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Significato culturale dellastrologia / astronomia nel mondo romano 1) Cato, De Agri cultura, VII 4 (ed. P. Cugusi, M.T.

Sblendorio Cugusi) Parasitum ne quem habeat. Hauruspicem, augurem, hariolum, Chaldaeum ne quem consoluisse velit. Non abbia ospiti. Non abbia labitudine di consultare aruspici, uguri, indovini, astrologi. 2) Ennius, Iphigenia fr. 96 Jocelyn = 91 Vahlen2 (Cic. Rep. I 30); cfr. Eur. I.A. 956 sgg. astrologorum signa in caelo quid sit observationis? cum Capra aut Nepa aut exoritur nomen aliquod belvarum quod est ante pedes nemo spectat, caeli scrutantur plagas. Che sar mai losservazione delle stelle del cielo che fanno gli astrologi? Quando sorge la Capra o il Cancro o il nome di qualche altro animale, nessuno guarda cosa c davanti ai piedi, se ne stanno a scrutare le plaghe del cielo. ( 3) Varro, Saturae Menippeae vv. 233-4 Astbury Nos admirantes quod sereno lumine tonuisset, oculi caeli rimari plagas Noi ammirati chavesse tuonato a ciel sereno scrutavamo gli occhi gli immensi spazi del cielo. ) 4) Livius, Epitomae Oxy 191 (liber LIV, ed. Rossbach) Cn. Pisone C. Popilli[o coss.] Chaldaei urbe et It[alia abire iussi sunt.] Sotto il consolato di Cn. Pisone e G. Popillio, agli astrologi caldei fu ordinato di andar via da Roma e dallItalia. 5)Iulius Paris, Valeri Maximi Factorum et dictorum memorabilium epitome, I 3. Cn cornelius hispalus praetor peregrinus M. Popilio Laenate L. Calpurnio coss. edicto Chaldaeos citra decimum diem abire ex urbe Italia iussit, levibus et ineptis ingeniis fallaci siderum interpretatione quaestuosam mendaciis suis caliginem inicientes. Il pretore addetto alla giustizia per i forestieri Cn. Cornelio Ispalo, sotto il consolato di Marco Popilio Lenate e L. Calpurnio, band in forza di un editto da Roma e dallItalia gli astronomi caldei, perch con le loro fandonie, confondevano le idee agli sciocchi, guadagnandoci sopra. (traduzione R. Faranda) 6) Cicero De Re publica, I 14, 21. Nam memoria teneo C. Sulpicium Galum, doctissimum ut scitis hominem, cum idem hoc visum diceretur et esset casu apud M. Marcellum, qui cum eo consul fuerat, sphaeram quam M. Marcelli avus captis Syracusis ex urbe locupletissima atque ornatissima sustulisset, cum aliud nihil ex tanta praeda domum suam deportavisset, iussisse proferri; cuius ego sphaerae cum persaepe propter Archimedi gloriam nomen audissem, speciem ipsam non sum tanto opere admiratus; erat enim illa venustior et nobilior in volgus, quam ab eodem Archimede factam posuerat in templo Virtutis Marcellus idem. Mi ricordo di Gaio Sulpicio Gallo, uomo molto sapiente, come sapete. Nei giorni in cui si diceva essere stata vista una cosa simile, si trovava per caso da Marco Marcello, che era stato suo collega nel consolato, ordin che fosse portata la sfera, che lavo di M. Marcello aveva portato via dopo lassedio di Siracusa, una citt ricchissima e ornatissima. Di questa sfera di cui spesso avevo sentito parlare per la fama di Archimede, di primo acchito ne rimasi deluso; era ben pi bella e pregiata laltra, fatta anchessa da Archimede e che Marcello stesso fece porre nel tempio della Virt. 7) Ibidem, 23 [***] 'fuit, quod et ipse hominem diligebam et in primis patri meo Paulo probatum et carum fuisse cognoveram. memini me admodum adulescentulo, cum pater in Macedonia consul esset et essemus in castris perturbari exercitum nostrum religione et metu, quod serena nocte subito candens et plena luna defecisset. tum ille cum legatus noster esset anno fere ante quam consul est declaratus, haud dubitavit postridie palam in castris docere nullum esse prodigium, idque et tum factum esse et certis temporibus esse semper futurum, cum sol ita locatus fuisset ut lunam suo lumine non posset attingere.' 'ain tandem?' inquit Tubero; 'docere hoc poterat ille homines paene agrestes, et apud imperitos audebat haec dicere?' 'ille vero, et magna quidem cum [***]

[***] Io stesso ero molto affezionato alluomo che sapevo essere stimato e prediletto anche da mio padre Paolo. Ricordo che ero molto giovane, quando mio padre era console in Macedonia ed ci trovavamo negli accampamenti, e che il nostro esercito fu preso da un sacro terrore, poich nella notte serena la luna piena e candida ecliss improvvisamente. E allora quello (Gallo), essendo un nostro luogotenente, pressappoco un anno prima di essere eletto console, non esit il giorno dopo a spiegare nellaccampamento che vi fu alcun prodigio e che quella cosa, che era accaduta in quel momento e che si sarebbe sempre manifestata in tempi determinati, era dovuta al fatto che il sole collocato in quel modo non poteva illuminare la luna. Allora Tubero: E proprio vero, quelluomo poteva dire queste cose a persone villane e osava spiegare a gente del tutto ignara. Quello davvero, per giunta con grande [***] 8) Cicero, Timaeus, Praefatio 1. Multa sunt a nobis et in Academicis conscripta contra physicos et saepe <cum> P. Nigidio Carneadeo more et modo disputata. Fuit enim vir ille cum ceteris artibus, quae quidem dignae libero essent, ornatus omnibus, tum acer investigator et diligens earum rerum, quae a natura involutae videntur. Ho scritto molte cose negli Academica contro gli studiosi della natura e ne ho discusso spesse volte con P. Nigidio alla maniera di Carneade. Quello fu infatti un uomo tanto adorno di tutte quelle artes che sono degne di un uomo libero, quanto un acuto e diligente ricercatore di tutte quelle cose che sembrano celate dalla natura. 9) Lucanus, Bellum civile, I 639-41 At Figulus, cui cura deos secretaque caeli Nosse fuit, quem non stellarum Aegyptia Memphis Aequaret uisu numerisque mouentibus astra Ma Figulo che si era dedicato alla conoscenza degli dei e dei misteri del cielo e che legiziana Memphis non sarebbe riuscita ad eguagliare nellosservazione delle stelle e nello studio del ritmo che muove gli astri (disse) 10) Vitruvius, De architectura, IX 6, 2-3. Cetera ex astrologia, quos effectus habeant signa XII, stellae V, sol, luna ad humanam vitae rationem, Chaldaeorum ratiocinationibus est concedendum, quod propria est eorum genethlialogiae ratio, uti possint ante facta et futura ex ratiocinationibus astrorum explicare. Eorum autem inventiones reliquerunt, in quae sollertia acuminibusque fuerunt magnis, qui ab ipsa natione Chaldaeorum profluxerunt. Primusque Berosus in insula et civitate Coo consedit ibique aperuit disciplinam, post ea studens Antipater iterumque Athenodorus, qui etiam non e nascentia sed ex conceptione genethlialogiae rationes explicatas reliquit. De naturalibus autem rebus Thales Milesius, Anaxagoras Clazomenius, Pythagoras Samius, Zenophanes Colophonius, Democritus Abderites rationes, quibus e rebus natura rerum gubernaretur quemadmodum cumque effectus habeat, excogitatas reliquerunt. Quorum inventa secuti siderum et occasus tempestatumque significatus Eudoxus, Eudemus, Callippus, Meto, Philippus, Hipparchus, Aratus ceterique ex astrologia parapegmatorum disciplinis invenerunt et eas posteris explicatas reliquerunt. Quorum scientiae sunt hominibus suspiciendae, quod tanta cura fuerunt, ut etiam videantur divina mente tempestatium significatus post futuros ante pronuntiare. Quas ob res haec eorum curis studiisque sunt concedenda. Quanto alle rimanenti partizioni astronomiche, cio gli influssi che i 12 segni zodiacali, i 5 pianeti, il sole, la luna esercitano sullo svolgimento della vita umana, vanno lasciate ai calcoli dei Caldei, poich ad essi appartiene un metodo per trarre loroscopo, grazie al quale sono in grado, sulla base di calcoli astronomici, di spiegare il passato e il futuro. E le loro scoperte sono state tramandate da uomini dingegno e di grande acume che discendevano dal popolo stesso dei Caldei: prima fra tutti Beroso, il quale si stabil nella citt di Cos, nellomonima isola, studioso di questa disciplina, e dopo di lui Atenodoro, che elabor e lasci un metodo per trarre loroscopo fondato non sul momento della nascita, ma su quello del concepimento. Nellambito invece delle ricerche sulla natura, Talete di Mileto, Anassagora di Clazomene, Pitagora di Samo, Senofane di Colofone e Democrito dAbdera hanno scoperto e ci hanno trasmesso i principi naturali da cui questi fenomeni vengono regolati e il modo in cui manifestano i loro effetti. Sulla scia delle scoperte di costoro, Eudosso, Euctemone, Callippo, Metone, Filippo, Ipparco, Arato e altri hanno scoperto le leggi del sorgere e del tramonto degli astri e i pronostici metereologici partendo dallastronomia, attraverso la scienza dei calendari astronomici o parapegmi, e queste conoscenze le hanno sviluppate e tramandate ai posteri. Alla dottrina di costoro deve andare lammirazione dellumanit, poich tale la precisione di cui furono dotati da far sembrare addirittura che grazie a una mente divina essi annuncino in anticipo i pronostici metereologici destinati a realizzarsi in seguito. Per questo motivo bisogna lasciare questo campo di questioni alle loro accurate ricerche. (Traduzione di Elisa Romano)

11) Suetonius, Divus Augustus, 94, 12 In secessu Apolloniae Theogenis mathematici pergulam comite Agrippa ascenderat; cum Agrippae, qui prior consulebat, magna et paene incredibilia praedicerentur; reticere ipse genituram suam nec velle edere perseverabat, metu ac pudore ne minor inveniretur. Qua tamen post multas adhortationes vix et cunctanter edita, exilivit Theogenes adoravitque eum. Tantam mox fiduciam fati Augustus habuit, ut thema suum vulgaverit nummumque argenteum nota sideris Capricorni, quo natus est, percusserit. Augusto, durante il suo ritiro ad Apollonia, era salito sullosservatorio dellastronomo Teogene accompagnato da Agrippa, che lo aveva consultato per primo e al quale erano state predette cose incredibili. Augusto allora aveva taciuto i suoi natali e continuava a non volerli divulgare, per paura e timore di essere trovato inferiore a lui. Quando finalmente, dopo molte esortazioni li disse a stento e indugiando, Teogene trasal e lo ador. Da allora Augusto ebbe una tanto grande fiducia nel proprio destino, che fece coniare una moneta dargento con i segno zodiacale del Capricorno, sotto il quale era nato. 12) Manilius, Astronomica, II 507-10 (ed. Flores) contra Capricornus in ipsum Conuertit uisus (quid enim mirabitur ille Maius, in Augusti1 felix cum fulserit ortum?) Auribus et summi captat fastigia Cancri. Di contro il Capricorno su lui stesso converge gli sguardi (che infatti avr egli di pi grande da contemplare, dal momento che rifulse bene augurato alla nascita di Augusto?) e con le orecchie va inseguendo la sede del sommo Cancro.


angusti L cfr. I 271 Tum venit angusto (angusto GLNe: augusto M) Capricornus sidere flexus; II 445 atque Augusta (augusta M: angusta GL) fovet Capricorni sidera Vesta.
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13) Germanicus, Aratea 558-560. Hic, Auguste, tuum genitali corpore numen Attonitas inter gentis patriamque pauentem In caelum tulit et maternis reddidit astris. Augusto, tra gli stranieri attoniti e la patria spaventata, questo segno, sotto il quale nascesti, porter al cielo la tua anima divina e la render agli astri materni. 14) Ibidem, 1-4 Ab Ioue principium magno deduxit Aratus, Carminis at nobis, genitor, tu maximus auctor, Te ueneror, tibi sacra fero doctique laboris Primitias. probat ipse deum rectorque satorque. Arato incomincia dal grande Giove, ma tu sarai per noi, o padre, il pi grande ispiratore della nostra poesia Ti venero, a te offro sacri doni, le primizie di una dotta fatica. Lo approva un dio lui stesso signore e padre degli dei. 15) Manilius, Astronomica, I 7-12 Hunc mihi tu, Caesar, patriae princepsque paterque, Qui regis augustis parentem legibus orbem Concessumque patri mundum deus ipse mereris, Das animum uiresque facis ad tanta canenda. Iam propiusque fauet mundus scrutantibus ipsum Et cupit aetherios per carmina pandere census. Tu, Cesare, padre della patria e sovrano che governi con auguste leggi un pianeta che ti obbedisce e tu stesso dio acquisti un mondo concesso a tuo padre, mi dai il coraggio e risvegli la forza per cantare cose tanto grandi. Luniverso arride benigno a chi vi fissa intenti gli sguardi e spinge ad aprire agli accenti del verso lesame degli spazi eterei. 16) Ibidem, I 922-926 Sed satis hoc fatis fuerit: iam bella quiescant atque adamanteis discordia vincta catenis aeternos habeat frenos in carcere clausa; sit pater invictus patriae, sit Roma sub illo, cum deum caelo dederit non quaerat in orbe. Ma questo sar abbastanza per i destini: ormai si calmino le guerree la discordia avvinta in catene adamantine

stia ai ceppi in eterno, chiusa in carcere; sia il padre della patria invincibile, sia tale Roma sotto il suo potere, e consegnato che avr un dio alle stelle, non lo rimpianga al mondo. 17) Ovidius, Metamorphoses, XV 887-890 Tarda sit illa dies et nostro senior aevo, qua caput Augustum, quem temperat, orbe relicto, accedat caelo faveat precantibus absens! Arrivi tardi il momento, pi tardi nella mia vita, in cui Augusto, lasciato il mondo che adesso governa, salga in cielo ed esaudisca in assenza nostra le preghiere. 18) Vergilius, Georgicon, I 32-35 Anne novum tardis sidus te mensibus addas, qua locus Erigonem inter Chelasque sequentis panditur (ipse tibi iam bracchia contrahit ardens Scorpios et caeli iusta plus parte relinquit). O forse ti aggiungerai come nuovo astro ai lenti mesi dove Erigone tra le chele dello Scorpione inseguitore si spalanca (per te lo Scorpione ardente ritrae le sue braccia e ti ha lasciato una parte del cielo pi vasta del dovuto. 19) Anthologia Palatina IX 224 (Crinagora). , . , [ . Ero una capra popputa, feconda di latte tra tutte quelle che la mungitura svuota i capezzoli. Cesare gustandomi cap la cremosa dolcezza, mi volle sua compagna di rotta sulle navi. Salir in alto fino agli astri, che quello a cui porsi la mammella meno dellegioco non vale. 20) Firmicus Mathernus, Mathesis, VIII, 28,1 In prima parte Capricorni quicumque habuerit horoscopum erit rex et imperator. Chiunque nascer al sorgere del Capricorno, sar re e comandante sommo.

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