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MONADOLOGIA
I. Teoria della sostanza semplice ( 1-30)
a. Definizione e deduzione della monade in generale ( 1-7)
1. La monade qui in questione una sostanza semplice che entra nelle cose composte; semplice, cio senza parti. 2. Ed necessario che ci siano sostanze semplici, poich esistono appunto delle cose composte: il Composto, infatti, un ammasso o aggregatum di Semplici. 3. Ora, la dove non ci sono parti, non possibile n estensione n figura n divisibilit. Queste monadi sono dunque i veri atomi della Natura: in breve, sono gli elementi delle cose. 4. Perci non bisogna temere che una sostanza semplice si dissolva: anzi del tutto impensabile che possa perire per via naturale. 5. Per la stessa ragione pure impensabile che una sostanza semplice abbia un inizio per via naturale: essa, infatti, non potrebbe formarsi mediante composizione. 6. Quindi si pu dire che le monadi possono iniziare e finire unicamente tutta un tratto, vale a dire: possono iniziare solo per creazione e finire solo per annientamento. Ci che composto, invece, inizia e finisce per composizione e dissoluzione delle parti. 7. Inoltre non c modo di spiegare come una monade possa essere alterata o mutata nel suo interno per opera di qualche altra creatura. Nella monade, infatti, non si potrebbe trasporre nulla, n pensabile in essa alcun movimento interno che sia impresso, diretto, accresciuto o diminuito; ci invece possibile nel Composto, dove avvengono mutamenti tra le parti. Le monadi non hanno finestre, attraverso le quali qualcosa possa entrare o uscire. Gli accidenti non possono staccarsi dalle sostanze e passeggiare fuori di esse come facevano una volta le "specie sensibili" degli Scolastici. Pertanto, n sostanza n accidente possono entrare dal di fuori in una monade.
2 solo gli spiriti fossero monadi, e che non esistessero anime di bestie n altre entelechie. Cos essi hanno confuso, come fa il volgo, un lungo stordimento con la morte propriamente detta, il che li ha fatti ricadere nel pregiudizio scolastico delle anime interamente separate, e ha perfino consolidato nelle menti maldisposte lopinione della mortalit delle anime. 15. Lazione del principio interno che determina il mutamento, ossia il passaggio da una percezione a unaltra, pu essere chiamata appetizione Lappetito, vero, non sempre riesce a raggiungere lintera percezione cui tende, tuttavia ne ottiene sempre qualche cosa e perviene cos a nuove percezioni. 16. Noi stessi esperiamo una molteplicit nella sostanza semplice, quando constatiamo che perfino il pi piccolo pensiero di cui abbiamo coscienza implica nel suo oggetto una variet. Cos, tutti coloro che ammettono che lanima una sostanza semplice devono riconoscere questa molteplicit nella monade; e Bayle, a riguardo, non avrebbe dovuto incontrarvi quella difficolt che ha esposto nel suo Dizionario alla voce Rorarius. 17. Daltra parte si deve riconoscere che la percezione, e quel che ne dipende, inesplicabile mediante ragioni meccaniche, cio mediante le figure e i movimenti. Immaginiamo una macchina strutturata in modo tale che sia capace di pensare, di sentire, di avere percezioni; supponiamola ora ingrandita, con le stesse proporzioni, in modo che vi si possa entrare come in un mulino. Fatto ci, visitando la macchina al suo interno, troveremo sempre e soltanto pezzi che si spingono a vicenda, ma nulla che sia in grado di spiegare una percezione. Quindi la [ragione della] percezione va cercata nella sostanza semplice, non gi nel Composto, cio nella macchina. Cos, unicamente nella sostanza semplice che si possono trovare le percezioni e i loro mutamenti: solo in ci, quindi, possono consistere tutte le azioni interne delle sostanze semplici.
3 27. E la forte immaginazione che colpisce e commuove gli animali deriva o dallintensit o dal numero delle percezioni precedenti: spesso, infatti, una forte impressione provoca in una volta sola lo stesso effetto di una lunga abitudine, o di molte percezioni ripetute ma di mediocre intensit. 28. Il comportamento degli uomini, nella misura in cui le concatenazioni delle loro percezioni si producono solo in base al principio della memoria, analogo a quello delle bestie. In ci somigliano ai medici empirici, i quali hanno una certa pratica non accompagnata per da teoria; e noi siamo effettivamente empirici nei tre quarti delle nostre azioni. Ci si comporta in modo empirico, per esempio, quando ci si aspetta che domani far giorno per il fatto che finora sempre stato cos. Solo l'astronomo, invece, giudica di ci in modo razionale. 29. Ma la conoscenza delle verit necessarie ed eterne a differenziarci dai semplici animali, e a darci la ragione e le scienze, poich ci eleva alla conoscenza di noi stessi e di Dio. In ci consiste quel che in noi si chiama anima razionale o spirito. 30. quindi mediante la conoscenza delle verit necessarie e mediante le loro astrazioni che siamo elevati agli atti riflessivi, i quali ci consentono appunto di pensare quel che si chiama Io, e di considerare tutto ci che in noi. Ed cos che, pensando s stessi, si pensa l'Essere, la Sostanza, il Semplice e il Composto, l'Immateriale e Dio stesso: e ci che in noi limitato viene concepito come illimitato in Dio. Questi atti riflessivi forniscono gli oggetti principali dei nostri ragionamenti.
4 40. Questa Sostanza suprema conseguenza semplice dellEssere possibile, e unica, universale e necessaria, e al di fuori di essa non c nessuna realt indipendente. Si pu dunque desumere che tale Sostanza anche necessariamente non suscettibile di limitazioni, e che deve contenere tutta quanta la realt possibile. 41. Da ci consegue che Dio assolutamente perfetto. La perfezione, infatti, la grandezza esatta della realt positiva, colta a prescindere dai limiti o confini delle cose finite. Ora, dove non ci sono limiti, cio in Dio, la perfezione appunto assolutamente infinita. 42. Ne consegue inoltre che le creature hanno le loro perfezioni grazie allinflusso di Dio, mentre le loro imperfezioni derivano dalla loro propria natura, incapace di essere senza limiti. Proprio per questa incapacit le creature si distinguono da Dio. Limperfezione originaria delle creature si nota nellinerzia naturale dei corpi.
III.
5 cui ci che in esso si conosce distintamente serve a rendere ragione di ci che accade in altro; b) passivo nella misura in cui la ragione di ci che in esso accade si trova in ci che si conosce distintamente in altro. 53. Ora, poich nelle Idee di Dio c uninfinit di universi possibili, e tuttavia uno solo di essi pu esistere, deve esserci una ragion sufficiente che determini Dio a sceglierne uno piuttosto che un altro. 54. E questa ragione si pu trovare solo nella convenienza, cio nel grado di perfezione contenuto in ciascuno di questi mondi possibili. Ciascun Possibile, infatti, ha diritto di pretendere l'Esistenza in proporzione alla perfezione che esso implica. 55. E questa appunto la causa dellEsistenza del migliore [dei mondi possibili], che la Saggezza di Dio gli fa conoscere, la sua Bont gli fa scegliere e la sua Potenza gli fa produrre.
6 65. E l'Autore della Natura ha potuto mettere in pratica tale artificio divino e infinitamente meraviglioso, perch ogni porzione della materia non solo divisibile allinfinito, come hanno riconosciuto gli antichi, ma anche suddivisa attualmente allinfinito ogni sua parte in altre parti, ciascuna delle quali ha un qualche movimento proprio: altrimenti sarebbe impossibile per ogni porzione della materia esprimere l'intero universo.
7 cambiare la direzione dei corpi. Ora, questa sua convinzione era dovuta al fatto che ai suoi tempi non si conosceva per nulla la seguente legge naturale: Nella materia si conserva anche la stessa direzione totale. Se Cartesio avesse conosciuto tale legge, sarebbe senzaltro giunto al mio Sistema dellArmonia prestabilita. 81. Il Sistema dellArmonia prestabilita fa s che: a) i corpi agiscano come se per assurdo non ci fossero anime; b) le anime agiscano come se non ci fossero corpi; c) l'anima e il corpo agiscano come se si influenzassero a vicenda.