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Aspettando il nuovo Gogol


di Tatiana Polo

Quando Dio cre la terra e la divise tra i popoli, una grande e fertile penisola a forma di stivale tocc agli Italiani. Il Diavolo non aveva pace per la fortuna di questo popolo ed escogit una sadica vendetta: mand sulle teste degli abitanti una grande piaga, che i mari facilitavano a veicolare: lemigrazione. Gli emigranti extracomunitari presero a sbarcare da ogni parte per scompigliare la vita dei semplici cittadini, chi sul gommone, chi attraverso i valichi alpini, in carrozza. Tra questultimi apparse un giorno anche il cittadino russo Nikolaj Vasilevi Gogol, un genio della letteratura mondiale allo stesso livello di Manzoni, Goethe e Stendhal, ed proprio a lui che, alla vigilia del suo bicentenario, vogliamo dedicare queste righe. Gogol divenne un vero Padre dellemigrazione extracomunitaria. Questo strano titolo gli spetta non perch fosse stato il primo a trasferirsi nella Penisola, sarebbe impossibile, ma perch con le sue opere e con la sua autorevole presenza pag in grande stile il conto dellospitalit ricevuta, per s e un po per gli altri. Gli altri gi tanto se sono riusciti a sopravvivere, mangiucchiando ciascuno il suo pezzo de lo pane altrui. Possiamo definire Gogol emigrante in quanto trascorse in Italia molto

tempo tra il 1837 e il 1848 e reputava Roma la sua vera Patria, a differenza di tanti famosi scrittori e darte: appassionati s della cultura italiana, ma interiormente stranieri. Infine, la targhetta di extracomunitario gli attribuibile in riferimento allembrionale comunit di Stati italiani, che si avvicinavano lun laltro con la diffusione delle idee, con linterazione dei mercati, con gli spostamenti demografici e con lostilit verso il popolo dei cosacchi, che bevono sangue umano, come si canta nellinno dItalia, scritto da Mameli esattamente quando Gogol girovagava da queste parti. Ma che diavolo lo spinse fino al paradiso terrestre italiano, quando il posto allinferno gli era gi stato assicurato, come lo scrittore stesso credeva? Che tipo demigrante era, insomma? E cosa sarebbe stato indicato come motivo dingresso in Italia sul suo permesso di soggiorno, se Gregorio XVI avesse dovuto rilasciarglielo? Sua Santit, per quanta antipatia suscitava nei suoi contemporanei, fortunatamente aveva legati e non leghisti, e perci avrebbe facilmente firmato limportante documento al giovane cristiano dalle maniere educate che parlava Italiano.. Immaginiamo la scena della sua accoglienza nella segreteria papale nel giorno dellarrivo a Roma, il 26 marzo del 1837. Lo scrivano probabilmente gli avrebbe detto: Aoh,, dimme come te chiami. Come? Nun tho ccapito. Google? Mannaggia, sto cognome barberoGogol. Che sei arbanese, per caso? Russo, russa pure, che tte devo di... Add abbiti? D o v e. T u. A b i t a r e. Hai capito mo? Ah, be, via Isidoro 17, vicino a piazza Barberini. Dunque, passaporto, tassa dingresso e la lettera di raccomandazione, per piacere. Ma che ci mettemo nella casella motivo di soggiorno? Che sei venuto a ffa qua, fijolo? E quali categorie demigrazione russa potevano esistere allepoca, chiediamo noi. Stranamente, gi tante. Prima di tutte quella blasonata delle antiche famiglie principesche come Volkonskij, Apraksin, Samojlov, Tolstoj, Golicyn, Buturlin, Gagarin, Demidov, Balabin che nidificavano in Italia nei palazzi e nelle ville di propriet, ramificando e intrecciandosi con la popolazione locale. I loro rappresentanti spesso prestavano servizio nel corpo diplomatico imperiale, i loro salotti a Roma, a Napoli, a Milano attiravano il beau monde politico e culturale internazionale, i loro soldi contribuivano allo sviluppo economico del territorio. Gente davvero antipatica. Ma al Nostro non sarebbe dispiaciuto farne parte, visto che una volta chiese la mano di una principessa, senza riuscirci. Ahim, Nikolaj Gogol non era Lev Tolstoj.

Ci non significa che era povero e classificabile come profugo di fame, categoria daltronde ancora inesistente a quellepoca per quel momento. Non ci devono ingannare le sue dichiarazioni di essere un nullatenente, n il suo modo di girare lEuropa con ununica valigia, n i suoi canti di gioia per il costo simbolico della vita in Italia rispetto alla Francia, Svizzera e Germania (non incredibile, caro lettore?!), n la frequenza nel suo epistolario di parole come spendere, soldi, economico, risparmiare, prestito ecc., le quali avrebbero probabilmente raggiunto un numero imponente se qualche cervellotico ricercatore le avesse contate. Tutto ci va interpretato in un solo modo: che la stoffa del grande scrittore era compatibile in lui con le doti del contabile, anzi, dellimprenditore, e per giunta molto pi in gamba del suo immortale iikov. Infatti, iikov compra le anime morte e non riesce a venderle, mentre Gogol non le compra ma come libro le vende benissimo, facendosi anche finanziare ora dalla famiglia imperiale, ora dallErario di Stato russo, ora dagli altolocati ammiratori suoi connazionali; cos con la sua valigetta va dove e quando vuole, si ferma in alberghi costosi, esagera nel mangiare, si veste di qualit (ma senza gusto) e a volte riesce pure ad avere un servitore personale. A differenza del suo eroe, non ci tiene di accumulare e spende tutto quello che guadagna, sapendo arrangiarsi quando i soldi non bastano. Ma ad eccezione dei primi anni trascorsi a Pietroburgo, non dovette mai preoccuparsi di niente oltre che a scrivere. Daltronde nellOttocento i Russi poveri non avevano la facolt di lasciare il Paese, fermati dal costo del passaporto, difficile da ottenere e valido solo cinque anni; per frenare coloro che volevano restare allestero pi a lungo, venne introdotta una speciale tassa, una specie di invito a ripensarci. Tra la Scilla delle spese di viaggio e la Cariddi dellingarbugliato iter burocratico per formalizzare i documenti, Gogol dovette temere solo la seconda bestiaccia, che infatti, dolce come i suoi personaggi femminili pi azzeccati, specie Praskovja Osipovna nel Naso, imped allo scrittore di tornare alla fine dei suoi giorni in Italia; cos egli mor a Mosca e non nellamata patria, cio, ricordiamo, Roma. Dunque, n troppo ricco n troppo povero, il nostro satirico e poeta doveva appartenere a un altro tipo demigrazione russa che esisteva allepoca. Lautore del Revisore avrebbe potuto essere, ad esempio, un rifugiato politico, categoria nata a seguito della tentata insurrezione decabrista del dicembre 1825 a Pietroburgo contro lo zar Nicola I. La meta di questi primi esuli politici russi fu Parigi, ma altri poi arrivarono pure a Roma. Nei due secoli successivi le onde anomale dellemigrazione politica russa presero a sciabordare di volta in volta, rispondendo ai diversi sismi del sofferto e tormentoso scenario della

politica interna zarista e poi comunista. Nikolaj Vasilevi per non aveva a che fare con costoro, essendo paradossalmente il beniamino dello zar Nicola I in persona, che perfino lo finanziava, come abbiamo gi accennato. Altrettanto vicino ed estraneo Gogol risulta allemigrazione russa per motivi religiosi, ancor pi massiccia e risalente ai tempi di Pietro I con le sue drastiche riforme ecclesiastiche, quando i numerosi gruppi di dissidenti religiosi fuggirono in massa dal Paese. Le eresie dellOttocento fecero in modo che questo flusso non si estinguesse, facendo dei propri adepti i nuovi profughi. Anche il nostro scrittore ha un credo poco ortodosso e scomodo, visto che tratta gli esseri umani come casse di legno non degni damicizia, damore, di misericordia, mentre considera s stesso linviato di Dio in terra. Perci riusc a disgustare gli ammiratori progressisti come Belinskij e nello stesso tempo a mandare fuori dai gangheri gli ecclesiastici. Un aspro conflitto scoppi tra questi ultimi e Gogol dopo la pubblicazione de I passi scelti dalla corrispondenza con gli amici; la lite fu spenta solo dalla morte dello scrittore. Un certo padre Matvej, di cui Nikolaj Vasilevi si fidava e in cui vedeva rappresentata tutta la Chiesa, insisteva affinch lo scrittore dedicasse la sua vita alla salvezza dellanima anzich alla letteratura. Questo sacrificio Gogol non lo poteva compiere e per questo si sentiva un dannato peccatore, pi o meno come Botticelli dopo le prediche di Savonarola. No. Decisamente questo mea culpa finale nei confronti della Chiesa ortodossa lo esclude dal novero dei dissidenti religiosi. Questa conclusione mieter consensi nel vasto accampamento della critica letteraria da N.Tikhonravov fino a Ju.Mann, il quale sostiene che Gogol and a vivere in Europa non avendo sopportato loffesa della stampa reazionaria, insorta contro le sue sortite troppo azzardate ne Il Revisore. La frusta dellincomprensione, dicono questi studiosi, spinse il povero autore a cercare loblio e la consolazione altrove: nel 1831, dopo linsuccesso del poema Ganz K chelgarten, egli per due mesi se ne and in Germania e nel 1836, dopo il trambusto de Il Revisore se ne and per molti anni in Francia, Germania, Svizzera e Italia. Se cos fosse, Gogol dovrebbe appartenere allantica categoria demigrazione russa, che tra laltro sfugge allesatta datazione e catalogazione, degli avventurieri e sfortunati vari, i quali si trasferivano sistematicamente allestero per motivi personali quali rovina, resa dei conti, offesa o noia. La letteratura russa amorevolmente rispecchia alcuni loro tratti fisionomici nei personaggi come ackij e, parzialmente, Onegin. Questa affermazione dei critici non dovrebbe essere lontana dalla verit, visto che le lettere di Gogol di questo periodo sembrano urla di

dolore, insicurezza, paura. Tuttavia bisogna tener presente, che il nostro prosatore sul piano professionale era molto pi responsabile di Pukin, il quale se la spassava nei salotti e nei gran balli notturni e che, come anche Lermontov, per questione donore alla fine si gioc la vita, senza farsi condizionare dal pensiero del danno che la sua prematura scomparsa avrebbe provocato alla cultura nazionale e mondiale. Gogol era diverso. Non conosciamo un altro scrittore russo, per il quale scrivere fosse la sola e unica ragione di sua vita. Insistiamo dunque nel dire che nessuna critica lo avrebbe sconvolto a tal punto da abbandonare le due capitali russe, lecosistema dove pescava i prototipi dei suoi splendidi personaggi e dove molte porte amiche gli erano sempre spalancate. La causa principale della sua partenza dovrebbe giacere altrove. E che avevo detto io? esclamer soddisfatto il noto Gogolista italiano, - il Nostro si trovava in Italia per lavoro! Aveva trovato qui delle condizioni ideali per scrivere. Il nostro clima, il nostro ambiente, la nostra cucina, il nostro popolo allegro, cordiale e simpatico, - tutto lo teneva ancorato al nostro bellissimo paese, soprattutto a Roma. Daltronde, sappiamo cosa vuol dire lItalia per gli artisti in generale, sappiamo come la vita tra le antiche pietre, le botteghe darte ed i Caff letterari permette loro di esprimere al meglio il proprio talento. Questo vale soprattutto per i pittori, come Silvestr edrin, Alexandr Ivanov, Karl Brullov, Orest Kiprenskij, ma pi tardi ci furono anche letterati, per esempio il poeta del secolo dargento V.Ivanov. Oggi la fuga dei cervelli, di questi capoccioni russi che vanno allestero per gestire i laboratori o per tenere corsi presso le pi prestigiose universit del mondo, si sedimenta in Italia nella sua parte migliore, pi sensibile alle radici culturali dellumanit e qui abbiamo il nostro Boris Uspenskij. Come tutti loro, Gogol visse a Roma i suoi anni pi felici, qui scrisse la sua opera pi famosa Le anime morte e concep lopera centrale della sua creazione la novella Roma. A discutere su questo parere, tra laltro perfettamente compatibile con quello precedente, invita un ottimo libro di Giacoma Strano, dove si dichiara che le qualit pi pregiate della prosa di Gogol siano lironia, la polemica e la parodia, tutte in rapida estinzione sulle pagine del nostro classico dopo il 1836, anno in cui egli lasci la Russia. Scrive la Strano in sintonia con lo stesso Ju Mann, che dora in poi il geniale satirico entra nella sempre pi profonda crisi fisica e psichica, o crisi esistenziale(1). Anzi, aggiungiamo noi, il suolo della Penisola portava sfortuna al nostro scrittore, visto che pi tempo egli ci passava, meno riusciva a produrre. Per completare Le anime morte, di cui Di cui aveva letto al suo pubblico i primi capitoli ancora in Russia al suo pubblico

ancora in Russia, prima della partenza, Nikolaj Vasilevi impieg ben sei anni, esattamente lo stesso tempo che gli occorse per tutte le opere precedenti messe insieme. Negli ultimi quattro anni circa della sua permanenza in Italia non scrisse proprio nulla. Peggio ancora il fatto che tutto ci che Gogol aveva scritto allestero appaia meno geniale. C chi ritiene, che i primi sei capitoli de Le anime morte sono pi geniali del resto, in quanto ritraggono in dimensione scultorea la grottesca fauna umana in tutto suo miserabile splendore; dopo invece la narrazione si impegna nellazione e si occupa dello sfondo, che comunque rimane miniera di diamanti secondo un critico attento come V. Nabokov. Per quanto riguarda la novella Roma, pu essere considerata frutto del contatto dello scrittore con lItalia reale, vera, vissuta. Ne convinto Landolfi nella sua recensione Gogol a Roma (2). Niente male per Nabokov, che nelle Lezioni sulla letteratura russa, capitolo Gogol, difende lapproccio tanto caro a lui stesso: Il messaggio non fa un buon scrittore; i buoni scrittori li inventano nella giovinezza e poi li usano, come se essi fossero esistiti per davvero (3). Ed proprio nella prima giovinezza di Gogol, sotto linfluenza dei libri di Winckelmann e Goethe, che si cristallizzata in lui lidea di come dovesse essere lItalia e quali sentimenti essa dovesse suscitare nella sua anima. Lomonima poesia, scritta allora, sembra una serenata al paradiso terrestre, cantata da un adolescente goffo ma di grande talento. La passione per lItalia, una volta formatasi, rimase per sempre immutata, e costitu un terreno fertile dove in seguito alla lettura del romanzo Limprovvisatore di Andersen, cadde un seme creativo. Veniamo a saperlo dal saggio del ricercatore pietroburghese V. Denisov, che indaga sulle radici e le probabili fonti dispirazione della novella Roma (4). Il romanzo di Andersen suscit molto scalpore nel pubblico russo e influenz anche la novella Le notti dEgitto di Pukin. Secondo Denisov, difficile che questultimo, con la sua magnanimit creativa, non avesse discusso con il giovane Gogol, del quale apprezzava il talento, Limprovvisatore, opera che tanto lo aveva colpito. Troppe sono anche le coincidenze che corrono tra lopera di Andersen e la novella Roma, dai nomi dei personaggi e toponimi fino ai meandri delle vicende biografiche. Forse lincontro con lItalia permise a Gogol di aggiungere dei nuovi particolari, facilit lambientazione dei personaggi, ma nulla di pi. Al livello del concetto lopera di Gogol pienamente originale, ma un dettaglio curioso tradisce la sua soggezione personale allo scrittore danese: imitando leroe di Andersen, Gogol si affitt lappartamento sulla stessa via Felice, dove svernava il protagonista del famoso romanzo.

Dunque, non si pu negare del tutto, che Gogol si trovava in Italia per lavoro, visto che lavorava, qualcosa pur sempre scriveva. Ma se quello fosse stato il suo perenne anno sabbatico, non avrebbe avuto molto senso trascorrerlo proprio in Italia. Per fortuna Nikolaj Vasilevi non aveva degli impegni contrattuali. Si vede che non avete mai letto la corrispondenza di Gogol, sbuffer a questo punto un qualsiasi studente russo alle prese con la letteratura nazionale. - In ogni lettera si lagna della sua salute, tanto che alla fine leggerle ti d sui nervi. Certo, quando dice che ha lo stomaco con le gambe per aria, fa solo ridere e sospettare unennesima pagliacciata. Quel vecchio volpone pare fosse un gran bugiardo, un comico, un paradossalista, recitava giorno e notte. E se invece soffrisse davvero? Andava dai migliori medici russi ed europei dellepoca. Si vede che ne aveva bisogno. Purtroppo la medicina era ancora agli esordi. Chi lo curava dalla malattia del fegato, chi dalla colite, chi dalla disfunzione dei nervi dello stomaco, chi dalla malattia emorroidale. In Italia i veri guaritori erano e sono laria, il clima e il cibo. Il padre dellemigrazione russa se ne accorse e vi si trasfer esattamente per ragioni di salute. Problema , caro studente, che intorno al paziente Nikolaj Vasilevi Gogol i medici degli ultimi cento anni si sono dati parecchio da fare, e fecero una scoperta di cui non si usa tanto parlare. davvero spiacevole apprendere, che il mitico Mago, Pagliaccio e Profeta della letteratura russa era afflitto da una malattia mentale. Gogol pazzo?! chieder il lettore arrabbiato.- Chi sono codesti impazziti che osano montare tale calunnia? In verit, i primi a lanciare lallarme furono i suoi contemporanei. I.S.Turghenev, che lo visit poco prima della morte, scrisse nel suo diario, che costui non era a posto con la testa e che tutta Mosca parlava della pazzia di Gogol (5). Qualche anno prima il critico letterario Belinskij nella sua famosa lettera aperta a Gogol scrisse: O voi siete malato e dovete urgentemente curarvi, oppure non oso di finire il mio pensiero(6). Anche S.T.Aksakov, scrittore e uno dei massimi ammiratori di talento di Gogol lascia un osservazione simile: Se non avessi consolazione di pensare che egli si sia impazzito su certe cose, lo definirei con delle parole dure (7). La psichiatria russa raccolse la sfida e dallinizio del XX secolo cominci a risolvere questo rompicapo, producendo una mole di tenaci e passionali indagini, svolte sempre da rinomati professori, psichiatri di notoriet internazionale. Aprono il lungo catalogo di pubblicazioni sullargomento Bolezn i smert Gogolja (La malattia e la morte di

Gogol ) di N. N. Bajenov e Bolezn Gogolja (La malattia di Gogol ) di V.F.Ci (8), mentre lultimo arrivato il recentissimo Tajna smerti Gogola (Il mistero della morte di Gogol) di M. Davidov (9). Esaminando qualcosa come 430 documenti contenenti la descrizione dei sintomi della malattia di Gogol, questi scienziati convergono tra loro nei punti essenziali e giungono alla diagnosi, detta nel linguaggio della psichiatria moderna: psicosi maniaco-depressiva. La patologia caratterizzata dalle alterazioni ciclico-periodiche dellumore del paziente con la fase di iperattiva mania, con la frenetica attivit psico-fisica e iperproduttivit creativa, e una fase di depressione, spesso causa di suicidio da parte del paziente; in mezzo tra luna e laltra si osservano intervalli di apparente normalit. La malattia non guaribile; le cure moderne consistono nella costante osservazione del paziente, nella somministrazione dei farmaci antidepressivi durante la fase depressiva e nel ricovero durante lapice di questa fase, detto raptus, a scopo di prevenire il suicidio. Visto che la fede cristiana considera il suicidio un peccato mortale e vieta di seppellire i suicidi nei cimiteri, Gogol non cerc mai di togliersi la vita in modo diretto, ma la depressione lo spinse di farlo indirettamente, attraverso il rifiuto di mangiare e bere. Oggi egli non sarebbe morto durante la crisi, ma sarebbe assistito in ospedale con limmissione delle sostanze nutritive nellesofago, fino al superamento del raptus. Niente, niente, silenzio, invoca laforisma tratto da Diario di un pazzo. La mentalit bigotta dei sovietici tappa la bocca a queste autorevoli fonti. Le stranezze di Gogol diventano cos un mistero tale da far venire i sorci verdi allignaro lettore. Il comportamento dello scrittore rimane inspiegabile, spesso imperdonabile, la sua esistenza viene avvolta dalle leggende pi stravaganti, non si capisce laltalena di alti e bassi nella sua produzione ed i critici, ad eccezione di quelli del calibro di Lotman o Nabokov, montano falsi punti dappoggio nella creazione di Gogol, come i suoi ridicoli testi critici e tutto ci che scrisse dopo Le anime morte. Meglio dichiarare tutto geniale, piuttosto che ammettere che a volte il Nostro scivola nellinsopportabile prosopopea. Meglio dipingerlo come un pigmeo, un nanetto malefico, capriccioso, viziato, bugiardo, assurdo, piuttosto che riconoscere il suo male: lo fa lo scrittore V.Otroenko nel ciclo dei racconti intitolato Gogoliana (10). Meglio inventare storielle piccanti sullomosessualit, la necrofilia o lonanismo di Gogol, come lo fa la fantasia popolare, piuttosto che dar retta ai medici, che hanno trovato delle risposte anche alla questione di mancanza di amore nelle sue opere e nella sua biografia. A proposito, queste chimere le sfrutta abilmente Tommaso Landolfi, facendone

parafrasi nel suo stravagante e divertente racconto La moglie di Gogol, inestimabile omaggio italiano alla memoria del genio russo. Riassumendo le conclusioni dei colleghi, il Prof. Davidov conta 10 fasi di mania e 23 fasi di depressione nella vita del suo illustre paziente, descrive e analizza alcune sue fobie, come tafofobia, tanatofobia, e altri, tipiche per la psicosi maniaco-depressiva, individua alcune sindromi come ipocondria, bulimia, svenimenti, deliri, allucinazioni visive e uditive, anestesia psichica ecc. Tra le caratteristiche della malattia figura anche il disturbo della normale quiete dellapparato motorio, o leccessiva attivit motoria. Ecco perch lo scrittore si sentiva male se non si muoveva. Il disturbo psicopatologico lo spinge a trovarsi sempre in movimento, in cammino, in carrozza, in viaggio. qui finalmente arriviamo alla vera e principale causa della sua scelta di vivere in Italia: Gogol per ragioni di salute era un eterno viaggiatore, o meglio, un nomade. E lItalia un posto ideale per i senzatetto, per i rom e per i viaggiatori a piedi, a cavallo, in carrozza. In Russia, al contrario, spostarsi era difficile e moralmente deprimente, come testimonia Radiev nel suo Viaggio da Pietroburgo a Mosca qualche decennio prima di Gogol. Il contrasto tra lorganizzazione logistica in Europa rispetto a quella russa doveva impressionare il nostro scrittore ancora durante il suo primo viaggio in Germania, allet di 21 anni. Cinque anni dopo egli scopre lItalia con i suoi vantaggi, tra i quali il primo era il sole, che riusciva a scaldare bene il suo fisico freddoloso. Poi cerano le trattorie, con dei loro men di ottima qualit, impossibili in Russia. Gogol una volta se ne dimentica e commette una gaffe, quando descrive nel quarto capitolo de Le anime morte la scelta, troppo vasta, delle pietanze servite a Manilov in una trattoria russa, facendo rimanere perplessi i lettori del suo tempo che protestano contro la mancanza di realismo storico. E soprattutto ci che attirava il nostro eterno viaggiatore verso la Penisola, era unottima rete viaria basata sulle strade antiche romane, efficiente e unica al mondo dal punto di vista paesaggistico. Possiamo immaginare le vedute incantevoli di campagna italiana di una volta, paesaggi non profanati come oggi dalle prostitute sedute lungo ogni strada provinciale, non incontaminati dagli scheletri delle costruzioni abusive, non mutilati dalle discariche selvagge con dei vecchi elettrodomestici in mezzo. Ovunque armonia, poesia, gusto. Nelle strade italiane Nikolaj Vasilevi riconosce la sua vera Patria. Esse lo distraggono, lo trastullano, lo consolano, attutiscono il dolore fisico, ispirano il lavoro. E attaccano ancor pi saldamente alla signorile carrozza della sua scrittura un bel cavallo alato: il concetto del movimento, cui ombra lo statico riposo.

Questo astratto concetto della filosofia gogoliana si potrebbe riassumere come un flusso che circola ovunque nelluniverso e ne determina, con il suo dosaggio, lordine morale. Allinterno del cosmo vuoto e freddo il movimento esprime lenergia vivificante del sole, del calore, del giorno, dellanima. Lo spazio modellato a seconda dellintensit e del modo di applicazione di queste forze fluide. Troviamo lanalisi dei tipi di spazio modellato e personificato grazie ad esse nel monumentale saggio di Ju. Lotman La categoria dello spazio nella prosa di Gogol (11), il testo che ha aiutato lautore di queste righe a capire alcuni punti-chiave dellargomento. Lantinomia movimento staticit, i due cardini del sistema estetico di Gogol- nomade, si ripresenta puntualmente di opera in opera, crescendo nellintensit del contrasto. Quando questa contrapposizione rompe il guscio ed esce dalluovo del poema giovanile Ganz Kchelgarten, si mostra ormai ben formata e con entrambe le teste agguerrite e contrapposte come yin e yang nel pensiero cinese. Da una parte la femminile casa, dolce casa, focolaio dellamore, fedelt, pazienza, benevolenza, saggezza, comprensione, semplicit, umilt e meraviglie culinarie risplende orgogliosamente e diffonde calore. Daltra parte sibila lo spauracchio del pericoloso viaggio nel mondo ostile, impresa da maschi, che il protagonista intraprende curiosamente spinto da una malattia chiamata angoscia. Il poema sembra uscito dal calamaio di Vladimir Lenskij, osserva tutti i precetti del romanticismo tedesco e anche se non preannuncia la fama mondiale del suo creatore, conserva alcuni germogli del vero Gogol. Passa qualche anno. Esce allinterno della raccolta Mirgorod (1835) il racconto Possidenti dantico stampo. Rigettate le prime piume del romanticismo, il concetto della casa dolce casa diventa amaro, tinto dal lutto per la morte delle persone care che lo rappresentano e lo simboleggiano. Linsopportabile dolore del vecchio Afanasij Ivanovi dopo la morte della moglie Pulcheria Ivanovna, generatrice e custode del pianeta del focolare famigliare, intrecciato nellecloga pastorale di sfondo funebre per la scomparsa dei mondi dantico stampo, rimpianti dal poeta vagante nelluniverso vuoto, freddo e ostile. Dopo aver spedito, con poetica eleganza, limmagine della casa con la C maiuscola a quel paese, Gogol passa a ridicolizzare il fenomeno nel racconto Come litigarono Ivan Ivanovi e Ivan Nikiforovi, dove la sua forza di attrazione cambia valenza e degenera in ripulsione. Tutta la citt di Mirgorod, spezzettata in piccole propriet, sembra un ammasso di caviale, nelle uova del quale vivono gli embrioni dello storione umanoide, piccoli organismi incapaci di vedere oltre la propria palizzata. Nei loro microspazi non c aria, movimento, vitalit. Le loro case sono

peggio della prigione, ciascuna di loro una provetta di vetro dove hanno rinchiuso lanima umana per sottoporla al sadico esperimento sulle capacit di adattarsi. Il passo successivo si compie ne I racconti di Pietroburgo (1835), dove il mondo della vita privata si rinsecchisce, si raggrinzisce, tira la linguaccia e comincia a fare mille salti e smorfie. Il lato satirico del grande Gogol entra in auge. Le dimore fisse urbane dei suoi personaggi, sia appartamenti che palazzi, sono dei mostriciattoli che fanno ridere, piangere e rimanere a bocca aperta. La casa di un funzionario si presenta a forma di cappotto (dal racconto Il cappotto), i pittori, gente di particolare riguardo presso lautore, possono vivere solo in una minuscola miserabile stanzetta in affitto, e se per caso uno di loro si trasferisce in un grande e bellappartamento, solo per diretta ingerenza del diavolo e tra poco morir (dal racconto Il ritratto). La casa beata dei coniugi Ganz e Luisa Kchelgarten appare nel sogno allingenuo Piskarev, protagonista de La prospettiva Nevskij, solo per prenderlo in giro e schiacciarlo definitivamente. Le abitazioni dei personaggi femminili, un caso clinico per Gogol, possono essere solo il bordello o la bottega del marito artigiano, dove serve, per qualche ignota ragione, la bambola meccanica. Parallelamente, acquisisce la carica positiva il concetto del movimento. Gi nel ciclo delle Veglie alla fattoria presso Dikanka, che possiamo considerare le prime opere mature del nostro scrittore, gli oggetti e gli elementi della natura diventano vivi, parlano e compiono azioni, lo spazio diventa elastico, morbido, pulsa tra concavo e convesso, si allunga e si contrae. Nello sforzo di rendere fluido ci che di solito stabile, Gogol sperimenta, usa attrezzi immaginari e inventa trucchi nellosservazione; per esempio, comincia ad esaminare un dettaglio al microscopio, poi allimprovviso sottopone tutta la scena allocchio di un telescopio, dopo di che la ripresa torna nella dimensione dellocchio umano. Il gioco reso ancor pi complesso con lintroduzione della diversa messa a fuoco, imbroglio delle scale di rappresentazione, con luso del punto mobile di osservazione e altri armi dallarsenale delle arti visive, dallicona al cinema moderno, che lo sguardo del genio satirico sapeva cogliere e spesso anticipare. In poche parole, ci che sta fermo si muove. Lo stesso Gogol, intanto, pronto a muoversi. Nella novella storica Taras Bulba lambiente e il tipo di personaggi scelti parlano da s: i cosacchi per definizione non hanno dimora fissa, sono liberi, non possono avere niente e non ci tengono a possedere nulla. Sono simili a nomadi e la loro mobilit, da cui dipendono le sorti delle loro guerre, messa dallautore in rapporto diretto con le doti morali, con i meriti. Nello stesso tempo il concetto della casa implode su se

stesso, formando un mostruoso buco nero, dove vengono risucchiati i traditori tipo Andrij. Quando Andrij sinnamora perdutamente di una ragazza polacca, compie il tradimento nei confronti della patria, della causa nazionale, dei compagni. Nella prima versione Taras Bulba lo uccide nonostante limmenso dolore del padre tradito, nella seconda versione, scritta nellemigrazione, linfanticidio viene compiuto dal protagonista mosso solo da un freddo disprezzo. LEterno Viaggiatore ormai condann per sempre la vita sedentaria insieme con i suoi attributi principali come la famiglia e il possesso delle cose materiali. Un ottimo esempio del profondo contrasto emotivo che accompagna l antitesi movimento, viaggio, strada / casa lo troviamo nel finale de Il diario di un pazzo (1835): Datemi una trjka di cavalli veloci come il vento! A cassetta, mio cocchiere; tintinna, campanella; impennatevi, cavalli, e portatemi via da questo mondo! Lontano, pi lontano, che non si veda nulla, nulla. Ecco che il cielo turbina davanti a me; lontano brilla una stellina; corre la foresta con gli alberi scuri e con la luna; una nebbia bluastra si stende sotto i miei piedi; nella nebbia vibra una corda; da una parte c' il mare, dall'altra l'Italia; ecco che si vedono anche le isbe russe. E' la mia casa quella che azzurreggia lontano? E' mia madre quella che siede alla finestra? Mamma, salva il tuo povero figlio! lascia cadere una lacrima sulla sua povera testa malata! guarda come lo tormentano! stringi al tuo petto il povero orfano! Non c' posto per lui al mondo! lo perseguitano! Mammina! abbi piet del tuo bambino malato!.. Ma lo sapete che il Kady di Algeri ha un bernoccolo proprio sotto il naso? (12) Dopo i laceranti singhiozzi, provocati dal penoso sentimento che solo si associa alla casa, lultima frase interrogativa restituisce la dimensione di un grande spazio, che si estende dalla Russia fino alla costa africana; allistante il tono dellumore del malato cambia dal minore nel maggiore, egli simmagina gi sulla nave per lAlgeria o caso mai verso la Terra Santa e smette di piangere. Lultimo passo evolutivo dellopposizione movimento-staticit si compie ne Le anime morte, il picco della sinusoide creativa dello scrittore. Il concetto di movimento subisce la stratificazione morfologica, di cui lo strato pi profondo acquisisce il valore del cammino interiore delluomo, della Russia, dellintera umanit. Troviamo un accurata analisi dei diversi significati che la strada acquisisce nel poema in un apposito capitolo nel libro di Ju Mann Comprendendo Gogol (13). Ma non possiamo fare a meno della scoperta di A. Belyj (14), che aiuta a capire fino a che livello il concetto della strada giunge nellultimo capolavoro di Gogol. A.Belyj rintraccia nella struttura del poema la forma di un cerchio chiuso, che si muove

intorno allasse cos velocemente, che non si vedono i suoi raggi; dopo ogni cambiamento di scena intorno a iikov si forma limmagine di una ruota. In diretta contrapposizione si evolve il concetto della casa, ormai demolita, in macerie fumanti, inutilizzabili per costruire qualche altra cosa. Allora Gogol si rivolge al materiale genetico dei suoi personaggi e clona le loro dimore, che diventano le copie plastiche dei loro vizi e difetti; lo sono la rozza tana del becero Sobakevi, la dimora assurda dello sdolcinato Manilov, la scatoletta della madama Koroboka ecc. Il delitto di iikov non comprare le anime morte, nella societ dove si comprava e si vende la gente viva, ma i suoi ideali della casa e ci che le appartiene: la famiglia, il comfort, la tranquilla quotidianit. Lautore si rivela incapace di capire o di perdonare il suo protagonista. Fu allora, nel bel mezzo della realizzazione del suo immortale poema, che quel buon matto di Nikolaj Vasilevi si disse probabilmente: Auf die Pltze fertig los!, che tra non molto si sarebbe italianizzato in Pronti partenza via!. Gli stessi processi che legiferarono allinterno della parentesi graffa delle sue prodigiose scritture lo resero nomade e lo spinsero a prendere la strada dellemigrazione e poi di rimpatrio a Mosca. Divenne dunque un emigrante extracomunitario di tipo nomade, cio, clandestino. Figuriamoci, se avesse chiesto il permesso di soggiorno al Papa. Gi la necessit di avere il proprio passaporto gli dava noia. Lamico dello scrittore, lo storico M. Pogodin, a cui capit di viaggiare insieme a lui, testimonia come Nikolaj Vasilevi cercava sempre di evitare di esibire il suo passaporto durante i controlli doganali. Non a caso il signor Naso, dallomonimo racconto, ha intenzione di scappare a Riga, allora citt svedese, con il passaporto di un altro. E cos, dalla trasgressiva voglia di vagabondare, da un dolore di essere frainteso, da un sogno del paradiso terrestre, da una necessit di fare leremita per poter lavorare come un dannato, e dal fumo della patria lontana, Gogol si innalz un monumento, verso il quale il popolare sentiero sicuramente non andr perduto. Siamo su questo sentiero, in tanti, oggi in troppi. Perdonaci, Italia, se non siamo neanche lontanamente come Nikolaj Gogol. Deboli, inermi, fatalisti, non potremo mai ripagare appieno il tuo onere forzato di ospitalit. Aspettiamo larrivo di un altro Gogol, un emigrante moldavo, cinese o pachistano che sia, al quale darai da bere dalla tua meravigliosa e magica sorgente perch possa assottigliare i confini tra i popoli e allargare lo spazio mondiale della cultura. Note

1. G. Strano, Gogol: ironia, polemica, parodia. 1830-1836, Rubettino editore srl, 2004 pp.229 2. T. Landolfi, Gogol a Roma, Adelfi, 2002, p. 390-394 3. V.Nabokov, Lekzii po russkoj literature, M, 1996 p. 58 4. V.D.Denisov, Rim Gogola: ob odnom is vosmonykh istonikov teksta nel volume Patyje gogolevskije tenija: N.V.Gogol i russkoje zarubeje, ., 2006 5. I. Turgenev, Literaturnyje e itejskije vospominanija. L.1934. 6. Pismo Belinskogo k Gogolu http://ru.wikisource.org/wiki/ _ ._ ._ _( ) 7. S. T. Aksakov, Istoria moego znakomstva s Gogolem http://az.lib.ru/a/aksakow_s_t/text_0100.shtml 8. V.F.Ci, Bolezn i smert Gogola http//nikolay.gogol.ru/bio/bolezn_gogolya 9. M.Davidov, Tajna smerti Gogola, rivista Ural 2005, 1 10. V.Otroenko, Gogoliana www.pereplet.ru/text/korpusall.html 11. Ju.Lotman, V kole poetieskogo slova: Pukin, Lermontov, Gogol. M, 1988 Chudoestvennoje prostranstvo v proze Gogola 12. N. V. Gogol, Soinenia M, 1952 p.274 13. Ju Mann, Postigaja Gogolja M, 2005 14. V. Nabokov, Op.cit. p.82

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