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Fisica quantistica per capire come funziona la coscienza.

Per tutti noi la consapevolezza un dato di fatto: qualsiasi cosa vediamo, sentiamo o facciamo ci fa un certo effetto, qualcosa di vago eppure sempre ben presente al quale non possiamo sfuggire e sul quale non possiamo sbagliarci. Non a caso allinizio del Novecento lo psicologo americano William James diceva che la coscienza quella cosa che comincia quando ci svegliamo e si interrompe quando ci addormentiamo. Se per si tratta di definirla pi precisamente cominciano i problemi. Non c accordo su una descrizione afferma Susan Blackmore, studiosa inglese che in un recente libro ha passato in rassegna tutte le teorie proposte finora sebbene molti concordino nel dire che la coscienza ha a che fare con le esperienze soggettive: pensieri, sensazioni, percezioni. La sua comprensione resta infatti tra le grandi sfide della scienza contemporanea. Come scrive Michele Di Francesco, uno dei principali esperti italiani, nulla ci autorizza anche solo a pensare di essere vicini alla spiegazione del come un insieme di processi elettrochimici e/o computazionali a livello del tessuto cerebrale sia in grado di produrre la meravigliosa variet della nostra vita interiore. Che cos la teoria dei quanti La teoria quantistica fornisce oggi la descrizione pi accreditata dei fenomeni fisici, a livello atomico e subatomico, in cui si possano trascurare gli effetti relativistici. Nata allinizio del Novecento, grazie al contributo di studiosi come Max Plancke Werner Heisenberg, Albert Einstein e P.A.M. Dirac, Niels Bohr ed Erwin Schrdinger, afferma in primo luogo il superamento della divisione tra materia (concepita come insieme di minuscole entit discrete individuabili nello spazio e nel tempo) e radiazione (intesa come fenomeno continuo e ondulatorio). Il suo nome deriva dal fatto che lenergia della radiazione elettromagnetica pu assumere solo valori multipli interi di un valore fondamentale, detto appunto quanto. Dal principio di indeterminazione, per cui risulta impossibile determinare contemporaneamente posizione e quantit di moto di una particella, segue uninterpretazione probabilistica delle traiettorie delle particelle elementari, eliminando il determinismo causale a livello microscopico e introducendo elementi di incertezza statistica nelle equazioni. Malgrado le molteplici interpretazioni teoriche e filosofiche del formalismo, la teoria ha oggi fondamentali applicazioni tecnologiche e industriali. Nuove vie per capire Vista lapparente intrattabilit del problema per filosofia e neuroscienze, da anni alcuni studiosi stanno tentando di aprire la cassaforte della coscienza ricorrendo a unarma nuova e potente: la fisica quantistica. Tanto che da poco nata anche una rivista specialistica, NeuroQuantology. I pionieristici tentativi si devono al premio Nobel per la medicina John Eccles, autore con il filosofo Karl Popper di unampia teoria della relazione tra mente e cervello, che introdusse i campi di probabilit quantistica come interfaccia tra mondo materiale e mondo immateriale. per del matematico e fisico inglese Roger Penrose, che collabora con lanestesiologo americano Stuart Hameroff, lipotesi pi nota e discussa. A suo avviso non c nulla di magico nella coscienza. Anzi, i nostri cervelli sono completamente controllati dalla fisica di un certo tipo. Il punto che si tratta di una fisica di tipo interamente nuovo, eccezionalmente complessa e controintuitiva, che si pu maneggiare soltanto con un apparato

matematico molto avanzato. Semplificando, argomenta Penrose, vi sono due livelli di spiegazione in fisica: quello consueto, classico o newtoniano, che viene usato per descrivere gli oggetti della nostra vita quotidiana, e il livello quantistico, usato per le scale subatomiche, governato dallequazione di Schrdinger. In questa dimensione si trovano casi in cui due possibilit esistono nello stesso momento. Famoso proprio il gatto di Schrdinger, un esperimento mentale in cui lanimale, chiuso in una scatola dove inserita una fiala di veleno collegata a un complicato meccanismo di innesco, pu contemporaneamente (e paradossalmente) risultare vivo e morto nel medesimo istante. Ma quando facciamo unosservazione (ossia ci muoviamo a livello della fisica classica), la sovrapposizione di stati deve terminare in uno dei due, attraverso il processo noto come collasso della funzione donda (ovvero, se apriamo la scatola, il gatto vivo o morto). Losservatore fa la realt Alcuni fisici Eugene Wigner il pi autorevole hanno sostenuto quindi che sia la coscienza umana a causare il collasso della funzione donda. Di qui sono nate rileva Susan Blackmore varie posizioni ingenue e spiritualistiche che cercano di coniugare la peculiarit della nostra vita mentale con la meccanica quantistica. Ma non questa la strada imboccata da Penrose, il quale propone una teoria detta riduzione oggettiva, un processo gravitazionale (che cio tiene conto dellattrazione tra i corpi) e non locale (vale a dire che permette effetti a distanza, modificazioni degli oggetti senza che siano in contatto uno con laltro). Oggi sappiamo che il miglior correlato neuronale della coscienza la sincronizzazione dellattivit elettrica cerebrale sulle onde gamma (30-90 cicli al secondo). Quando diventiamo coscienti di qualcosa (per esempio, dello squillo del telefono accanto a noi), tutta la corteccia, ma anche regioni pi profonde, come il talamo e parte del tronco encefalico, si sincronizzano in circa 25 millesimi di secondo , afferma Hameroff, docente emerito allUniversit dellArizona e tra i promotori dei periodici convegni di Tucson sulla coscienza, uno dei due appuntamenti mondiali del settore. Si tratta di un intervallo di tempo prosegue difficile da spiegare con la scarica dei singoli neuroni, che assai pi lenta. A nostro parere, qui entra in gioco leffetto di coerenza quantistica. Tutto avviene al livello dei microtubuli, strutture composte di proteine filamentose che fanno parte del citoscheletro della cellula. I microtubuli non servono solo da sostegno al neurone, ma elaborano linformazione, attraverso un calcolo quantistico non algoritmico (cio che un attuale computer non potrebbe svolgere), favorito dalla loro struttura a spirale. I microtubuli convertono possibilit multiple preconsce o subconsce, che coesistono simultaneamente, in percezioni o pensieri specifici, tramite la forma di riduzione prodotta dal collasso della funzione donda. A quel punto si passa nel regno della fisica newtoniana, quello che noi possiamo osservare e di cui abbiamo consapevolezza. La non localit quantistica conclude Hameroff rende conto dellunit della coscienza, mentre lindeterminazione quantistica spiega il nostro libero arbitrio. Modelli controversi Tutto semplice e lineare? Non esattamente. La teoria altamente speculativa, e per ora non ha conferma sperimentale. Patricia S. Churchland, eminente filosofa e

neuroscienziata, ha mosso una dettagliata critica agli argomenti di Penrose. Innanzitutto sostiene i microtubuli esistono in tutto il corpo, non soltanto nel cervello; sono disponibili sostanze che possono danneggiarli ma non hanno effetti sulla coscienza, e anestetici capaci di spegnere la coscienza senza agire sui microtubuli. Per quanto riguarda la fisica implicata, la principale obiezione, sollevata da Max Tegmark, riguarda lisolamento dallambiente che dovrebbero avere le strutture in cui avvengono i processi quantistici perch mantengano lo stato di coerenza: pare che questa condizione (difficilissima da riprodurre persino in laboratorio) non venga rispettata nel cervello caldo e umido. Tuttavia il filone quantistico segue anche altre strade. Il fisico teorico Henry Stapp, gi collaboratore di giganti come Wolfgang Pauli e Werner Heisenberg, assertore del fatto che la meccanica quantistica ortodossa ha introdotto nella dinamica alcune scelte coscienti che non sono determinate dalle leggi della fisica oggi conosciute, ma che hanno importanti effetti causali nel mondo fisico.Ci possibile in base a uninterpretazione della teoria secondo la quale viene eliminato il concetto classico di sostanza materiale. lidea sostenuta da Heisenberg in un articolo del 1958: La concezione della realt oggettiva delle particelle elementari quindi evaporata non in una nuvola di qualche oscuro concetto di una nuova realt, bens nella trasparente chiarezza di una matematica che non rappresenta pi il comportamento delle particelle ma la nostra conoscenza di questo comportamento. Un processo continuo Lo spostamento significativo, e dalla cosiddetta interpretazione di Copenhagen, elaborata in particolare da Niels Bohr, discende la divisione della natura in due parti: una il sistema osservativo (che comprende corpi, cervelli e menti che allestiscono gli esperimenti ed descritto dal nostro linguaggio ordinario e dalla fisica classica); laltra costituita dai sistemi che vengono osservati e indagati, descritti dal formalismo della meccanica quantistica. Stapp si rif a John von Neumann, altro colosso della fisica del Novecento, il quale vede un processo continuo fatto di infinite possibilit quantistiche a livello subatomico (gli stati sovrapposti visti in precedenza) e un processo di investigazione da parte nostra (detto processo 1) , che fa specificare in singoli oggetti o eventi macroscopici ci che la matematica descrive come un continuum. Nel dualismo interazionistico di Stapp, Schwartz e Beauregard, la posizione cartesiana che distingue tra mente immateriale e cervello fisico si traduce nellaffermazione che la coscienza un fenomeno reale, mentre delle altre entit fisiche si riconosce solo la descrizione secondo leggi espresse in forma matematica. Dato che il processo 1 fondamentale per lapparire del mondo come lo conosciamo, e che questo processo non specificato dalle leggi della meccanica quantistica, sembra necessario introdurre le libere scelte della nostra mente. Si pu affermare che lintenzione cosciente dellosservatore ponga una domanda al sistema osservato il quale, secondo leggi statistiche, pu rispondere s o no grazie al collasso della funzione donda quantistica, fornendo conoscenza allosservatore. La risposta viene data dalla natura, e non influenzabile dal soggetto. Anzi, per la sua casualit tende ad annullare lo sforzo cosciente. Ma la possibilit di porre in successione le domande permette di

orientare le risposte grazie al cosiddetto effetto Zenone quantistico . La scelta cosciente agisce sul cervello, che a sua volta produce il comportamento manifesto nella realt fisica. Allinterno dellinterazionismo quantistico, le leggi della fisica connettono la scelta cosciente stessa con gli effetti fisici. La mente quindi implicitamente considerata un primum ontologico capace di azione, in coerenza con la fisica quantistica ma al di fuori di essa. La teoria dei campi Ci che per non risulta adeguatamente indagato che tipo di cosa sia lo sforzo cosciente che agisce sul cervello, al di l del fatto che grazie a esso losservatore riuscirebbe a influire in modo peculiare sul sistema osservato. Rifacendosi in vario modo alla lettura di Copenhagen della meccanica quantistica riassume Antonella Vannini in una recente panoramica tutti questi modelli fanno discendere le proprie assunzioni dal fatto che la coscienza stessa si pone a monte della realt osservata e la determina. Sfuggono cos alla verifica sperimentale. Oltre questa interpretazione, che ritiene insufficiente per dare conto della coscienza, si spinge Giuseppe Vitiello, fisico dellUniversit di Salerno, sostenitore di un approccio pi raffinato, che si confronta direttamente con il funzionamento del cervello usando la teoria quantistica dei campi, unevoluzione della meccanica quantistica. Il punto di partenza il modello proposto nel 1967 da Luigi Maria Ricciardi e Hiroomi Umezawa, in cui la memoria associata ai cosiddetti stati di vuoto , i livelli pi bassi di energia, una possibile spiegazione del fatto che la continua riscrittura di nuovi ricordi sullo stessa matrice cerebrale non comporta la cancellazione delle precedenti tracce mnestiche. Allorigine della ricerca c la necessit di spiegare loscillazione simultanea di vaste aree dellencefalo, che rispondono a stimoli esterni a una velocit di cui non riesce a rendere conto alcun meccanismo noto (come rilevava anche Hameroff). Vitiello lavora in laboratorio con il neurobiologo americano Walter Freeman, e suggerisce che lordine emergente osservato nelle configurazioni neuronali nasca dal meccanismo microscopico della rottura spontanea della simmetria indotta da uno stimolo esterno. Il cervello spiega lo studioso italiano un oggetto quantistico macroscopico, dotato di una coerenza speciale, non comprensibile con la fisica classica. Lo stesso accade, per esempio, per i cristalli, i magneti e i superconduttori. Un aspetto importante del modello dunque che il cervello si comporta come un sistema classico (macroscopico) per la cui comprensione non si pu tuttavia prescindere dalla dinamica quantistica dalla quale esso emerge. Nel modello, i neuroni, le cellule gliali e altre unit cellulari non sono quindi oggetti quantistici. Le variabili quantistiche sono quelle relative alle propriet molecolari dei componenti biologici. Il modello dissipativo Questi sistemi possono vivere in molti stati fondamentali, passando da uno allaltro. proprio ci che la meccanica quantistica non pu spiegare, puntualizza Vitiello. Serve la teoria dei campi (alla cui natura ondulatoria associata una particella messaggero responsabile del propagarsi dellinformazione) in base alla quale possiamo descrivere come si formi lordine e soprattutto come il cervello interagisca con lambiente. Sarebbe proprio questo accoppiamento , che comporta uno scambio continuo di energia e informazione la dissipazione a costituire la chiave per tentare di spiegare la coscienza. Lambiente il doppio del cervello, perch vi un legame inscindibile tra i due, un dialogo continuo, un traffico, come lo definisce il

suo teorico. La qualit soggettiva della nostra esperienza sarebbe il risultato nellinterazione reciproca, che un fenomeno fisico di altissima complessit. Non siamo di fronte a una coscienza di tipo cartesiano conclude Vitiello con una separazione mente-mondo. A partire da un modello matematico possiamo ipotizzare che anche lineffabilit delle sensazioni che sperimentiamo sia un prodotto di questo disvelamento del nostro Doppio (perch la descrizione matematica considera cervello e ambiente un sistema chiuso; lambiente limmagine speculare del cervello nel tempo). La coscienza non un oggetto, ma un evento, il risultato e la manifestazione di una dinamica, frutto del fatto che il cervello immerso nel mondo. La coscienza potrebbe essere una fase particolare della materia vivente per come organizzata quantisticamente. E ci porta a non escludere che una forma di coscienza sia diffusa in tutto il regno animale. Andrea Lavazza

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