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Anno XXX
11.03.2009
Numero
538
PERIODICO DI ATTUALITÀ DEI COMUNI DI ALANO DI PIAVE, QUERO, VAS, SEGUSINO
attualità
“Un anno per il Clima”
Feltre aderisce all’iniziativa del WWF
È gradito comunicare che nel corso dell'ultima Giunta che si è tenuta venerdì 20 febbraio il Comune di Feltre ha formaliz-
zato la propria adesione alla lodevole iniziativa “Un anno per il Clima” del WWF. Già in dicembre il Sindaco, Sen. Gian-
vittore Vaccari, ha ricevuto il referente WWF di Feltre per la consegna ufficiale del Calendario del Clima, strumento sim-
bolico con il quale l'Associazione ha inteso comunicare l'importanza strategica del 2009 nella lotta al cambiamento
climatico e fissare simbolicamente nell'agenda dei decisori politici nazionali e locali i passaggi istituzionali più importanti.
A luglio, infatti, in Italia si terrà il G8 ed a dicembre a Copenaghen si svolgerà la Conferenza ONU sul Clima. La campa-
gna “Un anno per il Clima” è finalizzata alla lotta ai cambiamenti climatici e più in generale all'adozione di politiche vir-
tuose che contribuiscano ad una maggiore tutela del nostro pianeta e ad un risparmio delle risorse energetiche. Su que-
sto fronte, l'Amministrazione è impegnata in diversi e concreti progetti già da tempo: in primis, nell'ambito delle iniziative
legate alla certificazione EMAS, il Comune si sta adoperando in una serie di audit energetici di alcuni edifici comunali - in
particolare il Centro Giovani e la Scuola
Elementare Vittorino da Feltre - al fine di
attuare i necessari interventi finalizzati
all'utilizzo di nuove tecnologie per il risparmio
energetico; secondariamente, ma certo di
non minore importanza, è l'intervento che in-
teressa lo stabile e la palestra della Scuola
media G. Rocca, intervento che prevede la
fornitura di calore e di energia elettrica
attraverso l'installazione di dispositivi per il
risparmio energetico. Inoltre, aderendo alla campagna del WWF, l'Amministrazione si impegna a spegnere un edifi-
cio pubblico - in questo caso il Castello di Alboino e la Torre del Castello - il giorno 28 marzo dalle ore 20.30 alle
ore 21.30, data proposta a livello nazionale dal WWF quale azione tangibile di impegno nel campo del risparmio
energetico.
http://www.wwf.it/oradellaterra/index.aspx
2 cronaca
Pieno sucesso per il Carnevale alanese, con 10 carri in concorso e un numeroso pubblico
Ecco
Veronica e Alfredo!
(a.d.) I nostri abbonati Chiara Brandalise e Loris
Mazzocco di Vas sono orgogliosi di presentare ai
lettori del Tornado la loro secondogenita Veroni-
ca, che vediamo sorridente nella foto insieme al
cuginetto Alfredo, primogenito di Monica Zuc-
chetto e Marco Binotto. I lieti eventi, avvenuti a
distanza molto ravvicinata, risalgono al 3 giugno
2008 per la femminuccia e al 7 dello stesso mese
per il maschietto.
3 cronaca
Scatti di Carnevale
4 cronaca
asterisco
Il “Trio Badero”
(S.C.) Non si tratta di tre esponenti della
mafia americana degli anni '50, come il
cappello e la posa da duri potrebbe far
supporre, ma dei fratelli Mondin (Diego,
Dino e Loris) originari di Campo, ramo
della famiglia "BADERO".
256
250
Nr. donazioni
214
183 186
200 189
165 165 175
147 115 155 141 153
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83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08
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Nr.
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Altro
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semplice, ma di enorme
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 importanza, come quello di
farsi promotori della
Tot 155 151 134 141 153 189 151 175 186
donazione di sangue nei
Si 121 115 103 116 128 160 115 145 160 confronti di chi ancora non
Pf 29 35 31 24 23 28 35 30 26 vi si è avvicinato.
Altro 5 1 0 1 2 2 1 0 0 CHI DONA, AMA!
A TE NON COSTA NULLA, PER NOI VUOL DIRE MOLTO. DONA IL TUO 5 X 1000 ALLA
ASSOCIAZIONE FELTRINA DONATORI VOLONTARI SANGUE 91007860256
GRAZIE PER LA TUA SCELTA
6 attualità
Chiedono classi italiane per bambini bianchi, fuggono dalle scuole multietniche dei loro quartieri e rivendicano per
i loro figli aule senza stranieri perché - dicono - «rallentano i processi di apprendimento». Accade a Roma, a
Torino, a Milano, a Prato, a Bolzano, a Vicenza: via dall’Esquilino, da San Salvario, da Porta Palazzo, sempre più
famiglie rifiutano di iscrivere i propri figli nelle scuole dei quartieri in cui vivono, zone ad alta densità di bimbi immi-
grati, un esercito di baby-allievi di 166 nazionalità diverse che ormai ha superato il 7% di tutti gli iscritti alla scuola
primaria, mentre sui banchi italiani studiano 574 mila ragazzi immigrati che diventeranno un milione nel 2011. Di-
sposti anche ad attraversare ogni giorno la città, i genitori migrano verso istituti di quartieri “più bianchi”, e a settem-
bre, quando suonerà la campanella dell’anno scolastico 2009/2010, l’Italia si ritroverà sempre più divisa tra vere e
proprie classi-apartheid di soli immigrati, e classi “selezionate” di soli bambini italiani.
«Sono paure irrazionali, gli studi sui livelli di apprendimento dimostrano che la presenza o meno di
immigrati non incide affatto sul rendimento di una classe», dice Benedetto Vertecchi, pedagogista di lungo
corso. Ma il problema è gigantesco, ed è scoppiato come una bomba nelle ultime settimane sui tavoli degli asses-
sorati alle Politiche educative e del ministero dell’Istruzione, del tutto impreparati ad accogliere una migrazione di
massa, dove tra due anni uno studente su 7 sarà figlio di immigrati. E mentre a Roma, nella scuola elementare Car-
lo Pisacane del quartiere Casilino, uno dei municipi della Capitale di più antico flusso migratorio, le mamme riunite
in comitato hanno minacciato di non iscrivere più i loro figli se i bimbi immigrati non verranno distribuiti anche in al-
tre scuole, sempre più Comuni, a partire da Vicenza, stanno istituendo “quote” massime di stranieri da inserire in
classe, per evitare appunto classi-ghetto o al contrario classi-elité. Ma il contagio si estende. I comitati di genitori
che chiedono classi “soltanto italiane” diventano sempre più numerosi.
«Sono amareggiato - commenta Vertecchi, che all’analisi e all’insegnamento dei processi didattici ha dedi-
cato gran parte dei suoi studi - perché in paesi dove l’offerta formativa è altissima, come la Svezia o la Norve-
gia, le classi multietniche sono una realtà da decenni, confrontarsi con bambini che parlano un’altra lingua
è un volano formidabile. Magari i ragazzini italiani riuscissero ad imparare il cinese, come i loro coetanei imparano
la nostra lingua... La verità è che i genitori hanno paura della diversità, e che i maestri stessi non sono affatto pre-
parati a gestire un universo infantile multilinguistico. Non siamo di fronte a un problema nuovo, i bambini stranieri
sono presenti nella scuola primaria già da vent' anni, e nulla è stato fatto. Ma finché erano pochi si potevano gestire
così, improvvisando: oggi che c’è una migrazione di massa le istituzioni non sanno più che fare».
Infatti. Nel 2011 gli allievi stranieri saranno oltre un milione, e la coabitazione a scuola rischia di di-
ventare ingovernabile. E se da una parte la Lega chiede l’attuazione delle famose “classi ponte” (una sorta di
classi “a parte” frequentate dai figli degli immigrati fino a che questi non abbiano imparato l’italiano), proposta boc-
ciata quasi all’unanimità dagli esperti, è vero che il fenomeno va gestito. «Ma la prima cosa da fare è intendersi
sui termini - chiarisce Milena Santerini, ordinario di pedagogia generale alla Cattolica di Milano - e distinguere tra
i bambini stranieri neo-arrivati, quelli residenti in Italia da tempo, e infine i ragazzi di cosiddetta seconda
generazione, cioè nati qui. Nella scuola primaria i nati in Italia sono ormai circa la metà del totale, e i neo-
arrivati circa il 10%. È chiaro che per i bimbi nati in Italia il problema linguistico non si pone, ed è pretestuoso
quindi aggrapparsi a questo elemento per chiedere “classi omogenee”.
Esiste invece un problema sociale, ed è legato al successo scolastico, che non ha nulla a che fare
con l’etnia o il colore della pelle, ma al gruppo cui si appartiene. È dimostrato che in Italia il rendimento dei
bambini si alza con l’alzarsi del titolo di studio dei genitori, che i figli di laureati riescono meglio nello studio. Ma
questa è la stessa differenza che sussiste tra due ragazzi italiani di due fasce sociali diverse. Sul fronte dei neo-
arrivati - continua la docente - il problema linguistico esiste, ma esistono anche, già adesso, gli strumenti per affron-
tarlo». A cominciare dai numeri, ossia da una distribuzione dei bimbi immigrati nelle classi che rispetti un bilancia-
mento con gli italiani «come già previsto da una circolare del ministro Moratti del 2006 e con l’inserimento dei bam-
bini neo-arrivati in laboratori, già presenti in molte scuole, che pur facendoli restare in classe con i loro coetanei,
senza cioè creare classi ghetto, li supporti nell’apprendimento dell’italiano». Milena Santerini cita un progetto finan-
ziato dalla Cariplo dal titolo “Interculture”, che ha dotato trenta scuole di Milano, Brescia e Mantova di laboratori lin-
guistici e progetti di integrazione con uno stanziamento per il primo anno di un milione di euro. «L' unica strada è
7 attualità
quella di accogliere le differenze - conclude Santerini - perché le classi omogenee non esistono e non esiste-
ranno mai. Ci sarà sempre il bambino più veloce e quello più timido, al di là dell’essere italiani o immigrati.
La verità è che gli stranieri amplificano la nostra paura della diversità».
Sarà l’inizio del prossimo anno scolastico a mostrarci se l’Italia si avvia alla creazione di classi-ghetto, e
quanto i tagli che assediano la scuola primaria decapitata del tempo pieno non provochino una fuga verso gli istituti
privati, che hanno già visto aumentare le iscrizioni. Alessandra Vincenti, sociologa e autrice insieme a Guido Mag-
gioni del libro “Nella scuola multiculturale” edito da Donzelli, sostiene che il problema deve essere rovesciato. «Già
oggi - afferma Vincenti - la scuola non raggiunge l’obiettivo di preparare studenti in linea con i parametri eu-
ropei, e questo avviene sia negli istituti “bianchi” che in quelli con forte presenza di immigrati. Mi sembra di
risentire gli stessi discorsi che venivano fatti negli anni Settanta quando in Italia si cominciò a parlare dell’inserimen-
to dei disabili, la cui presenza avrebbe rallentato il processo formativo degli altri. Non è stato così, si è visto anzi
che questi bimbi spesso rappresentano una ricchezza per il resto della classe. Certo, non bisogna ignorare il
problema - spiega la sociologa - sono d’accordo, ad esempio, con l’inserimento di piccoli gruppi di bimbi
stranieri in ogni classe, ma attenzione, non dimentichiamoci delle vere emergenze, come la dispersione
scolastica, che in alcune zone del paese è endemica. Siamo la nazione con il minor numero di diplomati in Eu-
ropa, parlo di scuola media superiore, non di università. E la mancanza di formazione si vede quando si parla di in-
tegrazione: spesso nelle scuole mi trovo di fronte ad assurdi progetti sulla diversità che mettono insieme bambini
disabili e bambini immigrati, come se l’essere straniero fosse appunto un handicap».
È la storia che si ripete, sottolinea Benedetto Vertecchi, che ricorda gli anni Cinquanta, quando i figli degli
emigranti meridionali trasferiti al Nord «venivano vissuti come analfabeti, emarginati, ma a differenza di oggi in
quegli anni la scuola funzionò come formidabile collante di culture e ceti sociali, facendo arrivare all’universi-
tà giovani che mai avrebbero potuto accedervi». Alessandra Vincenti invita a non sottovalutare quanto gli stranieri
puntino «sulla formazione dei figli, quanto credono nella conquista della scuola e del sapere, atteggiamento
che invece gli italiani hanno perso». Un fenomeno già ampiamente studiato nei paesi di immigrazione storica,
come gli Stati Uniti, dove alcuni gruppi di seconda generazione, in particolare gli asiatici, hanno già superato nel
rendimento scolastico i teenager americani.
lettere al tornado
DELL’AUSER
A CURA DEL CIRCOLO “AL CAMINETTO” DI ALANO QUERO VAS – SEDE DI QUERO VIA ROMA, 29 – TEL E FAX 0439.787861
Unione dei Comuni di Quero e Vas - Biblioteca Commissione Centro Culturale - Pro Loco di Quero
Parata di Personaggi
Spettacolo di cabaret
con Sergio Ricci
accompagnato da Chitarrista Spaghetto
Sabato 28 marzo ore 20,45
Centro Culturale di Quero (ex Cinema Prealpi)
Sergio Ricci imitatore, comico, attore, noto per la sua interpretazione di Tony
Corallo con la canzone Lauretta mia nelle trasmissioni di Carlo Conti e per le sue partecipazioni ai film di Giorgio
Panariello e Leonardo Pieraccioni, proporrà uno spettacolo di esilaranti imitazioni di cantanti, politici, sportivi e
personaggi del momento.
Ingresso € 10,00 – Ridotto € 5,00
INFO Biblioteca di Quero tel. 0439 787097 Martedì 9,00-13,00 Giovedì e Sabato 14,30-18,30 E mail biblioteca.quero@feltrino.bl.it
Biblioteca di Vas tel. 0439 780270 Mercoledì 14,30-18,30 Venerdì 14,30-16,30 E mail biblioteca.vas@feltrino.bl.it
9 lettere al tornado
Allocchi e avvoltoi
di Martino Durighello
Sedicenne affetta da diabete muore per coma ipoinsulinico. I
genitori le avevano sospeso l’insulina su consiglio di una
“guaritrice”.
Da giornali e TV
Siamo nel XXI secolo o ancora nel Medioevo? Il calendario dice 2009, ma io penso sia un errore; oppure bisogna ri-
conoscere che, più progrediamo nelle scienze e nelle tecniche, più la gente rimbecillisce. I truffati da maghi, cartoman-
ti, guaritori (e chi più ne ha più ne metta), aumentano di giorno in giorno; e non solo tra gli analfabeti (che ormai sono
molto pochi), ma tra le persone cosiddette “colte”, diplomati e laureati (!?). Che avesse ragione mio padre quando di-
ceva che uno, più studia e più instupidisce? Mi vien quasi da crederlo!
Ma come si può, come, dico: a quale minimo livello mentale, a quale quoziente intellettivo deve scendere un individuo
per farsi abbindolare dai vari Marchi, Nobile, Do Nascimiento? Quanta stupidità è necessaria perché uno possa crede-
re che un cialtrone qualunque sia in grado di operare (non nel senso di lavorare, operare proprio chirurgicamente) sen-
za bisturi, senza necessità di anestetici,senza lasciare cicatrici, usando soltanto le sue “magiche” dita? Quale grado di
imbecillità occorre per pensare (veramente “pensare” è una parola troppo grossa:presume una facoltà cerebrale della
quale sinceramente…) che un sacchettino di sale (sale comune, quello da cucina) possa guarire da un tumore o far
vincere milioni e pagare quell’etto di cloruro di sodio migliaia di euro. Pazienza se si trattasse di una povera vecchietta
arteriosclerotica “che va a messa tutte le mattine” e si fa abbindolare da qualche simpatico (o simpatica) giovane dai
modi gentili. Poverina, fa pena. L’avvoltoio approfitta di una … farfalla che ha le ali tarpate.
Ma raramente è così! Gli allocchi sono molto spesso persone che “sanno”, che discutono di tutto e di tutti: di politica, di
scienza, (di sport, anche!); che sanno giudicare (pro o contro) ogni nuova legge varata del Parlamento (senza averne
letto il testo, ovviamente!), che assolvono o condannano senza possibilità di replica, accusati, omicidi, ladri, camorristi,
gente che non centra, prima che i giudici emettano il loro giudizio; che ti guardano dall’alto in basso e ti considerano un
pezzente mentale perché credi in Dio: «Ma guarda questo qui che crede ancora alle favole dei preti! E io pensavo che
fosse una persona intelligente!»
E tu? Tu a quali favole credi? Allocco! Tu credi a quelle dei ciarlatani e delle megere. E paghi. Non i dieci, quindici euro
per una messa in sufragio dei tuoi defunti, ma migliaia di euro e rovini te stesso (anche economicamente) e la tua fa-
miglia!
Personalmente non ho niente contro l’agnostico intelligente e colto che conosce Bibbia, Dottrina Cristiana (e non solo),
Encicliche papali anche meglio di me. Crede o non crede a ragion veduta, giusta o sbagliata che sia. Ma come posso
rispettare colui che afferma di non credere in niente (senza saper nemmeno di che si tratta: come il bambino che rifiuta
il cibo “che non gli piace”, ma che non ha mai assaggiato; solo perché non lo conosce!) e se si vanta della sua igno-
ranza: «Ah, io di cose di religione non me ne intendo, non mi interessano »: A te interessano i cialtroni, a quelli credi! E
discuti e sputi sentenze su morale, sesso, matrimonio, transessuali, pedofilia, aborto…
E di diritti, naturalmente!
«Perché no! Ognuno è libero di fare quello che vuole! Ognuno è padrone della sua vita…»
Davvero? E quanto l’hai pagata, tu, la “tua vita”?. Non è tua, babbeo; non ne puoi fare quello che vuoi:
ti è stata data: gratis! Tu ne sei solo il depositario. E attento: può darsi che un giorno tu ne debba rendere conto, quan-
do dovrai restituirla: intanto rispettala. La tua, e quella degli altri.
Babbei, allocchi che si fidano e si affidano ad avvoltoi e sciacalli. Dovrebbero essere puniti. Severamente. Questi e an-
che quelli. Mi torna in mente Pinocchio. Quello del libro, sì “Le avventure di Pinocchio”, uno dei libri più geniali che sia-
no mai stati scritti, ricco di pensieri e verità profondi. Tutti “conosciamo” la storia di Pinocchio! Ma quanti l’hanno letta?
Credo che Pinocchio sia, insieme al Vangelo, il libro più famoso del mondo e il meno letto. Eppure è un grande libro.
Per ragazzi? Non solo. Come tanti grandi libri si può leggere da giovani, addirittura da bambini; in quanto al capire, lo
si capisce solo da adulti. Bene! Mi viene in mente Pinocchio quando nella città di Acchiappacitrulli va a denunciare il
furto delle monete regalategli da Mangiafuoco. Il giudice lo condanna a quattro mesi di prigione per essersi fatto truffa-
re dalla volpe e dal gatto.
Ecco, bisognerebbe fare sempre così: condannare gli allocchi che si fanno truffare (stupidità e imbecillità “volontarie”
devono essere punite; o no?)
Ma allora nessuno più denuncerebbe le truffe (già: ma anche ora coloro che denunciano sono una minima parte). E’
vero: ma basta stabilire due pene: una per chi denuncia la truffa subita e un’altra, doppia, per chi non denuncia, in
quanto alla stupidità si deve aggiungere … l’apologia di reato!
E i truffatori? Anche quelli, anche quelli! Ma, di solito, quelli non vengono puniti perché “loro” hanno i soldi che gli han-
no dato i babbei e con quelli possono pagarsi fior di avvocati (che pure dovrebbero essere condannati), specialisti nel
tirarla per le lunghe e i processi durano anni e anni, finchè il reato cade in prescrizione.
E … evviva la giustizia
asterisco
10 lettere al tornado
cronaca
il sabato, non solo e non tanto per attendere il nostro turno di taglio capelli o barba ma altresì per intavolare divertenti
discussioni sugli avvenimenti della settimana appena trascorsa. Nani vi interveniva spesso contribuendo con la sua
sapiente esperienza di vita a renderle ancora più interessanti. Si potrebbe senz'altro sostenere che il tempo
d'anticamera passato dal barbiere costituisse allora un passatempo piacevole e al tempo stesso istruttivo che potrebbe
benissimo reggere il confronto con il tempo che ai nostri giorni passiamo davanti al televisore assistendo a trasmissioni
troppo spesso di una banalità sconcertante. Da questa consuetudine di trasformare il locale in salotto da
conversazione ed altresì per la cura e meticolosità che Nani metteva nello svolgimento del suo lavoro, derivava, nelle
varie operazioni, una certa lentezza che gli abituali clienti, per le considerazioni di cui sopra, nemmeno rilevavano. Non
era così per Toni costantemente occupato a trovare, come detto, dei motivi di comicità. Una volta, forse per la forza
dell'abitudine, a Toni che gli aveva richiesto di tagliargli barba e capelli, Nani ebbe la malaugurata idea di domandare
se desiderava avere per primo il taglio della barba oppure quello dei capelli. Questa l'immediata reazione: è meglio
tagliare per primi i capelli perché, in caso contrario la barba fà tempo a ricrescere!
Durante l'ultimo anno di guerra Toni, un pò più anziano di noi, era partigiano in montagna dove aveva assunto il nome
di battaglia "Bill" ma scendeva spesso in paese e ci raccontava gli episodi comici
che vi organizzava. Ci trovavamo riuniti ad ascoltarlo in tanti quando l'amico Mario
Z. incominciò a lamentarsi di un forte mal di denti. Toni, estratta dalla tasca una
pistola, infilato il caricatore e fatta aprire la bocca di Mario, la introdusse
appoggiandone la canna contro il dente dolorante. "Adesso ti faccio sparire dente e
dolore!", urlò. Lo spavento provato da Mario al vedere l'arma carica infilata in
bocca da un inesperto come giudicava fosse Toni fù così grande da fargli
immediatamente passare il mal di denti!
Le recite nella sala parrocchiale dell'asilo, erano comunque molto gradite e tutta la
popolazione vi partecipava in massa. Balza anche qui agli occhi la differenza
rispetto alla situazione attuale che vede i teatri, pur se tenuti da complessi di
recitazione di prim'ordine, con pubblico così scarso che per sopravvivere le
compagnie devono essere sovvenzionate dallo Stato. Questo inconveniente è da
attribuirsi alla falsa cultura attuale propinata dalla televisione ed in genere dai
mezzi di informazione moderni i quali spingono la gioventù ad assistere soltanto a
spettacoli banali e poco istruttivi.
Toni, a sinistra, col fratello Ennio alla festa degli alpini
attualità
OR G A N I Z ZA
Un corso di TEDESCO A QUERO
PRESSO LA SCUOLA PRIMARIA DI QUERO
il lunedì e il mercoledì
I° Livello – II° Livello - III° Livello
Inizio Corso 16 marzo 2009 – ore 19.30/21.30
IL CORSO SARA’ ATTIVATO CON UN MINIMO DI 15 ISCRIZIONI
Deutsch macht Spass! Wir lernen zusammen, sprechen und singen.. aber nur auf
Deutsch! kommst du mit? Wir warten auf dich in der Schule in Quero!
Un anno di neve
Segnalazione di Claudio Dal Pos
Quattro temerari escursionisti sono andati, il 16 febbraio, ad effettuare un giro invernale. Partendo da Schievenin poi
Forcella San Daniele, Due valli, Malga Cinespa, Fontana Secca, stalle Col Spadarot, Valdumela, Due valli, Schievenin
incontrando tanta neve come da tanto non se ne riscontrava. Un innevamento abbondante, compatto e incontaminato
con panorami particolarmente suggestivi. Le foto riportano istantanee di Malga Fontanasecca e Cinespa.
cronaca
Com’è evidente dall’articolo del 27 febbraio, il problema sta diventando grave anche se la spesa di 5 mila euro destinata
ad un apparecchio, che sarà utilizzato pochissimo, rimane uno spreco e tale somma sarebbe stata più opportuno destina-
re a sostegno delle famiglie che hanno perso il posto di lavoro. Nell’articolo vogliamo evidenziare la frase detta dal sinda-
co Zanolla, “perché a volte si multa chi ha bevuto un bicchiere di vino”, riconfermando ancora una volta la tolleranza
nei confronti del bicchiere di vino, il quale non solo ha e sta rovinando intere famiglie, e chi ha avuto un alcolizzato in
casa lo sa benissimo, ma è una delle cause di troppi incidenti e crimini. E’ per questo che noi del Gruppo di Minoranza
di Quero, in data 28 Febbraio, abbiamo presentato al sindaco Bruno Zanolla la richiesta del seguente ordine del
giorno:
“Visto la nuova dotazione del “narcotest” da parte dell’Unione Sette Ville. Visto l’abuso sempre crescente dell’utilizzo di
droghe tra i giovani. Visto la diffusione anche tra i minorenni di sostanze alcooliche. Concordando completamente con la
necessità che proprio i politici in prima persona diano l’esempio. Si richiede a lei in qualità di Sindaco del Comune di Que-
ro di portare come ordine del giorno, nel prossimo consiglio utile, le seguenti proposte:
1. che tutti i consiglieri si sottopongano al “narcotest;
2. che tutti i consiglieri si sottopongano agli esami ematici per accertare l’uso di droghe e l’abuso di alcoolici;
3. che tutti i dati derivanti dagli esami siano resi pubblici;
4. che in tutte le manifestazioni legati all’attività amministrativa, come inaugurazioni d’opere pubbliche ecc. (nei “rin-
freschi”), sia abolito l’uso dell’alcool;
5. che durante le prossime iniziative legate alle elezioni di giugno le liste rinunciano, durante le proprie manifesta-
zioni promozionali, alla somministrazione di bevande alcooliche.
Ritenendo fondamentale che proprio i politici diano l’esempio in prima persona alla massima coerenza. Se invece proprio
i politici, sindaci, assessori e consiglieri diventassero esempi negativi di tali abusi, qualsiasi cittadino italiano ed extraco-
munitario sarebbe legittimato non solo ad abusare di droghe ed alcool ma a commettere qualsiasi altro atto illegale a tali
sostanze legato”.
16 cronaca
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19 attualità
lettere al tornado
21 cronaca
asterisco
22 lettere al tornado
Erboristeria & S a l u t e
3^ lezione: Primavera & Prevenzione
La nostra salute è un bene fondamentale che dipende essenzialmente dalla qualità
della nostra alimentazione, da una corretta prevenzione, dallo stress e dall’inqui-
namento ambientale.
attualità
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attualità
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29 lettere al tornado
cronaca
Auguri Tarsilla
Domenica 0.02.2009 la
querese Tarsilla Mondin
Schievenin ha
festeggiato 80
primavere, attorniata da
tutta la sua famiglia,
pranzando al ristorante
“Al Molin” di Alano.
Erano presenti anche le
due sorelle: Lina e
Elena, che vediamo in
foto con la festeggiata.
Cari auguri di cuore dai
tuoi figli Miranda,
Wilmer e Mirka.
sabato (e domenica) ATTENZIONE: Non si tratta di una crociera a lume di candela, ma di una
antica festa popolare, quindi va richiesto ai partecipanti un po’ di spirito di
11-12 luglio adattamento per poter godere appieno della serata
a VENEZIA per la Dopo cena, ripresa della crocierina per il ‘cuore’ della Laguna, e quando la città più
romantica del mondo comincia ad accendersi di mille e mille luci, la motonave si
posizionerà sul bacino di San Marco, trovando un posto felice per la vista dei
Festa del ‘fuochi’ o attraccando al lato Giardini, in ogni caso nella posizione migliore
possibile per regalare ai partecipanti la più suggestiva delle serate.
Le quote comprendono:
REDENTORE x
x
Pullman Gran Turismo (salvo ritrovo in loco)
Crocierina sulla Motonave riservata secondo programma
con una piccola crociera tra le isole della Laguna x CENA IN RISTORANTE a BURANO (Bevande comprese)
x Bevande al bar della motonave: minerale, aranciata, coca, birra, vino
e MUSICA VENEZIANA DAL VIVO bianco e rosso, grappino ed anguria
€ 120 dal Trentino A.A. e dal Bellunese x MUSICA VENEZIANA DAL VIVO
x Assistenza in Pullman ed a bordo della motonave da parte del
€ 115 dal Trevigiano personale Grizzly Viaggi e Assicurazione rct
€ 105 direttamente a Punta Sabbioni CENA DI PESCE, bevande comprese
Pullman Gran Turismo per arrivare a PUNTA SABBIONI verso le 17,30 - Menu: Aperitivo, Antipasto (sarde in saor), Risotto ai frutti di mare, Frittura di
18,00. Imbarco sulla Motonave e partenza per una piccola crociera nella pesce “Laguna”, Insalatina, Dolci di Burano (Buranei), Vino, Minerale, Caffè
Laguna di VENEZIA, costeggiando le isole principali. Sosta a BURANO,
passeggiata tra i vicoli multicolori. N.B: la cena verrà servita al tavolo in un
prestigioso locale di Burano in due turni: 1° dalle 19,15 alle 20,15 e 2°
dalle 20,30 alle 21,30.
informazioni e prenotazioni:
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30 lettere al tornado
Il vituperato Cadorna
di Martino Durighello
Vorrei spezzare una lancia in favore del vituperato Cadorna. Contro di lui se ne sono dette e ridette e si continua a
dirne tante da farlo apparire un vero criminale, crudele, ottuso, ignorante. Che Cadorna fosse uno stinco di santo,
questo no, ma non era nemmeno il mostro che si vuol far credere. Almeno non più di tanti altri.
È vero che era autoritario oltre misura; è vero che mandava al massacro migliaia di soldati senza nemmeno chiedersi
se ciò era proprio l’unica cosa che si poteva e si doveva fare; è vero che non aveva alcuna considerazione per i soldati
e che non li amava, che, per lui, erano solo “carne da macello”; è vero che per tenere in mano la situazione non
sapeva far altro che ordinare decimazioni, fucilazioni e siluramenti, senza nemmeno sognarsi di indagare se certi
comportamenti erano proprio viltà davanti al nemico o semplicemente umana impossibilità di agire diversamente. Ma
tutto questo era nell’ordine delle cose e nelle mentalità di quasi tutti gli alti papaveri dell’esercito italiano.
Insomma era comportamento normale, obbediente ai canoni delle tecniche di guerra del tempo: sistemi strategici,
tattici, e di governo del personale. Cioè di guerra ottocentesca.
Inoltre Cadorna non accettava interferenze da parte di chicchessia: non dai collaboratori, che non aveva (aveva solo
subalterni) né intromissioni; nemmeno del Governo. Tracotante e assolutamente incapace di riconoscere e ammettere
i propri errori, “silurava” anche quei comandanti che, dimostrandosi troppo…gagliardi potevano dargli ombra. Credeva
cecamente in ciò che faceva e non lo sfiorava minimamente l’idea che si potesse condurre una guerra in modo diverso
dal suo: logoramento del nemico e attacco frontale per conquistare il terreno palmo a palmo. Ma, poiché nessuno lo
amava e lo stimava, perché, né Governo, né Re, né Consiglio di Guerra pensò mai a sostituirlo? Il problema era “con
chi”, visto e considerato che nessuno appariva all’altezza del compito. Non, almeno, più di lui. Erano tutti generali
promossi a tavolino, per anzianità e non per esperienza: lo avevano abbondantemente dimostrato le guerre africane
(Eritrea, Somalia, Libia). Ora, nessun atleta, di qualunque sport, può pretendere di diventare un campione, senza
allenamento. E tanto meno può fare miracoli un allenatore privo di esperienza. Tra tanti inetti il migliore sembrava
proprio lui, il Cadorna... Beato l’orbo nel paese dei ciechi!
La più grave lacuna dei nostri ufficiali superiori (tolta qualche mosca rara) era, oltre ai molti difetti già attribuiti al
Cadorna, (dei quali, quindi, non era il solo depositario) consisteva nella prosopopea e nella vanagloria che impedivano
loro di studiare e conoscere il terreno delle operazioni, che, in guerra, è cosa fondamentale. Gli episodi testimoniati
sono molti, ma basti citare ad esempio quel generale, “abilissimo” nell’ordinare assalti alla baionetta e fucilazioni, ma
così “esperto” da scambiare una lattrina per un fortino (E. Lussu: - Un anno sull’Altopiano); o quell’altro Generale che,
dopo aver comandato ben dieci assalti al Son Pàuses con l’unico risultato di coprire il terreno di cadaveri, trovandosi
“silurato” per il fallimento dell’impresa, chiese al suo capitano dove mai fosse quel c. di Son Pàuses (P. Jahier: Con me
e con gli alpini); o il Colonnello Tarditi, del quale i soldati canticchiavano:
Caro Signor Tarditi, / al Fanis ci vada lei / invece di guardarlo / con il binocolo da Vervei!
e che, avendo rimproverato il tenente Venier per il mancato saluto si sente rispondere: «Signor Colonnello, io sto di
casa lassù (sul Castelletto della Tofana) dove non ho mai avuto l’onore di incontrarla!» (L. Viazzi: - Le aquile delle
Tofane)
Cadorna no; Cadorna studia e conosce il territorio anche di persona.
Ad Alano fino agli anni cinquanta del secolo scorso, più di una persona ricordava che nel maggio del 1917 si vide il
generale Cadorna con altri alti ufficiali in piazza (che allora era solo uno slargo con erba ai lati). Anche mio padre,
all’epoca giovane di non ancora 17 anni, essendo nato nel novecento del 1900, mi ripeteva spesso l’episodio.
Lì, nel bel mezzo della strada il generale studiava la carta topografica che gli reggeva il suo segretario, Generale Gatti,
e, agitando il suo bastone indicava il Monfenera, il Tomba, la Valle del Piave e le propaggini del Grappa e disse,
secondo quanto riferito dallo stesso Gatti e riportato dal Generale Rodolfo Corselli nella sua monumentale “Storia della
Grande Guerra”: «Il Grappa deve riuscire imprendibile. Deve essere fortissimo da ogni parte. In caso di disgrazia per
l’Italia io verrò a piantarmi qui. Laggiù Asiago e le Melette; qui il Grappa… e il Monte Tomba e il Monfenera, poi il
Montello e la Piave. In caso di disgrazia, ripeto, questa è la linea che occuperemo». (Da d. m. d. Alano di Piave, etc.)
E così avvenne. Lo riconobbe anche A. Diaz nel bollettino del 15/12/17: «La lotta furiosa che fu combattuta con
disperata tenacia dalle nostre truppe sui Salaroli, Col dell’Orso, Val Calcino, Porte di Salton… Le Termopoli d’Italia».
Cadorna non credeva nella guerra di movimento, pensava impossibile una strategia di sfondamento:
«E’ (questa) una guerra dove l’effetto di qualunque genialità è scomparso, perché l’attuazione di qualunque idea
geniale si basa sulla rapidità di manovra e questa s’infrange contro ogni buon sistema di trincee e reticolati» (lettera ai
famigliari)
E lui di genialità ne aveva pronta! Caporetto gli diede torto (in parte). E il Piave, ragione! Ragione gli dà anche la
Storia. Tutti i grandi condottieri e conquistatori, fin dall’antichità, che adottarono la strategia della rapidità, fallirono:
Alessandro Magno, Ciro, Serse, Brenno, Annibale, Attila, Gengis Khan, Tamerlano, Carlo VIII, Napoleone, Hitler:
conquistarono in poco tempo vasti territori e li persero in altrettanto tempo breve.
Così fu anche nel 1917. La rapida manovra di Caporetto ebbe facile successo, nell’immediato; ma poi?
Ogni conquista, anche piccola, anche apparentemente insignificante, va consolidata e difesa; (e questo richiede
tempo) o è destinata a fallire. Cadorna non era un genio, ma queste cose le sapeva: se sbaglia quando afferma che
ogni manovra rapida s’infrange contro “una buona difesa” organizzata (ma Caporetto fu una buona difesa?). Però,
prima o dopo avrà ragione di chi alle spalle non si ritrova che il vuoto.
Del resto Caporetto non fu un errore di Cadorna, bensì, se non proprio tradimento, faciloneria di chi (leggi Badoglio)
invece di informare il Comando Supremo delle “voci” di un imminente e robusto attacco nemico, abbandonò il suo
posto e se ne andò a spasso nelle retrovie, tentando poi inutilmente, di correre, ma troppo tardi, ai ripari (…e così si
guadagnò fama di eroe!) Tale trascuratezza fu pure aggravata dalla disobbedienza del Generale Di Robilant che,
invece di ritirarsi eseguendo l’ordine di Cadorna, tergiversò finchè fu troppo tardi e quella che poteva essere una ritirata
strategica, divenne una fuga disastrosa.
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Di Caporetto Cadorna fu responsabile, certo; ma fino ad un certo punto. Dei sei ufficiali superiori messi sotto inchiesta,
l’unico che riuscì a cavarsela, anzi, ad essere medagliato e promosso, fu Badoglio che ne era, forse il vero
responsabile. Ma Badoglio era come una boa: sempre a galla! Lo fu dopo Caporetto (divenne braccio destro di Diaz);
lo fu con Mussolini (Maresciallo dell’Impero); lo fu dopo la caduta del Duce (Capo del Governo del Re in esilio)…
Cadorna, invece, con una certa lungimirante strategia, aveva previsto quanto poi accadde. In seguito alla Rivoluzione
Bolscevica e al conseguente abbandono della lotta da parte della Russia, i tedeschi rinunciarono ad inseguire l’esercito
russo in ritirata, non avendo particolari interessi sul fronte orientale e si riversarono sul fronte italiano, dove i loro alleati
austroungarici, logorati dalle lunghe battaglie e dalla continua pressione operata dal Cadorna contro le loro difese,
erano allo stremo. La ventata d’ossigeno dell’esercito germanico e non il tradimento (se non gli errori di cui è stato
detto sopra) provocò la rotta di Caporetto. Cadorna aveva subodorato questa possibilità fin dal maggio del 1917 ed era
corso ai ripari.
E’ già in quella primavera fervevano i lavori che preparavano la difesa sul Monfenera e sul Tomba. Non sembra perciò
del tutto veritiera la testimonianza del Colonnello Del Fabbro, né quella del Generale Venturi (Cfr. nota 15 a pagina 69
de “La Stretta Finale”). Esse contrastano con quanto affermano i Generali Gatti e Corselli (citati qui sopra).
E quel Colonnello del Genio che non sapeva perché sul Monfenera (e sul Tomba) doveva fare quanto stava facendo,
era lui in difetto e non chi gli aveva dato quell’ordine! Dopo Caporetto, contro chi voleva appostarsi sul Tagliamento,
contro chi voleva attestarsi sul Po, contro gli alleati (particolarmente i francesi che nicchiavano e dai quali, a ragione
non si fidava), Cadorna si fermò come aveva previsto e predisposto sulla linea Grappa-Tomba-Monfenera- Montello-
Piave. Ma venne il “siluro”, quel “siluro” che tanto spesso, troppo, aveva usato e abusato con i suoi subalterni.
Lo sostituì Armando Diaz, una mezza tacca, pressoché sconosciuto.
Che fece costui?
Oltre alla patata bollente (la rotta precipitosa) si ritrovò tra le mani anche forchetta e coltello per pelarla (le difese
predisposte da Cadorna). E gli fu gioco relativamente agevole resistere, prima, e contrattaccare poi. Non che gli si
debbano negare dei meriti. Diaz seppe in un momento estremamente difficile, rincuorare un esercito amareggiato e
sfasciato, riorganizzarlo, ridargli vigore e fiducia, creare quell’entusiasmo e quell’unità umana e d’intenti che portò
l’Italia alla vittoria contro un nemico ormai esausto, ma non domo. Risultati che forse Cadorna, col suo carattere
esasperante e autoritario, forse non sarebbe riuscito ad ottenere. E si mise al fianco un certo Badoglio che, a parte
tutto il resto, abilità strategiche e tattiche sicuramente ne aveva. In conclusione: Diaz passerà alla storia come l’uomo
di Vittorio Veneto, mentre Cadorna rimane l’uomo di Caporetto.
Anche questo insegna la Storia, magistra vitae: che non sempre meriti e demeriti vengono equamente distribuiti.
ESCURSIONI SUCCESSIVE
Ven. 1, Sab. 2 e Dom. 3/05 – Pania della croce (Alpi Apuane) con pullman
Dom. 17/05 – traversata da Milies al passo di san Boldo
Sab. 20 e dom. 21/06 – rifugio Cà Runcash (Alpi Retiche)
I programmi e le foto delle escursioni sono disponibili anche sul sito www.bassofeltrino.it
Informazioni ed adesioni: 0439.56391 (Edy Ballerin); 0439.776111 (Fulvio Mondin); 349.1977428 dopo le 17
(Luciana Facchin); 340.3070804 (Lia Zanella).
e.mail: escursionismosenzaconfin@tin.it. O escsenza.confini@libero.it
Gli organizzatori declinano ogni responsabilità in caso di incidenti prima, durante e dopo le escursioni.
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La
soluzione!
Ecco la foto con ripresa frontale
dei protagonisti del piccolo
concorso lanciato qualche
numero fa, con una
inquadratura che qui
riproponiamo. Gli attori sono gli
alanesi Antonio Mondin e
Gianni Mondin.
Per informazioni: Stefano Favaro, maestro Mtb, 3472271589; Antonio Mondin, accompagnatore Mtb, 3396105652
www.freedomonbike.it – info@freedomonbike.it