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Lavoro

e Globalizzazione
Campagna per la Cittadinanza
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Affrontare oggi il tema del
lavoro significa in primo
luogo comprendere che
e s s o da c ol l oc a r s i
all'interno di quel fenomeno
di vasta portata che viene
identificato con il termine
globalizzazione.
Lavoro e globalizzazione
sono necessariamente interconnessi e solo prendendo atto di
tale interconnessione possibile comprenderli.
Scegliendo, tra le tante possibili, la definizione che ne d il
sociologo Luciano Gallino, assumiamo che con il temine
globalizzazione ci si riferisce al fatto che negli ultimi decenni
del Novecento lo spazio del mercato sembra aver raggiunto i
confini demografici e territoriali del mondo.
Di conseguenza non vi sono pi nel mondo aree, continenti o
popolazioni le cui condizioni di vita non dipendano e siano
influenzate, pi o meno direttamente, in meglio o in peggio, dal
mercato mondiale.
E' dunque caratteristica intrinseca alla globalizzazione un
marcato aumento della competitivit: ciascun attore economico,
cio ogni impresa e ogni lavoratore, in competizione con
qualunque altro attore che offra sul mercato-mondo una merce
o una forza lavoro dello stesso tipo.
L'espansione priva di regole del mercato ha effetti devastanti
sulle persone perch porta ad una competizione durissima allo
scopo di sopravvivere che vede soccombere chi non
attrezzato.
DEFINIZIONE
DEL CONCETTO


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Nobbing. Ni piace lavoiaie
Bieau anu ioses
Capitalism. A love stoiy
In questo monuo libeio
Tutta la vita uavanti
Noith countiy: Stoiia ui }osey
The coipoiation
Filmografia
Micha X Peled, China Blue, 2005
[documentario]
Andrea Segre, Il sangue verde, 2010
[documentario]
Mobbing. Mi piace lavorare
Bread and roses
Capitalism. A love story
In questo mondo libero
Tutta la vita davanti
North country: Storia di Josey
The corporation
In Italia il 46,7% delle
persone tra i 15 e i 24 anni
che lavorano ha un impiego
temporaneo. La percentuale
dei giovani precari in Italia,
sempre secondo i dati Ocse,
in costante aumento
dall'inizio della crisi: 42,3%
nel 2007, 43,3% nel 2008 e
44,4% nel 2009.
In Italia il tasso di
disoccupazione giovanile al
27,9%, ben superiore alla media
ponderata dell'area Ocse
(16,7%).Nell'area Ocse a luglio
2011 c'erano ancora 44,5 milioni
di senza lavoro, 13,4 milioni in
pi rispetto al periodo pre-crisi, e
il tasso di disoccupazione
rimasto superiore all'8%
Il salario medio in Italia nel
2010 stato di 36.773 dollari
(a tasso di cambio corrente),
contro una media dell'Ue a 21
di 41.100 dollari e
dell'Eurozona a 15 di 44.904
dollari.
S
p
u
n
ti
Per continuare..
1)Visto che impossibile ritornare ad un'organizzazione del lavoro come quella di 30 anni fa, dove il posto fisso era la norma e non un
sogno, cosa legittimo sperare dal mondo del lavoro di oggi?
E' possibile far coesistere l'Articolo 1 della Costituzione italiana e il concetto di flessibilit del lavoro?
Pensi che sia corretto che il lavoro venga considerato una merce tra le altre e dunque i tagli del personale rappresentino una voce tra le
altre per far quadrare il bilancio di un'azienda?
- Paolo Virz, Tutta la vita davanti, 2008
- La flessibilit il concetto in base al quale un lavoratore non rimane costantemente al proprio posto di lavoro a tempo indeterminato, ma muta pi
volte, nell'arco della propria vita, l'attivit occupazionale e/o il datore di lavoro.
In un'ottica evolutiva e di accrescimento, la flessibilit dovrebbe prevedere un costante miglioramento delle conoscenze del lavoratore e di
conseguenza del livello occupazionale raggiunto, sia per quanto riguarda il versante economico sia per quanto riguarda quello delle competenze
professionali. Il concetto di flessibilit rischia per di degenerare nel concetto di precariato quando rilevano contemporaneamente, ed
involontariamente da parte del lavoratore, pi fattori di instabilit quali ad esempio la mancanza di continuit nella partecipazione al mercato del
lavoro e la mancanza di un reddito dato con il quale pianificare la propria vita presente e futura. (Wikipedia)
- Il problema di fondo che la logica della flessibilit non mantiene nemmeno una delle promesse di miglior vita che i suoi ideologi sbandierano,
anzi lesatto contrario. In questo senso, alla base di tutto, c lidea della possibilit di pianificare lutilizzo del lavoro umano come quello delle
altre voci del bilancio dazienda, di fatto riducendolo a merce (che esattamente quanto i testi internazionali e quelli nazionali, a partire dalla
Costituzione repubblicana, raccomandano di non fare). (Luciano Gallino)
2) Pu coesistere un'estensione globale dei diritti dei lavoratori con un modello di capitalismo avanzato? Di quali strumenti dotarsi per
analizzare le disuguaglianze globali?
- Micha X Peled, China Blue, 2005 [documentario]
- Feticismo della merce digitale e sfruttamento nascosto: i casi Amazon e Apple
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=5241
- La delocalizzazione rappresenta l'organizzazione della produzione dislocata in regioni o stati diversi. Il mercato globale, oltre a consentire
l'acquisto di merci in luoghi diversi da quelli usuali, ha consentito di pensare che alcune funzioni produttive possano essere totalmente delocalizzate
in luoghi ritenuti pi adatti.
- La convenienza economica la ragione principale della delocalizzazione del lavoro in quelle parti dellEuropa e del mondo che, a differenza
dellItalia e degli altri Paesi occidentali, non hanno n tradizioni sindacali n forme giuridiche di tutela del lavoro particolarmente avanzate, e
rendono possibile quindi minimizzare il costo di quella particolare merce che il lavoro umano, spesso con il sostegno attivo di Governi corrotti o
interessati in modo spasmodico al raggiungimento di certi standard economici al punto di sacrificare sistematicamente gli interessi, la dignit e la
salute dei loro cittadini per attirare gli agognati investimenti stranieri.
- Un utile strumento pu essere il tentativo di descrivere la stratificazione che accompagna l'economia globale. Gallino suggerisce tredici strati nei
quali si ripartisce l'intera umanit, almeno nella sua parte maschile. Forse in una seconda edizione dello studio le categorie potrebbero diventare
venti o ventisei, inserendo adeguate sotto categorie per l'universo femminile. In ogni caso la riflessione che l'indicazione degli strati suggerisce
davvero drammatica. Il mondo, nel momento alto della diffusione di culture, informazione, tecnologie senza confini, davvero un posto deformato
dagli steccati difficilmente superabili con ogni forma di mobilit che dividono gli strati della popolazione come se fossero caste. Potrebbe essere
un utile esercizio, per ogni persona che si interessi di politica o semplicemente intenda capire i suoi tempi e il prossimo futuro, quello di costruire un
sistema di strati o di caste globalizzato e poi confrontarlo con quello originale di Gallino.
- Le organizzazioni internazionali sono troppo deboli, eterodirette, disinformate per offrire un governo al mondo. Il tentativo di istituire un Consiglio
permanente economico a fianco di quello politico non ha avuto troppa fortuna. Ne nato solamente un ufficio che ogni anno registra le novit, per
non dire i danni, della globalizzazione: l'Undp. E con l'Undp, che Gallino sembra suggerire come embrione di una possibile struttura di Governance,
rimane la sconsolata visione di un mondo nel quale, all'aumento della globalizzazione, di pari passo, aumentano le disparit e il sequestro delle
risorse da parte di coloro che gi nel 1980, all'inizio della fase, erano di gran lunga i pi ricchi. Ormai tocca al cinque per cento di prima categoria il
possesso, il controllo, l'agio, dell'80 per cento di tutto.
(Luciano Gallino, Globalizzazione e disuguaglianze, Editori Laterza, pp. 130)
3)Marchionne e il caso Fiat: la responsabilit d'impresa. In che modo le scelte "indipendentiste" di Fiat, maggiore industria italiana,
possono influire sul futuro del lavoro nel nostro Paese? Gli effetti della globalizzazione sui diritti dei lavoratori sono davvero soprattutto
negativi? Ed ancora in qualche modo praticabile l'opzione della "terza via" riformista, che puntava a conciliare i giustizia sociale e
mercato?
- Michael Moore, Capitalism. A love story, 2009
- Fabbrica Italiana Automobili Detroit, in L'Espresso
- http://espresso.repubblica.it/multimedia/home/30578499
- Irresponsabilit dell'impresa? In troppi non vogliono vedere:
- http://www.gruppoabele.org/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1173

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