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RIVISTA ITALIANA

NVMISMATICA
E SCIENZE AFFINI
FONDATA DA SOLONE AMBROSOLl NEL 1888 EDITA DALLA SOCIETA NUMISMATICA ITALIANA IN MILANO

IL DIBAITITO SULLA DATA D'INTRODUZIONE DEL DENARIO NELLA MODERNA LEITERATURA NUMISMATICA (*)

Intomo aIla data deIla riforma monetaria con la quale i Romani hanno decretato la prima emissione del denarius Roma/Dioscuri si sviluppata, nel corso deIl'evolversi degli studi numismatici, una lunga polemica. La tesi cronologica c1assica (o tradizionale), secondo la quale I'introduzione del denarius si verifica poco prima della prima guerra punica, vede diminuire iI consenso in suo favore alla fine degli anni venti di questo secolo, quando emergono e acquistano vigore a1cune nene differenziazioni nelle posizioni degli studiosi. Si diffonde infani I'ipotesi ribassista (o rivoluzionaria, o progressive), che pone la riforma denariale intomo al 187 a.e. o anche dopo. A questa si contrappongono coloro che continuano a giudicare maggiormente anendibile iI quadro cronologico frutto degli studi dei decenni precedenti, e manifestano quindi illoro appoggio per una tesi che viene ddinita tradizionalista (o tradizionale, o conservative). Ma viene sviluppata anche l'ipotesi intermedia (la quale riscotera sempre maggior credito), che coIloca la creazione del denarius al tempo deIla guerra annibalica (o, secondo alcuni studiosi, poco prima). Tradizionalista, ribassista, intermedia: sono dunque queste tre le teorie cronologiche con cui i numismatici hanno cercato di trovare una soluzione al problema dell'individuazione deIla data della riforma denariale.

(*) Le cifre poste fra parentesi quadre segnalano, immedialamente dopo i nomi dei diversi studiosi, le date degli scrini (riporrati nella bibliografia) che COSlora hanno pubblicalo sull'argomento.

moniato dalla breve storia della moneta romana esposta da Plinio (Naturalis historia. XXXIII. 13.42-47) e dall'epitome XV di Livio, fissa al 269 a.e. la creazione del dmarius (I cui peso considera pari a 1/84 di Iibbra romana), attribuendo all' as in circolazione in quel tempo un peso inferiore aquello librale, e reputando i didrammi argentei (piu antichi) emessi da una zecca diversa da Roma ed identificabili come monetazione romano-campana. L'impostazione che caratterizza I'analisi dello studioso austriaco risultera vincolante per ogni altro successivo approfondimento, costringendo ogni numismatico a confrontarsi con essa. A parte qualche iniziale perplessita conseguente a1la difficolta di individuare I reate peso del primo eienarius, nel corso di oltre centotrent'anniprendono le distanze dalla collocazione cronologica operata da Eckhel solamente poehissimi autori: Bockh [1838] e Pais [1898-1899] (che anticipano.a1cune delle considerazioni che in seguito caratterizzeranno la teoria ribassista), e in misura molto piu limitata anche Soutzo [1887-1910]. Infatti nel 1838 BOckh manifesta la convinzione che I'argento emesso nel 269 a.e. debba essere una moneta di peso maggiore di quanto solitamente ritenuto. e risulti quindi identificable con il quadrigatus. Preferisce pertanto collocarc iI eienarius con iI segno X poco prima della riduzione sestantale del bronzo, da lui posta verso la fine della prima guerra punica. NeI 1889 Souao fissa al 264 a.e. I'introduzione del eienarius e la riduzio:. ne sestantale. associando al 269 o 268 a.e. la prima emissionedel victoriatus. NeI 1899 Pais contesta la corrente interpretazione delle fonti letterarie, reputando le testimonianze fomite da queste come riferibili a1la creazione deUa prima monetazione argentea in assoluto verificatasi a Roma, e collocando dunque nel269-268 a.e.l'inizio delle emissioni cosiddette romano-campane. Nel1860 Mommsen [1860-1875] interpreta in maniera nuova iI cenno al.l'i.ntroduzion~ dell'argento monetato a Roma, presente nell'epitome XV di ~IVIO.Mentre. I numi~rnati~i p~ecedenti lo giudicavano un riferimento genenco al medeslmo penodo mdlcato esplicitamente da Plinio, Mommsen lo associa stret.tamente 'a1la notizia liviana (riportata immediatamente prima) della deduzlone delle colonie di Rimini e Benevento, verificatasi nel 268 a.e.: e anteponendo I'attendibilita di Livio aquella dell'enciclopedista, lo studloso tedesco pone percio in tale anno I'introduzione del eienarius. anche se manifesla comunque il tentativo di concliare le testimonianze dei due antich~ autori consid~rando pure I'eventualita che la promulgazione deHa legge abbla preccduto dI un anno la sua effettiva entrata in vigore.

Mommsen inoltre avvalora I'ipotesi formulata da Borghesi [1840-1864] nel 1840, secondo la quale il peso del denarius era originariamente pari a 1/72 (anzich 1/84) della libbra romana; e considera contcmporanea alla creazione del sistema denariale, o piu verosimilmente di poco precedente ad essa, la riduzione dell' as a livello trientale. In contrapposizione con quest'ultimo punto. d'Ailly [1864-1869] rleva su alcuni asses sestantali la presenza di simboli ricollegabili a quelli riscontrati su antiehi denarii coi Dioscuri (e su ori Martc/aquila). Sulla base di cio, considera contemporanee, nel 269 a.e., I'introduzione del denarius e la riduzione sestantale del bronzo. Ulteriore approfondimento a questa indagine e piu ampia diffusione del risultato conseguito con essa rappresentano gli obiettivi raggiunti nel 1883 da von Bahrfeldt [1878-1934], il quale porta a compimento gli studi intrapresi da Samwer [1883 J. T uttavia von Bahrfeldt si distingue da d'Ailly nel porre la riforma nell'anno 268 a.e. L'opinione di Mommsen continua pero a riscuotere numerosi consensi. L'idea che iI dmarius sia stato introdotto all' epoca dell' as trientale rieeve l'appoggio di molti studiosi, quali Hultsch [1882-19051, E. Babelon [18851932], Grueber [1910], e parecchi altri , anche in tempi piu recenti (come Santini [1939-1948]). Solo lentamente si diffonde la convinzione di una contemporaneira fra creazione del denarius ed abbassamento a livello sestantale del bronzo, condivisa da Soutzo nel 1889. da Willers [1906-1909], e convalidata da Haeberlin [1905-1910] nel 1905. Anche piu a lungo dura l'interpretazione di Mommsen che vede I'epitome liviana come riferentesi al 268 a.e. Essa risulta ancora oggi accettata dalla maggior parte degli studiosi, sebbene gia da molti anni Leuze [1920] abbia dimosttato la sua erroneita, rilevando che la successione in cui vengono riportate le notizie nelle epitomi appare spesso differente da quella riscontrabile nei Iibri di Livio giunti fino a noi, e riconoscendo pertanto nel testo in questione non uno specifico richiamo all'anno dell'avvenimento citato immediatamente prima, ma un vago accenno al periodo di cui si sta trattando. Ma la tesi cronologica c1assica, pur distinguendosi per un sostanziale, seppure non unanime. accordo nel fissare la prima emissione denariale al 269 a.e. o all'anno immediatamente successivo. vede la mancata risoluzione di alcune incoerenze emerse nel quadro generale prospettato. Vengono manifestate perplessira riguardo alla visione del denarius come prima monetazione argentea coniata a Roma (che ad esempio d'Ailly nel 1864 identifica in-

vece nel quadrigatus); e Gnecchi [1909-1935] nel 1909 si mostra dubbi~so verso la collocazione nel 217 a.e. della riduzione onciale del bronzo, ipotlzzando una data posteriore. Ma sono in particolar modo i pesi delle ~onete bronzee in circolazione nelle colonie fondate da Roma (come quella di Brundisium, dedona pochi anni prima della fine della prima guerra punica, che utilizza bronzi di standard trientale) ad apparire difficilmente armonizzabili con gli elementi che spingono a considerare l'introduzione del tienarius avv~nuta contemporaneamente alla riduzione deU' as a due once (mentre propno tali pesi risultavano in precedenza rilevanti per coUocare poco prima .deUa prima guerra punica la riduzione trientale o comunque queUa ad un hveUo superiore al sestantale). Tale insoddisfazione induce gli studiosi a schierarsi a favore anme di altre ipotesi. Gli scritti che formano la base delle nuove tesi sono opera di H: Mattingly [1924-19631 e Robinson [1932-19641, affiancati in qualita di coautori o quanto men di collaboratori; gli ulteriori approfondimenti sono fruno deU'analisi del solo H. Mattingly. E in un anicolo del 1924 che H. Mattingly (gia coadiuvato da Robinson) anua una prima modifica al quadro cronologico tradizionale, spostando gli inizi della monetazione romano-campana dal quarto secolo a.e. agli anni deUa guerra contro Pirro. . Nel 1929, ancora con la collaborazione di Robinson, H. Mattingly, rilevando che anche la teoria tradizionale riconosce l'impossibilita di un'accettazione totale ed incondizionata delle affermazioni pliniane, accena i risultati degli studi eondoni da Samwer e von Bahrfeldt, associando l'emissione dei primi tienarii a\la riduzione sestantale deU'as, e posticipando I'una e I'altra rispeno al uadizionale 268 a.e. A conferma della correnezza dello spostamento di data, adduce le testimonianze lenerarie, concordi nel considerare l' as librale in vigore almeno fino alla prima guerra punica, e il fano che le colonie di Ariminum e Firmum. fondate rispenivamente nel 268 e nel 264 a.e., si servivano ancora dello standard librale. Esami na anche le ribanute: i bronzi riconiati da Capua, Calatia ed Atella su pezzi romani di standard semilibrale, secondo lo studioso devono essere datati al tempo in cui le tre cina si unirono ad Annibale contro Roma (216211 a.e.); inoltre alcuni bronzi romani, associati ad antichi tknarii, si trovano ribattuti su monete sarde databili al 216 a.e. Tuno cio in accordo con la collocazione dell' as sestantale nel periodo della guerra annibalica, testimoniata da Festo (De verborum significatu. sono la voce Sextantari asus; ed in Pauli excerpta. sono la voce Grave aes).

Pertanto H. Mattingly, in questa fase dei suoi studi, ritiene che I'imroduziore del denarius si sia verificata nel 210 a.C, o forse poco prima. E pero a partire dal 1932 che H. Maningly e Robinson cominciano a pubblicare quegli studi con i quali, proponendo per la creazione del dmarius una datazione ancora piu tarda di quella sostenuta nel 1929, danno forma e ~iffusione alla cosiddettateoria ribassista, la cui base rappresentata dall'artlcolo The Date o/ the Rornan Dmarius and Other Landmarks in Early Roman

Coinage.
I due studiosi prendono in esame la commedia Trinummus, scrina da Plauto intorno al 190 a.e.; ed analizzando il significato che il termine nummus acquisisce nelle opere plautine, desumono che il titolo della suddetta commedia e identificabile con il tetradrammo ateniese. Parallelamente, fanno osse~a~e che Livio (XXXIV, 52), riferendo del bottino che Tito Quinzio Flammmo porta a Roma al termine della seconda guerra macedonica, afferma ~he il tetra~ram~o atrc? ha u~ peso approssimativamente uguale a quello di tre dmam. Ma m realta esso m quel tempo pesava circa 17,24 grammi: peso questO nettamente superiore a quello di tre dmani di 4,53 grammi ciascuno ..Dal confro~to fra la testimonianza di Plauto e quella di Livio emerge che trmummus eqUivale a tetradrammo, e nummus a dmarius. Tuttavia il denarius utilizzato in quegli anni non puo essere la moneta che noi identifichiamo con tale nome, poich, da quanto detto nel brano di Livio, esso risulta essere un pezzo di circa 5,51-5,83 grammi di peso. H. Maninglye Robinson riconoscono percio in esso il didrammo ridono (('originario nummus, ossia ~'unita ~rgentea): ~iscontrabile nei tardi quadrigttti, spesso ribassati. Dunque 1I denanus che Llvlo colloca nel 197 a.e. si rivela una moneta diversa dal denarius coi Dioscuri, e cronologicamente precedente ad essa. . Penanto i ~ue studiosi acquisiscono la convinzione che la prima emisslone del denanus debba cadere nel periodo compreso fra il 190 a.C circa (data del Trinummus) e il 166 a.C (data del bronzo seleucide di Tripoli che riprende il tipo della moneta romana). , P~open?ono per una coll?cazione nel 187 a.e. o subito dopo. In quelI anno mfattl lo stato effettua 1Ipagamento di 25 1/2 tributa, dando vita ad un'azione di stabilizzazione economica, dopo le difficolta causate dalla seconda guerra punica e dalle guerre degli anni successivi. Continuando ad accettare la contemporaneita fra creazione del dmarius e ridu~.ione sesta~tale del bronzo, avvalorano la datazione proposta formulando un mterpretazlOne anomala del testo di Festo: quando egli afferma che lo standard sestantale fu introdotto propter bellum Punicum secundum, intenderebbe non durante bens dopo la guerra annibalica. Adducono anche ulteriori considerazioni a sostegno della propria teoria.

L'oro Marte/aquila, strettamente collegato ai primi timari;' associato alla corsa a1l'oro nel Norico, dove nel 181 a.c. viene fondata la colonia romana di Aquileia, che richiama l'aquila effigiata sul rovescio,di tale moneta. Nel prologo deHa Casina di Plauto si dichiara che le nuove commedie sono cattive come i nummi novio Per ottenere una soddisfacente spiegazione di tale espressione, i due studiosi propongo no una coHocazione delle datazioni dell'opera in epoca piu antica: solitamente si pone la data deHa prima rappresentazione sul finire della vita di Plauto (morto nel 184 a.c.), e queHa deHa ripresa (in occasione della quale viene riscritta la parte del prologo in cui si trova l'affermazione presa in esame) una generazione dopo, ossia non dopo il 155; i due studiosi ipotizzano iI 210 circa per la prima rappresentazione e iI 184 per la ripresa, cosi da identificare i nummi novi coi timarii da poco introdotti. A conferma deHa nuova datazione del denarius vengono present,ati anche l'analisi dei tipi ed alcuni altri riferimenti a monete, presenti nelle fonti letterarie. Nel269 a.c. viene posto l'inizio deHa coniazione di quelle monete che, tradizionalmente definite romano-campane, rappresenterebbero invece la prima emissione di argento autenticamente romano. La teoria ribassista viene accolta con molto favore da parecchi studiosi, primo fra tutti Sydenham [1918-19521, che gianel 1932 manifesta la sua' convinzione di una datazione deHa riforma denariale intomo al 190 a.c. Nel 1936 formula l'ipotesi che le prime emissioni di timarii siano circolate solo nel Bruttium. Ma una considerazione nettamente in contrasto con la datazione deHa ripresa deHa Casina ipotizzata da H. Mattingly e Robinson viene presto apportata da Beare [19341, il quale rileva che l'affermazione (presente nel prologo>, secondo cui la ripresa venne effettuata in un tempo caratterizzato dall'assenza di bravi poeti, deve necessariamente essere intesa come. successiva alle morti di Ennio (169 a.c.) e di Cecilio (166 a.c.). Pertanto la giusta collocazione cronologica, dovendo risultare piu tarda deHa morte di Plauto di non piu di una generazione, cade durante, o subito dopo,l'attivicl di TerenZIO.

Maningly nel corso del tempo attua qua1che modifica di dettaglio alla propria posizione, cercando comunque di apportare anche ulteriori e1ementi a conferma della. teoria sostenuta. Nel 1943 considera anche la possibilita di un ulteriore ribassamento della data d'introduzione del denarius fino al 169 a.e. Nel 1945 vede il quadro cronologico prospettato confermato dalla convinzione di un paraHelismo fra le emissioni dei didrammi RomalVittoria e queHe dei decadrammi alessandrini di Arsinoe. Condivide inoltre l'opinione, avanzata da Sydenham, in base alla quafe le prime emissioni denariali vengono fatte circolare solo al sud, e solamente a1cuni anni dopo (intomo al 170 a.e.) vengono utilizzate anche a Roma. Ma nel 1957, ed in maniera ancora piu esplicita nel 1960, arriva ad anteporre con deeisione, come data della riforma denariale, !'anno 169 a.e. al 187. Tutto cio suHa base della sempre piu convinta accettazione dell'idea che le nuove commedie cui si fa riferimento nel prologo della ripresa della Casina di Plauto sono (come riscontrato da Beare) quelle composte da Terenzio e dai suoi colleghi a partire dal 170 a.e. circa. Tuttavia H. Mattingly poco do po abbandona !,ipotesi di una datazione del primo denarius al 169 a.e. e torna a prediligere il 187, pur con qua1che perplessita. Coloro che prendono le distanze dal quadro cronologico c1assico non scelgono pero tutti di appoggiare la tesi ribassista: a1cuni di loro propendono invece per una teoria intermedia. Fra i primi sostenitori di questa, spiccano Gieseckc [1928-1938J e MiIne [1934-1946J. Giesecke riconosce l'importanza deHe monete ribattute da Capua, Calatia ed Atella, ma preferisce manifestare il proprio assenso verso l'idea che esse siano state emesse non al tempo deHa rivolta contro Roma bens nel periodo precedente; pone dunque l'introduzione del dellarius nel 218 a.e., e considera gli asses in un primo tempo pari a 1/5 di libbra, e ridotti a livello sestantale poco dopo. Miln~ sottolinea la presenza nel testo liviano di bigati riportati a Roma come bottll1o daHa Gallia a partire dal 197 a.e. (e ncgli anni successivi, assieme ad argentum Oscense, dalla penisola iberica). Identificando i bigati come denarii con iI tipo di Diana in biga, nel 1934 colloca la creazione del denarius coi Dioscuri intomo al 205 a.e., spostandola nel 218-217 a.e. nel 1936 (sul1a base della maggior attendibilita di cui accredita il testo pliniano tramandato dal codex Bambergenss, dove viene definita denarius nummus, e non. aureus nummus, la moneta posta 51 anni do po la prima emissione argentea 111 assoluto). NeI 1944 ipotizza che il denarius con Diana in biga sia il

Questa lettura del prologo deHa Casina in chiave antiterenziana vede l'appoggio convinto di altri studiosi di Plauto, in favore dunque di quella che era stata la datazione solitamente assegnata alla commedia.

naturale successore del tipo presente sul quadrigatus, e quindi posticipa la data d'introduzione del denarius coi Dioscuri, ponendola intorno a1la fine del terro secolo a.e. , NeI 1949 pure Gabba [1949~1973] propone di collocare la creazione del tienarius nel 218 a.e., rilevando che le cifre che fissano i livelli di censo trasmessi come serviani risultano caIcolate in assessestantali (che erano quelli emessi al tempo della riforma denariale), e notando che a1cune di esse vengono riportate anche in un senatus consultum del 214 a.e. La posizione tradizionalista continua comunque a conservare un discreto numero di sostenitori (tra i piu convimi dei quali molti sano italiani; ma questa suddivisione sulla base della nazionalita non deve essere erroneamente generalizzata: Gabrici [1934-1948] e Ricci [1937] ad esempio accettano subito e con entusiasmo l'ipotesi ribassista): contro le nuove teorie si schierano, fra gli a1tri. Regling [1906-1969], Frank [1927-1933], la Cesano [19101954], Stazio [1947-1959], la Breglia [1946-1973]. La maggior parte di tali studiosi si richiama al quadro cronologico e1aborato in particolar modo da Haeberlin, ma anche fra i sostenitori della datazione delta riforma denariale al 269-268 a.e. vi sono differenze: a titolo di esemplificazione, la Cesano assegna al denarius un valore nominale pari a dieci asseslibrali, collocando solo quamo anni dopo la decisione ufficiale di sancire la riduzione sestantale; la Breglia invece accena la contemporaneita fra tale riduzione ed introduzione del denarius. Rimane pero come caratteristica comune delle posizionidi tali numismatici, al di la delle poco numerose varianti, la convinzione della debolezza degli e1ementi addoni a sostegno dell'ipotesi riQassista, le cui interpretazioni riguardo a1le riconiazioni, a1l'oro Marte/aquila e ai testi di Plinio, Livio e Plauto vengono giudicate forzate, inconsistenti, e, in sostanza, meno credibili di a1tre a1ternative. Ma per i quasi tre decenni successivi a1lasua formulazione, la tesi ribassista riscuote i maggiori apprezzamenti. In SUD sostegno, Le Gentilhomme (1934] presenta un esame di a1cuni tesoretti, Altheim [1937-1938] sottolinea lo strelto collegamento fra i due sommi magistrati del 269 a.e. e i tipi del didrammo Ercole/lupa coi gemelli, Heurgon [1942-1969] nel 1942 approfondiscc lo studio della monetazione di Capua e consociate, Scullard ( 1948-196 1] esprime a1cune osservazioni su varie monete italiche. Pink [1933-1952] invece, dopo essersi schierato durante gli anni trenta a favore dclla teoria ribassista (per primo utilizza l'espressione rivoluzione

Matting/y), nel 1952 preferisce prendere in considerazione anche la possibilita di una collocazione della riforma denariale nell'ultimo decennio del terzo secolo a.e., limitandosi a proporre il 210 come terminus post quemo NeI 1958 gli scavi archeologici effettuati in Sicilia presso Serra Orlando (l'antica Morgantina) portano alla luce un importante tesoretto: una piccola anfora viene recuperata al di sotto di uno strato di tegole cadute sul pavimento di una delle stanze di un santuario dedicato a Demetra e Kore. Nove monete d'argento riempiono fino all'orlo il vaso: quattro victoriati, un denarius, tre quinari ed un sestertius. Queste monete, cosl come alcune altre ritrovate in taJi scavi, appartengono alle primissime emissioni del sistema denariale. Sjoqvist [1960] mette in rilievo che la cronologia ribassista amibuita dalla maggior parte dei numismatici a tali emissioni mostra un'evidente incoerenza con le datazioni assegnabili a tutti gli altri reperti presenti nello stesso strato archeologico sigillato. Preferisce pertanto collegare la distruzione del santuario e di altri edifici della citta al contesto storico della lotta antiromana: Morgantina infatti viene riconquistata da Roma dopo essersi ribellata per due volte, nel 214 e nel 211 a.e. Quest'ultima data diventa quindi un terminus ante quem per la riforma denariale. Pochi anni prima della scoperta effettuata a Morgantina, Thomsen [1957-1965], di fronte al persistere di teorie cronologiche parecchio differenti tra di loro, intraprende un accurato lavoro di ricerca, perpetuatosi per un intero decennio ed ultimato nel 1961 (ma di cui alcuni risultati vengono anticipati gia nel 1953), da cui l'autore trae come conclusione l'esigenza di sostenere per la creazione del sistema denariale una datazione intermedia. Parte anch'egli dalla convinzione di una contemporaneita fra creazione del denarius e riduzione sestantale del bronzo. Esprime il suo favore verso le critiche gia espresse da altri studiosi contro la teoria tradizionalista. Dunque condivide l'opinione in base a cui nel 216-215 a.e. Roma si serve ancora dello standard quadrantale ridono usato da Capua e consociate, il quale rimane in vigore per poco tempo, ed messo poi da parte con la riduzione sestantale. Si schiera invece contro le interpretazioni formulate dai ribassisti a sostegno di una datazione del denarius in epoca successiva alla seconda guerra punica, sottolineandone i limiti e le approssimazioni. In particolare, ritiene che il termine trinummus usato da Plauto non indichi alcuna moneta realmente esistita, eche nell'equiparazione liviana fra il peso del tetradrammo attico e quello di tre denarii sia lecito continuare a vedere un .setllplice ana-

cronismo: non sono infmi i tetradrarnmi del 197 a.e. ma quelli di basso peso del tempo di Livio. vale a dire i cistofori. a pesare come tre denarii di 3 3/7 scrupoli. , Inoltre giudica la traduzione proposta da H. Mattingly e Robinson del termine propt~r utilizzato da Festo dovuta unicamente al fatto che solo con questo artificio interpretativo essa si puo armonizzare con la tesi ribassista. Esclude anche l'ipotesi di Sydenham che il denarius nella sua prima fase sia stato coniato fuori Roma. notando con accortezza che tale teoria rende invalide alcune affermazioni di H. Mattingly: infatti ridurre le prime coniazioni di denarii ad emissioni di tipo sperimentale comporta la necessita di sganciare questa riforma dal processo di stabilizzazione monetaria attuato nel 187 a.e. con iI ripagamento dei debiti. Ritiene che iI termine bigati presente nei resoconti liviani di trionfi verificatisi nel periodo 197-191 a.e. sia stato sostituito all'originaria parola denarii(regisuara negli Annaks Maximl) ad opera dell'annalisra utilizzaro d'Livio come fonte. il quale viveva circa al tempo di Silla. quando bigatus nellinguaggio popolare aveva ormai acquisito iI significato generico di denarius. Grandissima I'importanza che amibuisce al tesoretto di Minturno. nel sud del Lazio. formato da 61 bronzi romani di peso variabile dallo standard semilibrale aquello onciale (e di cui aveva divulgato la notizia del ritrovamento Newell [1933)). Essendo databile al 191 a.e., esso fornisce la dimostrazione che prima di tale anno erano gia in circolazione bronzi tagliati sul piede onciale pieno e leggermente ridotto. La coniazione dell'oro Marte/aquila (contemporaneo o di pochissimo posteriore al denarius). il ribassamento del denarius e quello del bronw sestantale. la presenza su denarii e bronzi di simb()li. lettere e monogrammi che indicano monetieri o zecche locali: sono tutti elementi che a parere di Thomsen si gi ustificano soltanto in una situazione di emergenza. come quella propria della seconda guerra punica. La datazione del denarius nella guerra annibalica eliminerebbe inoltre I'impressione di emissioni compresse in un tempo eccessivamente breve nel caso della tesi ribassista e diluite in un numero di anni troppo elevato nel caso della teoria tradizionalista. Lo studioso rileva che. in base aLivio. nel 209 a.e. vengono prelevate 4000 libbre d' oro dalle riserve dello stato. Tale anno rappresenta pertanto la data in cui piu attendibile la collocazione di una grossa emissione di oro Marte/aquila. La creazione del denarius cade dunque tra iI 215 ed il 209 a.e. Nel 1953 Thomsen colloca la riduzione sestantale del bronw nel 210 a.c.. e pone ('inizio delle emissioni denariali nello stesso tempo o pochi anni prima (ripresentando in sostanza la stessa datazione che H. Mattinglyaveva proposto nel 1929 ed abbandonato poco dopo).

Ma gli scavi di Morgantina fomiscono la dimostrazione che l'almo 211 a.e. rappresenta iI terminus ante quem per I'introduzione del denarius. NeI 1961 Thomsen condude percio che iI denarius stato creato nel 213 a.e. o in uno dei due anni successivi. Lo studioso mantiene la centralita del 269 a.c.: in tale momento che a suo giudizio si prende la decisione di emettere la moneta argentea anche a Roma, e si comincia la coniazione della terza serie di didrammi con la leggenda ROMANO. le cui raffigurazioni sul diritto e sul rovescio (Ercolellupa coi gemelli) si ricollegherebbero proprio ai consoli di quell'anno.

Sia sulla base degli attenti studi portati a termine da Thomsen nel 1961, sia (ed anzi in particolar modo) in seguito all'esame delle monete recuperate a Morgantina operato da Bumey [1963-1989) (di cui lo stlldioso divulga i risultati in occasione del Congresso Intemazionale di Numismatica temlto a Roma nello stesso anno 1961), agli occhi deHa maggioranza dei numismatici la teoria ribassista viene a perdere ogni credibilita, ed il f.1voredi cui essa aveva goduto viene indirizzato in gran parte verso la tesi intermedia. Tuttavia, per a!cuni anni, vi in alcuni di coloro che erano stati i pi convinti assertori delle idee ribassiste, una -natllrale perplessira di fronte alla testimonianza archeologica che delegittima in maniera COSI radicale la loro posizione; questo stato d'animo si traduce nella grande cautela con cui tali studiosi affrontano la possibilita di accettare il termil/IIS ante qllem desunto dagli scavi di Morgantina. H. Mattingly ipotizza che agli edifici andati distrutti nella citta siciliana sia stato appiccato iI fuoco da parte degli Hispani (ivi stanziati) durante un qualche scontro con la popolazione verificatosi successivamente al 211 a.e. Lo stesso parere manifestato da H. B. Mattingly [1957-1982] (figlio di H. Mattingly). iI quale nell968 alza la propria datazione della riforma denariale fino al 205 a.e., collocandola ne1212 o 211 a.e. soltanto a partire dal 1970. Cosi anche Hersh [I 952-1992], che a sostegno della cronologia ribassista aveva approfondito lo studio delle riconiazioni, nel 1964 si limita a proporre per la creazione del denarius una collocazione nel 205-200 a.e., appoggiando con convinzione la datazione intomo al 21 1 solo diversi anni dopo.

e,

La tesi intermedia si diffonde comunque alqllanto rapidamente. Giard [1962-1974] si ricollega alla posizione espressa da Thomsen fin dal 1953, e pone la prima emissione di denar imomo al 211 a.e. Villaronga [1967-1976] nel 1967 rileva come il glladro cronologico sostenuto dalla tesi intermedia si accordi con le datazioni assegnabili a vari tesoretti rinvenuti in Spagna.

A. A1foldi [1961-1971) in un primo tempo approva nella loro totalita i risultati raggiunti nel 1961 da Thomsen, mentre nel 1971 preferisce anticipare al 218 o al 217 a.e. la data d'introduzione del denarius.. Zehnacker [I 972-1983) concorda pienamente con Thomsen nel collocare la creaz.ione del sistema denariale nel 213-211 a.e. Marchetti [1971-199 I] fissa la prima ribellione di Morgantina al 213 a.e. (invece che al 214); inoltre ritiene che siano i Cartaginesi i responsabili della dimuzione di quegli edifici in cui appare cospicua fra le macerie la presenza di monete romane, giustificabile soltanto nell'epoca in <:ui nella citra siciliana erano presenti i Romani, vale a dire non oltre iI 213 a.e. Comparando do con gli elementi riscontrati nella monetazione della quinta repubblica siracusana (cui appartengono bronzi, assegnabili al 214 a.e., riconiati su standard sestantale) e con la notizia del senatus consu/tum del 214 a.e. in cui si prendono in considerazione livelli di censo rapponabili a c1assi serviane calcolate sulla base di asses sestantali, Marchetti arriva a datare la riforma denariale (e la riduzione sestantale ad essa collegata) alIa fine del 215 o aJl'inizio del 214 a.e. Propende per la tesi intermedia anche Crawford [I 964-1986], che colloca l'introduzione del denarius nel 211 a.e. o nell':mno prima, contemporaneamente all'entrata in vigore dello standard sestantale per le monete bron- . zee. Reputa che I'evidenza in favore di tale datazione vada oltre iI solo dato archeologico di Morgantina; e rinforza ulteriormente le osservazioni gia divulgate da Thomsen. .. A giudizio di Crawford, la transizione dal quadrigatus al tienarius deve essersi verificata al tempo della seconda guerra punica: lo testimoniano sia i tesoretti recuperati in Spagna, sia i ripostigli sieiliani e quelli con monete dei Cartaginesi e dei loro a1leati in Italia. Ben si inseriscono nel contesto della guerra iI continuo decrescere del peso della moneta bronzea ed iI decentramento delle zecche. Inoltre Capua, Calatia ed Ate/la nel216-211 a.e. ribanono monete di peso poco inferiore allivello semilibrale, iI quale pertanto deve essere ancora in vigore nel 216-215. Su pez.zi bronzei di Geronimo (del 216-215 a.e.) e della democrazia siracusana (del 215-212 a.e.) si trovano ribattuti esemplari di emissioni che risultanc ricollegabili alle prime fasi del sistema denariale. La medesima considerazione vale per coniazioni prodone a Canusium, che vengono ribattute su bronzi di Eniade e dell;lega acarnana, giunti a Roma agli inizi del 210 a.e.

A110stesso modo, sono associabili agli inizi della riforma denariale anche tre emissioni s:l.rde la cui coniazione appare attribuibile ai pretori della Sardegna nel 2 H, 210 e 209 a.e. Crawford sottolinea che le monete romane pi tarde recuperate a Morgantina apparrengono a poche emissioni, di cui sono present molri esemplari; questo induce a ritenere tali pezzi messi in circolazione da pochissimo tempo. In aggiunta a cio, lo studioso inglese rileva che, in base al resoconto liviano, nei primi anni della guerra annibalica il me tallo a disposizione sufficiente al fabbisogno, ma poco dopo, nonostanre la rchiesta d un tributum dup/ex nel 215 a.e., si assiste ad una evidente carenza di metallo, conseguente alla difficold di reperire nuove entrate con le quali fronteggiare le enormi spese; Roma sceglie COSI di finanziarsi attraverso I'uso del credito. Solo dal 212 a.e. il metallo comncia ad amuire nuovamenre, grazie ai bottini, al triburo imposro ai privati nel21O, all'oro prelevaro dall'erario nel209, alla concessione in affitto dell'ager Campanus. 11che rende di fatro possibile I'attuazione dellariforma denariale. Su queste basi, Crawford colloca con convinzione la creazione del denarius nel 211 a.e. o subito prima.

NeI 1976 Villaronga segnala I'esistenza di un mezzo sheke/ cartaginese, con i tipi testa maschile/e1efante (proveniente con ogni probabilita da un tesoretto trovato ad Enna), caratterizzato dalla presenza del segno X nel campo al diritto, testimonianza inequivocabile di una riconiazione sopra un denarius romano (per quanro qualche perplessita sia indona dallo scarso peso del tondello: solo 3,03 grammi). Poich i Carraginesi vengono cosrrerri a lasciare la Sicilia nel 210 a.e., secondo lo studioso la riconiazione deve essere stata eseguita anteriormente a tale anno, a riconferma dell'erroneita della teoria ribassista. 11consenso riscosso dalla tesi inrermedia appare generalizzato, ma non unanime. Belloni [1960-1996] rigetta categoricamenre I'idea del denarius come moneta d'emergenza; Panvini Rosati [1960-1979) predilige dichiaratamente la testimonianza fomita dalle fonti letterarie, riguardo alle quali riprende le considerazioni di stampo tradizionalisra; Nenci [1968J propone di interpretare I'affermazione di Plinio relativa alla riduzione sestantale del bronzo come riferita non alla prima bensl alla seconda guerra punica, in analogia con quanto scritto da Festo (ma tale idea viene rifimata dagli altri numismatici), giudicando quindi I'esposizione pliniana arrendibile nel suo complesso.

spinge vari numismatici a valutare con attenzione anche altri elementi, e a formulare nuove interpretazioni. 1n appoggio alla datazione tradizionale, Pautasso [198?-1.987] segnala un tesoretto con dracme padane e quadrigati; la Ercolani Cocchl [1987] an~: lizza la distribuzione quantitativa deHe diverse emissioni cui sono as~egnablh i dmarii rinvenuti nei tesoretti databili al primo secolo a.c.; Catalh [19841990 I nel 1990 esamina iI corredo deHa tomba 138 della necropoli di CeHe, con due s~muncine di peso semilibrale. A favore della cronologia intermedia, Gorini [1973-1988] nel 1976 prende in considerazione i ritrovamenti effettuati nei territori ven~to ed adriatico, mettendo in evidenza che I'area di circolazione nella quale nentrano i ripostigli di Serra Orlando, Taranto ,ed t!dine (co.n monete dellostess? tipo. tra cui ass~ di standard sestantale) e umca propno nella seconda meta del teno secolo a.c.; Buttrey nel 1980 segnala un tritnS delle prime emissioni di peso sestantale. in ottimo stato di conservazione, rinvenuto durnte gli scavi di Cosa in Etruria, in uno strato archeologico databile al tardo teno secolo a.c.; Rizzo [1985], ritenendo che le emissioni bronzee che alcuni deflniscono ottantali siano in realta riconducibili allo standard dell' as sestantale calcolato suHa base della libbra italica. ipotizza un'alternanza fra il sistema ponderale romano e quello italico, reputando quest'ultimo perduran te ~ino alla riforma denariale ed in vigore ancora nell'anno 216 a.c., che lo studloso presenta pertanto come tenninus post quem per la creazione del denarius. . Burnett [1977-1989] nel 1977 dalla comparazione tra Plinio e Livio deduce che le loro fonti affermavano soltanto che nel 269-268a.C. il popolo romano per la prima volta uso I'argento, iI che non presuppone necessariamente il riferimento ad una particolare emissione; disapprova quindi l'opinione in base alla quale le fonti letterarie indurrebbero a pensare che la coniazione di pezzi argentei a Roma si sia veriflcata a partire dal 269 a.c. Anche Lo Cascio [1980-1983] condivide I'idea che nel 269 si sia avuto iI primo utilizzo di argento monetato da parte del popolo romano, ~a c?lloca in tale data anche la decisione di instaurare ufficialmente una tarlffazlone in assesdella moneta argentea secondo una ratio denariaria; in altre parole, il dmnritlS rappresenta un'unita di conto, di cui inizialmente coniato solo il sottomulti plo.

In particolare, Arslan c.oncepisce l'inrroduzione del dennrius come una operazione con finalita di stampo chiaramente protezionistico: col ritiro delle precedenri emissioni, la nuova moneta la sola cui viene permesso di eircolare nei territori ancora soggetti all'autorita romana, e CiD allo scopo di impedire, in un periodo di pesanre crisi, la penetrazione e l'attecchimento in tali mercati da parte della monetazione coniata dagl' .Heati di Annibale. A sostegno deHa propria datazione, la Caccamo Caltabiano porta anche I'esame di un tesoretto (rinvenuto nel 1987 ad Agrigento) di 52 ori Marte/ aquila, di cui gli esemplari da venri ttssesrisalgono unicamente a pochi conii. Ma. oltre a CiD,la studiosa attribuisce al sistema denariale uno stretto legame con iI territorio siciliano, leggendo le caratteristiche di tale riforma monetaria in funzione della precisa volonra, da parte di Roma, di riuscire a sostituirsi al regno siracusano dopo la morte di Gerone 11.

Alcuni studiosi, pur ritenendo che la riforma denariale sia da collocarsi in epoca posteriore a queHa proposta tradizionalmenre, preferiscono ipotizzare una data anteriore alla seconda guerra punica, per superare I'impressione di una compressione delle numerose emissioni delle prime fasi del sistema denariale e di quelle dei bronzi di varie riduzioni in uno scarsissimo numero di anni. Cosl avviene nel caso di Fusi Rossetti [1987-1995], che associa la diffusione dei nomi dei monetieri suHe monete repubblicane al periodo onciale, ed identifica alcune abbreviazioni coi nomi di tre comandanti militari presenti a Benevento nel 212 a.c. e con quelli di due monetieri la cui attivita ricollegabile agli anni che precedono l'inizio della guerra annibalica. Acquisisce pertanto la convinzione che l'introduzione del denarius si possa essere verificata nell'arco di tempo compreso fra la prima e la seconda guerra punica, proponendo come data dell'innovazione, puramente a titolo indicativo, l'anno 235 a.c.

Intorno ad una datazione del dtnarius al 215-214 a.c., e quindi in un periodo di poco anteriore aquello prospettato da Thomsen e confermato da Crawford. convergono i pareri (oltre che di Marchetti) di Manganaro [l ~6919821, di Walker [1984]. di Arslan [1989], della Caccamo Caltablano [1990-1993].

11tenninus ante quem del 211 a.c. stabilito sulla base dei reperti emersi dagli scavi di Morganrina non riceve pero una convinra accettazione da parte di tutti gli studiosi. Oltre che in Stockli [1975], che colloca la creazione del denarius in un anno non precisabile ma successivo al 197 a.c., e il cui quadro cronologico viene contestato con decisione dagli altri numismatici, una posizione dissenziente riscontrabile per esempio anche nelle assenioni della Garda-Bellido [1990]. Tale studiosa infatti considera la riforma denariale fattibile soltanto dopo la caduta di Cttrthago Nova nel 209 a.c., reputando il possesso delle ricche miniere d'argento (presenti nelle vicinanze della citra) determinante per rifornire Roma del metallo necessario per le nuove emissioni.

Al di la di eccezioni quamitativameme assai limitate, la situazione attuale vede dunque fromeggiarsi principalmeme due diverse teorie cronologiche, alle quali si richiama la quasi totalita degli studiosi: quella trac;iizionalista, sostenuta da un numero minoritario di numismatici; e quella intermedia, che risulta largameme preferita, ma che non esprime tuttavia un parere univoco sull'anno preciso dell'inizio delle emissioni denariali.

Di fronte alle differenti teorie formulate nel tentativo di risolvere il problema della datazione della riforma denariale, lecito chiedersi quanta parte abbia, al fine della preferenza per I'una o I'altra alternativa, l'atteggiamemo psicologico dei vari studiosi. NeI momemo in cui risulta palese l'impossibilita di chiarire ogni aspetto del problema, naturale che possano acquisire un valore determiname la voglia di nuovo {per i ribassisti} o la tendenza (~a parte dei tradizionalisti) a non abbandonare la teoria gia sostenuta per appoggiarne un'altra che manifesta anch'essa alcuni Iimiti nel rispondere a tutti i problemi. A cio si aggiunge pure iI rischio che, nella necessita di prendere posizione, I'indecisione generi conformismo verso I'idea che sembra di volta in volta prevaleme. Spesso le diverse teorie cronologiche sono riconducibili a ben precise nazioni (ad esempio, la tesi ribassista viene associata in maniera particolare alla 'scuola inglese', memre quella tradizionalista alla 'scuola italiana'). Se" per gli anni trema tali opposti schieramenti possono anche essere reputati semplicememe una conseguenza degli attriti politico-nazionalistici dell'epoca, per iI periodo successivo appare invece difficile trovare una spiegazione plausibile di tale fenomeno. Bisogna forse pensare che tale divergenza sia soltamo iI fruno di un aneggiamento corporativistico che contrappone una 'scuola' all'altra? Oppure la preferenza per una determinata ipotesi indona da una differeme mentalita consegueme alla formazione culturale ricevuta, e quindi deriva dall'approccio psicologico col quale lo studioso abituato a porsi di fronte al problema? Per inciso, anche per gli anni trema la connotazione nazionalistica nelle opere dei diversi studiosi appare ben poco radicata e tun'altro che generaliz7.ata. Oltre che nel giudizio preseme nella parte conclusiva dell' articolo La data di istitrlziont dtl "dmarius" di Roma pubblicato nel 1938 dalla Cesano (che definisce antistorica td antiromana la cronologia ribassista), uno scoperto nazionalismo riscontrabile soltanto nello scritto di Santamaria [1935], che vede nella tesi degli srranieri H. Mattingly e Robinson un attacco contro iI patrimonio sto rico nazionale. In ogn i caso, le conseguenze negative di questa divisione di tipo geogra-

fico risultano evidemi: negli ultimi anni i temarivi di individuare nuove srrade che possano porrare ad una soluzione del problema (o che riescano perlomeno a chiarirne meglio alcuni aspeni) vengono compiuri in misura proporzionalmeme maggiore in Italia, poich qui la mancanza di una uniformita di giudizio si traduce in uno stimolo ad una maggiore anenzione verso quanto puo apparire come un movo e1ememo utile all'indagine. Laddove invece viene ritenuta scomata la validira della teoria intermedia, si tende ad approfondire di meno la ricerca e I'analisi su cio che ancora non pienameme dimostrato.

O' altra parte, iI tentativo di onenere una ricostruzione cronologica in grado di" assegnare un ordine a tuni gli e1ementi a disposizione si scontra con le oggettive difficolta sempre presenti in una tale indagine, che mette in discussione piu di un secolo di monetazione romana, eche quindi fatica spesso ad analizzare nella maniera piu consona ciascuna delle interpretazioni via via formulate. Non deve percio suscitare stupore la constatazione che, nell'articolarsi della polemica, hanno avuto luogo parecchie dichiarazioni erronee, anche da parte degli studiosi piu qualificati. In alcuni casi lo sbaglio solamente la conseguenza di una frettolosa traduzione delle antiche testimonianze scrine (il testo di Plinio relativo alla datazione della riduzione sestantale del bronzo viene mal imeso), o di una trascrizione inesatta di qualche dato (le monete del sistema denariale contenute nel piccolo vaso rinvenuto a Morgantina vengono descritte in maniera scorretta), o di un'analisi delle a!trui ipotesi effenuata con scarso approfondimento (l'amibuzione a Thomsen di una posizione che, nel 1953, appariva favorevole ad una datazione del dtnarius al 209 a.e. una imprecisione; COSI anche iI riscontro di simboli uguali sui primi denarii e sui bronzi sestamali, da molti ricollegato agli approfondimenti di Samwer e von Bahrfeldt, risale in realta alle indagini di d'AilIy), o di una semplice svista (il 269 a.c., in cui Plinio colloca la riforma denariale, viene posto a quanro anni di distanza dalI'inizio della prima guerra punica, anzich cinque). In altre circostanze, l'errore rappresentato dalla stessa interpretazione dei dati proposta (I'esempio piu evidente quello della teoria ribassista di H. Mattingly e Robinson); tuttavia cio pur sempre il frurto di un temativo di intraprendere nuove strade che possano condurre pu lontano di quelle gia bartute, ed anche quando la nuova va appare ad un cerro punto impercorribile, averla scandagliata risulta comunque utile per l'affinamento dell'intera ncerca. Ma a volte lo sbaglio causaro da insufficiente aggiornamento, ed appare quindi sintomo di quella reale difficolra a passare al vaglio tune le di-

verse imerpretazioni. che puo pure degenerare nel rischio di un arroccamenlO. tamo comodo quamo sterile. su posizioni sempre identiche a se stesse. Questo limite nel dialogo fra gli studiosi emerge con chiarezza nella scarsissima di/fusione che ancora oggi comraddistingue i risultati delle osservazioni di Leuze. iI quale. fin dal 1920, dimostra la mancanza di validir:l dell'imerpretazione formulata per la prima volta da Mommsen riguardo a11' epitome XV di Livio. L'associazione tra le affermazioni di derivazione liviana e l'anno 268 a.e. risulta infani priva di reale fondamento, come riconosciuto anche da Segre [1928-1931], Regling, Ricci, H. Maningly, Nenci (e come accenalO in maniera piu o meno implicita pure da Frank, Giesecke. Sydenham, Foraboschi (1987)); mnavia essa ha continualO ad essere data per scontata dalla maggior parte degli smdiosi. e rappresenta mnora l'interpretazione piu accreditata, sebbene lasua inesanezza sia dimostrata gia da oltre tre quani di secolo. Ovvia conseguenza di questa errata convinzione iI tentativo di trovare una giustificazione alla differenza di un anno fra le datazioni desume dai testi di Plinio e Livio (pur essendo iI compendio del libro XV di Livio redano da un ignoto epitomatore. iI fano che le notizie in esso riponate derivino dal celebre storico romano l'ha reso oggetto di una piena e mai sopita fiducia da pane dei sostenitori di tune le ricostruzioni cronologiche, i quali peraltro han no a volte perso di vista la distinziohe fra l'epitomatore e Livio, attribuendo al primo la stessa credibilita riconosciuta al secondo). A tale riguardo, a quella formulata da Mommsen si affiancano anche a1tre ipotesi: la differenza sarebbe addebitabile all'utilizzo di fonti diverse (Belloni); pennto queste, proprio in quanto autonome l'una dall'altra, rappresenterebbero una conferma della veridicita dell'evento (Picozzi [1978-197.9]); e nel panicolare rilievo in cui Plinio pone il 269 a.e. si potrebbe forse intravedere la volonta di po-' lemizzare contro la datazione al 268 (Burnen); oppure la di/ferenza potrebbe anche essere dovuta solo ad una redazione malridotta della perioca liviana (Zehnacker). A parziale scusante di tale disattenzione verso le osservazioni di Leuze, bisogna pero riconoscere che, a partire dalla nascita della tesi ribassista, l'intercsse dcgli stlldiosi si concentra sulla contrapposizione fra le grandi teorie cronologiche. a scapito del controllo di particolari che, risultando ininfluenti per dirimere la comroversia sul quadro generale, appaiono ormai di secondaria imponanza. DaI punto di vista metodologico, l'errore da cui guardarsi quello di lasciarsi prendere la mano da una ricostruzione cronologica elaborata non sulla basc dei dati che sembrano presentare maggiore obiettivira, ma per mezzo di e1emen ti che, per quanto indimostrati, appaiono armonizzabili tra di

loro. QueslO porta alla formulazione di teorie che presentano senza dubbio una logica interna, la quale pero non deve assolutamente essere scambiata per dimostrazione. Esempio della precarieta dci risuitati conseguiti con un simile approccio stalO fornito dalla teoria ribassista. Se bisogna dare atto agli stessi H. Mattinglye Robinson di avere ammesso fin dal principio che gli e1ementi addotti a sostegno della loro tesi risultavano credibili proprio perch si sostenevano a vicenda, ma considerati isolatamente vedevano diminuire parecchio la loro forza dimostrativa, d'altro canto sono apparsi evidenti a tutti, sia pur soltanto dopo gli scavi di Morgantina (le incongruenze gi;l messe in rilievo da Beare e Thomsen non avevano convinto i ribassisti ad abbandonare la loro posizione), i pesanti limiti cui era soggena la costruzione dei due studiosi inglesi. Come in un castello di carte I'armonia tra le diverse parti sussiste solo finch ogni singola carta viene mantenuta nella posizione pi udle per conservare l'equilibrio di tutte le altre, ma nel momento in cui essa viene toita anche l'equilibrio delle altre risulta irrimediabilmente compromesso, cosl, in un quadro cronologico basalO principalmente su una logica interna, le date si sostengono reciprocamente senza pero avere sufficienti appigli esterni oggettivi, cosicch proprio la mancanza di dati certi che rende credibile la teoria elaborata artificial mente. L'emergere di un'unica, ma chiara, testimonianza oggeniva ha eliminato in un sol colpo I'intera cronologia ribassista, mostrando l'inconsistenza di metodologie di lavoro che, pur essendo frutto del sano desiderio di individuare finalmente una soluzione definitiva al problema. antepongono l'ordine della ricostruzione alla effeniva dimostrabilita di essa. Costruzioni interessantissime ma basate in gran parte su una logica interna sono state formulate anche da studiosi contrari all'ipotesi ribassista. Ad esempio la Breglia rileva che, assegnandoa ciascuno dei numeri presenti sui didrammi Roma/Vittoria I'identificazione di una diversa emissione semestrale, il periodo in cui si verifica la coniazione di tali monete proprio compreso fra il 294 e il 269 a.e., come proposlO dalla stlldiosa. La quale soctolinea anche che i 51 anni con i quali Plinio separa l'aureo da un nummus argenteo coincidono con il tempo intercorrente fra il 320 e il 2m a.C, date cui la Breglia associa rispettival11ente la nascita ddle serie romano-campane e I'introduzione di denarius e oro Marte/aquila. In anni piu recenti Pedroni [1991-1993] propone un ragionamento molto sil11ile,questa volta pero finalizzato alla difesa della tesi intermedia: interpretando il testo pliniano come testimonianza di innovazioni 1110netarie avvenute non solo nel 269, ma anche nel 275 a.e., il giovane studioso pone in evidenza che quest'ultima data (che lu assegna alla prima fra tutte le emissioni argentee) e ranno 213 a.e. (che collega con la riforma che introduce

eimarius ed oro Mane/aquila) distano fra di loro proprio i 62 anni riferiti dalIa maggior pane dei codici come arco di tempo che divide l'introduzione dell'argento e quella dell'oro monetati. . . . .' . Ma tali ipotesi, peraltro pienamente leglttlme, sono vlzlate dal fatto di avere per base quelle stesse datazioni che si propongon~ di di~ostrare. In ~tri termini, proprio la collocazione cronologica degh eventl che la Bregha pone nel 320, 294 e 269 a.e., eche Pedroni fissa al 275, 269 e 213 a.e. che deve ancora essere accenata: se viene gia accettata come premessa all'approfondimento che si vuole intraprendere, il risulrato finale equivarra ad un ritorno all'indimostrato punto di panenza, come ulteriormente evidenziato daI f2no che ciascuna delle tre principali teorie cronologiche riuscira, utilizzando tale metodo di indagine, a comprovare se stessa. Si ha penanto I'impressione che all'insoddisfazione generara dall'insufficienza degli elementi a disposizione molti studiosi reagiscano cercando di assegnare alla successione degl avvenimenti un ordine per cosl dire 'matematico'. ovvero ricollegabile a considerazioni di carattere generale che vengono presenrate come teoremi veri e propri. In realta questo atteggiamento appare viziato dall'erronea convinzione che gli eventi in questione debbano essere necessariamente iI prodotto di azioni umane immuni da approssimazioni ed errori, quasi che l'infallibilita attribuita alle antiche autorita possa diventare dimostrazione dell'esattezza di una teoria cronologica.

II contesto storico viene presentato da molti studiosi come un elemento in grado di comprovare la correttezza del quadro cronologico proposto; alcuni numismatici lo considerano addirittura il principale mezzo di dimosrrazione delle proprie teorie. . Emerge, a volte manifestamente ma spesso solo sullo sfondo di considerazioni piu specificamente numismatiche, il contrasto fra visione modernista e visione primitivista della storia di Roma repubblicana. Coloro che fanno propria la prima vedono nell' antica Roma una societa evoluta, perfettamen~e in grado (ed anzi bisognosa) di utilizzare gia nel quano secolo a.e. la sua pnma monetazione argentea in assoluto (le cosiddette romano-campane), e quindi, di riflesso, capace di dare vita alla riforma denariale negl~ ~n.i pr~c~denri alla prima guerra punica. Gli studiosi che panono da poslzlom pnml-' tiviste invece addebitano a Roma una maggior lentezza nel modificare le proprie strutture, e conseguentemente propendono per darazioni in epoca postenore. Un esempio palese di questa preg~diziale puo essere riscontrato oella posizione di stampo modemista manifestata da J. Babelon [1949], il quale, pur giudicando attendibili le interpretazioni sostenute dalla teoria ribassisra,

preferisce continuare ad appoggiare la datazione tradizionale della riforma denariale, riconoscendosi sfavorevole all'idea sressa di spostare ulteriormente in epoca piu recenre una data che gli sembrava gia troppo tarda. Tuttavia tale modo di valutare la relazione tra fatti di carattere peculiarmente numismatico ed eventi storici risulta fortemente fuorviante. Infatti il contesto storico. soprattutto se analizzato in termini generali, appare adattabile ad ognuna delle ipotesi cronologiche sostenute nel corso del tempo: la collocazione dell'introduzione del denarius in un periodo di pace per la penisola italica verrebbe avvalorata dalla constatazione che solo in tali anni si spiegherebbe la scarsita di tesoretti con le prime emissioni denariali, la datazione ad un momento posto in prossimica dello scoppio di una guerra sarebbe corroborata dalla necessita di organizzarsi economicamenre in vista del conflitto considerato ormai inevitabile ed imminente, la data fissata ad un'epoca immediatamente successiva ad una guerra sarebbe testimoniata dall'esigenza di riorganizzare I'intero sistema monetario compromesso dalla lunga crisi ma con a disposizione i provenri della recente vittoria, menrre la collocazione in un periodo caratterizzato da un evento bellico apparirebbe confermata dal bisogno di tentare nuove strade (se la riforma viene posta in anni di gravissima crisi) o dalla ritrovata possibilita di intraprendere una poltica economica piu intraprendente (se l'innovazione associata ad avvenimenri favorevoli alle armi romane). Tale malleabilita rende il contesto storico un elemento privo di qualsivoglia valore probante ai fini della formulazione del quadro cronologico. La sua utilita emerge soltanto in una fase successiva della ricerca: una volta individuata in maniera dimostrabile (per mezzo dei contributi fomit da fonti letterarie, metrologia ed archeologia) la data dell'evento preso in esame, I'analisi dei fatti storici ad esso contemporanei permette di comprendere meglio le motivazioni del suo verificarsi. Solo in tali circostanze il contesto storico puo servire come ulteriore controllo dell'omogeneita dei dati gia individuati. Per potere invece essere reputato dimostrazione di una determinata datazione, il suo esame dovrebbe mostrare che, in tutti gli altri conrest, sempre iIIogico il verificarsi dell'evento considerato; in caso contrario, testimonia solamente che anche quella datazione compatibile con le altre norizie storiche conosciute; tale constatazione ha pero scarsa rilevanza, poich nella realca si avvera per ogni singola circostanza una soltanto fra tutte le altemative verosimili, e all'individuazione di questa deve tendere la ricerca.

Parecchi studiosi presuppongono che Roma abbia provveduto alla creazione del denarius con la piena consapevolezza della futura lunga vita di tale moneta. Tale ragionamento risulta pero erroneo: la grande importanza rag-

giunta dal dmarius appare certamente un dato indiscutibile ai nostri giorni, ma unicamente perch si tratta di un evento che si gia verificato; la capacita di prevederlo con assoluta certezza prima che accadesse francamente solo un'i1Iazione aprioristica, e non deve essere confusa con la semplice speranza di veder giungere a buon fine la riforma che si vuole intraprendere. Infatti, in termini generali, i nuovi sistemi monetari vengono creati non tanto in vista di situazioni a lunga scadenza, quanto piuttosto per superare problemi che il precedente sistema monetario non e riuscito a risolvere (con I'unica eccezione rappresentata dai provvedimenti presi per motivi politico-ideologici conseguenti ad un cambiamento di regime). In altre parole, la riforma causata dai limiti del vecchio sistema, piu che dalla previsione del nuovo. In caso contrario, alle drastiche innovazioni si sarebbero preferite semplici (e piu economiche) modifiche al sistema monetario gia in vigore. L'impossibilita di attuare, fin dal momento della sua progettazioJ.le, un collegamento tra un provvedimento di carattere monetario e la consapeVolezza della sua futura importanza, appare con fermata dal fatto che alcuni antichi autori, senza mai vedere contestate le loro affermazioni, associano le innovazioni in politica monetaria a motivazioni moralistiche, o le giustificano come dovute ai problemi del momento. O'abra parte, se si presuppone nelle antiche autorita una cosi piena consapevolezza delle conseguenze a lungo termine delle proprie azioni, risulta inspiegabile la modifica delle decisioni prese attuata abbassando il peso del de_ narius dopo poche emissioni. In realca iI problema che non solo non possibile sapere se i responsabili di questi provvedimenti agivano con pare re unanime (o se invece si verificavano cambiamenti di strategie causati dalla. modifica degli equilibri politici tra i vari gruppi di pressione>, ma non chiaro nemmeno se I'azione intrapresa mirava sempre a concordare le caratteristiche del sistema monetario romano con quelle degli altri sistemi (il che di difficile attuazione).

La precarieta delle teorie che fungono da fondamema dei diversi quadri cronologici proposti deriva non solo dai contrasti sul modo di interpretare i dati archeologici, ma anche dall'impossibilita di discernere secondo criteri plausibili quali fra le testimonianze delle fomi letterarie appaiano maggiormente fededegne. 11problema infatti acuito dalla difficolta di capire quando un'affermazione risulta approssimativa a causa di un attuale atteggiamento mentale preconcetto e quando per un reale pressappochismo dell' antico autore. Ad esempio, evidente I'odierno interesse per i cambiamenti di tipo e di peso subiti dalle monete. Ma tale attenzione ha la sua origine nel collezio-

nismo numismatico, che ordina gli esemplari sulla base delle loro caratteristiche fisiche piu evidenti: metallo, impronta. peso. Non quindi possibile dare per scontato che di tale interesse siano stati compartecipi anche gli antichi autori. Ai loro occhi I'introduzione del denarius, giudicata rilevantissima dai moderni studiosi, appariva forse di importanza secondaria; per la loro memalital.evemodegnodiesserericordatopotevaesserel.inizio della coniazione in un certo metallo, visto come qualcosa la cui portata andava ben oltre quella della creazione di una particolare moneta. A sostegno della legittimid di tale ipotesi si pu infatti constatare che le fonti diverse da Plinio testimoniano !'inizio della coniazione di pezzi che vengono identificati utilizzando semplicemente iI termine I1rgentum, senza specificare ulteriormente il tipo della moneta. Tale espressione generica piu probabile che indichi monete come i didrammi. Infatti, nell'epoca in cui vivevano gli autori di questi scritti, in circolazione vi erano i. denarii, e quindi un riferimento a queste monete poteva essere formulato scnvendo espressamente anche illoro nome; i didrammi invece, non essendo piu in uso e risultando quindi sconosciuti al lettore, vengono piu logicamente identificati unicamente per mezzo del metallo di cui sono comp~sti, sen~ che cio generi negli scrittori il dubbio di esprimersi con poca chlarezza, nferendosi essi al tempo in cui non esistevano altre monete romane argentee. O'altra parte, il convergere delle fonti scritte verso una datazione dei pezzi ~rgen~ei all'anno 26~ a.c., se puo senza dubbio I1nche rappresentare la testlmomanza fondata dI un evento la cui cronologia era ben conosciuta d~ ~utt~ I~ fon~i, non. necessariamente deve essere ritenuto una prova inamovlblle. E mfattl suffiClente che una precedente fonte comune abbia commesso ~no .sbaglio, provocare ~aripeti,zion.e a catena di tale errore in tutti gli scrmon successlvl. Anche al glOrno d Oggl, pur avendo a disposizione mezzi molto piu efficaci per controllare le notizie, capitano simili imprecisioni: si pensi alla decisione ufficiale di fissare la festa delle donne al1'8 marzo, per commemorare un avvenimento che pero era accaduto in data differeme. T~le constatazione ovviamente non deve degenerare nell'aprioristico rifimo dI concedere credibilid alle fomi scritte; vuole invcce sottolineare una volta di piu come soltanto il coincidere fra testimonianza letteraria ed archeologica permetta di avere certezze sulla effettiva veridicita degli amichi scritti. La stessa idealizzazione del fatto che le antiche fonti sottolineano I'anno 269 a.c., da un lato testimonia la grande difficolta nel comprovare archeologicameme tale data, e dall'altro ribadisce quamo siano fondamentali le fonti letterarie per avvalorare un quadro cronologico. Infatti anche gli stlldiosi che negano attendibilid alle affermazioni pliniane spesso non possono poi

p~r

prescindere dal testo di Plinio per datare l'introduzione della mon~tazi~ne aurea, ad ulteriore dimostrazione del bisogno di trovare nelle fontl scntte un saldo punto di riferimento. L'utilita efl'ettiva dell'analisi dei tipi appare, ai fini della risoluzione dei problemi cronologici, molto limitata. E aprioristico pretendere di ~ol.le~re I'utilizzo di una figura a precisi avvenimenti storici (come ad esemplo 11 tipO bronzeo della prua all'imporsi di Roma come potenza marittima): se infatti da un lato sono molteplici gli eventi associabili ad ogni raffigurazione, dall'a1uo sembra piu corretto pensare che le immagini riprodotte sulle monete per diversi anni non vogliano indicare situazioni panicolari verificatesi al momento della prima emissione, ma siano piuttosto simboli generici o semplice rappresentazione di oggetti comuni. Risulta quindi eccessivo pretendere, come hanno presupposto ~ari studiosi a panire da A1theim, che la datazione al 269 a.e. del didrarnmo Ercolel lupa coi gemelli possa essere non solo corroborata dalla presenza sul diritto dell'effigie del protettore della gtm Fabia, cui appaneneva uno dei consoli di quell'anno, ma anche dimostrata dal fatto che l'a1uo sommo magistrato quel Q. Ogulnius che anni prima, assieme al fratello, aveva formato presso il finlS Rtlminalis un gruppo statuario con lupa e gemelli. Tale lupa infatti rappresenta, assieme alla testa femminile galeata, uno dei due simboli piu caratteristici della citra stessa di Roma; percio piu probabile che sia iI rovescio del didrammo sia la statua composta dagli Ogu/nii, indipendentemente l'uno dall'altra, si riallacciassero ad un simbolo comune per tutti i Romani, quale era appunto quello della lupa coi gemelli. A110stesso modo, pure la comparazione fra tipi molto simili presenti su monete difl'erenti permette raramente di individuare con cenezza quale delle emissioni sia anteriore, ed in ogni caso non consente di dedurre il tempo intercorrente fra di esse.

I tesoretti rinvenuti in Sicilia o in Spagna dimostrano la presenza del dmaritlS in quelle regioni in un ceno periodo storico, ma sono testimonianza unicameme della situazione locale. Da essi quindi non possibile ricavare la data dell'introduzione del sistema denariale a Roma, ma esdusivamente un urmintlS itnU qtltm. Appare infatti probabile che Roma non abbia potuto in pochi mesi introdurre capillarmente le nuove monete, oltre che nella zona circostante, anche in tutti i territori piu lontani; si deve quindi pensare ad una difl'usione graduale. E tuttavia estremamente difficile, sulla base di pochi ripostigli, stabilire quali localita fossero rifomite piu celermente di nuovo numerario.

In ogni caso, sembra preferibile continuare ad appoggiare I'idea che la riforma sia stata intrapresa cercando di tener conto fin dall'inizio delle esigenze dell'intero dominio romano, senza quindi quella particolare attenzione al sistema monetario siciliano che viene teorizzata dalla Caccamo Caltabiano: L'ipotesi di tale studiosa, pur rappresentando anch'essa una delle alternative verosimili, presuppone da parte di Roma, nelle scelte di carattere monetario, un atteggiamento fortemente subordinato agli avvenimenti specificameme siciliani, per riconoscere il quale sarebbe opportuno avere a disposizione precise testimonianze, anzich dad troppo scarni per poter avvalorare a pieno titolo una teoria che assegna alle autorira romane un comportamemo cosi anomalo. Fra i ritrovamemi di esemplari delle fasi iniziali del sistema denariale, quello di Morgantina rappresenta in pratica I'unico ricollegabile ad una data precisa, essendo impossibile trarre conc1usioni verificabili dai rinvenimenti efl'ettuati in contesti archeologici che sembrano di era anteriore a quello preso in esame a Morgantina. Infatti proviene da uno strato non sigillato il dtnarius anonimo recuperato in Sicilia presso Monte Adranone; localira questa che De Miro [1976-1977] e la Fiorentini [1976-1977] (che segnalano la scoperta) identificano con I'antica Adranon, distrutta dai Romani durante la prima guerra punica; ma in cui Giustolisi [1985], disgiungendosi dall'opinione generalmente accettata, preferisce vedere la citra di Nakone, che ritiene distrutta in epoca pirrica (e quindi precedente ad ogni proposta di datazione della riforma denariale). Allo stesso modo, il denarius trovato a Metaponto, in uno strato archeologico databile agli ultimi decenni del quarto secolo a.e. o all'inizio del terzo, puo essere considerato, come rileva anclte Adamesteanu [1980] nel divulgare la notizia del rinvenimento, ricollegabile piuttosto ad una demolizione di epoca successiva. I risultati ottenuti dagli scavi di Morgantina sono pero stati sufficienti per spazzare via, da soli, I'intera teoria ribassista, cite veniva apprezzata dal maggior numero di studiosi; vengono cosi definitivamente accantonate aleune considerazioni che, pur essendo erronee, per la loro verosimiglianza erano precedentemente giudicate da molti inattaccabili. T utto cio rende evidente I'esiguita dei punti di riferimento veramente saldi che si hanno a disposizione per formulare un quadro cronologico attcndibilc. A riprova dei rischi insiti in un processo di deduzione basato su e1ementi cosi poveri, si puo rilevare la peculiarira che caratterizza ogni singolo ripostiglio: il piccolo vaso rinvenuto a Morgantina mostra I'insolita compresenza di victoriati (che rappresentano circa meta del valore totale del tesoretto) ed argenti del sistema denariale; inoltre, se si considerasse tale gruzzolo testimonianza fedele del circolante, si avrebbe I'impressione di una difl'usione maggiore dei pezzi di valore intermedio (victoriati e qtlinarit), cui si contrappone

la minoritaria presenza di dman; e sesterti. Vi quindi iI pericolo di costruire teorie molto articolate poggianti pero su e1ementi che non sono rappresentativi della realta generale ma risultano espressione del solo caso particolare. Finch quindi non verranno scoperti altri e1ementi che, in maniera oggettiva, rappresentino dei punti fermi per tutti, non si potra nemmeno considerare iIIegittima la sfiducia che una minoranza di studiosi continua a manifestare verso la datazione degli strati archeologici di Morgantina comunemente accettata. D'altra parte la stessa testimonianza fomita da Morgantina, se I'interpretazione generalmente giudicata valida giusta, puo essere assunta come ulteriore dimostrazione dell'inattendibilita dei riferimenti teorici al contesto storico; infatti, prima di tali scavi, agli occhi di molti studiosi era proprio la collocazione della creazione del denar;us nell' anno 187 a.e. che giustificava i pochi tesoretti recuperati, poich si trattava di un periodo di pace sul,suolo italico; ma questa constatazione, di per s verosimile, apparsa irrealistiea aII'emergere dei nuovi e1ementi archeologici. Se poi I'interpretazione formulata riguardo a questi ultimi dovesse risultare errata, cio proverebbe comunque l'insufficienza qualitativa degli indizi a disposizione. Da notare che. basandosi esclusivamente sulle testimonianze letterarie, I'emissione degli aurei sembra da collegarsi con la grande quantita di oro prelevata dall'erario nel 209 a.e. I risultati degli scavi di Morgantina inducono . pero a retrodatare l'introduzione degli aurei Marte/aquila almeno di pochi anni, sul fondamento del resoconto liviano relativo a quanto accaduto a Morgantina non dopo iI 211 a.e. (anteponendo dunque l'attendibilita di tale riferimento aquella dell'interpretazione precedentemente accettata). Da cio si deduce I'imprecisione deUe fonti primarie riguardo, in particolar modo, alle questioni di carattere monetario, e la conseguente farragine delle ricostruzioni odieme, le quali sano ovviamente costrette (per scarsita di altri dati) a non rinunciare all'esposizione lacunosa degli avvenimenti operata dalle fonti scritte. ma si trovano poi a doversi adattare a profonde modifiche all'apparire di ogni nuovo elemento.

Anche dopo l'e1iminazione della tesi ribassista, il problema continua percio ad apparire privo di una soluzione pienamente convincente in ogni suo aspetto. Gli e1ememi attualmente a disposizione non sono sufficienti per escludere tlltte le ipotesi interpretative tranne una; pertanto profondamente scorretto riferirsi alle vare componenti di una teoria confondendo le proprie lecite preferenze con una oggettvita soltanto presunta, poich cio, ben lungi dall'essere di qualche utilita all'approfondimento critico, ottiene

J'unico risultato di generare false convinzioni. Anche nel momento in cui si esprime il proprio appoggio verso un determinato quadro cronologico. quindi doveroso cominuare a tener presenti pure le altre alremative. Accettata I'idea che i simboli presenti sia sui pi antichi dmar;; sia su bronzi di livello sestamale (nonch su aurei Marte/aquila) siano testimonianza della contemporaneita fra tali pezzi (e che quindi I'associazione fra dmarius e standard librale riferita dalle fonti antiche sia sbagliata), e pur nella consapevolezza dell'estrema attenzione che bisogna porre nd cercare di risalire dalla datazione dei tesoretti all'epoca di coniazione degli esemplari in essi contenuti, la cronologia che sembra lasciare in sospeso il minor numero di problemi si rivela quella intermedia (come collocazione cronologica per I'introduzione del dmar;us appare ipotizzabile, a giudizio di chi scrive, una datazione intomo al 215 a.e., coerentemente fra l'altro con la testimonianza di Zonara. VIII, 26. relativa al deterioramento della moneta argemea verificarosi poco prima). In pratiea, l'e1emento maggiormente discriminante fra tesi tradizionalista e tesi i.ntermedia consiste nel fatto che quest'ultima parte dal presupposto che le vane fasi dei processi di riduzione ponderale siano contemporanee nei diversi territori dell'Italia peninsulare ed insulare. In mancanza di dati oggettivi che consentano di quantificare in maniera condivisibile da tutti il volume delle emissioni, COSI da dedurre in maniera sufficientemente obiettiva la loro durata, bisogna rilevare che I'assenza di esempi concreti di monete che, per peso e datazione, contraddicano il postulato dei sostenitori dell'ipotesi intermedia, permctte di aHermare che lo schema delle riduzioni desunto dai ritrovamenti sembra univoco per tutti i territ?ri; ~ cio a convalida della teoria intermedia, che sulle orme di Festo pone la nduzlone sestantale del bronzo al tempo della seconda guerra punica. Tra J'altro si deve notare che la simultaneira deBe riduzioni bronzee nelle diverse localira rappresentava in passaro I'idea col1lunemente accettata, ed stata messa in discussione soltanto alla nascita della teoria ribassista. Inoltre. da parte degli stessi tradizionalisti spesso viene manifcstaro picno consenso verso il principio di contemporaneira di riduzione quando questo riferito al calo di peso dei didrammi lItilizzati da Roma e da altre citra italiche. Si ha quindi I'impressione che I'omogencita di trattamcnto fra le varic l1lonctazioni sia un fattore la cui accettazione viene subordinata da alcuni studiosi tradizionalisti all'utilita che esso puo assumere in difesa deBa tesi da loro sosten lita.

Dagli studi sulla comparazione delle emissioni finali del quadrigatus con quelle iniziali del dmar;us, emerge che fra di esse non si verificaro alcun accavallamento, e quindi la coniazione dei dmarii risu!ta successiva, e mai contemporanea, aquella degli ultimi didral1lmi. Dato che per questi si regi-

stra un minor contenuto di fino ed un peso ridotto rispetto alle emissioni precedenti, lecito supporre che iI dmarius venga introdotto o perch il quadrigatus svalutato rifiutato da molti, o perch le ,stesse ~utprita di. propria iniziativa modificano la loro decisione (fatto che puo avvemre per vane cause: i'innovazione, pur essendo accettata, suscita malumori nella gente; cresce il timore che la monetazione svilita venga soppiantata da valute straniere; gli esponenti politici propugnatori deH'iniziativa perdono potere o vengono sostituiti). Dunque la sovrapposizione nella produzione fra quadrigatus e dmarius non si realizza proprio perch la finalita deHa riforma consiste nella sostituzione dei quadrigati svalutati, alla cui coniazione si ormai rinunciato: la messa in circolazione di nuovi argenti di ottimo titolo equivale infatti a favorire iI cambio, consentendo alla gente di trattenere i buoni denarii .restituendo i poco graditi qttadrigati. Utilizzando tale considerazione per meglio chiarire la coHocazi~ne del dmarius negli anni della seconda guerra punica, pertanto possibile prbspettare questa successione di avvenimenti: indotta presumibilmente dalle grosse difficolta economiche e dalla conseguente insufficienza della quantita di metallo disponibile, Roma prende l'iniziale decisione di diminuire iI contenuto di fino del Juadrigatus (riducendone anche iI peso): si tratta deHa prima svalutazione subita dalla moneta romana; Ola i'innovazione presto ritenuta fallimentare; si provvede quindi ad attuare una misura di segno opposto, in grado di riprisrinare la circolazione di una monetazione caratterizzata da un ti- tolo apprezzabile; poich un aumento dell'argento nelle nuove emissioni dei didrammi avrebbe caoticamente affiancato esemplari con diversissimo titolo, si propende per una riforma generale che metta ordine in tutta la monetazione; per una sorta di reazionarismo viene COSI legiferata la creazione del sistema denariale. Per risolvere il problema del permanere deHa crisi economica si seguono invece altre vie: i'esazione del tributo, iI prelevamento dell'oro dali'erario, la locazione dell'ager Campanus. Conseguentemente, sulla base di tale ipotesi, ai fini deHa comprensione dei motivi che hanno consentito la riforma, diventa irrilevante I'arrivo a Roma di nuovi mezzi a partire dal 211 a.e.: non sono infatti le nuove entrate derivanti da bottini e locazione di terreni a permettere la creazione della monetazione denariale; e tra I'altro nel corso della guerra la situazione economica permane a livelli pur sempre critici (non si verifica dunque un immediato passaggio da anni di crisi profonda ad un periodo largamente favorevole alle finanze romane). Ma anche se si volesse associare I'introduzione del dmarius aHa necessita di usufruire di un aumento del metaHo a disposizione, bisognerebbe ugualmente accettare la constatazione che, pure prima che si realizzino i suddetti introiti, si potrebbe comunque procedere all'instaurazione del nuo-

vo sistema monetario legiferando un inasprimento dell'imposizione fiscale od un prelievo straordinario dell'oro dall'erario. In altre parole, qualunque sia la data in cui si veramente realizzata I'introduzione del dmaritts, essa non deve essere intesa come I'unico momento storico nel quale sono compresenti tutte le condizioni necessarie alla nascita deHa riforma. L'inizio della coniazione dei nuovi pezzi argentei poteva venire sancito anche precedentemente, Ola primtlle autorita avevano deliberatamente scefto di svallltare il qutldrigtltltS, vale a dire di rinunciare aH'imposizione di piu pesanti tributi. T eoricamente parlando, esse avrebbero pOllitO con identica facilita optare per un immediato aumento del tributo, cui avrebbe corrispost9 il mantenimento di un alto contenuto di fino nel qtttldrigtlt1ts. E quindi edificato su premesse errate iI tentativo di molti studiosi di spingere la nascita del denarius verso anni di economia prospera. Anche lo stesso Crawford, pur addebitando la soppressione del quadrigat1ts all'eccessivo ribassamento subito da tale moneta, nel momento in cui prende in esame la riforma che agli ultimi didrammi subentra, ne giustifica la col1ocazione nel 211 a.e. o poco prima rilevando che tl ptll'tire da tale data riprende I'affiusso di metallo, rendendo possibile la coniazione del dentlrius. Ma fra tutti gli eventi citati dallo studioso a favore di questo inquadramento cronologico, solamente la presa di Siracusa (con il suo bottino ingente Ola pur sempre insufficiente, da solo, a fornire il metal lo necessario per le nuove monete) risulta anteriore alla datazione proposta per la riforma.Come potevano dunlJue i Romani nel212-211 a.e. prevedere che proprio da quel momento in poi avrebbero avuto disponibilita di metallo superiori a quelle da loro possedute fino ad al1ora, e su questa convinzione predisporre il nuovo sistema monetario? Non rimane che pensare che tale quadro generale susciti insoddisfazione perch deriva dal presunto assioma secondo cui la data ricercua deve cadere, oltre che non dopo il 211 a.e. (tennilllts {(/ltc qlt('11I dcdotto dagli scavi di Morgantina), in un periodo caratterizzato da nuovi e grandi affiussi di metallo; dei quali pero si puo trovare testimonianza a partire dar 209 a.e., ma non certo prima del 211. D'altra parte anche De Martino [1979-1980] rileva il perdurare della precarieta finanziaria cui soggetta Roma durante tuno I'arco della guerra annibalica. Partendo pero dal presupposto che i prohlellli cconolllici che causano la svallltazione del qutldrigtltllS siano incolllpatibili con la coniazione del denarius, coerentemente lo studioso si trova a dover allllllettere I'impossibilid di trovare una qualunque datazione che possa giustificare I'emissione di argenti di ottimo titolo immediatamente dopo quella di pezzi svalutati. Modificando iI presupposto di partenza, appare la soluzione: proprio iI fallimento dell'idea di deprezzare la moneta argentea che genera la riforma denariale; pertanto questa nasce in anni che sono ancora dorninati da una

forte crisi, alla quale pero non si risponde piu con la svalutazione del denarius, per evitare di ricadere in quella situazione precaria che aveva caratterizzato le ultime emissioni dei quadrigati. Utilizzando questa chiave di lettura degli eventi esaminati. I'innovazione risulta quindi derivata dalla necessita di correggere una pianificazione giudicata errata. In mancanza di tale sbaglio. sarebbe presumibilmente proseguita l'emissione dei qUlldrigllti: infatti una moneta che riesce a soddisfare le esigenze del sistema cui appartiene non ha alcun motivo di essere sostituita; al limite i qlladrigati avrebbero visto l'aggiunta del segno di valore. o comunque cambiamenti riguardanti solamente il tipo; iI rapporto di valore fra denariuse quadrigatus infatti pari a 1:1.5 e le due monete risultano pertanto cambiabili con a1tre valute straniere con quasi identica facilita. . 11fatto che iI denaritlS appaia equivalente alla dracma permette di spiegare la scelta del peso da assegnare alla nuova unita argentea. Non si puo pero pensare che sia semplicemente il desiderio di facilitare gli scambi cortmerciali internazionali ad indurre Roma ad intraprendere una cosl radicale riforma. Fra l'altro tale ipotesi. che per inciso siega il provvedimento da un qualche particolare contesto beHico. non chiarisce se la decisione di affiancare la propria moneta alla dracma sia finalizzata al tentativo di imporsi anche su di essa o se invece presupponga il riconoscimento di una superiorita deHa dracma. alla quale bisogna accettare di adattare la propria monetazione. Da rilevare inoltre che soltanto considerando le ultime emissioni dei . quadrigati contemporanee aHe prime dei denarii diventa possibile teorizzare altre motivazioni della riforma: solo in tale caso infatti si puo pensare ad una svalutazione del quadriglltus intrapresa con il deliberato scopo di favorire l'accettazione del dmarius. . Ricapitolando: trovandosi nella necessita di provvedere a nuove emissioni di pezzi argentei, ma essendo (nei primi anni della guerra annibalica) impossibilitata a procurarsi altro metallo da nuove miniere. Roma deve operare una scelta fra le due sole a1ternative che le rimangono: o procede a11eemissioni coniando monete con meno metallo. o aumenta la quantita di metallo coniato recuperato amaverso una maggiore tassazione e quindi riutilizzabile dai monetieri. In base a1l'ipotesi formulata, per sopperire a11ascarsita di metallo Roma inizialmente propende per la prima alternativa. mettendo in circolazione i quadrigati ribassati nel peso e con un minor contenuto di fino; poco do po pero modifica la sua scelta. aumentando le entrate per consentire I'emissione di un pezlO argenteo con peso e titolo ottimi: il rknarius. Tuno cio permene di spiegare il verificarsi di emissioni argentee con ottimo titolo immediatamente dopo quelle svalutate, e consente di e1iminare la necessita di porre la riforma denariale in prossimita del 211 a.e.
!

Ma se il denarius da collegarsi ad un periodo cararterizzato da problemi economici, bisogna pure ammettere che I'esigenza di nuove entrate pun verificarsi anch~ in tempo di pace, a causa di nuovi stanziamenti per gestire cio che si gia conquistato. Di conseguenza le J11otivazioni generali dell'instaurazione del nuovo sistema monetario risultano infine anch'csse insufficienti per fissare con precisione gli anni in cui le alltorita romane presero provvedimenti straordinari nei riguardi della monetazione argentea. L'ipotesi che il denarius venga creato per sostitllire i quadrigati dati ad Annibale come riscatto dei prigionieri romani, pur prendendo ano della possibilita che siano state compresenti anche motivazioni legate ad esigenze di prestigio, rimane in ogni caso basata su un elemento di importanza secondaria in confronto agli aspetti della crisi gia analizzati. Per quanto riguarda i ripetuti ribassamenti a cui andata soggetta la monetazione bronzea in particolar modo negli anni prossimi alla riforma denariale, se essi vengono addebitati a tempi di grandi difficolta di ordine economico, come il periodo della seconda guerra punica, allora bisogna tener conto deHa possibilita che Roma attllasse le riduzioni di peso ed immettesse in circolazione le monete ridone ogniqualvolta il bisogno rendeva impelIenti tali manovre, senza attendere che in tutti i territori fossero dilfusi i bronzi di una certa riduzione prima di procedere a queHa successiva. Di conseguenza tali riduzioni devono essere considerate come non strertamente contemporanee nelle diverse parti del dominio romano, soprattlltto lluando le date d'introduzione dei dilferenti standard ponderali sono collocate a pochissimo tempo I'una dall'a1tra. e sono quindi iI segno di un 'approssimazione generata daH'urgenza di tamponare gli aspetti piu deleteri della crisi in arto. NeHa ricerca delle motivazioni alla base della riforrlla dcnariale, bisognerebbe comunque tenere presente pure I'eventualid che intercorra un certo lasso di tempo fra la decisione di innovare il sistema monetario e l'elfettiva emissione deHe nuove monete; infatti solo do po I'insorgere di un problema che nasce lo sforzo per risolverlo. Se CoSI,le cause che hanno generato la volonta di procedere alla riforma devono essere ricercate in situazioni che possono essersi verificate anche alcuni anni prima.

In conc1usione si puo alfermare che, nell'analisi degli elementi riscontrati nell'ambito di questo problema specifico, il processo di induzione appare quindi insufficiente per arrivare alla formulazione di un quadro cronologico totalmente dimostrabile. Bisogna d'altra parte rilevare che i pochi dati certi a disposizione non consentono di lItilizzare con piena efficacia l'indagine di tipo deduttivo.

NumSbornk AC ActaAmiqua AHR AIIN AJA AJN AJPh . AnnalrsESC ANS MN AmJ ANum AnzeigcrAltertums ArStSicOr BerlMnz Archeologia Classica Acra Amiqua Academiae Sciemiarum Hungaricae The American Hisrorical Review = Annali. IstirU[o Italiano di Numismalica = American Journal of Archaeology = American Journal of Numismatics = American Journal of Philology = Annales. Economies Socils - Civilisalions = American Numismatic Society. Museum Noles = The Anliquaries Journal = ACla Numismlica = Anzeiger ror die A1lertumswissenschaft = Archivio Slorico per la Sicilia Orientale = Berliner Mnzblatter = Bonner Jahrbcher des rheinischen Landesmuseums in Bonn und des Vereins von A1lertumsfreunden im Rheinlande = Berliner numismatische Zeitschrift = Bollerrino del Circolo Numismatico Napoletano = Bollettino Italiano di Numismatica e di Arte della Medaglia = Bollettino di Numismatica = Bullettino del la Commissione Archeologica Comunale in Roma = Bulletin of the'lnrernalional Commirree of Historical Sciences = Bullerrino del Museo dell'lmpero Romano = The Classical Review = The Cla.ssical World = Deursche Mnzblarrer = The English Hislorical Review = Gacela Numismlica = Hamburger Beitrage zur Numismalik = Jaarboek van het Koninklijk Nederlandsch Genootsehap voor Munr- en Penningkunde = Jahrbuch Rir Numismatik und Geldgeschichte = The Journal of Roman SlUdies = Journal of lhe Warburg Institute = La Numismalica = Memoirs of the American Academy in Rome = Mlanges d'Archologie et d'Histoire Memorie dell'Accademia Italiana di Studi Filatelici e Numismalici Mirreilungen des Deutschen Archaeologischen Instituts. Romi sche Abteilung = Quaderni Ticinesi. Numismatica e Anrichita C1assiche = Numismalic Chronicle = The Numismalic Circular = Numismarisches Literalur-Blarr = Arri della Accademia Nazionale dei Lincei. Notizie degli Scavi di Antichiril = Numismatica e Scienze Affini = Numario Hispanico

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(*) Ai vari riferimenti bibliografici viene falra seguire, fra parenresi quadre, la ~atazione dell'imroduzione del dena/'ius (o della decisione di introdurlo) proposla dall'autore 111 quello specifico testo, precisando se lo slUdioso sosliene in maniera esplicila un~ dala p,~rr.ic~lare, o se invece appoggia un quadro cronologico nelle sue caralteriSliche generah, o. se Si h?lIla a. manifeslare un 'opinione contraria verso I'insieme (o anche sollanto verso alculll aspeltl) degh e1ementi presentali a soslegno ddle altrui iporesi. ..' . . Non viene operala alcuna dislinzione sulla hase deHa magglore " mll10re COnVll1Zl0ne con cui i diversi aUlori si propongono come faurori di una dererminata leoria cronologica. Vengono omesse le dicilure a. C. e ci/'Ctl. . . I lesl ai quali non sono affiancare le suddene preclsazlonl, pur 1:\l01contenendo 1I~1 esplicilO riferimenlo alla dalazione della creazione del dellfl/'iIlS, preSC:1rano comunque conslderazioni Ulili aHa comprensione ddl'evolversi della polemica.

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WIlI.FR.~

LAS ASAMBLEAS ROMANAS A TRAVS DE IMAGENES MONETARIAS DE LOS SIGLOS 11Y I A.c. ATRAVESANDO EL ESPEJO (*)

S, el mismo espejo que atraviesa Alicia para entrar en el "Pas de las Maravillas como nos relata Lewis Carroll (1). Esta vez lo haremos nosotros, con otras imgenes, las imgenes monetarias: tan legtimas y tangibles como el espejo de Alicia y no menos fascinantes. Ellas nos llevarn a ese otro mundo que es la Historia. Zehnacker (!) nos explica que hoy. sobresaturados de imgenes somos cada vez ms indiferentes; inclusive la psico)oga actual ha descubierto un sndrome nuevo: el de exceso de informacin instant;nea y mundial que envuelve al hombre sin darle tregua. Pero el hombre de la Antigedad no era as. El romano "soldado-ciudadano segua las peripecias de la poltica en un cierto porcentaje por medio de pocos canales de comunicacin. Por eso la figuracin monetaria no llevaba a una interpretacin de razonamientos complicados que le fuera dificil comprender al usuario. Adems los reversos monetarios apuestan generalmente a la gloria del Estado. "A los ojos de la clase dirigente la gloria de Roma se confunde con la de los grandes hombres que la gobiernan. (pg.

475)
(*) Mi ms profundo agradecimicnto al Sr. Prof. Adriano Savio y al Sr. Prof. Dircctor Daniele Foraboschi por su imprescindiblc ayuda y cordial acogida cn el Instituto de Historia Antigua de la Universidad de Miln. (1) Seudnimo de OIARI.FSLl'TWII)(;rDOIl(;SONnacido en Manchester y Profesor de Matemticas de la Universidad de Oxford; S. XIX. (2) H. ZEHN"CKEII, MOlleta. RechmlJe mr l'orgallsatioll et lar! des mis.fom mOllftam de in Rrpublque Romane (289-31 A.C.), Rome 1973. E.F.R., T. I pg. 475.

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