo decennio, come se il mercato unico fosse stato veramente realizzato e potesse non essere pi considerato una priorit politica -->(-->dagi anni'70-->mercato comune + unione monteria + allargamento + rifora delle istituzioni). Il mercato unico ha cominciato ad essere percepito come una cosa d'altri tempi, che necessita di una manutenzione periodica, ma non di una promozione attiva. Lo spostamento dell'attenzione stato poi ulteriormente amplificato dalla necessit di concentrare le energie politiche dell'UE su altri elementi cruciali della costruzione europea: l'unione monetaria, l'allargamento e la riforma delle istituzioni. -Nuova strategia per proteggere il mercato unico dai rischi dei nazionalismi economici, per estenderlo ai nuovi settori cruciali per la crescita dell'Europa e per creare attorno ad esso un adeguato livello di consenso. Tale nuova strategia deve essere globale. Molte politiche tradizionalmente ritenute estranee al mercato unico devono essere integrate per perseguire l'obiettivo strategico del mercato unico. Questo approccio globale prevede tre grandi serie di iniziative: --> 1. le iniziative volte a costruire un mercato unico pi forte; 2. le iniziative volte a promuovere il consenso attorno ad un mercato unico pi forte e 3. le iniziative volte a garantire che il mercato unico pi forte dia i risultati attesi. Se non si ottiene un consenso, improbabile che le iniziative volte a creare un mercato unico pi forte possano mai essere adottate e attuate. Anche se lo fossero, poi, la loro capacit di durare nel tempo e di resistere alle "tempeste" economiche e politiche che possono abbattersi sull'UE sarebbero tutte da dimostrare. -Nel capitolo 2 vengono presentate numerose iniziative per la costruzione di un mercato unico pi forte, volte a eliminare le strozzature che rimangono, a colmare le lacune e a inserire gli anelli mancanti che frenano l'innovazione e ostacolano il potenziale di crescita del mercato unico.Tali iniziative sono raggruppate in serie di raccomandazioni finalizzate a: -->garantire un migliore funzionamento del mercato unico dal punto di vista dei cittadini, dei consumatori e delle PMI, -->creare un mercato unico digitale, -->sfruttare le potenzialit del mercato unico per sostenere la crescita verde e la transizione dell'Europa verso un'economia caratterizzata da basse emissioni di carbonio e da un uso efficiente delle risorse, -->sfruttare al massimo i benefici del mercato unico delle merci, -->sfruttare al massimo le potenzialit del mercato unico dei servizi,

-->garantire la mobilit geografica dei lavoratori nel mercato unico e -->creare le infrastrutture "fisiche" del mercato unico. (Scambio di idee e di progetti<--Mrcato nico come luogo per unam ercato della conoscenza) - Il mercato unico come obiettivo strategico: dal 1985 al 2010 Il progetto del mercato unico2 stato lanciato esattamente 25 anni fa dall'allora Presidente della Commissione Jacques Delors insieme a Lord Cockfield, Vicepresidente e Commissario al Mercato interno, che a giugno 1985, in occasione dal Consiglio europeo di Milano, hanno presentato il Libro bianco "Completare il mercato interno". La Commissione chiese allora al Consiglio europeo di impegnarsi affinch, entro il 1992, fosse completato un mercato interno pienamente unificato e che fossero approvati il relativo programma e una tabella di marcia realistica e vincolante. Il Consiglio europeo accolse la richiesta della Commissione. 2 Nella presente relazione, l'espressione "mercato unico" preferita a "mercato interno", a meno che non si tratti di citazioni testuali di altri documenti. Dal punto di vista concettuale e comunicativo, l'aggettivo "unico" pi appropriato di "interno". In primo luogo, l'espressione "mercato interno" pu indurre in errore i cittadini di un singolo Stato membro dell'UE che potrebbero fraintendere il mercato di tutta l'UE con il proprio mercato nazionale. In secondo luogo, per gli interlocutori non europei, l'espressione europea "mercato interno" potrebbe dare un'impressione di chiusura e far pensare alla "fortezza Europa", impressione generalmente ben lontana dalla realt e che l'UE non ha interesse a veicolare. In terzo luogo, "unico" esprime meglio l'elemento di impegno. In realt, perch il mercato di un particolare bene o servizio all'interno dell'UE, "interno" per definizione, sia realmente "unico" e non frammentato, necessario l'intervento dei responsabili politici e degli attori sul mercato. Le istituzioni europee, gli Stati membri, gli attori economici furono allora tutti mobilitati in un grande sforzo in virt del quale, entro la fine del 1992, i punti del programma riuscirono ad essere in buona parte adottati e in larga misura, per quanto non completamente, attuati. I preparativi in vista del mercato unico furono un forte traino per gli investimenti, la ristrutturazione e l'ammodernamento normativo. Ma, pi profondamente, questo impegno produsse un cambiamento di mentalit. Spinti a pensare e ad agire in un ambito pi vasto, sia in termini di tempo (nel 1985 si cominci a programmare in vista del "1992", come veniva chiamato il progetto) che di spazio (la volont di essere pronti per una concorrenza su scala europea), i leader politici e gli attori economici accettarono la sfida con entusiasmo. Fu grazie a questa reazione che l'Europa riusc ad uscire dall'"eurosclerosi" degli anni '70. All'indomani del 1992, il mercato unico non certo rimasto lettera morta. Oltre alle numerose iniziative specifiche volte a consolidare quanto realizzato in vista del "1992" e ad applicare i principi del mercato unico alle nuove attivit emergenti nei diversi comparti, sono state varate due iniziative politiche maggiori: il "programma d'azione a favore del mercato unico", del giugno 1997, e il "piano d'azione per i servizi finanziari", del maggio 1999. Parallelamente, l'impegno costante della politica della concorrenza ha fatto in modo non solo che il mercato dell'Unione fosse un mercato unico ma che funzionasse nel rispetto di condizioni favorevoli ad una vigorosa concorrenza. Tuttavia, alla fine degli anni '90, il mercato unico aveva perso la centralit di un

tempo e non era stata prestata la debita attenzione a due dei requisiti necessari all'efficacia e alla sostenibilit del mercato unico. In primo luogo, come gi chiaramente indicato nel Libro bianco del 1985: "l'obiettivo di completare il mercato interno ha tre aspetti: [] la convergenza dei [] mercati degli Stati membri in un unico mercato; [] garantire che il mercato unico sia anche un mercato in espansione; [] assicurare la flessibilit del mercato". Pur riconoscendo di mirare essenzialmente al primo di questi tre obiettivi, il Libro bianco attribuiva altrettanta importanza al raggiungimento degli altri due. Alcune difficolt incontrate dal mercato unico negli ultimi anni sono in realt riconducibili non solo alla "convergenza" ancora incompleta dei mercati nazionali, ma anche al fatto che non sono stati portati a termine i lavori necessari ad un pieno "completamento" sugli altri due fronti. Malgrado i passi avanti compiuti, ad esempio, per quanto riguarda le reti transeuropee e la strategia di Lisbona, molto rimane ancora da fare sugli altri fronti strategici che, sebbene secondari in apparenza, contribuiscono in realt sostanzialmente ad un'attuazione soddisfacente del mercato unico. In secondo luogo, l'eccessiva fiducia mostrata da alcuni Stati membri nella capacit di autoregolazione dei mercati finanziari ha ritardato e reso insufficiente il processo di definizione e attuazione del quadro di regole e di controlli adeguato che avrebbe dovuto assecondare in modo efficace la liberalizzazione finanziaria e la creazione del mercato unico dei servizi finanziari. Questa circostanza ha contribuito alla fragilit di un'importante componente del mercato unico. Il fatto di aver trascurato questi due requisiti avrebbe prodotto conseguenze evidenti solo qualche anno dopo. Nel frattempo, il nuovo millennio iniziava all'insegna dell'autocompiacimento, come se il mercato unico fosse stato di fatto "completato" e potesse essere accantonato quale priorit politica. Vi era inoltre la necessit indiscussa di indirizzare l'energia politica dell'UE verso altri elementi costitutivi della costruzione europea che richiedevano un impegno notevole: l'unione monetaria, l'allargamento e la riforma delle istituzioni. A gennaio 2010, con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, questi tre elementi costitutivi sono finalmente una realt, il che non giustifica pi che una grande porzione dell'attenzione politica sia deviata dal mercato unico. Anzi, si direbbe che sono proprio due di questi elementi, segnatamente l'unione monetaria e l'allargamento, a richiamare in causa il mercato unico. Le debolezze dell'unione monetaria, messe in risalto dalla crisi greca, sono direttamente leggibili nella risposta dei mercati finanziari agli squilibri dei conti pubblici. Se si considerano tuttavia le cause alla base di questi squilibri, una di esse risiede senza dubbio nell'insufficiente competitivit dell'economia reale. Questa carenza risulta a sua volta in larga misura dovuta al fatto che il corporativismo e il rent-seeking (rendite di posizione<--un ind,org,impr,ottiene gaduagno senza clun contributo prodtuttivo,attraverso una ricerca di rendita manipolando le dinakiche economiche,e non mediante transazioni economiche), sia nel settore pubblico che in quello privato, impediscono in parte al mercato unico e alla concorrenza di svolgere a pieno il proprio ruolo sulle economie nazionali, ostacolando cos i necessari miglioramenti della produttivit nel suo insieme. -Alcuni cambiamenti hanno una portata che trascende l'Europa: - la globalizzazione e l'emergere di nuove potenze economiche pi importanti; - la rivoluzione tecnologica, dovuta in particolare alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (economia della conoscenza-->successo del business legato alle informazioni possedute + rapidamnte sul mercato in cui si opera;

- l'importanza crescente dei servizi nell'economia (<--ricchiezza di intellgienza e povert di materie prime); - una crescente consapevolezza delle problematiche ambientali e legate ai cambiamenti climatici ( < > non aumento consenso dei partiti ambientalisit,ma conscienza sempre + diffusa nella popolazione). Oltre a dover rispondere a questi cambiamenti su scala mondiale, il mercato unico europeo si confrontato con una serie di profonde trasformazioni pi prettamente europee: - il crollo del blocco sovietico e quindi il dissolversi di una minaccia che aveva costituito il principale stimolo dell'integrazione (uno dei motivi per cui l'Unione Europea nata); - l'allargamento dell'Unione da 10 a 27 Stati membri; - una maggiore diversificazione economica, connessa anch'essa all'allargamento; - l'introduzione della moneta unica, attualmente condivisa da 16 Stati membri; - l'aumento della pressione migratoria e della diversit culturale; - il rifiuto esplicito di ulteriori adesioni (presenti e future) all'UE, emerso dalle consultazioni referendarie in alcuni Stati membri; - l'esplicito chiarimento, fornito da uno Stato membro, dei limiti dell'accettabilit di ulteriori adesioni future all'UE (pronuncia della Corte costituzionale federale tedesca del luglio 2009); - il trattato di Lisbona: "l'Unione si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa basato [...] su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva " (articolo 3 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea).

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