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Il problema dellassolutezza dellelemento logico nellidea hegeliana di filosofia La ricerca muove dal bisogno di chiarire un tema che sembra implicare, per sua natura, di essere il pi sfuggente a ogni tentativo di precisa determinazione e risulta tra i pi sospetti, se non irritanti, per l esperienza contemporanea della conoscenza: il tema dellassoluto. Il compito che questa introduzione si propone spiegare perch la decisione di rivolgersi alla filosofia di Hegel, per assumere il tema indicato, non miri a soddisfare un bisogno solo storico, fosse anche quello paradossale di appoggiarsi al passato per trovarvi un valore sottratto al tempo e nascondersi la vista di un presente che ha imposto la finitezza e la relativit come un destino inevitabile, n sia suscitata da un bisogno scientifico (nel senso di una qualche scienza particolare), o psicologico, o etico, o religioso, ma sorga piuttosto da un bisogno teoretico, un bisogno, cio, che, per dirla in termini hegeliani, nasce dallassoluta assenza di ogni bisogno, e dunque si appaga in quelle conoscenze disinteressate che hanno come scopo lo studio dei loro propri contenuti. Lintroduzione al tema scelto deve mostrare che esso sussiste come problema, che possibile risolverlo, che il modo di risolverlo un procedimento razionale, quindi ripercorribile e controllabile, non privilegiato, ossia accessibile solo a una cerchia di iniziati, ma riconoscibile come valido da tutti, in quanto siano disposti a seguirlo. Solo leffettivo svolgimento di questo compito introduttivo permette di rispondere alle obiezioni che vengono sollevate dinanzi al tema menzionato e di mostrare che esso non propriamente una scelta, ma una necessit. Unintroduzione, tuttavia, qualunque sia il compito che dichiara di avere, porta con s un particolare problema, che riguarda la differenza tra la posizione di colui che introduce, latto di introdurre e lambito a cui egli pretende di introdurre. Tale problema era implicitamente presente nellaffermare che la motivazione per impegnarsi nel tema assunto dallindagine fosse propriamente teoretica, e non solo storica. Questa formulazione suggerisce una decisione, che ha come presupposto la situazione di un interprete, che pi o meno cosciente della storicit del suo punto di vista e che si chiede se e in che modo essa determini completamente tale punto di vista. Si potrebbe obiettare preliminarmente, allora, che la natura puramente teoretica del tema trattato e la necessit di accostarsi ad esso da un punto di vista storico siano incompatibili, perch luna assoluta e laltra finita, relativa a una coscienza individuale e condizionata dallepoca in cui essa inserita. Occorre qui replicare, tuttavia, che lobiezione si fonda su unalternativa astratta: o si fa filosofia o si apprende la storia della filosofia. Questa alternativa, a sua volta, resa possibile da una determinata concezione della storicit della filosofia, secondo cui la storia un semplice recipiente

di eventi e di concetti e ogni filosofia che vi compare interamente immersa in essa e destinata a esprimere un riflesso condizionato del proprio tempo. Il dilemma generato da questa concezione risulta, per, mette linterprete di fronte a un bivio impraticabile e non necessario, che va o verso una storia che non ha verit, ma mostra al pi una filastrocca di opinioni, o verso una verit senza storia, come manifestazione di una philosophia perennis, dotata di uneternit edificante, fuori dal tempo e dallo spazio. Si pu uscire da questo dilemma, per, se si d alla storicit delle filosofie un significato diverso, secondo il quale esse non sono storiche perch soggette al tempo, ma in quanto sono capaci di durare nel tempo, di viaggiare attraverso la storia, mantenendo il senso e la validit dei loro problemi indipendentemente dallepoca del loro sorgere, anche quando, cio, i filosofi che li hanno formulati e lorizzonte che vincola, almeno in partenza, il loro pensiero, sono scomparsi. La filosofia una ricerca assolutamente critica del vero non nonostante la storia, ma perch ha una storia, e ce lha perch il pensiero non mai soddisfatto di una meta raggiunta e tende a considerare il suo passato come qualcosa di vivo, per incorporarlo in s come fonte del proprio inesauribile nutrimento. Sullo sfondo di una storicit della filosofia cos delineata, lintroduzione pu cominciare a svolgere il suo compito, nella consapevolezza che la coscienza storica di colui che introduce o domanda di essere introdotto fa parte del problema trattato, perch questo inseparabile dal nesso tra la filosofia e la sua storia. Ora, lintroduzione ha la forma di una giustificazione perch, come abbiamo detto, presenta il tema come un problema, proprio nel senso etimologico di un impedimento per il pensare, di ci che viene gettato davanti al nostro domandare, unaporia. Il primo passo da compiere riconoscere la forma del problema. Pi precisamente, si possono riconoscere qui due forme. In primo luogo, lassoluto appare sfuggente, o pi ancora, inafferrabile, in quanto la volont di comprenderlo si blocca nellatto stesso che pretende di coglierlo. Se la comprensione un conoscere e questo ha la struttura di una distinzione e di un rapporto tra due termini, un soggetto e un oggetto, latto del comprendere apparterr a uno solo dei termini o sar al massimo lattivit determinata di uno di essi di rapportarsi a un oggetto a esso contrapposto, ma non conseguir lassoluto; questo, infatti, o reso dipendente dal rapporto che il soggetto stabilisce con esso, ma allora non pi assoluto, o davvero assoluto, come oggetto indipendente dal soggetto, ma allora diviene inconoscibile, sfugge, cio, per se stesso, a ogni tentativo del soggetto di conoscerlo. In secondo luogo, il problema assume laspetto di un che di irritante o scioccante rispetto al punto di vista che ritiene che esso non costituisca pi neppure un problema di cui occuparsi, che esso sia la culla delle illusioni di una metafisica da cui si crede di aver preso congedo una volta per

tutte. Ora, ammesso che la metafisica sia in generale quel discorso filosofico rivolto a indagare la totalit del reale e che il tipo di metafisica che questa posizione ha di mira sia il platonismo o quella pretesa scienza di oggetti trascendenti, che Kant critica nella Dialettica trascendentale, essenziale notare che latteggiamento di chi presume di aver gi fatto i conti con la metafisica e indica in questo o quel filosofo il punto dopo il quale la metafisica non sarebbe pi possibile non coincide affatto con quello dei filosofi che hanno criticato la metafisica (come Kant, Hegel o Heidegger), ma tende piuttosto a considerare lassoluto come la testimonianza storica di una concezione divenuta inaccettabile. A questo proposito, posto che non sia significativo rilevare gli esempi dellignoranza pura e semplice di una filosofia che tematizzi lassoluto, quale quella di Hegel, pu essere interessante fornire tre esempi di diffidenza verso di essa: la posizione di Th.W.Adorno, quella del sociologo contemporaneo E.Morin, quella dello studioso R.P.Horstmann. Lobiezione di Adorno si lascia cos riassumere: in quanto la filosofia hegeliana solleva la pretesa a una chiusura o conclusivit sistematica completa, essa non concede pi spazio allesperienza umana, alla prassi storica e allapertura verso il futuro; ne consegue che, in quanto il pensiero hegeliano vuole essere o viene interpretato come una filosofia della totalit o assolutezza, essa appartiene definitivamente al passato. Da questa convinzione ne derivano, oggi, di ulteriori, sorrette dalla preoccupazione di salvare lattualit di Hegel dopo il sapere assoluto : che la filosofia di Hegel pu ancora dire qualcosa, di cui gli interessi del nostro presente possono appropriarsi, solo a condizione che si riconosca che lesperienza dellassoluto, che Hegel affermerebbe come identit di soggetto e oggetto, non pu essere la nostra, che si emendi lassoluto desublimandolo e risolvendolo nella descrizione delle forme assunte dai processi di riconoscimento istituzionalizzati, e si riponga la vitalit della sua filosofia nella storicit di un pensiero tenuto lontano dalle pretese del sistema. Le tesi di E.Morin contro lidea di sistema, esposte nellintroduzione generale alla sua opera, dedicata allelaborazione del cosiddetto metodo della complessit, si richiamano esplicitamente allaffermazione di Adorno la totalit la non-verit per polemizzare contro la mania totalitaria dei grandi sistemi unitari che rinchiudono il reale in un gran busto di ordine e coerenza (ed, evidentemente, se lo fanno sfuggire), concludendo che ogni sistema mirante a rinchiudere il mondo nella propria logica una razionalizzazione demenziale (Il metodo 1. La natura della natura, Cortina Editore, 2001, p.16). Se non che, mentre lautore attribuisce alla nozione di sistema il significato di un pensiero semplificante, di una teoria generale unificata i cui differenti domini si deducano logicamente da un concetto principe in un discorso lineare con un punto di partenza e uno di arrivo,

rivendica al paradigma che intende introdurre tre principi innovativi (rispetto al paradigma cartesiano della conoscenza), che Hegel, in realt lontano dallidea di sistema che fa orrore allautore, aveva a suo tempo gi fatti propri: a) non bisogna spezzare le nostre circolarit, bisogna al contrario prestare attenzione a non staccarsi da esse (op.cit., p.15), b)la difficolt enciclopedica si ponein termini di organizzazione allinterno di un processo circolare attivo o ciclo (ibid.,p.16), c)il principio della complessit sarebbe un principio organizzatore che associ alla descrizione delloggetto la descrizione della descrizione (e la decifrazione di colui che descrive), e che dia allarticolazione e allintegrazione la stessa forza data alla distinzione e allopposizione. (Perch bisogna cercare di non sopprimere le distinzioni e le opposizioni, ma di abbattere la dittatura della semplificazione disgiuntiva e riduttrice) (ibid.,p.17). Lesempio di Horstmann, infine, illustra il tentativo di servirsi di parti giudicate rilevanti della filosofia di Hegel e di respingere il senso positivo che il concetto di assoluto pu avere per il sapere, sulla base di una diffidenza che avrebbe due fonti: a) luna ha il suo fondamento nel tentativo del sistema di Hegel di integrare tutte le forme della realt, cosicch nulla vi sarebbe, dalla cosa pi palpabile alle determinazioni logiche, che non cada nella pretesa di essere considerato come espressione del concetto e cos di essere reso intelligibile nella sua necessit; b) laltra, che lautore trova pi importante, basata sul determinate assunzioni logiche e metodiche di Hegel, che si consegnano in affermazioni come Contradictio est regula veri, non contradictio falsi, o nellaffermazione che la forma del giudizio inappropriata a esprimere il vero1. Una volta individuate due forme in cui il problema dellassoluto sussiste, il secondo passo dellintroduzione mostrare il modo in cui possibile risolverlo. Questo passo pu compiersi se riesce ad andare in direzione inversa al primo, mostrando come il tema della ricerca, cio lassoluto, non costituisca il problema, ma la soluzione del problema, messo avanti dai punti di vista che abbiamo considerato. Pi precisamente, si tratta di avvedersi che il punto di vista del relativo e del finito, anche quando sia concepito radicalmente come la costituzione essenziale propria di qualcosa che pretenda di partire da se stesso e permanere in se stesso, sia esso stesso a s il suo problema, e la sua problematicit, il fatto di non poter essere autosufficiente entro se stesso ma di aver bisogno di una esplicazione che lo oltrepassi, la stessa della filosofia come problematizzazione totale, come domandare che mette in questione tutto, compreso se stessa. In realt, la necessit del tema dellassoluto inseparabile dalla posizione del problema proprio del finito e la tematizzazione del problema del finito strettamente unita con lindicazione della sua soluzione, cosicch lintero

Cfr. R.P. Horstmann, Ontologie und Relationen, Hain, 1984, pp.39,40.

discorso introduttivo risulta essere un cammino unitario, ununica argomentazione circa linseparabilit di assoluto e relativo. Riguardo al problema dellassoluto sfuggente, da osservare che esso non davvero assoluto, ma una prospettiva falsata sullassoluto. Essa ne fa un al di l del conoscere che sorge dallaver presupposto un oggetto contrapposto al soggetto indagante, il quale, dunque, non fa parte di esso ma se ne colloca al di fuori. Per evitare questa fissazione dellassoluto in un ente irraggiungibile, o di cui possiamo pensare solo lincomprensibilit, necessario che pensiamo che i relata in opposizione devono costituirsi entro un intero; questo non precede, per, i relata come essere o orizzonte (il cerchio che abbraccia e comprende tutto ci che visibile da un determinato punto, e che sospingerebbe il pensiero a un andirivieni che lo lega di volta in volta a una determinatezza finita), ma non altro che il concetto sviluppato dei relata stesso. Riguardo al problema dellassoluto irritante, si pu fare unosservazione e svolgere un argomento. La prima che gli argomenti sul sistema come procedimento deduttivo o come camicia di forza per imbrigliare la realt possono al massimo valere per un paradigma cartesiano del metodo, inteso come ordine di regole preliminari allo svolgimento della corretta conoscenza, ma non per lidea di sistema che ha Hegel. Il sistema rigido e semplificante sembra corrispondere piuttosto al modello noto come fondazionalismo epistemologico. La filosofia, in questo caso, deve partire da un fondamento inteso come principio supremo, e questo pu essere il principio supremo non nonostante, bens esclusivamente perch esso non pu essere reso comprensibile da nessun altro. Tale principio assoluto perch, essendo illuminato dalla pura evidenza, letteralmente separato da ogni altro sapere, diverso da ogni sapere relativo e non bisognoso di una ulteriore fondazione. Il sistema sarebbe, allora, lelaborazione di una sequenza deduttiva in cui la verit si trasmette da un fondamento indiscutibile, originario e immediato. Il sistema, per Hegel, invece la complessa struttura autofondativa della scienza, la cui genesi si trova nel tessuto dellesperienza (cfr. Enc.C 12) e la cui esposizione articolata in una totalit di elementi o sfere di conoscenze, ciascuna delle quali insieme discreta, conchiusa in se stessa, e insieme in relazione di reciproca continuit con le altre e quindi con lidea dellintero. Lopposizione tra il sistema fondazionalista a quello della circolare si esprime sottolineando lalternativa tra un procedere argomentativo deduttivo, che abbia proposizioni come sue parti e un movimento di determinazione in cui la conoscenza riconosca invece il contenuto di un elemento o medium delle sue forme come lo svolgersi del concetto di tale elemento. Ma, a questo punto, si potrebbe obiettare che, per chi non assolutizza il relativo, non c alcuna necessit di porre un assoluto che lo oltrepassi. La risposta a tale obiezione risiede nel

concetto stesso di assoluto. Se per assoluto si intende ci che non dipende da altro, ci che completamente autosufficiente, un assoluto non pu non esserci. Qualunque cosa ci sia, infatti, o una realt indipendente, cio pienamente autosufficiente, e allora essa lassoluto, oppure una realt che dipende da altro, e allora proprio questo altro lassoluto. In ogni caso, quindi, lassoluto non pu non esserci. Alla luce di ci, risulta che il tema dellassoluto pu essere dichiarato inservibile solo se non viene pensata a fondo la problematicit del finito e che dallassoluto non si pu prendere congedo senza riproporlo, senza, cio, mostrarne linnegabilit. Il terzo e ultimo passo del compito introduttivo consiste nel riflettere sul cammino fatto. Lindicazione del problema e del modo di risolverlo hanno mostrato come il procedimento filosofico, nel giustificare il suo tema, debba mettere in opera un atteggiamento radicalmente critico, e che, nel farlo, persegue un tipo particolare di filosofia, che si svolge secondo un procedimento dialettico, cio non deduttivo, ma confutatorio. In questo modo torniamo alla questione del rapporto tra lidea di filosofia e la storia della filosofia. Non ci si pu occupare di una ricerca relativa a un tema filosofico senza giustificarlo in rapporto alle soluzioni elaborate nella storia della filosofia. Daltra parte, rispetto a tutto il corpo di testi della storia della filosofia, una ricerca specifica sceglie il passato in base al proprio interesse, al proprio tema di indagine, e nel far retroagire il passato sui presupposti o condizionamenti da cui muove riattiva il primo, rendendolo presente, e al tempo stesso i secondi, mettendoli in questione. Se la presente ricerca si volge, ora, a esaminare il tema dellassoluto nella filosofia di Hegel, la ragione che in questa possibile ravvisare il passaggio da un assoluto metafisico, concepito come ente trascendente o separato da ci che da esso dipende, al concetto di un conoscere assoluto, che non diverso dallassoluto, n consiste in un soggetto indipendente dal conoscere, ma una forma di sistema scientifico della ragione, che lunico vero tema e contenuto della filosofia. Il procedimento della ricerca deve indicare, quindi, il carattere di assolutezza di cui si occupa la filosofia di Hegel e giustificare il ruolo centrale che in essa svolge lelemento logico. Lidea della filosofia mostra che la risposta al problema dellassoluto per la filosofia lo sviluppo dellidea di sistema delle scienze filosofiche. Ora, il sistema la forma di esposizione del pensiero filosofico in quanto pretende di essere pensiero scientifico. Hegel concepisce una esposizione che ponga ogni contenuto determinato nel contesto di un sistema di contenuti che deve presentarsi come un intero autodeterminantesi. Poich la filosofia rivendica a s e giustifica, nellesporla, la forma sistematica, si precisa il carattere di unicit del suo oggetto nella forma dellidea, unitamente alla necessit di sviluppare lidea della filosofia in una molteplicit di sfere o

elementi. La ragione della necessit di una esposizione dell unico e vero oggetto della filosofia in pi scienze che lespressione adeguata di esso non propriamente loggetto, ma il processo della sua determinazione, e quindi del suo costituirsi ad oggetto di considerazione e nella specificit delle diverse sfere della scienza assoluta: la logica e le filosofie reali della natura e dello spirito. In cosa consiste, allora, lassolutezza dellelemento logico? Non va esso considerato solo come una delle sfere del processo di autocostituzione dellidea? Nel delineare le linee di sviluppo della ricerca, presento di seguito tre dimensioni dellassolutezza in questione. Il titolo di Scienza della logica suggerisce il senso di tale assolutezza. Il genitivo, infatti, accenna al fatto che la logica deve essere considerata come il soggetto e il fondamento della scienza in generale, ma non al modo di punti di appoggio a cui ancorare il sapere o da cui far derivare un ordine di proposizioni, bens nel senso di una concezione del procedimento scientifico, per cui la filosofia pu essere scienza oggettiva e dimostrata se il contenuto ha in se stesso la forma del proprio svolgimento. Lassolutezza dellelemento logico, quindi, consiste nellessere la forma specifica del contenuto della scienza logica, il pensare concettivo, dal cui svolgimento soltanto pu emergere la comprensione di se stesso come forma assoluta (forma che ha determinato se stessa a contenuto) e lautofondazione del concetto della scienza pura. Criticando, nellintroduzione alla Scienza della Logica, gli argomenti della concezione strumentale del pensare, allo scopo di indicare il punto di vista dal quale la scienza logica deve essere considerata, Hegel si riferisce allelemento logico come a ci che non condizionato dallopposizione tra soggetto e oggetto, e che anzi, proprio in quanto medium assoluto del pensare, ci che attivo tanto nelluno quanto nellaltro, il processo o la mediazione entro cui tali relata si formano e trovano la loro conoscibilit. Collegato a questo senso di assolutezza della logica, ve ne ne uno allinterno della logica come scienza pura, per cui lelemento logico avanza, nel costituire il sistema delle determinazioni di pensiero, verso livelli via via superiori di complessit, che Hegel chiama, in determinati snodi del pensare concettivo, assoluti (e talvolta definizioni dellassoluto). Essi costituiscono i momenti speculativi che determinano compiutamente forme di pensiero pi semplici e astratte, quali appaiono nel momento iniziale di ciascuna sfera. Non necessario, quindi, aspettare la compiuta comprensione di s del pensare concettivo nellidea assoluta perch si raggiunga lassolutezza, perch tale autocomprensione un risultato inseparabile dal processo che presente in ogni momento e mostra il pensare speculativo, in determinati punti di articolazione, come un compiuto esempio nella sua guisa determinata (a proposito dellinfinito affermativo, SdL, p.156).

Il terzo senso, infine, si riferisce alla fluida posizione che lelemento logico assume nel sistema, come appare dai tre sillogismi finali dellEnciclopedia e dalle indicazioni che si trovano nellIntroduzione e nella sezione sullIdea della Scienza della logica, secondo le quali la scienza logica vale sia come scienza prima sia come scienza ultima. Si tratta di esaminare se lesser-prima o lessere-ultima si riferisca alla distinzione tra due ordini di lettura della logica, nel primo caso didattico, nellaltro genetico, se quindi primo e ultimo si dicono di tale scienza rispetto al tempo e allo spirito soggettivo, dunque allo sviluppo culturale dellindividuo che deve portare a coscienza la natura logica dello spirito, o rispetto al metodo del sistema, presso cui, come vien detto nella sezione sullidea assoluta, lelemento logico la guisa o modalit universale dellidea, che abbraccia la ricchezza del particolare, costituita dalle guise della natura e dello spirito. Posto che la logica, come scienza prima, tratti lelemento logico puro, e, come scienza ultima, lelemento logico concreto, verificato come risultato dellesperienza delle scienze, occorre, per capire la concretezza annunciata allinterno della scienza logica, andare a indagare la relazione tra logica e filosofia reale. In questo contesto, quindi, si presenta il compito di confrontarsi con le principali tesi interpretative che vedono, in tale relazione, o limpossibile pretesa a una autarchia della logica (Th.Litt), o il realizzarsi del senso pieno della logica nellequioriginariet con la fenomenologia e la psicologia (L.B.Puntel), o lincompletezza della logica, che non fornirebbe una corrispondenza lineare coi contenuti della filosofia dello spirito oggettivo e assoluto (V.Hoesle), o la messa in atto di una metodologia della filosofia, una logica formale del sistema, mai tematizzata in nessuna parte di esso, perch allopera in ogni parte di esso, contenente funzioni, regole di combinazione tra concetto e rappresentazione, leggi dordine che presiederebbero alla costruzione e alla esposizione del sistema come totalit organica del pensiero e della realt (A.Nuzzo).

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