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Per Repubblica Falcone poteva solo gareggiare coi comici del sabato sera

2 23 maggio, 2012 | Permalink | Archiviato in: Attualit, Cultura e Informazione Il 9 gennaio 1992 Repubblica esce con un articolo che sparito da qualsiasi archivio. E il motivo evidente: leditorialista Sandro Viola sceglie di intitolarlo Falcone, che peccato, sciorinando una serie di critiche su quello che lui definisce leccessivo presenzialismo del magistrato nelle trasmissioni televisive. Critiche ingrate e anche ingiuste, fino a sminuire il suo operato liquidandolo con la frase un magistrato che a met degli anni 80 inflisse alcuni duri colpi alla Mafia. Un po poco, per Giovanni Falcone, principale artefice del maxi-processo che di fatto scoperchi lintera Cupola mafiosa. Sandro Viola muove accuse durissime, come nello stesso periodo altre sedicenti icone anti-mafia quali Leoluca Orlando, Nando Dalla Chiesa, Alfredo Galasso, Carmine Mancuso. Era il gennaio 1992, pochi mesi dopo, il 23 maggio, esattamente 20 anni fa, Giovanni Falcone sarebbe stato ucciso per mano mafiosa. Larticolo di Sandro Viola sparito dagli archivi di Repubblica, quotidiano che proprio in questi giorni esce con il supplemento allegato Uomini soli a Palermo, documentario sulla vita di Falcone e Borsellino venduto alla modica cifra di 12,9o euro che finiscono nelle casse del gruppo editoriale. Riportiamo le frasi pi clamorose delleditoriale di Sandro Viola, oltre allarticolo intero Da qualche tempo sta diventando difficile guardare al giudice Falcone col rispetto che sera guadagnato. Egli stato preso, infatti, da una febbre di presenzialismo. Sembra dominato da quellimpulso irrefrenabile a parlare, che oggi rappresenta il pi indecente dei vizi nazionali. Quella smania di pronunciarsi, di sciorinare sentenze sulle pagine dei giornali o negli studi televisivi, che divora tanti personaggi della vita italiana a cominciare, sfortunatamente per la Repubblica, dal Presidente della Repubblica spingendoli a gareggiare con i comici del sabato sera, con il prof. Sgarbi, con i leaders di partito, con i conduttori di talk show, con gli allenatori di calcio, insomma con tutti coloro che ci affliggono quotidianamente, nei giornali e nelle televisioni, con le loro fumose, insopportabili logorree Quel che temo, tuttavia che a questo punto il giudice Falcone non potrebbe pi placarsi con un paio di interviste allanno. La logica e le trappole dellinformazione di massa, le sirene della notoriet televisiva tendono a trasformare in ansiosi esibizionisti anche uomini che erano, allorigine, del tutto equilibrati. E scorrendo il libro-intervista di Falcone Cose di cosa nostra savverte (anche per il concorso di una intervistatrice adorante) proprio questo: leruzione di una vanit, duna spinta a descriversi, a celebrarsi, come se ne colgono nelle interviste del ministro De Michelis o dei guitti televisivi

di Riccardo Ghezzi 2012 Qelsi

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