Linsieme dei saperi sulleducazione e che si organizzano in senso pedagogico oggi
pi ricco ma anche pi dispersivo e multiforme, sempre meno collegato ad un proprio
centro. Indispensabile quindi fissarne ambito e perimetro della pedagogia. Sapere complesso che ha come oggetto i processi di cultura/apprendimento/formazione dei soggetti, sia singoli che sociali. A noi interessa la frontiera della filosofia delleducazione, oggi settore specifico del sapere pedagogico, che gi crocevia di saperi, quindi plurale. E questo ambito complesso che deve essere chiarito soffermandoci su 3 aspetti: 1) la crescita delle scienze dell'educazione che si mettono al posto della pedagogia 2) il passaggio da una lettura specialistica e parziale dei problemi educativi ad un coordinamento specificatamente pedagogico: passaggio che comporta riflessivit e si caratterizza come ricostruzione di una unit di senso e un punto di vista globale 3) per realizzare e controllare questo passaggio si attiva una riflessione sulla riflessivit che la dispone, la indaga non allontanandosi dallambito pedagogico ma affrontando tale processo su di un piano formale, quello appunto della filosofia delleducazione
1.Nel corso del 900 :affermarsi delle scienze delleducazione, con crescita esponenziale fino a parlare di una trasformazione definitiva e totale della pedagogia nelle scienze delleducazione. Oggi viene fatta pedagogia riferendosi sempre a saperi specifici, definiti extra- pedagogici, sempre pi a far parte della pedagogia, fino a rappresentarne linsostituibile base cognitiva .
Lapprendimento scolastico e linsegnamento si curvano verso leducare, il formare, e questo in pi organizza e orienta il problema, collocandolo in un processo formativo sia in generale che in situazione, dandogli un valore pedagogico. Ma questa curvatura come opera in senso pedagogico? un ripensare lapprendimento o linsegnamento per la formazione di soggetti specifici o in generale. Le scienze delleducazione divengono in tal modo saperi per la e della pedagogia per mezzo una intenzionalit propria, che le attraversa disponendole in senso educativo- formativo. Quindi il sapere pedagogico parte dalle scienze e le prende, ma non solo le miscela e le assimila, le orienta, le dispone in senso formativo-educativo.
Simmel: e il suo studio sistematico sulla pedagogia (saggismo). Sottolinea che la pedagogia arte, si lega alla prassi e allapprofondimento intellettuale e anche allorientamento e alla spiritualizzazione, che deve contrassegnarla anche quando arriva alla vita scolatisca, a cominciare dalla lezione. Su questi 2 elementi costruisce in leducazione in quanto vita una serie di variazioni che si alimentano di quella "contemplazione e fondazione filosofica che segna il saggismo.
Bertin: invece si cala nel pensiero di Nietzche e suo saggismo, rivivendolo allinterno di un razionalismo radicale, ne fissa i concetti ricollocandoli dentro lesperienza educativa e formativa.
Sono 2 modi di fare saggismo pedagogico: Simmel decostruendo la scientificit dello scrivere di pedagogia, ricollocandone i problemi dentro un contesto vitale,innervandolo di vita spirituale. Bertin reclama un uso del saggismo che estragga i principi teoretici e li fissi, per essere poi ripresi nella riflessione sempre inquieta e dinamica, che il saggismo tematizza e modella.
La risoluzione della filosofia delled.ha posto fine alla sua concezione egemonica della pedagogia tradizionale, dal debole legame con le scienze e forte con la filosofia, vista come forma di discorso a guida della pedagogia e come sua area di appartenenza. Forma tradizionale nata con Platone e Aristotele, che si protratta fino a Gentile, Maritain e Gramsci oggi al capolinea, come modello unico di teorizzazione e matrice di modelli pedagogici in quanto oramai spiazzata dalle scienze delleducazione, e ridefinita nello statuto e nella funzione, dalla nuova filosofia delled. Il modello egemonico che si coglie in uno dei suoi modelli pi estremi e recenti: quello gentiliano. Gentile: infatti si era orientato gi nella sua formazione, verso una filosofia idealistica, mutuata da Hegel che guardava ad una rifondazione dellidealismo stesso in modo critico partendo dallo spirito come attivit, come atto puro radicato nella coscienza trascendentale dei soggetti. In nome di questo idealismo aveva rifiutato ogni naturalizzazione dello spirito, del positivismo, che legava lattivit spirituale alla corporeit e scandiva i processi formativi del soggetto-spirito, tra condizionamenti fisici, fisiologici, sociologici, storico- istituzionali, perdendo quellunit e quella originariet personale, soggettiva, del processo. Nel 1900 con il concetto scientifico della pedagogia aveva liquidato la pedagogia naturalistica del positivismo e laveva rifondata filosoficamente, allinterno di una filosofia dello spirito, come Atto. Filosofia che sola pu pensare lo spirito in modo adeguato, sulle scansioni hegeliane che lo vedono svilupparsi attraverso un momento soggettivo (arte), uno oggettivo (religione,scienza) e uno sintetico (filosofia). Da questo Gentile aveva ricavato nel Sommario di pedagogia come scienza filosofica nel 1912-14, un sistema idealistico di pedagogia alla luce della formazione dello spirito, che scandiva sia i processi interni, le applicazioni istituzionali e didattiche,coordinate a una visione idealistica e storicista dello spirito. Un modello efficace nelle critiche alla pedagogia spesso confusa del positivismo, capace di valorizzare quellautonomia e creativit dello spirito allinterno dei processi formativi, capace di leggere la pedagogia nella sua categoria fondamentale di formazione.
Ma con limiti, sia teorici e storici: possibile liquidare quelle scienze delluomo in sviluppo che stavano diventando sempre pi fonti della pedagogia ? Come era possibile ridurre in toto il sapere pedagogico a filosofia, perdendo cos aspetti pragmatici, non si ripresentava cos un modello di formazione astratto che poco aveva a che fare con un concreto "fare educazione e pensare pedagogia, affrontando problemi pedagogici?
Si, ma quel modello concretizzava un modo di fare pedagogia che aveva accompagnato e alimentato la pedagogia in occidente: nel suo ingranaggio discorsivo ricondotto alla sola matrice filosofica che delegittimava ogni altro approccio. Nel suo quadro fenomenologico:tutto ricondotto alla nozione di spirito, colto nella sua complessa articolazione comprendente anche momenti empirici, ma sempre da superare Nel suo iter argomentativo:deduttivo a-priori, anti-scientifico, critico ma secondo un modello di criticit metafisica. = modello paradigma di un fare filosofia delled come pedagogia in toto.
Anche altri modelli anche pi realistici e problematici seguono questo paradigma totalizzante, in cui la filosofia gioca un ruolo egemone. Oggi non pi cos : al centro dello stemma cognitivo della pedagogia vi sono le scienze, il loro pluralismo e indefinitezza, e la filosofia protagonista, ma pi defilata, come attivit critica trasversale sia nella direzione del controllo formale di questo complesso apparato di discorsi, sia nella ricomposizione dei contenuti specifici del fare pedagogia. Lidea di una filosofia egemone oggi resa impossibile x sviluppo della pedagogia e x trasformazioni della filosofia che si affrancata dalla matrice metafisica. Saranno possibili ritorni a posizioni egemoni? Boh, ma viste la svolta compiuta dalla pedagogia appare irreversibile. Similare il connotato che la filosofia delled ha assunto, e che in sintonia con la trasformazione in atto nella stessa filosofia che sta assumendo sempre pi una connotazione plurale, articolata su molteplici fronti, ogniuno autonomo, anche se accomunati da una volont critica e da uno statuto di criticit. Cos come accade alla filosofia delled che fa parte di quel corpus di filosofie, ma con aspetti e categorie coordinate a quella regione dellesperienza che essa indaga, gestita come sapere/agire dalla pedagogia.
Nel corso del nostro secolo la filosofia al suo interno si sempre pi specializzata, separandosi in domini paralleli relativamente autonomi. Dalla semplice articolazione in filosofia teoretica, filosofia morale, Estetica sono nate una serie di specializzazioni definibili come "filosofia della.., che riguardano porzioni dellesperienza indagate da saperi ad hoc. La filosofia teoretica si articolata dalla logica alla filosofia della scienza, che si ulteriormente articolata in filosofia della fisica, chimica,e scienze umane. Cos come la filosofia morale che ha prodotto la filosofia della morale o metatetica (che indaga gli aspetti formali del discorso etico) gi distinta da Banfi e quindi presente anche nella tradizione italiana, con un settore di indagine filosofica delle strutture ontologiche di un mondo morale, e di quelle logiche di un discorso morale. La filosofia della politica cos come lestetica ha prodotto una filosofia dellarte meno connessa ai contenuti, filosofia della storia (verte sia sul sapere "storico sia sulla classe di eventi denominata "storia. Ma anche la filosofia delled rivolta a rigorizzare il discorso pedagogico, a leggerlo nelle sue strutture, logiche e axiologiche, a sondare le ontologie del conoscere e del fare educativo, e litalia con Banfi,Bertin, Gramsci, laporta, dar apporti significativi in tal senso.
Le accomuna lo stile argomentativo:critico, radicale, problematico come attiene ad una filosofia emancipata da ogni idea sistematico-fondante metafisica.
Un recente testo del 95 dedicato alle filosofie speciali illumina su la trasformazione in corso. Anche la filosofia in un tempo di pluralismo e complessit ha potenziato e rileggittimato il suo intrinseco pluralismo, fatto di correnti, approcci metodologici,aree disciplinari. Oggi le filosofie speciali occupano sempre pi il cuore della ricerca filosofica. Questo specializzarsi si riflette nella produzione libraria e nellinsegnamento universitario.
Neppure la filosofia quindi ha saputo sottrarsi a quel processo di specializzazione che ha investito lintero mondo del sapere. Questo avvenuto grazie allinflusso della scienza che ha articolato sempre pi le sue aree di indagine, le ha differenziate e rese autonome, le ha coordinate con una ricerca di tipo meta-scientifico. Ma avvenuto anche per i mutamenti interni alla filosofia, con il declino della metafisica e il suo ruolo egemone, ma anche del declino dellidea di scienza, di tipo positivistico, come sistema del mondo e dei saperi definitivo e invariante nella sua struttura.
La conoscenza cos ha subito un processo di segmentazione sottraendosi a ogni governo univoco e centrato, cos come la filosofia. Oggi il panorama filosofico regolato in 1 dalle filosofie speciali, che orientano aree e metodi della riflessione filosofica, rendendoli funzionali alle diverse forme del conoscere e dellagire delluomo. Ogni area fissa i propri oggetti, metodi, statuti, strutture, problemi-chiave, assumendo dalla filosofia riflessivit e meta-riflessivit riportandola in quella specifica area speciale. La filosofia mantiene una immagine unitaria il cui elemento comune costituito proprio da questa riflessivit e meta-riflessivit, in cui ogni settore si sviluppa poi in reloativa autonomia. Quindi: se al centro del dibattito filosofico sta ancora la filosofia come forma di conoscenza con propri metodi e obiettivi, questa poi si sviluppa in un fascio di filosofie della.. che coprono tutte le aree chiave del sapere, portandovi quellottica di riflessivit rigorosa e regolativa, a statuto e funzione radicalmente critici.
Tutto questo vale anche per la filosofia delled oggi al centro del dibattito pedagogico non solo per il ruolo di comprensione/rigorizzazione del sapere educativo, ma soprattutto perch ad essa demandato il ruolo di fissare lidentit formale di quelleducativo di cui tale sapere tratta, il senso che lo struttura, lintenzionalit che lo guida, in modo che tale sapere ( in questo tempo di espropriazioni del pedagogico da parte del tecnologico, del politico, delleconomico) venga ricostruito intorno al suo proprium e da esso meglio orientato e regolamentato, secondo proprie strutture e vocazioni, che solo una riflessivit filosofica in quanto meta-riflessione, permette di mettere a fuoco. Necessario che della filosofia delled vengano fissate area , tradizione, strutture discorsive, problematiche, evidenziate la funzione critica e regolativa (auto-regolativa) rivolta a guidare crescite e trasformazioni di questo sapere senza perderne complessit e n il proprium, che deve restare alla filosofia delled da fissare e conservare come struttura -orizzonte.
La filosofia delled stata a lungo tutta la pedagogia, il suo centro e il suo orizzonte. Oggi una parte, pur centrale, ha perduto quella posizione totalizzante. Filosofia e pedagogia sono state in profonda simbiosi, la pedagogia stata quasi un alter ego della filosofia. Anche i manuali rispecchiavano questa visione: le pedagogie correvano simetriche alle filosofie, la loro era solo una storia di idee scandita attorno ai modelli teoretici, perch solo questi apparivano elaborati secondo ragione e dotati di completezza e coerenza. Ma questa simbiosi ha fatto vivere alla pedagogia tutte le tensioni critiche della filosofia, il suo conflitto critico di modelli, e questo stato importante in quanto ha portato la pedagogia oltre lempiria e lha costruita come discorso teoretico e quindi anche critico. Certo stato un rapporto asimmetrico in cui i processi formativi appaiono dipendenti da una regolativit filosofica forte. Comunque alla pedagogia venuto da tale rapporto unidentit di sapere forte, organico, critico, in sitonia con quella forma autoriflessiva, che costituisce il culmine del pensiero.
Rileggere quindi le grandi pedagogie filosofiche da Platone a Aristotele e oltre, fino a Gentile un modo di elaborare pedagogia mobile e costruttivo, in cui i temi della formazione si decantano, in cui sempre si scopre, si ricevono impulsi, si fissano modelli, categorie ecc.
Un esempio ancora: Gentile e la sua filosofia delled unapertura alla ricchezza e densit della categoria "formazione, poich essa viene pensata nella propria autonomia, dinamicit, dialetticit, ma soprattutto nella sua irriducibilit come struttura ad un fenomeno naturale.Il processo formativo si snoda allinterno del soggetto e fa parte della sua vitalit spirituale. Rileggere Gentile capire meglio la tipicit/aseit della formazione, che poi il tema portante delle sue opere filosofiche.
Certo che la filosofia delled tradizionale, quindi egemonica e totalitaria, continua ad agire come un tentativo di rifiuto rispetto al nuovo status della filosofia ed, critico e regolativo. Infatti si attivano teoreticismi, metafisiche che partono dal bisogno di un discorso organico a regolare la pedagogia, sia evidenziando lassenza di senso, la dispersione dentro il tempo storico, sia reclamando una nuova totalit a fronte ad es dellavvento della cultura multimediale e comunicazione informatizzata, un sistema univoco e vincolante che ci governa e che ormai dogma del presente, un presente che ha gi assorbito il futuro e che si pone come possibilit in corso quale fine della storia e trionfo dellidentico.
Quindi la tentazione verso un modello pedagogico unico,definitivo non scomparsa, il risultato? Nullo? Forse ma sempre capace di farsi sfida teoretica.
AMBITI E FUNZIONI
Funzione critica e regolativa La filosofia delled va ricollocata dentro i saperi delled, con il suo ruolo specialistico e generale insieme, legata ai vari saperi attraverso la riflessione che decanta, esplicita e coordina gli aspetti formali e di contenuto, e che quindi li accompagna come un ombra. Ma deve essere connessa anche ad uno specialismo proprio, a quellanalisi di struttura e senso intorno alla pedagogia. Quindi sta a s come uno dei saperi delled, ma x la propria generalit di oggetti di interesse, formali e di contenuto, investe la pedagogia generale, sta in simbiosi con essa, in quanto entrambe toccano i temi ricorrenti delleducare/formare,attraverso un discorso critico e quindi filosofico.
Pertanto la filosofia delled esercita sia la riflessivit pedagogica (con e nella pedagogia generale, che + sempre dentro e oltre i saperi delled) e sia la metariflessivit ( in relazione alle strutture logiche, di senso, di oggetto, di metodo ecc del discorso pedagogico) sulla pedagogia come insieme di saperi, compreso il sapere riflessivo della pedagogia generale.. Emerge unimmagine della filosofia delled di sapere generale, astratto, formale ma insieme mobile,che penetra i vari saperi educativi, li anima e li coordina, li porta verso il proprium pedagogico totale.
Si tratta quindi di esercitare un sapere mobile ed inquieto che oscilla tra formalizzazione e saggismo (=libero esercizio di pensiero critico e metacritico). Proprio per questo necessario e idoneo a pervadere la pedagogia e i suoi saperi con un ottica di rigore e integralit salvandone la complessit, la vocazione teleologica, le strutture connotative, cio il suo proprium, formale e non solo. Tale esercizio pu avvenire secondo molte forme, stili, ma comunque sempre in un ottica critica regolata da quel proprium formale (ipercomplessit, pluralismo, dialettica) e di contenuto (educare/formare,aquisire forma come emanciparsi, autoregolarsi ecc) sempre deve essere riattivato allinterno dei saperi delled, che oggi guidano lagire educativo attraverso il loro polimorfismo.
La filosofia costitutivamente sapere critico, come vediamo in Aristotele (filosofia nasce dalla meraviglia cio dal porsi domande e cercare risposte, sempre pi radicali,anche sul modo di porsi le domande) o in Montaigne ( che so io? E a questa domanda solo io posso e debbo rispondere) o in Kant (la filosofia critica del pensare/agire/immaginare delluomo, attivit spontanee che vanno regolate consapevolmente, quindi studiate analiticamente attraverso una procedura meta- riflessiva, cio critica). Solo la filosofia garantisce lesercizio della criticit, perch in essa insita quella riflessione intorno alla libera universalit umana, come argomentazione valida per tutti, in quanto elaborata dalla mente, che pur non unica pu essere comunque sede di una prassi almeno in potenza.
La filosofia delled l'esercizio di una critica radicale della pedagogia e dei suoi saperi, su oggetti, strutture, modelli, obiettivi, che la attraversano e la alimentano. Intorno a problemi che la connotano e su cui esercita una riflessione riaggiornata e mai finita, non inutile poich ad essa viene delegato il compito di recuperare in un lavoro continuo, la struttura e il senso della pedagogia come sapere di saperi, convergente ed unitario.
Da questo emerge la 2 funzione delled: quella connessa alla regolativit. Lesercizio critico, fissando strutture e orientamenti , opera anche come dispositivo regolativo: indica compiti, obiettivi (formali e di contenuto), orizzonti, pi o meno storicizzati ma comunque idonei a svolgere un ruolo di animatori, vettori, appunto di regolatori di un universo discorsivo. Anche qui il lavoro sempre in progress ma sempre funzionale al controllo critico (=razionale) di quelluniverso discorsivo che la pedagogia.
Kant, meglio di ogni altro filosofo moderno, ha evidenziato la funzione critico- regolativa della filosofia sia nelle sue 3 critiche,ma anche nelle opere minori. Il rapporto tra saperi, tra sapere-agire o agire e filosofia viene fissato in maniera esemplare. La filosofia un dispositivo di auto-riflessione e auto-comprensione che fissa strutture e orizzonti (anche di senso), svolge unanalisi trascendentale (degli apriori che animano quel discorso) atta a fissare soprattutto vocazioni e compiti, oltre alle strutture, di quel sapere.
La lezione di Kant e le sue riprese nel 900 (fenomenologia, neokantismo, teoria critica della societ) ci impone di assegnare allesercizio della riflessivit il doppio ruolo di costruire quelliter di critica e di orizzonte regolativo, senza il quale ogni sapere non , per noi occidentali, vero sapere. Un sapere veramente posseduto, in quanto sottomesso ad una metariflessivit.
Ottica radicale ed esercizio trasversale
Riflettiamo sul ruolo radicale che caratterizza la filosofia deled e sul suo operato trasversale come stile e esercizio.
Radicalismo della filosofia dell'ed: origina dalla struttura stessa del discorso filosofico, che fin dalle sue origini ha fissato i propri caratteri, nella ricerca costante e aperta, e nellattenzione ai principi cio nella condizione permanente di dubbio e nel riconoscimento delloriginario, di ci che sta alla base, che ultimo. Quindi la filosofia indagine sempre aperta e volont/possibilit di accedere alle dimensioni ultime del reale e del pensare/agire. Quindi contrassegnata dal radicalismo (atteggiamento di rifiuto di ogni compromesso e di ogni pregiudizio nello spirito di una coerenza intellettuale e pratica spinta all'estremo)., anche se poi questa vocazione si articolata in molti modi: secondo un paradigma metafisico (che fissa il Fondamento invariante e universale, capace di regolare lessere, il pensare, lagire) ma anche secondo un paradigma scettico (che nega la possiblit della verit, che si articola sul dubbio, che arriva a probablit di pensiero, realt, agire, relativi sempre a soggetti, tradizioni, culture).
Nella modernit il radicalismo si connotato secondo i paradigmi dellempirismo, del criticismo, della meta-critica, che hanno fissato la "radice dellessere/pensare/agire su: a. dati inconfutabili e primitivi-primari dellesperienza b. nellattivit critico-autocritica del pensiero, attraverso quellesercizio di quella ragione (un pensiero autolegittimato e rigoroso) che ne costituisce lanimatore. Attivit che si rivolge 1 verso se stessa e tutti i contenuti dellesperienza, e dalla sua organizzazione rigorosa, oppure in una revoca del primato del pensiero, cogliendone le radici storiche e sociali e quelle ideologiche e culturali, sia i condizionamenti inconsci ; tutti insieme pesano sule strutture cognitive e le mostrano come prive di ogni aseit, purezza, invocando una loro messa in questione.
Da questa complessa e lunga storia emerge che il radicalismo guida la filosofia, la sua regola interna, e che esso si contrassegna in generale come: 1. il porre in una discussione sempre aperta, ogni dato,presupposto ecc. dellesperienza (del reale, cognitiva,etica) 2. il disporsi sempre ogni datit, assumendo punti di vista ulteriori , percorsi alternativi ecc 3. il passare da un radicalismo del fondare (di tipo metafisico, che sempre possibile, una tentazione o un bisogno) ad un radicalismo dello s- fondamento (che lo mostra nella sua unilateralit, parzialit dogmatismo e che lo risolve appunto come bisogno immanente al pensiero.
Linquietudine che caratterizza il radicalismo filosofico si dispone, come gi detto verso: a. verso gli aspetti formali del pensiero, il suo modello di rigore, lapparato categoriale, stili cognitivi b. verso gli aspetti di contenuto (es dalla teoria del soggetto alla politica) portando su ambedue quella volont critica e quelliter di indagine aperta.
Tutto questo vale anche per la pedagogia, per quellambito dellesperienza legato alleducazione/formazione in cui la filosofia delled introduce quellottica radicale necessaria al controllo di quel sapere e allautocomprensione di quella regione dellesperienza. La vocazione radicale pervade tutta la tradizione filosofica delled dal momento in cui la pedagogia (=riflessione razionale sui processi educativi) si distingue dallethos educativo, sociale e corrente, pragmatico e si assegna un compito di ri-fondazione globale e razionale, andando cos alla radice delleducare. La nascita dellidea di paideia rappresenta gi questa vocazione radicale:luomo a cui guarda gi oltre la polis, porta in s un humanitas universale che emerge dallincrociarsi di polis/ragione/cultura, vissuta nellanima del soggetto subendo un processo di interiorizzazione/radicalizzazione (nel senso del trovare le radici ). La cultura anchessa universale e umana, vive nelluomo e per luomo, ne costituisce lumanizzazione. La comunicazione si colloca anchessa nellinteriorit, carica s di conflitti ma capace comunque di portare maggior trasparenza tra i soggetti, di renderli umanamente pi intrecciati. Dopo let di Pericle, fino al cristianesimo e alla sua paideia christi (in cui il modello radicale di uomo, cultura, comunicazione appunto gesu cristo) sar nellet moderna, tra Umanesimo e Illuminismo, che tale radicalismo formativo della pedagogia si afferma di nuovo al centro del discorso educativo. Con Comenio, Locke, Rousseau la pedagogia chiamata a rileggersi radicalmente, guardando alla progettazione di modelli nuovi di uomo, kultur e societ. Nuovi e radicali, che ri-modellano dalle radici, dagli aspetti pi originari, permanenti e strutturali.
Erasmo rielabora laicizzandola la paideia christiana che si apre allhumanitas: una educazione che ha come scopo formare luomo ad imitazione di cristo rispondendo ad un'esigenza universalmente sociale e non puramente individuale, giacch l'uomo non apparteneva soltanto a s, ma anche alla patria e alla chiesa. L'ideale pedagogico si realizza nell'educazione classica perch, l'antichit non era solo perfezione estetica, ma anche perfezione etico - civile, armonizzabile con l'insegnamento cristiano. L'incontro tra civilt classica e civilt cristiana e l'educazione al senso romano dell'universalit di giustizia e di pace, dovevano valere e molto, contro le discordie dei popoli e i separatismi. La cultura classica era fondamento anche della cultura scientifica. Si tematizza quindi un uomo cristiano moderno inquieto, ma responsabile della sua formazione, aperto al mondo, alla natura e alla societ.
Comenio: una paideia cattolica universale, connessa a un uomo intellettuale ed etico-religioso, aperto al divino ma immerso in un mondo che deve conoscere, interpretare e dominare attraverso molteplici saperi, che partendo dal linguaggio penetra poi in tutto il reale e lo regola. La pedagogia deve programmare questa costruzione antropologica, etica ed intellettuale con un lavoro sia teorico e pratico di radicale ridefinizione.
Locke: partendo dallempirismo rinnova lidea di educazione e rimodella luomo, sia in senso storico che civile, uomo a cui leducazione deve guardare. Rousseau: pi radicale, pi critico e anticonformista, legge loperare della pedagogia/educazione (cittadino, uomo, io) secondo 3 itinerari e connotazioni proponendone cos un quadro articolato, giocato sul principio della loro possibilit storica, mettendo in luce il ruolo chiave che occupa la pedagogia nella ricostruzione delluomo/cultura/societ.
Ma anche Dewey , interprete di un radicale innovazione sociale economica e pedagogica, delineata dallindustrialismo, dallindividualismo, dallavvento della democrazia. La pedagogia offre unimmagine del mondo e della storia radicale, una pedagogia che reclama un ripensare il sapere e prassi educative.. E stato un maestro di radicalizzazione.
La vocazione radicale storicamente immanente alla tradizione pedagogica delloccidente, il suo scopo e evidenzia come il fare/agire pedagogico chieda un punto vista pi alto del reale, capace di parlare in nome delluomo (di un uomo spinto oltre s stesso, vincolato al formarsi e quindi al futuro, quindi al possibile e alla differenza). Vocazione che dopo il 68 divenuta centrale, consapevole, ha trovato la propria identit. Radicalit che si manifesta nella demisticazione ideologica della pedagogia. Lottica radicale sempre attiva, irrisolvibile, ed il primo aspetto, il secondo che va promossa in pi direzioni, da quella antropolgica a quella culturale, o sociale, quindi deve legarsi a tutti gli aspetti della pedagogia radicalizzandoli cio ricondurli ad un modello di base a statuto prioritariamente teorico da assumere come motore e referente. Il terzo:trasversalit significa che si deve procedere attraverso i saperi, categorie, modelli e intenzionarli nella direzione di elaborazione critica, cogliendone i contrasti, innesti e assegnando alla riflessione radicale il ruolo di animatore di tutto il territorio della pedagogia.
La filosofia delled radicale, animata da questa vocazione e intenzionalit, porta questo dentro i saperi, le prassi, imponendo un iter di ricerca pi libera,pi astratta,pi generale, capace di cogliere i fondamenti di tale sapere. Una vocazione che si semrpe manifestata e che oggi deve guidare il sapere della formazione. Deve agire in tutti i segmenti della filosofia delled: epistemolgia, axiologia, ma anche ontologia e il saggismo della pedagogia generale. E l deve agire in modo trasversale e costante, internamente alla ricerca.
Ottica radicale quindi ed esercizio trasversalesono 2 criteri metodologici che animano oggi il lavoro della filosofia delled, restituendole quella funzione critica che le appartiene in modo eminente.
Tensione epistemica 1 aspetto specifico della filosofia delled quello legato alla riflessione sul sapere e sapere/agire, sulla sua struttura, immagine,regole e vocazioni interne, e sulla sua funzione. In questo modo si esercita un meta-controllo su questo sapere, attraverso una meta- teoria che lo taglia secondo diverse prospettive e su di un ottica radicale che comune a tutte le scienze. Pi di altre la pedagogia in quanto scienza del complesso, di frontiera nel campo delle scienze umane, alimentata da molteplici pratiche discorsive. Cerca in questa sua tensione interna di porre inessere una immagine del sapere pedagogico che ne possa delinearne il congegno e la sua specificit, la sua complessit. Da qualche decennio questo fronte di ricerca della filosofia delled al suo acme, prolifera in tutte le aree linguistiche della pedagogia producendo una serie di approcci metodolgici differenziati e complementari, cos che si arrivati a possedere in modo assai preciso e sofisticato lo stemma del sapere pedagogico, il suo spettro logico e discorsivo, in modo da poter fissare una identit di base del fare pedagogia, il modello di un logos.
I questiti fondamentali dellepistemologia pedagogica sono 2: 1. che tipo di sapere la pedagogia ? 2. quale rigore la contrassegna? Le ricerche sono in corso e il dibattito aperto, ma i contributi sono stati fino a qui notevoli, proprio per quella differenziazione che ha permesso una lettura profonda del congegno logico-linguistico e fenomenoloogico.
E levoluzione dei paradigmi che hanno ispirato lepistemologia pedagogica contemporanea, fissati ad es da Laporta nel loro carattere di sapere complesso, costruito al crocevia di altri saperi e che li rielabora secondo unottica teorica e pratica: quella teorica legata al formare ,al progettare elaborazioni di senso nei soggetti, nella societ ecc, elaborazioni a loro volta connesse a un senso strutturato su opzioni axiologiche (libert, comunicazione, emancipazione ecc) come loro regolatori interni. Quella pratica: riferita a qui e ora ma anche qua e allora, dando vita a prassi inquiete, che sulla tensione verso e ooltre si contrassegnano come pedagogiche.
Il lavoro negli ultmi decenni si avviato partendo dalle posizioni del pragmatismo che per primo, senza il dogmatismo del positivismo, si interroga sullo statuto attuale del sapere pedagogico, riconoscendolo come internamente pluralistico (cio alimentato da molte scienze) ma anche incardinato su una idea di scienza teorico-pratica: una scienza-scienza per il metodo e le procedure una scienza-filosofia per le tensioni axiologiche che lattraversano e lo statuto "prospettico che essa assume e deve assumere Su questo troncone alimentato anche dal cognitivismo si sono venute ad innestare altre posizioni, che ne hanno decantato lidentit scientifica, cogliendone la variet e ricchezza dei fattori, orientandola in senso specifico. Grazie alla filosofia analitica, la teorizzazione ermeneutica, lanalisi dialettica, il sapere pedagogico venuto a contrassegnarsi nel suo carattere di ipercomplessit. I filosofi analitici ne hanno messo in luce il pluralismo di logiche presenti nel discorso pedagogico, connesse sia alla spiegazione che alla argomentazione o alla comprensione, ma anche il dualismo fatti/valori che sempre lattraversa o la specificit del suo linguaggio fatto di metafore, ma anche scientifico in quanto mutuato dalla scienza.
Attraverso queste ricerche il sapere pedagogico riceve unimmagine di sapere asimmetrico, complesso in cui forse prevale un elemento persuasivo, cos come deve essere in un sapere a statuto poietico.
I dialettici: hanno messo in luce invece la storicit di questo sapere, la sua non aseit, dato il suo carico di ideologie e il suo vincolo al sociale e al politico. Un sapere in cui svolge un ruolo fondamentale una infrastruttura valoriale che lo connota a priori: quella emancipativa.
Le indagini di Althusser, Gramsci, Habermass sono state fondamentali , come pure le aperture di alcuni analitici ad una lettura plurale e dialettica :Metelli,Granese o Focault che ha alimentato questa revisione del discorso pedagogico mostrandone le infrastrutture storiche,politiche e istituzionali,radicandolo come una variante di quellidea di governo che la modernit instaura al centro della societ e dei saperi, e che la pedagogia incorpora e attiva.
Si apre cos lo spazio per una socioanalisi del sapere pedagogicoche mostri i pregiudizi che vi sono incorporati, e le strutture profonde che in esso agiscono come apriori. Infine lermeneutica: scienza dellinterpretazione in questo caso della datit del sapere pedagogico, assumendo su questa uno sguardo fenomenologico e storico (cos da correggerne le astrattezze neometafisiche husserliane), in modo da smontare e rimontare il congegno della pedagogia, salvandone asimmetrie, tensioni, contrasti ecc, visti come un fattore di identit e ricchezza quindi da coordinare e fissare ma senza lobiettivo di ridurli. La pedagogia questo discorso e non altro, qui deve contrassegnare la propria specificit logica, strutturale, fenomenologica, dialettica.
Lepistemologia ha dato una risposta su che tipo di sapere questo: la pedagogia sapere articolato, sempre in tensione tra uso ideologico, rigorizzazione formale e metodologica, instaurazione di modelli. E scienza ma critica e progettuale. Critica in quanto autocritica, capace di leggersi oltre ogni riduzione scientifica, progettuale nel senso di proiettata verso il futuro e la sua prefigurazione/ideazione/scelta, grazie alla costruzione di modelli (di uomo, cultura, societ).
Alla seconda domanda su quale sia il rigore della pedagogia possiamo rispondere che quello ermeneutico, anche se arricchito da ricerche analitiche, dialettiche, strutturaliste , fenomenologiche, il modello di rigore pi adeguato alla complessit e asimmetricit di tale discorso. Proprio le indagini pi attuali hanno portato a decantare questa pluralit e asimmetricit del sapere pedagogico a tuti i suoi livelli (quello linguistico, logico, strutturale, storico)rimandando il modello di un congegno discorsivo che si rigorizza in primis attraverso lautocomprensione, poi con gli approcci incrociati delle diverse prospettive di indagine. IL rigore pedagogico deve essere critico e pluralisticamente critico, e lermeneutica ci offre il modello pi adeguato, in quanto non riduttivo ma interpretativo.
La vocazione axiologica e quella ontologica Secondo grande fronte della riflessivit tipica della filosofia delled : laxiologia Ogni pedagogia un sapere anche carico di valori, di scelte valoriali, indicate come obiettivi e come senso di quel sapere. Senza axiologia non c pedagogia: se esistesse una pedagogia solo scientifica non potrebbe essere esente da valori, poich nel momento in cui si progettasse attraverso e per la scienza, sposterebbe la scienza sul piano dei valori. E non c pedagogia senza obiettivi e progetto , senza corsi di azione volti a formare ( a far acquisire forma) e collocare nel futuro e che agiscono per il futuro. Ma laxiologia pedagogica , soprattutto oggi, in un tempo in cui la pedagogia non si subisce ma si auto-comprende, pu essere unaxiologia storico-ideologica, condizionata, spuria? Lo stata, e lo ancora, anche perch la pedagogia vive a contatto con la politica, le ideologie, la gestione dei poteri sociali e si segna. Ma tende alla libert, allautonomia, pensata iuxta propria principia, anche sul piano valoriale. Quindi necessario ridefinire laxiologia pedagogica in relazione ai principia che nutrono il discorso pedagogico. Come? 1. collegandola a procedure razionali di scelta e di organizzazione degli universi di valore 2. garantendo a questo iter la sua autonomia 3. fissando la dialettica dei punti di vista, che sul piano axiologico imprescindibile, e vincolandola al costante confronto con i principi di quel sapere cio libert-emancipazione-integralit-onnilateralit umana
Come si scelgono i valori in pedagogia? a. negativamente: partendo dallideologia b. positivamente: legandosi allermeneutica che ci offre le coordinate di senso Non si tratta solo di confrontare gerarchie di valori, ma anche di scegliere quelli pi in sintonia con la pedagogia e la sua vocazione come sapere/agire. Tutta la tradizione ci indica come valori per la pedagogia quelli che ruotano attorno a libert -impegno-emancipazione-integralit, come pure quelli sociali di eguaglianza- responsabilit-comuit. Sono i valori della pedagogia in quanto sono valori della formazione, categoria che regge il pedagogico alla sua massima decantazione. Tale scelta nasce da una analisi razionale del pedagogico, ma anche dal vissuto educativo quando portato olte le istituzioni, alla sua quota pi autentica coincidente con la formazione che deve guidare tutto liter educativo. Difatti se linculturazione un processo sociale e scolastico che attiva valori dellethos, conformistici e spesso autoritari; se lapprendimento di lega a valori di responsabilit e impegno, la formazione riporta i valori al sogetto-individuo-uomo-persona e al suo farsi, quindi alla libert uguaglianza emancipazione, alla comuicazione come telos personale e habitat sociale.
Si aprono 2 problemi: 1. che tali valori siano generici, vuoti, quindi da "caricare di contenuto, rischiando quindi di compromettersi con il reale depotenziandosi: si il rischio reale, sono valori vuoti ma non astratti, nel loro aspetto formale hanno gi un forte contenuto progettuale, comportamentale, attivo, definibile attraverso la contestualizzazione storica 2. che laxiologia pedagogica sia costitutivamente utopica, che ponga valori oltre rischiando di lasciarli sempre oltre: si sono valori utopici ma in quanto tali producono/attivano modelli e progetti e quindi si calano nella realt storica, pur non coincidendo mai pienamente con essa.
Laxiologia pedagogica anche sul piano meta-axiologico cio di studio dei ragionamenti che la attivano, dei discorsi o linguaggi che la compongono, delle fenomenologie che la costituiscono, va attentamente coltivata e sviluppata cos da permettere un dominio rigoroso del suo universo, cos decisivo per la pedagogia per quello che riguarda la scelta dei valori, meno per quanto riguarda la meta assiologia e lo studio della razionalit che deve guidarla.
Razionalizzazione che ha ricevuto contributi diversi da Dewey a Bertin, Flores darcais, ma manca una linea compatta e univoca (univoca in relazione ai valori guida o chiave)che la distingua come fronte attivo e persistente di ricerca.
Una frontiera capace di illuminare questo aspetto del pedagogico quella dellontologia che stata un settore chiave della metafisica, come scienza dellessere in quanto essere, che ne metteva in evidenza strutture e caratteri generali e formali, ma che poi decaduta assieme alla metafisica stessa, ridotta dall: avvento di un approccio scientifico al reale e alle sue forme da una sua riduzione da forma regia del sapere filosofico (che da Kant a Marx e Nietzche ha attraversato la storia filosofica degli ultimi 3 secoli) dichiarando la metafisica una tentazione dellintelletto insopprimibile, ma deviante e illegittima se non come attesa della ragione, bisogno e sogno ad un tempo
Ma in questa "destructio non muore lontologia, cambia, diviene critica ed empirica. Diviene la descrizione formale di regioni dellesperienza o dei saperi, ne mette a nudo aspetti specifici, strutture, eidetiche, ecc. Cos da ontologia generale divenuta regionale, da aprioristica e razionalistico- deduttiva e divenuta empirico e storico-empiristica, si fatta soprattutto critica, capace di mostrare le strutture profonde, costitutive e regolative di aree di esperienza o sapere.
Gi in Kant questa possibilit presente, cos come nei neokantiani, ma soprattutto con la fenomenologia e con le filosofie analitiche che si fatta centrale.
Lontologia critica studia le strutture di queste regioni, fissandone i trascendenti, muovendosi dallesperienza e dai saperi, e la pedagogia ha la sua ontologia. Molti studi, pur non definiti come ontologici sono rivolti a leggere loggetto delleducazione o della pedagogia (bertin, banfi, ecc). Studi in cui viene fissata lidentit delloggetto educazione/formazione, vengono lette le dinamiche, le connotazioni apiretiche, fissando processualit intenzionalit, integralit ecc quindi i caratteri chiave di quel dominio ontologico. E indicandone la connotazione axiologica, relativa a universi valoriali che tendono a farsi sempre pi liberi dal conformismo, quindi a farsi pi liberi ed autonomi.
Lontologia pedagogica oggi in rilancio,come dimostrano recenti studi che riaffermano il pluralismo di approcci (si pu fare ontologia pedagogica partendo da ismi, ecc.) e la convergenza nella individuazione delle strutture che contrassegnano lessere delleducazione o pedagogia. Tra ontologia e axiologia sono collegate in quanto lessere fondamentalmente axiologico, in cui questa dimensione di valori tende a farsi pi forte, centrale, ma autonoma e integra.
La dimensione saggistica Il lavoro della filosofia delled si colloca sul terreno dei contenuti, incrociandosi strettamente con la pedagogia generale, assumendovi : a. il ruolo di metodo Approccio linguistico legato alla riflessivit b. il ruolo di approfondimento tematicoattraverso lottica radicale, ma > attraverso lunione alle categorie pedagogiche (> la formazione) che sono regolate dalla filosofia = si apre uno spazio polimorfo e mobile , dove la filosofia delled si intreccia con la pedagogia generale e agisce criticamente come regolatore del discorso, non esclusivo ma essenziale.
Filosofia delled che diviente tuttuno con lattento esame dei problemi, con la loro crescita e libera discussione.
in questo libero processo di discussione la filosofia dell ed come si delinea stilisticamente?: la libert dellindagine, la variet dei temi e il pluralismo degli approcci e argomentativi che portano verso quel modo di fare filosofia detto saggismo. Saggismo: un modo di pensare filosoficamente (=criticamente, rigorosamente, radicalmente) in crescita > nellet moderna, assumendo una propria struttura. Con Montagne questo stile filosofico in atto: al centro l argomentazione in piena libert, destinatario una mente-individuo, gli oggetti di studio i pi vari, dal macro al micro, landamento del discorso non sistematico, ma frammentato anche casuale. Lobiettivo: non lo spiegare ma il comprendere, illuminare, andare a fondo. Questo approccio stilisticamente possiede anche una valenza estetica, in quanto ha andamenti letterari nei quali persuasivit e bellezza si incrociano. Comunque il saggio pensa secondo verit sia pure mobile e frantumata, pur sempre lo guida. Da Montagne in poi proseguono Pascal, Diderot, fino al romanticismo con Novalis, Schopernhauer. Poi Nietzsche e il modelli aforistici, del saggio in senso stretto, del racconto e del romanzo, del saggio sul saggio ecc Il 900 vede lesaltazione di questo stile con Simmel, Luckacs, Adorno, Wittgenstein, fino ai letterati-saggisti come Borges o Bataille. Proprio Luckacs dedicher una riflessione sul saggio che apre lanima e le forme.
Ma in pedagogia? Se le altre scienze umane hanno dato al saggio uno spazio come variabile della ricerca, la pedagogia rimasta ai margini di questa pratica linguistica, troppo raffinata per linterlocutore medio, distante da quel pensare per la pratica, altro pregiudizio della pedagogia (= dalla e nella pratica, subordinandole ogni teoria nel pi brutale pragmatismo). Pochi si sono inoltrati in questo sentiero: Nietzsche (es:sullavvenire delle ns scuole) aveva toccato questo stile, come poi altri (rimmel, benjamin, adorno sempre es passant) Pi di recente Bertin: studi sul tragico, comico, eros, ecc, uno dei pochi maestri in questo campo. Pasolini invece ha disseminato ovunque la pedagogia nelle sue opere, tutta la letteratura pasoliniana doppiamente pedagogica: a. vuole educare , trasformare interiormente, insegnare b. perch si accorpa attorno a temi pedagogici, formativi in primis e critico- educativi Una pedagogia critico-radicale che decostruisce prassi e interpreta modelli, che gira attorno ai grandi temi della formazione e del loro nesso con la societ, come quello intorno al rapporto educativo.
Nonostante ci la pedagogia ha poco seguito questo modello, legandosi invece a una tradizione pi inerte di comunicazione, ad es il trattato o peggio il manuale. Il saggiamo unisce il localismo del problema con luniversalit della problematizzazione, con intrecci, rimandi su una argomentazione mobile e convincente, carica di tensioni culturali, connessa ad una idea meta-critica della critica. Riconoscere il saggiamo come elemento forte della filosofia delled non significa ricondurre sempre a quella forma di saggio altamente estetica: sono infatti possibili forme come ad es la raccolta di aforismi che provocano e scuotono il lettore spingendolo a pensare in proprio.
MODELLI IN CORSO FILOSOFIA ANALITICA Ha attraversato e innervato il 900 filosofia del secolo oggi ha perso centralit e si allontanata dal modello originario modello di filosofia erede dellempirismo rivolto ad elaborare a. i criteri di verit, di conoscenza vera, rigore scientifico b. di demarcazione tra conoscenza e non-conoscenza criterio di verificazione & falsificazione =ricerche complesse sulla conoscenza scientifica, il valore della scienza, lidea di scienza. Centrali : 1 WIENER KREIS : centrale opposizione tra scienza e metafisica =scienza legata al principio di verificazione (valore "significanza solo ad asserzioni che portano su fatti, dati empirici) la spiegazione (ricondurre il caso alla legge) il principio motore della conoscenza scientifica. Puntare alloggettivit e logicit. Principi troppo dogmatici e astratti (non corrispondenti al reale lavoro dello scienziato) =revisione critica processo autocritica 2 OXFORD (nascita della filosofia analitica del linguaggio) : contemporaneamente prende corpo una filosofia analitica ma legata allanalisi del linguaggio comune (non scientifico) recuperando al sapere razionale anche i domini delletica, politica, religione e pedagogia. Muta il sistema di significanza che si salda a. allaspetto sintattico del linguaggio b. a quello semantico (uso e uso sociale del linguaggio, ricollocato dentro le forme di vita :valori, credenze, abiti mentali) Quindi dallanalisi formale allanalisi informale del linguaggio, che guarda alla valorizzazione delle procedure argomentative legato a modelli di razionalit fondati sul probabile piuttosto che sul necessario 3 USA & EU '60 revisione radicale: inizia un ulteriore trasformazione del neopositivismo che viene indotto a misurarsi con il pragmatismo e allesaurimento del mito enciclopedista della rimodellamento di tutti i saperi partendo dagli statuti logici e metodologici della fisica. Processo di integrazione e revisione con innesti col pragmatismo, la filosofia analitica del linguaggio che mette al centro la funzione semantica e pragmatica del linguaggio e la sua analisi informale. Nel corso dei 50 e oltre cadono alcuni dogmi dellempirismo e il progetto analitico si orienta su nuovi principi >autocritici e problematici = nuovo modello di analisi epistemologica denominato nuova filosofia della scienza nel quale tutto il sapere scientifico si delinea come > problematico, instabile <uniforme. Modello oggi ancora attivo nella ricerca filosofica in diverse forme sempre pi orientato allautocrtica e disposto ad integrarsi con altri modelli ed esperienza filosofiche. Tutto questo quanto ha pesato in campo pedagogico? Il neopositivismo classico : scarsi contributi allanalisi del discorso pedagogico, dato che lo accorpa a quei saperi non rigorizzabili in funzione di modello di analisi del linguaggio, discorso che non corrisponde ai canoni fissati a priori per tutto il sapere scientifico che parte dalle scienze naturali. Lapproccio oxoniense stato invece uno dei contributi pi illuminanti proprio su questo discorso, sulla sua logica e congegno, si immerso dentro i discorsi. Partendo dalla realt del discorso pedagogico se ne elaborata una immagine pi comprensiva delle sue specifiche strutturali e della sua aporeticit. Analisi logiche delle ambiguit e delle complessit della pedagogia, del suo discorso che procede per metafore, slogan ecc, analisi che ci hanno restituito una immagine pi vera della pedagogia e che hanno elaborato un progetto di espistemologizzazione rispettoso della specifit della pedagogia. Sottolineandone in particolare il pluralismo di pensiero che verte su fatti e valori insieme e che risulta essere descrittivo e prescrittivo, che si articola tra pensiero e azione, assumendo cos una forte valenza progettuale, ancorata sia alla spiegazione e argomentazione ma anche alla comprensione delinenandone uno spettro complesso e problematico per la pedagogia. Tale ricognizione delineata dallanalisi oxoniense, viene assimilata anche da: Metelli Di Lallo: negli 60 elabora un progetto neopositivistico di analisi del discorso pedagogico, oltre il modello neopositivistico classico, che indicava un congegno per la pedagogia pi sfumato e complesso, sottolineandone la funzione teorizzatrice del discorso, assegnando allutopia una valenza pedagogica specifica. Accanto alla riflessione epistemologica, la filosofia analitica del linguaggio fissa anche un modello di pedagogia di stampo liberale, individuale, orientata a costruire un modello umano vicino al modello liberale anglosassone. E qui si evidenzia un punto donore e un limite di questa pedagogia: essere espressione di una forma di vita, di interpretarla e evidenziarla nelle sue strutture, principi valori ma anche la sua poca universalit, poco esportabile, poco adattabile a societ in cui la conflittualit sociale fosse elevata o con un fronte della cultura disomogeneo.
Comunque il contributo della filosofia analitica alla pedagogia stato elevato: lha attraversata con logica ed epistemologica autocritica, cos da consegnarsci uno stemma ben lontano dalle opzioni tradizionali. Alla pedagogia riconosciuto uno statuto logico/epistemologico di pluralismo, complessit dialettica, discorso collocato tra universi discorsivi diversi, carico di tensioni eproblematico. Per non perdendone il rigore. Italia:le indagini ispirate a questo fronte si sono fatte pi intense e complesse con modelli diversi, che hanno per mantenuto al centro lidentit plurale e problematica del discorso pedagogico. La Metelli o Laporta hanno tenuto viva lattenzione su questa frontiera. Frontiere del razionalismo critico E un modello filosofico originatosi dal fronte della filosofia analitica, ma che ne ha messo in crisi i presupposti empiristici, rilanciando una visione pi problematica della realt, del soggetto-mente, della conoscenza. E un fronte internazionale, in cui confluiscono pensatori diversi: Popper, Apel, Albert o Putnam. Fronte eterogeneo dunque, ma accomunato da pressuposti critici: attenzione alla ragione come strumento principe e volano della cultura e civilt fiducia, critica, nella scienza come vettore della razionalit, come modello pi alto e critico che possediamo un soggetto che mente-ragione ma non riducibile al solo cogito e alle sue procedure logiche ed analitiche una conoscenza come avventura nutrita di materiali diversi e che si qualifica come indagine critica aperta alla messa in questione dei propri metodi e risultati un orientamento politico, quello della democrazia, condizione ed effetto di una cultura critica, che reclama come orizzonte unidea di comunit aperta, di "societ aperta come dice Popper Questo modello filosofico si affermato negli ultimi decenni a livello mondiale come autorevole, capace di illuminare vari ambiti della cultura, dalletica alla gnoseologia, mettendone in luce le strutture di razionalit problematica e la complessit costituiva. Un esempio: quello dellepistemologia. Dopo Popper cambia limmagine della scienza, diviene pi complessa, meno lineare. Tributaria di vari saperi anche non scientifici, legata ad una concezione del mondo che produce valori, atteggiamenti, modelli pratici di azione individuale e collettiva. Lidea stessa di verit cambia, diviene pi probabilistica, delineata sempre pi per approssimazione, che esige una costante metariflessione sul proprio statuto, sempre tra logica, esperienze e storia. La scienza anche si fa valore, comune, capace di essere lautoregolatore della vita della comunit, anche se in modo critico, poich la scienza tale, sempre e soltanto se capace di sfidarsi attraverso la critica. La nuova immagine della scienza elaborata dal razionalismo critico pur legata a vincoli del passato, provenienti dal modello analitico, (convergenza cognitiva tra scienze naturali e umane) meno lineare, rigida di quella tradizionale, pi nutrita di storia e contestualizzazione, meno rigida e pi problematica riguardo il concetto di verit che la regola. La conoscenza costruita su palafitte organizzata su una rete gettata sullesperienza, connotata dalla sfida e dalla probabilit. Il razionalismo critico ha rinnovato lidea di conoscenza, divenuta pi flessible e complicata anche lidea stessa di scienza, ha postulato un atteggiamento realistico della filosofia che guarda al pensare al mondo e governarlo in modo razionale, ma di un razionalismo anchesso problematico e flessibile, meno sicuro di s e meno demarcante. Ricadute/applicazioni in pedagogia, sia come teoria delleducazione o come prassi educativa/scolastica? Non troppe o almeno non esplicitamente. La presneza del razionalismo critico stata trasversale pi una circolazione di temi, testi, autori che hanno nutrito il dibattito pedagogico contemporaneo, ma non in modo compatto, sempre con richiami, innesti, citazione, piuttosto che assimilazioni dirette. Ci stato un bene: ha fatto agire un modello di pensiero nellambito della riflessione pedagogica al di l di ogni ismo e ricalco, ha volto lo sguardo ai problemi, alle soluzioni, ai modelli utili per la pedagogia. Nonostante ci in questo tipo di filosofia era contenuto un 1. preciso modello di sapere anche pedagogico: come ogni sapere si costituisce razionalmente attraverso una scientificizzazione sempre in progress, capace di comprendere approcci diversi, pi idonei a pensare per ipotesi e a sottoporli a verifiche meno lineari, anche se risolte in fasificazioni. La pedagogia vuole essere un sapere razionale ma la razionalizzazione deve avvenire secondo una idea critica di ragione, che offre un quadro specifico del livello di realt a cui la pedagogia si rivolge, che uno ma che ha la propria specificit e che deve mantenerla 2. un modello di formazione individuale e sociale: si guarda ad un modello di soggetto come io e io cognitivo, capace di sottoporre a critica e innovazione le sue procedure cognitive, di comunicazione e di socializzazione o di partecipazione politica, in modo da costitursi come soggetto potenzialmente e tendenzialmente democratico. Del soggetto comunque si pongono in luce condizionamenti storici, oscurit, tensioni e si assegna alla mente unidenti flessibile, costruita sul paradigma della ricerca 3. un modello di cultura da trasmettere: una cultura con al centro la scienza, ma democratica e in progress, antidogmatica. Certo la storia resta in ombra, cos come della societ demoratica si tende a dare una immagine idealizzata, in cui i conflitti interni sono lasciati da parte. Resta in ombra anche la funzione della narrazione che non solo extrascientifica, ma una costante sfida alla scienza, oltre che un serbatoio di metafore e modelli esplicativi. Siamo davanti ad una cultura del dialogo che mette al centro quel modello di ragione che non tutte le culture pongono come supremo 4. un modello di approocio cognitivo quindi anche didattico: il piano pi recepito, soprattutto in relazione a Popper, che stato unautorit indiscussa del fare filosofia e del pensare la scienza, anche se poco metacritico e troppo convergente con i miti occidentali, con unidea americanizzata di democrazia. Di questa didattica stato sottolienato il volto costruttivista, il procedere in modo critico, ponendo ostacoli al processo cognitivo e al suo procedere: una didattica dellerrore che mette al centro il processo autocritico, la revisione e la posizione antidogmatica soprattutto nellinsegnamento delle scienze ma anche in tutto il curriculum = un modello di pedagogia in toto utile da fissare per arricchire il dibattito contemporaneo e per fissare la dialettica degli ismi filosofici che animano lidentit attuale della filosofia delled. E stato un modello significativo di pedagogia progressista, di stampo razional-democratico, capace di allinearsi alle forme pi alte del pensiero tecnico-scientifico, alla sua stessa ideologia incardinata sul trinomio Individuo- scienza- democrazia. Capace di guardare anche oltre e contro qule mondo che si va ad interpretare,legittimare e tramandare. Tale forma di pensiero non si esaurita, bens si colloca al centro della dialettica contemporanea, con forza grqazie alla sua precisione metodologica e alla sua pregnanza ideologica, anche se poi deve essere sottoposta al filtro metacritico e critico di quella dialettica.
Esiti della dialettica e della fenomenologia Dialettica e fenomenologia sono state nel 900 2 modelli filosofici centrali che hanno animato a lungo il dibattito interno al pensiero contemporaneo, dando vita a forme che hanno posto in luce lalta potenzialit teoretica e lattualit storica. Modelli asimmetrici: teoricistico il secondo e storicistico il primo. La dialettica: attraverso lidealismo e il marxismo a pensare il divenire storico, le sue modalit e le tensionalit del processo come orizzonte logico e metodologico che tale pensamento storico reclama, fondato appunto sulla contraddizione e negazione. La fenomenologia: ha delineato lorizzonte di un pensiero puro intento a decantare le forme dellelaborazione teoretica, colta nella sua interna e apriori dinamica, poi indirizzatasi ad oltrepassare la dimensione del cogito e della sua noiesis per incrociare lesperienza vissuta, i saperi e le loro ontologie regionali e perfino la sua storia.
Quindi 2 modelli evolutivi e in espansione che sono riusciti a dominare per decenni lelaborazione filosofica. 2 modelli forti al cui seguito si sono posti Croce, Gentile, Gramsci, ma anche Adorno Marcuse, Lukacs, Sartre, sul fronte della dialettica. Sul fronte della fenomenologia Banfi Althusser, Merleau Ponty ecc. 2 modelli oggi meno attuali anche declinati in un pensiero interpretativo e narrativo, decostruttivo e problematico, critico verso ogni ismo. Si parla oggi di dopo la dialettica, di un suo sorpassamento ma anche di un suo declino: sono venute a mancare le condizioni storiche (lotta di classe, tensione del progresso ) e quelle teoriche (il pensare come via della conoscenza vera, metre si tratta di decostruire il pensiero rispetto allo storico sociale. Tesi, antitesi sintesi come finzione-non c sempre sintesi e motore della dialettica lopposizione che sposta il significato e la sua struttura rendendo la dialettica debole e strumento interpretativo piuttosto che ontologico) La dialettica cos oggi si connotata ormai al passato, ed raro ritrovarla in senso hegeliano, ma piuttosto una dialettica di tipo aristotelico pi gnoseologica- argomentativa che ontologica. Ormai si pensa oltre la dialettica, oltrepassando il razionalismo immanente al divenire come lincrocio semp0re ipotetico tra pensiero e societ/storia, che rischia una aseit del pensiero, una sua decontestualizzazione e lincapacit di pensare insieme identico e differente che sono correlati dentro un pensiero critico. Anche la fenomenologia ha perduto forza e centralit. Mostratasi come filosofia efficace come guida nellesercizio concreto del pensiero ma anche come carica di astrazioni , di rischi, di platonismo. Rischi gi presenti in Husserl, pur se circondati dallo sviluppo di un rapporto sempre pi stretto tra la fenomenologia e le scienze, soprattutto umane, instauratasi dopo Husserl. Comunque oggi sta retrocedendo dalla posizione primaria nella elaborazione filosofica, anche se i suoi contributi continuano ad operare nel pensiero contemporaneo: la coscienza della teoreticit e della sua struttura, la capacit di fissarne gli orizzonti nei vari saperi.
Nonostante ci la presenza di dialettica e fenomenologia in campo pedagogico stata nei decenni scorsi veramente centrale. Gramsci e Gentile da un lato, e Habermass ci hanno mostrato un uso pedagogico della dialettica centrale. Solo questa permette di pensare il processo formativo sia del soggetto-individuo o di una classe sociale connettere educazione e societ, pensandole come processi intrecciati, complementari e distinti Solo la dialettica ci rimanda liter di quella Bildung, che ancora la categoria chiave del pedagogico, perfino nel mondo capitalistico, poich comunque necessario salvare il soggetto come emancipazione, tensione negativa affinch si produca formazione e libert anzi proprio uno spazio oggettivo della e per la libert.
Sullaltro fronte, figure come Bertin, Banfi, Bertolini hanno mostrato la produttivit dellapproccio fenomenologico per pensare in toto il processo formativo,evidenziandone lintenzionalit intrinseca il suo progredire attraverso posizioni attraverso elaborazioni eidetiche e dialettiche allinterno del nesso io/mondo costitutivamente problematico, ci esercita a pensare allinterno della sua variegata e a rispettarne la pluralit La fenomenologia ci ha dato una immagine delleducazione piena di tappe, forme e ci ha permesso di coglierle nella loro autonomia e nella loro integrazione, coordinata a un senso che fissato nel binomio universalizzazione-libert e in una dialettica aperta tra io-mondo-cultura per il formarsi in generale.
Di questo restano importanti illuminazioni sul quel concetto di formazione che attraverso la categoria della bildung stato al centro di ambedue le posizioni filosofiche:un rpocesso dinamico ed aperto di dialettica senza sintesi, capace di andare oltre lio verso il mondo, la kultur, ma per poi ritornarvi. Ma anche laprirsi criticamente del pedagogico che si costruisce verso il futuro sfidando sempre s stesso, il binomio uomo/societ nella formazione (il soggetto sociale anche se alla societ si contrappone tanto pi individuo), la dialettica sia come logos che del bello. Alla fenomenologia dobbiamo la centralit dellintenzionalit, seza cui non riusciamo a prensare il proc<esso formativo secondo i propri principi: formarsi soprattutto intenzionarsi, prefigurarsi modelli, obiettivi fini. Le dobbiamo anche quella ontologia regionale del pedagogico e delleducativo che permettono di fissare i punti invariabili, ma non astratti, delliter formativo, cos da dominarlo e progettarlo. Ma anche la consapevolezza dellantinomicit dell'educazione: la sua problematicit immanente e la sua struttura oppositiva (autorit/libert maestro/scolaro ecc) irragirabile e costitutiva.
Decostruzione ed ermeneutica Gardamer recentemente ha delineato il doppio volto e medotologia dellermeneutica, indicando nella decostruzione e e nella interpretazione le sue chiavi di volta, doppie e tensionali ma integrative perch capaci di accogliere le 2 vie dellermeneutica contemporanea ma anche la duplice valenza critico-radicale e logico-cognitiva. Unindicazione che offre un modo di lettura dellermeneutica attuale, frontiera di ricerca filosofica assai articolata anche se accorpata su una lectio metodologica e storico-esitenziale convergente. Una lectio communis articolata sulla condizione di gettatezza del soggetto in un continuum storico-culturale (la tradizione) e legata al costante confronto con situazioni problematiche affrontate secondo il principio del circolo ermeneutico (pregiudizio- comprensione-ulteriore problema-ulteriore pregiudizio- ecc) ispirato al travaglio dellinterpretazione. Quindi una procedura di pensiero che interroga costantemente s stessa ed il contesto, gli strumenti che usa, le intenzioni che la guidano. Una procedura che si sa criticamente rigorosa, vincolata ad una idea di verit come disvelamento (approfondimento progressivo, obiettivo, sempre in progress)piuttosto che a quella di metodo (aprioristico, invariante, universale). Questa doppia vocazione dellermeneutica di porre in dubbio la tradizione, le categorie mentali di pensiero ecc;di doverle sottoporre ad una analisi critica che le decostruisca, le riveli nella loro genesi e nella loro radicale storicit, per procedere verso una forma di pensiero pi libera, decondizionata da elementi inconsci, dalla costruzione sempre dentro la tradizione e con i suoi materiali linguistici del pensiero, un iter interpretativo che ruota intorno alla relazione soggetto/oggetto sempre problematica.
La via della decostruzione si nutrita gi nell800 della lezione genealogica di Nietzsche e nel 900 di quella critico-radicale di Heidegger (antimetafisica, decostruttiva del soggetto-cogito, connessa allontologizzazione dellermeneutica)per enfatizzarsi con : Focault :rivolto a dissolvere il soggetto come presupposto e baricentro della filosofia, mostrandolo come crocevia di strutture e attraversato da pratiche discorsive, irretito nella storia sociale in cui perde ogni autonomia e centralit Derrida : a superare il logocentrismo della tradizione occidentale, che assegna al logos un primato e un vincolo ponendo la razionalit della mente e lautotrasparenza della coscienza come regolatori di ogni discorso di verit per accedere a un pensiero della differenza radicale (alterit, decentramento ecc)che noi possiamo elaborare per tracce su molti ambiti locali, con processi di critica,di dislocazione, integrando aspetti formali (margini, stimoli ecc) e tematici (memoria, amicizia, europa ecc) che animano un pensiero che non mai proprio privato, ma sempr0e effetto psicologico, etico, sociale, storico. Ecc In entrambi quindi si guarda ad un spueramento della Tradizione (occidente, metafisica, filosofia, scienza ecc) per andare verso un pensiero che basandosi sulla interpretazione allarghi le valenze critiche e dispersive.
Il percorso dellInterpretazione si dipanato soprattutto in Gardamer , nel suo verit e metodo, ma anche nelle elaborazioni di Rorty, Vattimo o Rovatti. Si costituito intorno al dualismo verit/metodo, ma ha legato lermeneutica al linguaggio come alla dialettica tra precomprensione/comprensione immanente in ogni pensiero, al paradigma narrativo che guida tale pensiero, che non spiega, n riduce ma tratteggia attraversa, pone in relazione e pertanto narra. soprattutto intorno allo statuto del Verstehen che questa frontiera dellermeneutica si impegnata, delineandone la complessit strutturale e la pervasivit culturale, nonch lalterit/intergrazione dialettica rispetto allErklaren, la sua stessa originariet e ulteriorit rispetto a questo modello gnoseologico, universalizzato ed esaltato dal pensiero scientifico moderno. invece allermeneutica e al suo comprendere che dobbiamo assegnare una priorit ontologica e gnoseologica.
Intorno a questi modelli il dibattito ancora acceso, qualche volta pi laspetto di generalit del modello cognitivo, altre il relativismo che gli immanente. Ma l'ermeneutica sta comunque una vera svolta nel pensiero contemporaneo: ha riproposto alcuni dei problemi classici del pensare/agire/essere, al di fuori dei contesti (linguistici, concettuali ecc) standardizzati, in forma critica e radicale, sfidando le abitudini e le tradizioni e tenendo sempre al centro del pensiero il suo statuto di avventura e aperto. Non a caso le stato assegnata una funzione di koin, di lingua filosofica comune, capace di innervare tutti gli ambienti del sapere contemporaneo, apportandovi trasformazioni e riorientamenti cognitivi ed esistenziali, ricalibrature nel rapporto tra soggetto ed oggetto, attenzione alla sua condizione di parlante, collocata sempre dentro una tradizione storica. Questo avvenuto anche se in modo tardivo in pedagogia, dove si cerca di far convergere analisi del sapere/agire pedagogico e decostrzuione, comprensione sia sul piano epistemologico che in quello teorico e su quello operativo e didattico. In campo epistemologico : ermeneutica un modello prezioso per un sapere plurale e dismorfico gi a livello logico come quello della pedagogia che non pu ridursi a sola spiegazione o argomentazione ma che ha bisogno di una forte componente di comprensione che coordini il congegno plurale. Lermeneutica qui spinge verso la nuova filosofia della scienza portandola su posizioni tolleranti, analogiche, critiche. Sul piano teorico ermeneutica fissa per leducazione una idea di processo non meccanico ma interattivo, circolare, probloematico, irriducubile a linearit e ripetitibilit perch connesso allevento, quellevento e alla sua singolarit, come pure sovrappone alleducazione la formazione, un processo meno convergente sul sociale e pi personale creativo, libero nel suo farsi, improntato su una dialettica ispirata al principio della formativit e alla infinita apertura del processo, perch ogni forma raggiunta non potr mai essere definitiva. Sul campo operativo ermeneutica forse pi preziosa: fissa la reciproca problematicit e apertura di ogni rapporto educativo e lo ripensa secondo il principio della relazione comunicativa piuttosto che sul quello della relazione tecnica. Al centro i soggetti e la loro storia di vita, la regola dellascolto/dialogo, una comunicazione non serializzata ma umanizzata, regolata da una tensione alla trasparenza che coinvolge aspetti cognitivi e emotivi cos come una dialettica personalizzata tra i soggetti. Nella didattica: a. per laspetto di relazione/comunicazione b. per lapporto che pu dare a un rinnovamento della tecnica didattica, mettendo al centro la procedura interpretativa come paradigma cognitivo, testualit come critierio didattico( per lingue, storia, filosofia ecc)il principio dellascolto (eminentemente cognitivo). Didattica che tende a evidenziare la linguisticit dei saperi e la loro costitutiva storicit (contestualizzazione storica) Allermeneutica dobbiamo quindi una sensisbilizzazione intorno allautonomia/specificit della pedagogia, al suo ruotare intorno al comprendere come principio cognitivo e operativo, per illuminare le stesse procedure della didattica. Pu quindi oggi apparire come paradigma guida del pensare/fare pedagogia ed educazione/formazione, capace di riorganizzare in modo critico e organico (flessibile e integrato insieme) il sapere/agire pedagogico.
Il confronto dei modelli Tra i modelli corre un intenso confronto ma anche conflitto, imposto sia dalla eterogeneit di questi modelli e dalla tensione che tra essi si crea, ma soprattutto da quella condizione postomdoerna del nostro tempo. Che i modelli si contrassegnino per diversit evidente, sia per strutture cognitive che per approcci metodologici, opzioni valoriali. Da questo nasce un dupliuce movimento: 1. di difesa e netta separazione tra modelli in quanto ogniuno si presenta come tendenzialmente egemone 2. reciproca connessione motivata dalloccupare un medesimo tempo storico ed essere attarversati tutti dagli stessi probolemi e stessa prassi tipicamente filosofica di universalizzare il proprio discorso, prassi che esige di tener conto delle ragioni degli altri. Il pluralismo delle posizioni filosofiche funzionale alla filosofia poich essa nasce come ricerca e dialogo e poich si pensa sempre da un punto di vista con radici complesse e profonde e dalle ragioni spesso incoscie, che lunico per noi e per la forma di vita in cui ci collochiamo, ma che non pu mai essere posto come unico, universale, definito, in quanto anche altri si pongono in questa dimensione. Allora il dialogo, libridazione laltro fronte della filosofia rispetto agli ismi, necessario in quanto fa operare dentro i modelli filosofici il telos stesso della filosofia: ricerca e dialogo, anzi la ricerca come dialogo. Dando vita cos ad una intensa dialettica tra i modelli compiuta alla luce della tensione metariflessiva della filosofia che tende a far convergere in uno spazio comune i modelli in uno spazio di confronto. Quindi tra i modelli della filosofia delled corre un rapporto di conflitto e confronto, un rapporto dialettico che produttivo in quanto nel dilata la problematicit e ne rende pi complessa la risoluzione, mantendendo tale area di problemi a un tasso tensionale e critico, radicale e innovativo. I dibattiti e contrasti fisilogici alla crescita dellarea disciplinare non vanno visti come battaglie tra possbili visioni del mondo che presiedono allesistenza umana, ma come una via alla criticit, alla ri-produzione di modelli ulteriori. I contrasti che ci sono tra dialettica e fenomenologia o tra dialettica ed ermeneutica sono risultati dallallargamento e affinamento dello spettro della teoreticita contemporanea, e che hanno delineato meglio confini, traguardi, forme allinterno della pedagogia. Nelle opere di Laporta, Granese, Flores DArcais ecc hanno impresso al lavoro teorico in pedagogia questo status di confronto dialettico-critico, connesso alla individuazione strutturale e intenzionale, del suo stemma cognitivo, legato a categorie, reti di concetti, dimensioni regolative. E la conteporaneit che spinge in questa direzione teoretica, con i sui caratteri di pluralismo, dialetticit aperta che sommariamente si definiscono come postmoderni, legati alla complessit, differenza e disseminazione, al decentramento ecc. tale forma della contemporaneit che impone conflitto e confronto perch su di esso e attraverso esso che si legge, la si interpreta e domina. un pluralismo eccentrico, che chiede dislocazione, ma anche ipotesi di integrazione, innesto pur senza guardare alla sintesi, quanto ad un gioco di rinvii tra queste differenze, in modo da accoglierne le tensioni, rinvii, nodi, integrazioni critiche. In questo tempo storico, che ha chiuso i Grandi Racconti del Moderno (Uomo, Secolarizzazione, Progresso ecc distaccandosene criticamente e interpretandoli come Miti, pensare diventa integrare diverse avventure di pensiero sempre criticamente aperto proprio per dare spazio a quel nuovo che anche e soprattutto diverso. Questo deve accadere perch emancipati da ogni laccio metafisico possiamo vivere lo spazio della teoresi secondo libert quindi secondo una dialettica radicale tra forme acquisite e problemi aperti, con un confronto non lineare mai pregiudicato degli esiti. La pedagogia non certo fuori da tale contesto anzi deve fare i conti con questo dialogoe deve guardare ad essi come al suo luogo storico e habitat. Lo fa con approcci ed esiti diversi, ma soprattutto attraverso lintegrazione dialettica e dialettica tensionale tra modelli, che vengono rivisitati, non in funzione di un ismo ma in quello spazio di teoreticit base del filosofico e non solo, in cui deve decantarsi un nuovo volto della pedagogia come sapere in itinere con una identit regolativa e di costruzione di modelli aperti, mai definitiva, anche se non sospeso e incocludnete, perch di fatto pone in essere modelli nuovi contrassegnati dalla complessit, pluralismo relazionalit. proprio dal conronto che si pu originare quella dimensione di autocontrollo e apertura che gi segnale e germe di quel futuro che gi parla dal suo non luogo. La dialettica dei modelli in corso in filosofia delled funzionale alla stessa struttura e senso della nostra contemporaneit, ma anche statuario di quel sapere complesso e tensionale che la pedagogia, tenuta distinta dalle scienze delleducazione come da ogni altra ideologia educativa. MACRO-PROBLEMI DELLA FILOSOFIA DELLED EDUCARE, ISTRUIRE, FORMARE Nellambito della riflessione filosofica delled articolata sul fronte dei contenuti, problemi che viene ad affrontare in contatto con la pedagogia generale e che si delinenano attraverso quel discorso di tipo saggistico, si vengono a costruire 2 aree intrecciate ma distinguibili : 1. quella dei problemi ricorrenti e/o strutturali che riemergono allinterno della ricerca pedagogica, ne alimentano i dibattiti, pur se ripresi e rivissuti in particolari contesti storici e culturali, dove si collocano come macro-problemi costitutivi di quel sapere/agire e che vanno quindi costantemente aggiornati. Si danno sempre in condizione storica, accogliendo lessici, categorie, pratiche discorsive in un particolare momento storico 2. quella dei problemi emergenti pi legati allepoca in cui pensiamo leducazione e la pedagogia, pi storici ed empirici ma che connotano in modo forte lorizzonte del fare educazione e pensare pedagogia. Anchessi si danno in particolari condizioni storiche e ne trattengono il pluralismo che anima la dialettica e la ricerca per coglienre lintrinseca complessit MACRO PROBLEMI STRUTTURALI acompagnano da sempre la riflessione pedagogica, restano attivi come problemi che ogni epoca e teorico deve rivivere ed affrontare. Hanno un ruolo strutturale: fissano ricorrenze, tematizzano problemi aperti, danno voce ad istanze chiave della educazione/pedagogia, quindi toccano i nodi di problematizzazione della pedagogia stessa, cos come si venuta costituire allinterno della trazione occidentale Sono molti, dislocati sia nellambito teoretico che in quello pratico, ma tutti hanno una connotazione di strutturalit e di ricorrenza. Qui ne fisseremo 6, collocati sul piano teoretico: 1. connesso all'attivit educativa su cui si basano pensiero ed azione della pedagogia, perch da questa emergono e a questa ritornano. Quanto lattivit deve essere educazione o istruzione o formazione? A chi la priorit? Educazione non gi istruzione e formazione? Questo un problema sempre aperto in pedagogia da Socrate in poi: la scoperta del concetto in funzione della formazione, del soggetto etico, della sua interiorit, cos come in funzione delleducazione ad un ethos che quello di della citt, pur rivissuto nella coscienza individuale. Quel nesso ha animato tutta la storia della pedagogia collocandosi come principio di problematiciti costutivo della pedagogia stessa. Es nella pedagogia dellellenismo cruciale, come in quella cristiana, o nellumanesimo o nella pedagogia borghese o attuale. Nello scorso decennio stato un problema servito a scndire il passaggio dalleducazione allistruzione, richiamando alla centralit della scuola, dei saperi e della trasmissione dei saperi nellambito dei processi educativi. Per sottrarsi allenfasi assegnata alleducazione dal pensiero del 68 che legava educazione ed ideologia, educazione e conformazione/conformismo, si posto laccento sullistruzione, come bisogno emergente delle societ industriali e degli individui che le abitano, come compito primario delle istituzioni pubbliche (educazione invece appannaggio delle private: famiglia, chiesa, associazioni ecc) in quanto processo pi definibiloe e controllabile e verificabile nei risultati, mentre leducazione resta effetto incontrollabile ogettivamente perch esposto alla lettura da diversi punti di vista. Echi del dibattito apertosi in Italia con Laporta e la sua scienza empirica delleducazione che cerca di risolversi in primis in teoria dellistruzione, reclamando una scuola educativa e uno spazio per la formazione. Ogni attivit educativa educazione quindi trarre fuori, quindi implica una attivit direttiva da relizzare in funzione della societ (scopi e strutture), ma anche istruzione perch educa attraverso gli apprendimenti e perch un'altra istanza della societ legata alla sussistenza, ma anche bisogno del sogetto per potersi socializzare appieno attivamente in quel modello sociale. Cos come formazione per il soggetto, per la sua dimensione personale, per quel s che lo contrassegna come individuo. Fra questi momenti c correlazione e tensione insieme: si connettono dialettcamente e nella dialettica si deve risolvere e definire. E accade sempre assegnando ad uno il ruolo di fattore dominante, riaprendo quindi ogni volta il problema e la sua ri-soluzione. Il trinomio educare-istruire-formare inquieto e si pone come uno dei pi evidenti principi di problematicit costantemente da rilanciare e ripensare. Questo pu apparire come un esercizio intellettuale vuoto, ma i saperi riflessivi come la filosofia non mettono in essere soluzioni defintive. un criterio di problematicit del pensare le forme e tensioni o contrasti dellattivit educativa, a cui non si pu sfuggire con una semplice decisione, poich quellorizzonte problematico contrassegnato da questo trinomio, continua e deve continuare ad inquietarci e ad inquietare, esigendo di essere pensato. Oggi la formazione ad essere dominante, perch alleducazione si assegnata una valeza pi conformativa e autoritaria che la rende meno centrale, e listruzione sta regredendo da quel ruolo chiave degli scorsi decenni in quanto non copre tutta larea delle attivit educative, lascia fuori troppi aspetti delleducare (=crescita-costituzione-socializzazione dei soggetti) e inoltre intellettualizza il processo educativo e lo istituzionalizza , scolaticizandolo. 2. FINI E MEZZI: altro problema che travaglia la pedagogia attraverso quella teoria dellazione in cui anche la pedagogia inserita come sapere-prassi. Problema epistemologico ma che anche una ricaduta storico-empirica-operativa, cio che manifesta sia un aspetto eminentemente teorico quanto uno pratico, cio in situazione. Un problema dibattuto da secoli, ripreso da Kant e dopo non ha lasciato il campo xdella riflessione filosofica : husserl weber e dewey fino da Habermas hanno tenuto in vita quella sottiloe dinamica rivolta allo status dei valori-fini e al ruolo e alla fisionomia dei mezzi e al nesso che salda fini e mezzi. Soluzioni diverse anche se prevalso assumere oggetivit dei valori (in quanto valgono e non sono) e della loro assolutezza/autonomia, e una visione funzionalistica dei mezzi che si relazionano al valore e che con esso mantengono un nesso e che lo devono trascrivere empiricamente. Altri autori hanno invece delineato una visione non meta-axiologica, ma strettamente axiologica impegnandosi per nuovi valori. Nietzsche il caso esemplare:tutti i valori delloccidente sono squassati, smascherati nella loron retorica e nel risentimento contro i valori nobili (=tragici), nel legame che manifestano con i gruppi sociali deboli e inferiori perch incapaci di collocarsi nel nihilismo del tragico =Genealogia della morale & zaratahustra. Altri eredi del criticismo kantiano e dello storicismo di Hegel e smascheramento di Marx e Nietzsche hanno rilanciato la posizione che assegna ai fini la trascendenza rispetto ai mezzi, per evitare di ridurre i primi ai secondi e garantire la possibilit allazione di negare il presente e la prefigurazione dellulteriorit. I francofortesi in particolare si sono posti su tale confine, postulando per i valori una relativa trascendenza e lo statuto di utopia. La pedagogia particolarmente inquietata da questa problematica, perch connessa allacquisire forma e al trasformare, intessuta di azione. Aperta al problema dei fini in quanto combattuta tra la loro storicit e la loro assolutezza, cos come sui mezzi da misurare in funzione dei fini e sulla capacit di renderli operativi. In pedagogia questo dibatito si fatto duro grazie allapproccio di fenomenologi, della filosofia analitica e della teoria critica, perfino del postmoderno. Hanno riflettuto inglesi, americani, tedeschi ed italiani, francesi delineandolo come problema aperto talvolta come rompicapo da accantonare, ma anche da riprendere costantemente in quanto problema e che come tale deve rimanere, di cui la pedagogia deve sempre riappropriarsi discutendolo sempre in situazione. 2 modelli nel 900 sono stati pi centrali e per questo aspetto molto affini: 1. quello legato al razionalismo di weber: ha sottolineato la reciproca funzionalit tra fini e mezzi allinterno dellatteggiamento capitalistico, sottoponendo a calcolo questa funzionalit, imprimendo cos un modello di razionalizzazione costante alla teoria e alla pratica dellazione, non solo economica 2. connesso allo strumentalismo di dewey: ha posto il fine come lultimo dei mezzi , traguardo di un percorso non separabile dai mezzi, da ridefinire sempre ed empiricamente attraverso i mezzi, quindi assegnandogli un ruolo non di trascendenza ma di immamenza nellazione e nella sua progettazione. Queste posizioni hanno distaccato la pedagogia da quella teorizzazione del rapporto fini-mezzi contrassegnata da una trascendenza del fine che coordina i mezzi, li giudica, li regola, come subalterni. Qui opera quella che dewey chiamer la fallacia del moralista che punta alla trascendenza dei fini e allo statuto del tutto deontologico dei valori, fallacia che produttrice di astrattezza nella teoria dei valori. Fallacia che va corretta razionalizzando il nesso mezzi-fini e mediante una trascrizione empirica dei valori-fini. Ma si corre il rischio di una fallacia opposta: quella del naturalista, ben evidenziata da Moore. La pedagogia deve agire tra le due e dar vita ad un discorso di filosofia pratica che accetti questo oscillare senza cercare di risolvere, poich funzionale alliter stesso di tale discorso che non pu mancare di regolativit dei fini e della empiricit dei mezzi. Questo spiega co0me intorno al discorso pedagogico si siano delineate analisi rivolte a fissare la dimensione utopica, la differenza e ulteriorit. In italia metelli o laporta hanno riconosciuto la funzione dellutopia come modellizzazione finale, con la funzione di promozione di interventi empirici, ma dichiarandola costruttiva nella logica del discorso pedagogico. Altri come Bertin hanno evidenziato la dimensione alternativa e quindi di apertura al possibile svolta dallutopia: in evidenza che in relazione ai fini pedagogici, si mette in luce lo statuto trascendente, di esperimento mentale di questi modelli i quali debbono ispirare e regolare corsi di azione, che richiedono una precisa identificazione dei mezzi. E non solo: a questi fini utopici connaturata la regolativit, la funzione critica, lo statuto di alterit. Pu una buona pedagogia come sapere delle formazioni e trasformazioni non elaborare un futuro a cui guarda secondo modelli critici , su bisogni e diritti umani e alla realizzazione di attese? Se nellottica di razionalizzazione occidentale, fini-mezzi si delinea con un ottica funzionale, se ne affermata unaltra che tende a giocare sia sulla funzionalit in relazione alla gestione del presente (educativo, istituzionale) sia sulla trascendenza in rapporto alla progettazione, che reclama sfide e proposte capaci di oltrepassare i limiti di un mondo sempre pi amministrato che rischia di far diventare la pedagogia un sapere sempre pi amministrativo e farle perdere quella integralit e emancipazione che la contrassegna. Comunque poi si legga quelluomo a cui essa guarda e come lo si connetta a quellanthropos che non pu non farsi carico della propria umanit. Problema radicalmente rielaborato sistematicamente da Hebart filosofo e pedagogista tedesco: la pedagogia trae i propri fini dalla filosofia e i mezzi dalla scienza, stabilendo fra loro un equilibrio gerarchico. Assegnava alletica (dovendo formare luomo in quanto attore cosciente )lelaborazione filosofica dei fini , alla psicologia quella dei mezzi. Ambiti che dovevano poi ricomporsi in quella filosofia applicata, quindi in una riflessione pi tecnica, che la pedagogia. Questa che sapere per lagire, trova la sua applicazione nella scuola e nelle sue teorie dellinsegnamento. Un modello equilibrato ed efficace ma rimanda ad una immagine quieta della pedagogia, adeguato al tempo delle pedagogie borghesi, che chiedevano immagini ed applicazioni certe, trascurando per applicazioni non risolvibili nella scuola (formazione di s, formazione sociale ecc) e le tensioni interne alleducare come quelle che lacerano da sempre il discorso pedagogico. Con il tramonto di questo modello, riproposto sia dai neokantiani e dal pensiero cattolico fino ai 50, siamo entrati in una fase di sofisticazione del problema. Apporti di altre pi radicali posizioni di filosofiche hanno rilanciato la problematicit e la pluralit di forme. 3. ISTITUZIONI GIUDICATE: tema/problema ricorrente nella riflessione educativa quello connesso alla critica delle istituzioni educative, del loro ruolo, storia forma. Problema che si apre nel mondo greco, quando leducazione esce dalla vita sociale e si colloca in luoghi ad hoc. Il fenomeno era gi presente nel mondo pre-greco in forma religiosa, in grecia queste istituzioni si laicizzano o nel senso dello stato (sparta) o in quello della societ civile (atene). Accanto alla famiglia e chiesa nasce la schol e si istituzionalizza, prende una forma definitiva ed esercita una specifica funzione, i filosofi si levano a criticarla, giudicarla, rinnovarla, dando vita a modelli alternativi. Questo avviene con Platone che nella Repubblica, teorizza una scuola a pi ordini, scandita tra la formazione musaica dei custodi e quella matematico-dialettica dei filosofi, ma che si oppone alla scuola dei retori. Anche i filosofi dellEllenismo creeranno scuole diverse : sempre di formazione, dove attraverso lo studio si apprende soprattutto la "cura di s, forma suprema di quella verit trascritta in saggezza, posta non in una dimensione noetica, ma pratica, vissuta, interiorizzata in tutto il soggetto e non solo nella mente. Tensione che ritroviamo nel cristianesimo, con il distacco rispetto alle scuole di grammatica e retorica e la loro paideia, con lelaborazione della paideia christi : tensione interiore, coscienza della sofferenza e del peccato, apertura al modello umano di cristo. Cos come nel umanesimo e nel 600, nel 700 con la idea di un piano di istruzione organizzata di Diderot, che declassa le prassi delle universit e dei collegi, ma anche con Rousseau che elabora una pedagogia antistituzionale, privata e libertaria, contro la corruzione della societ che si incarna nei collegi, luoghi dove si corrompe mente e coscienza. Questo atteggiamento diverr corrente per accompagnare la pedagogia del 900 fino al culmine del 68 e della sua rivoluzione. Listruzione scolastica non la sola sottoposta a critiche: anche la famiglia, la chiesa. Per la famiglia si pensi a Russeau: che si dedicher alla sua rifondazione anche in chiave educativa: la nouvelle eloise un ruolo nuovo etico e centrale assegnato alla donna, alla madre. Un tema che esploder nel 68 con uno spirito di rivolta e critica decostruttiva. Per la chiesa: movimenti di dissenso religioso, voci dei pensatori cattolici che reclamano una svolta nella formazione religiosa e della prassi educativa ecclesiastica. I cattolico-liberali dell800 toscano e lombardo sono esemplari: rosmini parla delle 5 piaghe della chiesa che devono essere rimosse. Capponi enfatizza la nascita della scuola laica e civile che ha tolto al clerolesercizio esclusivo della formazione, vuota e socialmente inerte. Gioberti investe anche il terreno della formazione religiosa chiedendo aperture di dialogo con la cultura moderna e il suo spirito di critica e tolleranza. Lambruschini fissa i principi di una educazione popolare moderata ma aperta ai nuovi ruoli che il nuovo tempo storico impone ai ceti produttivi. Voci quindi oltre il magistero della chiesa sordo alle nuove istanze. Giudicare le istituzioni per la filosofia delled passarle ad un analisi critica che ne mostri strutture e senso attuale e possibile, stimolando quindi queste a ripensarsi per identit e funzione. Una critica che parte da un dissenso ma che matura fino a produrre una disamina critica delle istituzioni e la loro riprogettazione. La contestazione giovanile 60 ha prodotto proprio un effetto cos: analisi critica della scuola della famiglia della chiesa e una riprogettazione. Don Milani: parte da una filosofia elementare che attiva per porsi dalla parte degli ultimi e smascherare decostruire, la scuola borghese (riti fini mezzi). La prof della lettera ne il simbolo: spirito di classe, formalismo culturale, volont selettiva. Milani contrappone una scuola-comunit dove lapprendimento libero e dove vige la solidariet:scuola -doposcuola. Una decostruzione frontale di battaglia. Althusser:applica una analisi sofisticata e complessa alla scuola (marx e critica soc.capitalistica): allo stato assegna una funzione >politico- economico-ideologica. Funziona attraverso apparati repressivi o ideologici, a questi ultimi spetta il ruolo di conformazione e riproduzione. La scuola al centro di questi apparati ed innervata da tale logica nei ruoli, strutture, strumenti. Deve essere quindi smascherata e ricondotta da luogo della trasmissione a quello della riproduzione e della divisione sociale del lavoro. Biasogna andare oltre la scuola che deve divenire agenzia potenziale della rivoluzione. Illich: pi radicale. Descolarizzare la societ e distruggere la scuola, e far posto ad una utopia dellapprendimento e formazione, legata ad una societ educante. La scuola non emancipa, conforma. Smascherata diviene inservibile, quindi va distrutta. Al suo posto una societ educante che in ogni suo luogo si faccia carico della formazione sia intellettuale che professionale, mediante una serie di agenzie informali assemblate in un curriculum personale di formazione,altrettanto informale. Societ educante che grazie allidea di convivialit guarda ad una grande utopia comunicativa e solidaristica. Ed anche qui della scuola si fissano solo le ombre. Altre voci in quegli anni si levarono vs la scuola, un movimento planetario che raccoglieva un malessere politico ed ideologico ma anche uno pedagogico ed educativo. La concezione della scuola "borghese, elaborata dalla classe egemone era al capolinea. Era un utopia il pensare di privarsi di essa, vista la sempre > necessit della societ contemporanea della scuola, e > di una scuola efficace produttiva e di qualit. Comunque da queste ottiche radicali messo a giudizio tutto il quadro scolastico, fissate le finalit e strutture, pratiche e smascherati i valori. Si elabora quindi una immagine complessa e dialettica della scuola, interpretata allo scopo di padroneggiarla e attraversarla con uno sguardo critico e sottrarla ad ogni inerzia. Era lapproccio filosofico a produrre questi effetti: un approccio dialettico ermeneutico, uno sguardo profondo a leggere in modo radicale i congegni e le ideologie. 4. ANTINOMIE PEDAGOGICHE: greci (sofisti) riconoscono la figura logica dellantinomia, rilanciata da kant a partire dalla critica della ragion pura, in cui viene assunta come forma che governa i discorsi della <cosmologia razionale, che danno luogo a soluzioni contradittorie ma indecidibili, in quanto entrambe vere, almeno in possibilit. Con Kant e dopo questa nozione ha avuto grande fortuna, per la sua capacit di leggere la struttura di alcune forme dellesperienza e della riflessione su di essa. Antinomica la vita morale, lestetica nei processi produttivi, ma anche la pedagogia, come sapere e processo. soprattutto il pensiero neokantiano in germania e italia ha dato rilievo e tematizzato questo aspetto dellesperienza e dei saperi nella pedagogia/educazione. Simmel: lo aveva posto al centro della sua pedagogia ma anche filosofia etica ed estetica, Husserl indicato come strumento fondamentale della fenomenologia. Banfi:non solo ogni processo di formazione antinomico ma deve esserlo, deve procedere per opposizioni e pensarle come tali, senza riassorbirle in una sintesi. Se la formazione si costituisce intorno allantinomia madre fissata nel dualismo io/mondo-storia, e in altre che attraversano tutti i processi e le istituzioni, anche la riflessione sulla formazione non pu che mettere al centro questa figura e assegnarlo un ruolo cruciale nel suo compito di interpretazione/razionalizzazione. Maresca: attivo nei primi 900 dedica uno studio alle antinomie delleducazione, riconoscendo alla pedagogia il compito di lavorare con e su quelle strutture dei processi di formazione. Oggi tutto un cot della filosofia delled riconosce questo ruolo centrale nel pensare pedagogia : se leducazione intreciata di contraddizioni irrisolvibili, che le alimentano problematicit ed apertura, la pedagogia deve rispecchiare, formalizzare ed interpretare questa struttura del processo educativo. La stessa pedagogia organizzata intorno ad antinomie, a 2 tipi: pi formali relative al sapere, pratico-teoriche che emergono dalla rilettura del processo educativo Antinomie formali della pedagogia : quella tra: a. scienza e filosofia : la pedagogia non solo si vuole come scienza, scienza, di processi, scienza rigosorosa, sempre pi rigorosa, ma anche filosofia, riflessivit, interpretazione, interrogazione su modelli e fini, meta-riflessione sullintenzionalit, relativizzazione storica. Scienza e filosofia si contrappongono e si rinviano secondo una reciproca inclusione/esclusione, ma sono costrete a coordinarsi. b. teoria e prassi:la pedagogia prassi ma anche ed eminentemente teoria, pura riflessivit che deve fare epoch rispetto alla pratica, anche se questa la attraversa e la intenziona,oltre che generarla, e come conoscenza pura poi viene a tendersi tra scienza e filosofia. Sono antinomie che la Modcernit ha messo con forza in luce: da l si dispiegato il sapere scientifico e la centralit della prassi. Sono antinomie decisive per delimitare lidentit del pedagogico. Antinomie pratico-teoriche: sono quelle classiche, educare/istruire e formare, autorit/libert, cultura/professione, rottura/continuit nelleducazione. Centrale autorit/libert che coglie un problema costante del fare educazione e riflettere pedagogico. Se leducazione crescita, cura, acquisire forma, implica una guida, un senso, una direzione, materiale e formale: un soggetto che guida e un modello che fine in vista del processo. Nel contempo per collaborazione da parte del soggetto guidato , assunzione spontanea di fini e forme, elaborazione libera di questi. Leducazione si scandisce tra guida e autonomia, quindi oscilla integra e separa, media senza risolverequesto radicale dualismo. Accoglie figure di autorit correlate con quelle di libert: padre, maestro, tradizione,istituzione sono sempre in atto in ogni processo educativo anche se inquietate da figure di libert come Io-s, futuro, critica, trasgressione, autonomia del soggetto, incardinate appunto sulla soggettivit. Il disporsi fra le due sempre stato fonte di problematicit nelleducazione. Bene lo colse Rousseau che nel 2 libro dellEmile in cui sottolineava la necessit e il diritto alla libert, ma anche la presenza "autoritaria del pedagogo che sempre deve intervenire e guidare orientare, integrare la libert, ma senza invadenza, agendo in modo non manifesto, condizionare senza essere autoritari. Quindi lntera gamma delle forme dellesercitare autorit fino allazione subliminale, fissando la necessit della presenza di questa antinomia in ogni azione educativa e la sua centralit nella teorizzazione pedagogica. Leredit di questa antonomia stata al centro del dibattito pedagogico successivo, da Kant a Gramsci, Petsalozzi, ecc sottolienando le ragioni dellautorit o quelle della libert, dando vita a pedagogie dcel conformismo o libertarie, assegnando lautorit al padre, stato, chiesa. Dibattito intenso accompagnato da rivolte giovanili, tentativi di restaurazione, decostruzioni critiche dellautorit ecc. Un lavoro intenso che ha toccato psicologia e psicanalisi, atropologia, politica, letteratura (1984, padre padrone), che ha prodotto 2 consapevolezze per la pedagogia : a. questa antinomia trascendentale, irraggirabile e costitutiva, inquietante b. si scandisce storicamente accentuando ora un elemento ora laltro, anche se oggi prevale quello di libert che deve prevalere, in quanto tutto il moderno si incardina su di essa. Cultura/professione: si apre nel rapporto istituzione/formazione (antinomia nellantinomia com complessa la problematicit pedagogica). Cultura produzione di forme di sapere fine a s stesse, che vanno conosciute, interiorizzate, chiave di volta della humanitas, del ns divenire individui. Professione sapere per ..tecnico, atto a produrre effetti e beni. Un sapere quindi applicativo che si incorpora in un oggetto. Professione esige cultura ma non vi si identifica: la seleziona per lagire e la demarca in produttiva e no. Ma il soggetto, luomo, in primis attore noietico o produttivo? Entrambe, ma come le collega e fin quanto? Quindi antinomicit, critierio di problematicit della formazione-struzione-scuola. Rottura/continuit sottolineata da Reboul sempre centrale. Rottura fra saperi, et, riorientamenti interiori, continuit attraverso la memoria, ricostruzione di s, retroazione degli apprendimenti. Educarsi scandire rotture e continuit separarle ed unirle, in un processo dinamico. Infinite le rotture in educazione, ma anche le continuit nellio. Antinomie pratico-educative tra maestro/scolaro, caso specifico di quella tra autorit e liberta, con in pi labiguit dei due ruoli/soggetti, vincolati e liberi allo stesso tempo. Antinomia al centro della riflessione pedagogica del 900 con soluzioni antitetiche, da Gentile a Gramsci, a Ferriere. Quella tra 2 culture nella scuola e nella formazione, al centro di dibattito pedagogico anche in Italia e che si articolata su diverse posizioni fino a quella che da queste due chiede un passagio a una visione pi articolata della Kultur (es scienze umane sono pi scienze o pi saperi umanistici) 5. PROFESSIONALIT EDUCATIVA E LE SUE FORME : gi nellopposizione tra sofisti e Socrate (di Platone) si delinetata una articolazione interna alla professione di educatore. I sofisti maestri della parola, insegnano una techne mediante una tecnica relativa appunto al suo uso in funzione della persuasione, capaci di far apparire il falso come vero e viceversa. Socrate invece maestro di vita e danime, insegna la verit, che illumina e trasforma la coscienza che viene cos connessa al bene, il quale regola il processo della discussione dialettica e che si mostra attraverso la bellezza. un educatore demonico che risveglia, fa nascere a nuova vita, si pone al servizio della coscienza degli allievi da lui risvegliata con lesempio e la parola non come techne ma come logos cio discorso vero e razionale. Allievi giovani anime alla ricerca del proprio s, uomini e non cittadini. Fin dalle origini la figura del magister si scandita secondo una intensa dialettica, che laccompagnata fino ai ns tempi in cui il dualismo della professionalit educativa e la loro intrinseca antinomicit si sono riprodotti in modo esemplare. Leducatore come tecnico dellinculturazione, apprendimento, trasmissione di saperi si oppone alleducatore come formatore, colui che stimola e orienta un soggetto nel suo processo formativo che ha al centro la coscienza e limmagine di s. Tutta la storia della figura del maestro scandita da questa dialettica , fino al modello dellinsegnante moderno, fino al riarticolarsi attuale della professionalit educativa che prospetta una serie di figure animate da questa tensione interna e radicale, oggi tematizzata per entrare a far parte della gestione stessa di questa professionalit educativa divenuta riflessiva. Nella storia/cultura occidentale questo pluralismo e tensione tra modelli ed ambiti si delienata un coordinamento meta-riflessivo di questi molteplici ruoli. Stagione esemplare quella della Roma imperiale in cui si ha una ridefinizione del ruolo del magister, accanto al magister artis c il ludi magister, entrambi tecnici, ma c > il maestro di reorica, maestro di humanitas : maestro formatore, consapevole non solo del processo di techne ma anche di una pedagogia che deve ispirare il suo lavoro a/e attraverso lhumanitas della retorica. Ma emergono anche altri magistri: il filosofo maestro di vita, liniziatore maestro danima, cristo magister e lanti maestro. Una gamma di ruoli che potenzia questa figura e la problematizza, rimettendo al centro come principio ideale, lantinomia tra tecnica e formazione, consegnadole una pregnanza storica in un tempo di crisi e trasformazioni come quello della Roma imperiale. Collocandoci nella ns contemporaneit, negli ultimi 30anni la figura dellinsegnante, le prassi educative, le professionalit, sono state sottoposte ad una analisi critica radicale, nessuna esclusa. Al rapporto padri/figli, con freud e la psicanalisi e ricerche varie, toccata lanalisi pi dure: svelato come rapporto di autorit, subordinazione, plagio, quindi non di formazione ma di conformazione. Da qui le rivolte, la societ senza padre, e lavanzare della figura materna come motore e simbolo delleducare come formare. La famiglia oggi postautoritaria ed ha al centro valori mataerni, quellamore in pi prodotto pi alto della famiglia moderna. Linsegnante passato critica, analizzato e decostruito, smascherato come funzionario al servizio dello stato, suo riproduttore ideologico e figura di autorit, ha reclamato uno spostamento verso nuovi modelli legati al comunicare, comprendere pi che a giudicare. Un maestro che ha recuperato aspetti non istituzionalizzati, maestro mentore presente nella pedagogia pasoliniana o della pedagogia radicale francese 70. il maestro che forma oggi colui che tocca il confine del soggetto coordinandosi a quella formazione sfida delleducazione e della pedagogia. 6. IL PEDAGOGICO E IL POLITICO: altra infrastruttura delleducazione/pedagogia che la Modernit ha potenziato. Gi Platone e Aristotele avevano messo al centro tale rapporto: la repubblica platone, vi ruota attorno: la pedagogia nasce dalla e per la politica, anche se poi la costituisce perch solo essa pu dare i custodi e i filosofi-re e mantenerli saldi nellesercizio del proprio ruolo. Politica aristotele ripredne il tema, pur oltre lutopia e dentro lo stato, che si articola in funzioni molteplici, in luoghi molteplici di formazione del cittadino e delluomo. Tra lidealismo platonico e il realismo di aristotele si delinea lo spazio complesso di questo rapporto cruciale. Ma stata la Modernit a riaprire il problema in modo radicale: Machiavelli, Hobbes, Spinoza, Locke, per decantarlo come problema chiave nel 700: problema politico (politiche illuminate, statalizzazione dellistruzione educazione civile) e teorico. ancora Rousseau che rilegge in modo dialettico la complementariet e tensione. Politico e pedagogico sono reciprocamente opposti e immanenti (il contratto forma luomo ma lo presuppone <come soggetto razionale, leducazione delluomo si chiude con lassunzione di una libera citadinanza rifondata a partire dal soggetto). un modello di alta maturit che tende a superare ogni riduzione del pedagogico al politico o viceverza, leggendo il loro rapporto secondo dialettica. Il 900 ha attivato una disamina ampia di questo rapporto che dalle pedagogie critico-radicali (personalismo, marxismo, problematicismo) ha attivato le molte facce del problema e le sue tensioni, ma anche la sua antinomicit. La politica si delineata come grande matrice della pedagogia e fattore chiave delleducazione, momento generativo dei processi educativi perch li pensa, li governa, li programma. In stati democratici o totalitari la pedagogia sempre al centro, perch entrambe le forme stato sono connesse alla societ di massa exch il bisogno di educazione, nella politica e nella societ pi pressante e diffuso. Ma il 900 ha decantato anche la problematicit che tra esse corre, la dialettica che le lega, le soluzioni diverse che le animano come possibilit. Pensiamo al dibatito tra pedagogia marxista e pedagogia laica e progressista. In Italia 50 ruot intorno allautorit e libert e i bisogni del bambino, al fare come momento dellapprendere intelligente e alla formazione sperimentalistica della mente, al ruolo della comunit, stato ecc., ma > si venne articolando suol rapporto scuola-societ (pedagogia - politica). Oggi colpisce le doppie ragioni di ambedue che si richiamavano alla emancipazione del soggetto e al ruolo dinamico che deve assumere in una societ democratica, ora alle ragioni della collettivit che esige conformazione, anche se dinamica e critica, quindi capace di attivare dissenso. Ma se per alcuni il dissenso il motore della socializzazione, per altri ne una variabile ulteriore. Dewey e Gramsci sono stati antagonisti su questo ma anche dialetticamente connessi. Il rapporto inquieto che deve collegare, lo fa anche con politica e pedagogia perch queste brestano opposte e complementari, da pensare assieme e separate. Quindi il pedagogista dialoga con il politico, lapparato e ne diviene interlocutore, ma rivendicando autonomia esercitata dal fare critica, esercita il dissenso e viene cos a governare il Governo. Ma anche il ceto politico fa pedagogia, la determina e la gestisce oltrepassando la teorizzazione dei pedagogisti, riassorbendone le funzioni e spiazzandoli nella loro autonomia, riducendoli a consiglieri. Un rapporto difficile che deve dar vita ad un profilo di intellettuale mediatore non basato sul compromesso bens sulla tensione. Rousseau che ritorna, dopo Mrx, Dewey,come centro per pensare questo intricato rapporto, come guida efficace per delineare la tensionalit, anche se ritrascritta nel tempo storico presente. La pedagogia oggi lo sta facendo? In parte. Mancano opere decisive a ricollocare il problema nel postmoderno in cui siamo e in cui agiamo e pensiamo. Qui il rapporto tensionale si esaspera e si oscura, quindi reclama una nteorizzazione limpida e ferma: esaspera perch siamo nel tempo delle debolezze, nomadismo, trasversalit, e si oscura perch il tempo dei domini cibernetici, della tecnologia che omologa e desoggettivizza. Anche il politico come scelta e progetto subisce questo, si dissolve nelle coscienze e nelle prassi. Ma qui che deve essere ricalibrato e decantato di nuovo il pedagogico. Il fattore dellinnovazione e cambiamento, feticcio del postmoderno deve divenire nuovo spazio per un confronto fra politica e pedagogia, ricollocato nel presente che deve continuare a pensarli secondo il politico in vista del governo e secondo il pedagogico in vista della formazione nella societ degli individui incardinata sui diritti. Il lavoro fatto fin qui stato scarso, fatto pi da politologi che da pedagogisti. La pedagogia rimasta sullo sfondo e muta, forse paralizzata dal post-ideologico che lha resa estranea al politico, o sorda alle inquietudini forse perch pi in simbiosi con quella tecnocrazia (eliminata la sua vocazione alla trascendenza). Restano attive categorie come quella di cittadinanza, ma manca una riflessione globale su quale collaborazione oggi tra pedagogia e politica e che forma e in vista di che.
Cap 7 TEMI / PROBLEMI ATTUALI NELLA FILOSOFIA DELL'EDUCAZIONE
Definire e interpretare la formazione Dibattito oggi della pedagogia :emergono temi/problemi ad ampio spettro e trasversalit che esigono riflessione critica,costante e radicale, ergo filosofica. Sono problemi di filosofia delleducazione perch riflessivi e connessi a quella analisi critica aperta dei problemi del saggismo. Sono aspetti cruciali del saggismo filosofico- educativo contemporaneo, in quanto si elaborano secondo la procedura problematica del saggio e attraverso la sua forma espressiva (dinamica,aperta). Sono problemi eterogenei che toccano nodi essenziali della problematica pedagogica cos come si delinea nel ns tempo di trasformazioni, svolta (culturale sociale mentalit ecc)innovazione, ma anche di ansie, distacchi, turbamenti, attese. Questi problemi sono oggi centrali e lo saranno a lungo, perch colgono e tematizzano punti nodali nella ns esperienza. Anche altri aspetti e problemi sono aperti e fondamentali : riqualificazione, aggiornamento dellistruzione e incrocio con cittadinanza e formazione professionale, ma eminenti nel dibattito pedagogico e che occupano un ruolo chiave di riflessivit generale da affrontare quindi en philosophie sono: formazione : concetto decisivo per pedagogia. Ne parlava la paideia greca che legava questo processo alla assimilazione della cultura (incardinata sulla filosofia o sulla retorica), lhumanitas dei latini e le humaniora degli umanisti, come pure la paideia Christi medievale e poi la Bildung tedesca. Formazione, processo di oggettivazione di s ma anche riportare a s tutta la produzione delluomo per riviverla, appropriandosene, per operare su di essa una sintesi vitale che diviene forma del soggetto. Tra cultura e cura sui questo processo si scandisce in modo non lineare, animato da tensioni e rotture, operante con una logica connessa alla circolarit e non conclusivit dellinterpretazione. Sono stati i teorici della Bildung (schiller goethe, gardamer, habermas, hegel, marx simmel, banfi) a mettere in chiaro la processualit della formazione, un procedere per addizioni, per unevidenziazione di un telos sempre in progress, il suo disporsi a sintesi dellio/s del mondo, la sua tensionalit e un processo di acquisire forma sempre legato allincompiuto. Questi teorici hanno legato la formazione allio-individuo e vista come centrale nella societ degli individui che ha contrassegnato in modo netto la Modernit. La formazione categoria di lunga tradizione, ma anche chiave del Moderno e del Contemporaneo, tempi in cui lindividuo a cui essa guarda divenuto determinante e ha attivato con la bildung una variante pi radicale e problematica in cui il soggetto pi protagonista. Oggi per slittamenti di significato di questa categoria che inquietano la riflessione pedagogica e reclamano una messa a punto di questa. Sta avvenendo, infatti la categoria della formazione ha un forte rilancio per il farsi pi flessibile e mobile, incerto, pi fondato sul mercato del lavoro quindi in direzione socio-economica, come esigenza di una professionalit mobile in progress per mantenere appunto flessibilit e possiblit di ricollocazione. Da qui anche la formazione manageriale, ricorrente, espressioni tecniche di una professinalit in divenire. Se positivo stato il ripensamento della professionalit e delleducazione professionale, emancipandole dalle settorialit e ridefinendole su parametri di attualit, un risultato meno convincente stata lespropriazione fatta alla pedagogia fi questa categoria, che stata depedagogizzata e quindi ridotta dei suoi significati pi nobili e densi, per farla vivere in una accezione puramente tecnica. Questo esproprio ha prodotto una risposta della pedagogia, che si disposta su 2 piani: 1. quello dellapprofondimento analitico del processo di formazione sottolineando le dimensioni strutturali, le scansioni in itinere organizzazioni interne, le logiche plurali e dinamiche che lo sostengono i contributi scientifici che vanno attivati per pensare questo processo. lanalisi del processo formativo il contributo centrale, tuttora in corso ed ha raffinato limmagine di quel processo, collegandolo alle scienze e alla prassi, ma anche alla riflessivit, indispensabile per coglierlo come plurale e dinamico. 2. stata la riflessione sulla formazione, sulla sua storia, filosoficit e differenza rispetto alla formazione a essere messa al centro. stata la categoria di paideia e > di bildung a venir collocata sotto analisi, per cogliere interamente la nozione di formazione , sottrarla ad ogni riduzione che di fatto impoverisce anche la pedagogia. Fronti su cui il dibattito intenso: attorno alle categorie di formazione/processo formativo si gioca un nodo cruciale di qusto dibattito, sul destino della stessa pedagogia, sua autonomia, funzione e generalit. Un dibattito nutrito da interventi anche contrapposti (es tra Haberma e luhuman sulla interpretazione della bildung, per luhmann paradigma oggi archiviato con lavvento della civilt tecnologica e la produttivit dei saperi, perch luomo come mente/agire semrpe pi al centro e non come forma di s, autoconsapevolezza e microcosmo. Habermas uomo invece come autotrascendenza e donatore di senso, dialettica del divenire e tensione critica nellesistente sempre centrale e insostituibile, quindi leducazione deve sempre risolversi nella formazione della bildung). In Italia un dibattito intenso per quel pluralismo e dialetticit dei paradigmi che segnano la pedagogia italiana. Studi prodotti che hanno rimesso in luce la tradizione, ridefinito i confini e mostrato il peso e struttura operando una decantazione e una riacclimatazione pedagogica rimettendola come la categoria chiave, decisiva continuamente da ritematizzare e elaborare in funzione delle condizioni storiche. Questa rielaborazione nel tempo postomoderno del disincanto appare come il compito pi arduo ed urgente, compito che molti hanno affrontato, sottolineando le nuove condizioni della formazione oggi. Nel postmoderno formarsi pi instabile, in crisi, articolato edisarticolato, la nozione di forma perde il carattere di struttura compatta,arominica e assume un volto nuovo,inedito, contrassegnato dalle infrastrutture del processo formativo, piuttosto che dal traguardo della forma. Oggi ci si forma in quanto si sempre in formazione, ruoli, modelli culturali, sono sottoposti a continua miscelazione e dispersione, che per anche possibilit. Siamo di fronte ad una sfida che esige un azzardo teoretico: pensare la formazione nella direzione della forma e della sua destrutturazione, in modo che essa giochi s un ruolo orientativo e intenzionale, ma che non blocchi quei modelli -strutture che andiamo a realizzare. La formazione quindi come problema chiave della e per la pedagogia, che deve pensarla nel suo ruolo metateorico (regolatore del pedagogico), nella sua identit, nel pluralismo di modelli che la pensano., nel postmoderno che impone un modo nuovo di leggerla senza che si perda nella tecnica. Formare alla complessit e alla differenza il tempo delle complessit, che assumono un ruolo di paradigma o di meta- paradigma, cio regolatore chiave di paradigmi in ogni settore del sapere e agire. La cultura oggi ne delinea questa funzione chiave , perch pone una lettura della realt costutita da molteplici livelli separati e interconessi e che deve quindi compiersi senza riduzionismi, disponensodi non come una lama ma come una rete potenziandosi con strumenti atti a favorire tale raccogliere. La societ si ricostruita sul paradigma della complessit, cos come la forma dei soggetti e la loro identit.La complessit il volano del presente, la sua Strutture e il suo Senso. Il mondo postmoderno complesso: relazioni intrecciate, molteplici livelli ontologici (istituzionali, mentali, intenzionali ecc) che interagiscono denotando una realt non leggibile in modo univoco. un mondo reticolare, in cui ogni evento deve essere sottoposto a letture plurali. Questo avviene a livello sociale, dentro una societ del pluralismo che lo governi e che si disponga di dispositivi di secondo grado atti a favorire un coordinamento sottile e pervasivo. Media, reti informatiche, tecnica,gestione del potere sono aspetti di questa complessit e del suo dominio, che produce procedure ipercmplesse. Al di sotto anche gli effetti macroscopici di questa complessit: coabitazione di etnie e culture, bisogni, interessi, prospettive, diverse e discordanti, mercato del lavoro in evoluzione. Un es, la famiglia: istituzione in trasfromazione che si complica, perde la sua identit storica e diviene disomogenea e contraddittoria. Tipologie familiari diverse, con finalit non omologabili. In una realt sociale cos lindividuo al tempo stesso pi libero di esprimere la procpria collocazione nella societ e per questo pi inibito perch pi immerso allinterno della societ stessa e reso ad essa pi funzionale. Nella realt culturale e cognitiva, la complessit agisce come grande paradigma e questo perch anche i saperi si sono complicati come immagine e nel loro iter di ricerca epistemologica e operativa. Nel corso del 900 hanno cambiato immagine ma anche ruolo, divendendo sempre pi protagonisti, i saperi, della vita sociale attraverso la tecnologia, agendovi in modo produttivo e quindi vincolante. I saperi hanno vissuto la sfida della complessit e assimilata attraverso un rinnovamento radicale, che ne ha reso identit e funzione pi problematica e inquieta ma pi potente per la capacit di applicarsi in modo flessibile. Certo complessit che si disposta diversamente nelle scienze naturali o umane, ma comunque si impegnata a elaborare modelli per leggere la stessa complessit, mettendone a fuoco un fascio significativo da applicare secondo situazione (in relazione al sapere e allevento), Anche il soggetto nella sua interiorit non sfuggito a questo: lio si fatto insieme multiplo e minimo attraversato da a priori, poteri, funzioni (linguaggio, incoscio, super ego)che lo dominano spiazzandone lautonomia e de-centrando la coscienza come fattore chiave dellesser-io, ma anche ridotto a resistere alle strutture e che vi lavora dentro, liberandosi nellimmaginario, nella cura di s , un io da custodire ed esorcizzare allo stesso tempo. Un segnale preciso da tutto questo: quel mondo come Cosmo, Ordine, Unit di senso in frantumi, su esso domina il disincanto, una desacralizzazione, senso comune, quindi dispersione e deriva. Ma nel contempo complessit, unico modo di leggere strutture e senso. Quindi attrezzarsi per leggerla senza ridurla ma mantenerla al centro del processo cognitivo. Speculare la categoria della differenza che attraversa la cultura contemporanea, societ, soggetto. Simmetrica alla complessit poich la include, la postula e perch la differenza si rende leggibile nelle relazioni che stabilisce con e tra i piani di esperienza, con e tra gli eventi che produce, attraverso la complessit e modelli di connessione non riduttiva. La differenza viene da lontano, dalla crisi del modello classico del mondo e del sapere, ma anche dallesercizio del pensiero, esplode nella societ contemporanea attraverso culture ed etnie che coabitano, si esalta nel pensiero attuale come pensiero dellaltro, divergenza, irriducibilit. Il pensare tale solo se accoglie in s la sfida della differenza, di andare oltre dati, stili cognitivi, tradizioni, per farsi inquietare dallinedito. Pensatori hanno messo in luce la tensione alla differenza che regola e anima il pensiero, che deve guidarlo per mantenerlo ad una quota autenticamente critica. Che poi la differenza attraversi la societ attuale come bisogno ed ideologia, facendo emergere prospettive teoriche e culturali altrettanto cruciale. Si pensi alla differenza al femminile e a quanto sta pesando sulle tradizioni di pensiero e sullorganizzazione sociale: pensare al femminile sfida al tradizionale paradigma di dominio, prende corpo un pensiero pi emotivo, meno lineare, meno contrapposto al pathos. Anche lagire al femminile spiazza i modelli precedenti: pi comunicativo, empatico, meno funzionalistico tra fini e mezzi, meno autoritario. In campo educativo questo si fa pi inquietante, perch reclama valori e procedure diverse dalla tradizione scolastica, riqualificando il cognitivo in funzione del comunicare e delle emozioni, ridisegnando il rapporto educativo e le prassi di apprendimento. Tutto questo pesa sulla scuola e sulla pedagogia, che deve attrezzarsi a pensare/si secondo paradigmi nuovi, riqualificarsi epistemolgicamente, operativamente. Si impongono strutture nuove, ma anche nuovi valori e modelli cognitivi relazionali formativi. La filosofia delleducazione accoglie questa sfida, lo sta facendo da 70 con modelli di formazione da bertin a contini, a cives si elaborata una riflessione attenta intorno ai 2 paradigmi, mettendoli al centro. Valori e modelli per il disincanto Si imposto sempre pi come condizione di esistenza e regolatore di senso. Categoria weberiana, connessa strettamente con la Secolarizzazione. Oggi assume un ulteriore connotato: quello di congedo dal Senso per delineare un compito/impegno a ridefinire il senso del mondo, accogliendolo come fede debole e mondo cosmo , che ha ordine e senso, che regola cogntivamente e eticamente il singolo, lo innerva di identit, ruoli, valore. Cadute le certezze il mondo resta senza incanto, desacralizzato, laicizzato, impoverito ma anche pi libero, percorribile come avventura e possibilit. Il Disincanto fa nascere un nuovo io che non chiede di essere rassicurato, ma assicurato alla sua libert, anche di errore e di erranza. Disincanto che deprime e libera lindividuo, che si trova in una nuova condizione antropologica, sociale e cognitiva. Una condizione inedita, storicamente perch rompe con limmagine del mondo e si emancipa dalla tradizione, cognitivamente perch chiede nuovi parametri per il soggetto, cultura, progettazione esistenziale. Il soggetto costruttore di s edel proprio senso, che parte dalla sua condizione gettata, libert ed angoscia. Una cultura che si incardini su soggettivit proiettata sulla scelta e sul senso, capace di stare tr i flutti dellesistenza e della storia, e che offra strumenti per una progettazione esistenziale che accoglie un destino anche di deriva e di un senso da costruire nella gettatezza dellesistenza. Una visione che cosegna quindi al soggetto fragile e incerto un ruolo di costruttore di senso e responsabilit del pensare e dellagire, legati alla finitezza e necessit di operare decisioni e azioni. Nel tempo del Disinnanto il soggetto si laicizza, diviene portatore di senso e costruttore del mondo, dei suoi percorsi e confini, elabora regole e valori.Loggettivit stessa della natura ,della societ si carica pi di questa dimensione soggettiva, antropologica, legandosi pi al ruolo della scienza come suo lettore e interprete. Il mondo si d ormai solo attraverso le scienze, nelle scienze che cancellano ogni mistero per affidarlo a quellanalisi che lo seziona e lo trascrive in sequenze controllabili secondo un iter razionale di funzionalit e controllo. Le scienze tolgono icanto al mondo e alluomo, etica ed estetica si trasformano, letica si impone dentro e oltre la scienza toccando temi dei diritti umani,guerra, ecologia, bioetica, temi che impongono nuove frontiere delletica, in cui il rapporto tra soggetto e mondo si riscrive oltre ogni naturalit, reclamando anzi la priorit dellartificiale. Il Disincanto da corpo a un nihilismo attivo che non si risolve, ma che reclama responsabilit, consenso/accordo per dar corpo a una forma di vita in cui tra soggetto/cultura e societ mondo corra un rapporto integrato e funzionale in cui al soggetto sia cosegnato un ruolo generativo. Quindi soggetto vitale e razionale, costruttore di razionalit non universale, non a priori, ma problematica e fragile, storicamente circoscritta e corcistanziata. Nel disincanto anche i processi di formazione, relativi allessere-soggetto, al farsi, alla idea e prassi di una Kultur, al ruolo sociale si ridefiniscono. Quale soggetto formare per il disincanto, come. Soggetto che si emancipa dal Senso, dalla metafisica e si consegna allesistenza come intersezione, passaggio occasione di esperienze. Un flaneur disposizione consona al volto della metropoli e delluomo che la abita, emancipato da ogni senso della storia e consegnato alle dinamiche dellevento. Un uomo errante che mantiene il suo centro presso di s e da l elabora il proprio progetto del mondo, la visione di s dellazione e del mondo che la incorpora. Un paradigma formativo post moderno, che non mette al centro pi un io compatto e stabile, ma un io divenire, apertura, possibilit. Post borghese perch produttore ma di senso pi che di cose, di avventure esistenziali, radicali alternative, e non irretite da un solo orizzonte di societ. Che kultur dare a questo io? Problematica, aperta, che si sfida e si pone come motore del mondo, poich solo ad essa affidato il ruolo di elaboratore di direzione e senso. Io e kultur collocati in una societ libera su regole comuni a garantire la libera costruzione di senso, soggetto che vuole e fa, che costruisce la propria dimensione di umanit, autenticamente democratica in cui comunicazione e conversazione operano come principi regolatori e costruttori di trasparenza. Sulle frontiere del disincanto si sono inoltrati filosofia e sociologia (vattimo, lyotard, rovatti) mentre la pedagogia coinvolta <, con effetti ora di resistenza/negazione =posizioni dislocate sul fronte antimoderno, che hanno letto il disincanto secondo lottica della privazione e rifiuto, guardando ad una restaurazione di senso, ordine, cosmo, oltre le mercificazioni del moderno. Ora di enfasi tecnologica dispersione soggetto positiva, che si manifesta come posizione pi forte di visione riduttiva del nihilismo, di cui il disincanto supporto ed effetto. Alcune voci a districare lorizzonte di questo nihilismo positivo che chiede una pedagogia: Serres : il suo terzo istituto che costituisce s e il mondo, attraverso quel mondo 3 connesso allelaborazione del significato e del senso. Bertin nietzschiano che reclama per loltreuomo strutture della danza, nobilt dello spirito, tensione verso lulteriorit e libera creazione Derrida: non tanto a quello decostruzionista che sottopone gli impensati ad una analisi interpretativa, quanto a quello che attraverso la differenza ridefinisce la questione del soggetto, sottraendola alle culture spiritualistiche come alle soluzioni logocentriche del pensiero tradizionale e ponendola invece in quella deriva del posto moderno avventura e occasione per una nuova identit sempre da definire. La ricerca del senso delleducazione e della pedagogia La condizione del disincanto riattiva una riflessione sul bisogno di senso e sulla risposta ed esso. Anche la pedagogia stata investita da questa riflessione e diverse sono state le risposte a seconda delle interpretazioni del ns tempo storico e della idea di uomo/societ/cultura e quindi di formazione cui si guarda. Aspetto interessante del dibattito attuale la riflessione sul nesso che lega e deve legare pedagogia/educazione e senso, problema del senso. Senso non equivale a significato: la riflessione sul linguaggio (witt, frege)ha ben spiegato: ogni parola ha un significato in quanto indica qualcosa ma ha anche un senso, in quanto collega quella parola a un contesto sociale e storico, gli assegna un contenuto ulteriore, connesso a una forma di vita e a principi/valori che la percorrono. Questo vale anche per i saperi > pedagogia perch sapere di pratiche in primis sociali. Latto educativo e ogni modello pedagogico sono sempre legati a contesti , da cui traggono senso e nei quali devono agire. Non solo: si danno sempre una curvatura intenzionale (indicano valori, orientamenti, ecc anche se scelgono la scienza come orientatore perch la caricano di valori) che deve essere resa esplicita e giudicabile. Proprio la riflessione emrmeneutica con la sua teorizzazione dellinterpretazione, del pre-giudizio e del circolo ermeneutico, come delluomo come animale storico-culturale e donatore di senso, insieme ai richiami della fenomenologia in tutte le sue forme e influssi ha riproposto al centro la questione del senso, come imprescindibile in ogni pensiero e in particolare in ogni analisi e progettazione antropologica. Questo spiega questa interrogarsi sul senso e lo spaesamento creato da disincanto del postmoderno. Da qui le contromosse del dibattito che ha dato vita ad un conflitto delle interpretazioni del senso che ha trovato in pedagogia netta polarizzazione rischiando per di invischiarsi in neo dogmatismi e imp0roduttive posizioni. Ma cos , anche in italia. Da un lato: a. tecnologi: scienza come guida b. postmoderni: collocati dentro il disincanto, lo riconoscono come senso in positivo c. gli antimoderni che pensano il senso solo nella Tradizione e sue Origini, vedono la scienza e iol postmoderno come sostitutivi del senso e quindi perdite resta in questa riflessione sul senso un ulteriore problema, il senso delleducazione e della pedagogia e non il senso del Tempo Storico. Il problema non secondario, pensare pedagogico e agire educativo hanno un loro senso che deve essere esplicitato e posseduto per pensare e agire bene. Un tema da fissare per togliere anbiguit alla richiesta di senso e ai discorsi sul senso di oggi. Vanno fissati in primis i 2 livelli: 1. quello della weltanschauung 2. quello della intenzionalit scientifico-etico-professionale (o epistemico- valoriale): fissato questo e riconosciutane autonomia e pregnanza, si deve passare a riconoscere lintenzionalit che guida lagire educativo e il pensare pedagogico. Su questo ci guidano fenomenologia e ermeneutica che le rileggono dentro il processo eidetico e percorso storico, cos da decantare le connotazioni di base, le articolazioni primarie. Anche qui il dibattito intenso: i testi di borghi o laporta indicano nella libert/liberazione lasse intorno cui ruota la pedagogia, perch su di esso che si incardina leducazione. Flores o Manno intorno al personalismo e alla formativit del sogetto-persona baricentro del pedagogico. Da questo lavoro emerge : l'educazione retta dallintenzione formativa che implica autonomia, quindi libert, ma anche costruzione, di forma (struttura organica autoregolata) e orientamento di s (direzione, senso, donazione di senso). orientata alla e regolata dalla formazione, come processo di costruzione di un s autonomo , dentro il contesto di senso del soggetto (storico, culturale, sociale) e di un s attivo in quel contesto. Questo implica un controllo del contesto, attraverso la ragione e una coscienza di s, possibile o in atto. Su questo fronte instabile deve attestarsi lazione educativa. E la pedagogia ? razionalizza, categorizza questo processo, teoricizzandolo, mnettendo in luce il suo orientatori chiave: regola e senso. Questione del soggetto e lantropologia pedagogica Inizi 900 dopo gli attacchi di Nietzsche, freud, marx, cio della scuola del sospetto , il soggetto entrato in fibrillazione: questa categoria dominante il moderno dilatatasi attraverso il cogito, lio trascendentale, il singolo entra in crisi. Da baricentro del certo e del vero ritorna problema, si decostruisce. Torna a farsi questione, problema aperto. rimasto cos fino ad oggi delineandosi sempre pi come questione cruciale. Con Heidegger, Sartre, Focault, declinandosi cpme problema del secolo del pensiero e una questione lontana da ogni soluzione. Il soggetto come questione: ad esso non si assegna pi unidentit stabile, un ruolo di fondamento. Lo stato in varie forme fino al Romantiscismo che ha complicato la visione dellio e lo ha riconfermato come elemetnto cruciale dellesperierienza, del mondo, della Kultur. Fino al Positivismo che ha rilancioato un io razionale e borghese, portatore di coscienza e valori universali. Solo con il 900 gli attachi al soggetto si son fatti pi radicali, erodendo la visione pi intima, la coscienza, ora ricollocandolo allinterno di trascendentali storici, culturali, sociali ecc che vengono a costruirlo e governarlo. La coscienza si arricchita dellalter ego dellinconscio perdendo integrit e trasparenza, mostrandosi cos come fattore compiuto da altri fattori, ma si anche storicizzata, frantumata, cogito o pathos o conflitto fra i due o tensione verso? La coscienza si fatta problema, luomo si risolto in problema, entrato nel disordinato corso storico, il soggetto come trama di forze, poteri, forme oggettive ecc quindi sottratto ad ogni aseit e indipendenza.
Ritornando problema si aperto a: a. alle scienze biologiche e umane =viene trasformato b. una riflessione radicale sul proprio statuto che ha eliminato ogni assunzione dogmatica e fede questo per non ha fatto oltrepassare la questione soggetto, come auspicava lo strutturalismo che consegnava il soggetto alle scienze e filosoficamente lo considerava un mito-fede, oltrepassato.
Perch si continua a parlare di soggetto? Quale ruolo filosofico gli si affida? Si parla ancora perch le ns categorie mentali lo pongono come presupposto ed elemento- chiave. Ogniuno si sente soggetto ed soggetto, si pensa e vive come tale. Il ns tempo non pu farne a meno, lo incontra sempre o come perdita o come alternativa o come residuo. Si tratter di un soggetto pi debole, ma continua ad interferire ideologicamente per resistenza. Il soggetto si impone , attivo nel suo viversi, nella sua angoscia, come problema. E torna a pensarsi. Pensando di s dominano lacerazioni e incertezze, discontinuit: un soggetto nuovo, capace di essere io senza possedere un s ,se non come possibilit, come processo. Un io senza centro,ma costretto da questa dispersione a ricentrarsi anche se condizionato. I segni di queste condizioni le vediamo nella cultura del narcisismo, nellattenzione alla cura di s. A questo soggetto come problema e processo spetta il ruolo filosofico di segnale: del tempo e delle sue fratture, e delle sue traiettorie di oltrepassamento. Tra io e s, io e mondo amministrato, io e techne, ma anche allinterno dellio. Dentro una coscienza che riconoscendosi spiazzata si legge pi nettamente nel vuoto, che trascrive in assenza di senso soprattutto. Un segnale di oltrepassamento del presente e della sua condizione segnata da omologazione, dominio, perdita di s. Una sfida consegnata allarte, allo spirito ludico, al sogno, allalterit a rilanciare e ricentrare il soggetto. Come si inserisce la pedagogia nella questione soggetto? In molti modi, facendosi carico dei sogetti cos da farli passare dalla potenza allatto, sfidando i confini del tempo in cui opera, incardinandosi sulla figura del soggetto. Si tratta di un : intervento operativo: la cura di s deve illuminare i percorsi della pedagogia/educazione. Ascolto di s, interpetazione, tecniche che si nutrono di varie discipline (psico, letteratura ecc) che convergono nel rimettere il soggetto al centro di questa attivit. Aspetto presente nella pedagogia contemporanea che raccoglie interventi da altre esperienze e li decanta nella loro valenza pedagogica, coordinandoli ad una soggettivit in itinere, determinandosi pi che per modelli per casi. Al centro della elaborazione quindi il soggetto che pur pervaso di tragico, si riappropria della progettazione esistenziale elaborando non un disegno compiuto ma traiettorie di senso (comunicazione relazione interpersonale, impegno ecc). bertin , illich. Frontiera epistemica: trovato attivazione nelle teorizzazioni della formazione che recuperando lacquisir forma , lo curvato su unidea di anthropos come soggetto, come ego traguardo, elemento coordinante di quei processi formativi. Alla formazione si restituisce il ruolo di categoria reggente del pedagogico e la si lega allanthropos come ego possibile. Nel postmoderno il soggetto decentrato ma non morto, ricollocato rispetto a s e al mondo. Un s come problema di formazione: legato al suo costruirsi per processi concentrici e asimmetrici ma con fermo un orientamento di senso che pu apparire anche assenza di senso e solo presanza del suo problema. Il problema del soggetto uno dei pi inquietanti per la pedagogia oggi. Essa sa e deve sapere che il suo baricentro ruota attorno allanthropos anche se possibilit, come controtendenza rispetto al presente, assumendolo come sfida. Miti e affetti nella formazione oggi Il problema tra mente e affetti si sviluppato in parallelo a quello della mente/corpo, rapporto antico problema della filosofia, dalla struttura di un enigma, comunque certo che siano sinergici e complementari, cos che impossibile operare una soluzione di continuit di livelli e forme, pur radicandoli nella stessa struttura ontologica. comunque necessario che vengano distinti e pensati nella loro autonomia. Il problema mente/affetti si afferma come storico, quindi sottoposto a soluzioni da decidere dentro una cultura, un modno di vita, di cui proprio la Kultur (riflessione sulla cultura) viene a tenerne le chiavi. Se il problema mente affonda nella biologia e rischia di essere falso problema, il secondo attiene alla vita storico-culturale e deve essere risolto. Alle origini del mondo occidentale, nella grecia classica, venuto a costituirsi quel dualismo oppisitivo, quella separazione tra pathos e logos, con lavvento dellilluminismo greco (orientamenti pi intellettualistici e nascita della metafisica e della scienza). Gi in Socrate, platone, aristotele diverr infrastruttura dellantropologia occidentale, della stessa kultur. Lanthropos occidentale un soggetto che si incardina sul logos, mente-ragione, contemplativa dominata dal nous. Anche la formazione segue tale paradigma: farsi uomo equivale a espandere la ragione, reprimere le passioni, affermare il controllo di s emarginando le emozioni. Questo paradigma rimasto dominante nella cultura occidentale fino al romanticismo che ha prodotto rotture, imponendo un ritorno ai sentimenti al centro della vita soggettiva, culturale e sociale. Un riscatto che impone una riconsiderazione, valorizzazione, legittimazione, e che la cultura tedesca ha interpretato. Lanalisi degli stati danimo, tema gi medievale, qui ripreso come esperienza radicale, sono stati i segni di questa rottura che si comunque intrecciata conun opposto processo di razionalizzazione (es weber) che stato motore di cultura e societ. La grande ricoluzione psicoanalitica poi ha riaffermato loriginariet e la fondamentalit del pathos riletto come libido (istinto vita-morte) sia nel soggetto che nella vita culturale e sociale, rimettendo in auge le passioni e imponendole come fattori chiave di tutta la costruzione del soggetto. Oggi siamo eredi di entrambe le tradizioni, ma le riviviamo oltre il dualismo: la razionalizzazione ci contrassegna, ma la dimensione dei sentimenti ci rappresenta. Laut aut diventato et et, bisogno di nuovi equilibri. Il soggetto si da carico di emozioni e che l sta gran parte della sua identit, ma anche che l si gioca gran parte della sua vita di relazione, e che anche la sua vita intellettuale attraversata da passioni ed emozioni. Anche i saperi si sanno nutriti di pathos, valori, procedure estetiche e la formazione deve etenere conto di ci. Formare il soggetto postmoderno significa risvegliarlo nelle sue potenzialit emotive, disporle come i motori del processo formativo. La pedagogia e la scuola devono restituire loro spazio, valorizzarle, superando il dualismo integrandole,andando verso una ricomposizione, elaborando curricola cognitivi ed emotivi insieme, teorie pedagogiche che mettano al centro questa ricomposizione. I modelli nuovi non mancano: Goleman : intelligenza emotiva:ruolo centrale nella strutturazione dellio e nello svolgimento dei vari ruoli dellio stesso Massa: clinica della formazione riesumare le dimensioni inconscie del formare e formarsi, evidenziando le dinamiche pulsionali che percorrono i processi educativi, ignorate > nella formazione degli insegnanti (ruolo di comunicazione tensionale) Contini: pedagogia delle emozioni ha ridato voce allelemento biologico delle emozioni e le ha poste al centro di quella progettazione esistenziale, motore di tutto il processo formativo e della comunicazione educativa e scolastica >, reclamando nella progettazione un ruolo allidea di felicit e alle sue figure. Posizioni diverse ma che sottolineano lattualitdel problema, complessit e radicalit critica che attiva.
Tempo della tecnica e pedagogia La Tecnica secondo heidegger e molti altri il destino del ns tempo, infrastruttura e senso. una tecnica che si nutrita di metafisica del suo errore di confondere lente con lessere, cos da potenziarsi e sottrarsi a ogni resistenza critica e cognitiva. Noi siamo sempre pi agiti dalla tecnica (Galimberti) dal tempo del mito: prometeo e lidea di dominio, di autonomia dellumano. Un mito che interpretava la condizione delluomo che andava a farsi signore del mondo attraverso luso delle mani. Da allora la tecnica si fatta imperativa divendendo il nostro destino che ci potenzia e ci governa insieme. Fino ai ns giorni dellidustrializzazione, in cui la tecnologia avanzata fino allintelligenza artificiale, costituisce il volano della storia e lidentit pi forte e univoca del presente. Le frontiere della Natura sono oltrepassate, avanza lartificale e il tempo dei vecchi dei sorpassato. Viviamo unesperienza entusiasmante e spiazzante, per gli effetti della tecnica e la separazione, declino dellanthropos. Per il dominio pi ampio e capillare. Quindi la questione tecnica diviene problema pressante, decisivo spiazzante. Ma il mondo della tecnica pu fare a meno della natura? Non sempre: si apre cos un aut aut, se pure la tecnica pensa ad altra tecnica correttiva degli errori che ha commesso, ma sar possibile produrre controveleni? Forse no perch i danni stanno uccidendo il pianeta. Su questi effetti la scienza-tecnica si interroga e cerca soluzioni, ma le politiche saranno adeguate alle terapie? Una scienza che non riesce a pensare in toto i suoi soggetti che scienza ? Non ha bisogno di un altro pensiero che la integri, la sottoponga a regime. Ma dove va la scienza come sapere libero che solo nella libert si costituisce e garantisce? I problemi reclamano una vigilianza sulla tecnica, ma chi controlla il mercato? Il divorzio dalluomo Attivo: si contrassegna con lautonomia della tecnica e con il suo dominio, nelle cose e che produce effetti planetari e ireversibili. Luomo risulta emarginato ed inglobato, non pi il fattore chiave della stessa tecnica che ha sempre meno bisogno delluomo, forse anche per le decisioni. Passivo: luomo sta sempre pi dentro la tecnica, irretito. I mass media sono i suoi operatori di identit. Il futuro appare costituito da cattura, controllo, marginalizzazione, privatizzazione. La pedagogia , pu deve essere una frontiera di impegno riflessivo perch intrinsecamente vive laporia tra tecnica e anthropos e il loro reciproco spiazzamento. Se la pedagogia sfidata dalla tecnica, costantemente con successo, perch leducazione non pu porsi sotto le tecniche, ne ignorare le rivoluzioni cognitive e professionali, pena linattualit e linefficenza, anche la tecica pu essere sfidata dalla pedagogia che le domanda dove va quellanthropos alla cui costutizione presiede. Luomo anche ed oltre la tecnica, fino a quando non sar catturato anche nel suo inconscio. Ma allora non ci sar spazio per un violersi oltre la tecnica. La pedagogia uno dei luoghi in cui si pensa e si interroga la scienza, su cui emergono dubbi, in cui si chiama in causa il destino della tecnica e la tecnica come destino, sia il nesso tra psiche e techne, che fino ad oggi rapporto asimmetrico, che rilancia quesiti sulla tecnica e coltivazione della psiche, attraverso letica, la cultura, le tecnologie de s di cui la pedagogia si nutre. Quindi la pedagogia deve costantemente pensare la tecnica, con la tecnica e oltre. Attraverso una riflessione plurale, asimmetrica, tensionale e critica, radicalmente. Una riflessione che atto pi o meno esplicito anche se non sempre porta a mostrare fino in fondo la congiunzione/disgiunzione tra tecnica e pedagogia. Ad entrambe necessita una collaborazione ma non risolta in un rapporto a senso unico. La tecnica senza pedagogia rischia di perdere i problemi aperti, di cui deve farsi carico per accedere a quella riflessivit che essa stessa ricnosce come compito. Infatti la tecnica destino, ma in primis problema a se stessa. Significativo che la pedagogia incontri: ecologia: tra pedagogia e ecolo corre un rapporto biunivoco. Per la nozione di anthropos che anima ecologia, che si riferisce ad un mondo per luomo. Bioetica: vincolo stretto, luomo alla fine la misura del bios, da ricollocare come frontiera di ogni intervento sulla natura che nella vita trova la sua produzione pi alta e il principio regolativo di ogni intervento. Dove e come scatta la censura e se lo deve, lo pu solo attraverso un iter pedagogico. Cos la pedagogia due volte tributaria della tecnica: per il suo pensamento e per il suo governo.
Glossario
Antropologico: Rispondere a una domanda, da un punto di vista antropologico, significa interrogarsi sullo statuto di concetti centrali in ogni scienza sociale, come quelli di "identit", "gruppo sociale", "luogo", "tradizione", "memoria", "autenticit", "Stato-Nazione". Concetti chiamati in causa, dunque, dall'idea che determinate "cose" possano ricevere valore da qualcuno e per qualcuno
apriorstico in filosofia e per est. nel linguaggio comune, assoluto, astratto, che prescinde dall'esperienza e da qualsiasi fatto o circostanza possibile.
Aseit: nella filosofia scolastica, qualit dell'essere (Dio) che trae da s e non da altri la propria esistenza
crtica esame attento e ragionato con cui si analizzano fatti, circostanze, notizie, testimonianze, dottrine, ecc. per farsi un'idea personale del loro significato, della loro validit o verit nella filosofia di E. Kant, esame che la ragione compie su di s per cogliere le condizioni necessarie d'ogni possibile conoscenza e i limiti oltre i quali non si d conoscenza razionale
deduttvo , che si fonda sulle leggi pure del pensiero, sui principi universali della logica; che si ottiene per deduzione, che riguarda la deduzione: scienze deduttive, che trattano di verit universali e necessarie, indipendenti dall'esperienza.
eidtico nella filosofia di E. Husserl che concerne l'essenza, che relativo all'essenza, in psicologia, di percezione di natura mentale che riproduce gli effetti sensoriali di precedenti impressioni
empirismo:dottrina psicologica che fa derivare tutte le conoscenze dall'esperienza, escludendo quindi ogni principio conoscitivo innato o evidente per s o comunque logicamente distinto dall'esperienza.
gnoseologa in filosofia, studio della conoscenza, cio delle possibilit, del valore e dei limiti dell'attivit conoscitiva umana.
Immanente: letteralmente, che rimane dentro; voce del linguaggio filosofico, essa riferita, come attributo, a un'azione o a una causa che abbia efficacia solo nell'interno del soggetto agente: p.e. per s. Tommaso sono immanenti l'intendere, il sentire e il volere, perch rimangono nel soggetto che intende, sente, vuole; per Spinoza, Dio causa immanente di tutte le cose; per E. Kant, immanente tutto ci che fa parte dell'esperienza, per il fatto che non sarebbe possibile conoscere ci che ne fosse fuori
Iuxta propria principia: deve essere studiata cos come appare, nella sua oggettivit, mediante princpi tratti dalla natura stessa (iuxta propria principia), poich questa del tutto autonoma.
razionalsmo qualsiasi concezione filosofica che consideri la realt come retta da leggi e principi razionali, e quindi tale da potersi analizzare e conoscere solo con la ragione e i suoi peculiari metodi speculativi; si contrappone all'empirismo e al dogmatismo in campo teologico, il razionalismo una dottrina condannata dalla Chiesa cattolica, perch mira a ricondurre le verit di fede alla ragione, disconoscendo il valore della rivelazione divina con riferimento a movimenti culturali (p.e. pittura, architettura), tendenza a uniformarsi a criteri, a canoni razionali
Teoretico: in filosofia, contrapposto a "pratico", detto di ci che si riferisce alla teoria, ossia a puri processi di pensiero; nell'uso didattico, il termine ha assunto pi largo sign. con riferimento a tutto ci che riguarda i fondamenti dottrinali della scienza; cos si parla di filosofia teoretica (o, sempl., teoretica,) alludendo alla speculazione filosofica sia quando ha per oggetto la conoscenza (gnoseologia) sia quando rivolta ai principi universali dell'essere (metafisica).
trascendnte nel linguaggio religioso e filosofico, detto di ci che non risiede nella realt delle cose ma la supera; p.e. secondo il pensiero cristiano, Dio causa trascendente del mondo nell'ambito di una dottrina gnoseologica, che supera le nostre facolt conoscitive