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Tardo antico o protobizantino?

Gli inizi sfuggenti della letteratura bizantina


Panagiotis A. Agapitos
Fin dalla pubblicazione dellOxford Dictionary of Byzantium, ventanni fa, molti studiosi segnalarono lesigenza di una nuova storia della letteratura bizantina. Una delle difficolt maggiori per realizzare questo tipo di storia consiste, come ovvio, nella scelta della forma e del contenuto di un libro di questo genere allepoca dei database e di internet. Unulteriore difficolt rappresentata dalla scelta dei confini, interni ed esterni, di questa storia: dove inizia e dove finisce? Dove si interrompe per ricominciare? La risposta a queste domande costituisce il nucleo di un breve libro al quale sto lavorando. In questa conferenza intendo concentrarmi sullinizio della letteratura bizantina, in quanto ne rappresenta la linea di demarcazione pi significativa, sia per via della sua pregnanza simbolica sia perch costituisce un problema complesso nellambito del dibattito accademico. Negli scorsi decenni, linizio o il confine superiore della letteratura bizantina stato spostato in avanti: secondo alcuni studiosi ha raggiunto persino il settimo secolo. Come si pu spiegare tale spostamento, dallepoca in cui il giovane Karl Krumbacher, nel 1891, proclamava con passione che Bisanzio comincia con Costantino il Grande e la sua letteratura con il quarto secolo? Ciononostante Krumbacher fu obbligato a iniziare la sua Geschichte der byzantinischen Litteratur con let di Giustiniano poich era quella lepoca nella quale Iwan von Mller, il direttore dell Handbuch der Klassichen Altertumswissenschaft, aveva fissato il confine tra mondo antico e mondo medievale. La questione storica del perch gli inizi della letteratura bizantina siano sfuggenti direttamente correlata con il problema metodologico di individuare tali inizi. Io definirei queste due questioni, tra loro interconnesse, il problema scientifico, a cui cercher di rispondere nella prima parte della mia conferenza. Nella seconda parte

2 avanzer una proposta che consenta di stabilire nuovi criteri di periodizzazione e un suggerimento a proposito di un inizio preciso della letteratura bizantina. Cominciamo a considerare brevemente il problema scientifico. Parallelamente alla formazione del modello di uno Stato nazionale e della sua lingua nazionale, nel diciannovesimo secolo, si svilupp anche il modello di una letteratura nazionale. Le origini di tali nazioni, nel senso della loro continuit storica e del loro sviluppo verso let del progresso, furono cercate nel Medioevo, nel periodo storico in cui si creava una letteratura nazionale che avrebbe espresso le caratteristiche di queste nazioni. Il concetto, ideologico, della continuit storica ha fornito le fondamenta per la formazione di una master narrative (cio una narrazione presa come principale punto di riferimento) che proponeva la storia della creazione e dello sviluppo di una specifica letteratura nazionale. Tale formazione era in sintonia con i concetti biologici, dominanti a quellepoca, di nascita, crescita e decadimento di un organismo vivente, sia che si trattasse di uno Stato sia di una letteratura. Il risultato fu che il concetto di sviluppo storico ebbe un ruolo importante nella formazione di una master narrative biologica per la letteratura greca antica. I testi bizantini, essendo scritti in greco, furono collocati nel periodo storico dellestrema decadenza della letteratura greca. Inoltre, un aspetto importante del concetto di continuit storica (e, in concomitanza con esso, delle nozioni di inizio e di fine) fu la periodizzazione. Fin dal diciottesimo secolo si stabil una tripartizione del tempo storico, attraverso la quale, il flusso della Storia venne diviso in Antichit, Medioevo ed Et Moderna. Un criterio di importanza fondamentale per stabilire il confine tra i vari periodi fu la scelta di un evento storico significativo, o di un personaggio storico significativo, come contrassegno di un cambiamento epocale. Cos lanno 476 dopo Cristo la fine dellImpero Romano in Occidente fu scelto come levento pi significativo per segnare il confine tra lAntichit e il Medioevo, oppure, per formularlo in termini ideologici: il passaggio tra la fine di uno Stato romano multinazionale e la genesi dei moderni Stati nazionali.

3 Strettamente correlato al criterio dellevento o della figura significativa per stabilire confini storici, fu anche in special modo per larte e la letteratura il criterio della paideia antica. Tale criterio esercit unenorme influenza nella formazione dellimmagine della transizione verso il Medioevo, e della sua natura, dal momento che la sopravvivenza della paideia (qualsiasi cosa abbia significato) e, di conseguenza, la produzione di una letteratura classicheggiante divennero, in pratica, il parametro esclusivo per misurare i traguardi culturali di una data epoca. Pi precisamente, nel caso della letteratura bizantina, la presenza di una produzione letteraria classicheggiante fu vista come lindicazione di una forte continuit, mentre la sua assenza venne interpretata come lindicazione di una discontinuit anche pi forte. Pertanto, lalterit della letteratura cristiana nella lingua greca fu o legittimata per incorporazione (la produzione cristiana accettata nel canone letterario greco pagano, Gregorio di Nissa, per esempio) o ignorata attraverso omissioni (la produzione letteraria cristiana rifiutata, in quanto estranea a tale canone, per esempio lagiografia delle origini). Una risposta critica a questi fattori ideologici ha portato, negli ultimi cinquantanni, a una graduale ridefinizione del tradizionale confine tra Antichit e Medioevo. Il vuoto spazio-temporale che stato lesito di tale ridefinizione doveva essere riempito. La Tarda Antichit non solo si consolidata, di per s, come una nuova era tra Antichit e Medioevo, ma, ci che pi importante, come una nuova e indipendente area di ricerca che ha raccolto insieme i campi della storia, dellarcheologia e della letteratura. In questo modo, scrittori come Gregorio di Nazianzo, Agostino, Claudiano, Nonno di Panopoli, Socrate Scolastico, Coricio di Gaza, Giordane, o gli scrittori greci e latini di Vite di santi e raccolte di miracoli, sono ormai considerati autori e rappresentanti della cultura della Tarda Antichit piuttosto che esponenti della societ Tardoromana o Protobizantina. Questa trasformazione, i cui inizi risalgono al diciannovesimo secolo, si impose con forza in una posizione di primo piano esattamente quarantanni fa. Nel 1971, Peter Brown pubblic il suo breve e brillante libro Il mondo tardo antico, nel

4 quale demoliva le barriere tra le varie discipline e tra spazio e tempo, postulando lunit di un mondo mediterraneo espanso, che si estendeva geograficamente dallIrlanda alla Mesopotamia e cronologicamente da Marco Aurelio a Maometto. Bench questa impostazione sia stata oggetto di critiche provenienti da varie prospettive, il concetto di Tarda Antichit e la sua esistenza storica autonoma stato pienamente riconosciuto nei pi ampi contesti accademici internazionali. Di conseguenza, anche la Storia e la letteratura bizantina hanno subito una trasformazione analoga, dal momento che in un numero crescente di pubblicazioni, il confine della cultura bizantina stato abbassato fino al settimo secolo. A mio avviso, nel segnare un nuovo confine, si incorre in un errore metodologico. L ascesa e la funzione della Tarda Antichit, per parafrasare il titolo di un celebre articolo di Peter Brown del 1971, furono descritte in una prospettiva che si basava su eventi storici, storia sociale e produzione artistica del quarto e quinto secolo in Occidente. Il concetto di Tarda Antichit, in contrasto con le svariate teorie della decadenza, risalenti al diciottesimo e diciannovesimo secolo, tent di mostrare che let tardoromana etichettata come decadente-, fu, in realt, unepoca storicamente autonoma e artisticamente dinamica. Tale tentativo port a una serie di radicali reinterpretazioni e rivalutazioni della societ, della cultura e della letteratura dellImpero Romano di lingua latina. Ci nondimeno, tali nuove prospettive interpretative si possono proiettare sulle regioni orientali dellimpero solo a condizione di introdurre un sostanziale grado di arbitrariet, poich il contesto socioeconomico, culturale e linguistico era differente. La cosiddetta unit dello spazio orientale-occidentale espanso di et tardoantica, non pu essere stabilita con facilit, su tutti i livelli simultaneamente e nei suoi sviluppi paralleli. Due esempi dovrebbero bastare per dimostrare la difficolt di tale operazione. Da un lato, la lingua greca e la sua cultura erano presenti in Oriente in modo assai diverso che in Occidente, mentre esistevano altre lingue orientali che pure ebbero unimportante

5 cultura scritta (lebraico, il siriaco, il copto) e che interagivano profondamente con il greco. Daltro canto non possibile proiettare da Occidente a Oriente la fine di Roma del 476, e ciononostante, gli storici hanno cercato di trovare anche per lOriente una simile rottura, dalla quale un nuovo Stato medievale -lImpero bizantino- sarebbe dovuto emergere. Tale rottura stata collocata nel settimo secolo, nel corso del quale, eventi tumultuosi comportarono immensi cambiamenti nel mondo del Mediterraneo orientale. I filologi accettarono la presenza di questa rottura, e collocarono l la fine della paideia e della cultura antica. qui, dunque, che si trova una ragione del continuo slittamento del confine tra lAntichit e Bisanzio. un confine che non si pu rendere stabile perch non possibile trovare presupposti storici simili a quelli che si svilupparono nellimpero occidentale. A prescindere da ci che si pu pensare sull esistenza o meno della Tarda Antichit, una cosa certa: la periodizzazione della storia, cos come argomentata dagli storici, qualcosa di esterno ai testi che ci sono pervenuti, perch tali testi vengono collocati meccanicamente in una cornice preesistente, senza alcuna considerazione per il testuale carattere specifico, che da essi si ricava. Questo mi porta alla seconda parte della mia conferenza. Rivolgiamo la nostra attenzione a una serie di criteri diversi per la periodizzazione della letteratura bizantina. Come ovvio, la periodizzazione quale strumento tassonomico, funzionale alla comprensione della fluidit del tempo storico, uninvenzione moderna. Essa soddisfa i nostri bisogni e le nostre esigenze accademiche, ma solo raramente riflette le nozioni che le culture premoderne possono aver avuto dei periodi nella storia o nella produzione letterararia. Come Witold Kula (il celebre storico polacco delleconomia medievale) ha formulato in modo conciso nel suo saggio Riflessioni sulla storia (1958), la storia non altro che la coesistenza di non-sincronismi, in altri termini, la storia (e potremmo aggiungere, la letteratura), nei suoi movimenti spazio-temporali, fatta di strutture diverse, le cui discontinuit, continuit e ritmi, non coincidono appieno con ogni dato momento della loro coesistenza.

6 Dunque, al fine di comprendere e descrivere la mutevole fluidit della letteratura, che si articola su pi livelli, occorre stabilire una serie di criteri che permettano di individuare una rottura strutturale, che ci consenta di leggere la produzione letteraria di una data epoca in modo metodologicamente soddisfacente, a fronte del suo background storico e socioculturale. Definirei tali criteri insiti nei testi, poich si sviluppano dai testi stessi. Quattro di questi criteri sono i seguenti: (i) La scelta di almeno due autori contemporanei la cui opera sia abbastanza voluminosa da consentire unanalisi comparativa soddisfacente, sulla base di un solido materiale testuale. (ii) Uno studio delle caratteristiche strutturali, di genere e stilistiche delle varie opere degli autori prescelti. (iii) Uno studio della consapevolezza autoriale di tali autori, che riguardi: (a) le loro opinioni sulle caratteristiche strutturali, di genere e stilistiche, e su altri elementi costitutivi che si trovino nei loro lavori; (b) le loro opinioni pi generiche in quanto autori, possibilmente in relazione ai loro predecessori, presunti o reali; (c) il grado di convergenza, divergenza o innovazione rispetto a tali predecessori. (iv) Uno studio della ricezione, primaria o secondaria, ossia, da un lato gli immediati destinatari dellopera e il pubblico contemporaneo, dallaltro i lettori di et successive. Questi criteri possono aiutare a stabilire se esista una rottura strutturale che possa essere caratterizzata come l inizio della letteratura bizantina. Lindagine si concentra sui secoli dal quarto al settimo. In questi quattro secoli ci sono alcuni periodi che sono stati proposti, pi o meno formalmente, come gli inizi della letteratura bizantina: lautorit assoluta di Costantino (324 dopo Cristo), la divisione dellimpero tra Arcadio e Onorio nel 395, il regno di Giustiniano (527-565), linizio o la met del settimo secolo, i primi decenni dellottavo. Ci si potrebbe chiedere se i quattro criteri soprammenzionati si possano applicare ai seguenti autori, sempre contemporanei (a partire dal settimo, per risalire fino al quarto secolo):

7 (i) Giorgio di Pisidia, Teofilatto Simocatta, Leonzio di Neapoli, Giovanni Mosco, e Sofronio di Gerusalemme nel primo terzo del settimo secolo. (ii) Procopio di Cesarea, Romano il Melodo, Paolo Silenziario, Flavio Cresconio Corippo, Cirillo di Scitopoli e Giovanni Malala nel sesto secolo. (iii) Cirillo di Alessandria, Zosimo, Socrate Scolastico, Nonno di Panopoli, Sidonio Apollinare, Proclo e Marino di Neapoli nel quinto secolo. (iv) Giovanni Crisostomo, Sinesio di Cirene, Claudio Claudiano, Ammiano Marcellino ed Eunapio di Sardi nellultimo trentennio del quarto secolo. Per quanto ciascuno di questi autori possa vantare opere importanti (spesso innovative, a volte anche originali), qualora siano comparati gli uni con gli altri nel loro rispettivo contesto, essi non offrono limmagine di una rottura chiara e consapevole: al contrario, presentano proprio quel tipo di coesistenza di nonsincronismi che contrassegnano specifiche continuit e discontinuit. Tuttavia, verso la fine del regno di Diocleziano, troviamo due autori che, a mio avviso, corrispondono ai criteri che permettono di individuare una rottura strutturale nella produzione letteraria. Essi sono Lattanzio ed Eusebio. Entrambi si trovarono ad affrontare la medesima, gravissima, crisi, ossia la grande persecuzione del 303-313. Lattanzio abbandon il suo ruolo di professore di retorica a Nicomedia (dove era stato chiamato da Diocleziano) quando divenne testimone oculare dellinizio della persecuzione nel febbraio del 303, mentre Eusebio, tra il 307 e il 310 fu imprigionato e il suo maestro e protettore Panfilo venne giustiziato. Entrambi ebbero rapporti con limperatore Costantino. Lattanzio probabilmente lo incontr a Nicomedia prima del 306, e pi tardi, su invito dellimperatore stesso, divenne il precettore di suo figlio Crispo, nel 315, e a Costantino dedic la seconda edizione delle Divinae Institutiones nel 325, ossia dopo che Costantino, nel 324, divenne unico imperatore. Eusebio incontr Costantino al Concilio di Nicea (nellestate del 325), e in seguito ebbe con lui un carteggio di tipo professionale. Declam un

8 panegirico a Gerusalemme, nel settembre del 335 e un altro a Costantinopoli nel 336, nel corso della celebrazione dei tricennalia dellimperatore. Eusebio e Lattanzio decidono di dedicare i loro sforzi alla presentazione sistematica (storica e didattica) del Cristianesimo come (a) una religione autonoma, distinta dall ellenismo e dal giudaismo, (b) un autonomo sistema di pensiero e (c) una decisione di Dio, realizzata storicamente, riguardo al percorso dellumanit verso la verit e la salvezza dopo la morte. La vasta produzione di entrambi gli autori include opere apologetiche, teologiche e storiche. Tuttavia tali definizioni si devono mettere tra virgolette, in quanto le loro opere non appaiono in una forma generica che sia immediatamente, o anche solo facilmente, riconoscibile rispetto alla letteratura greca, latina o cristiana delle origini. Entrambi gli autori conoscono, in qualche misura laltro linguaggio ecumenico, una conoscenza che permette loro di avere una qualche prospettiva anche dellaltra letteratura ecumenica. Le varie opere dei due autori mostrano forti somiglianze; ricordiamo le pi ovvie: (i) Tanto la HE di Eusebio che il DMP di Lattanzio, nonostante siano di argomento storico, si collocano completamente al di fuori del quadro della storiografia politica, a tutti i livelli: sul piano del contenuto, della struttura e dello stile. (ii) Lanalisi teologica nei loro lavori costituisce la prova dellesistenza della Cristianit e della Provvidenza divina, piuttosto che un vero e proprio pensiero teologico. Tale analisi nel DI e PE/DE, per esempio condotta sulla base di unampia selezione di passi di testi pi antichi greci, latini, giudaici e cristiani- sia in prosa che in poesia. (iii) In tutti e cinque i lavori menzionati (HE, DMP, DI, PE, DE) i due autori trattano la selezione dei testi (per esempio passi poetici o documenti imperiali) come elementi essenziali della verit e dunque della validit della loro operazione didattica. (iv) La maggior parte di questi lavori dominata da una forma di composizione fluida, che possiamo descrivere come una sorta di work in progress (con pi di una

9 edizione) mentre il testo d limpressione che si tratti di entit composte sulla base di passi distinti. In Eusebio, in particolare, la scrittura presentata come un processo che, attraverso la narrazione, trasforma alcuni passi selezionati in un , un libro: ... ' (HE 1.1.4). Il verbo significa qui dar forma al corpo di un libro, dal momento che si riferisce ai voluminosi codici di pergamena (DVC 4.36.2-3). (v) Lira divina e la conseguente punizione dei persecutori dei Cristiani spiegata storicamente e documentata teologicamente in entrambi gli autori: (a) Lattanzio prima scrive il DMP (la raccapricciante collezione delle morti terrificanti in cui incorrono i persecutori, in linea diretta da Nerone a Licinio) e poi compone il suo trattato DID, nel quale sviluppa e affina la sua teoria della giusta ira divina; (b) Eusebio incorpora le morti dei persecutori nella HE, dando un particolare rilievo alla morte di Galerio e di Massimino, per poi trasferire questo passo dal libro ottavo della HE al primo libro del DVC ; (c) la morte dei persecutori, quale descritta da Eusebio e Lattanzio, si innalza molto al di sopra di qualsiasi altro modello pi antico, come uno dei pi potenti typoi strutturali per la rappresentazione della morte dei malvagi nella storiografia e nella agiografia cristiana. (vi) Entrambi gli autori esprimono un atteggiamento critico nei confronti dei loro predecessori che, solo in apparenza, si occuparono di argomenti simili: (a) nel libro quinto del DI, Lattanzio presenta tre antichi apologeti del Cristianesimo (Minucio Felice, Tertulliano, Cipriano), li elogia, ma soprattutto ne critica la trattazione parziale o insufficiente dellargomento, e ne critica persino lo stile; (b) in modo analogo, Eusebio, nella prefazione generale alla HE, critica , mentre loda soltanto unopera di un autore pi antico (le Stromateis di Clemente Alessandrino nel libro sesto), un lavoro che si potrebbe considerare lunico modello concettuale riconoscibile per le sue opere teologiche; (c) importante notare che entrambi gli

10 autori rappresentano se stessi come creatori di qualcosa di diverso o di nuovo: aliud est accusantibus respondere... aliud instituere, quod nos facimus (DI 5.4.3 e 5.4.7) e (HE 1.1.3 e 5.pr.2-4). (vii) Entrambi gli autori hanno una forte reazione nei confronti dello stesso testo. Si tratta del , un trattato polemico contro i Cristiani, oggi perduto, opera di Sossiano Ierocle (comandante della Bitinia quando la persecuzione fu annunciata formalmente). Sossiano faceva un paragone tra Cristo, quale rappresentato nei Vangeli, e Apollonio di Tiana, quale rappresentato nella Vita di Apollonio di Tiana (ca. 210 dopo Cristo): (a) Lattanzio assistette a una lettura dellopera subito prima dellinizio della persecuzione e ne critica lautore in DI 5.2.12-5.3.24; (b) Eusebio (bench siano stati sollevati dubbi sulla paternit eusebiana del CH) scrive un breve trattato contro Sossiano e il suo sconveniente paragone tra Cristo e Apollonio in quanto taumaturghi. Al di l delle analogie vere e proprie, c un altro punto che mette in relazione Lattanzio ed Eusebio. Entrambi gli autori, in et moderna, sono stati oggetto di dibattito riguardo ai generi letterari ai quali le loro opere appartengono: il DID e il DMP di Lattanzio e lHE e il DVC di Eusebio. Il dissenso pi forte riguarda il DMP e il DVC. Specialmente nel caso del DVC sono state formulate le ipotesi pi complesse su come il testo sia stato composto e su quale sia il genere cui appartiene. Tali ipotesi si basano sul presupposto che alcuni generi letterari riconoscibili stiano alla base del DVC. A mio avviso, tale opera in particolare non si pu ricondurre ad alcun modello antico, e nemmeno a una combinazione di modelli, contrariamente a quanto accade per la Vita di Origene nel libro sesto dell HE). Questa vita chiaramente modellata su uno specifico sottogenere biografico antico la vita del filosofo come prefazione al suo lavoro poich si propone uno scopo, didattico e letterario, del tutto diverso da quello del DVC.

11 Anche questo breve, e necessariamente generico paragone tra Lattanzio ed Eusebio mostra che ci troviamo di fronte a due autori che, attraverso le loro opere, riflettono un codice di comunicazione con il loro pubblico completamente nuovo. In questo contesto nuovo non significa originalit sul piano delle caratteristiche testuali individuali (alcuni degli element evidenziati sopra si possono trovare anche nella letteratura ellenistica e latina); nuovo indica qui leffetto generale e latteggiamento pi profondo della scrittura e della sua ricezione. Pertanto, lopera dei due autori presi in esame rappresenta una evidentissima rottura strutturale. A mio avviso tale rottura non pu essere il risultato casuale di asincronismi che si sovrappongono, quanto piuttosto un tentativo consapevole di introdurre un cambiamento ideologico specifico e ampiamente valido. Nelle opere di Lattanzio e di Eusebio possibile identificare una serie di sette principi operativi interni che determinano un inquadramento estetico nuovo per ciascun testo. Ecco quali sono: (i) CENTRALIT: il testo focalizzato, in modo evidente, su un centro, strutturale o concettuale, che si colloca allinterno di una disposizione chiaramente gerarchica, per esempio la morte di Galerio nel DMP, la grande persecuzione nellHE (gi sottolineata nella disposizione gerarchica della prefazione al libro primo), il nuovo e vero ruolo del cristianesimo in opposizione al giudaismo e allellenismo nella PE e nella DE, il quarto libro del DI sulla vera sapienza e religione, con il suo secondo appello a Costantino. (ii) NON-LINEARIT: si osserva labolizione delle strutture lineari (in altri termini dellipotassi strutturale), che potrebbero consentire la connessione, molteplice e profonda, delle parti riconoscibili del testo. Per esempio la struttura generale del DID o della HE, e del DVC non segue una struttura lineare e ipotattica. (iii) STRUTTURA PARATATTICA: invece di unipotassi, la struttura del testo presenta unorganizzazione paratattica in unit pi piccole, in altre parole, una sequenza, chiaramente osservabile, di unit, tutte situate sul medesimo piano narrativo. (iv) STRUTTURA A COMPARTIMENTI: le unit pi piccole vengono sottolineate

12 per mezzo di alcune forti linee di demarcazione come compartimenti autonomi (e spesso stagni), in modo tale da dare limpressione che la rimozione o linserzione di uno o pi compartimenti non altererebbe la macrostruttura dei testi, per esempio il DMP, lHE e il DVC , ma anche il DI e soprattutto lEDI. (v) NON-CHIUSURA: il testo non sembra arrivare a una chiusura riconoscibile, e in alcuni casi d anche limpressione di necessitare, in modo continuativo, di ulteriore rielaborazione. In altri termini, la nozione di unopera finita da parte dellautore sostanzialmente indebolita. In questo senso, si potrebbero paragonare tra loro le varie rielaborazioni della HE, le due edizioni del DI e la sua successiva redazione, lEDI, unepitome realizzata dallautore stesso. (vi) CAPACIT DI ASSORBIMENTO: il testo, in modi diversi e con finalit diverse, assorbe in modo visibile una moltitudine di passi differenti da testi pi antichi, per esempio lHE/DE e il perduto Universalis Elementaria Introductio (di cui le Eclogae Profeticae formavano i libri 6-9) oppure il DI. (vii) DISVELAMENTO: il testo rivela consapevolmente i meccanismi del suo strutturarsi, attraverso continui riferimenti alle sue parti strutturali e alle loro reciproche relazioni, per esempio il DID, il DI e il DMP oppure lHE, la PE/DE e il DVC. Di particolare importanza per la validit dei sette principi operativi interni che abbiamo descritto, e per il nuovo codice ideologico ed estetico che essi rappresentano, il fatto che nelle arti visive troviamo principi analoghi. Un esempio importante lArco di Costantino a Roma. Esso fu eretto in occasione della celebrazione dei decennalia dellimperatore e la dedicazione avvenne nel luglio del 315; pertanto perfettamente contemporaneo a Lattanzio e a Eusebio. La sua struttura consta di tre elementi distinti e distinguibili: (i) la cornice strutturale originaria; (ii) ampi spolia appartenenti a tre periodi storici diversi (traianeo, adrianeo e aureliano), derivati dalle rispettive costruzioni di tipo diverso e visibilmente incorporati allinterno della struttura originaria; ormai assodato che queste costruzioni romane pi antiche non furono

13 demolite nel 315 per depredare i vari rilievi utilizzati; (iii) sculture di et costantiniana, per esempio i rilievi rettangolari al di sopra degli archi minori e sotto i tondi di et adrianea, o liscrizione dedicatoria e la coppia di grandi tondi sui lati orientale e occidentale. Riconosciamo subito alcuni principi che regolano la composizione della costruzione: (i) la centralit, nella forte preminenza del centro e nella sua disposizione gerarchica, a partire dalliscrizione dedicatoria in gi; (ii) la non-linearit, nella disposizione nonipotattica dei rilievi sulle quattro pareti dellarco e negli stessi rilievi costantiniani; (iii) struttura paratattica e struttura a compartimenti in massima misura, contrariamente ad altre costruzioni antiche analoghe, quali l Arco di Tito (82 d.C.) o di Settimio Severo (203 d.C.); (iv) la capacit di assorbimento, attraverso linclusione di materiale scultorio pi antico. Inoltre, come nel caso del dibattito riguardo al genere letterario e al valore storico delle opere storiografiche di Lattanzio e di Eusebio, anche per lArco di Costantino e il suo ruolo nel declino della storia dellarchitettura romana, si sviluppato un dibattito simile, a prescindere dai dati archeologici relativi alla costruzione. A questo punto cercher di trarre alcune conclusioni. A fronte della crisi gravissima provocata dalla grande persecuzione, due importanti maestri e studiosi decidono indipendentemente luno dallaltro di comporre una serie di opere che si prefiggono di dimostrare luniversale verit e validit di una specifica ideologia religiosa. Lattanzio ed Eusebio, nel criticare la maggior parte dei tentativi dei loro predecessori in questa direzione e nel rifiutare, in modi diversi, le altre religioni esistenti, stabilirono, attraverso le loro opere voluminose, un nuovo codice di comunicazione. Tale codice testuale, pienamente formulato nel 320 circa, rispecchia un codice visivo simile a quello espresso dallArco di Costantino nel 315. Questa sincronia indica lesistenza di una forte rottura, ideologica ed estetica, nella produzione artistica, e in particolare in quella letteraria. La rottura espressa nei lavori di Lattanzio e di Eusebio certo contemporanea

14 a Costantino, ma non intrinsecamente collegata a lui in quanto importante personaggio storico che contrassegna linizio di un nuovo periodo storico nel senso convenzionale. Un esame pi ravvicinato della produzione letteraria cristiana fino allinizio del quinto secolo mostra che gli autori posteriori hanno ricevuto una collocazione carica di implicazioni intertestuali: o nellaccettare o nel mettersi in competizione con l innovazione di Eusebio e Lattanzio, per esempio Gerolamo e Agostino nei confronti di Lattanzio e Atanasio di Alessandria e Socrate Scolastico nei confronti di Eusebio. Inoltre, dopo la morte di entrambi gli autori, si pu individuare una cesura di circa ventanni nella scrittura di testi cristiani, in quanto, a giudicare dai testi pervenuti, una produzione letteraria apertamente classicheggiante inizia ad apparire solo dopo il 350360 circa. A mio avviso non esiste una continuit strutturale tra la letteratura grecolatina (in quanto pagana) e la produzione cristiana dopo Lattanzio ed Eusebio. Il classicismo di autori cristiani che scrivevano in greco dopo il 355 circa (per esempio Gregorio di Nazianzo o Gregorio di Nissa) affermazione consapevole di un recupero di secondo grado nella formazione dellelaborazione letteraria cristiana. E non si tratta di una continuazione della cosiddetta seconda sofistica, n di una terza sofistica come suggerisce un termine coniato di recente. Tutte queste considerazioni evidenziano che le opere di Lattanzio e di Eusebio rappresentano una rottura profonda nella letteratura latina come in quella greca. I successivi sviluppi letterari in Oriente e Occidente dopo la met del quarto secolo mostrano anche che, in ambito cristiano, questa rottura si manifest in modi diversi: un rilievo pi ampio alla poesia nelle aree del Mediterraneo in cui si parlava latino (da collegarsi a mio avviso al diverso tipo di patronato che vigeva in Occidente), un rilievo pi ampio alla storiografia e agli scritti politici nelle zone in cui si parlava greco (a mio parere dovuto alle diverse strutture del potere ed esigenze sociali in Oriente). In questo modo la rottura strutturale del 300, quale si espresse in Lattanzio e in

15 Eusebio, rispecchia un consapevole allontanamento da tutto ci che era antico nella struttura, nel significato e nellideologia. In questo senso la fine dellAntichit chiaramente segnalata nelle opere di questi due autori. NellOccidente latino e nellOriente greco non esiste una rottura strutturale paragonabile a questa nella produzione letteraria fino all800 circa. E comunque lo strappo strutturale dell800 presuppone quello del 300 e la sua ricezione. In altri termini, per la letteratura bizantina la rottura del 300 rappresenta un inizio testualmente logico e ideologicamente significativo, mentre la rottura dell800 riguarda una riorganizzazione interna della produzione testuale bizantina nei suoi vari sincronismi e asincronismi. Se posso terminare con una domanda: pu essere un caso che intorno all800 le due parti della cronografia di Giorgio Sincello e di Teofane Confessore siano divise esattamente in corrispondenza del regno di Diocleziano e della sua grande persecuzione?

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