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Audizione

Esame del disegno di legge sulla Legge di Stabilit 2012 e dei documenti di bilancio per il triennio 2013-2015
Commissioni riunite: V (Bilancio, Tesoro e Programmazione) della Camera dei Deputati e 5a (Programmazione economica, Bilancio) del Senato della Repubblica

23 ottobre 2012

Egregio Presidente, Onorevoli Senatori e Deputati,

La CGIL ritiene che il disegno di legge sulla Legge di stabilit 2012 presentato dal Governo sia sbagliato e in linea con la lunga serie di provvedimenti recessivi e depressivi degli ultimi mesi: abbatte la crescita del PIL e non costruisce le condizioni per la creazione di nuova occupazione; incide negativamente sull'inflazione, sui redditi, sui consumi e sugli investimenti, particolarmente sul potere dacquisto dei salari e delle pensioni; porta con s nuovi elementi di iniquit fiscale e di aggravio del prelievo tributario; riduce ulteriormente la spesa pubblica, il perimetro pubblico e i servizi; taglia risorse alla sanit e agli Enti Locali, limitandone nuovamente lautonomia. La CGIL promuover tutte le iniziative possibili per modificare la Legge di Stabilit a partire dalla richiesta di cancellazione dellaumento dellIVA.

Il metodo
Il testo del disegno di legge sulla Legge di stabilit 2012, uscito la notte del 10 ottobre 2012 dal Consiglio dei Ministri n. 49 e che si appresta a essere discusso in Parlamento diverso, e questo non un aspetto marginale per la credibilit del Governo, rispetto a quello che stato presentato al Sindacato ed alle altre Parti sociali, in audizione il giorno 9 ottobre. In particolare, lobiettivo di fondo, annunciato dal Governo, di evitare laumento dellIVA stabilito dallo stesso Governo a dicembre con il cosiddetto Decreto Salva-Italia, in adozione della delega fiscale e assistenziale del precedente governo non stato rispettato. Allo stesso modo sono state inserite modifiche sostanziali della struttura dellIRPEF (aliquote, detrazioni e deduzioni) che, nel complesso, non produrranno concretamente alcun beneficio fiscale. In realt si evidenzia la scelta prettamente elettorale del Governo che utilizza questo provvedimento per due obiettivi: dare al Paese il messaggio (il cui carattere fuorviante e demagogico si per subito disvelato) che le politiche dei sacrifici comincino a dare risultati (come ha sostenuto il presidente Monti) e offrire un segnale ai grandi poteri economici e finanziari (esteri e interni) che il Governo far di tutto per condizionare le politiche del futuro esecutivo, che uscir dal voto popolare. Sono due messaggi chiari e preoccupanti che rendono ancora pi forte ed urgente la necessit di una svolta politica ed economica.

Una linea recessiva


La linea di politica economica del Governo si dimostrata iniqua e inadeguata. Non ha portato un contributo positivo alla variazione della crescita e delloccupazione, ma addirittura le statistiche registrano unincidenza negativa delle stesse misure economiche sul PIL e sugli altri aggregati, a partire dall'aumento del Debito. La Corte dei Conti, in Audizione sulla Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2012 ha evidenziato nella seguente tabella gli effetti negativi dellausterit praticata da questo governo.

La revisione del quadro macroeconomico nei documenti programmatici


Relazione al Parlamento (dicembre 2011) Variazioni percentuali PIL Importazioni Consumi finali nazionali Spesa delle famiglie residenti Spesa della P.A. e I.S.P. Investimenti Macchinari, attrezzature e varie Costruzioni Esportazioni Contributi alla crescita Esportazioni nette Scorte Domanda interna al netto delle scorte 0,2 -0,2 -0,5 0,2 0,0 0,1 0,2 0,0 0,8 1,0 -0,3 -1,8 0,1 0,1 0,2 0,2 0,0 0,7 0,3 0,0 1,0 2,3 -0,9 -3,6 0,2 0,1 -0,6 0,2 0,1 0,7 0,2 0,0 1,0 2012 -0,4 1,4 -0,2 0,0 -0,8 -1,5 -1,5 -1,8 2,3 2013 0,3 3,0 -0,1 0,2 -0,8 0,9 1,0 0,8 3,7 2014 1,0 3,6 0,5 0,6 0,1 1,8 2,5 1,1 4,2 2012 -1,2 -2,3 -1,5 -1,7 -0,8 -3,5 n.d. n.d. 1,2 DEF (aprile 2012) 2013 0,5 2,2 -0,1 0,2 -1,1 1,7 n.d. n.d. 2,6 2014 1,0 3,6 0,3 0,5 -0,3 2,5 n.d. n.d. 4,2 2015 1,2 3,9 0,6 0,7 0,2 2,8 n.d. n.d. 4,6 Nota di aggiornamento DEF (settembre 2012) 2012 -2,4 -6,9 -2,6 -3,3 -0,6 -8,3 -10,6 -6,1 1,2 2013 -0,2 1,7 -0,7 -0,5 -1,4 0,1 0,9 -0,6 2,4 2014 1,1 3,5 0,3 0,6 -0,5 2,6 4,2 1,0 3,9 2015 1,3 3,9 0,6 0,8 0,2 2,8 4,4 1,2 4,2

Fonte: Corte dei Conti, Audizione su Nota di aggiornamento DEF 2012 (Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, 2/10/2012).

In realt, lo stesso Governo ad ammettere di aver sbagliato (clamorosamente) le previsioni, sia per quanto riguarda la crescita, gli investimenti, la spesa delle famiglie e di conseguenza per quanto concerne il risanamento delle finanze pubbliche. Proprio dalla lettura della Nota di aggiornamento del DEF, emerge che i dati sono stati rivisti a ribasso dal Governo a soli 10 mesi di distanza dalle valutazioni effettuate al momento dellinsediamento, quando era lo stesso Mario Monti il Ministro dellEconomia. Daltra parte, nellultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale stato sottolineato come il moltiplicatore fiscale (accelerazione/deceleratore della crescita del PIL risultante da modifiche strutturali del bilancio pubblico) sia molto pi forte di quanto si ritenesse in passato (passando dallo 0,5%, generalmente riconosciuto, a un valore che va dallo 0,9% all1,7%) e ci significa che per ogni punto percentuale di aumento della pressione fiscale e/o di tagli alla spesa pubblica la crescita del PIL si contrae pi che proporzionalmente fino a -1,7 punti percentuali. Succede, quindi, che il bilancio non si risana mai, perch il PIL minore riduce le entrate fiscali e crea disoccupazione (riducendo cos anche le entrate potenziali), acuendo la spirale recessiva. Non a caso anche lultimo Bollettino economico della Banca dItalia, n. 70 (ottobre 2012), stima variazioni del PIL negative per il 2012 e per il 2013, prefigurando un quadro occupazionale ancora sfavorevole e peggiorando le previsioni di risanamento delle finanze pubbliche. Nonostante la riduzione del PIL, il pareggio di bilancio non verr mancato nel 2013 soltanto perch la Commissione europea, riconoscendo limpossibilit per quasi tutti i paesi dellUnione monetaria di raggiungere tale obiettivo, ha modificato i criteri di calcolo della stessa contabilit europea, permettendo di considerare il -0,5% come (intorno del) pareggio, di depurare dai saldi di finanza pubblica leffetto congiunturale del ciclo economico (quindi dellallontanamento degli obiettivi dovuto alla mancata espressione della crescita potenziale) e di escludere la spesa per le misure una tantum (es. risorse per il Fondo Salva-Stati).

Obiettivi e stime dei conti pubblici del 2012


VOCI

Deficit

Saldo primario

Deficit strutturale

Debito

Previsione del PIL

Obiettivi apr-11 set-11 dic-11 Stime apr-12 set-12 (DEF 2012) (Nota agg. DEF 2012) 1,7 2,6 3,6 2,9 0,4 0,9 123,4 126,4 -1,2 -2,4 (DEF 2011) (Nota agg. DEF 2011) (Rel. Parlamento 2011) 2,7 1,6 1,2 2,4 3,7 4,6 2,2 0,6 0,1 119,4 119,5 120,1 1,3 0,6 -0,4

Fonte: Banca dItalia, Bollettino economico n. 70, ottobre 2012, p. 39.

Sempre la Banca dItalia, nel Bollettino economico n. 69 (luglio 2012) ha stimato che le previsioni negative di crescita per il 2012 e il 2013 sono da attribuire: per 1/3 allaumento dello spread e al rallentamento delleconomia globale; per 1/3 ai vuoti della domanda interna e, in particolare, alla caduta di consumi e investimenti, anche a seguito dellincertezza e della sfiducia delle famiglie, nonch delle difficolt di accesso al credito delle imprese; per 1/3 alle stesse manovre di finanza pubblica allinsegna dellausterit. Sui programmi di austerit la situazione sta peggiorando. La Spagna si trova in depressione. La Grecia a sua volta in depressione. LArea Euro non riuscita a ripristinare la fiducia. La strategia di austerit dell'Europa un fantasma che non ha mai funzionato. N in Asia negli anni '90 n in Argentina, sostiene Joseph Stiglitz, gi capo economista della Banca Mondiale, Nobel per l'economia nel 2001. Ecco perch anche la Legge di stabilit 2012, ora in discussione, si presenta come una manovra di segno sbagliato e iniquo, con impatto fortemente recessivo e depressivo sulleconomia reale italiana.

Ancora una volta misure fiscali inique e distorsive


Il testo del disegno di legge sulla Legge di stabilit 2012 contiene, ancora una volta, misure fiscali inique e distorsive per la crescita del paese. Il sistema fiscale italiano risulta tra i pi ingiusti del mondo. Anche le misure contenute in questa Legge di Stabilit non invertono la tendenza di un sistema che premia le ricchezze parassitarie (evasione, rendite, speculazione finanziaria, etc.), scoraggia gli investimenti produttivi e deprime i consumi. La politica economica di questo governo non usa la leva fiscale per la crescita e lo sviluppo. Aumenta lIVA. Con il disegno di legge in discussione si aumentano ulteriormente le tasse (vedi Tabella 3 in allegato), partendo proprio dallaumento dellIVA. Questo governo aveva deciso, con il Decreto Salva Italia, confermato sostanzialmente con la cosiddetta Spending review, un aumento dellIVA di tre punti, a partire dal luglio 2013 (un punto sulla seconda aliquota, ridotta, dal 10% al 11% e due punti sullaliquota ordinaria dal 21% al 23%, gi aumentata di un punto, dal 20% al 21%, a ottobre 2011).
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Questo incremento di solo due punti, che il Governo ha addirittura presentato come un vantaggio per i cittadini, al di la delle logiche contabili (che lo rubricano sotto la voce minor gettito per 3,28 miliardi di euro), si presenta nella sua reale e concreta materialit come un ulteriore aggravio del balzelli chiesto agli italiani, in particolare a quelli pi poveri, con un nuovo esborso di oltre 5 miliardi di euro. La CGIL ha sempre sostenuto che errata lidea di spostare il carico fiscale dalle persone alle cose. Il sistema fiscale italiano sbilanciato e con questa misura si sbilancia ancora di pi, essendo un sistema che gi determina una forte incidenza delle imposte indirette (45% del totale). Poich buona parte della tassazione indiretta (IVA, accise, ecc.) colpisce soprattutto i redditi medio-bassi1, si continua ad aggravare la distorsione redistributiva del reddito, indebolendo cos sia il profilo di equit sociale che le prospettive di crescita. Inoltre lIVA risulta limposta pi evasa, per questo una delle strade per agire sullIVA quella di aggredire levasione. assurdo parlare di aliquote, senza parlare di misure di contrasto allevasione e allelusione fiscale! Infatti, come la CGIL ha gi sottolineato in occasione dellaumento dellIVA stabilito a ottobre 2011, anche gli effetti di questo ulteriore aumento dellIVA saranno negativi, perch: 1. Lattuale distribuzione dei consumi per fasce di reddito si caratterizza per una relazione inversa: ad un minor reddito disponibile corrisponde una maggiore propensione al consumo. I pi ricchi, cio, consumano di pi in termini assoluti, ma non in proporzione al reddito disponibile. Questo significa che un aumento dellIVA anche a parit di altre condizioni quali gli stili di consumo e il tasso di evasione si traduce sempre in un incremento pressoch piatto del prelievo sui consumi rispetto ai livelli di reddito disponibile e, quindi, in un maggiore prelievo per le fasce di reddito basse e medio-basse. In altre parole, con una maggiore imposizione IVA al diminuire del reddito aumenterebbe limpatto fiscale. La misura ipotizzata regressiva, dunque iniqua. 2. Al netto delle suddette differenze nella propensione al consumo o al risparmio, in generale, laumento dellIVA agisce sempre tutto sulla domanda, mentre la diminuzione dellIRPEF in parte verr risparmiata, creando inevitabilmente anche un effetto restrittivo, quindi recessivo. 3. Le persone e le famiglie con livelli di reddito (e di consumo) medio-bassi sarebbero pi colpiti e, probabilmente, ridurrebbero la loro propensione al consumo a fronte dellaumento dei prezzi. Oltre a questo svantaggio microeconomico, laumento dellinflazione che una maggiore aliquota IVA trascina con s comporterebbe un effetto negativo (macroeconomico) per lintero sistema-paese. Istat e Banca dItalia confermano questa previsione, evidenziando come di un punto di aumento dei prezzi al consumo attorno al 3% quasi un punto percentuale rifletta gli aumenti delle imposte indirette introdotti nel 2011. Daltra parte, a differenza di altri paesi europei, la quota di redditi molto bassi sul totale dei redditi dei contribuenti pi elevata e la scarsa produttivit unita alla bassa concorrenza del sistema della distribuzione di beni e servizi, dei trasporti e della commercializzazione, moltiplica leffetto inflazionistico dellIVA e delle accise. 4. Potrebbe portare un ulteriore incremento del tasso di evasione ed elusione fiscale. Tale approccio produrrebbe un ulteriore iniquit nei confronti dei redditi dei lavoratori dipendenti e pensionati e, in generale, dei redditi medio-bassi, senza nessuna certezza di maggiori entrate da redistribuire, essendo lIVA gi oggi limposta pi evasa. Nei primi otto mesi del 2012, rispetto al 2011, la riduzione percentuale di gettito dellIVA
1 Vedi Nota CGIL http://www.cgil.it/Archivio/politiche-economiche/Nota_FISCO_17giu2011.pdf .

netta e stata del -4,9%, una percentuale superiore al calo dei consumi interni. 5. Tutti i suddetti effetti deprimerebbero ulteriormente la domanda interna, la crescita potenziale e lo sviluppo. Diminuisce il prelievo lIRPEF ma diminuiscono anche le detrazioni e le deduzioni. Nella Legge di Stabilit prevista una riduzione del prelievo tributario sui redditi delle persone fisiche attraverso labbattimento della prima aliquota IRPEF, dal 23% al 22%, e della seconda, dal 27% al 26%. Lintervento pi giusto si sarebbe dovuto costruire modificando la terza (e non la seconda) aliquota, che resta al 38%, ancora pi distante dalla seconda. Allo stesso modo, prevista lintroduzione di una franchigia di 250 euro, peraltro con effetto retroattivo (calcolata a partire dallanno in corso), applicabile ai redditi maggiori di 15.000 euro, su ciascuna delle deduzioni e delle detrazioni al 19% indicate dal ddl (tra quelle riportate nel Testo Unico sulle Imposte sui Redditi - TUIR, rispettivamente allart. 10, comma 1 lettere a, c, d, e-ter, f, g, h, l-bis; allart. 15, comma 1 tutte le lettere tranne c, dal quarto allottavo periodo, c-ter, i-septies, l-quater): Deduzioni Canoni degli immobili; Assegni periodici corrisposti al coniuge; Assegni periodici corrisposti in forza di testamento o di donazione modale Contributi versati ai fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale Somme corrisposte ai dipendenti per funzioni presso gli uffici elettorali Contributi, le donazioni in favore delle onlus Indennit per perdita dell'avviamento in caso di cessazione della locazione di immobili urbani adibiti ad usi diversi da quello di abitazione; 50% delle spese sostenute dai genitori adottivi; Interessi per prestiti o mutui agrari Interessi mutui ipotecari abitazione principale Interessi mutui recupero edilizio Interessi mutui costruzione abitazione principale Spese sanitarie Assicurazioni sulla vita e contro infortuni Spese corsi istruzione Spese funebri Spese attivit sportive ragazzi Spese intermediazione immobiliare Spese locazione per studenti fuori sede

Detrazioni

Per le detrazioni, inoltre, stato introdotto anche un tetto di detraibilit, fissato a 3.000 euro. Mentre la franchigia si applica a ciascuna detrazione, il tetto fa riferimento alla
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somma degli importi portati a detrazione. Un aspetto delle scelte del Governo segnala il suo pensiero di fondo, un pensiero che ha tra i suoi proponimenti la riduzione dello spazio pubblico riguarda il fatto che, oltre ai profondi e laceranti tagli alla spesa sociale, con questo provvedimento si rendono meno convenienti le erogazioni on-lus verso Istituzioni pubbliche di istruzione, ricerca, cultura mentre, guarda un po, si mantengono le precedenti agevolazioni per i contributi agli Enti religiosi. La deducibilit degli oneri delle famiglie per contratti di lavoro domestico la via pi efficace per combattere il lavoro nero che si addensa in questo settore, a condizione che la deduzione sia consistente e gradualmente tendente alla copertura totale degli oneri fiscali. Sebbene non vi siano state riduzioni della suddetta deduzione, si sottolinea che non si contano miglioramenti in direzione dello sgravio contributivo indicato. La legge di stabilit potrebbe rappresentare un'occasione per affrontare positivamente questo tema, anche in relazione alla necessit dell'Italia di ratificare la Convenzione ILO sul lavoro domestico n. 189 adottata il 16 giugno 2011. Alla fine, ci sar un aggravio fiscale. La riduzione delle aliquote, perci, avrebbe potuto produrre un modesto beneficio fiscale, ma questo potenziale alleggerimento del carico tributario purtroppo verr pressoch annullato: da una parte, dallintroduzione di una franchigia di 250 euro (gi a partire dallanno 2012) applicabile ai redditi maggiori di 15.000 euro su ciascuna delle deduzioni e delle detrazioni al 19% riportate rispettivamente allart. 10 e allart. 15 del Testo Unico sulle Imposte sui Redditi (TUIR); dallaltra, dal suddetto incremento dellIVA.

Inoltre, mettere in relazione laumento delle aliquote IVA con la diminuzione delle aliquote IRPEF sbagliato. Tale logica, oltre a non produrre nessun beneficio reale, non coinvolge nemmeno tutti i contribuenti: ne resterebbero esclusi circa 10,5 milioni, che risultano esenti dal pagamento dellIRPEF (o per effetto di un reddito complessivo dichiarato al di sotto della fascia di reddito cosiddetta no-tax-area, o per effetto dello slittamento in tale fascia dovuto dellapplicazione al reddito delle deduzioni che riducono limponibile e delle detrazioni che riducono limposta lorda i quali si troveranno a fare i conti solo con lincremento delle aliquote IVA). Secondo le indagini sui bilanci delle famiglie della Banca 2 3 dItalia e le indagini sui consumi e sulla povert ISTAT , nella categoria dei poveri e degli
2 LIndagine sui bilanci delle famiglie di Banca dItalia stima le famiglie povere sulla base del reddito equivalente: per tener conto dellampiezza e dalla composizione della famiglia e ottenere una misura che approssima in modo migliore il benessere familiare, si pu correggere il reddito complessivamente percepito dalla famiglia con una scala di equivalenza (simile a quella stabilita dallOCSE, prevede un coefficiente pari a 1 per il capofamiglia, 0,5 per i componenti con 14 anni e pi e 0,3 per i soggetti con meno di 14 anni). Per ciascuna famiglia viene calcolato il numero di adulti equivalenti sommando i coefficienti relativi a ciascun componente. Il reddito familiare viene poi diviso per tale coefficiente e attribuito a ciascun individuo. Da qui si pu calcolare la percentuale di individui che si attesta al di sotto della met della mediana della categoria corrispondente, appunto la soglia di povert. 3 LIndagine ISTAT calcola, invece, la soglia di povert sulla base dei consumi. La stima dellincidenza della povert assoluta viene calcolata sulla base di una soglia di povert che corrisponde alla spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, sono considerati essenziali a conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. Le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia (che si differenzia per dimensione, per composizione, per condizione professionale e per et della famiglia, nonch per ripartizione geografica e ampiezza demografica del comune di residenza) vengono classificate come assolutamente povere.

incapienti sarebbero presenti soprattutto una gran parte di famiglie numerose; famiglie con un solo percettore di reddito; famiglie di giovani o di anziani soli; famiglie del Mezzogiorno; famiglie il cui cosiddetto capofamiglia (persona di riferimento come maggiore percettore di reddito) spesso un operaio, un pensionato, un precario o un giovane autonomo. A questo va aggiunto che la quota di gettito IRPEF (oggi si chiama IRE) a carico dei lavoratori dipendenti pari al 61% mentre quella a carico dei pensionati del 30% (totale 91%). E qui il vero scandalo da affrontare per correggere radicalmente il carico sul lavoro e pensioni; si pensi, a tal proposito, che il lavoro autonomo, che rappresenta il 25% delloccupazione, contribuisce al gettito IRPEF solo per il 9%, Nei fatti, quindi, a fronte di un beneficio fiscale medio prodotto dalla riduzione delle aliquote IRPEF, ogni singolo contribuente, con un reddito imponibile superiore a 15.000 euro, soggetto ad IRPEF vedr annullarsi tale beneficio a causa della franchigia di 250 euro su ciascuna delle deduzioni che riducono limponibile (su cui si applica laliquota marginale) e delle detrazioni al 19% (vedi Tabella 4 in allegato) e dal tetto dei 3000 . Da alcune simulazioni si evince che: la somma delle misure fiscali genera un impatto negativo sulla quasi totalit dei profili dei contribuenti; per i redditi bassi e medi il beneficio IRPEF viene pi che annullato dalla stessa franchigia sulle detrazioni e sulle deduzioni; si conferma la regressivit dellaumento dellIVA, per il quale lincidenza pi marcata sui redditi bassi e medio-bassi; per le persone pi povere (incapienti dal punto di vista fiscale), come pensionati sociali o lavoratori precari, non c alcuna riduzione fiscale, mentre di sicuro pagheranno laumento dellIVA; la franchigia determina, anche in virt della di applicabilit a 15.000, un numero inferiore di persone esenti da IRPEF e maggiori distorsioni in prossimit dello slittamento da una fascia di imposizione (aliquota) allaltra, senza alcuna compensazione. In sintesi, questi interventi sono sbagliati, perch non privilegiano i redditi fissi, che finora pi di tutti hanno pagato gli aumenti di tasse e imposte, anche a causa del fiscal drag. In questo momento, inutile e ingiusto alleggerire il prelievo ai redditi alti. Insomma se c da fare un intervento strutturale di redistribuzione e restituzione fiscale non questo. Con la piattaforma unitaria CGIL, CISL e UIL, per ragioni di equit e di crescita, chiedevamo al Governo, come misura strutturale, di aumentare le detrazioni per i lavoratori dipendenti e i pensionati; oppure, come misura straordinaria, abbiamo chiesto come CGIL la detassazione delle tredicesime. Detassazione del salario di produttivit. Il provvedimento del Governo introduce un beneficio pari a un Miliardo e seicento milioni (1,2 miliardi di euro per il 2013 e 400 milioni di euro per il 2014) per agevolare misure sperimentali per lincremento della produttivit del lavoro. Ad una prima analisi si sarebbe potuto pensare ad un obiettivo del Governo volto a favorire il miglioramento dellefficienza delle relazioni industriali e delle condizioni

organizzative della produzione, come contributo alla ricerca di maggiore produttivit e competitivit. Certo si sarebbe potuto obiettare che senza una politica industriale, nuovi investimenti, una riorganizzazione della produzione e dei consumi, senza una spinta della domanda questi sforzi avrebbero avuto esiti modesti. Le vicende di questi ultimi giorni, invece, hanno disvelato lo scopo del Governo che, drammatizzando il tema della produttivit e attribuendolo alle esigenze di un Europa impigliata in ben altri guai, si proponeva, con una generosit di spesa finora estranea ai comportamenti fin qui tenuti, di smantellare il CCNL e sostanzialmente di rendere strutturale la politica di deflazione salariale. Ma sono professori e banchieri che sognano un mondo che non funziona e non pu funzionare, come la parte pi lungimirante del sistema di imprese ha avvertito.

Introdotta la Tassa sulle Transazioni Finanziarie. Nella Legge di Stabilit si introduce anche unImposta di bollo sulle transazioni finanziarie, a partire dal 1 gennaio 2013, sulla spinta delle decisioni europee. La disposizione introduce unimposta con ununica aliquota dello 0,05% sulle compravendite di azioni (base imponibile annua stimata dal Governo di 666 miliardi di euro) e sui derivati (base imponibile annua sui derivati stimata dal Governo di 8.546 miliardi di euro), esclusi i titoli di Stato. Non si capisce perch il Governo voglia tenere laliquota per la tassazione delle compravendite delle azioni alla pari di quella delle transazioni sui derivati, dunque al di sotto del livello raggiunto nella discussione europea, che prevede unaliquota diversificata, di almeno lo 0,1% sulle transazioni delle azioni.

Si pu fare diversamente. La CGIL a pi volte avanzato proposte per contrastare politiche economiche che hanno prodotto impoverimento e ingiustizia sociale, senza, peraltro, portare sollievo ai conti pubblici. Con la Piattaforma sul fisco e con la proposta di una Tassa sui Grandi patrimoni si voluto dare un contributo ad un riforma strutturale del sistema impositivo. Oggi le condizioni per una riforma strutturale sono assai precarie, sia a causa della visione del cosiddetto montismo che per conformazione della maggioranza che sostiene lattuale Governo. Tuttavia possibile agire diversamente avendo come priorit la equit e la crescita. Avendo a cuore queste due priorit diventa necessario operare due virate: 1. Cancellare laumento dellIVA 2. Riorganizzare le risorse disponibili concentrandole su soggetti bisognosi, per creare equit, e con forme che aiutino il reddito disponibile e, quindi, diano un sostegno alla domanda. Le idee che la CGIL ha messo in campo per la detassazione delle tredicesime e per la agevolazione delle assunzioni a tempo indeterminato dei giovani, sono un prima parziale risposta. 3. Elevare allo 0,1% laliquota della Tassa sulle Transazioni Finanziarie relativa alla compravendita delle azioni. 4. Aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie, esclusi i titoli di Stato, dal 20% (attualmente la pi bassa in Europa) al 27%.

Sui temi della formazione e ricerca il disegno di legge di stabilit il Governo Monti continua lazione di riduzione delle risorse nei settori della conoscenza (1.683 milioni di euro nel triennio 2013/15) e sferra un attacco senza precedenti alla contrattazione. La Commissione Bilancio della Camera ha gi introdotto una modifica stralciando lart. 11 relativo ad un insensato riordino degli Enti di Ricerca perch si tratta di una modifica dellordinamento dello stato, tale da non poter essere trattata in una legge di stabilit che, ai sensi delle disposizioni normative, esclusivamente finalizzata a definire i saldi di bilancio dello Stato. Si stravolge l'orario di lavoro dei Docenti. Dal 1 settembre 2013 lorario di insegnamento per tutti i docenti della secondaria di 1 e 2 grado di 24 ore settimanali. Laumento, per i docenti curriculari, utilizzato, nella scuola di prioritariamente per: - copertura di spezzoni orari; - supplenze temporanee secondo le classi di concorso di abilitazioni possedute; - supplenze su sostegno, in presenza del diploma di specializzazione; - impegni didattici per flessibilit, ore aggiuntive, recupero e potenziamento. Per i docenti di sostegno laumento utilizzato, nella scuola di titolarit: - prioritariamente, per il sostegno; - in subordine, per la copertura di spezzoni orari di insegnamento curriculare in presenza di idoneo titolo. Le ferie dei docenti della secondaria sono aumentate di 15 giorni fruibili esclusivamente durante i periodi di sospensione delle lezioni (le feste, gli eventuali ponti, le sospensioni natalizie e pasquale e i giorni dal 1 settembre allinizio delle lezioni e dal termine delle lezioni al 30 giugno con esclusione di scrutini, esami e valutazioni). Se questa norma fosse approvata ci troveremmo di fronte a un aumento dellorario di servizio dei docenti di scuola secondaria del 33%, da 18 a 24 ore settimanali, a parit di stipendio e con la beffa 15 giorni finti di ferie in pi perch gi oggi, sulla base del contratto nazionale di lavoro, i docenti non sono tenuti a prestare attivit di insegnamento quando a scuola non ci sono gli studenti, mentre le attivit connesse allinsegnamento da prestare a scuola sono programmate dal primo settembre al 30 giugno. un pesantissimo attacco alle relazioni sindacali e nello specifico al contratto nazionale di lavoro che viene stravolto su una questione essenziale quale lorario di lavoro. Con linnalzamento dellorario di insegnamento frontale a 24 ore settimanali i docenti, gi fanalino di coda per le retribuzioni (la retribuzione degli insegnanti italiani con 15 anni di servizio di circa il 12% pi bassa della media Ocse), diventerebbero di gran lunga primi per prestazione oraria di docenza. La media europea nella scuola secondaria superiore , infatti, di 16,3 ore settimanali e nelle secondaria inferiore di18,1 (dati Eurydice). Questi dati dimostrano che 24 ore settimanali sarebbero anche un carico di lavoro non sostenibile dal punto di vista psico-fisico. Questa misura non affronta invece la necessaria riorganizzazione dellorario di lavoro degli insegnanti per la quale necessario un rinnovo contrattuale che potenzi le attivit di non insegnamento insieme alle retribuzioni; una scelta essenziale per qualificare lofferta formativa attraverso pi tempo per programmazione e valutazione, recupero e assistenza agli studenti, formazione e ricerca didattica. A tutto ci si aggiungerebbe linevitabile ulteriore perdita di posti di lavoro (circa 30.000 secondo i calcoli della FLC CGIL) che colpirebbe ulteriormente i precari della scuola.
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Da questa misura il governo attende, nel triennio 2013/15, 721 milioni solo per il risparmio di posti nella scuola secondaria. Si torna indietro: la Legge contro il CCNL. Il disegno di legge sancisce linderogabilit da parte dei contratti collettivi nazionali di lavoro delle norme di cui ai commi da 42 a 44, prevedendo altres che le clausole contrattuali contrastanti siano disapplicate dal 1 settembre 2013. E' un gravissimo intervento del Governo per mettere al sicuro lazione di decontrattualizzazione operata su temi di esclusiva competenza contrattuale quali lorario di lavoro e le ferie. Non solo disapplica le norme contrattuali in contrasto con la nuova regolazione unilaterale e autoritaria, ma impedisce al prossimo rinnovo contrattuale di modificare le disposizioni imposte con la legge.

Per quanto riguarda il lavoro pubblico, il Disegno di Legge di stabilit prosegue nellopera di tagli indiscriminati alla spesa di tutte le amministrazioni pubbliche centrali, locali oltre che della scuola. I tagli che seguono quelli gi operati con i decreti finanziari del governo Berlusconi e con il Salva Italia 201/2011e la Spending Review ad invarianza dei servizi ai cittadini incidono direttamente sulla funzionalit delle amministrazioni e sui servizi offerti al paese. In questa operazione di riduzioni di spesa continua laccanimento contro il lavoro: laumento dellorario di lavoro dei docenti a parit di retribuzione pregiudica ulteriormente la qualit dellofferta formativa pubblica, mentre, invece, vengono stanziate per le scuole paritarie maggiori risorse rispetto a quelle tagliate con questa misura. Lintervento sullorario dei docenti una norma gravemente punitiva del lavoro, che butta fuori migliaia di lavoratori precari, per giunta non modificabile dai CCNL ai quali stata sottratta la definizione dellorario di lavoro e delle ferie; il taglio di 300 milioni di euro annui dal 2013 che colpisce gli enti pubblici anche previdenziali, dopo quelli gi definiti per legge dalle manovre del 2011 e quelli contenuti nel decreto Spending review unitamente al taglio delle dotazioni organiche, destinato, a determinare una gravissima crisi di funzionalit di realt quali Inps ed Inail che svolgono funzioni fondamentali in tema di previdenza, e assicurazioni sul lavoro e che sono state colpite dalle manovre finanziarie. Si tratta di Enti nei quali confluiscono risorse dei lavoratori e dei datori di lavoro. si colpisce anche la retribuzione complessiva dei dipendenti degli Enti, prevedendo la riduzione delle risorse, relative al finanziamento di progetti speciali finalizzati alla realizzazione di programmi per la lotta e il recupero delle omissioni ed evasioni contributive; le misure gravemente discriminatorie che riguardano i disabili, le cui indennit cadono sotto la scure del nuovo meccanismo fiscale creando ulteriore iniquit e colpendo i pi deboli. le misure che tagliano le risorse per le Regioni, il Servizio Sanitario Nazionale e le autonomie locali si ripercuotono pesantemente sui servizi pubblici, rendendo impossibile il mantenimento dellattuale offerta di servizi mentre aumenta la domanda causata dalla situazione di grave crisi del Paese.
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Il raddoppio del taglio alla spesa per acquisti di beni e servizi, in realt come quelle sanitarie, nelle quali vige un sostanziale blocco delle assunzioni, significa determinare la chiusura di servizi, significa perdita di posti di lavoro ( nel sistema degli acquisti dei dispositivi medicali almeno 30.000 unit), ma anche peggioramento delle condizioni di lavoro.

Questi nuovi tagli avvengono mentre le amministrazioni centrali e locali sono alle prese con taglio degli organici e riduzione di spese. Linsieme delle misure della Spending Review e di quelle presenti nel Disegno di legge aggravano ancora di pi la questione occupazionale nei settori pubblici. Si rende sempre pi necessario modificare il DL 95/2012 prevedendo un percorso condiviso di riorganizzazione delle amministrazioni coerente con un Piano strategico e funzionale, nonch misure, oggi complessivamente assenti, che permettano di affrontare realmente la ricollocazione del lavoro modificando linsieme di quelle normative che nei fatti la rendono impossibile, costruendo risposte anche finanziarie per dare certezza di occupazione ai tanti lavoratori precari il cui posto di lavoro messo in forse, oltre che da precedenti disposizioni legislative, anche dalla soppressione di molte amministrazioni pubbliche a partire dalle province e delle societ in house.. Nel Ddl continuano a mancare risposte normative oltre che finanziarie che permettano il rinnovo dei contratti collettivi dei 3.300.000 lavoratori dipendenti dalle Pubbliche Amministrazioni. Non si prevedono n stanziamento delle risorse per i contratti collettivi dopo il 2013, n stanziamento delle risorse per lIndennit di Vacanza Contrattuale che va prevista a legislazione vigente. La mobilitazione e la protesta del sindacato ha obbligato il Governo a cancellare la norma che portava Il blocco dei contratti al 2014. Ma non deve essere reintrodotto in silenzio. Anche perch a queste gravi decisioni che nei fatti rendono il blocco dei contratti perenne, colpendo il reddito dei lavoratori pubblici, occorre aggiungere le mancate soluzioni conseguenti alla Sentenza della Corte Costituzionale 223 che ha decretato la cancellazione di 2 misure gravemente discriminatorie contro il lavoro pubblico. Anche questo provvedimento colpisce gravemente il lavoro pubblico ed i cittadini con i nuovi tagli, il peggioramento dei servizi e laggravio fiscale per i redditi da lavoro e da pensione. Gli aspetti previdenziali. Lart.2 prevede ladeguamento dellimporto annuo da trasferire allINPS dal bilancio dello Stato. Dalla relazione tecnica e dallallegato 2 si evince che le somme in pi da trasferire allINPS sono per lanno 2013 pari a 1.043,03 milioni di euro (769,03 milioni di euro per quanto concerne la somma da trasferire ai sensi dellart. 37 della legge 88/1989, 190,04 milioni di euro per la somma da trasferire ai sensi dellart.59,comma 43, della legge 449/1997 e 84,86 milioni di euro di adeguamento per quanto concerne i trasferimenti alla gestione ex INPDAP). Tuttavia tali somme non saranno trasferite allINPS dal momento che i predetti oneri trovano copertura, in quanto il miglioramento dei saldi delle gestioni previdenziali conseguente allincremento delle somme di cui ai commi 2 e 3 determina corrispondenti minori esigenze di trasferimenti dovuti, a diverso titolo, alle medesime gestioni previdenziali Pertanto leffetto complessivo sui saldi di finanza pubblica zero Ci significa che lo Stato non trasferir le risorse in pi dovute allINPS e che ancora
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una volta sono le lavoratrici ed i lavoratori a finanziare la politica economica di questo Governo. Sulla razionalizzazione e riduzione della spesa degli enti pubblici ancora una volta il Governo interviene pesantemente sugli Enti previdenziali ed assicurativi con misure tese alla riduzione della spesa pubblica. Si prevede, infatti, una ulteriore riduzione delle spese di funzionamento degli enti (INPS e INAIL) di ben 300 milioni annui a decorrere dal 2013. Gli Enti previdenziali ed assicurativi sono diventati una sorta di bancomat. Quando il governo non sa come dare copertura finanziaria a qualche provvedimento legislativo immediatamente tira in ballo gli enti: lo ha fatto con la riforma del mercato del lavoro (riduzione delle spese di funzionamento di INPS ed INAIL in misura pari a 90 milioni di euro annui a decorrere dal 2013);con la nuova legge delega sul fisco (riduzione delle spese di funzionamento di INPS ed INAIL di 60 milioni di euro nel 2012; con la legge di stabilit 2012 (riduzione delle spese di funzionamento degli enti previdenziali ed assicurativi di 60 milioni di euro nel 2012, di 10 milioni di euro nel 2013, di 16,5 milioni di euro a decorrere dal 2014) e da ultimo con il decreto legge 95/2012 sulla spending review. A questi tagli di spesa per l'INPS si aggiungono anche quelli previsti dalla manovra Monti Fornero (riduzione dei costi complessivi di funzionamento di 20 milioni di euro nel 2012, 50 milioni di euro nel 2013 e 100 milioni di euro nel 2014). Il DDL introduce un Fondo per i salvaguardati. Con questa disposizione il Governo istituisce un fondo per le lavoratrici ed i lavoratori salvaguardati rispetto alla manovra Monti - Fornero. Il Fondo di soli 100 milioni nel 2013 ed finalizzato ad interventi di carattere assistenziale. La CGIL ritiene che il Fondo debba avere carattere previdenziale e non assistenziale: il diritto a pensione deve essere riconosciuto a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori salvaguardati, senza creare ulteriori disparit di trattamento tra i lavoratori. Il diritto a pensione non pu essere una lotteria. La CGIL ritiene che il Fondo debba essere notevolmente incrementato, visto che la somma stanziata appare veramente risibile.

Per il Sistema sanitario viene prevista unulteriore riduzione - che si somma alle manovre precedenti - del finanziamento per il Servizio Sanitario Nazionale: di 600 milioni nel 2013 e di 1 miliardo a decorrere dal 2014. Tale riduzione del finanziamento per il SSN conseguenza di due interventi: a) dal 1 gennaio 2013 in poi, ulteriore riduzione degli importi e delle connesse prestazioni per appalti di servizi e di fornitura di beni e servizi (esclusi i farmaci), del 10% (anzich del 5% come era previsto dalla legge 135/2012 sulla c.d. spending review). Con riduzione delle prestazioni e rischi di conseguenze salariali e occupazionali per i lavoratori delle aziende fornitrici. b) nel 2013 il tetto per i dispositivi medici scende al 4,8% della spesa sanitaria complessiva; a decorrere dal 2014 scender al 4,4% (la legge 135/12 c.d. spending review prevedeva un tetto del 4,9% nel 2013 e poi del 4,8%).
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Lattuale Governo, con due provvedimenti (legge 135/12 c.d. Spending review e ora il Disegno di legge di stabilit) taglia di 9,4 miliardi il finanziamento negli anni 2012 2015.

Tipo di tagli al finanziamento SSN manovre finanziarie Governo Monti

Anno 2012

Anno 2013

Anno 2014

Anno 2015

TOTALE Milioni euro

Tagli Legge 135/2012 (spending review) Ulteriori tagli Disegno di Legge di Stabilit 2013 Totale tagli finanziamento

900

1.800 600

2.000 1.000

2.100 1.000

6.800 2.600 9400

Fonte: elaborazione Cgil da Dossier di documentazione la sanit nelle manvre finanziarie 2012 (Governo Monti) Conferenza delle Regioni e P.A.

Sommati alle manovre del Governo precedente, nel periodo 2012 2015, vengono tagliati finanziamenti per quasi 30 miliardi. Cos il nostro Servizio Sanitario Nazionale a rischio: le ripetute riduzioni del finanziamento stanno comportando tagli ai Livelli Essenziali di Assistenza per i cittadini, come gi successo in alcune regioni. Viene aumentata dal 4 al 10% laliquota IVA applicata dalle cooperative e loro consorzi per la fornitura di servizi sanitari (e scolastici) verso soggetti svantaggiati (articolo 12 Commi 14 16). un provvedimento che colpisce duramente le cooperative sociali impegnate nel settore socio sanitario: dipendenze, disabilit, anziani ecc e che si scarica sugli utenti dei servizi.

Per le Politiche Sociali, il Disegno di legge di stabilit per il 2013 ignora le richieste che il sindacato e il terzo settore hanno rivolto al Governo circa la necessit di invertire la politica dei pesanti tagli al sociale attuata negli ultimi anni per investire nuove risorse nel settore dei servizi alle persone e alle famiglie. La legge conferma il quasi completo azzeramento del Fondo nazionale per la politiche sociali: ormai ridotto a 44.218.000 euro destinati alle regioni (valeva 1 miliardo nel 2007), il mancato rifinanziamento del Fondo nazionale per la non autosufficienza, gli esigui stanziamenti dei fondi nazionali per la famiglia: 19.784.000 euro (valeva 250 milioni di euro nel 2007) per l'infanzia e l'adolescenza: 39.960.000 e per le politiche giovanili: 6.208.000 (valeva 130 milioni nel 2007). A ci si aggiunge che il governo non intende definire i Livelli essenziali delle prestazioni sociali e non destina alcun finanziamento alla lotta contro la povert crescente. Infine occorre calcolare limpatto negativo sui cittadini dei tagli alle agevolazioni fiscali (e laumento dellIVA sulla cooperazione sociale) connesse alle prestazioni socio sanitarie (vedi capitolo sul fisco). Altrettanto grave lulteriore stretta del patto di stabilit sui margini di spesa degli enti territoriali, che si ripercuote sullassistenza sociale e sulle politiche locali di sostegno al reddito e allo sviluppo.
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Tale politica sta a testimoniare il permanere di un ritardo culturale e politico in base al quale le risorse destinate al sociale vengono considerate una spesa che appesantisce il deficit di bilancio. Il governo continua a negare, nei fatti, l'evidente nesso tra crescita economica e sviluppo delle politiche sociali. La domanda di servizi alla persona destinata a crescere, mentre l'offerta di servizi sta calando a causa dei tagli. Investire in servizi vuol dire creare valore economico e occupazione stabile, oltre a generare solidariet, inclusione lavorativa e sociale delle fasce pi deboli. Occorre, quindi, una forte correzione di quanto previsto dalla legge di stabilit investendo adeguate risorse sul Fondo nazionale delle politiche sociali, fino a recuperare il miliardo di euro trasferito alle regioni a met degli anni 2000; su un Piano nazionale per la non autosufficienza, ripristinando il Fondo nazionale. I servizi per l'infanzia e la lotta alla povert costituiscono le altre due priorit su cui investire per recuperare energie umane, lavorative, organizzative funzionali ad un alla ripresa economica e produttiva del paese.

Il contributo sulle tematiche del Mercato del lavoro contenuto nel DDL di stabilit riguarda un taglio di 30 milioni del Fondo per l'occupazione per il 2013 (art.3, comma 7). Si tratta di una scelta che non ha bisogno di particolari commenti, specie avuto riguardo alle preoccupazioni gi manifestate dalla Cgil al Governo sulla probabile insufficienza del miliardo precedentemente previsto in relazione alla condizione di crisi che permane. La risposta stata, appunto, il taglio di 30 milioni. Si aggiunga che lo stanziamento non dice nulla sulla prosecuzione, o meno, dell'intreccio tra godimento dell'ammortizzatore sociale e stanziamenti (regionali, ex FSE) per politiche attive. Su questo c' lesigenza di un tavolo con il Ministro e le regioni cui ad oggi non giunta risposta. Nel DDL mancano due norme, da sempre presenti in ogni legge di Bilancio, che rifinanziano i contratti di solidariet nei settori esclusi dalla Cig, e che permettano ai licenziati in imprese con meno di 15 dipendenti l'iscrizione alle liste di mobilit. Il Governo ha assicurato un impegno affinch entrambi vengano recuperati nel probabile maxi emendamento governativo, ma per ora non ci sono. Inoltre, la CGIL posto la necessit che in questa Legge trovasse collocazione la risoluzione del paradosso secondo cui, agli stagionali, la MiniASpI sarebbe corrisposta, a normativa vigente, ad anni alterni in quanto riconosciuta "detratti gli importi erogati nei 12 mesi precedenti". Naturalmente, una norma che costa, e si devono trovare le coperture. Si pu fare diversamente: adeguare gradualmente la contribuzione ASpI per tutti all'1,31% svuotando il "regalo" di cui godono artigiani e imprese dei pubblici esercizi che pagano, rispettivamente, lo 0,40 e lo 0,18.

Per il sistema degli Appalti alle PP.AA. la riduzione di spesa per ministeri ed enti locali peser non meno, in termini di corrispettivi e servizi in appalto,dei tagli previsti per la sanit. Gli articoli sono anche contraddittori in quanto,mentre inizialmente sembrano restringere la discrezionalit delle amministrazioni nel determinare i settori e servizi da
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tagliare,successivamente tale questione si ripresenta. In tal modo il combinato disposto di tagli e discrezionalit amministrative ci consegna un problema di difficile gestione sul versante dei corrispettivi e dei servizi e soprattutto sull'occupazione. Come sollecitato anche per la sanit e per le societ in house coinvolte dalla spending rewiev occorre quanto meno che in materia di tagli, appalti, bandi si stabilisca prima di qualsiasi decisione operativa che vi sia un confronto preventivo con le rappresentanze sindacali dei lavoratori/ici coinvolti. Per la sanit dei corrispettivi e servizi connessi tutti i contratti di appalto oggi nella misura del 5% vengono raddoppiati e portati al 10% dal 1 gennaio 2013. Questo aumento dei tagli si somma ad altre disposizioni per il settore sanitario previste nel dl 95/12 riguardanti la pubblicazione da parte di AVCP dei prezzi di riferimento per le prestazioni in appalto di servizi per il settore sanitario; l'avvenuta pubblicazione di tali prezzi di riferimento in alcuni casi potrebbe comportare tagli fino al 60% dei corrispettivi e delle prestazioni. Ad oggi si rileva che in applicazione del taglio previsto nella misura del 5% si sta verificando una riduzione effettiva delle prestazioni e dei servizi in una misura superiore arrivando in alcuni casi anche al 20%. Questa situazione ha gi determinato l'avvio di numerose procedure di riduzione del personale e licenziamenti per migliaia di posti di lavoro. L'ulteriore aumento della riduzione dei contratti di appalto nella misura del 10% non potr che aumentare ulteriormente i costi sociali in termini di servizi e occupazione. Per tali ragioni va valutata la reale opportunit di questo ulteriore taglio e vanno dati chiari indirizzi dal legislatore che le parti sociali interessate si confrontino preventivamente prima che si passi a decisioni operative sull'entit effettiva di riduzione delle prestazioni e sulle ricadute occupazionali.Inoltre il legislatore deve fornire una disposizione per cui in presenza di cambi di appalto devono essere previste le clausole sociali per garantire l'occupazione in coerenza con quanto previsto nei contratti di lavoro dei servizi. L'operazione cd Cieli Bui. Con l'intento di contenere la spesa pubblica si riducono al buio le citt. Si prevede di spegnere l'illuminazione o l'affievolimento automatico nella viabilit urbana e extraurbana.Senza nome 1 La Cgil sostenitrice dell'efficienza e del risparmio energetico ma non pu accettare l'idea che tutto si riduca in termini di tagli alla spesa, senza considerare poi le conseguenze di tali provvedimenti sotto il profilo della sicurezza per i cittadini soprattutto nelle grandi periferie delle citt metropolitane. Per ottenere il risparmio e l'efficienza energetica necessario investire risorse nel settore dei trasporti, nei motori e inverter, nell'edilizia, negli elettrodomestici di nuova generazione, nella cogenerazione, nell'illuminazione pubblica con i pannelli solari con luci a Led. Questo porterebbe un vero risparmio energetico e di converso per effetto di nuovi investimenti ci sarebbero nuovi posti di lavoro e sviluppo industriale.

Per il Trasporto Pubblico Locale, entro il 321 gennaio 2013, il Governo dovr fissare per decreto il livello di compartecipazione ai proventi delle accise su gasolio e benzina cos da assicurare 465 milioni di nel 2013, 443 nel 2014 e 507 dal 2015, cui andranno a sommarsi altri introiti, non ben definiti, fino ad arrivare alla cifra di 1,6 miliardi di .
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Il decreto dovr fissare anche i criteri e le modalit con cui ripartire e trasferire alle regioni a statuto ordinario le risorse del fondo, sulla base di criteri che terranno conto dei processi di razionalizzazione intrapresi o da intraprendere da parte delle Regioni, ( i relativi piani devono essere definiti entro 60 giorni) per realizzare un'offerta di servizio pi idonea, pi efficiente ed economica per il soddisfacimento della domanda di TPL. Il Governo dovr tenere conto nel decreto delle modalit attraverso cui le Regioni potranno raggiungere l'obiettivo del rapporto tra ricavi da traffico e costi dei servizi previsto dalla normativa nazionale vigente in materia di TPL e di servizi ferroviari regionali( dovrebbe essere, in pratica, il rapporto che determina nel 35% la percentuale degli introiti da ricavare sul totale del costo dei servizi) e delle azioni intraprese per il progressivo incremento del rapporto tra ricavi da traffico e costi operativi; la progressiva riduzione dei servizi offerti in eccesso in relazione alla domanda e il corrispondente incremento qualitativo e quantitativo dei servizi a domanda elevata; la definizione di livelli occupazionali appropriati; la revisione di idonei strumenti di monitoraggio e di verifica. Le risorse ripartite in prima istanza dal Governo sulla base dei piani regionali saranno oggetto di integrazione, di saldo o di compensazione con gli anni successivi a seguito dei risultati delle verifiche sull'andamento dei processi di razionalizzazione; i fondi saranno erogati con cadenza mensile. L'articolato prevede, inoltre, che le Regioni dovranno procedere alla riprogrammazione dei servizi di TPL e di trasporto ferroviario regionale, rimodulando i servizi a domanda debole e sostituendo le modalit di trasporto da ritenersi diseconomiche con altre pi idonee a garantire il servizio nel rispetto del rapporto tra ricavi e costi; la norma prevede anche che a seguito della riprogrammazione, rimodulazione e sostituzione di cui al presente articolo, tutti i contratti di servizio gi stipulati da aziende di trasporto anche ferroviario, siano oggetto di revisione. Si prevede, anche, che le aziende di TPL e le aziende esercenti servizi ferroviari di interesse regionale e locale dovranno trasmettere per via telematica e con scadenza semestrale, i dati economici e trasportistici all' Osservatorio istituito presso il Ministero dei Trasporti. La Legge stabilisce che l'Osservatorio sulle politiche del TPL, cui partecipano i rappresentanti dei Ministeri competenti, delle Regioni e degli enti locali, ha il compito di istituire una banca dati e un sistema informativo pubblico correlato a quelli regionali al fine di assicurare la verifica dell'andamento del settore e del completamento del processo di riforma. Tutto ci, ad oggi, sconosciuto. A questo punto opportuno ricordare che la norma istitutiva dell'Osservatorio autorizzava la spesa di 2 milioni di a decorrere dall'anno 2008 e rimandava a un decreto del Ministro dei Trasporti la definizione dei criteri e le modalit di monitoraggio delle risorse destinate al settore e dei relativi servizi, ivi comprese quelle relative agli enti locali, nonch le modalit di funzionamento dell'Osservatorio; infine veniva stabilito che l'Osservatorio doveva presentare annualmente alle Camere un rapporto sullo stato del TPL (?). Una nuova norma contenuta nella Legge di stabilit 2013 stabilisce che le risorse del Fondo nazionale non possono essere destinate a finalit diverse da quelle del finanziamento del TPL, anche ferroviario e che il monitoraggio sui costi e sulle modalit complessive di erogazione del servizio in ciascuna Regione sar svolto dall'Osservatorio presso il Ministero dei Trasporti. Ma, sempre nella stessa legge, previsto che le Regioni non potranno avere completo accesso al fondo se non assicureranno l'equilibrio economico della gestione e l'appropriatezza della gestione stessa, secondo i criteri stabiliti dal decreto che il Presidente del Consiglio dovr emanare entro il 31 gennaio 2013.
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Inoltre, la norma prevede, nella ipotesi di squilibrio economico che con decreto del Presidente del Consiglio, su proposta dei ministeri competenti, da emanarsi d'intesa con la conferenza Stato/Regioni, siano stabilite le modalit di redazione del piano di riprogrammazione dei servizi, anche con la previsione della eventuale nomina di commissari ad acta, la decadenza dei direttori generali degli enti e societ regionali che gestiscono il TPL e le verifiche sull'attuazione del piano e dei relativi programmi operativi, anche con la eventuale nomina di commissari ad acta. Allo stato vi un dato primo dato negativo da non sottovalutare: le Regioni, per l'anno 2012 denunciano che non stata erogata ancora alcuna somma e che l'unica dotazione finanziaria certa per l'anno in corso non corrisponde al fabbisogno minimo del settore, ne stato avviato il previsto processo di fiscalizzazione delle risorse. Non disponibile, come gi segnalato prima, la strumentazione predisposta a partire dall'Osservatorio, cosa che ha determinato anche la mancata presentazione della relazione da inviare in Parlamento. Non viene specificata poi la provenienza della risorse che ancora mancano per arrivare a 1,6 miliardi di euro. Infine anche qualora tutti questi problemi finanziari fossero positivamente risolti istituito,a partire dagli investimenti,e delle ulteriori risorse necessarie a questo fine.

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- Allegati -

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Tabella 3
Effetti sul bilancio delle misure fiscali del ddl Legge di Stabilit 2012 (art. 12)
2013 Comma 1 Riduzione aumento IVA per 2013 IRPEF Riduzione aliquote Totale IRPEF Addizionale regionale Addizionale comunale Tassazione sul TFR Franchigia di 250 euro Totale IRPEF Addizionale regionale Addizionale comunale Limite di spesa di 3.000 euro Totale IRPEF Addizionale regionale Addizionale comunale Abrogazione salvaguardia TFR Imposta di bollo sulle transazioni finanziarie Stabilizzazione increm. Accise Totale Accise Iva Imposte dirette Irap Oneri autotrasportatori IVA servizi cooperative (dal 4 al 10% ) Abrog. esenz. IRPEF pens. guerra e invalidit IRPEF Addizionale regionale Addizionale comunale Modifica deducibilit delle spese auto IRES/IRPEF IRAP IVA Differimento dei termini riallineamento Imposta sostitutiva IRES Irap Aumento accon. riserve tecniche assicurazioni Ip. 0,35 -> 0,5% 1 anno; poi 0,35% -> 0,45% Modifica misura rivalutazione redditi agrari IRPEF Addizionale regionale Addizionale comunale Modif. Imposta Societ agricole (Irpef)
Fonte: Relazione tecnica al ddl Legge di Stabilit 2012.

2014 0,0 -6.628,2 -6.420,7 -64,5 -23,0 -120,0 983,0 970,5 9,8 2,7 173,0 171,6 1,1 0,3 170,0

2015 0,0 -5.973,6 -5.771,4 -64,5 -17,7 -120,0 983,0 970,5 9,8 2,7 173,0 171,6 1,1 0,3 170,0

2016

2017

-3.280,0 -4.271,0 -4.151,0 0,0 0,0 -120,0 1711,6 1.698,3 9,8 3,5 301,8 300,3 1,1 0,4 170,0 1.088,0 947,5 962,6 144,0 0,0 0,0 -159,1 153,0 200,0 200,0 0,0 0,0 453,0 412,0 41,0 0,0 200,0 200,0 0,0 0,0 623,1 90,7 87,2 2,6 0,9 76,5

839,8 962,6 144,0 -40,4 -14,2 -212,2 153,0 255,9 240,0 12,0 3,9 597,0 549,0 48,0 0,0 806,2 -200,0 846,2 160,0 373,9 53,1 49,8 2,6 0,7 43,7

863,6 962,6 144,0 -23,1 -7,7 -212,2 153,0 255,0 240,0 12,0 3,0 577,0 532,0 45,0 0,0 503,1 423,1 80,0 373,9 53,1 49,8 2,6 0,7 43,7 579,9 487,7 92,2 373,9 -37,6 -37,4 0,0 -0,2 43,7 541,5 455,4 86,1

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Tabella 4
Simulazioni dellimpatto economico delle misure fiscali della Legge di Stabilit 2012 (dati annui valori in euro)
Reddito lordo 19.250 26.000 15.000 8.000 20.000 30.000 16.000 5.577 60.000 IRPEF attuale 2.873 4.580 1.610 0 2.960 5.880 1.955 0 18.166 nuova IRPEF 2.755 4.400 1.540 0 2.840 5.680 1.870 0 17.934 Deduzioni effettive attuali 160 931 260 0 42 1.471 41,6 0 2.911 Deduzioni effettive attuali 203 166 Nuove Deduzioni Differenza effettive 95 866 260 0 0 1.376 0 0 2.809 -65 -65 0 0 -42 -95 -42 0 -103 Detrazioni attuali 277 462 268 0 437 483 148 0 386 Nuove Differenza Detrazioni 182 367 268 0 342 388 101 0 291 -95 -95 0 0 -95 -95 -48 0 -95 Aumento IVA -83 -102 -70 -55 -90 -120 -72 -48 -228

Reddito individuale

Differenza

TOTALE impatto fiscale


-125 -82 0 -55 -107 -110 -76 -48 -194

1 contribuente medio 2 lavoratore dipendente 3 lavoratrice dipendente (part-time) 4 lavoratore precario 5 operaio 6 quadro/impiegato 7 pensionato 8 pensionato (sociale) 9 libero professionista

118 180 70 0 120 200 85 0 232

Reddito familiare

Reddito lordo 55.000 35.000

IRPEF attuale 10.080 4.800

nuova IRPEF 9.700 4.600

Differenza

Nuove Deduzioni Differenza effettive 57 0 -146 -166

Detrazioni attuali 686 296

Nuove Differenza Detrazioni 341 201 -345 -95

Aumento IVA -310 -230

TOTALE impatto fiscale


-421 -291

10 coppia di lavoratori dipendenti 11 coppia di pensionati

380 200

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NOTE alla Tabella 4


Fonte: Elaborazioni su dati MEF (dichiarazioni dei redditi) e ISTAT (Indagine sui consumi delle famiglie) Detrazioni: sono calcolate nella percentuale di interesse (19% in queste simulazioni, secondo le disposizioni del ddl Legge di Stabilit 2012) sullimposta lorda. Gli importi in esempio sono stati scelti sulla base dei dati medi per classe di reddito. Deduzioni: agendo sulla base imponibile, sono calcolate con laliquota marginale del reddito complessivo di riferimento. Nel calcolo della deduzione effettiva si tenuto conto delle nuove aliquote IRPEF, anche nel regime precedente senza franchigia. Gli importi in esempio sono stati scelti sulla base dei dati medi per classe di reddito. Esempio 1: sono stati utilizzati i dati medi effettivi (MEF) per esemplificare gli effetti sulle detrazioni e le deduzioni. Esempio 2: per le deduzioni sono state considerate: assegno al coniuge; per le detrazioni: 2 per spese mediche e mutuo su prima casa. Esempio 3: per le deduzioni: valore medio delle deduzioni, dato che il livello si trova al di sotto della soglia della franchigia (250 euro); per le per le detrazioni: spese mediche e spese istruzione; anche se il risultato neutro e nell'esempio si registra solo un aggravio IVA. Esempio 4: come incapiente, nessun aggravio e nessun beneficio fiscale da IRPEF, ma subisce l'aumento dell'IVA. Esempio 5: per le deduzioni: dalla voce altri oneri deducibili con importo inferiore a 250 euro, per cui la deduzione si annulla (in realt negativa per 23 euro); per le detrazioni: spese mediche e mutuo su prima casa. Esempio 6: per le deduzioni: assegno al coniuge; per le detrazioni: spese mediche e mutuo su prima casa. Esempio 7: pensionato con meno di 75 anni; per le deduzioni: altri oneri deducibili, anche qui a deducibilit annullata (in realt negativo -5,2 euro); per le detrazioni: spese mediche. Esempio 8: assegno sociale pensione INPS, come incapiente, nessun aggravio e nessun beneficio fiscale da IRPEF, ma subisce l'aumento dell'IVA. Esempio 9: per le deduzioni: assegno al coniuge; per le detrazioni: spese mediche e assicurazione vita. Esempio 10: due redditi da lavoro dipendente: 26000 + 29000. per le deduzioni: 1 + 1 altri oneri deducibili; per le detrazioni: 2 + 2 (spese sanitarie e mutuo + spese sanitarie e per sport ragazzi, ma annullata in questo caso la franchigia). Esempio 11: due redditi da pensione: 15000 + 20000. per le deduzioni: 2 + 2 altri oneri deducibili, ma annullate tutte da nuova franchigia; per le detrazioni: 1 + 1 spese sanitarie.
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Impatto delle misure fiscali della Legge di Stabilit 2012 - esempi in Tabella 4: incidenza % sul reddito disponibile
0,00% -0,10% -0,20% -0,30% -0,40% -0,50% -0,60% -0,70% -0,80% -0,90% -1,00%

0,00%

-0,32%

-0,32%

-0,32%

-0,37% -0,53% -0,65% -0,69% -0,76% -0,83% -0,86%

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