Você está na página 1de 20

www.arcipelagomilano.

org

numero 21 anno IV - 6 giugno 2012


edizione stampabile

L.B.G. MA NON LEXPO Guido Martinotti LA FAMIGLIA DEL VATICANO Franco DAlfonso COMUNE E REGIONE: LA BUSSOLA ARANCIONE Maurizio Trezzi CITT DELLA SALUTE, COME BUTTARE I SOLDI PUBBLICI Riccardo Lo Schiavo 13 DOMANDE AL PD PRIMA DELLO SCADER DEL TEMPO Gianni Beltrame
LETTERA APERTA AGLI SCOPERCHIATORI FACILI DEI NAVIGLI /2

Pier Vito Antoniazzi


IL CHE FARE DELLA SINISTRA: PRIMARIE, PRIMARIE, PRIMARIE

Massimo Cingolani CALAMIT: I CITTADINI RESPONSABILI ATTIVI DEI PROPRI BENI Ilaria Li Vigni EXPO 2015, TRASPARENZA, FONDI: NUOVE SOLUZIONI PER VECCHI PROBLEMI? Giacomo Selmi e Antonio Sileo MILANO SMART CITY, LA POTENZA DELLA RETE Gianfranco Chierchini TURISMO O CITY USER, UNO STIMOLO PER MILANO Giovanni Dapri e Laura Pogliani PGT: ABITARE SOCIALE A MILANO VIDEO LIVIA POMODORO: MASCHILISMO, DONNE E LEGGI COLONNA SONORA Fiorella Mannoia CATERINA E IL CORAGGIO Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia www.arcipelagomilano.org

www.arcipelagomilano.org

EXPO: LAPPALTO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO Luca Beltrami Gadola


Domenica sera, quando Benedetto XVI ha preso il volo per Roma, sul viso del primo cittadino e forse anche dellultimo, si sono spianate le rughe: la grande preoccupazione era finita. Tutto liscio come lolio e poche le proteste: quelle dei soliti scontenti. inevitabile da parte di molti cercar di vedere in questa tre giorni una specie di piccola prova generale per Expo 2015, quasi un minitest. Un test positivo? Forse ma con tanti ma. Un evento religioso di massa ha caratteristiche del tutto particolari, una prima di tutte: ogni partecipante fa personalmente il possibile perch la manifestazione riesca, perch nel felice esito della sua manifestazione vede rafforzato il legame che lo unisce ai suoi confratelli e vuole lanciare un messaggio a chi non con lui perch si unisca. La fede cattolica fatta anche di evangelizzazione: si genera un insostituibile spirito di collaborazione. Questo rende un evento come il VII Incontro delle Famiglie qualcosa di difficilmente confrontabile con altri pacifici eventi di massa quale dovr essere lExpo. Certo in questi tre giorni i trasporti pubblici hanno dato un esempio di efficienza tutta milanese come pure lAMSA e in genere tutta lorganizzazione di supporto, dalla vigilanza al coordinamento dei corpi militari dello Stato: 15.000 uomini. LExpo non sar cos. Non tre giorni, anche se mai con punte di un milione di persone, ma 183 giorni filati durante i quali la media giornaliera dei visitatori si spera superi i 100.000 e con punte di tre volte tanto. Una gara di resistenza non uno sprint, la maratona non i 100 metri. Fa la differenza. Ma, come dicevo, la differenza sostanziale sta nella psicologia dei visitatori: passiamo dai testimoni di una religione agli spettatori di uno show perch questo alla fine quello che si sta preparando per il 2015. Uno spettatore che va attratto, lusingato, conquistato, non dunque particolarmente incline alla collaborazione. Impresa ardua in un mondo nel quale gi tutto spettacolo tra realt vere e virtuali, tra effetti speciali e sensazioni irripetibili dove il massimo della sofisticatezza in materia di information technology mostrer le meraviglie di se stessa pi che essere strumento di conoscenza di altro e cos via. Pochi illusi, come me, pensavano che avremmo potuto far rinascere attorno al problema della fame nel mondo latmosfera di attesa caratteristica delle prime esposizioni universali: allora, una certa fede nel progresso che avrebbe soddisfatto i bisogni dellumanit, dietro la quale sintravvedeva una speranza di pace universale, oggi, la strada per vincere la fame, la principale causa di ineguaglianza e di conflitti. Non sar cos, non solo non ce ne sono pi le premesse, se mai realmente ci sono state, ma non si cerca nemmeno di andare in quella direzione seppure vagamente e con passi incerti. Dunque chi verr a Milano non condivider nulla con i partecipanti allincontro delle famiglie, meno che mai lo spirito. Ma non basta. Questa mancanza di unidea forte ormai calata come nebbia sulla citt, sulla sua classe dirigente, sui giovani: tutti frustrati da un rosario di pessime notizie, dal ritardo nei lavori della MM, dallincertezza dei finanziamenti e per finire dal sospetto se non dalla certezza che affari immobiliari, appalti e mafia saranno un contorno inevitabile. Buio in fondo al tunnel? Pessimismo assoluto? Per venirne fuori la ricetta sembra essere la stessa di tutti i problemi del Paese: facce nuove, coraggio di cambiare, onest e dignit. E intelligenza. Ma questa per fortuna non ci mai mancata. Almeno si dice.

LA FAMIGLIA DEL VATICANO Guido Martinotti


Una prima riflessione sul 2 giugno alla quale non ho ancora trovato risposta come mai il Capo di uno Stato straniero, ospitato nel Comune di Roma dallo Stato Italiano, decide di organizzare il suo pi grande evento mediatico in coincidenza, e ovvia concorrenza mediatica, proprio il giorno in cui lo Stato ospitante festeggia il suo giorno fondante? Basato tra laltro su una Costituzione che nellart. 7 include il documento di ospitalit per lo Stato de Vaticano? Mi piacerebbe che qualcuno ci raccontasse se questo punto stato preso in considerazione dalle due diplomazie e se lhanno considerato un segno di rispetto e riconoscimento da parte del Vaticano o se come una competizione da tenere in sordina. Che ne pensa il Presidente della Repubblica che ha tanto insistito per la celebrazione, e ha fatto bene, senn quel giorno l avremmo avuto solo il Papa. Penso che la richiesta di non celebrare il 2 giugno, ancorch legittima pur essendo da parte di alcuni maliziosa e strumentale, sia stata avventata. In ogni caso un partito come lIDV, una volta che la proposta era stata rifiutata, doveva accettare la scelta e partecipare. Avrebbe evitato di trovarsi in compagnie scomode, cosa che non porta a Di Pietro un'oncia di consenso e di rispetto in pi, ma forse varie in meno. A Milano si celebrava la famiglia. Quale non ci stato detto, perch il Vaticano ha unidea molto chiara. La Famiglia? Quella che penso io. I valori? I miei. Tutto il resto relativismo. Ora a me sembra che la Famiglia pensata dal Vaticano sia molto astratta: una Famiglia convenzionale, molto simile a quella sempre lieta e unita delle pubblicit del Mulino bianco o della Birra Moretti, una famiglia la cui convenzionalit persino fuori del tempo. Perch lipostatizzazione di un modello fittizio impedisce (e cito da un mio vecchio pezzo su ArcipelagoMilano) linteresse vero per i problemi delle persone: Lo stare bene materialmente e spiritualmente, le emozioni e gli affetti, lamore, il sesso, la condivisione dei destini e del quotidiano, la paternit, la maternit, la filiazione, il nostro rapporto generale con la vita (che non come sembrano credere molti integralisti, qualcosa che comincia al momento del concepimento e finisce al momento della nascita) e che comprende anche indissolubilmente la morte. Insomma, su questi temi non si pu non trovare un terreno dintesa che deve essere sulla base di comuni principi di umanit senza che vi siano imposizioni assolute di Autorit: lassolutismo e lautoritarismo non sono buoni compagni di

n. 21 IV 6 giugno 2012

www.arcipelagomilano.org

viaggio dellautorit morale e civica, che si basa invece sul convincimento e ladesione e sulla tolleranza delle diversit. Ma soprattutto si devono evitare le intolleranze dellassolutismo: o meglio lassolutismo va benissimo per chi crede in Dio e attribuisce a questo Dio norme inderogabili (salvo poi dopo qualche tempo dire contrordine, ci siamo sbagliati) ma non pu essere imposto ad altri su questioni terrene sulle quali poi di volta in volta la Chiesa assume posizioni diverse. Come mai il Vaticano ha scelto di sostenere unimmagine stereotipata e legnosa di una famiglia convenzionale e non riesce a cogliere i contorni di una famiglia affettiva o intima che si stanno delineando prepotentemente nella diffusione di unioni non istituzionalizzate? Davvero siamo sicuri che il Cristo che ci parla dai vangeli sarebbe stato cos perbenino a proposito della famiglia? Io unipotesi di spiegazione ce lho, perch mi colpisce sempre molto profondamente la contraddizione, anche visuale, tra il tripudio di celebrazioni della famiglia e il fatto evidente che chi celebra questa famiglia non la pratica. Chi non ha esperienza concreta di cosa sono le complessit della vita famigliare pu davvero senza rischiare di proiettare sullipostatizzazione di un modello astratto, ma non vissuto, tutte le proiezioni discorsive dei desideri repressi? una domanda di comprensione umana, non di provocazione. E una riprova potente viene dallinterno del mondo cattolico e in particolare dalla rivolta delle suore americane contro i confini legnosi e ipocriti della definizione della famiglia convenzionale (more Giovanardi, per intenderci) in favore della famiglia affettiva e intima. La reazione che non si esita a definire

rabbiosa del Vaticano un segno di quella che io ritengo una profonda fragilit psicologica e umana della posizione di un Vaticano maschilista, patriarcale e profondamente misogino. In Piazza si celebrava la famiglia appellandosi alla materna Madunina, ma quello che colpiva nel Palazzo tutto raggrumato alla Scala attorno al Pontefice era lassenza quasi totale di volti femminili: una met della platea era ricoperta di zucchetti rosso porpora e non mi risulta che ci siano donne l sotto, per il resto una platea sfacciatamente, quasi impudentemente maschile. Qualche volto femminile spuntava, simmagina sostenuto dalla punta dei piedi, dietro le spalle del muro di consorti che circondavano lospite in bianco, ma attorno alla sedia solo volti maschili, alcuni dei quali non proprio corrispondenti a personaggi noti per le loro cristiane virt. Insomma la famiglia del Vaticano non solo una famiglia convenzionale, ma anche apparentemente di soli maschi e bene ha fatto il Sindaco Pisapia a rifiutarsi di cancellare il problema delle unioni di fatto dallagenda pubblica in prossimit dellarrivo del Papa, come si trattasse di un morbo appestante. Richiesta stupida e risposta ferma, grazie al cielo, sostenuta anche dalla dirittura della dignit di un rappresentante secolare del popolo che una volta tanto ci ha risparmiato lo spettacolo, che a me sembra osceno, dei baciamano e salamelecchi da parte di ogni sorta di potenti, alcuni dei quali avrei paura di incontrare la sera per strada dopo il calare del sole. Bravo Giuliano. E bravo anche per il gesto gentile e quasi materno, se posso dirlo, con cui il nostro sindaco ha aggiustato la mantellina del pontefice, un segno umano che ho molto apprezzato e

che denota un garbo interiore che certamente il precedente sindaco non aveva. Gi, sarebbe stata capace di sciogliersi dalla sua usuale legnosit la sindaca? Ne dubito. Tutti in piazza a cantare La mia bela Madunina, ma si ricordano i mercanti nel tempio l adunati che le loro politiche mercatiste erano arrivate al punto da suggerire che la Madunina vendesse i diritti di edificabilit del Duomo per pagarsi le riparazioni del vestito? Mahagonny, non Madunina la citt che nasce dal commercio di cose e di spirito di questa religione affaristica. E sullo sfondo gli intrighi a getto continuo che si svolgono dentro le Sacre (sic) mura, che mi fanno maliziosamente pensare che forse se avessero pi cure famigliari vere, i membri del clero vaticano avrebbero meno tempo per dedicarsi agli intrighi. Se posso citarmi, ma soprattutto citare ArcipelagoMilano, tempo fa avevo suggerito la distinzione tra Chiesa dei giusti e Chiesa dei potenti e mai come in questi tempi la Chiesa dei potenti rigurgitata fuori dallombra con una tale violenza. Tanto che anche dal mondo cattolico si fa strada la riaffermazione di una verit storica continuamente dimenticata: Sar bene ricordare che il Vaticano uno Stato, sede del Capo della Chiesa, ma non la Chiesa (mi riferisco tra le tante voci a quella di don Gino Rigoldi, Una gerarchia lontana dalla societ ritrovi la fede nel cambiamento, 30 maggio 2012). Ma non il solo. Il giorno stesso a Prima Pagina e poi nellapprofondimento successivo Salvatore Resca e molti altri cattolici si sono espressi nello stesso senso: la Chiesa cattolica va distinta dallo Stato del Vaticano.

COMUNE E REGIONE: LA BUSSOLA ARANCIONE Franco DAlfonso


Il bilancio di un anno di giunta Pisapia a Milano pu essere fatto sotto diversi aspetti politici, amministrativi, sociali, confermando con questo la singolarit e loriginalit dellesperienza del sindaco arancione, oggetto di analisi perfino da parte dello staff di Hollande nella fase di preparazione della campagna elettorale. Ma pi che da molte parole, che pure sono necessarie e per le quali non mancano occasioni, a me pare che la sintesi politica migliore si possa cogliere nella prima giornata di presenza di Papa Ratzinger a Milano, nello straordinario confronto fra il discorso di Giuliano Pisapia in piazza Duomo e la vera e propria risposta del Pontefice al Teatro alla Scala. Il sindaco ha porto la mano della comunit civica milanese, con le sue complessit, i suoi problemi e le sue diversit, portando a esempio il lavoro di questultimo anno a Milano, con una collaborazione tra persone e istituzioni che, senza nascondere le differenze, ritrova nel concetto di bene comune il minimo comune multiplo che ha gi permesso un radicale cambio di clima in citt; papa Benedetto XVI ha colto con lesempio laico di Toscanini, nel suo ritrovare la nostra Scala, il senso del civismo milanese accompagnandolo al sofferto e bellissimo appello al Dio vicino di cui abbiamo bisogno per ricostruire un cammino di speranza per tutti, come avvenne nel 46. Come tante volte abbiamo detto, Giuliano Pisapia ha aperto a Milano

n. 21 IV 6 giugno 2012

www.arcipelagomilano.org

una nuova stagione di collaborazione fra riformismo laico e cattolico, relegando ai margini linconcludente mix tra radical chic novisti ed estremismo parolaio diventato malattia senile della sinistra, nella lucida convinzione che i periodi di crescita, sviluppo e innovazione della nostra citt hanno sempre coinciso con questa situazione politica e culturale. La Chiesa milanese ha colto la straordinaria occasione dellevento mondiale della Famiglia per mettere platealmente al margine, con il massimo avallo possibile, la fazione fintamente sanfedista e baciapile che ha governato Milano e la Regione nellultimo ventennio, che ha prodotto solo una grottesca situazione di vizi privati e pubbliche finte virt, tronfie dichiarazioni di facciata e una logica del massimo comun divisore per tutti tranne che per chi pensava alla privatizzazione del potere fino alle sue pi minute manifestazioni. purtroppo inutile sperare che la politicamente inesistente opposizione in consiglio comunale capisca il messaggio fin troppo chiaro recapitato anche attraverso le scelte della regia del cerimoniale che, secondo i dettami di una scuola millenaria, non lascia mai niente al caso. I produttori di comunicati stampa sulle mazzate a Milano o gli utilizzatori

di molte tonsille e poco cervello (politico, ovviamente) continueranno imperterriti a denunciare oltraggi e gaffes di Pisapia facendo finta di non capire che il riconoscimento reciproco di agire in ambiti diversi permette, come naturale in una comunit laica e rispettosa delle differenze di opinione e sensibilit, di rendere le differenti opinioni sul registro delle coppie di fatto un argomento minimo rispetto alla convergenza sul valore della famiglia e del nucleo convivente come cellula fondamentale del tessuto sociale. Questo atteggiamento render ancora, purtroppo, lassemblea del Consiglio comunale un luogo marginale e inutile, riducendolo a essere un problema di gestione daula e non di confronto politico, facendo mancare, colpevolmente, il possibile apporto che tradizionalmente i consiglieri comunali, soprattutto quelli di prima nomina, hanno dato nella sua gloriosa storia che vedeva gi nel Settecento fra i suoi protagonisti i fratelli Verri e Cesare Beccaria, mica Masseroli o De Corato! In un anno il mondo politico ed economico milanese cambiato in maniera inaspettata e totale, cos come quello nazionale e internazionale, ponendo nuovi e drammatici interrogative e urgenze. La rivoluzione arancione di Pisapia si trovata a essere uno dei pochi punti fermi in

un mare di incertezza che ha travolto tutto, dai partiti ai governi alle imprese e al mondo finanziario: si pensi al fatto che proprio nei giorni del Papa a Milano nella curia finanziaria delle Generali in piazza Cordusio si consumato un altro complotto degno di Dan Brown i cui esiti ancora imprevedibili potranno influenzare anche drammaticamente la situazione del nostro Paese (solo per memoria, le Generali detengono pi di 50 miliardi di euro del debito pubblico italiano...). La grande soddisfazione per quello che stato fatto in un anno deve lasciare subito il posto alla preoccupazione per il moltissimo che c ancora da fare a Milano, ma soprattutto per le nuove grandi responsabilit politiche che tanti al di fuori della nostra citt, a partire dalla nostra Lombardia, stanno caricando, attraverso attestazioni di fiducia e attesa, sulle spalle del nostro Sindaco Giuliano Pisapia e sul movimento creatosi a Milano. Prossima tappa, anzi tappone dolomitico, la Regione Lombardia, dove la formidabile imitazione di Crozza ha seppellito il presidente Formigoni con una risata prima e meglio della politica e della cronaca giudiziaria e di costume. Ma di questo avremo modo di riparlare.

CITT DELLA SALUTE, COME BUTTARE I SOLDI PUBBLICI Maurizio Trezzi


La Giunta Regionale ha gi speso 3 milioni di euro per un progetto di preliminare che stato gettato dalla finestra. Adesso balla fra la scelta di due aree che non risolverebbero assolutamente i problemi e le criticit che hanno portato alla prematura archiviazione della soluzione originale. E a pagare sono sempre i cittadini. Dare a Milano e alla Lombardia un nuovo Polo della Salute per razionalizzare lofferta, creare economie di scala e fornire un riferimento di eccellenza per i cittadini era certamente unidea meritevole. Mettere insieme le competenze e i servizi di Ospedale Sacco, Istituto dei Tumori e Istituto Clinico Besta, poteva rappresentare la soluzione ai problemi di spazio e logistica di alcuni e contemporaneamente fornire loccasione per riqualificazioni e ampliamenti ad altri. Come purtroppo accade in Italia e nella Lombardia governata, in particolar modo in Sanit, dallentourage del Presidente della Regione, le buone idee faticano a trasformarsi in progetti dalle fondamenta solide e dalle prospettive certe. Il futuro della Citt della Salute oggi ancora avvolto nelle nubi dellincertezza. La collocazione originale dellopera, scelta con una logica strategica e ponderata nellarea Vitalba - Roserio al confine fra Novate Milanese e Milano stata abbandonata a fine 2011. Cinque anni gettati al vento in riunioni, incontri di comitati, costituzioni di enti inutili. Accordi di programma votati da Consigli Comunali sono stati completamente disattesi. Tanti i denari buttati in progettazioni e studi di fattibilit ora inutili. Tutto sbagliato tutto da rifare per dirla alla Gino Bartali e meglio una cattiva prassi da inserire nella lunga lista di flop dellAmministrazione regionale lombarda. Ora la disputa passata fra Milano, che abbandonata in fretta e furia la prima ipotesi vuole la nuova infrastruttura collocata sullarea di propriet demaniale della ex Caserma Perrucchetti e Sesto San Giovanni che propone di realizzarla nelle aree ex Falck. Ma ai cittadini andrebbe invece spiegato come mai unopera finanziata con 300 milioni di euro pubblici, cio loro, sembra una pallina impazzita nella roulette che gira in attesa di fermarsi sul numero giusto. Quello che ai cittadini andrebbe spiegato, e il governatore lombardo ha ben evitato di farlo, sono i motivi per cui si perso tutto questo tempo, il perch si sono gettati nel nulla tanti soldi pubblici, i nomi e i cognomi di chi si arricchito firmando progetti, fatturando consulenze o ricevendo incarichi in consigli di amministrazione. E invece niente. Le motivazioni addotte per labbandono della soluzione Vitalba - Roserio e la messa al macero di quel progetto sono futili e sterili. Larea Vialba - Roserio si trova nella zona nord ovest di Milano, vicinissima alle principali arterie viarie del nord

n. 21 IV 6 giugno 2012

www.arcipelagomilano.org

autostrada Torino Milano - Venezia e ben collegata con la Brianza e le province di Varese e Como. Una zona molto accessibile, facilmente raggiungibile dallaeroporto di Malpensa e quindi pi fruibile dai futuri pazienti in arrivo a Milano da altre regioni. La linea MM3 a Comasina e la MM1 a Molino Dorino oltre alle Ferrovie Nord garantiscono il collegamento con il sistema di trasporto pubblico milanese. Rispetto alla questione economica di aggravio costi il Comune di Novate Milanese ha, nei mesi scorsi presentato in Regione, una proposta per utilizzare al meglio le proprie aree e sfruttare altre porzioni di territorio per abbattere gli oneri di esproprio, attualmente previsti dal piano economico dellopera. Nessuna di queste proposte ha avuto risposta. Il confronto fra le due aree proposte e gli stessi nodi resteranno aperti qualsiasi sia la nuova location scelta per riallocare la Citt della Salute. La disfida entusiasma cronisti e politologi ma annoia e fa inviperire - a seconda dei casi - i cittadini. Entrambe le aree proposte infatti non risolvono i problemi sin qui emersi. Larea Falck, gettata nella mischia dallallora Sindaco Oldrini in piena

campagna elettorale a Sesto San Giovanni (bella trovata!) si vicina alla MM1 ma distante dalla autostrade e dalla grande viabilit. Ed noto a tutti come per curarsi le persone ei lori famigliari si muovano in macchina non in metr. Aspetto ancora peggiore per la proposta di Milano avulsa dalle linee di trasporto pubblico e privato. E poi ci sono i costi - enormi - delle bonifiche che gravano su entrambe le soluzioni attualmente in discussione e che invece non esistevano nella prima ipotesi progettuale. E per realizzare una struttura sanitaria i parametri imposti dallARPA sono molto stringenti. Per questo costi e tempi aumenteranno e si allungheranno a dismisura. Insomma, come spesso accade in Italia le strade si percorrono in senso contrario. La zona individuata come migliore a monte del progetto viene scartata e poi si inizia la ricerca di aree libere, senza alcun criterio che soddisfi le progettualit pregresse, per piazzare unopera pubblica. Che la collocazione al confine fra Milano e Novate fosse valida lo si legge anche nel Rapporto Ambientale per lAccordo di Programma per Expo 2015: La nuova struttura sa-

nitaria e di ricerca, Citt della Salute, facendo convergere in un'unica area, oltre che l'esistente A.O. Sacco, due Istituti ad alta specializzazione, contribuir al miglioramento dell'offerta sanitaria pubblica nel comparto nord-ovest di Milano, ambito territoriale dove sono previsti sviluppi insediativi molto consistenti. Nel dicembre 2009 stato approvato un atto integrativo all'AdP, che affida al Consorzio Citt della Salute e della Ricerca (costituendo fra Istituto Neurologico Besta, Istituto Nazionale dei Tumori e Azienda Ospedaliera Sacco) il compito della realizzazione della nuova Citt della salute. Capire i motivi dello spostamento e giustificare il tempo perso davvero difficile. invece facile guardare il calendario e ipotizzare per lapertura della Citt della Salute di Milano, se mai si far, una data non antecedente il 2020. Saranno cos passati quasi quindici anni dalle prime riunioni. Saranno stati spesi valanghe di soldi pubblici. E chi ha indebitamente fatto perdere tutto questo tempo continuer, indefesso, a fare danni alla cosa pubblica e ai cittadini.

13 DOMANDE AL PD PRIMA DELLO SCADER DEL TEMPO Riccardo Lo Schiavo


In previsione dellevento del 13, 14 e 15 giugno a Palazzo Pirelli, "E se avessimo Regione noi?", indosso le vesti di un elettore del Pd e pongo pubblicamente - la moda doggi 13 domande dopo averle anticipate al pi diretto interessato, Maurizio Martina segretario regionale, e mi metto in attesa di una risposta magari dopo la conclusione della manifestazione. Premessa: la situazione politica di regione Lombardia sfida le leggi della fisica. Il presidente Formigoni con la difesa a oltranza e della sua persona e della maggioranza, procrastina un problema che si pone impellente al centro sinistra, un problema che troppi continuano a scopare sotto il tappeto. Se oggi si tende a mostrificare il Celeste per il suo modo di governare non ci si deve dimenticare che Formigoni e la sua coalizione, e di partiti e dinteressi economici, stanno gestendo la cosa pubblica da diciassette anni con una precisa linea politica. Che piaccia o meno esiste e ha portato i suoi frutti. Se la sanit da secoli uneccellenza lombarda e non solo da quando governa Formigoni - stata sostenuta e mantenuta a buoni livelli, evidente come il Celeste e la sua giunta si siano anche espressi a 360 gradi su trasporti cultura, etica, relazioni internazionali, abbiano proposto il sistema Lombardia come sistema di eccellenza nel mondo sino alla battuta di Crozza: La Lombardia terza potenza nucleare del mondo. Oramai abbiamo visto gi troppe volte il solito carosello delle primarie di coalizione, il solito candidato tirato fuori dal cilindro allultimo momento con i relativi annessi connessi. Il programmone da centinaia di pagine che nessuno legge e che serve solo a sistemare le cose nella coalizione. gi tardi, pensando a una scadenza elettorale ravvicinata, ma comunque sarebbe il caso di avere un programma, un breve testo di poche pagine in cui si diano indicazioni sui precisi indirizzi di un nuovo governo una volta vinte le elezioni. Dunque credo sia opportuno sollecitare una risposta al segretario politico del Pd lombardo. Ecco dunque le domande per Maurizio Martina. 1) Sanit - Visto che il bilancio di regione Lombardia prevalentemente impiegato per la sanit, ritiene che il sistema pubblico privato cos com vada bene o bisogna ritornare al sistema pubblico (cio nazionalizziamo le cliniche private lombarde?) Lattuale sistema dei ticket corretto? Che cosa faremo per gli anziani? 2) Lavoro - Come intende il Pd gestire questo periodo terribile per il lavoro degli italiani ma anche per gli immigrati. Le risorse per la cassa integrazione dove si prendono o a cosa si sottraggono in ambito regionale? il caso di fare tanta cassa integrazione? Rispetto al dilemma sostenere aziende decotte o avere le strade piene di disoccupati come ci si pone? 3) Famiglia - Regione Lombardia nellambito delle proprie competenze sosterr la famiglia che al nord non riveste il ruolo basilare che ha

n. 21 IV 6 giugno 2012

www.arcipelagomilano.org

al sud? Intende supportare anche le famiglie di fatto e le famiglie omosessuali? 4) Scuola - Scuole pubbliche scuole private sistema misto, il multiculturalismo fallito in Inghilterra, Stati Uniti, Francia, come un partito laico intende gestire leducazione e lintegrazione con gli stranieri in una regione strapiena dimmigrati? Va abrogata o implementata la legge che permette ai privati di finanziarsi le proprie scuole? 5) Qual il disegno strategico sul trasporto pubblico locale? Come gestirete i pendolari e le problematiche relative alle ferrovie? 6) Malpensa sempre lhub del nord? Rilancer il suo ruolo strategico internazionale e svilupper

maggiormente le infrastrutture regionali per rendere pi efficiente il sistema aeroportuale lombardo? 7) Qual il destino di Linate? 8.) Diritto e Fede - Dopo il caso Englaro e la legiferazione regionale clamorosamente bocciata dalla cassazione, come si pone il centrosinistra pieno di cattolici rispetto alla fede e al diritto e rispetto ai poteri regionali in materia di diritto medesimo? 9) Tassazione - Nei limiti imposti dalla legge intendete fare largo uso dellimposizione regionale per erogare servizi ai cittadini? 10) Il sistema dei rifiuti le discariche e i costi industriali: cosa deve fare la regione per aiutare gli imprenditori a produrre di pi inquinando di

meno o evitando di mandare i rifiuti tossici al sud? Ci aspettiamo leggi efficaci in materia di compostaggio ed energie alternative. 11) LExpo e Regione Lombardia allestero - In caso di ricorso alle urne anticipato, come pensa di gestire la situazione dellExpo e come pensa in futuro di orientare il sistema di comunicazione di Regione Lombardia allestero per sviluppare import ed export? Chiuder le sedi di rappresentanza allestero? 12) la caccia, lagricoltura di prossimit, lerosione del suolo - Come si fanno conciliare temi allapparenza contradditori tra di loro? 13) la Regione Lombardia si deve occupare e se s, si occuper di case popolari (housing sociale)?

LETTERA APERTA AGLI SCOPERCHIATORI FACILI DEI NAVIGLI /2 Gianni Beltrame


Chiudevo il mio pezzo della settimana scorsa con le opinioni espresse dal Podest di Milano Marcello Visconti di Modrone negli anni 30 del secolo scorso, che definiva la chiusura dei Navigli un atto dovuto. Come si vede la questione della progressiva, prima frazionata, poi estesa a tutta la rete interna, copertura del Naviglio, non pu essere capita se non la si pone in relazione con la comprensione e la conoscenza della contemporanea crisi e decadenza del complessivo sistema di trasporto dei Navigli storici che la accompagna e della nascente ricerca di nuove alternative di trasporto e di assetto urbano. Si potrebbe discutere a lungo sulla opportunit o meno, sia sotto il profilo tecnico o culturale, di questa scelta podestarile e anche sollevare il dubbio che questa decisione rappresentasse veramente la necessit e lurgenza di un atto dovuto. Molti tecnici e studiosi illuminati si erano gi del resto resi conto, nella seconda met dellOttocento, del fatto che la crescente volont di arrivare a una chiusura del Naviglio per una sua trasformazione in strada o altro avrebbe dovuto essere stata fatta precedere dalla realizzazione di un ramo o raccordo di congiunzione della Darsena di Porta Ticinese col Naviglio della Martesana. Tra questi vanno senza dubbio ricordati i due progetti presentati dellingegner Carlo Mira. Un primo, del 1858, dal titolo Sulla possibilit di trasportare fuori dalle mura di Milano il canale detto Naviglio che prevedeva di trasportare il nuovo Naviglio necessario per congiungere i rami sud con i rami nord, lungo i Bastioni a est della citt sfruttando il Redefossi, mentre non mancava di prevedere, contemporaneamente, di trasformare la Fossa interna in un boulevard. E un secondo, ponderoso, del 1865, accompagnato da ben 111 tavole e una relazione di 4 volumi, che progettava la congiunzione tra la Martesana e i rami dei Navigli a sud, creando un nuovo tratto di Naviglio in tunnel sotto il Naviglio morto e sino al Castello, per congiungerlo, via Naviglio di San Gerolamo e Naviglio Vallone, con la Darsena. Come pure non va dimenticato il progetto del colonnello Gandini e del pittore - architetto Giovanni Brocca che proponevano la trasformazione della cerchia in una ippovia a doppio binario (186473). E pure va ricordato il progetto dellingegner Francesco Ajraghi del 1874. Ben pi audace, dal punto di vista idraulico, del progetto del Mira, lidea dellAjraghi consiste nella proposta di costruire un Canale intorno a Milano articolato in due rami a est e a ovest della citt, una specie di ampia circonvallazione dei Navigli. La nuova Darsena viene spostata nei pressi della Cassina di Pomm dove confluisce la Martesana e un alimentatore dacqua derivato dal Villoresi e dove si dipartono i due canali di levante e di ponente. La ricongiunzione dei due rami col Naviglio di Pavia viene prevista circa allaltezza di Conca Fallata. I vantaggi della soluzione sono molto evidenti: si eliminano del tutto i Navigli entro Milano, si costruiscono due rami del tutto moderni e anche eventualmente ampliabili, si aumenterebbe la portata delle acque e gli introiti derivanti dalla loro vendita. Ma qui evidente lobbligo di riferirsi a come viene affrontato il problema del destino della Fossa interna anche nella pi importante scelta urbanistica di ordine generale di fine Ottocento, ovvero nel Progetto di Piano Regolatore della citt di Milano di Cesare Beruto (1884-89). Anche il Beruto sostiene la necessit di sopprimere la Fossa, sia per le note questioni igieniche che richiama ampiamente (Salus publica suprema lex scrive nella sua relazione) sia perch sua intenzione trasformarla in un sistema fognario modello tout--lgout come a Parigi, sia perch denuncia, come gi detto, che il barcheggio di transito oggi ridotto a una cifra insignificante. Ma soprattutto il suo obiettivo quello della trasformazione della zona della Fossa nella pi bella, continua ed elegante via anulare della citt, non dimenticandosi per della necessit di mantenere vivo e utilizzabile una congiunzione con la Martesana secondo il progetto del Mira del 1865, che riprende e ripropone negli stessi termini. Lerrore che compie il Comune di Milano con la sua precipitosa scelta del 1929 risulta dunque imperdonabile: procedere alla soppressione del Naviglio interno senza aver pensato e predisposto una congiunzione con la Martesana significa spezzare irrimediabilmente in due lintero si-

n. 21 IV 6 giugno 2012

www.arcipelagomilano.org

stema con le conseguenze che si scontano ancora oggi. Si pu discutere se questa scelta di Milano sancisca definitivamente labbandono di questo mezzo di trasporto o se solo lo acceleri o sia solo un sintomo, pur importante, della consapevolezza di una ormai prossima fine del sistema o segno della affermazione progressiva degli altri sistemi di trasporto innovativi. Non si pu comunque non riconoscere che tutte le iniziative di rilancio della navigazione interna degli anni successivi finiranno nel nulla: dai programmi rilanciati con ampio respiro da Bassetti nel 1963 con la mostra Vie dacqua da Milano al mare, al progetto del canale Milano Cremona - Po, al progetto del Porto di Mare e cos via, sino a oggi. Penso che gli scoperchiatori facili non possano non fare i conti, prima di lanciarsi in azzardate ipotesi di rilancio della navigazione di trasporto, con il significato e la portata della decadenza di questo decaduto e perduto sistema. Mentre rimangono tuttora ancora aperte, urgenti e ricche di potenzialit operative tutte le possibilit di recupero per i Navigli esterni sopravvissuti e che ne hanno urgente bisogno basata su una strategia rivolta al loro futuro recupero e riutilizzo indirizzato verso la sola navigazione slow per fini culturali e da diporto, per lo sport, lo svago e il tempo libero, per il potenziamento dellirrigazione, per lo sfruttamento energetico dei salti delle conche, per lallevamento ittico. Strategia pi volte indicata e sollecitata, se pur con scarso impegno, dalla Regione Lombardia. 3. Molti scoperchiatori ingenui o non bene informati credono di poter compiere una operazione relativamente semplice e immediata: si toglie il coperchio ed ecco che sotto riappaiono intatti tutti i Navigli nel loro splendore di un tempo, con tanto di acqua pronta per una ripresa della navigazione. Evidentemente non conoscono tutte le manipolazioni e le alterazioni che il manufatto sepolto ha subito negli anni compresi tra la sua sepoltura e oggi e non sono pertanto in grado di valutare le enormi difficolt e gli immani costi che si dovrebbero sopportare nellipotesi di un loro scoperchiamento. Vediamo di elencarle e descriverle brevemente. Il sistema di copertura della Fossa interna era stato realizzato negli anni 1929 - 30 con strutture diverse, costituite per lo pi mediante un sistema di travi e solet-

te armate con travi di ferro a doppio T, poggianti su due o tre file di pilastrini dappoggio verticali, che venivano a modificare anche la sezione idraulica del Canale (dividendola in uno, due e anche a tre canali). Questo sistema di copertura era durato sino agli anni '50 del dopoguerra, quando l'aumentato traffico automobilistico lungo la Cerchia, ma soprattutto l'azione aggressiva e corrosiva dovuta alle acque e agli scarichi industriali provenienti dal Seveso, incominciano a colpire e ammalorare le strutture della Fossa, rendendole pericolose, instabili e cedevoli. Le sezioni resistenti del calcestruzzo e del ferro dell'armatura incominciarono a indebolirsi, rompersi e sgretolarsi, sotto l'azione delle acque inquinate e dei vapori da esse generate e a ragione anche dei complessi processi fisico - chimici, elettrochimici e batterici che si sprigionavano all'interno. L'ammaloramento, a partire da questi anni, si estende rapidamente alla intera Fossa interna, cos che il Comune di Milano si trova costretto, nel 1967, a insediare una Commissione di esperti per studiare soluzioni adeguate ma anche a chiudere il traffico su tutte le strade sovrastanti. Dopo aver ipotizzato diverse soluzioni tecniche, la Commissione opta per una soluzione che prevede il riempimento della Fossa con materiale sciolto (limo, cemento e acqua, presto sostituito, dopo una prima sperimentazione, con sabbia fine del Ticino, cemento e acqua) immesso tramite aria compressa. Questa soluzione (che sar anche battezzata la banca della sabbia) viene preferita, oltre perch rapida e meno costosa, anche perch non pregiudicante l'eventuale riutilizzazione del vano sotterraneo per eventuale realizzazione di linee metropolitane, sottovie, parcheggi o altre opere. Nel 1970 viene infine costruita una grande opera idraulica, detta anche ponte del gomito, necessaria per deviare in Redefossi le acque di Martesana e di Seveso che prima entravano unite in citt ad alimentare la Cerchia interna. Opera che si trova sotto terra, ubicata tra Monte Grappa, Melchiorre Gioia e i Bastioni di Porta Nuova. A questo punto i navigli rimangono completamente privati dellacqua. Ma il manufatto sepolto incomincia a essere interessato anche dai lavori di costruzione della rete delle metropolitane. Il caso pi evidente quello del Naviglio di San Gerolamo (via Carducci - SantAmbrogio) dove

il manufatto del canale viene distrutto completamente e occupato dalla linea Verde. Ma altre alterazioni possibili (tutte da verificare puntualmente nel caso di un progetto concreto di scoperchiamento) potrebbero derivare da altri incroci quali quelli con la linea Rossa, che taglia la Cerchia allincrocio tra Senato - corso Venezia e quelli con la linea Gialla in corrispondenza con gli incroci di Fatebenefratelli - archi di Porta Nuova e in corrispondenza del congiungimento Santa Sofia Francesco Sforza. Non sappiamo dunque con certezza se lalveo dei Navigli sepolti sia ancora esistente, pienamente o solo parzialmente riutilizzabile. Ma ci sono anche altri aspetti da verificare: gli effetti che si ripercuoterebbero sulla viabilit e sul trasporto cittadino nella ipotesi di una sottrazione di spazio e dimensione alla circonvallazione interna (vera linea di forza per il trasporto urbano); tutte le varie tipologie di occupazioni materiali dellalveo da parte dei sottoservizi delle abitazioni o edifici che si affacciavano direttamente sul Naviglio, costruiti dal dopoguerra a oggi; il problema delle acque del Seveso che ancora esonda spesso e volentieri, la ricostruzione delle conche e dei ponti, e cos via. Si tenga conto che a tuttoggi nessuno ha ancora prodotto un calcolo completo, preciso e analitico della fattibilit, dei costi e dei tempi di una simile ipotesi di intervento. 4. Il quarto punto molto breve anche perch esprime solamente una mia personale, e quindi opinabilissima, convinzione. Penso che il risultato e lesito estetico - urbanistico e paesistico delloperazione ipotizzata non possa recuperare nulla dellantica bellezza illusoriamente ricercata o pretesa. La bellezza e il fascino dei Navigli ottocenteschi nasceva dallo stretto rapporto che si creava tra un Canale vivente e animato dalluso e dal lavoro, gli edifici che vi si affacciavano concepiti per essere in funzionale simbiosi con i servizi e le utilit prestate dal Naviglio, la forma e il tipo degli edifici ricchi (le ville e i palazzi), poveri (le lobbie) e di lavoro (le sciostre) nati in funzione del Canale, il loro riflesso nellacqua (anche se poco limpida), il senso di una vita urbana e sociale autentica. Un contesto e un rapporto irriproducibile e definitivamente scomparso. E non ricreabile in una citt che non li ha pi voluti per troppo tempo e ne ha distrutto quasi ogni traccia.

n. 21 IV 6 giugno 2012

www.arcipelagomilano.org

IL CHE FARE DELLA SINISTRA: PRIMARIE, PRIMARIE, PRIMARIE Pier Vito Antoniazzi
Cambia il vento dice Francesco La Forgia coordinatore milanese del PD in un articolo sull'Unit del 1 giugno scorso, intitolato Tre proposte per il PD di domani. A Milano il civismo come retorica ha lasciato il posto al civismo come pratica - scrive- sia nella costruzione della lista PD, sia nel sostegno... a un candidato sindaco che ha riportato al centro il valore della partecipazione (L'avviso per i sostenitori di liste civiche parallele al PD. Ma il PD se cos facesse, a cosa servirebbe?). Le tre proposte sono: 1) parlamentari scelti met dagli iscritti e met dagli elettori (in medio stat virtus?) e niente deroghe al limite di tre mandati se non per Segretario (Bersani) e Presidente (Bindi); 2) costituzione dei Comitati per l'Italia (caucus del programma?); 3) squadra rinnovata alle politiche (salvo il candidato Bersani se scende in campo...) Francamente vero che da Milano partita una riscossa civica un anno fa. Un po' pi complessi mi paiono gli sviluppi di quest'esperienza sia nel PD (che ne ha fatto di Boeri un recordman di preferenze?), sia nelle forme e nei canali partecipativi (qual l'ambito di confronto tra cittadini e governo?). In ogni caso La Forgia mi pare eludere la domanda principale sulle elezioni politiche (che sono la prima scadenza pare...). Premesso che non dato sapere con quale legge elettorale si voter (e tutti siamo un po' preoccupati di una precipitazione che ci porti a votare col porcellum...). Dunque le primarie per i parlamentari non si sa se saranno per collegi (e allora che si fa... un collegio a un partito, uno a un altro e uno agli elettori?) o per circoscrizioni pi ampie. Si vuole o no fare delle primarie per indicare il candidato premier del centrosinistra? Il PD vuole proporre un unico candidato di partito? Mi pare che non si sia capito (o forse si capito troppo bene e lo si vuole evitare) che non essendo il PD un partito contendibile (per i suoi aggregati ideologici/storici, per i suoi iscritti limitati e censiti, per le sue correnti, per il consociativismo tra gruppi dirigenti) l'unico modo che la gente ha di fare un congresso sono le primarie ... dove spesso chi ha l'egida del partito ha un handicap invece che un vantaggio. Dunque partiamo dalla testa. Facciamo primarie per scegliere un candidato premier e intorno costruiamo la squadra. C' un problema per: sia in primarie nazionali che in primarie regionali, il candidato troppo lontano dal territorio. E allora riprendiamo lo spirito delle primarie statunitensi che sono federaliste (essendo lo stato federale). Facciamo primarie sui territori anche in date diverse, costringendo i candidati ad andare nelle realt locali, a raccogliere idee, adesioni e risorse umane. Facciamo un congresso cos, un'assemblea federale con i delegati espressi in collegamento ai candidati vuoi nelle regioni, vuoi nelle province. Da qui, da un bagno di realt nel rapporto col territorio, solamente pu nascere una classe dirigente innovativa e legittimata. Di questo territorio fanno parte anche molte esperienze civiche che non hanno atteso decisioni di vertici di partito per nascere. Queste esperienze sono state determinanti per vincere in partibus infidelium anche prima del crollo di Berlusconi. Sono una risorsa che non va dispersa e pu trovare sbocco solo in un rinnovamento reale e non truccato del gioco politico. Dunque se il vento cambia, ancora maggiore e rapida dev'essere la capacit dello skipper di drizzare le vele nella direzione giusta. Altrimenti la bomata certa...

CALAMIT: I CITTADINI RESPONSABILI ATTIVI DEI PROPRI BENI Massimo Cingolani


Un decreto coraggioso negli intenti e perfettibile nella sostanza: il testo di legge che di fatto introduce la responsabilit diretta del cittadino nella tutela dei propri beni in caso di calamit naturali, entrato in vigore solo tre giorni prima del terremoto che ha colpito lEmilia Romagna e, in parte, la Lombardia, nella provincia di Mantova. Il D.L. n. 59 segna una svolta nel nostro sistema di welfare, soprattutto a livello di principio, escludendo la prosecuzione di un sistema assistenzialista che, oggi, non pi sostenibile, chiedendo al cittadino di farsi parte proattiva, anche con unassicurazione volontaria supportata da incentivi. Questo in teoria, ma in pratica? Il Governo ha tempo fino al 15 agosto per emanare i regolamenti attuativi che dovranno esplicitare anche le misure individuate per evitare che le compagnie si prendano i rischi migliori, non stipulando polizze nelle aree maggiormente a rischio. Le strategie di previsione e prevenzione si basano su alcuni capisaldi che sono: 1) la riduzione sistematica del rischio, con azioni e interventi che devono essere attuati prima che il danno si concretizzi in forma di disastro o catastrofe. Si tratta di una razionalizzazione del rapporto tra ambiente e insediamenti antropici, ottenuta con il controllo pianificato della sicurezza su tutto il territorio 2) la preparazione e lapprontamento dellorganizzazione di protezione civile e, in particolare, la predisposizione delle forze, dei mezzi, delle misure organizzative, delle procedure operative 3) lelaborazione dei programmi e dei modelli da applicare per la riabilitazione e la riparazione definitiva dei danni che possono essere causati da un evento catastrofale Allinterno della spesa per lattivit di soccorso e ricostruzione si possono liberare delle risorse attraverso un sistema misto che affianchi, allintervento statale, come avviene in molti paesi colpiti spesso da simili eventi catastrofali, lintermediazione assicurativa, opportunamente incentivata attraverso specifici provvedimenti fiscali. Nel caso si optasse per unassicurazione privata obbligatoria con lestensione della copertura incendio, sarebbe fondamentale che la valutazione dei rischi sia lasciata autonomamente alla Compagnie, senza interventi politici non supportati da valutazioni tecniche. Un altro aspetto sarebbe la creazione di un fondo di garanzia, in grado di intervenire in forma integrativa per eventi di particolare gravit. Il terremoto in Abruzzo ha evidenziato casi di abusivismo e mancate verifiche, infatti il pubblico controlla poco e male a causa dei suoi conflitti dinteresse e spesso anche perch coinvolto nella corruzione. Una Compagnia di assicurazione, il cui compito stimare i rischi per costruire il premio, sarebbe invece motivata a chiedere ai controllori che le norme siano rispettate. Inoltre il

n. 21 IV 6 giugno 2012

www.arcipelagomilano.org modello assicurativo risarcirebbe direttamente i soggetti danneggiati, affidando loro le risorse necessarie per la ricostruzione ed evitando che si perdano nelle inefficienze dei ritardi, negli sprechi della macchina burocratica e nella corruzione, per non parlare della criminalit organizzata. Il risarcimento diretto consente ai danneggiati di essere padroni delle proprie scelte. La ricostruzione deve avere un senso per lindividuo, che potrebbe, se vuole, anche decidere di allontanarsi da un territorio che lo angoscia, per ricostruirsi la vita da unaltra parte, e questa una grande scelta di libert individuale ed economica. La nostra regione ha un livello di rischio di calamit naturali relativamente basso. Non ha mai fatto mancare la solidariet nei confronti di zone e popolazioni colpite da disastri. Il principio della solidariet far parte anche della nuova modalit di gestione positiva del rischio. La Lombardia pu fare di pi: essere laboratorio per la messa a punto del nuovo livello di collaborazione tra pubblico e privato, auspicato anche dalla Commissione Europea, essere un test per il Paese. Questa proposta, potrebbe essere il banco di prova per chi adesso allopposizione, ma ha lambizione di governare.

EXPO 2015, TRASPARENZA, FONDI: NUOVE SOLUZIONI PER VECCHI PROBLEMI? Ilaria Li Vigni
Si intitola "Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto della criminalit'', la legge approvata a larga maggioranza dal Consiglio Regionale lombardo alla fine dello scorso mese di aprile. Il testo, frutto dell'abbinamento di quattro progetti di legge, contiene norme e interventi articolati in tema di lotta alla criminalit organizzata, prevenzione, recupero dei beni confiscati, sostegno alle vittime, lotta all'usura e alle truffe ai danni degli anziani. In particolare, per quanto riguarda la gestione degli appalti pubblici, la normativa prevede che venga garantita la tracciabilit dei flussi finanziari dei contratti, attraverso appositi e dedicati conti correnti (bancari o postali). Tali disposizioni si applicheranno a tutti gli enti del sistema regionale e saranno tenute nel debito conto anche ai fini della valutazione di risultato dei dirigenti della Pubblica Amministrazione. Con riferimento ad Expo 2015, istituito presso la Giunta Regionale il Comitato per la trasparenza degli appalti e sulla sicurezza dei cantieri, con il compito di monitorare il rispetto della normativa in materia di contratti di lavoro, servizi e forniture e degli investimenti pubblici. Faranno parte del Comitato cinque esperti nominati dalla Giunta, all'inizio di ogni legislatura. evidente che il complesso meccanismo degli appalti edli e di servizi, aperti in vista di Expo 2015, un potenziale rischioso mezzo di infiltrazione di forze criminali in ambito pubblico e le procedure di controllo, cui abbiamo fatto cenno anche in altri interventi, possono essere davvero un utile strumento di contrasto in tal senso. Il sistema di gestione informatizzata SI.G.Expo un mezzo ad altissima sofisticazione informatica e quindi ci attendiamo davvero grandi risultati in tema di tracciabilit di ogni compagine sociale. Tuttavia andr rodato, testato sulla complessit quotidiana e si dovr verificare se davvero sia immune da errori di verificazione e, soprattutto, se riesca concretamente a evidenziare eventuali societ fittizie, intestazioni di comodo, oggetti sociali celati, etc. Insomma, la gestione limpida degli appalti, in vista di Expo 2015, sar davvero una scommessa a lungo termine per la classe politica milanese e lombarda e per gli amministratori dell'Evento. Anche la gestione dei fondi pone grandi problematiche attuali: la Provincia, infatti, proprio in questi giorni, ha annunciato di voler ridurre i fondi per la societ di gestione Expo 2015 dal 10% al 2%, aprendo una seria problematica di raccolta fondi che interessa soprattutto gli Enti Locali. Infatti, il 2015 scadenza molto vicina e, con la chiusura dei cantieri e la conseguente ultimazione delle opere, saranno necessarie risorse economiche ingenti, da gestire con trasparenza. Il Presidente della Regione ha fatto a sua volta notare che, in un periodo di assoluta carenza di fondi, sarebbe auspicabile unapertura a un altro socio. Si sta pensando alla Fondazione Fiera, gi coinvolta in ambiti collaterali dellorganizzazione, ma si pone una questione statutaria, essendo la Fondazione una realt di diritto privato e non un Ente Locale. Insomma, anche la problematica patrimoniale, a meno di tre anni dall'evento, si sta ponendo in tutta la sua complessit e severit, soprattutto in un momento, quale quello attuale, in cui la solvibilit scarseggia, sia con riferimento ai privati sia con riguardo agli Enti Locali. Al di l delle singole opinioni politiche e delle petizioni di principio, occorre davvero un impegno comune, che riunisca pubblico e privato, sia nella ricerca dei fondi sia nella gestione trasparente degli stessi, cos da rendere l'evento Expo 2015 un potenziale di crescita per la nostra citt, ma - in particolare in questo momento storico! - per l'eccellenza del nostro paese.

MILANO SMART CITY, LA POTENZA DELLA RETE Giacomo Selmi* e Antonio Sileo**
Pochi mesi fa si conclusa la selezione dei progetti che parteciperanno al bando della Commissione Europea Smart Cities and Communities Initiative, utili per presentare e sostenere la candidatura di Milano come smart city italiana allinterno dei progetti europei. Alla pubblicazione dei bandi molto si era detto sulle smart city e qualcosa ha continuato a uscire in seguito anche se con frequenza ridotta. mancata per una decisa costruzione del contesto da parte del Comune, un progetto contenitore di pi ampio respiro con lo scopo di finalizzare la visione espressa dai bandi. Tralasciando - per ora - la considerazione sul parziale scollamento in atto tra la definizione europea di smart city (legata esclusivamente al progetto SETIS - Strategic Energy Technologies Information System e come tale dovrebbe riguardare

n. 21 IV 6 giugno 2012

www.arcipelagomilano.org solo gli aspetti energetici della vita di una citt: consumi elettrici, termici, efficienza energetica e mobilit) e quella italiana, che prevede la realizzazione di un modello di citt intelligente specifico rispetto alle risorse nazionali: il patrimonio culturale, i centri storici, le citt di media dimensione, il turismo, specifici modelli di coesione sociale, vale la pena di elaborare alcune considerazioni. Partendo comunque dal fatto che alla base della costruzione di una smart city (in qualunque dei due paradigmi citati) c lidea di sostenibilit, anche se ci soffermiamo sul paradigma europeo (implicitamente, ma non troppo, abbracciato da Milano nella presentazione dei bandi), sarebbe opportuno, in caso di assegnazione, usare i progetti europei come kickstart per il meta - progetto con cui lamministrazione comunale pone delle concrete basi di policy e regolazione che servano come terreno su cui coltivare linnovazione. Pi precisamente, lo sviluppo di Milano come smart city - che pu essere elemento di qualit per la citt non pu prescindere da unofferta completa di servizi e modelli innovativi che si innestano su una infrastruttura esistente. Certo non ci si pu limitare ai soli progetti finanziati dai bandi senza darne un adeguato seguito e contorno. Una smart city costruita su due elementi distinti, uno hard - l'infrastruttura fisica, assai costosa e implementabile solo insieme a grandi operatori, forse in unottica di bene pubblico, eventualmente dato in concessione - l'altro invece soft - i servizi e le idee che su questa infrastruttura possono svilupparsi e crescere - e che come tale, invece, pu essere sviluppato da piccole realt ad alto contenuto di idee e innovazione. Bisogna quindi favorire la creazione dellhumus urbano necessario per testare idee e progetti - piccoli progetti e iniziative locali - che, con il loro successo o il loro fallimento, contribuiscano a definire best practices utilizzabili a livello nazionale ed europeo. Modelli di questo tipo in realt gi esistono; senza andare troppo lontano il modello che sta sperimentando Amsterdam, con il progetto Amsterdam Smart City. Attivo dal 2009, il progetto nasce come una collaborazione tra cittadini, amministrazione e imprese per sperimentare e costruire un modo nuovo e diverso di risparmiare energia, testandolo ad Amsterdam prima di tutto. Amsterdam Smart City, che si pone lobiettivo di ridurre del 40% (rispetto al 1990) le emissioni (dalle attuali 4.869 Kton allanno a 2.389 Kton nel 2025), coinvolge oltre settanta imprese ed articolato in quattro filoni principali - vivere sostenibile, lavorare sostenibile, mobilit sostenibile, spazi pubblici sostenibili - che fungono in realt a loro volta da contenitori di progetti. Si va quindi da progetti che riguardano lintroduzione di tecnologie in grado di ridurre i consumi privati (come lo smart metering) al finanziamento collettivo di fonti alternative per lautoproduzione di energia; dallefficientamento dei processi produttivi alla trasformazione degli edifici della pubblica amministrazione in edifici carbon neutral entro il 2015; dallincremento delle auto elettriche, con obiettivo di completo switch-off benzina / elettrico entro il 2040, alla riduzione delle emissioni nelle strutture pubbliche come le scuole o la dotazione di energia solare per il wi-fi nei parchi pubblici. A Milano si potrebbe fare questo e altro. Linfrastruttura non tra quelle pi di avanguardia, ma sicuramente ci sono elementi che vanno nella direzione delleccellenza e non mancano certo le idee spesso proposte da soggetti istituzionali, investitori o piccole realt. Resta laspetto economico della questione: i soldi chi ce li mette? Ma Amsterdam, per esempio, finanzia il progetto (i progetti) con il supporto dei fondi europei per lo sviluppo locale, e poi fa mettere il resto dai privati. A Milano la richiesta di finanziamento allEuropa partita con i bandi; adesso si tratta solo di mettere in rete idee e tecnologie e organizzarle allinterno del contenitore smart, per far diventare smart anche leconomia della citt.

*ricercatore (Energibile, I-Com) **ricercatore (IEFE Bocconi, I-Com)

TURISMO O CITY USER, UNO STIMOLO PER MILANO Gianfranco Chierchini*


Turismo daffari, turismo per cure, turismo per svago: tre modi di stare a Milano di non milanesi, in linea di massima, per uno o due giorni. questo il tema che MeglioMilano ha affrontato, sulla scorta di unindagine svolta su questionari mirati (ospiti di alberghi, parenti di malati, ecc.) e su colloqui con una ventina di persone che rappresentano appunto il mondo degli affari (ad esempio, Assolombarda), delle cure (ad esempio, IEO), dello svago (ad esempio, TCI). Dalla presentazione dei dati, commentati da Giampaolo Nuvolati, e dal dibattito tra tre soggetti profondamente diversi e complementari (ununiversit: il Politecnico, unistituzione: Camera di Commercio, unimpresa straniera da sempre a Milano: Siemens) e dagli interventi a braccio, tra cui quello di SEA, emersa la conferma dellimportanza del tema turismo / attrattivit urbana e alcuni stimoli urbani, per usare lespressione che Franco Morganti si invent alla fine degli anni ottanta, quando presiedeva il Comitato Tecnico (tecnico, non scientifico, per il vezzo di sottolineare limportanza del saper fare) dellassociazione. Il Turismo daffari rappresentato dalle pi diverse figure: lespositore, il commerciante, il banchiere, lorganizzatore di eventi, il consulente aziendale, ecc. Quasi tutti restano una sola notte, spesso approfittando della presenza per un acquisto particolare o per assistere a una partita, si muovono pi con la metro che con il taxi, pi di met viene una volta al mese, un 20% considera caotica la citt e un 21% mediocre; solo un 15% la giudica accogliente. Pi di tre su quattro dichiarano che non avrebbero piacere di vivere a Milano. Chi accompagna a Milano un parente per visite o cure esprime un giudizio sulla citt analogo a quello precedente: il mediocre scende al 10%, ma il caotico sale al 35%. Pi di uno su tre usa la vettura privata e, non a caso, la richiesta di miglioramento della mobilit al 64%, mentre tutte le altre sono marginali, sotto il 10%. A quasi sette su dieci non piacerebbe vivere nella citt di vescovo Ambrogio. il turista che viene a Milano, o meglio, che passa per Milano, a esprimere un giudizio largamente positivo: mettendo assieme le valutazioni che vedono Milano accogliente, ricca e curata e pulita si raggiunge un 70% contro un 25 30% degli altri due segmenti di presenze.

n. 21 IV 6 giugno 2012

10

www.arcipelagomilano.org La maggioranza (69%) proviene dai Paesi UE, un 17% dagli Stati Uniti. Uno su due ci vivrebbe e, pur con un giudizio positivo, le richieste di miglioramento sono rivolte allaccoglienza, alla mobilit e al sistema delle informazioni. Insomma, se uno trascorre una giornata visitando il Castello e Santa Maria delle Grazie, acquistando un foulard o una cravatta nelle celebri vie del Centro e la sera va a teatro o a un concerto o anche sui Navigli: beh, passa una bella giornata e serber un bel ricordo della citt. Diversa la giornata di chi accompagna qualcuno per una visita specialistica o per un intervento: la conoscenza della rete del trasporto pubblico non immediata, laccesso alle informazioni sugli eventi quotidiani non facile, linglese tutti dicono di conoscerlo, gli orari di sportelli e di molti musei coincidono con quelli delle attivit lavorative Con una stima prudenziale, in difetto addirittura del 50%, stiamo parlando di almeno 4 milioni di presenze conteggiate nel 2010: 11.000 al giorno, una spesa media giornaliera di 350 euro, un fatturato annuo di pi di 1,3 miliardi. Alzare anche di poco la media dei pernottamenti con strumenti informativi maggiori per quantit (cartacei) e per qualit (wi-fi estesa), con una regolamentazione della ricettivit, con accordi con i tour operator per inserire Milano nelle proposte del turismo in Italia sono le prime e pi ovvie e anche relativamente semplici proposte, ribadite da MeglioMilano e condivise dal Politecnico che per la valorizzazione delle proprie caratteristiche si impegna da tempo anche per lalloggio ai suoi studenti, dalla Camera di Commercio che sta promuovendo una campagna promozionale per Milano in vista di Expo basata anche su esperienze straniere, da una realt profit come Siemens che ha istituito unarea dedicata alla sostenibilit delle aree urbane e alla qualit della vita dei cittadini per essere pi aderente alle esigenze di questi e dei loro amministratori. Ma dalle parole dette nel dibattito e anche da queste ultime frasi, emerge il problema di fondo, quello che sinora ha impedito la fondazione e la realizzazione di un programma di marketing urbano: valorizzare quello che la citt gi offre e far sapere quello che si sta preparando a offrire. Un solo esempio: Pittsburg, in Pennsylvania, un tempo la capitale mondiale dellacciaio. La pesante crisi degli anni settanta dovuta alla dismissione della produzione siderurgica venne affrontata e risolta favorendo la nascita di distretti ad alta tecnologia, attraendo cervelli e finanziamenti, attraverso la riqualificazione generale dellambiente e anche realizzando un centro cardiologico allavanguardia che fu in non pochi casi determinante nella decisione di collocare l il quartier generale di grandi imprese, rette da manager a elevato rischio di infarto Il marketing per Milano, dunque. Un insieme di interventi di programmazione e di informazione che tutti desiderano, evidentemente, ma che non ha trovato sinora modo di realizzarsi per una particolarit milanese, per un suo paradosso, per un eccesso di eccellenze: Milano da rappresentare come gioiosa capitale della moda o pi come seria capitale della finanza? E mondi come quello delleditoria, della musica, del design, del sw, alcune delle indubbie eccellenze milanesi, come si inquadrano nella rappresentazione di ci che Milano offre oggi e nella prospettiva della Milano al 2040? E poi, non anche citt della cultura, con le sue undici universit? E della medicina, con i suoi centri di cura specializzata? E dellarte, con i suoi 42 musei che nemmeno noi milanesi conosciamo? Troppe eccellenze per poterle inquadrare in una unica cornice, in una unica e robusta vocazione, dicono alcuni, sostenendo lopportunit di realizzare tante campagne di marketing quante sono le vocazioni. Altri provano a sostenere che la vera e straordinaria vocazione di Milano proprio quella di avere tante vocazioni, ma la scala delle priorit va pur definita e si ritorna daccapo. Il pensiero allora corre a Palazzo Marino, al Sindaco che tutti rappresenta, ma poi ci si ricorda che bisogna guadare alla Grande Milano, quindi allargarsi, certamente alla trentina di Comuni dellArea Omogenea, magari allintera provincia e oltre, addirittura includendo anche Novara o Piacenza, satelliti attratti da Milano pi che da Torino o Bologna. Dum Romae consulitur. Nelle graduatorie internazionali che misurano lattrattivit delle metropoli e in particolare la disponibilit di capitani dimpresa a investire, fino a trentanni fa Milano era ai primi posti, subito dopo Parigi e Londra; col passare del tempo, non solo Berlino, Francoforte e Barcellona ma anche Ginevra, Zurigo e Duesselforf hanno raggiunto e superato Milano (anche se dopo lassegnazione di Expo 2015, Milano un po risalita, proprio nei confronti delle ultime tre citt appena ricordate). Non si tratta soltanto di veder crescere il numero di turisti e di veder aumentare la loro permanenza perch, in anticipo, vien fatto sapere quello che Milano in grado di offrire. Si tratta di essere in grado di ospitare il terziario avanzato delle multinazionali, di gareggiare per la riqualificazione di aree oggi disordinate, con esempi di equilibrio tra consumo e consapevolezza, di architettura e di stili di vita, di vincere la scommessa per divenire ponte tra economie e culture della vecchia Europa e delle giovani nazioni che si affacciano sul Mediterraneo. Non si tratta soltanto di sviluppo e di crescita economica (anche se di questi tempi): si tratta di qualit della vita dei cittadini residenti, dei pendolari giornalieri, dei turisti di tutti i generi, compresi quei nuovi barbari descritti da Baricco che vogliono tutto e subito in modo superficiale o quei predatori che al calar del giorno entrano in Milano e vogliono prendersi tutto ci che possibile La questione non si risolve con bei giochi di parole, ma pu cominciare a essere impostata con una riflessione proprio tra le tante eccellenze di Milano e con un ventaglio di proposte che rappresentino una Milano migliore, miglioramento da cui ciascuno tragga in prospettiva un vantaggio. MeglioMilano questo stimolo lo lancia.

*componente del CdA di MeglioMilano

PGT: ABITARE SOCIALE A MILANO Giovanni Dapri e Laura Pogliani


La svolta - Il 22 maggio 2012, lamministrazione Pisapia ha segnato una svolta nella politica urbanistica della citt con lapprovazione del PGT rivisto sulla base delle oltre 5.000 osservazioni pervenute. Non solo, il piano stato lesito di un processo di confronto intenso nella citt (106 incontri in sei mesi) con le

n. 21 IV 6 giugno 2012

11

www.arcipelagomilano.org forze sociali e politiche e con i cittadini delle 9 zone, prima del dibattito consiliare. La nuova fase che riconosce la citt come bene comune ha scelto di dare priorit ad alcune questioni strategiche, tra le quali labitare sociale, un problema che soffre di un deficit di attenzione politica da almeno trentanni. La passata stagione della negoziazione urbanistica non ha saputo formulare una risposta soddisfacente, nonostante si collocasse in una fase di boom edilizio e di altissima valorizzazione della rendita privata; la vicenda delle otto aree comunali messe a bando ha ottenuto risultati positivi ma quantitativamente modesti. Il PGT Moratti adottato prometteva molta edilizia per realizzarne per poca di carattere sociale, perch trattava il tema in modo strumentale e retorico, lasciando di fatto massima libert di scelta al solo operatore privato. Regole e politiche per labitare sociale - Il PGT rivisto e approvato articola un insieme di scelte sinergiche volte alla valorizzazione del patrimonio edificato esistente; alluso di tutte le risorse non ancora utilizzate; al completamento di tutte le iniziative in corso; alla realizzazione di una nuova offerta residenziale sociale. Regole e politiche che si sviluppano, attraverso la decisiva regia pubblica, in sussidiariet con lazione degli attori privati e dei soggetti competenti. Questo per garantire fattibilit alle scelte e per superare le note difficolt di carenza di risorse pubbliche (nazionali, regionali e comunali) e di indisponibilit effettiva di aree pubbliche edificabili, perch quelle oggi esistenti sono residuali o localizzate in ambiti improponibili sotto il profilo sociale e ambientale. Il principio generale consiste nella contestuale realizzazione di funzioni private e di residenza sociale, in una prospettiva che vede tutte le trasformazioni insediative partecipare alla costruzione di una citt solidale. Questo obiettivo viene reso possibile attraverso uniniezione sostenuta di edilizia residenziale sociale (ERS), in tutti gli interventi significativi di trasformazione privata. La quota richiesta (0,35 mq/mq) articolata in tre tipologie, per rispondere alla gamma diversificata di istanze sociali: a) 0,5 mq/mq per affitto sociale; b) 0,10 mq/mq per affitto convenzionato, concordato e moderato, residenza universitaria e cohousing sociale; c) 0,20 mq/mq per vendita convenzionata agevolata, affitto con patto di futura vendita e co-housing. Da un punto di vista quantitativo, il PGT riformato prevede di destinare circa la met delledificabilit totale per abitazioni sociali, non solo in tutte le grandi trasformazioni della citt (ATU) ma anche nelle trasformazioni del tessuto urbano esistente (TUC) alle seguenti condizioni: la previsione obbligatoria per le aree di intervento di media dimensione (superiori a 10.000 mq) e facoltativa per quelle di dimensione inferiore, dove comunque, nel caso di lotti superiori a 5.000 mq, il piano richiede il concorso obbligatorio alla realizzazione di obiettivi di interesse generale, in alternativa tra ledilizia sociale e/o lacquisizione perequativa di aree destinate a servizio pubblico e/o lutilizzo dei diritti edificatori premiali trasferiti per interventi finalizzati allefficienza energetica del patrimonio edilizio esistente. Infine, per le trasformazioni in senso residenziale degli immobili terziari superiori a 5.000 mq di slp, una quota non inferiore al 35% della slp recuperata dovr essere destinata ad alloggi sociali. Nei prossimi anni sono previsti oltre 24.000 alloggi sociali, di cui quasi 4.000 a canone sociale. Sul totale, almeno 7.500 alloggi sono realizzabili subito su aree gi di propriet pubblica (del Comune o della Provincia) e in seguito ad interventi in corso. Pertanto, il 30% dellofferta di edilizia residenziale sociale sar disponibile in tempi brevi. Per quanto concerne il reperimento di aree da destinare alla residenza sociale pubblica, queste potranno derivare dai grandi ambiti di trasformazione e dalle trasformazioni del tessuto edificato esistente che sono chiamati a contribuire con una cessione di suoli (minimo il 30% della superficie di intervento), affinch il Comune possa disporre concretamente di un patrimonio pubblico. Allinterno di questa strategia generale, la manovra presenta alcune alternative, che la rendono flessibile e maggiormente attuabile. Infatti, in luogo della cessione delle aree, loperatore pu realizzare direttamente, allinterno della propria superficie fondiaria, tutta la quota di residenza sociale (eccetto la residenza pubblica a canone sociale), a garanzia di un effettivo mix abitativo e di una maggiore sostenibilit economica delloperazione. La parte di residenza a canone sociale non realizzata dal privato (0,05 mq/mq) potr essere commutata solo in edilizia residenziale convenzionata agevolata; in tal caso loperatore dovr obbligatoriamente corrispondere allAmministrazione comunale, in forma di monetizzazione, una quota proporzionale al ricavo determinato con questa trasformazione. Tale monetizzazione confluir in un apposito Fondo di scopo, direttamente utilizzabile da parte dellente pubblico per la costruzione degli alloggi pubblici. In una logica riformista e incrementale, e nel solco delle migliori tradizioni europee, lAmministrazione comunale costituisce pertanto un vero demanio comunale di aree (provenienti dalle cessioni di tutte le trasformazioni) e acquisisce fondi (dai contributi privati conseguenti alla facolt di commutare interventi con risorse) che potranno creare le condizioni urbanistiche per rispondere alla domanda finora del tutto inevasa di abitazioni sociali, sulla base di un programma pubblico strategico per lintera citt. La costruzione della politica della casa chiaro che una politica efficace per la casa non pu essere affrontata esclusivamente con gli strumenti e le modalit dellagire urbanistico, ma richiede un contributo sinergico e sostanziale alle politiche di settore, quelle sociali, quelle per la casa e per la qualit della vita, attraverso unazione comune e integrata che coinvolga tutti gli assessorati interessati. Con questo fine gli assessorati alla Casa, allUrbanistica e ai Servizi Sociali stanno lavorando alla costituzione di unAgenzia per la Casa che incroci la domanda e lofferta di appartamenti privati in locazione, con un ruolo di garante da parte del Comune sulla solvenza degli inquilini e la proposta di un canone congruo dei proprietari. LAmministrazione si inoltre impegnata a introdurre nel Bilancio una specifica voce dedicata alla realizzazione di nuovi alloggi a canone sociale nonch al sostegno degli interventi di recupero, ristrutturazione e potenziamento del patrimonio edilizio esistente.

n. 21 IV 6 giugno 2012

12

www.arcipelagomilano.org

Emissari di Montezemolo, girano la Lombardia per affiliare uomini nuovi per una nuova classe dirigente. Per ora avrebbero arruolato Scalpelli, Vagliati, C e vengono visti con favore da Straquadanio. Poich di elezioni e quindi di voti si parla questa una gran bella notizia per il centrosinistra. Lo scioglimento dellAPI auspicato da molti dei suoi fondatori. Tuttavia il 15 giugno a Milano promossa dallAPI (forse si sono sbagliati nella sigla) vi un convegno allhotel Chateau de Monfort (mica so pezzenti e nellinvito spicca un bel RSVP ma non richiesto labito scuro) dal titolo Obbiettivo Milano partecipano Tabacci, DAlfonso, Versace, Montalbetti etc. Forse si sono sbagliati anche nel titolo che doveva essere: Obbiettivo elezioni *** Quando contemporaneamente tutti parlano di rimpasto vuol dire che si volutamente fatta circolare la notizia. Boeri, Maran, Guida, Castellano sono i nomi ricorrenti. Un problema per il Pd. Il fatto che Pisapia voglia sostituirli? No la folla di aspiranti successori *** ufficiale la candidatura di Tabacci in regione. Almeno cos scrive Pro-

perzj in una email rendiconto del pranzo colazione tenutosi il 2 giugno alla presenza dello stesso Properzj, di Daverio, La Malfa, DAlfonso. Tabacci avrebbe ufficializzato la sua volont di correre per sostituire Formigoni ottenendo dallaugusta platea consensi ma anche dissensi da coloro (il PRI) che preferiscono lex sindaco Albertini. Il rendiconto del pranzo oltre alle differenze di idee sui candidati evidenzia anche un deficit economico di 65 euro. Speriamo per Tabacci che il doppio segno negativo non sia profetico per la campagna elettorale *** Corre voce che al prossimo congresso Pd venga presentata una mozione per riformulare le incompatibilit; non pi due mandati ma dieci anni di mandati, considerando oltre le camere anche le elezioni regionali e lincarico di sindaco in comuni capoluogo. Quindi chi ha fatto il consigliere regionale o il sindaco per dieci anni non pu candidarsi alla camera o al senato o per lo meno deve saltare un giro. I proponenti vorrebbero evitare carriere politiche trentennali senza soluzione di continuit. Ma cos rischiano di far venire il coccolone a molti. A proposito dellincompatibile, gi da oggi, presidente della provincia di Pavia, non parla pi nessuno? ***

iniziata la precampagna di Renzi in Lombardia. Classica scusa la presentazione di un libro, prima a Lecco con il sindaco Brivio. Poi a Bergamo. In platea (sala strapiena) il presidente del Credito Bergamasco, il presidente della Foppapedretti, il segretario della Cgil.. . Tutti entusiasti secondo il quotidiano on line. Meno convinto lex sindaco Bruni, tranchant: sulla politica delle alleanze non sono daccordo ma si sa vecchio e quindi parla ancora di politica. A proposito chi sta organizzando la venuta a Milano? *** Prossimamente - A breve potrete leggere su ArcipelagoMilano un articolo Teoria e pratica dei servizi comunali del sindaco riformista dove si esprime per estendere le funzioni del comune, soprattutto nel settore dei servizi sociali e dell'assistenza, e per una riforma dei tributi locali che sostituisca alle imposte indirette un'imposta diretta e progressiva. In questa prospettiva, la municipalizzazione dei pubblici servizi avrebbe sottratto ai monopoli privati la gestione di beni di prima necessit e fornito alle finanze comunali nuove entrate. Circa la tattica elettorale propone una politica di unione popolare in considerazione della particolare situazione nazionale e locale. ***

Scrive Pierluigi Roccatagliata a Pietro Cafiero


Mi trovo in generale daccordo con quanto scrive Pietro Cafiero nel suo commento a caldo apparso su ArcipelagoMilano a proposito di come uscito il PGT di Milano dalla cura praticatagli dalla nuova Amministrazione con le controdeduzioni alle osservazioni. Personalmente, che il PGT portato a un solo passo dalla pubblicazione dalla precedente Amministrazione non potesse dare origine a un nuovo piano attraverso la cura delle osservazioni lavevo sempre pensato e detto nelle poche occasioni avute di discuterne pubblicamente. Adesso si comincia, da pi parti a dire che lesito dellintervento deludente, che si limita a una stretta normativa che ha leffetto di rendere la gestione del piano pi macchinosa e di ancor pi difficile interpretazione e applicazione, che si risolve in una riduzione di indici pi con effetti di immagine che non di risultato, ma che, insomma, limpostazione liberistica e lasciata al predominio dalle logiche del mercato immobiliare rimane la stessa di prima. Complimenti a chi se ne accorge solo adesso. Vorrei per aggiungere un paio di considerazioni allo scritto di Cafiero. Prima di tutto, siamo sicuri che si sia veramente ricercata una semplificazione delle normative? Visti gli esiti, direi proprio di no. Daltra parte, il potere delle burocrazie si da sempre fondato sulla complicazione delle norme e delle regole, mai sulla semplificazione. Il caso del PGT di Milano non sfugge a questo assioma e si rafforza proprio sul piano dellincertezza del diritto, cui la legge 12 aveva in precedenza spalancato le porte (il Documento di Piano che non esercita effetti conformativi sulluso del suolo, il rinvio degli stessi effetti agli strumenti attuativi da negoziare ecc.). La seconda considerazione riguarda lormai solito lamento sulla mancata dimensione metropolitana del PGT, quando sappiamo tutti che il PGT non pu avere effetti che sul territorio di ogni singolo comune. In ogni caso, ho avuto modo di esaminare non pochi Documenti di Piano di comuni

n. 21 IV 6 giugno 2012

13

www.arcipelagomilano.org

di prima e seconda fascia dellhinterland milanese: tutti premono sullacceleratore dello sviluppo e tutti mettono in mostra le possibilit di insediare nuove funzioni di rango metropolitano oltre a strabordanti offerte di aree per nuova residenza. In alcuni casi si fa riferimento esplicito a pi economiche condizioni insediative rispetto a quanto offerto dal capoluogo e si accenna a una pi

o meno aperta concorrenza, alternativa a Milano ( pi verde, migliori servizi di base, aria sopraffina ). Il conseguente sovraccarico e lo squilibrio territoriali, con i noti fenomeni di spasmodico pendolarismo e congestione delle vie di trasporto non ha nulla a che vedere con queste politiche di diffusione del fenomeno urbano? E, in particolare, proprio solo Milano

chetrascura gli effetti del proprio PGT sullassetto metropolitano? O non ci sono responsabilit politico-tecniche pi estese e diffuse, che consentono a una platea pi vasta di trarre vantaggio dallassenza di atti di programmazione pi efficaci? Sugli aspetti pi tecnici e di dettaglio del nuovo PGT avrei molto altro da dire, ma aspettiamo che si riesca a pubblicarlo.

Scrive Giuseppe Vasta ad ArcipelagoMilano


Gi avevo trovato abbastanza fastidioso che un incontro di presentazione del PGT masseroliano agli architetti fosse stato intitolato "Lezioni di piano": s, come se dei professionisti esperti avessero bisogno di essere ammaestrati sugli arcani misteri elaborati in qualche imperscrutabile stanza del potere. Ma l'idea poi del "bigino" la trovo davvero scandalosa! Se il nuovo PGT poco comprensibile (e lo davvero: suggerisco in particolare di leggere con attenzione le norme finali, quelle che di solito non legge nessuno) ci sarebbe stato una soluzione pi semplice: scriverlo in modo chiaro. E magari farlo circolare un po', prima della sua approvazione. Troppo difficile?

Scrive Maria Grazia Campari a Luca Beltrami Gadola


Le considerazioni di LBG sulla procedura di appalto per l'Expo paiono sensate, quindi denotano una situazione preoccupante. L'amministrazione milanese appare come la solita nave senza nocchiero in gran tempesta. Non si potrebbe ricorrere a tre garanti indipendenti, tecnicamente dotati di conoscenze adeguate anche di diritto europeo, collegati con la Commissione nazionale antimafia per seguire la fase deliberativa? Considerate anche le molte inchieste sulla cosa pubblica in Lombardia, mi sembrerebbe augurabile.

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org La Nona, la Scala e il Papa
La settimana scorsa concludevamo la nostra recensione del Peter Grimes di Britten definendolo uno spettacolo che, dopo il tonfo di Tosca e qualche caduta di stile negli ultimi concerti, ha ridato il doveroso prestigio al nostro Teatro. Passano pochi giorni e rieccoci davanti a un tonfo ancora peggiore se si considera limmensa platea che - grazie allinusuale e illustre spettatore e alla diretta televisiva - ha avuto la Nona Sinfonia di Beethoven eseguita alla Scala in presenza del Papa la sera del primo giugno. Si sa che questo Papa suona bene il pianoforte, si dedica alla musica con fervore e se ne intende, tanto che nel discorso pronunciato alla fine del concerto si potuto permettere di affrontare una esegesi musicale sullopera beethoveniana; per fortuna ha letto un testo scritto in precedenza e dunque le lodi indirizzate agli esecutori sono suonate giustamente false. Non tutti sono innamorati dellultima Sinfonia di Beethoven e c chi sostiene che il vero capolavoro sia la Settima, che lOttava sia gi meno riuscita, e che la Nona arranchi un poco e risenta fortemente dellet e della sordit del suo autore. Ricordate il film Lezione 21, del 2008, interamente costruito intorno al dubbio sul valore musicale della Nona? In realt da sempre si discusso di questopera monumentale, celebrativa, apodittica: Verdi disse che sublime nei primi tre tempi, pessima come fattura nellultima parte, Spohr defin lultimo tempo addirittura triviale, mentre Debussy la consider velleitaria e Wagner sostenne che lultimo movimento con il coro, decisamente la parte pi debole, rivela con molta ingenuit limpaccio di un compositore che non sa come rappresentare finalmente il paradiso (1). Ma venerd sera tutti i dubbi e le perplessit sullopera sono stati sopraffatti da quelli sulla sua interpretazione ed esecuzione. Cosa succede a Daniel Barenboim? Nessuno pu negargli limmensa cultura musicale e il raffinato mestiere di direttore dorchestra; ed stato anche, almeno fino a qualche anno fa, un grande pianista e da sempre un profondo conoscitore di Beethoven. E dunque? partito bene, con quellincipit affidato ai violoncelli e ai secondi violini, sostenuti dai corni, in pianissimo, e i celebri intervalli di quinta vuota (la-mi, priva della modale) che prepara lingresso del tema principale. Ma questo, anzich essere potente e chiaro - il tempo allegro ma non troppo, un poco maestoso - era una sorta di riflessione dolente, quasi volesse alludere alla tragedia 14

n. 21 IV 6 giugno 2012

www.arcipelagomilano.org emiliana cui il concerto era stato dedicato con nobili parole da Lissner prima dellinizio. Tuttavia il primo tempo, a parte questa inconsueta lettura, stato tenuto ragionevolmente insieme da unorchestra attenta e rigorosa. Le cose hanno cominciato invece a cambiare con il secondo tempo, lo Scherzo molto vivace che ha perso ogni vivacit e si presentato moscio e privo di nerbo, tanto da non riconoscervi il Trio che, con la sua dimensione melodica e incantata, deve contrastare violentemente con la potenza e il vigore dello Scherzo. Ancor peggio sono state trattate le meravigliose variazioni dellAdagio, costruite su due temi pieni di poesia e di umanit, annacquati nei tempi allargati e nel fraseggio quasi sdolcinato di Barenboim, come se fosse stanco o svagato. Ed sembrato che lorchestra della Scala abbia risentito di questa svogliatezza. Finalmente arriva latteso Finale con il coro, introdotto da quella lancinante dissonanza delle trombe e dei timpani - vero cataclisma sonoro carico di violenza espressionistica (2) cui far cenno anche il Papa nel suo intervento - seguito dalla crescente forza di quelle sette sezioni che sconvolgono, o dovrebbero sconvolgere, lascoltatore. Peccato che lesasperata frammentazione delle parti abbia finito per demolire larchitettura con cui Beethoven lega le voci (solisti e coro) e gli strumenti in un grandioso disegno e per ridurla a un susseguirsi di parti tra loro sconnesse. Insomma una Nona un po miserella che ha lasciato molto perplessi e non ci ha fatto inorgoglire, come forse avremmo desiderato, sentendoci in qualche modo coinvolti come padroni di casa. Una nota a parte meritano alcune ineleganze, come quellabito rosso sgargiante della soprano, scollato e a braccia nude, o il frac che Barenboim si rifiuta di indossare, sostituito dal solito spolverino con il cache-col al posto della cravatta; per non dire dei tanti invitati interessati pi al proprio cellulare che alla bacchetta del direttore, e fra questi il vicepresidente della Camera dei Deputati, vale a dire la massima autorit civile presente, seduto alla destra dellospite. I tempi sono questi, dobbiamo rassegnarci. (1) citazioni di Poggi e Vallora in Signori, il catalogo questo, Einaudi (2) Carli Bellola, ibidem Musica per una settimana *mercoled 6 allAuditorium (per le Serate Musicali) il violinista Uto Ughi e il pianista Marco Grisanti nel Trillo del diavolo di Tartini, la Sonata in fa maggiore di Mendelssohn, i Tre pezzi opera 42 di aikovskij e la Sonata n. 2 in re maggiore di Prokofev *mercoled 6 al Conservatorio (Societ dei Concerti) la Staatsorchester Rheinische Philarmonie diretta da Daniel Raiskin esegue lOuverture 1812 in mi bemolle maggiore, opera 49, di aikovskij, il Concerto in re bemolle maggiore, opera 38, di Khaaturjan (pianista Carlo Guaitoli) e la Sinfonia n. 5 in do minore, opera 67, di Beethoven *mercoled 6, venerd 8, sabato 9, luned 11 e marted 12 alla Scala repliche della Luisa Miller di Verdi diretta da Gianandrea Noseda per la rega di Mario Martone, con le scene di Sergio Tramonti, i costumi di Ursula Patzak e le luci di Pasquale Mari *gioved 7 alla Scala ultima recita del magnifico Peter Grimes, di Britten, di cui abbiamo parlato la scorsa settimana *gioved 7, venerd 8 e domenica 10, allAuditorium, lOrchestra Verdi diretta Zhang Xian esegue lOuverture de Il franco cacciatore di Carl Maria von Weber, il Concerto n. 4 per pianoforte e orchestra in sol maggiore opera 58 di Beethoven (pianista Roberto Cominati), e la Sinfonia n. 4 in mi minore opera 98 di Brahms *domenica 10 alle ore 11, alla Palazzina Liberty, lOrchestra da Camera Milano Classica con Maurizio Croci e Maurizio Salerno ai cembali, eseguono i due Concerti in do maggiore e in do minori, rispettivamente BWV 1060 e 1061 di J. S. Bach *domenica 10 alle ore 16, alla Scala, il complesso dei Cameristi della Scala diretti da Alessandro Ferrari esegue Ein musikalisher Spass K. 522 in fa maggiore di Mozart, la Ciranda des sete Notas per fagotto ed archi di Villa-Lobos (fagotto Valentino Zucchetti) e il Carnaval des Animaux di Sain-Sans

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Un Tintoretto errante


Prima della consueta apertura serale estiva, il Museo Diocesano propone un ultimo appuntamento darte. Ospite deccezione sar Jacopo Robusti detto il Tintoretto, con una Ultima cena tra le pi interessanti, realizzata tra il 1574 e il 1575, recentemente oggetto di un accurato restauro che ha permesso di trasportare la tela fuori da Venezia per la prima volta da quando stata dipinta. Lopera, da sempre nella chiesa di San Polo, ha lasciato la citt lagunare per essere parte della mostra monografica dedicata allartista, in corso fino al 10 giugno alle Scuderie del Quirinale di Roma. Ecco dunque che durante il viaggio di ritorno verso casa, il dipinto dalla dimensioni imponenti, 228x535 cm, verr esposto gratuitamente nella sala dellArciconfraternita del Museo Diocesano, dal 14 al 19 giugno. Commissionata dalla Scuola del Sacramento di San Polo, lUltima Cena raffigura lepisodio del Vangelo in unambientazione che suggerisce lintimit di un interno domestico e, per la prima volta rispetto a precedenti tele di uguale soggetto, rappresenta il momento dellEucarestia e non lannuncio del tradimento. Cristo offre il pane a due apostoli, con le braccia aperte che prefigurano la croce, mentre un altro apostolo sfama un mendicante e, raro particolare, compare anche una bimba seduta a terra nellestremit destra del dipinto. Queste due aggiunte sottolineano ulteriormente la vena caritatevole e assistenziale della Scuola veneziana, i cui membri erano tenuti ad assistere gli ammalati e gli indigenti. Una novit iconografica, quella apportata da Tintoretto, gi sottolineata nel 1648 da Carlo Ridolfi, che nelle Vite degli Illustri Pittori Veneti e dello Stato, la descriveva, meravigliandosi della scelta del soggetto, attraverso il quale il Robusti scelse di rappresentare non lannuncio del tradimento ma listituzione dellEu-

n. 21 IV 6 giugno 2012

15

www.arcipelagomilano.org carestia sub specie panis. In questo modo Tintoretto tradusse in immagine la disposizione del concilio di Trento nella quale si affermava che sotto la sola specie del pane contenuto interamente il corpo di Cristo, dando cos ulteriore significato alla tela. Uniniziativa promossa e sponsorizzata da Cariparma Crdit Agricole, che ne ha permesso il restauro in occasione della mostra romana. Tintoretto. Lultima cena, 14 - 19 giugno Museo Diocesano corso di Porta Ticinese, 95 - Orari: da gioved 14 a marted 19 giugno, dalle 10.00 alle 24.00; luned 18 giugno, dalle 10.00 alle 18.00. Ingresso gratuito

Bramantino: una mostra autoctona


Promossa e auto - prodotta dal Comune di Milano, quella di Bramantino potrebbe essere la prima di una serie di mostre rivoluzionarie, non tanto per la novit dei temi quanto per la modalit di produzione. A cura di Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Marco Tanzi, Bramantino a Milano unesposizione quasi monografica dei capolavori milanesi di Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino (1480 - 1530), da Vasari, che gli diede questo soprannome in qualit della sua ripresa dei modi di Donato Bramante, pittore e architetto al servizio di Ludovico il Moro. Che cosha di speciale questa mostra, nel cortile della Rocchetta, Castello Sforzesco, fino a settembre? Innanzitutto la gratuit dellingresso, il fatto che sia munita di due mini guide gratuite, complete di descrizione e dettagli storico - critici sulle opere in esposizione, e infine, il fatto che una mostra a chilometro zero. Tutte le opere presentate al pubblico provengono infatti da musei e collezioni milanesi: lAmbrosiana, Brera, la pinacoteca del Castello e la raccolta di stampe Bertarelli. Questa la grande novit. In un momento di crisi, in cui spesso le mostre sono di poca sostanza e si soliti attirare il pubblico con nomi di grandi artisti, senza presentarne per i capolavori, ecco che si preferito rinunciare ai prestiti esteri, impossibili per mancanza di fondi, e si voluto puntare e valorizzare solo pezzi cittadini di qualit. Compito facile visto che Milano conserva il nucleo pi cospicuo esistente al mondo di opere del Bramantino: dipinti su tavola e tela, arazzi, disegni, affreschi e lunica architettura da lui realizzata, la Cappella Trivulzio nella chiesa di San Nazaro in Brolo. Lesposizione si articola nelle due grandi Sale del Castello Sforzesco che ospitano gi importanti lavori dellartista. Nella Sala del Tesoro dove domina lArgo, il grande affresco realizzato intorno al 1490 e destinato a vegliare sul tesoro sforzesco, sono esposte una trentina di opere, dipinti e disegni, che permettono di capire lo svolgersi della carriere dellartista bergamasco: dalla Stampa Prevedari, un'incisione in rame che il milanese Bernardo Prevedari realizz su disegno di Bramante e che influenz per spazi e monumentalit lopera di Bramantino, allAdorazione del Bambino della Pinacoteca Ambrosiana, alla Madonna e Bambino tra i santi Ambrogio e Michele Arcangelo, con i due straordinari scorci dei corpi a terra. La soprastante Sala della Balla, che accoglie gli arazzi della collezione Trivulzio, acquisiti dal Comune nel 1935, presenta un allestimento completamente nuovo, che dispone i dodici grandi arazzi, dedicati ai mesi e creati per Gian Giacomo Trivulzio, in modo che si leghino tra loro nella sequenza dei gesti e delle stagioni. Un filmato documenta ci che non stato possibile trasportare in mostra: dalla Cappella Trivulzio alle Muse del Castello di Voghera, di cui Bramantino fu responsabile dei dipinti. Una mostra davvero a costo zero, come dichiara lo stesso Agosti. Gratis l'allestimento di Michele De Lucchi, Francesco Dondina ha realizzato gratuitamente l'immagine e il fotografo Mauro Magliani ha lavorato con fondi universitari. La promozione curata gratuitamente; il Fai e gli Amici di Brera hanno dato una mano per gli incontri e la struttura del Comune si rimessa ad agire in proprio in maniera eccellente. Una mostra tutto sommato facile, si gioca in casa, ma che proprio per questo ha un merito in pi: promuovere quello che sotto i nostri occhi tutti i giorni, valorizzarlo e dargli nuovo lustro. Bramantino a Milano - Castello Sforzesco, Cortile della Rocchetta, Sala del Tesoro - Sala della Balla - fino al 25 settembre orari: da marted a domenica dalle ore 9.00 alle 17.30. La Sala della Balla, al fine di consentire lo svolgimento di iniziative in programma, il 26 maggio e il 9 giugno chiuder alle ore 14.00, il 15 giugno rester chiusa tutto il giorno, mentre il 14 settembre chiuder alle ore 15.00.

Gli elementi di Brueghel il Vecchio


Rizmata la parola greca che significa radici. La us il filosofo Empedocle, vissuto a met del V secolo a.C., per indicare i quattro elementi fondamentali da cui sarebbe costituito luniverso intero: il fuoco, laria, lacqua e la terra. Rizmata anche il titolo della mostra presso la Pinacoteca Ambrosiana, che, dopo pi di 200 anni, riunisce quattro capolavori di Brueghel il Vecchio. I quattro elementi sono dipinti su rame creati tra il 1608 e il 1621, appositamente per il cardinale Federico Borromeo, gi fondatore della Biblioteca e della Pinacoteca Ambrosiana. Una amicizia di lunga data, iniziata nel 1592 a Roma, legava questi due grandi personaggi, che si rincontrarono a Milano tre anni dopo, prima che Brueghel tornasse definitivamente ad Anversa. Questa amicizia ci nota grazie al carteggio epistolare rimastoci, esposto in mostra, che illustra anche la genesi dei quattro dipinti. Il cardinale Federico, parlando di queste opere, le definiva di gran pregio e fonte di grande stupore, ricolme di dettagli e di meraviglie naturalistiche. I quattro elementi rimasero in Pinacoteca fino al 1796, quando Napoleone li requis insieme al Codice Atlantico di Leonardo e al manoscritto appartenuto a Petrarca, con le opere di Virgilio. Non un caso dunque che, insieme a questi due capolavori assoluti, i francesi si fossero presi anche i quattro preziosi dipinti. Con la caduta di Napoleone si affront anche il destino delle opere darte trafugate. Canova, emissario italiano, ottenne la restituzione di solamente due dei quattro dipinti: lallegoria del Fuoco e dellAcqua, mentre lAria e la Terra rimasero a Parigi. ancor pi di interesse dunque vederli oggi tutti riuniti, uno accanto

n. 21 IV 6 giugno 2012

16

www.arcipelagomilano.org allaltro, cos come si presentarono agli occhi del cardinal Borromeo, in un succedersi organico di suggestioni e dettagli. Nellallegoria del Fuoco, elemento indomabile, un incendio si sviluppa su un monte, mentre una fucina di fabbri forgia armi e armature lucenti, in una sorta di caotico museo, mentre tutto intorno creature demoniache si librano nellaria. Lallegoria della Terra sembra invece una sorta di Paradiso terrestre in cui animali di ogni specie e taglia, predatori e vittime, stanno luno accanto allaltro, in una vegetazione rigogliosa e fiorita. E in effetti questa opera dialoga anche con gli altri due dipinti fioriti di Brueghel, esposti sempre in Pinacoteca: i Fiori in un bicchiere e il Vaso di fiori, esposti nella sala VII. Lallegoria dellAcqua ci mostra invece un paesaggio quasi lacustre, con pesci, crostacei e molluschi, in cui una vecchia divinit seduta accanto ad un giovane, con conchiglie che sgorgano acque fresche. Larcobaleno richiama un mondo primordiale, quasi lalba della Creazione. LAria lallegoria che ha in s il pi forte elemento mitologico, con al centro una dea vestita solo da un drappo rosso, circondata da una miriade di volatili e da puttini che giocano con strumenti astronomici. Questo fu lultimo dei quattro elementi ad essere dipinto ed anche quello che pi, disse il cardinal Federico, lo aveva perfuso tutto di gioia. Piccole enciclopedie del tempo, quasi miniate con la precisione e lamore per i dettagli tipici dei pittori fiamminghi. Quando il cardinal Federico Borromeo commission a Jan Brueghel i dipinti pensava alla Natura come luogo dove era possibile leggere limpronta del Creatore spiega il curatore Marco Navoni Anzi, dalla Creazione era possibile e doveroso risalire al Creatore stesso, secondo quanto afferma san Paolo, allinizio della lettera ai Romani, dove si legge: Dalla creazione del mondo in poi, le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate con lintelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinit. Ecco perch queste allegorie, di sapore un po profano ma commissionate da un uomo di Chiesa, risultano cos dense di significato ed erano cos amate dal cardinale stesso. Unoccasione per vederle riunite, fino al 1 luglio, prima che vengano separate di nuovo, cos come gi le vicende napoleoniche imposero. RIZMATA Terra, Aria, Acqua, Fuoco - Il Ritorno di Brueghel allAmbrosiana Pinacoteca Ambrosiana. Fino al 1 luglio 2012 Orari: Da Marted a Domenica dalle 10.00 alle 19.00 Prezzi: Solo mostra RIZMATA: Intero: 5 , Under 14: 0 (accompagnati da adulto) Mostra RIZMATA + Pinacoteca + Mostra Leonardo Codice Atlantico: Intero: 15 , Ridotto: 10

Marlene Dumas tra Stelline e Pasolini


Sorte una parola triste. Destino un po meglio. La Libert incastrata tra le due. Pi invecchi, pi ti muovi verso le ultime possibilit. Cos Marlene Dumas racconta la sua ultima fatica, Sorte, la mostra creata per la Fondazione Stelline di Milano. Quindici le opere nuove e inedite che lartista sudafricana, olandese di adozione, ha creato o scelto appositamente per adattarle al luogo dellesposizione. Pasolini, Cristo in croce, Amy Winehouse e le piccole ospiti dellantico orfanotrofio sono alcuni dei soggetti scelti dalla Dumas per raccontare le vite e i destini interrotti, ma non dimenticati, dei suoi protagonisti. Un intreccio indissolubile tra lantico ex convento, diventato ricovero per bambine abbandonate, e i dipinti dellartista. Invitata dalla Fondazione Stelline, Marlene Dumas ha consultato il vasto archivio fotografico della Fondazione e ha scelto tre immagini risalenti agli inizi del Novecento per trarne altrettanti dipinti. Nel primo una classe di ragazzine riunita intorno alla loro insegnante: vestite coi grembiuli chiari, sedute o in piedi, attorniano la maestra in abito scuro e guardano verso di noi, i volti quasi cancellati dal tempo ed evanescenti. Le altre due immagini, intitolate Stellina e Destino, ritraggono invece due bambine, le stelline appunto, come erano chiamate le ospiti dellorfanotrofio, con la divisa usata nelle uscite ufficiali. Stellina e Destino mi ricordano una fotografia di mia madre da bambina. Vecchie immagini di giovani ragazze, che oggi non fanno pi parte di questo mondo, ma che allora avevano ancora il futuro e la fortuna intatti davanti a loro, spiega la Dumas stessa. Il passato non si pu distruggere, sempre presente, come sempre sar, in questi luoghi, lo spirito di tutte le stelline che ci hanno abitato. Altro filone tematico dellesposizione Pier Paolo Pasolini, al quale la Dumas aveva gi dedicato fra il 1989 e il 1990 la Pasolini Series. Un confronto/scontro tra i crocifissi della serie Forsaken (con riferimento alle parole che Cristo in croce rivolge al Dio padre: Perch mi hai abbandonato?) e i ritratti del grande regista scrittore: come il crocifisso mostra labbandono del Figlio da parte del Padre e quindi il senso di solitudine e vuoto, Pasolini, figura tragica a causa della sua morte violenta, tuttavia ritratto accanto alla madre Susanna, in una contrapposizione tra il rapporto paterno, legato alla morte, e quello materno legato alla vita. Ma c anche unopera che combina e riunisce insieme questi rapporti: la Piet Rondanini di Michelangelo, con una madre straziata dal dolore che tenta di sostenere il peso, troppo grande, del corpo morto del figlio, quasi per inglobarlo di nuovo in s. Nella visione laica di Marlene Dumas per il crocifisso e la Piet non sono simboli religiosi ma segni universali in cui la fede si unisce alla tragedia, e lamore interagisce con il dolore, spiega il curatore Giorgio Verzotti. A questi personaggi storici si aggiunge anche la cantante da poco scomparsa Amy Winehouse, morta quando la Dumas stava portando a completamento la serie dei Forsaken. Una ragazza troppo fragile, nonostante gli eccessi, e che diventa simbolo e immagine di un dolore e una sofferenza portati alla esasperazione. Conclude lesposizione il film Miss Interpreted (Marlene Dumas) (1997), realizzato e diretto da Rudolf Evenhuis e Joost Verhey, in una versione postprodotta in italiano appositamente per la mostra.

Marlene Dumas fino al 17 giugno 2012, Fondazione Stelline corso Magenta Milano orari: marted domenica, 10 20, biglietti: intero 8; ridotto 6; scuole 3.

n. 21 IV 6 giugno 2012

17

www.arcipelagomilano.org

Aspettando il museo: gli artisti di ACACIA


ACACIA - Associazione Amici Arte Contemporanea, unassociazione privata che riunisce al suo interno collezionisti e amanti darte, e che, nel suo insieme, incarna una sorta di super collezionista, attivo e attento alle tendenze artistiche. La promozione e il sostegno dellarte e del lavoro di giovani artisti italiani tra gli scopi principali dellassociazione, ed per questo motivo che, fin dalle sue origini, nove anni fa, il nucleo di opere comprate dai singoli collezionisti e messo a disposizione dellassociazione ha un grande e mirabile scopo: la creazione di una collezione di opere darte contemporanea da esporre a Milano nel futuro e presto auspicabile museo di arte contemporanea. Ecco dunque nascere la seconda edizione della mostra, esposta a Palazzo Reale, comprendente circa trenta opere di artisti internazionali e di primissimo piano: Mario Air (vincitore della prima edizione del Premio ACACIA), Rosa Barba, Vanessa Beecroft, Gianni Caravaggio, Maurizio Cattelan, Roberto Cuoghi, Lara Favaretto, Francesco Gennari, Sabrina Mezzaqui, Marzia Migliora, Adrian Paci, Paola Pivi, Ettore Spalletti, Grazia Toderi, Luca Trevisani, Marcella Vanzo, Nico Vascellari e Francesco Vezzoli. Opere darte che esplorano, com tipico dellarte contemporanea, tutti i medium e i supporti possibili: dalla fotografia ai video, dalla pittura alla scultura fino allinstallazione. Aprendo al pubblico la nostra raccolta vogliamo certamente proporre un evento culturale strettamente connesso al tempo che stiamo vivendo ma, nello stesso momento, iniziare un dialogo attivo e propositivo, perch larte contemporanea non rimanga appannaggio di pochi, bens sia promossa, conservata e tutelata. Questo il proposito di Gemma de Angelis Testa, presidente e fondatrice di ACACIA. Una sorta di mecenatismo collettivo dunque, tutto a favore della citt, che permette da una parte di comprare arte per il futuro museo, e dallaltra la conoscenza e la promozione dellarte e degli artisti pi importanti del panorama contemporaneo, con lobiettivo di essere capace di rispecchiare la contemporaneit e le sue dinamiche, un polo divulgativo in grado di trasmettere al suo pubblico formato da vari livelli culturali, la conoscenza dellarte, conclude De Angelis Testa. La mostra presenta anche per la prima volta al pubblico il lavoro di Rosa Barba, vincitrice del Premio ACACIA 2012: Theory in order to Shed Light. I suoi lavori, definiti sculture filmiche, sono il mezzo con cui lartista ama esprimersi, attraverso luso del video che viene smembrato nei suoi elementi strutturali: parole, musica, immagini e luce. La parola la parte che pi interessa Rosa Barba: frasi intere o testi vengono proiettati sulle pareti, accompagnati dal commento di voci fuori campo o dalla musica, utilizzando vecchi proiettori cinematografici collegati a strumentazioni di moderna tecnologia. In attesa dei grandi lavori, anche museali, per lExpo 2015, accontentiamoci per ora di avere un assaggio darte di quello che vedremo in pi adeguata sede.

Gli artisti italiani della Collezione ACACIA - Associazione Amici Arte Contemporanea Palazzo Reale fino al 24 giugno. Ingresso gratuito Luned: 14.30_19.30 Marted, Mercoled, Venerd e Domenica: 9.30_19.30 Gioved e Sabato: 9.30_22.30

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org La bellezza del nero - Poesie
Daniela Muti La vita felice, 2012 pp.56, euro 10
Buio ricolmo Dove ogni cosa si consola Luce nera Distesa sui nostri dolori Come mantello Infinita carezza Meditazioni liriche composte, eppure serrate e intense: questa la prima definizione possibile per i nuovi versi di Daniela Muti, versi che vengono a comporre La bellezza del nero. Si tratta in effetti di un libro molto coerente e unitario, diviso in frammenti autonomi, ma che pure appaiono come strenuamente collegati tra di loro da una necessit forte, da un filo sotterraneo, dal bisogno evidente in questa poesia di continuare una ricerca, ancorch molto ardua, di possibile senso nel misterioso scorrimento della vita. Una poesia, perci, di pensiero e immagine, ma soprattutto di forte connotazione esistenziale, che ascolta il bisbiglio costante della morte, a volte con trepidazione, ma che non manca di cogliere, di cercare, quasi senza sosta, nuovi spiragli di luce a cui legarsi, magari provvisoriamente, come provvisorio, lo sappiamo fin troppo bene, il nostro esserci, il nostro essere qui. Certo il titolo del libro molto indicativo, ma anche quasi volutamente paradossale. D'altra parte, Daniela Muti entra subito nel merito, descrivendoci, del nero, appunto, l'ampiezza vertiginosa di senso, la presenza assorbente. Come la morbidezza avvolgente (e se vogliamo sinistra...) e il valore di sintesi. Eppure, scrivendo La bellezza del nero, l'autrice dissemina non poco la sua pagina di altri colori, come quello nobile dell'oro, per esempio, e come il rosso, in cui si manifesta l'oscura voce del sangue. Unoscurit che coinvolge anche sogni e fantasmi in un percorso poetico sempre inquieto, ma senza traccia di sottolineatura artificiosa, e dunque senza retorica, e proprio per questo pi vero e comunicativo, pi vivamente plausibile. Quello di Daniela Muti, in questo nuovo libro, sembra, quasi, a ogni passo, anche laddove pi viva, la luce, alludere, o celare ma non troppo, un malinconico messaggio d'addio. Quell'addio che ognuno di noi non pu non sentire come un traguardo inesorabile, che si vorrebbe poter spostare sempre pi avanti, sempre pi lontano. Eppure, a ben vedere e lo condivido pienamente il desiderio di questa poetessa sembra essere

n. 21 IV 6 giugno 2012

18

www.arcipelagomilano.org

quello di poter contare su una bellezza diffusa da godere come aria da respirare, nei momenti di sospensione quieta di una realt senza pi luoghi, e in un tempo presso-

ch azzerato, che sembri interrompere il suo scorrere. (Maurizio Cucchi)

MERCOLED 6 GIUGNO ore 18, il poeta Maurizio Cucchi presenter il volume presso Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via F. Sforza 7

TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org L'Adalgisa


di Carlo Emilio Gadda regia Lorenzo Loris - con Elena Callegari, Mario Sala, Stefania Ugomari di Blas scena Daniela Gardinazzi, costumi Nicoletta Ceccolini - interventi pittorici Giovanni Franzi, musiche originali Matteo Pennese - progetto visivo Dimitris Statiris e Fabio Cinicola - luci Luca Siola - consulenza artistica Alberica Archinto, Mariagiovanna Frigerio - produzione Teatro Out Off
Continua l'attenzione di Loris e dell'Out Off per Milano. Dopo aver milanesizzato l'ambientazione del Guardiano di Pinter e aver proiettato un video girato in un cantiere fuori citt dietro Aspettando Godot di Beckett, il regista si confronta (dopo Testori) con un testo che, attraverso la storia di una donna, offre un ritratto della borghesia milanese prima della guerra. L'Adalgisa, cantante lirica di estrazione popolare, riesce a sposare il ragionier Carlo Biandronni e a inserirsi, da outsider, in un ambiente che non le appartiene e di cui diventa ironica commentatrice. Il linguaggio di Gadda talmente specifico e irriducibile da obbligare a uno spettacolo che alterni azione e narrazione, per non perdere la singolare peculiarit linguistica del romanzo. Gli attori ballano fra la prima e la terza persona, passandosi la palla del racconto, uscendo ed entrando nei personaggi tramite vestiti che poi restano appesi a manichini. La scenografia scarna e astratta ma la messa in scena non rinuncia a momenti di forte impatto estetico, come il finale al cimitero monumentale. Gli attori hanno fatto un gran lavoro sul linguaggio e svolgono un ottimo servizio alla prosa di Gadda, contorta, piena di neologismi e con sorprendenti guizzi di genialit. Teatro Out Off dal 15 maggio al 3 giugno In scena All'Elfo dal 5 al 10 giugno Never Never nervland di Renato Gabrielli, regia di Alessandra De Santis e Attilio Nicoli Cristiani. Al Teatro I dal 7 al 9 giugno Fratelli di Valentina Diana, regia di Lorenzo Fontana

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Margin call


di J.C. Chandor [U.S.A., 2011, 109'] con Kevin Spacey, Jeremy Irons, Demi Moore, Stanley Tucci, Paul Bettany, Zachary Quinto, Penn Bradgley
Margin Call, esordio alla regia di J.C. Chandor, inizia con il licenziamento di Eric Dale, direttore dell'ufficio gestione rischi di un'importante societ finanziaria. La bianca e impersonale scatola di cartone, immagine frequente nei film americani, contiene tutti i ricordi e gli oggetti dei vent'anni passati nell'azienda. Tutti tranne la sua chiavetta Usb. Il gesto con cui la sua mano passa il piccolo oggetto a Peter Sullivan, suo giovane collaboratore, accompagnato da un paterno stai attento. Misteriose e protettive al tempo stesso, queste due parole ci anticipano il contenuto dei file: un'analisi meticolosa dell'irresponsabile e distruttiva condotta finanziaria della societ. Tutto ci che segue un viaggio al termine della notte, un'ascesa piramidale in cui la decisione viene presa da un uomo solo. La scelleratezza e l'arroganza dell'amministratore delegato sono, quindi, l'inizio di un'apocalisse. Homo homini lupus. Il feroce mondo economico raccontatoci da Chandor ci riporta a una concezione primitiva dell'uomo. La vendita dei prodotti finanziari si trasforma in una truffa premeditata, la sopravvivenza di un'unica societ avviene a scapito di un terremoto nell'intero sistema. Parli come se lo spiegasse a un bambino piccolo o a un golden retriever, non stato il cervello a portarmi fin qui, questo glielo assicuro, chiede proprio il CEO a Peter Sullivan. Le redini di una societ che gestisce miliardi di dollari sono in mano a una persona a cui mancano le pi semplici basi economiche, al quale professionalit e conoscenza non sono servite per arrivare ai vertici. Distaccato e spietato, il personaggio interpretato da Jeremy Irons l'impersonificazione di un mondo che non ammette tentennamenti o crisi morali. Margin Call ci mostra, invece, tutte le crepe nell'animo delle persone che lo circondano. Individui che indossano maschere per vendere soldi e accumularne, il soldo come unico valore e scopo. Eric Dale non pu che rimpiangere un'epoca lontana in cui, costruendo ponti, permetteva alla popolazione locale di risparmiare tempo. Tempo, appunto, non denaro. Marco Santarpia In sala a Milano: The Space Cinema Odeon, Orfeo, Plinius Multisala

n. 21 IV 6 giugno 2012

19

www.arcipelagomilano.org

GALLERY

VIDEO

LIVIA POMODORO: MASCHILISMO, DONNE E LEGGI http://www.youtube.com/watch?v=DBDs4wDKMzA

n. 21 IV 6 giugno 2012

20

Você também pode gostar