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La scuola oggi.

Dossier studentesco

Coordinamento Studentesco Livornese

Il Coordinamento Studentesco Livornese un organo assembleare orizzontale, apartitico ed antifascista.


Il C.S.L. riunisce tutti quegli studenti intenzionati a promuovere un cambiamento radicale del sistema scolastico attraverso la conflittualit, consapevoli del fatto che lattuale sistema di formazione non altro che uno strumento di controllo sociale per chi detiene il potere politico ed economico. Ci riuniamo in assemblee orizzontali, ogni opinione viene ascolta e discussa collettivamente, nelle quali portiamo alla luce gli attuali problemi che affliggono il mondo dellistruzione e della ricerca, in particolar modo per le scuole superiori, dovuti sia ad una forte riduzione di fondi stanziati per la scuola pubblica, vedi Riforma Gelmini, ma soprattutto per la volont da parte di chi detiene il potere di trasformare la scuola pubblica in scuola azienda, dove lo studente non va a sviluppare un sapere ampio ed una coscienza critica, ma diventa soltanto una macchina gi proiettata nel mondo del lavoro precario. Tuttavia la nostra assemblea non si ferma soltanto ad unanalisi, ma si sviluppa nella diffusione di queste problematiche tra le scuole e tra gli studenti per poi procedere in mobilitazioni di massa, quali i cortei, per esternare alla citt ci che gli studenti non accettano: inammissibile produrre riforme scolastiche senza ascoltare la voce di chi vive direttamente la scuola. Nei cortei, vengono inoltre svolte numerose azioni, volte a colpire quelle istituzioni che rappresentano il degrado in cui versa la scuola al giorno doggi. Uno dei punti fondamentali dellassemblea del C.S.L. lindipendenza da qualsiasi partito o sindacato. Noi non deleghiamo la lotta a nessuno, ma ci confrontiamo direttamente e collettivamente con il problema, sia in piazza che in assemblea, la quale non verticistica ma paritaria, non abbiamo un presidente o un segretario, ma abbiamo semplicemente studenti che si confrontano tra loro. Abbiamo potuto constatare inoltre, come nessun partito, sia di destra che di sinistra, abbia mai realmente prodotto una riforma che andasse ad abbracciare le richieste degli studenti. Siamo antifascisti dato che non abbiamo niente da condividere con razzisti e xenofobi, sessisti e omofobi, che oltretutto vorrebbero scendere in piazza contro finanza, banche e governo, ovvero i loro padroni, coloro che li legittimano, li finanziano e li difendono. Sappiamo bene che ormai il reato di apologia di fascismo citato nella costituzione non altro che una barzelletta.

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Le riforme scolastiche
Storia della scuola e dei suoi modelli educativi
Nascita della scuola umanistica
[] Il pensiero va sempre tenuto sveglio e teso, mentre, se si apparta, langue e, tenendosi nellombra, arrugginisce; oppure, al contrario, si gonfia di vuota e superba sicumera. (Quintiliano, Institutio Oratoria I, 2)
Marco Fabio Quintilliano(35 d.C/96 d.C)

E con questo passo che uno dei maggiori esponenti dellarte oratoria di et imperiale, nonch fondatore della pedagogia antica, pone in evidenza il valore delleducazione come principio-cardine della formazione di un individuo. Fin dallUmanesimo, Quintiliano ha avuto molta influenza sul pensiero pedagogico moderno: anche grazie alle sue argomentazioni che fu superata la durezza punitiva delle scuole medievali e furono aperte le porte a una educazione pi ricca di umanit. Ma Quintiliano sta alla base del nostro modello educativo, e dunque della nostra cultura, anche per un altro motivo. La sua scuola essenzialmente una scuola umanistica: leducazione letteraria e retorica pone laccento sulle caratteristiche comunicative delluomo. Vogliamo individuare i punti fondamentali da lui esposti nella sua opera maggiore - un famoso trattato latino sulla retorica, detto Institutio oratoria - attraverso i quali potremo comprendere a pieno quale concetto deducazione gli fosse proprio; Tale concetto era espresso su tre diverse prospettive: - GENERALE: perch abbraccia tutti gli aspetti dellumanit; - INTEGRALE: perch deve formare tutto luomo; - UNITARIO: perch tutte le varie parti delleducazione concorrono ad un fine unitario: la personalit delleducando; Leducazione infatti un processo: CONTINUO: perch il processo educativo nell'uomo parte dalla culla, cio sin dalla tenera et e lo accompagna non solo fino al compimento degli studi ma alla sua maturit, ed anche alla vecchiaia, per non dire fino agli ultimi giorni della sua vita; GRADUALE: perch leducazione deve procedere adeguando le difficolt alle successive fasi di sviluppo del discente; Una delle figure importanti delineate dellautore quella del maestro: il maestro, afferma Quintiliano, deve conoscere anche la psicologia dei suoi alunni per permettergli la comprensione del discepolo e adeguare lopera educativa alla sua personalit e al suo particolare momento psicologico. Lautore inoltre esalta il valore educativo della scuola come comunit poich, afferma, Dossier Scuola - 3

linsegnamento individuale soltanto istruzione: la scuola intesa come piccola societ invece vera educazione, vera formazione nella quale lalunno apprende a vivere socialmente, si abitua a trattare con i suoi simili, aiuta laccrescere dei rapporti interumani. E evidente quanto ancora oggi, in Italia, dopo quasi 2000 anni, tale modello educativo sia rimasto circoscritto, nella teoria, alla pedagogia di Quintiliano. Tuttavia, nonostante questa premessa, nostro intento quello di analizzare il modello educativo a noi pi vicino, partendo dal settoriale modello scolastico di epoca fascista (non ancora del tutto superato) fino allultima riforma attuata dallex-Ministro dellIstruzione Mariastella Gelmini. Lo step della Riforma Gentile attraverso la legge Casati. Ancora prima di tutto ci necessario premettere che Giovanni Gentile, autore della pi fascistissima tra le riforme, fece della legge Casati il perno del proprio sistema educativo, e dunque scolastico, da lui teorizzato; questa legge del 1859, varata dal governo del Regno di Sardegna, si ispir al modello prussiano sia nell'impianto generale che nel sistema organizzativo fortemente gerarchizzato e centralizzato: era ispirata ad una concezione dell'educazione essenzialmente elitaria, nella quale veniva dato ampio spazio all'istruzione secondaria e superiore (universitaria) ma scarso risalto a quella primaria (non a caso la legge iniziava con la disciplina dell'istruzione superiore e non, come sarebbe stato pi logico, con quella dell'istruzione elementare). Tracciava inoltre una netta separazione tra la formazione tecnica, volta a formare la classe operaia specializzata, da quella classica, di stampo umanistico, volta a formare le classi dirigenti. D'altro canto, riconosceva una certa parit fra i due sessi riguardo alle esigenze dell'educazione.

Giovanni Gentile (1875/1944)

E proprio da qui che Gentile riparte, teorizzando, ai fatti, un modello educativo che rimarr per sempre ricordato tra i pi illustri: per riforma Gentile s'intende la riforma scolastica varata in Italia nel 1923 con una serie di atti normativi, ad opera del ministro dell'Istruzione del governo Mussolini il filosofo neoidealista Giovanni Gentile. La riforma Gentile stata alla base del sistema scolastico italiano, mantenuta dopo la caduta del fascismo stesso, fino al 1962. Gentile avvi una rifondazione in senso idealistico della pedagogia, negandone i nessi con la psicologia e con l'etica: nel suo pensiero l'educazione doveva essere intesa come un divenire dello spirito stesso, il quale realizzava cos la propria autonomia. (Riforma Gentile Wikipedia) Gentile, approfittando dei pieni poteri concessi al primo governo Mussolini, procedette in grande fretta ad approvare una serie di leggi che diedero vita ad una riforma complessiva del sistema scolastico italiano. Con la riforma Gentile, lobbligo scolastico era elevato a 14 anni det; tuttavia i bambini avrebbero frequentato solo per cinque anni una scuola unitaria, la scuola elementare, mentre negli anni successivi avrebbero dovuto compiere una scelta tra quattro possibilit: il ginnasio, quinquennale, che dava laccesso al liceo classico o al liceo scientifico (per molti aspetti simile al liceo moderno); listituto tecnico triennale, seguito da quattro anni di istituto tecnico superiore; listituto magistrale di sette anni, destinato alle future maestre; la scuola complementare, al termine della quale non era possibile iscriversi ad alcun altra scuola. Si trattava di un sistema che riprendeva molti aspetti della vecchia legge Casati, anche per quanto riguarda laccesso alla Dossier Scuola - 4

universit: solo i diplomati del liceo classico avrebbero potuto frequentare tutte le facolt universitarie, mentre ai diplomati del liceo scientifico sarebbero stato possibile accedere alle sole facolt tecnico-scientifiche. Agli altri diplomati era invece impedita liscrizione alluniversit. Anche la riforma Gentile, dunque, come la riforma Casati, considerava il ginnasio-liceo classico, con la sua formazione centrata sulle materie letterarie, la scuola superiore principale, rispetto alla quale tutte le altre non erano che inferiori e parziali imitazioni. Gentile, in sostanza, proponeva una scuola estremamente severa, che consentisse laccesso ai livelli superiori dellistruzione solo a un ristretto numero di giovani. Daltro canto Gentile, a chi lo rimproverava di causare con la sua riforma una netta diminuzione degli studenti delle scuole medie e superiori (diminuzione che in effetti ebbe luogo nei primi anni successivi alla riforma), rispondeva che questo era esattamente il suo obiettivo. Secondo Gentile solo i figli dellalta borghesia e una ristrettissima minoranza dei ragazzi degli altri ceti sociali, quella pi dotata per gli studi, aveva diritto a frequentare le scuole medie superiori, in particolare il ginnasio-liceo; una minoranza di figli del ceto medio poteva inoltre accedere alle altre scuole medie superiori, il liceo scientifico e gli istituti tecnici, mentre tutti gli altri (cio la grande maggioranza della popolazione giovanile) non dovevano continuare gli studi dopo il raggiungimento dei 14 anni det. Un altro aspetto importante della riforma Gentile era costituito dallintroduzione nelle scuole elementari dellinsegnamento obbligatorio della religione cattolica, che diventava addirittura il fondamento e coronamento di tutta listruzione primaria. Si trattava di una sostanziale novit rispetto al passato, poich in precedenza linsegnamento del cattolicesimo era facoltativo ed era impartito dagli stessi maestri. Con il Concordato del 1929 tra stato fascista e chiesa cattolica, il ruolo del cattolicesimo nella scuola si ampli ulteriormente, diventando insegnamento obbligatorio anche nelle scuole medie e superiori; inoltre la sua gestione venne affidata a docenti nominati dai vescovi.

La scuola dellet repubblicana


Dopo la guerra i governi alleati suggerirono unimpostazione avanzata che prevedeva numerose aperture e che negava il principio di fondamento riconosciuto alla religione cattolica. Fu istituita una commissione guidata dal pedagogista americano Washburne con lobiettivo di riformare la scuola elementare; tuttavia questi programmi incontrarono una forte opposizione da parte dei cattolici: il risultato fu un compromesso costituito da una premessa connotata da ideali molto avanzati e democratici, mentre lintero corpo del programma risult avere unimpostazione molto moderata. Con lavvento della Costituzione della Repubblica Italiana viene stabilita l'istruzione pubblica, gratuita e obbligatoria per almeno 8 anni. Viene sancita la libert di istituire scuole "senza oneri per lo stato" formula che avr una interpretazione controversa nei decenni successivi. Tuttavia restava il sistema scolastico precedente: scuola elementare quinquennale e i tre anni successivi divisi in scuola media (che permetteva di proseguire gli studi grazie alla materia del latino) e scuola di avviamento professionale (che senza l'insegnamento del latino, escludeva da qualsiasi proseguimento degli studi). Dal 1946 al 1962, in via amministrativa, viene costituita la scuola post-elementare, mantenendo il sistema duale dove un canale non permette ulteriori sbocchi, mentre, dopo le trattative tra il DC e PSI, viene abolita la scuola di Avviamento al lavoro, con la creazione di una scuola media unificata che permetta laccesso a tutte le scuole superiori; inoltre aumentano le classi miste, che progressivamente sostituiranno le classi composte elusivamente da elementi del medesimo sesso.

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A partire dagli anni 70, in Lettera ad una professoressa di Don Lorenzo Milani, viene evidenziata la gravit del nuovo metodo di selezione classista: le bocciature. I movimenti studenteschi che seguirono contribuirono ad un cambiamento di mentalit, con la conseguente diminuzione del fenomeno. Una novit importante rappresentata dai decreti delegati, approvati nel 1974, che introducono nella vita della scuola una rappresentanza dei genitori, del personale ATA (Amministrativo, Tecnico, Ausiliario) e degli studenti (solo nella scuola superiore). Il cambiamento maggiore investe la scuola elementare, essendo istituito il tempo pieno con la legge n. 820/71. Negli anni 80 si verificher invece la dispersione scolastica, ovvero il mancato conseguimento di livelli adeguati di apprendimento, nonostante la regolarit degli studi; vengono effettuate alcune innovazioni didattiche come lavvio dei Programmi Brocca, indirizzati ai Licei, ed in parte agli Istituti Tecnici, e il Progetto-92, che riorganizza listruzione professionale. Significativi invece i mutamenti della scuola elementare tra il 1985 e il 1990 con lintroduzione di una pluralit di docenti per la stessa classe. Dal 1996 al 2011 la poltrona del Ministero della Pubblica Istruzione viene presieduta da cinque ministri: Luigi Berlinguer (96/99); Tullio De Mauro (99/01); Letizia Moratti (01/06); Giuseppe Fioroni (06/08); Mariastella Gelmini (08/11). La continuit alla guida del ministero un elemento importante per capire quanto le leggi emanate dai diversi governi siano state capaci di modificare o meno un complesso sistema come quello scolastico. Considerando che, in sintesi, il ventennio precedente (75/95) fu caratterizzato da interventi parziali e realizzati al di fuori di un progetto di riforma complessivo, la domanda se il nostro sistema di istruzione negli ultimi quindici anni sia veramente cambiato e se soprattutto ci sia stato uno sviluppo qualitativo e quantitativo.

Berlinguer e la strategia mosaico


Il ministro dellistruzione del governo Prodi I, Luigi Berlinguer, segn una netta discontinuit con la politica degli interventi spezzettati e parziali dei governi precedenti. Lazione riformatrice della cosiddetta legge mosaico sviluppata dal Ministro si mosse principalmente su tre direzioni: a) Alle scuole furono da un lato affidati una serie di poteri in materia di organizzazione della didattica, ricerca e di sperimentazione alla progettazione e alla riformazione dellofferta formativa, dallaltro lato le istituzioni scolastiche diventano lelemento centrale del sistema di governance territoriale basato sul rapporto con gli enti locali. b) Lapprovazione della legge sul riordino dei cicli, la quale prevedeva lunificazione in un unico ciclo di 7 anni la scuola elementare e media, un ciclo della secondaria formato da un primo biennio unitario e obbligatorio e un triennio pre-professionalizzante. c) Attraverso il famoso concorsone (una prova basata su quiz e colloquio) la riforma si propone lobbiettivo di riconoscere e incentivare economicamente il lavoro professionali, anche attraverso Dossier Scuola - 6

valutazioni dellattivit svolta nel lavoro in classe. Tale iniziativa port a delle larghe contrapposizioni da parte dei docenti stessi, sia di destra che di sinistra, le quali portarono, dopo la breve parentesi del ministro Tullio De Mauro, nuovamente al governo il centrodestra.

Punto e a capo
Fu questo lo slogan coniato nel 2001 dal nuovo ministro del governo Berlusconi II, Letizia Moratti. La linea politica del centrodestra apparve come una completa inversione di rotta rispetto al governo precedente: volont di ridimensionare gli interventi dello Stato nelle politiche sulla formazione in nome della libera scelta tra le famiglie e della libera concorrenza tra scuola pubblica e scuola privata e volont di semplificare e riordinare lintero sistema dellistruzione riducendo progressivamente le risorse da destinare ai progetti innovativi e al tempo pieno, a causa degli eccessivi sprechi di costo della scuola, insegnanti e ore di scuola settimanali. Uno dei primi atti promulgati fu labolizione della legge n. 30 sui cicli scolastici. Il progetto politico del centrodestra si materializz nella legge delega n. 53 nel 2002, la quale fu tuttavia applicata solo in maniera per tutto il quinquennio del dicastero: essa prevedeva il progressivo ritorno ad un sistema rigidamente separato in ordinamenti. Nel primo decreto attuativo il D.Lgs n 59 si prevede che lorientamento alla scelta della secondaria di secondo grado inizi gi allet di 13 anni, mentre lorario scolastico settimanale viene ridotto a 27 ore; si ritorna inoltre al maestro unico, si anticipa la frequenza alla scuola dellinfanzia, si elimina progressivamente il tempo pieno e, soprattutto, si varano nuovi programmi che di fatto diventano legge perch allegati al decreto attuativo, andando in palese contraddizione con lautonomia didattica prevista dalla legge costituzionale. Il secondo decreto attuativo il D.Lgs n 226 del 2005 ridisegn invece lintero sistema della secondaria di secondo grado e il sistema della formazione professionale di competenza esclusiva delle Regioni e non pi dello Stato, come sancito dal titolo V della Costituzione; di fatto, listruzione tecnica e professionale, insieme con la formazione professionale, passavano alle Regioni, mentre il sistema dei licei rimaneva di competenze dello Stato, suscitando una forte opposizione per la palese contraddizione ai principi costituzionali.

La breve stagione della strategia del cacciavite


La strategia del cacciavite fu la metafora dal ministro del governo Prodi II Giuseppe Fioroni per indicare che il centrosinistra si sarebbe limitato ad apportare una serie di correttivi necessari a rendere pi efficace e moderno il sistema di istruzione: a) Fu elevato lobbligo distruzione a 16 anni con la legge 296/06, con lidea di puntare su di un impianto culturale incentrato su una didattica allineata alle direttive europee. b) Fu smontato il decreto legge D.Lgs n 226/05 e rilanciata listruzione tecnica e listruzione professionale, distinguendo chiaramente che allo Stato compete il rilascio dei diplomi, mentre le Regioni devono garantire le qualifiche triennale della formazione professionale. Dossier Scuola - 7

c) Furono varate nuove indicazioni nazionali per la scuola dellinfanzia e per il primo ciclo con impianti culturali organizzati sulla continuit e incentrati su traguardi di competenze.

Il ritorno allordine: riforma Gelmini


La politica del governo Berlusconi IV muove coerentemente in continuit con il ridimensionamento degli investimenti sulla scuola pubblica avviato dalla Moratti. Con la legge n.133/08 il ministro Tremonti avvi una nuova vasta operazione razionalizzazione del sistema distruzione (tagli al personale scolastico, riduzione del numero di cattedre e ridimensionamento del tempo trascorso nelle aule dagli studenti).

In sintesi, il nuovo ministro dellistruzione Mariastella Gelmini intervenne inizialmente sulla scuola primaria ripristinando un modello di scuola ritenuto obsoleto e tradizionale, in quanto introdusse nuovamente la valutazione in voti numerici (abrogati nel 1977 con la legge n.517) e ripristin la figura del maestro unico; successivamente riform la secondaria di secondo grado, rispolverando la legge Moratti, attraverso il D.Lgs n.226 sui licei. Il punto significativo di tale politica quello di aver messo mano a riordino della seconda di secondo grado lasciando immutato il vecchio ordinamento della secondaria superiore, rigidamente organizzata in quattro segmenti (da un lato licei, dallaltro listruzione tecnica, listruzione professionale e la formazione professionale. I tagli all'istruzione sono sicuramente la parte pi evidente di questa riforma, i numeri sono impressionanti: un miliardo e novecento milioni di euro di tagli al bilancio delle scuole dal 2010 e 2011. E in cosa si traduce questo? La diminuzione dei docenti e dei supplenti, la riduzione dei fondi per gli interventi strutturali, i laboratori abbandonati a se stessi con strumenti spesso inadatti al percorso scolastico, classi pollaio e meno ore di lezione.

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La nostra riforma
La scuola collaborativa.
La scuola ci propone un modello educativo basato soprattutto sull'individualismo. Fin dalle elementari, infatti, lo studente abituato a lavorare da solo e solo per se stesso, mentre invece nel mondo del lavoro e nella vita ci non succede quasi mai. La scuola dovrebbe formare l'individuo anche nella sua capacit di lavorare insieme e nel relazionarsi con gli altri, cosa che viene spesso trascurata, fomentando anche uno spirito eccessivo di competizione tra gli alunni.

Nella scuola non vi quasi mai occasione di confrontarsi con i propri compagni riguardo gli argomenti affrontati, perch questi devono essere appresi solo in funzione della valutazione di un compito in classe o un'interrogazione, senza quindi sviluppare una coscienza critica e senza invitare a far riflettere lo studente. Anche i programmi dati dal Ministero limitano le possibilit di formazione dell'alunno, perch il professore tenuto a seguirli alla lettera senza avere il tempo di proporre altre attivit. Sia lo studente che il professore, in maniera ovviamente diversa, dovrebbero modificare il loro ruolo all'interno della classe. Il professore, pur mantenendo la sua figura di educatore, dovrebbe modificare la propria figura: gli infatti, nella maggior parte dei casi, riconosciuto il ruolo di protagonista, mentre ai suoi allievi consente di agire solo come comparse. Questo cambiamento potrebbe essere favorito dalla disponibilit del professore di tener conto, non solo dei bisogni degli allievi, ma identificando anche le attivit e le prestazioni che gli allievi stessi trovano motivanti e coinvolgenti, preparando quindi il programma dell'anno confrontandosi con gli alunni, e non lasciando calare dall'alto di un ministero sempre pi lontano dagli interessi degli studenti.

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Meritocrazia.
In una classe ogni ragazzo ha una propria intelligenza, abilit, interesse e volont, ed quindi logico pensare che non tutti gli studenti abbiano lo stesso profitto. La scuola, purtroppo, non promuove lesercizio e lo sviluppo delle diverse abilit, delle diverse intelligenze di ciascuno studente, ma si dedica a premiare altre abilit, che omogenizzano e standardizzano la mente di un allievo, preferendo spesso attivit che limitino il ragionamento, come il classico studio a memoria legato alla memorizzazione pi che all'effettiva comprensione. Ma d'altronde questo basta per avere buone valutazioni e di conseguenza essere considerati migliori di altri, e proseguire gli studi circondati da elogi. Ci non favorisce ad uno studente il proprio sviluppo dell'intelligenza e del suo futuro e sfavorisce invece gli inadatti ad una scuola formalmente meritocratica. Bisogna sfruttare le potenzialit di ogni ragazzo, non considerandone meritevole solo una parte, aumentando il divario tra studenti. E se vero che la media delle insufficienze sempre pi alta il problema non pu essere solo degli studenti, ma anche di un sistema che non li rappresenta a pieno.

Ebook.
Quest'anno la spesa media di un ragazzo in prima superiore, per i soli libri stata di 461 euro. A cui vanno ovviamente aggiunti tutti i vari strumenti necessari durante l'anno scolastico, ci troviamo di fronte a cifre spropositate per un diritto allo studio libero e, almeno sulla carta, garantito a chiunque. Esistono i libri usati, vero, ma si potrebbe risparmiare ancora.

Gli Ebook, i libri in formato digitale. In formato elettronico un testo scolastico viene a costare non meno di cinque euro rispetto alla versione cartacea. Questo risparmio riesce benissimo a coprire il prezzo di un moderno ebook reader, apparecchi che non affaticano gli occhi grazie a tecnologie come l'e-ink e che possono accompagnare benissimo uno studente in tutto il suo percorso. Gli aggiornamenti possono essere in tempo reale e a costo zero, senza il bisogno di comprare nuovamente un testo a causa di semplici errata corrige, uno dei tanti modi con cui le case editrici lucrano su di noi.

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Fondi pubblici alla scuola privata. Cosa resta della scuola pubblica?

1. Rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. 2. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la seriet. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano scherzi. 3. Dare alle scuole private denaro pubblico. Lultimo di questi tre punti certo il pi pericoloso delloperazione attuata oggi. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i credenti nelle diverse religioni, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione. Eppure la costituzione recita: Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato (art.33 della Costituzione, III comma). Nonostante la nostra costituzione sia una delle pi avanzate viene spesso ignorata e calpestata a partire dagli articoli riguardanti istruzione e sanit. I contributi alle scuole private sono iniziati con la legge 62 del 10 marzo 2000 quando a Palazzo Chigi sedeva Massimo DAlema e allistruzione cera Luigi Berlinguer, i finanziamenti alle scuole private sono arrivati alla cifra record di mezzo milione di euro. Lo Stato offre gi unistruzione libera, pubblica, ugualmente accessibile da tutti: chi vuole mandare i propri figli altrove, lo faccia a spese proprie. Le risorse che si ottengono si investano per migliorare le strutture e i servizi della scuola pubblica piuttosto. Il mandare il proprio figlio alla scuola privata un diritto, lo dice la Costituzione, ma un diritto il farselo pagare? un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica. Cos diceva Piero Calamandrei nel suo discorso sulla scuola pubblica nel 1950. Ma c unaltra forma per arrivare a trasformare la scuola di stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo e indiretto comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Ed allora Cure di denaro e di privilegi cominciano ad andare solo a queste scuole private. Si comincia persino a dire che queste scuole sono migliori delle scuole di stato. Gli esami sono pi facili, si studia meno e si riesce meglio. Cos la scuola privata diventa una scuola privilegiata. non si capisce perch le scuole private cattoliche debbano avere denaro e privilegi in pi rispetto non solo alla scuola pubblica, ma anche a qualsiasi altra scuola privata. Se le scuole cattoliche chiudono non un problema di Stato: lo se chiudono quelle pubbliche. E non questione di governi di sinistra o di destra. Oggi neanche la sinistra difende la scuola pubblica, oggi neanche la sinistra obbietta davanti a oltre 9 miliardi di tagli alle scuole di stato e davanti a soldi pubblici che vengono destinati per scuole private. Probabilmente Gramsci si rivolterebbe nella tomba se venisse a conoscenza dellesultanza del PD per i 223 milioni di euro assicurati alla scuola privata.

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Insegnamento della Religione Cattolica.


L'Italia uno stato laico, o almeno sulla carta. Infatti nelle nostre scuole viene ancora insegnata una materia completamente di parte, che pone un culto sopra tutti gli altri, la religione Cattolica. Ci discutibile su moltissimi aspetti, l'imparzialit con le altre religioni solo il primo, il fatto che ancora oggi a differenza di altri professori le selezioni non avvengano per concorso pubblico, ma bens dopo approvazione della diocesi un altro.

Ma poi cos importante studiare una realt reazionaria come la religione cattolica? Non neghiamo l'importanza, volente o nolente, che la chiesa abbia avuto nel tempo, ma questo appunto gi integrato nei programmi di storia. vero, la religione non obbligatoria ed esiste facolt di scelta sulle lezioni, ma comunque un'ora rubata agli orari scolastici, con un professore che lavora per la Chiesa e viene pagato dallo stato, di cui non si sentirebbe certo la mancanza. Dalle recenti riforme abbiamo perso l'ora di Geografia che potrebbe essere reintegrata, o magari un'ora di lettura di giornali per attualit, o un'ora di Filosofia generale garantita in tutte le scuole. Come anche affrontare un programma che affronti ogni sfaccettatura della religione (il confronto tra le religioni di tutto il mondo, i riti, perch nata la religione, le sette e cos via) e anche della non religione (ateismo e agnosticismo) potrebbe essere sia pi interessante, sia potrebbe introdurci in culture e pensieri diversi dai nostri e soprattutto sarebbe meno discriminante in una societ come la nostra in cui sempre pi presente un multiculturalismo. Ci sarebbero molte alternative, per una scuola finalmente laica.

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