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Luca Grecchi

Nel pensiero filosofico di Emanuele Severino

editrice petite plaisance

il giogo
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Eschilo, Frammento 267.

Eschilo, Agamennone, 177.

Eschilo, Eumenidi, 520.

Eschilo, Prometeo, 982.

In copertina: Auguste Rodin, La Pense. 1886, marmo, h. cm. 74. Muse dOrsay.

Luca Grecchi, Nel pensiero filosofico di Emanuele Severino.


ISBN 88-7588-092-1

Copyright 2005

petite plaisance

editrice

Via di Valdibrana 311 51100 Pistoia Tel.: 0573-480013 Fax: 0573-480914 C. c. postale 44510527 www.petiteplaisance.it e-mail: info@petiteplaisance.it

Luca Grecchi

Nel peNsiero filosofico emaNuele severiNo


di

petite plaisance

iNtroduzioNe

Emanuele Severino senza dubbio uno dei filosofi contemporanei pi importanti e conosciuti, nonostante il suo pensiero non rientri esplicitamente nei canoni oggi dominanti del relativismo. Limportanza dellopera filosofica di Severino da imputare pertanto sia alla rilevanza dei temi trattati (la verit, lessere, il fondamento), sia soprattutto alla coerenza ed alla originalit della sua impostazione, che si pone come scopo quello di ricostruire dalla base lintero edificio filosofico. Pur riconoscendo grande valore al pensiero di Emanuele Severino, ritengo non compiutamente veritativa la struttura teorica da lui delineata nella sua oramai cinquantennale attivit. Per questo motivo il presente testo vuole porre in essere una analisi critica della sua opera, alla luce della struttura veritativa da me esposta ne Lanima umana come fondamento della verit. Sar bene dunque, data la minore notoriet della mia struttura, che io ne delinei qui almeno gli aspetti essenziali. La struttura veritativa dellessere da me configurata si pone al termine di un processo che al contempo di comprensione empirico-storica e di fondazione onto-assiologica dellessere. Da tale processo risulta che lanima umana il fondamento della verit, ossia il riferimento veritativo della totalit dei significati umani. Lessere cio mostrato essere ci che , nella sua verit, in quanto luomo, nella sua verit, ci che . Poich luomo si struttura essenzialmente in termini razionali e morali, lessere si struttura essenzialmente in termini ontologici ed assiologici. La verit dellessere pertanto la sua conformit alla natura razionale e morale delluomo. Questa, in estrema sintesi, la struttura sistematica da me delineata, in cui lanima si pone come larch, il principio unificante del tutto, il fondamento che costituisce stabilmente
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La principale differenza con la struttura veritativa delineata da Emanuele Severino che questultima non esplicitamente onto-assiologica, bens essenzialmente logicoformale. Essa cio costituita da un apparato concettuale in cui luomo non ha una posizione veritativa fondante, bens ha il medesimo ruolo di ogni altro ente. La verit dellessere si basa infatti per Severino sullunico assunto (necessario, ma non sufficiente) secondo cui lessere , e non pu non essere. La verit dellessere per permeata da una maggiore ricchezza di significati, che lopera di Severino tende invece a sopprimere. Il motivo per cui essa opera tale soppressione che al fondamento della stessa non sta luomo nella sua ricchezza (metafisica e simbolica) di vita, bens un uomo pensato al pi come referente logico, privo di tutti quei contenuti che invece caratterizzano la vera umanit. Per questo motivo, da un fondamento cos esangue non pu nascere alcuna struttura sistematica realmente in grado di dare con coerenza indicazioni per una sempre pi necessaria progettualit politico-sociale. Questo, a mio avviso, il limite fondamentale del discorso di Severino. Dalla arida fondazione logica del nostro autore deriva dunque secchezza veritativa. Derivano cio, come sar descritto nei prossimi capitoli, una concezione solo formale dellessere, lerronea critica alla metafisica di Platone, Aristotele ed Hegel, la fredda ed elusiva interpretazione del nichilismo e la sostanziale accettazione delle modalit sociali oggi dominanti, negatrici della fondamentale centralit e della necessaria cura che si devono allanima umana (ossia negatrici della verit e del bene). Il confronto comparato con le tesi espresse ne Lanima umana come fondamento della verit che trovano qui loccasione per un approfondimento mostrer invece la necessaria struttura onto-assiologica dellessere, limplicita verit della metafisica di Platone, Aristotele ed Hegel, una meno elusiva interpretazione del nichilismo e la necessit di rifiutare le modalit sociali capitalistiche. Ho voluto, in questa introduzione, soprattutto rimarcare le differenze che mi dividono dal pensiero di Severino. Ci nonostante, non corretto essere eccessivamente critici nei
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riguardi di un pensatore che, a tuttoggi, rimane insuperato nella capacit di analisi della storia del pensiero filosofico e delle modalit sociali del nostro tempo. Il confronto con lopera di Severino ha costituito una occasione unica per migliorare ed ampliare la mia comprensione dellessere, ossia per realizzare quel fine cui ogni filosofo, piccolo o grande che sia, deve porsi. Tale fine da sempre centrale nellopera di Emanuele Severino, verso cui la filosofia deve, a mio avviso, riconoscere un enorme debito.

Note
1 Luca Grecchi, Lanima umana come fondamento della verit, CRT-Petite Plaisance, Pistoia, 2002. 2 Per il chiarimento dei termini in parentesi, rinvio a U. Galimberti-L. Grecchi, Filosofia e Biografia, Petite Plaisance, Pistoia, 2005.

Ringraziamenti Ringrazio lamico Carmine Fiorillo per la sua cortese disponibilit e per lamicizia, umana e filosofica, che quotidianamente mi dimostra. Ringrazio anche, per i gentili consigli, Giuseppe Bailone, Alberto Biuso, Massimo Bontempelli, Federico Bordonaro, Domenico Losurdo, Costanzo Preve e Franco Toscani.

Capitolo II

verit e foNdameNto

Titolo Paragrafo Introduzione

2.1 LA VERIT DELLESSERE Lessere delineato da Severino costituito, come detto, da una struttura di significati non onto-assiologicamente fondati. Per questo motivo tali significati presentano aporie, alcune delle quali sono state descritte nel precedente capitolo. Una struttura semantica internamente coerente, quale quella di Severino, in effetti solo necessaria, ma non sufficiente per statuire compiutamente la verit dellessere. Non basta cio dire che lessere e che non pu non essere per comprenderne la verit. Occorre anche, e soprattutto, saper strutturare il significato degli enti che compongono lessere, partendo dal necessario fondamento degli stessi, che costituito dalla natura umana (e non da un qualche principio logico che come tale sarebbe solo derivato dunque non un vero principio dal fondamento umano). Severino ha sostenuto invece, ne La legna e la cenere, che lincontrovertibile fondamento di tutti i fondamenti la non identit dellente e del niente. Questa la radice dellalbero veritativo di Severino. Poich un albero, per, si giudica dalle sue radici ancor pi che dai suoi frutti, il giudizio sullalbero severiniano non pu essere che quello di una estrema sterilit veritativa, almeno per quanto concerne contenuti pi propriamente umani. Severino ritiene infatti che ogni costruzione onto-assiologica sia viziata da umanesimo, e dunque da nichilismo. Tale critica per errata in quanto non tiene conto di un elemento fondamentale: senza luomo lo stesso essere nemmeno sarebbe! Non esiste infatti nessun essere pensabile senza luomo, e ci in quanto luomo lunico ente in grado di pensare ed in primis di vivere lessere.
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Verit e Fondamento

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Mi concentrer ora proprio sul tema del fondamento. Contrariamente alle tesi oggi prevalenti anche nel migliore pensiero metafisico, intendo il fondamento in maniera determinata. Ritengo inoltre che solo da un fondamento inteso come ben definita base sottostante si possa derivare, in maniera corretta, il corretto significato degli enti che compongono lessere. Poich tale base di significato costituita dallessenza delluomo, e poich tale essenza come ho altrove argomentato razionale e morale, ne deriva che la struttura veritativa dellessere anchessa razionale e morale, ossia ontologica ed assiologica. Il fondamento non si pu pertanto identificare pena lindeterminatezza con il generico logos. Lassenza di una precisa statuizione del fondamento ha condotto anche il pensiero di Severino ad una certa indeterminatezza, nonch allassenza di un conseguente piano assiologico. Il nostro autore ha infatti dichiarato false tutte le strutture morali derivate dalla grande metafisica greca e cristiana, poich la stessa metafisica da lui considerata falsa, identificando lessere al niente. Il piano assiologico umanistico e pertanto non vero dunque escluso dallanalisi di Severino. Sulla morale, per, Severino pone provocatoriamente una domanda: se possibile violare ogni condizionamento morale, perch non lo si deve fare? Porre una simile domanda corretto ed importante, ma ancor pi lo il rispondere ad essa in maniera determinata, poich la filosofia cerca risposte, e non si appaga delle domande. A questo quesito si deve rispondere comunque nel modo seguente: non possibile violare effettualmente ogni condizionamento morale se si vuole rimanere allinterno della fondata verit dellessere. Severino afferma invece soltanto che letica non pi in grado di essere un fondamento, e che il nostro il tempo della morte di ogni verit assoluta. La riflessione di Severino mostra dunque sebbene dichiaratamente egli lo neghi di avvicinarsi agli esiti relativistici propri anche della filosofia di Heidegger. Nessun fondato criterio di verit infatti nella stessa affermato, cos come nessuna misura umana statuita come difesa contro la onnipervasivit della attuale totalit capitalistica.
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La verit dellessere Titolo Paragrafo

La struttura originaria delineata da Severino, peraltro, non pu stabilire limiti assoluti alla distruttivit della scienza e della tecnica, in quanto essa resta ferma a considerare la verit come corrispondenza. Contrariamente a quanto affermato da Severino in Essenza del nichilismo non il pensiero metafisico, ma il suo stesso pensiero che, pur di non essere ipotetico, sopporta di essere una pura contemplazione della realt. Ci lo fa rimanere lontano dalla verit, e dunque dal fondamento. Nonostante le sue migliaia di pagine, Severino viene a trovarsi pertanto allinizio di un percorso che non dichiarato tale semplicemente perch non intrapreso. Severino ha infatti affermato, ne Gli abitatori del tempo, che non ci si deve mettere in cammino verso la verit, poich il luogo della Necessit gi da sempre l, innanzi a noi. La verit dellessere per sempre una verit umana, e come tale si comprende necessariamente solo tramite un determinato percorso conoscitivo umano. Contrariamente a quanto ritiene Severino, tale percorso esiste realmente, e non affatto un autoinganno frutto di una volont di potenza legata alla natura biologica delluomo. In merito al piano assiologico per concludere momentaneamente il discorso qui accennato, e che sar comunque ripreso in seguito Severino ha affermato che la suprema morale del nostro tempo lincremento indefinito della capacit di realizzare scopi. Ci in quanto la tecnica il destino inevitabile del nostro tempo. La terminologia utilizzata pu portare ad un accostamento di questa tesi con quella del filosofo pisano Massimo Bontempelli. Per Bontempelli, infatti, il Bene la capacit di realizzare scopi11 in misura elevata. Nel mio Lanima umana come fondamento della verit, invitando Bontempelli a meglio esplicitare la fondazione del proprio discorso filosofico, lo chiamai in causa proprio su questo punto. Gli mostrai cio di non avere saputo ben distinguere, allinterno della sua teoria, la differente qualit dei vari scopi, e dunque di non averli correttamente determinati, accontentandosi di identificare il bene, appunto, con lincremento indefinito della capacit di realizzare scopi, e non con la cura dellanima. giusto in questa sede, alla luce delle frequenti conversazioni
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con lui avute nel tempo, che io esponga il chiarimento da lui effettuato. Bontempelli parla infatti di una molteplicit di scopi da perseguire includendo qualitativamente in essi anche alcuni scopi negativi. Il bene consiste cio anche per Bontempelli nella negazione di alcuni scopi, come quelli legati allo svolgimento della vita capitalistica. Ci in quanto gli stessi negano la vera vita dellanima, fondamento della verit e del bene.

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Leternit dellessere Titolo Paragrafo

2.2 IL FONDAMENTO DELLESSERE Lessere stato da Severino definito, nel testo dal titolo Essenza del nichilismo, come lintero del positivo, in quanto tutte le determinazioni manifeste si presentano nel perimetro dellintero. Ci mostra la struttura logico-formale che egli ha attribuito allessere. Tale essere per non possiede una adeguata struttura onto-assiologica, poich non riconosce la compiuta umanit come fondamentale criterio veritativo. Il fondamento dellessere, sin da La struttura originaria, consiste infatti per Severino solo nel mero apparire della eternit dellessente in quanto essente. Il tema della fondazione dellessere ha comunque coinvolto la riflessione di Severino fin dai suoi esordi. Sin dalla sua tesi di laurea, infatti (che stata poi pubblicata, con alcuni adattamenti, nel testo dal titolo Heidegger e la metafisica), egli si occupato della questione. La sua trattazione dellargomento, sin da allora, per paragonabile a mio avviso alla semplice sistemazione della cornice (logica) di un quadro, ed alla statuizione del principale errore pittorico da evitare (confondere lessere col nulla). Nulla emerge per sui migliori contenuti del quadro. Esaminiamo in merito, fuor di metafora, largomentazione sviluppata da Severino in Heidegger e la metafisica. In tale testo, Severino comincia giustamente con laffermare che necessaria una ipotesi iniziale sullessere. Lipotesi la seguente: qualcosa esiste. Tale ipotesi facilmente verificabile, poich almeno questo nostro pensiero necessariamente esiste. Tale ipotesi dunque, in realt, una certezza. Stabilita lesistenza di qualcosa, e dunque dellessere, Severino definisce le linee generali dello stesso. Lessere viene correttamente interpretato, con diversi passaggi logici che qui impossibile riportare, come una totalit che contiene il fondamento, in cui il fondamento ci per cui la totalit . Il fondamento, sostiene giustamente Severino, necessariamente si autofonda. Esso infatti costituisce lassoluto, ci che non ha bisogno di altro, che ha bisogno soltanto di s e che trova in s tutto ci per cui quello che . Per Severino dunque il fondamento , e da esso si deduce tutto ci che pu essere. Lo strumento concettuale della
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deduzione risulta pertanto molto importante allinterno della riflessione severiniana. Severino afferma infatti che la deduzione [...] investe la stessa intima struttura dellessere in quanto concatenazione di momenti logico-ontologici necessariamente implicantisi [...] essendo il pensiero lo stesso manifestarsi dellessere. Dal fondamento si deduce lintera totalit dellessere non costituita dal fondamento, poich la totalit dellessere si compone di ci che fondamento e di ci che non fondamento. Ci che non fondamento necessariamente fondato. Se cos non fosse, infatti, ci sarebbe una parte dellessere che si costituirebbe sul nulla, il che impossibile. Largomentazione di Severino, finora perfetta, inizia a mio avviso a questo punto a mostrare alcune incoerenze. Dopo aver sostenuto in modo corretto che il fondamento uno, egli afferma infatti anche che soltanto il fondamento immobile, e che da ci segue necessariamente che il non fondamento (il fondato) diveniente. In tal modo egli per viene meno alla sua tesi centrale, quella della eternit (immobilit) di tutti gli enti dellessere. Severino giunge cos contraddittoriamente ad affermare che il non fondamento o fondato esula dalla struttura necessaria dellessere stesso. Severino lascia anche erroneamente aperta lipotesi che fondamento e totalit possano coincidere, creando una inutile confusione. Fondamento e totalit infatti, come evidenziano gli stessi rapporti sussistenti fra di essi, sono differenti. Il fondamento, come tale, fonda la totalit dellessere, che dal fondamento dunque necessariamente si differenzia. Queste incertezze si fanno ancor pi rilevanti alcune righe dopo. In esse Severino afferma, al contempo, che il porsi di ci che non fondamento non casuale, ma che esso non nemmeno necessario, in quanto il fondamento pu fondare come pu astenersi dal fondare ci che non fondamento. Tale libert, in realt, non pu aversi, poich nella totalit dellessere il fondamento fonda con necessit ci che non fondamento. Severino non comprende, nella sua analisi, che la natura umana il fondamento della verit. Ci in quanto la concezione delluomo di Severino rimane implicitamente nietzschiana. Eppure lanima, essenza delluomo, senza la
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Il fondamento dellessere Titolo Paragrafo

cui presenza nessun significato si costituirebbe, la necessaria sintesi dellessere, il nucleo centrale dellintero processo della conoscenza. Perdendo questa dimensione veritativa, il pensiero di Severino rimane incapace di comprendere la compiuta verit dellessere, che non pu prescindere dal finalismo della natura umana. Ne Il declino del capitalismo Severino dice bene, in merito, che il fine lessenza dellazione umana. A Severino manca per il fondamento per poter affermare quali sono i fini pi conformi alla vera essenza umana. Il fine infatti la vera essenza dellazione umana solo se costituito in conformit alla vera essenza umana, sciolto da (solutus ab) tutto ci che nelluomo inessenziale. Qualora vi sia difformit fra il fine particolare seguto e la natura umana (e ci accade ampiamente nel modo di produzione capitalistico, che snatura luomo), sorgono dei problemi nella coerenza della struttura dellazione. Severino afferma ad esempio che arricchirsi per salvare lanima non unazione economica, ma religiosa [...] e, viceversa, essere virtuosi per arricchirsi non unazione morale, ma economica. Si tratta in realt semplicemente di azioni contraddittorie. La ricerca dellarricchimento come mezzo porta sempre, infatti, a perdere lanima, cos come lutilizzo della virt come mezzo per larricchimento conduce sempre alla perdita della stessa. Ci almeno in base al paradigma dellanima umana come fondamento della verit. Per la propria carenza di specifica fondazione la struttura dellessere di Severino rimane invece in merito indeterminata, limitandosi a sostenere che la struttura originaria descrive lo sfondo necessario in cui stanno tutti gli enti fisici e metafisici che possono potenzialmente apparire. In realt tali enti esistono non in quanto esiste questo sfondo, ma poich esiste un fondamento, uno sguardo umano veritativo che li fa essere come sono. Solo a sprazzi dunque Severino ammette la necessaria valenza veritativa del fondamento. Ancora in Heidegger e la metafisica, egli ha sostenuto infatti che la Persona il fondamento necessario che liberamente fonda ci che non il fondamento, ed anche che luomo il luogo in cui Dio, cio lessere, si mostra.
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In Pensieri sul Cristianesimo ha affermato inoltre che luomo lapparire della verit, ed quindi la Gioia che splende in tale apparire. Tuttavia, la teoria di Severino rimane prevalentemente caratterizzata da pessimismo antropologico, e comunque dalla non centralit veritativa delluomo stesso. La verit stata infatti recentemente definita da Severino come la Gloria, ossia come lapparire non smentibile della eternit di ogni essente. Ci conferma ancora la centralit di una struttura meramente logico-formale di significato nel suo discorso. Il prossimo paragrafo costituir un intermezzo. In esso cercher di ripercorrere le pi importanti tappe del pensiero filosofico inerenti alla comprensione della stabile struttura veritativa delluomo. Ci si riveler utile alla prosecuzione del discorso.
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Titolo Paragrafo

2.3 LA STRUTTURA VERITATIVA DELLUOMO Lassenza di un esplicito fondamento onto-assiologico, nel pensiero di Severino, emersa anche nel libro intervista scritto con Ines Testoni, intitolato La follia dellangelo. In tale testo Severino ha esplicitamente sostenuto che nessuna cosa richiede un fondamento della sua appartenenza allessere, perch ogni cosa appunto e soltanto in quanto essa una cosa, un non-niente. In realt, ogni cosa esiste per se stessa, ma non per se stessa, bens solo in quanto luomo. luomo infatti, non la cosa, il fondamento di significato dellessere. Questo mancato riconoscimento fondativo nel pensiero di Severino su cui cos tanto, data la sua centralit, mi sono qui soffermato deriva da una carente comprensione della essenziale struttura razionale e morale delluomo. Severino tende infatti ad interpretare luomo soltanto come un prodotto storico, e per di pi seguendo i criteri storicamente dominanti. Egli ha infatti pi volte sostenuto che nella civilt occidentale lessenza delluomo ha un carattere tecnico, e dunque mutevole. Tale carattere si associa alla volont di potenza che da sempre, a suo dire, struttura lanima autentica delluomo. Sempre nel testo citato, Severino ha affermato inoltre che nel mito biblico Dio fa luomo a propria immagine e somiglianza. E poich Dio la suprema potenza, egli fa delluomo la potenza che assoggetta la terra. Il Dio cristiano per anche Dio di ragione, di amore e di misericordia, come ha ben saputo comprendere, fra gli altri, il filosofo Giovanni Reale. Proprio sulla base di un illuminante saggio di Reale, dal titolo Senza il cristianesimo luomo non pu conoscere a fondo se medesimo, saranno imperniate le ultime riflessioni di questo capitolo, che mostreranno come dalla mancata comprensione della struttura veritativa delluomo pu nascere solo una filosofia nichilistica, nel senso radicalmente nuovo che sar attribuito a questo termine nel prossimo capitolo. Nel saggio citato, Reale ripercorre le principali tappe del pensiero filosofico sulluomo. Egli comprende che la caratteristica del nostro tempo, che turba e sconcerta, consiste in una sistematica destrutturazione e decostruzione [...] di
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unimmagine delluomo fornita di senso. Nel dire ci Reale ha pienamente ragione (anche se poi non esplicita che le vere cause di questo fenomeno sono da ricercare nelle finalit del modo di produzione sociale capitalistico). Egli incentra la propria analisi sulle tre principali questioni umane: 1) Quale sia il senso della vita delluomo. 2) Quale sia il motivo di fondo e il significato del dolore. 3) Quale sia il perch ultimativo della morte.
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I temi del significato della vita, del dolore e della morte strutturano il pensiero umano fin dai suoi esordi. Reale, analizzando le diverse concezioni sulluomo, ne descrive le sette pi significative. Il percorso filosofico qui delineato giunger a confermare la compiutezza umana come imprescindibile riferimento dellessere. Seguiamo dunque linteressante sentiero tracciato da Reale. La prima rilevante concezione delluomo quella di Omero. In essa la vita umana, che essenzialmente vita del corpo, risulta fin dallinizio segnata dalla sofferenza e dalla morte. Come scrisse Archiloco, tutto fatica, tutto per luomo travaglio di morte. Gli antichi greci, ricorda Reale, giungevano talvolta ad augurarsi la morte (basti pensare a Teognide, o allEdipo a Colono di Sofocle), ma nella sostanza reputavano la vita migliore della morte, come si evince anche da tutta la tragedia greca, che pure spesso una meditatio mortis. La seconda concezione umana rivelatasi nella storia della filosofia fu quella di Socrate e Platone. Secondo tale concezione lanima, ossia la psych razionale e morale, costituisce la vera natura delluomo. Si tratta di una tesi fondamentale, ossia del picco pi alto del pensiero filosofico. Tuttavia essa deve, a mio avviso, essere corretta: lanima va infatti necessariamente interpretata come apertura delluomo al mondo, e non come ente immortale ed incorruttibile. Solo nel primo senso essa fondamento della verit dellessere. La terza concezione umana delineatasi nella storia del pensiero la concezione biblico-cristiana delluomo come creato a immagine di Dio. Essa, secondo Reale, giungerebbe a risolvere tutti quei grandi problemi che le altre concezioni
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La struttura veritativa delluomo Titolo Paragrafo

delluomo lasciano irrisolti o non risolti. Questa fideistica considerazione di Reale, eccessivamente ottimistica, rivela comunque una verit: quella per cui la concezione platonica ed aristotelica dellanima lascia irrisolti alcuni problemi, non consentendo una compiuta comprensione dellessere. Le concezioni seguenti mostreranno comunque, rispetto alla tesi platonica, il loro degradante carattere storico. La quarta teorizzazione della natura umana, ossia quella umanistico-rinascimentale in cui luomo artefice di s medesimo, risente infatti molto della pervasivit delle modalit dominanti della produzione sociale. Uno degli esponenti pi noti dellumanesimo rinascimentale, ossia Pico della Mirandola, sostenne in merito significativamente, nellAsclepio, che luomo tende sostanzialmente ad adattarsi alle modalit sociali in cui vive. Il grande miracolo delluomo, per Pico, il seguente: a differenza di tutte le altre creature, che sono ontologicamente determinate secondo lessenza che stata loro data, luomo stato posto come al confine di due mondi e con una natura non predeterminata in modo assoluto, ma costituito in maniera tale che debba essere egli stesso a plasmarsi e a scolpirsi, secondo la forma da lui prescelta. E, cos, luomo pu elevarsi e porsi sul piano della vita della pura intelligenza o abbassarsi e porsi sul piano della vita di un bruto. Queste considerazioni di Pico, correttamente interpretate da Reale, sono illuminanti su molti punti filosofici della modernit. Innanzitutto lessenza delluomo, interpretata storicamente, viene ad essere intesa come prevalentemente tecnica. Luomo anche da Pico infatti descritto come un ente flessibile e plasmabile, privo di una stabile essenza veritativa. Solo un pensiero erroneamente relativistico, e dunque dogmatico, pu per pensare lesistenza di un essente come costitutivamente priva di una stabile essenza. Da rilevare comunque che nellanalisi di Pico traspare ancora, sebbene offuscata, la grande verit umanistica della metafisica greca. La quinta concezione presentata da Reale quella di Immanuel Kant, in cui luomo si configura prevalentemente come fine di ogni attivit. Anche la concezione kantiana risente del fondamentale telos veritativo della metafisica
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greca, pur essendo oramai pienamente interna alla modernit. I limiti che Kant oppone alla ragione derivano infatti dal pessimismo indotto dalle modalit sociali sulla possibilit della condizione umana di poter incarnare compiute e soddisfacenti modalit di vita. La sesta concezione rappresentata quella di Nietzsche, che pensa luomo come animale incompiuto, in senso assai peggiorativo rispetto allumanesimo rinascimentale. Nietzsche infatti vive il proprio pensiero in perfetta ed incosciente adesione alle finalit dominanti del modo di produzione capitalistico, di cui coglie ma in maniera contorta il generale abbrutimento cui esse hanno condotto. Per questo motivo egli insistette sulla fine dei valori eterni e sulla morte di Dio, ossia sulla inesistenza di ogni fondata verit onto-assiologica, centrando il proprio discorso sulla genealogia delluomo. Nietzsche descrisse magistralmente il compiuto nichilismo, ossia il cadere delluomo nella dimensione del nulla della morte, non tanto fisica quanto soprattutto spirituale. La settima concezione umana prefigurata da Reale nel suo breve excursus quella scientifico-tecnologica contemporanea. Con riferimento ad essa, Reale si sdegna per il fatto che oggi si possa parlare, ad esempio, di smaltimento dei cadaveri e di riciclaggio di organi vitali. Cos , per, se si accettano i meccanismi inumani di questo modo di produzione sociale. Esso infatti concepisce luomo solo come un ente tecnico finalizzato alla riproduzione del profitto. Non stupisce dunque il fatto che la morte perda il proprio significato sacrale, poich la stessa vita umana non lo possiede pi. La maggioranza delle persone, oggi, non pensa con profondit al senso della morte. Ci in quanto la morte spirituale sempre presente in mezzo a loro, alla superficie delle cose. Pensare che si deve morire oggi come pensare che si deve respirare, ossia qualcosa di esclusivamente ansiogeno ed improduttivo. Per questo la morte fisica talora percepita come una inevitabile liberazione, per quanto terribile. Reale conclude il proprio saggio affermando di poter trarre principalmente dal cristianesimo il messaggio edificante della umilt, dellimparare dallesperienza, del misurato distacco dalla hybris della ragione. Per questo motivo
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La struttura veritativa delluomo Titolo Paragrafo

egli esalta il mito platonico di Er, in cui Ulisse sceglie la vita delluomo qualunque come modalit di reincarnazione. Pur comprendendo ed in larga parte condividendo le motivazioni di Reale, allo stesso andrebbe per ricordato che lumilt del Cristo non si incarn mai in una aprioristica accettazione delle modalit sociali esistenti (anche sul mito di Er, peraltro, si potrebbe discutere). Il Ges storico lott sempre per instaurare il proprio regno umano di pace e di giustizia. Tra le altre cose, egli scacci effettualmente i mercanti dal tempio, e non si adatt n ai commerci ed alle istituzioni del potere romano, n alle conservatrici autorit religiose ebraiche del tempo. Ges inoltre soffr sulla croce, ma non in vita, dove la conformit dei suoi gesti ad una grande e compiuta umanit, lo ripag ampiamente rispetto alle sofferenze. Ges non fu principalmente un uomo umile, ma un uomo coraggioso, e nemmeno, come scrisse Kierkegaard (con riferimento alla Lettera agli Ebrei), impar lobbedienza da ci che soffr. Reale tesse in merito anche lelogio di SantAgostino e della sua terza navigazione verso la verit, da svolgere cum legno crucis (dopo la prima navigazione da effettuare coi remi dei sensi, e la seconda con le vele della ragione). Agostino esalt la croce come simbolo emblematico dellumilt assoluta. Lumilt per una virt solo se unita alla verit. Non fu lumilt, infatti, a guidare Ges alla morte sulla croce (una pena che come storicamente documentato era comminata solo ai rivoluzionari del tempo), bens la ricerca di una verit trascendentale da realizzare nella immanenza umana. Discutibile infine lelogio ad Hegel, in altri testi da Reale apertamente criticato. Tale elogio svolto infatti solo sulla base delle tesi della sua filosofia della religione, in cui Hegel afferm, parlando del Cristo, che lamore rinuncia suprema di s per laltro. Lo Hegel devoto che parla del Figlio che siede alla destra del Padre non per il vero Hegel, come ha mostrato lanalisi storica e filologica sapientemente condotta negli anni da Domenico Losurdo. Hegel infatti comprese che lamore richiede un riconoscimento reciproco della fragilit, impossibile nel rapporto con Dio. Lagape donativa che ha condotto il Cristo alla morte per
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gli altri sicuramente, dunque, un atto di amore di valore assoluto, ma essenzialmente umano. Concludo citando Epicuro, il quale afferm che la morte non va temuta mentre siamo in vita, poich essa nulla finch noi siamo. Tanto meno va temuta quando gi siamo morti, poich allora, per noi, nulla sar pi. La morte, per, non affatto un nulla assoluto, poich ci sempre innanzi. Essa non irrilevante, ma, al contrario, la reale causa del nichilismo in ogni tempo storico. Allo sviluppo di questa tesi sar dedicato il prossimo capitolo.

Note 100
La legna e la cenere, op. cit. Sostengo ci ben consapevole che questa operazione di determinazione deve essere pensata solo come una sistematizzazione essenziale di una realt umana ampia e complessa, irriducibile nella sua totalit e nelle sue aperture rinvianti ad una simile determinazione. Mi oppongo tuttavia ad identificare come invece fa la corrente filosofica che va da Eraclito ad Heidegger fino a pressoch tutto il pensiero contemporaneo il fondamento con la totalit, poich lo ritengo errato. Rinvio in merito al mio Lanima umana..., op. cit. 3Cinonescludelapresenzaoriginariadellacomponentesimbolicanelluomo. 4 Essenza del nichilismo, op. cit. 5 Ci non vale purtroppo per la filosofia contemporanea. 6 Ci in quanto tale verit non , per usare unespressione di Dostoevskij, un muro di pietra, ossia una illusoria pretesa delluomo di costruire un sapere incontrovertibile in cui sia detta lultima parola intorno al mondo. Severino dovrebbe in merito riflettere sul fatto che la stessa struttura originaria, essendo una struttura veritativa di significati eterni ed immutabili, non troppo dissimile da un muro di pietra (DallIslam a Prometeo, op. cit.). 7 Il declino del capitalismo, Rizzoli, Milano, 1993. 8 Essenza del nichilismo, op. cit. 9 Gli abitatori del tempo, Armando, Roma, 1978. 10 Il declino del capitalismo, op. cit.
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TitoloNote Paragrafo

11 M. Bontempelli, La conoscenza del bene e del male, CRT-Petite Plaisance, Pistoia, 1997. 12 Op. cit. 13 Essenza del nichilismo, op. cit. 14 La struttura originaria, op. cit. 15Heidegger e la metafisica,op.cit. 16Op.cit. 17Op.cit. 18Op.cit. 19Op.cit. 20Op.cit. 21Op.cit. 22Op.cit. 23Op.cit. 24Il declino del capitalismo,op.cit. 25DallIslam a Prometeo,op.cit. 26Heidegger e la metafisica,op.cit. 27Op.cit. 28Pensieri sul cristianesimo,Rizzoli,Milano,1995. 29La gloria,op.cit. 30La follia dellangelo,op.cit. 31Il declino del capitalismo,op.cit. 32Op.cit. 33Op.cit. 34AA. VV., Dopo 2000 anni di cristianesimo, Mondatori, Milano, 2000. 35Op.cit. 36Op.cit. 37Op.cit. 38Op.cit. 39SucisonointervenutonelmioLanima umana...,op.cit. 40Op.cit. 41Op.cit. 42Op.cit. 43Op.cit. 44RinvioinmeritoalmioLa verit umana nel pensiero religioso di Sergio Quinzio, PetitePlaisance,Pistoia,2004. 45Op.cit. 46Op.cit. 47Op.cit. 48Op.cit. 49 Sergio Quinzio riusc infatti a crearsi un ideale rapporto di questo genere proprio pensando ad un Dio sconfitto, e non onnipotente.

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Verit e Fondamento

Indice
Prefazione di Alberto Biuso ..................................................................9 Introduzione ...........................................................................13 Ringraziamenti .......................................................................16

essere e diveNire
1.1 LA STRUTTURA ORIGINARIA .....................................19 1.2 LETERNIT DELLESSERE ...........................................21 1.3 LA VERIT COME STRUTTURA LOGICA ................27 1.4 LA VERIT COME STRUTTURA APRIORISTICA .....30 1.5 IL LINGUAGGIO E LESSERE .......................................33 1.6 LA NECESSIT, LA TERRA E LA VOLONT ............37 1.7 IL DIVENIRE E LA METAFISICA .................................40 Il pensiero di Platone

capitoLo i

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verit e foNdameNto
.1 LA VERIT DELLESSERE ...............................................87 2.2 IL FONDAMENTO DELLESSERE ...............................91 2.3 LA STRUTTURA VERITATIVA DELLUOMO ............95

capitoLo ii

il Nichlismo
3.1 IL NICHILISMO NEL PENSIERO FILOSOFICO CONTEMPORANEO .....................................................105 3.2 IL NICHILISMO NEL PENSIERO DI MASSIMO BONTEMPELLI ......108 3.3 IL NICHILISMO NEL PENSIERO DI EMANUELE SEVERINO ............ 110 3.4 IL NICHILISMO E LA MORTE .................................... 116

capitoLo iii

tecNica e progetto
4.1 4.2 4.3 4.4 4.5 LA TECNICA .................................................................123 LETICA ...........................................................................132 IL PENSIERO CRISTIANO ...........................................143 IL PENSIERO DI KARL MARX ..................................147 LINTERPRETAZIONE DEL MONDO CONTEMPORANEO ..........................151

capitoLo iV

BIBLIOGRAFIA .....................................................................159 Indice dei nomi .....................................................................165

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