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Quaderni 2004 Febbraio Perch non venga resa vana la croce di Cristo [].

Non con discorsi sapienti (1Cr 1,10) Essere nel momento, essere completamente dentro listante che si sta vivendo. La poesia iniziazione, iniziazione a se stessa, iniziazione alla vita (un poeta francese). Marzo Io non guardo ci che guarda luomo (Samuele, 16,1). Lo sguardo delluomo offuscato. Egli guarda solo in superficie. Lo sguardo di Dio penetra nel profondo. E Dio esige (promette, assicura) uno sguardo nuovo anche per luomo: non per vedere Dio stesso (Nessuno ha mai visto Dio, scrive Giovanni nella sua lettera) ma per guardare in maniera rinnovata il mondo e gli altri. Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminer (Ef, 5,8). Cristo la luce. Perch ridona la vista. Letica un ottica, come scrive Levinas. Unottica rifocalizzata criticamente? Letica dellalterit. Ges racconta Giovanni - guarisce il cieco nato di sabato, non rispettando la legge ebraica. Perch la lettera morta, lo spirito vivifica. E lo spirito non conosce regole rigide. E poi dice al cieco che colui che parla con te il Messia. Chiunque ci stia di fronte? Il nostro prossimo Colui che parla con te proprio lui (Gv, 17). Aprile Ges spezzava il pane. Da questo lo riconoscono i discepoli. Parlare di lui lo rende presente. Ma oggi cosa significa spezzare il pane? Al di l di ci che ci dice la teologia sulla transustanziazione (che unidea profonda in s ma forse non era nelle intenzioni di Ges), spezzare il pane significa vivere un momento profondo di condivisione. Ges lo fa con i suoi amici, i quali, come testimoniano gli Atti, andavano al tempio (cio praticavano il culto ebraico ortodosso) e, a casa, spezzavano il pane. Cosa rimane di questatto cos umano nel freddo rituale con il quale noi riceviamo un cerchietto di pane azzimo, fatto industrialmente, in luoghi freddi emotivamente? Mi sento pi in comunione quando sono con la mia famiglia o con alcuni amici Della Messa odierna per me molto pi importante la lettura della Parola che lEucaristia, che invece dovrebbe essere un momento di reale comunione con i fratelli, e dunque con Dio, che nel pane (pane vero!) condiviso si farebbe presente. Ma allora era pane vero e fame vera! Quando Ges moltiplica i pani, nellultima cena, ad Emmaus: i presenti hanno fame, fame vera, sono stanchi per un viaggio, devono festeggiare qualcosa. Ma era un banchetto non simbolico. Quale sarebbe il corrispettivo di quello spezzare il pane insieme? Quale sarebbe la forma odierna adeguata a quel gesto? Non credo che Ges volesse istituire un rito di quel tipo ma solo dare unindicazione di cosa significhi vivere in comunione. Quello un gesto possibile, uno dei tanti. Sia chiaro: il cristianesimo la religione per la quale pi di ogni altra non ha senso ricercare la purezza delle intenzioni originarie. Di chi? Di Ges, degli apostoli (quali? Pietro o Giacomo o Giovanni), di Paolo Il cristianesimo proprio perch

Quaderni 2004 ha al suo centro il mistero dellincarnazione di Dio accetta di entrare nella storia, che non segue disegni prefissati ma plasmata dalla libera azione (prima di tutto: linterpretazione) delluomo. Dunque non mi interessa immaginare cosa realmente Ges volesse fare (domanda priva di senso). Mi interesserebbe per immaginare delle alternative vivicanti, che non finiscano con lavere un mero valore simbolico. Immaginare una ritualit adatta a questo tempo che dia una forma nuova a quello stesso contenuto, in cui ci sia la stessa vita vera dellultima cena, una cena tra amici. Le prime comunit a Gerusalemme vivevano da buoni ebrei e, in pi, spezzavano il pane insieme. Quindi cenavano insieme, visto che tutto era in comune. Non era un rito! Era un modo di vivere in comunione di beni e di esperienze. Come riproporre questa radicalit oggi? Luglio Il canto degli uccelli al risveglio. Ritorno allinnocenza? S, ad una delle possibili forme dellinnocenza. Quella data da una sfera immutabile della nostra esistenza esperita una volta per sempre. Poi siamo diventati adulti, cinici. Ma quello spazio sacro rimane. Basta poco per riattivarlo. Il canto degli uccelli ad esempio, per far cessare ogni domanda sul senso dellesistenza, sul senso delle nostre esistenze. Fastidiose domande che continuano a riemergere malgrado gli anni. *** Che cosa significa diventare adulti? Accettare la responsabilit, accettare non solo la possibilit ma anche la cruda realt della sconfitta, senza per questo credere che la vita smetta per questo di avere un senso. Progettare il futuro con pazienza, sapendo che baster un evento casuale per spezzare la trama dei nostri sogni, ma che ci non di meno necessario sognare il futuro perch esso si realizzi secondo una parte delle nostre aspirazioni. cos difficile la pazienza, la lenta costruzione delle cose. Eppure riempie di fierezza vedersi realizzare le cose, le case, i lavori, le famiglie... *** Trovare lequilibrio misterioso tra il servizio a Dio attraverso le opere della nostra giornata, lascolto interiore della sua parola e lascolto del suo volere attraverso gli altri. Agosto Per settembre: programmazione di filosofia. Affiancare ai moduli gi sperimentati con successo (laboratorio per la conoscenza del s, lettura integrale di un classico ben scelto) un nuovo modulo breve (massimo sei ore ma intense): incontro con la filosofia contemporanea (per tutti e tre gli anni). Far conoscere autori di rilievo del pensiero contemporaneo che, per motivi svariati, sono fuori dai manuali scolastici. La sollecitazione venuta dalla lettura di Ivan Illich, di cui mi piacerebbe presentare in sintesi il pensiero ai ragazzi, per esempio, del quarto anno, che conoscono da vicino concetti come rivoluzione scientifica e rivoluzione industriale.

Quaderni 2004

*** Scritture alternative allanalisi dellinteriorit e alla educazione. Descrizione delle forme materiali della mia vita? Sperimentare. *** Da circa quindici giorni io e mia moglie ci siamo trasferiti in campagna. A partire dallinverno abbiamo ristrutturato, spendendo nel complesso circa 10.000 euro, una delle case coloniche della masseria di propriet della famiglia Zolli, giunta a noi tramite mia madre, e ancora sub judice, a causa dei disastri finanziari di mio padre. Non considero avventata questa iniziativa perch nellultimo anno sono emersi elementi che fanno propendere per una risoluzione positiva della vertenza con la Banca di Roma, grazie ad una transazione, seppure molto onerosa per noi. Io e Mariarosaria abbiamo vissuto per sette anni in questa masseria, che noi chiamiamo San Cumano ma che nelle cartine comunali correttamente scritta San Cumana. Abbiamo vissuto qui dal giorno del matrimonio (27 agosto 1994) al 1 novembre 2001, quando ci trasferimmo nella casa di Via Porta Rufina (ora Via delle Poste 3). Per me gli anni trascorsi sempre in citt sono stati di difficile adattamento a ritmi e suoni a cui anni di permanenza in campagna (stabilmente dal 1984, in cui la mia famiglia si trasfer qui per tutto lanno: perch? Non lho mai indagato...). In particolare, nei momenti di tensione e di nervosismo sono ferito dal passaggio serale delle macchine, essendo la via attigua alla stanza da letto a scorrimento veloce di sera. Dunque tornare in questo spazio chiuso, protetto da luci e rumori molesti, stato benefico per la mia anima. Abbiamo deciso di ristrutturare una casa colonica completamente autonoma dalla casa padronale, molto pi accogliente e rifinita, perch mia moglie sentiva lesigenza di unautonomia incondizionata. Negli anni trascorsi qui, infatti, il maggior disagio era proprio la mancanza di autonomia e linvadenza (dettata da buoni propositi ma non per questo meno gravosa) di Maria, la nostra balia, rimasta custode della casa nel venir meno della presenza di mio padre, che nel 2000 decise di trasferirsi a Benevento, nella casa di Via dei Mulini, con la sua compagna albanese, Bianca, di molti anni pi giovane di lui, prima di essere risucchiato nel gorgo dellAlzheimer e dellincoscienza. Maria in questi anni ha garantito che questa casa non andasse in malora e potesse continuare ad essere il luogo di incontro delle disiecta membra della famiglia Sguera: io, Rosa e Anna, trasferitesi da molti anni a Roma, ma legate tenacemente alle loro radices/matrices. Guardo dalla finestra della mansarda dove sto scrivendo ad un computer di fortuna (ho lasciato tutta la tecnologia in citt) un paesaggio guardato per molti anni. Ma lo sguardo nuovo: ci sono molte esperienze nel cervello che elabora questo paesaggio e nel cuore che lo traduce in emozioni. Non solo molti anni, non solo un tempo misurabile, ma qualcosa di pi profondo che ha modificato radicalmente la mia percezione delle cose, rendendole pi tenere e preziose. E come se io avessi dovuto, in questi anni, divenire degno della mia eredit, riscoprendola. Tutto ci che appariva scontato nella mia adolescenza ma anche nella giovinezza, divenuto problematico, a partire probabilmente dal tracollo finanziario di mio padre (1995) che ha messo in discussione tutto. Per anni abbiamo vissuto nella precariet, senza sapere se queste cose

Quaderni 2004 sarebbero rimaste nostre (come strano scrivere questa parola!), facendo lavori umili, senza prospettiva, temendo sempre di dover andar via ed iniziare altrove, senza radici, come Luca Rando, il mio amico pi caro. Ed oggi, invece, sono qui, guardo lo stesso paesaggio del 1986, del 1996, ma un altro paesaggio. La prospettiva cambiata. Ora sono un professore di storia e filosofia, stimato nel proprio ambiente, sto per diventare padre (lo prego con discrezione), ho costruito case insieme a mia mogie, ho rivalutato cose che disprezzavo profondamente nella mia giovinezza, aspirando alla fuga. Ora desidero, invece, rimanere qui, legare le mie radici sempre pi stabilmente a questa terra che mi appartiene perch io appartengo ad essa, terra che non ho mai percepito come fonte di benessere economico (anzi: da questo punto di vista solo fonte di ansie e preoccupazioni) ma come spazio in cui elaborare una vita libera (rispetto ai condizionamenti della struttura concentrazionaria della citt) e serena (rispetto ai ritmi febbrili strade urbane, luogo di scorrimento di macchine e parcheggio di utenti). Cerco di aver cura delle cose. Ho scoperto come sia difficile costruire e custodire, come sia facile distruggere e lasciar deperire. Vorrei costruire sempre sulla roccia. Quando passo davanti al grande distributore di Piano Cappelle, cos importante nel mio immaginario infantile ed adolescenziale, lo vedo come metafora dellesistenza di mio padre: fatto a pezzi giorno per giorno dagli agenti atmosferici, da piccoli smontaggi... Non rimane che uno scheletro come segno della gloria che fu, come il corpo di mio padre e il suo volto insolitamente pulito e giovanile non che un segno di un altra vita, come gli dico spesso senza che lui ne possa cogliere pi il significato. Un altra vita, pap... Lascia stare i ricordi, i tribunali, gli avvocati che hanno contribuito alla tua rovina... Un altra vita i camion, i dipendenti, i distributori, i buoni con cui fare rifornimento gratis... Ma ringrazio il Signore per avermi costretto, attraverso questa doloroso pedagogia della catastrofe, a diventare degno della mia eredit spirituale, a scegliere drasticamente un altro modello di vita pi sobrio e faticoso, in cui nulla fosse gratuito (nel senso deteriore) ma tutto frutto di lavoro, fatica, travaglio, impegno, sforzo, disciplina. E in questo lincontro con Mariarosaria, superata la fase romantica della mia concezione dellamore, fase fascinosa e pericolosa, ha svelato nel tempo tutta la sua sensatezza: stato lincontro di due mondi completamente diversi. Come saperlo allora, quando ci conoscemmo nel 1984? Quanto vita ci vuole per comprendere a fondo la propria vita! Come Federigo sono stato spinto a prendermi cura delle cose, a non vivere solo nella dissipazione. Questa la struttura profonda dellincontro con mia moglie. Imparare davvero a pesare le cose, insieme. Ho imparato che il lavoro, in ogni ambito, premia sempre. Guardo questo spazio anche con gli occhi di una fede adulta, qui spentasi, qui rinata impetuosa ed esaltata. Ora sto cercando lequilibrio fra azione ed interiorit, preghiera raccolta e gesto orante. Anche questo necessit di una grande maturit verso cui sono proteso, malgrado le zone dombra. Ci sono molte cose da curare: alberi e case, parti dellanima, un figlio, soprattutto, se nascer, quando nascer, portando un nuovo inizio e facendo, nello stesso tempo, proseguire una storia che ho sempre cercato di raccontare, e che spero di continuare a raccontare con sempre maggior adesione alla realt, sempre pi desiderio di trasparenza del mio ego. Se imparassi una volta per sempre a farlo tacere! Allora s diventerei quel poeta nel profondo ho sempre desiderato essere (proprio per soddisfare quellego? Paradosso...).

Quaderni 2004 Il Signore veglia su tutti i mie trapassi. Io ho bisogno di nuovi inizi. Non per ansia di novit, ma perch ho sempre percepito la mia vita come uniniziazione ad una consapevolezza sempre maggiore. Seppure tra cadute e paure, sono cresciuto in questi anni di ansie e tensione, di squassamenti interiori e rotture relazionali. Sono diventato adulto: non tutto compiuto. Altro serve. Di una radicalit inaudita per me. Ma ci che stato fatto buono. La scrittura mi ha sempre accompagnato in questo percorso. E importante cercare forme nuove, esaurita lesperienza diaristica (cor curvum in se), incapace di cogliere la dinamica del cambiamento e troppo attenta alle permanenze. Molte cose sono cambiate in questi, vorrei cercare di registrarle. A partire da questo spazio, che anche un luogo dellanima, dove io divengo me stesso. . *** Il grande mare. Placido. Galleggiano detriti di antichi galeoni, costruiti per epiche battaglie, distrutti da venti e tempeste. Assi oramai infracidate, botti rullanti. E tu, superstite, ti aggrappi a ci che rimane duna passata grandezza, costruita su scontri. E poco a poco ti abbandoni, lasci la presa dallultimo legno, vano sapendo un approdo. E scendi negli abissi, con gli occhi sbarrati, l dove ogni aspetto sensato viene meno, dove la luce scompare lentamente. E contempli le tenebre, vivo, padre mio che volesti il naufragio. *** Partecipare al rito in maniera personale. Non lasciare che la routine svuoti di senso un evento che pu essere centrale nei giorni. Accidia o tristitia? Sapore di polvere. Pulvis et umbra. Abitudini: lato positivo e lato negativo. Habitus. Lavoro manuale: lio si dissolve per lasciare spazio alla realt. Una trascendenza assolutamente prosaica. Non ambisco pi ad alcun riconoscimento umano. svanita una delle molle fondamentali del mio agire fino ad oggi. Il giudizio c, ma non pi quello degli uomini n quello della mia coscienza. Dio il giudice, ma i suoi parametri sono sconosciuti. Salvezza dalla disperazione ma anche dal fariseismo. Insondabile bilancia che mi peser: sollievo da un peso insostenibile (la coscienza): misurare (io) ogni mia azione. Grazie a Bonhoeffer e alla sua poesia. Grazie a Barth e alla sua Epistola. Smettere di essere, finalmente, solo figlio. Entrare, consapevole, nella paternit. Proficua lettura di Illich: farne la base dei corsi dellanno prossimo. Organizzare incontri a prescindere dalla Provincia. Farsi carico delle attese altrui.

Quaderni 2004 Ho ripreso a recitare le Lodi tra uccelli e ombre. La luce serale delle fiaccole, il colore della pietra di un abitare che plasmo ogni giorno. Grazie, Signore, mia forza. *** Non mi sono mai interrogato sul mio bisogno di scrivere, saltando - con una libert che forse dissimula assenza di fondamento - da un genere allaltro. *** Prendere atto del fallimento di un percorso. O meglio: dellesaurimento di una fase. Rimettersi in mare senza paura di cercare strade nuove. Il rischio, come sempre, la stasi e la cancrena. Corruptio optimi pessima. Superare legoismo di coppia. La vela il figlio che sta formando. *** Scrivere: comprendere se stessi, ammaestrare. Non sono mai uscito consapevolmente da questa polarit. Ne esistono altre per me? Fare del divieto della scrittura diaristica una proficua disciplina creativa. Scarsa fiducia nelle mie possibilit? Contraddizione rispetto a ci che scrivo. Importanza della poesia, che trasfigura lesperienza privata. Allora: scrivere molto in versi, senza aspettare una fantomatica ispirazione. Nel peggiore dei casi sar un utile esercizio di stile. Settembre Sono passati due mesi da quando siamo venuti a vivere in campagna. Oggi, a met settembre, con la scuola che riapre domani, torniamo in citt. Le cose che ho fatto sono buone: pulizia, restauro, riscoperta di oggetti dimenticati o lasciati ai tarli. Non c stato giorno inoperoso. Ho costruito per la mia famiglia attuale e per quella di provenienza, ho abbellito la mia casa e la casa madre, quella da cui provengo, come in una sorta di moderno ver sacrum. Dagli anni della scoperta turbinosa della lettura e della conversione, questa stata lestate pi ricca e intensa. Lanno scorso fu caratterizzato dalla crisi e dalla rinascita del mio matrimonio, questanno dalle opere e da un buon lavoro sul corpo: la corsa per un mese, i pesi. Devono essere forti, pensavo oggi in ospedale guardano un padre che teneva amorevolmente in braccio il neonato, le braccia che stringeranno mio figlio! C ancora molto, moltissimo da fare. Zone oscure su cui lavorare alacremente. Ma ho limpressione di un passaggio di et, di un salto di consapevolezza ed assunzione di responsabilit, a cui tutto il mio essere ora chiamato ad adeguarsi. Ma la direzione buona. Ho pregato ogni giorno, ringraziando il Signore per tutti i suoi doni, grandi doni. Abbiamo perso padre Agostino come punto di riferimento spirituale (soprattutto Rosaria ne stata turbata). Ma nelle cose dello spirito bisogna essere sempre pronti a varcare soglie. Da domani una nuova avventura scolastica, a Telese, impegnativa, dopo gli anni dellapprendistato e del tirocinio. Che il Signore mi guidi anche in questo.

Quaderni 2004

*** tempo di abbandonare ogni retaggio dellinfanzia, ogni paura. Lassunzione di responsabilit, di paternit, deve essere integrale, senza residui. Nessuna uscita di sicurezza. Il tempo davvero propizio: un nuovo inizio, anche lavorativo, per sperimentare lintegrale maturazione del mio essere educatore. Anche qui senza residui, che corromperebbero la bont del lavoro. Senza giocare. E cos nel lavoro intellettuale. I tre ambiti da sempre identificati come caratteristici della mia esistenza sono al loro snodo decisivo, dove cio si decide della loro seriet. Siine allaltezza, Nicola. Ricorda sempre: sei nato per servire, come ogni uomo. L solo la tua realizzazione. Anteponi sempre al tuo ego, ai tuoi desideri, qualunque essi siano, le aspirazioni degli altri. Servabo. Ricorda. Nella duplice accezione. Non dissipare il tempo. Non dissipare il tempo. Vivi sereno. Ottobre Che cos una vita equilibrata? utopico costruire lequilibrio, se non a partire da una disposizione interiore, che il dono di s. inutile cercare altre vie, in maniera razionale. Il nostro ego inevitabilmente finir per risucchiarci nelle tenebre che ci portiamo dentro da sempre. La luce si conquista solo ripetendosi ogni giorno: Sia fatta la tua, non la mia volont. quello che diceva S. Teresina, quello che diceva Bonhoeffer nelle sue ultime lettere. Lessere-per-lA/altro. Questo equilibrio ci consente di portare la testa alta tra gli uomini, qualunque cosa ci accada. Ci consente di guardare gli altri negli occhi, nella certezza che la nostra pratica quotidiana perfettamente intonata alla nostra fede. Le due cose non possono scindersi, se non a costo di fariseismo o di inaridimento. *** Caterina. Madre. Figlia. Si riannoda un filo spezzato? *** Il corpo e la mente. Il corpo la mente. La mente il corpo. Non dimenticare. Ogni cosa che accade nelluno accade anche nellaltro. Sempre. Illusoria ogni scissione. Nel bene come nel male (in quel che noi crediamo bene, in quel che noi crediamo male). Saggezza orientale da recuperare in toto. Dicembre Bisogna curare ogni gesto. Quando alcune pratiche che sono state positive si rivelano mortifere, bisogna avere il coraggio di troncarle. La quantit non mai un valore. Importanza del raccoglimento.

Quaderni 2004 Chiedersi sempre: cosa sto facendo ora? Se non in grado di rispondersi, bisogna fermarsi e capire. Non imputare mai al tempo, soprattutto nel mio caso, la colpa. Ogni azione importante se vissuta con consapevolezza. Non lasciarti dominare dagli eventi. Ogni giorno una crescita di consapevolezza. Non c nessuna azione importante in s. *** Le strade del suo cuore. Mare agitato. Sciogliere catene inique. Spezzare ogni giogo. Varcate la porta, il tempio del cuore. Il Signore mi ha aperto lorecchio e io non ho opposto resistenza (Is., 50, 57).

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