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OSSERVATORIO FIUME SARNO

FULVIO CIANCABILLA, ALESSANDRA BONOLI, SILVIA GOLDONI

DICMA

FACOLT

INGEGNERIA

UNIVERSIT

DI

BOLOGNA

IL RECUPERO E LA GESTIONE DELLE ACQUE DI VEGETAZIONE DEI FRANTOI OLEARI

F U L V I O C I A N C A B I L L A , A L E S S A N D R A B O N O L I , S I L V I A G O L D O N I I L R E C U P E R O E L A G E S T I O N E D E L L E A C Q U E D I V E G E T A Z I O N E D E I F R A N T O I O L E A R I

IL RECUPERO E LA GESTIONE DELLE ACQUE DI VEGETAZIONE DEI FRANTOI OLEARI


Fulvio Ciancabilla, Alessandra Bonoli, Silvia Goldoni DICMA - Facolt Ingegneria - Universit di Bologna

Introduzione
Le variet di olio diffuse attualmente derivano dagli olivi addomesticati dalluomo circa 6000 anni fa, nellarea siro-palestinese, dove sono state rinvenute le pi antiche testimonianze di coltivazione. Lulivo, il cui nome botanico OLEA EUROPEA SATIVA, famiglia olandese, esiste in numerose variet con oltre 700 tipi locali, chiamate cultivar, diffuse in unarea che si estende fra il 35 ed il 45 parallelo di latitudine Nord, una fascia a clima temperato che ben corrisponde alle sue esigenze in fatto di temperatura massima e minima: questo insieme di caratteristiche splendidamente offerto da tutta la fascia costiera mediterranea, in particolare quella italiana e non a caso lItalia rimane il maggior produttore di olio doliva di qualit. I processi tradizionali di estrazione dellolio doliva richiedono notevoli quantit di acqua, variabili tra i 40 ed i 120 litri per ogni quintale di olive macinate, di conseguenza si genera una notevole quantit di reflui da trattare. Il processo tradizionale di produzione dellolio doliva schematizzato nel diagramma riportato in fig.1.

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olive macinazione acqua estrazione sanse decantazione olio acque di vegetazione

FIGURA 1 Diagramma di flusso del processo tradizionale dellestrazione dellolio doliva

Attualmente gli impianti di estrazione olearia si stanno specializzando secondo due direzioni che prevedono una sensibile riduzione della immissione di acqua in fase di processo: infatti lacqua aggiunta pu essere nulla se le olive presentano una umidit del 50 %, mentre se la pasta olearia ha un valore di umidit iniziale del 40-45%, lacqua aggiunta pari a 10-20 kg per 100 kg di olive macinate. Tali sistemi innovativi di estrazione centrifuga prevedono che la pasta olearia possa essere frazionata in due sole fasi (olio e sansa molto umida) oppure in tre fasi (olio, sansa meno umida e piccole frazioni di acqua di vegetazione). Lo schema di tali processi riportato in fig.2.

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olive Valutazione del grado di umidit U < 50 % Immissione acqua pari al 20-30% Estrazione a 2 fasi Sansa umidit 58-62% olio U > 50 % Nessuna variazione Estrazione a 3 fasi Acqua di vegetazione Sansa umidit 50-52% olio

FIGURA 2 Diagramma di flusso del processo di estrazione dellolio doliva a basso consumo dacqua.

Nella tabella seguente si riportano i dati relativi al bilancio di massa nei tre processi di estrazione dellolio.
TABELLA 1 Bilancio di massa nellestrazione centrifuga

Tecnologie di estrazione dellolio Estrazione con processo tradizionale Estrazione a 2 fasi a risparmio dacqua Estrazione a 3 fasi a risparmio dacqua

Acqua aggiunta (%) 50 0-10 10-20

Sansa (kg/100 kg olive) 55-57 75-80 56-60

Umidit sansa (%) 48-54 58-62 50-52

Acqua di vegetazione (kg/100 kg olive) 80-110 33-35

1.

Aspetti normativi: Legge n. 574/96 sullo smaltimento delle acque di vegetazione sul suolo agricolo

Acque di vegetazione. La principale norma di riferimento rappresentata dalla Legge n 574 dell11 novembre 1996, recante Nuove norme in materia di utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e di scarichi dei frantoi oleari.
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Lo stoccaggio delle acque di vegetazione regolamentato dallart.6 della legge 574/96, tuttavia da chiarire il coordinamento tra questa norma ed il Decreto Ronchi, pubblicato successivamente, che regolamenta la gestione dei rifiuti e quindi anche gli aspetti relativi al loro stoccaggio. Per quanto riguarda il trattamento delle acque di vegetazione, la legge 574/96 ne consente lutilizzazione agronomica attraverso lo spandimento controllato su terreni adibiti ad usi agricoli, ed in tal caso non sono previsti pre-trattamenti. Il problema che si pone quello di verificare la conferma o meno della necessit o opportunit dei pre-trattamenti prima della loro utilizzazione agronomica. Nel caso in cui le acque di vegetazione non siano utilizzate per usi agronomici, tali reflui dovranno essere soggette a processi di depurazione, dai quali si origina una fase liquida soggetta alla norma sulla tutela delle acque (D.Lgs n. 152 del 11 maggio 1999 recante Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/Cee concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/Cee relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole.), e da una fase solida soggetta invece al D.Lgs. 27 gennaio 1992 n. 99 (Attuazione della direttiva 86/278/CEE concernente la protezione dellambiente, in particolare del suolo, nellutilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura) e alla legge n.748/84 che disciplina i fertilizzanti. Inoltre lart.8 comma 1 del Decreto Ronchi stabilisce che sono esclusi dal proprio campo di applicazione, in quanto disciplinati da specifiche disposizioni di legge, le attivit di trattamento degli scarti che danno origine ai fertilizzanti, . Una possibile alternativa quella dellutilizzazione agronomica delle acque di vegetazione, non attraverso la diretta applicazione di queste al terreno, ma attraverso una fase intermedia quale pu essere la produzione di fertilizzanti allo stato fluido a partire dalla acque di vegetazione. Sanse umide. Per quanto riguarda lo stoccaggio della cosiddetta sansa umida (o sansa vergine) esso non disciplinato dalla Legge 574/96 che esplicitamente esclude tale fase dal proprio ambito di applicazione, pertanto essa risulta soggetta al Decreto Ronchi e in particolare, previa approfondita verifica, alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli art. 31 e 33 del D.Lgs.22/97. La legge 574 del 1996 consente lutilizzazione agronomica delle sanse umide provenienti dalla lavorazione delle olive e costituite dalle acque e dalla parte fibrosa di frutto e dai frammenti di nocciolo, come ammendanti; in particolare lo spandimento delle sanse umide su terreni a destinazione agricola regolamentato dagli art.4 e 5 della legge stessa, senza pre-trattamenti. Si pone quindi il problema relativo alle sanse derivanti dagli impianti centrifughi innovativi a due fasi, ovvero se tali materiali possano essere considerati sanse umide ex lege 574/96. In alternativa ad una utilizzazione agronomica diretta delle sanse umide, si configura la possibilit di ascrivere le stesse nella categoria di rifiuti non pericolosi che possono essere sottoposti alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli art. 31 e 33 del D.Lgs.22/97; tali procedure prevedono la possibilit di produrre biogas mediante un processo di digestione anaerobica delle sanse umide, oppure produrre compost attraverso un processo di trasformazione biologica aerobica, le cui caratteristiche sono quelle indicate negli allegati della L.748/84 e successive modificazioni.
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Sanse esauste. Per quanto riguarda invece le sanse esauste, derivanti dallestrazione di olio di sansa, queste non rientrano nel campo di applicazione della legge 574/96, per tale motivo il loro stoccaggio e trattamento risulta regolamentato dal Decreto Ronchi. In particolare il DM 05/02/98 iscrive esplicitamente le sanse esauste nella categoria di rifiuti non pericolosi che possono essere sottoposti alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli art. 31 e 33 del D.Lgs.22/97, che prevedono: per quanto riguarda la fase di stoccaggio, la messa in riserva dei rifiuti o il loro deposito temporaneo (prima del recupero); per quanto riguarda lattivit di recupero, il reimpiego delle sanse esauste nel settore della produzione e del riciclaggio delle materie plastiche caricate con polvere di legno, produzione del pannello di particelle, previa vagliatura e essiccazione, recupero energetico per mezzo di impianti dedicati al recupero energetico di rifiuti o impianti industriali.

2.

Qualit e propriet dei reflui e delle sanse provenienti dalla lavorazione delle olive

Con il nome di reflui oleari o acque di vegetazione si intendono i reflui provenienti dalla lavorazione meccanica delle olive e dai processi di estrazione dellolio e sono costituiti sostanzialmente:

dallacqua di vegetazione delle olive stesse, che contiene vari componenti di origine vegetale, soprattutto organici, ma anche minerali, naturalmente presenti nel succo della polpa della drupe di oliva con un modesto residuo di olio;
dallacqua di lavaggio delle olive; dalle acque di lavaggio degli impianti; dalle acque di diluizione delle paste usate negli impianti continui.

Lacqua di costituzione delle olive ammonta al 40-50% in peso della drupa, mentre lacqua di lavaggio delle olive corrisponde a circa il 5 % del peso delle olive lavorate e le acque di lavaggio degli impianti ne rappresentano il 5-10%. Pertanto il refluo prodotto nel processo di estrazione tradizionale (discontinuo) dellolio corrisponde al 50-65% del peso delle drupe lavorate; invece nel caso di processi continui, occorre considerare anche lacqua usata per la fluidificazione delle paste in fase di estrazione per agevolare la fuoriuscita dellolio, di conseguenza la produzione di refluo aumenta e raggiunge valori che oscillano, in relazione alla caratteristica delle paste e alle condizioni di estrazione, tra il 90 ed il 120% del peso delle olive lavorate. I reflui contengono, allo stato di notevole diluizione ed in forma disciolta, numerosi componenti, soprattutto organici, di origine vegetale naturale, che non hanno subito manipolazioni chimiche n hanno ricevuto additivi estranei; inoltre possono essere considerati
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esenti, in linea di principio, da microrganismi e virus patogeni nonch da sostanze organiche ed inorganiche potenzialmente inquinanti e/o tossiche. Nella tabella 2 si riportano i valori riscontrati in reflui provenienti da impianti tradizionali e continui. Dallanalisi dei dati di tabella si evince che negli impianti continui, a causa delle maggiori quantit di acqua usate nel processo, tutti i valori ad eccezione dei solidi sospesi, dellestratto etereo e del pH risultano pressoch dimezzati rispetto ai dati corrispondenti riscontrati in reflui provenienti da impianti tradizionali. Inoltre bisogna tenere presente che, durante lo stoccaggio in vasconi di lavaggio, la concentrazione di alcuni componenti organici facilmente fermentescibili diminuisce, anche notevolmente, per lazione dei microrganismi aerobi ed anaerobi che li decompongono, il pH generalmente aumenta, mentre il BOD5 tende a diminuire, cos come la quantit di solidi sospesi, che tendono a sedimentare e lestratto etereo, se le sostanze grasse affioranti vengono recuperate. Per quanto riguarda invece la caratterizzazione microbiologica delle acque di vegetazione, dai dati disponibili emerge che la popolazione microbica prevalentemente costituita da batteri, tra i quali i pi numerosi sono i cellulosolitici mentre risultano assenti i nitrificanti; anche se in numero minore, sono inoltre presenti lieviti e funghi.

TABELLA 2 Caratteristiche chimico-fisiche delle acque di vegetazione provenienti da due processi di estrazione dellolio.

parametri

pH Acqua (%) Composti organici (%) Sostanze grasse (%) Sostanze azotate (%) Zuccheri (%) Acidi organici (%) Polialcoli (%) Pectine, mucillagini, tannini (%) Glucosidi Polifenoli

Da processo continuo a centrifugazione Minimo Medio Massimo 5.1 5.4 5.8 79.85 86.4 91.7 7.22 12 18.3 0.02 1.2 2 0.5 1 1.3 1.2 0.5 1.8 4.5 0.9 1.1 1.5 tracce 1.7 1 2.4 8 1.5 1.5 1.7 2.4
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Da processo discontinuo a pressatura Minimo Medio Massimo 4.7 5.4 5.5 90.4 93.5 96.5 2.6 5.2 8 0.5 0.17 0.5 0.9 0.23 0.3 1.3 0.3 1.5 tracce 1.1 0.37 tracce 0.63 2.3 0.4 2.6 1.4 0.5 0.8

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(%) Sostanze minerali a 550C P2O5 (%) CO2 (%) SO3, SiO2, FeO, MgO (%) CaO (%) K2O (%) Na2O (%) Solidi Sospesi (%) Sostanze secche a 105 C COD (g/l) BOD5 (g/l) Mc AV / t olive Mc AV / t olio

1 0.14 0.2 0.06 0.06 0.47 0.07 0.08 8.3 54.1 19.2 -

1.5 0.21 0.3 0.09 0.09 0.71 0.1 0.1 13.6 208 90.2 0.4 2

1.7 0.23 0.35 0.1 0.01 0.81 0.11 0.15 20.15 318 134.8 -

0.2 0.03 0.04 tracce 0.01 0.11 0.01 0.7 3.5 28.9 17 -

0.4 0.06 0.08 0.02 0.02 0.19 0.03 0.9 6.5 49.5 28.7 1.1 5.5

0.5 0.07 0.1 0.03 0.03 0.24 0.03 1.1 9.6 79.1 41.2 -

Per quanto riguarda invece le caratteristiche chimico-fisiche della sansa, si precisa prima di tutto che tali caratteristiche sono similari, sia nel caso di sanse provenienti da processi tradizionali, sia nel caso di processi a basso consumo dacqua. Nelle tabelle 3 e 4 sono riportati alcuni parametri della sansa vergine.

TABELLA 1 Caratteristiche chimico fisiche della sansa vergine da impianto tradizionale.

Umidit (a 105 C) pH Azoto totale (come N) (%) Fosforo totale (come P2O5) (%) Carbonio organico totale (%) Rapporto C/N Carbonio organico totale estratto (%) Carbonio umificato estratto (%) Carbonio non umificato estratto (%) Grado di umificazione (DH) (%) Tasso di umificazione (HR) (%) Indice di umificazione (HI) (%)

52.05 5.20 0.96 0.56 60.45 62.97 30.85 11.40 18.45 36.95 18.86 1.65

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TABELLA 4 Caratteristiche chimico fisiche delle sanse umide.

Umidit Sostanza organica Grassi Lignina pH EC Kjedal-N C/N Ceneri P2O5 K2O Ca Mg Na Fe Mn Cu Zn Cd,Co, Pb, Cr, Hg

% % s.s. % s.s. % s.s. MS cm-1 % s.s. % s.s. % s.s. % s.s. % s.s. % s.s. % s.s. mg kg-1 s.s. mg kg-1 s.s. mg kg-1 s.s. mg kg-1 s.s. mg kg-1 s.s.

71.4 94.5 8.6 35.0 5.19 2.85 0.97 46.6 5.50 0.35 2.06 0.40 0.05 0.10 1030 13 138 22 <1

Alla luce dei dati sopra riportati, si evidenzia che i reflui oleari, molto ricchi in elementi nutritivi minerali quali potassio e, in quantit pi ridotte, azoto, fosforo e magnesio, possono sostituire parte degli elementi nutritivi apportati dalla fertilizzazione classica. Inoltre, essendo prevalentemente costituiti da sostanza organica essi sono un ottimo substrato per lo sviluppo della microflora che permette il miglioramento delle propriet chimico-fisiche del suolo. Pertanto i reflui di frantoio possono essere considerati ammendanti vegetali liquidi di origine naturale e la loro applicazione al suolo come ferti-irriganti realizza il duplice scopo di consentire la loro degradazione chimica e biologica e di arricchire il suolo in sostanza organica ed elementi nutritivi. In questa ottica, gli elevati valori di BOD5 e di COD dei reflui oleari, che li rende estremamente a rischio nel caso di un loro scarico in corpi idrici superficiali e profondi, rappresentano invece unopportunit nel caso del loro spandimento nel suolo. Occorre per tenere conto che la valorizzazione agronomica dei reflui oleari dipende da fattori quali le modalit e le dosi di spendimento, la tipologia del refluo, le caratteristiche del suolo, la tipologia di coltivazione presente sul suolo, la natura della falda acquifera, le condizioni climatiche e i regimi irrigui, ecc., pertanto lapplicazione dei reflui oleari tal quali ha dato risposte molto diverse e contraddittorie tra loro. In ogni caso le acque di vegetazione possono senza dubbio essere utilizzate per la fertirrigazione, eventualmente dopo semplici ed economici pretrattamenti che consentono leliminazione dei composti organici fitotossici e dei fenomeni fermentativi e di putrefazione, e seguendo le buone pratiche agronomiche di comune uso, controllandone e differenziandone i dosaggi a seconda delle caratteristiche del terreno.

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3.

Utilizzazione agronomica dei reflui da frantoi oleari: effetto sul terreno e sulle colture.

La progressiva diminuzione del contenuto di sostanza organica nei suoli sottoposti ad agricoltura intensiva particolarmente preoccupante in Italia, specialmente nelle regioni meridionali dove la sostanza organica si decompone pi rapidamente. Le conseguenze di tale diminuzione sono immediatamente identificabili dalla degradazione delle propriet fisiche dei suoli accompagnata dal consistente aumento dei rischi erosivi. Lutilizzazione agronomica di biomasse di rifiuto e di scarto come i sottoprodotti dei frantoi oleari ha quindi assunto particolare interesse quale mezzo per reintegrare la perdita di sostanza organica, per riciclare in maniera corretta gli elementi nutritivi ed infine per la possibilit di smaltire questi rifiuti al pi basso costo possibile. Per una valutazione quantitativa delle modificazioni fisiche e chimiche dei terreni trattati con i residui della lavorazione delle olive necessario tener presente la notevole variabilit della composizione chimica di questi materiali, tutti caratterizzati da bassi pH e da una elevata presenza di sali e di sostanza organica contenente elevate quantit di frazioni difficilmente biodegradabili; inoltre la loro composizione chimica pu variare anche a causa dello stoccaggio per effetto della parziale sedimentazione della frazione insolubile, della trasformazione microbiologica della sostanza organica e dellevaporazione della componente acquosa. Per quanto riguarda le modificazioni delle propriet fisiche del terreno indotte dallo spandimento delle acque di vegetazione, queste vengono quantificate tramite le caratteristiche strutturali quali la porosit, la stabilit degli aggregati, la ritenzione e i movimenti. La porosit lindicatore principale della qualit strutturale di un suolo: le informazioni disponibili evidenziano che la somministrazione dei sottoprodotti dei frantoi oleari migliora, in generale, il sistema dei pori, riducendo notevolmente la formazione della crosta superficiale che riduce linfiltrazione dellacqua aumentando i rischi di erosione. Un fattore importante lepoca della somministrazione, in quanto i migliori risultati si ottengono con i trattamenti primaverili, dato che le condizioni di umidit e temperatura favoriscono lattivit biologica del terreno. Dal punto di vista della stabilit degli aggregati, si ha che il miglioramento di questo aspetto evidente soprattutto nello strato superficiale, in quei terreni che presentano il problema delle croste superficiali per effetto delle piogge battenti. Si deve segnalare per che, in terreni caratterizzati da elevati livelli di salinit, la somministrazione di acque di vegetazione pu provocare una ulteriore diminuzione della stabilit degli aggregati, in quanto la concentrazione salina presente nelle acque reflue causa ulteriore dispersione delle particelle del terreno. Qualche settimana dopo la somministrazione dei reflui oleari si osserva un aumento della ritenzione idrica da parte del terreno, per due effetti: il primo quello diretto dovuto alla frazione organica dei reflui e dei prodotti di decomposizione che hanno una elevata capacit di assorbimento dellacqua; il secondo una conseguenza indiretta dovuta al miglioramento della porosit del terreno. I dati disponibili in letteratura circa leffetto della somministrazione dei sottoprodotti dei frantoi oleari sullinfiltrazione e la conducibilit idrica sono molto scarsi: tuttavia evidente che
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i miglioramenti sopra descritti circa la porosit e la stabilit degli aggregati comportano un miglioramento delle propriet idrologiche del terreno trattato, dopo alcune settimane dalo spandimento. La conducibilit idrica un parametro essenziale per stabilire i volumi da somministrare: infatti in caso di bassa conducibilit (< 5 mm/h) essenziale procedere con somministrazioni di bassi volumi, per evitare che le perdite per ruscellamento possano causare linquinamento delle acque superficiali. Passiamo ora ad approfondire le propriet chimiche dei terreni trattati con sottoprodotti da frantoi oleari: i valori analitici dei diversi parametri chimici sono la risultante di complesse interazioni che possono alterare, anche in maniera consistente, i valori analitici presenti nei reflui prima del loro incorporamento nel terreno. Il pH e la conducibilit elettrica sono parametri scarsamente influenzati, se i reflui sono utilizzati secondo le dosi stabilite dalla legislazione vigente. Per quanto riguarda invece la sostanza organica, la normativa stabilisce dosi mediamente pari a 5 t / ha, mentre dosi superiori potrebbero determinare potenziali inquinamenti. Si tratta di analizzare i processi che nel suolo regolano la degradazione e quindi la progressiva scomparsa dei solidi presenti nel refluo: recenti prove di laboratorio hanno mostrato nei suoli trattati un contenuto di sostanza organica ancora superiore a quella dei testimoni dopo sei mesi. Per alcune specifiche sostanze, quali grassi, acidi volatili e zuccheri, il loro incremento proporzionale alla quantit di reflui aggiunti e comunque si assiste alla loro completa degradazione dopo poco pi di un mese, mentre, alla stessa data, il COD dei suoli trattati ancora pi elevato rispetto a quello dei testimoni. Altri composti con peculiare comportamento sono quelli fenolici: tali sostanze, oltre a conferire il colore marrone alle acque di vegetazione, sono caratterizzati da lenta biodegradabilit e da unazione antimicrobica che ostacola sensibilmente la naturale riduzione del carico inquinante dei reflui e che inibisce inoltre fenomeni di germinazione, crescita e sviluppo di diverse piante erbacee (a questo proposito stato osservato un effetto erbicida in terreni trattati con reflui oleari). Rispetto invece alla fertilit dei terreni agrari necessario prendere in esame i tre principali elementi, cio potassio, azoto e fosforo: i risultati pi recenti dimostrano che il fosforo assimilabile e il potassio scambiabile aumentano nei suoli trattati con reflui contenenti quantit adeguate di tali ioni, inoltre risulta evidente leffetto di immobilizzazione dellazoto, per cui il tempo di comparsa dei nitrati inversamente proporzionale alla dose aggiunta al suolo. Per quanto riguarda le propriet biologiche, si osserva che lapporto dei reflui di frantoio provoca inizialmente una generale diminuzione della microflora totale, probabilmente dovuta alla presenza di composti batteriostatici e/ o battericidi per alcuni ceppi, seguita da una successiva ricrescita della microflora sino a raggiungere e superare i valori iniziali nel periodo di 7-15 giorni. Dal punto di vista igienico sanitario, si constatato che lo spandimento dei reflui da valutare favorevolmente in quanto le acque di vegetazione sono prive di quei parametri microbiologici che invece rendono pericolosi i liquami urbani per le colture da consumare crude e per la salubrit dellambiente. In conclusione si pu affermare che se i reflui sono utilizzati nelle dosi indicate dalla legge 574/96, i parametri chimici dei suoli ne risultano scarsamente influenzati, sia in senso negativo che in senso positivo. Ovviamente a dosi maggiori corrispondono scostamenti pi evidenti dai testimoni ma, sia lalterazione del pH che laumento dei fenoli e della salinit sono fenomeni
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temporanei non pi rilevabili dopo tre mesi. La sostanza organica, il fosforo e il potassio hanno invece effetti pi duraturi associati ad una immobilizzazione dellazoto. Complessivamente questi risultati portano a concludere che i reflui oleari possono essere utilizzati come fertirriganti e fertilizzanti a lento effetto. Dopo aver considerato gli effetti sul terreno derivanti dallutilizzazione agronomica dei reflui oleari, interessante prendere in esame leffetto di questi sulle colture. Dalla letteratura disponibile possibile trarre indicazioni a favore dello spandimento di reflui oleari (i quali se distribuiti in tempi opportuni e in quantit adeguate, agiscono beneficamente su alcune colture quali olivo, vite e cereali), ma anche dati a sfavore (a causa del potenziale carico inquinante, delleffetto inibente sulla germinazione, della presenza di sali minerali, di elevata acidit e di componenti fitotossici che possono arrecare danni alle colture). Anche nel caso della distribuzione dei reflui sulle colture erbacee evidente che gli effetti variano in relazione alla composizione del refluo, alla quantit distribuita per unit di superficie, allepoca di distribuzione rispetto alla fase di semina e allandamento pluviometrico dopo la distribuzione. Dai riferimenti bibliografici appare che lo spargimento delle acque di vegetazione, come tali o neutralizzate con calce, se realizzato con modalit e tempi adeguati non provoca nessun danno alle colture erbacee e frequentemente d effetti positivi; tuttavia si pongono le seguenti problematiche: lintervallo di tempo ottimale tra lo spandimento del refluo e la semina; lopportunit o meno di distribuire il refluo con la coltura in atto; i tipi di terreno idonei allo spargimento; la quantit da spargere per unit di superficie e le modalit di spargimento. Particolare attenzione stata posta anche allutilizzo delle acque di vegetazione per colture arboree, in particolare per gli uliveti: in questo ambito, infatti, da molti anni sono state avviate ricerche mirate a valutare gli effetti della somministrazione di dosi diverse di acque di vegetazione sul terreno e su giovani piantine di ulivo. I risultati non hanno lasciato adito a controindicazioni in merito alla somministrazione controllata delle acque di vegetazione, anche ad alto dosaggio per unit di superficie: si infatti rilevato che il pH, stabile intorno a 5 nel terreno non trattato, era prossimo alla neutralit nei terreni trattati con effetti positivi sui processi microbiologici del suolo, evidenziando che non si realizza la temuta lenta acidificazione del terreno stesso. Per quanto riguarda il possibile inquinamento delle falde freatiche, le esperienze effettuate hanno dimostrato che anche dosi elevate non rappresentano un pericolo di inquinamento delle falde pi superficiali nei terreni a prevalente matrice argillosa. Ulteriori possibili utilizzazioni delle acque reflue potrebbero verificarsi in futuro anche nella difesa fitosanitaria dellolivo, ad esempio come repellente nei confronti della mosca delle olive e come agente antimicotico. A conclusione di questo paragrafo, si vuole mettere in evidenza come anche lo spandimento delle sanse vergini sul suolo produce un complessivo miglioramento delle caratteristiche chimico fisiche del terreno, grazie alla maggiore presenza di azoto, fosforo e carbonio organico totale, nonostante si siano riscontrati bassi valori del grado di umificazione. Si veda in proposito la tabella 5 che riporta valori sperimentali: tali dati dimostrano la utilizzabilit delle sanse vergine direttamente sul suolo, ma di fatto preferibile procedere ad unazione di compostaggio prima del loro utilizzo su terreni agricoli.

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TABELLA 5 Caratteristiche chimico-fisiche e parametri di fertilit di un terreno agrario (uliveto) fertilizzato con sansa vergine.

Parametri

Umidit (%) pH (H2O) 1:2,5 Sabbia (%) Limo (%) Argilla (%) C.S.C. (mq/100g) Calcare attivo (% p.s.) Calcare totale (% p.s.) Azoto totale (% p.s.) Fosforo assimilabile (mg/kg p.s.) Carbonio organico totale (% p.s.) Sostanza organica totale (% p.s.) C/N Carbonio organico totale estratto (% p.s.) Carbonio umificato estratto (% p.s.) Carbonio non umificato estratto (% p.s.) Grado di umificazione (DH %) Tasso di umificazione (HR %) Indice di umificazione (HI) p.s. = peso secco

Terreno Testimone trattato con sansa vergine Dopo 2 anni dalla distribuzione 21.04 12.30 7.9 8.0 53.3 53.5 18.4 20.3 28.3 26.2 27.3 23.5 1.40 1.27 0.291 112.7 5.33 9.19 18.3 0.69 0.09 0.60 13.04 1.69 0.87 1.96 4.56 0.148 84.5 1.47 2.53 9.93 0.21 0.13 0.08 41.94 8.84 0.62

Terreno Testimone trattato con sansa vergine Dopo 3 anni dalla distribuzione 18.21 19.92 8.0 8.0 54.0 53.8 18.9 17.9 27.1 28.3 22.2 22.9 2.18 4.30 0.137 57.3 1.53 2.63 11.2 0.29 0.19 0.10 65.52 12.42 0.53 1.93 4.00 0.159 83.5 1.91 3.28 12.01 0.33 0.20 0.13 60.06 10.47 0.65

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4.

Il compostaggio delle vegetazione e delle sanse

acque

di

Per il trattamento delle acque di vegetazione sono stati proposti sia processi di tipo fisicochimico, sia processi di tipo biologico. Tra i primi, finalizzati soprattutto ad una riduzione drastica dei volumi ovvero alla completa mineralizzazione (incenerimento) delle matrici da smaltire, sono da annoverarsi i processi di concentrazione dei reflui attraverso distillazione ed evaporazione, la filtrazione su membrana, la chiari-flocculazione e la combustione. Sul fronte dei processi biologici, invece, il riferimento a processi di separazione sia aerobici che anaerobici. Le filiere di trattamento biologico aerobico comprendono i processi a fanghi attivi ed i filtri percolatori, e si basano sul principio della trasformazione dei composti contaminanti, disciolti nei reflui o di natura colloidale, in elementi minerali non inquinanti e biomassa microbica sedimentabile. I processi anaerobici sono invece caratterizzati dalla trasformazione microbica dei reflui, in assenza di ossigeno molecolare: in questo caso, le sostanze inquinanti di natura organica sono convertite in una miscela combustibile (biogas) costituita prevalentemente da metano ed anidride carbonica, ovvero in sostanze volatili idrogenate (es. acidi grassi ed alcoli). I processi anaerobici sino ad ora proposti vanno dal semplice lagunaggio al trattamento in reattori tradizionali CSTR (completely stirred tank reactor) mediante co-digestione con matrici organiche meno refrattarie (es. fanghi di depurazione) e, ancora, dal conferimento in discarica al trattamento in speciali tipologie di digestori a contatto, quali i reattori UASB (up-flow anaerobic sludge blanket) ed i filtri anaerobici. Tuttavia, anche laddove i suddetti trattamenti hanno dimostrato di essere in grado di abbattere il potere inquinante delle acque di vegetazione, allatto pratico si sono rivelati difficilmente sostenibili dal punto di vista economico per la quasi totalit dei frantoi: infatti opportuno ricordare che la stagionalit dei flussi e le spiccate caratteristiche di tossicit biologica rendono difficile la gestione del trattamento dei reflui oleari presso i comuni impianti di depurazione delle acque urbane; daltra parte strutture cos onerose non possono essere concepite per impieghi su base stagionale. La necessit quindi di mettere a disposizione di unutenza diffusa, dotata di limitate risorse finanziarie, sistemi di trattamento dei reflui oleari semplici, affidabili, flessibili e di facile gestione, ha orientato negli ultimi anni lindagine verso lo sfruttamento dei processi biologici basati sulla stabilizzazione aerobica delle acque di vegetazione in combinazione con residui ligno-cellulosici: la preventiva imbibizione dei reflui oleari su matrici di supporto di natura vegetale, dotate di adeguate caratteristiche fisico-meccaniche (porosit, struttura, tessitura e dimensione delle particelle), consente di sottoporre le acque di vegetazione alle reazioni di bioossidazione in fase solida, tipiche del compostaggio. Questo processo, attraverso la parziale mineralizzazione ed umificazione del substrato di partenza, porta allottenimento di un prodotto finale metastabile, privo di effetti fitotossici, destinabile, senza controindicazioni, alluso agricolo come ammendante organico. Le prime esperienze circa il recupero dei reflui oleari e delle sanse attraverso processi di compostaggio cominciano ad apparire in letteratura a partire dalla met degli anni 80: nella
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maggior parte dei casi si trattava di prove di stabilizzazione condotte in cumuli statici aerati, con controllo (feed-back) della temperatura. La stabilizzazione dei reflui oleari mediante compostaggio veniva attuata previa miscelazione della fase liquida con materiali di supporto quali paglia, foglie, segatura, stocchi di mais, cascami provenienti dalla lavorazione del cotone, ovvero sanse derivate anchesse dal processo di frangitura delle olive. Intorno alla met degli anni 90, gli studi prendono in considerazione i parametri di processo nellambito di esperimenti condotti con quantit di biomassa iniziale riconducibile a situazioni molto vicine a quelle di esercizio in scala reale (15-26 t). Viene proposto un processo di compostaggio con fase termofila prolungata grazie ad una adduzione ripetuta di acque di vegetazione sulla miscela iniziale, una volta innescatesi le reazioni bioossidative esotermiche. Laspetto comune a tutte le ricerche ricordate rappresentato dai tempi dilatati (da 3 a 6 mesi) per il raggiungimento della piena stabilizzazione delle matrici di partenza e per il superamento dei fenomeni di fitotossicit. Si riporta in tabella 6 il risultato dellanalisi di un compost dopo 140 giorni dallinizio del processo:tale compost stato ottenuto in un impianto pilota per il compostaggio dei reflui oleari utilizzando paglia di grano come matrice assorbente, in pila statica ad areazione forzata. Laria richiesta stata fornita da una soffiante collegata ad un sistema di tubi forati fissati sul pavimento dellimpianto; un opportuno sistema ha permesso di riportare sul cumulo le acque di drenaggio; limpianto stato riempito con paglia di grano tritata (5-6 cm) addizionata con urea commerciale (2%) per assicurare un corretto rapporto tra carbonio e azoto; la temperatura allinterno del cumulo stata controllata tramite termistori sistemati nei diversi strati della pila e collegati con un sistema di controllo in grado di innescare la soffiante per valori di temperatura superiori a 55 C. La paglia stata bagnata con reflui di frantoio in rapporto 1:1 peso/volume: ogni 3 giorni, al cumulo stata apportata la stessa quantit di refluo, prolungando cos la fase termofila per 5-6 settimane. I valori cos ottenuti indicano che il processo non d un prodotto completamente umificato, tuttavia, per fini agronomici, importante apportare al terreno un materiale privo di fitotossicit e in cui sia gi avviato il processo di umificazione.
TABELLA 6 Analisi del compost dopo 140 giorni dallinizio del processo di compostaggio

Umidit (%) Massa volumica (kg/dm3) Ritenzione idrica (%) Conducibilit elettrica (mS/cm) Indice di germinazione (30%) Grado di umificazione (%) Tasso di umificazione (%) Indice di umificazione Azoto totale (%p.s.) P2O5 (%p.s.) K2O (%p.s.) Ca (%p.s.) Fe (%p.s.) MgO (%p.s.) Mn (%p.s.)
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37.3 0.345 195 9.56 75 78.2 41.6 0.28 3.1 1.4 2.1 1.9 0.5 1.3 0.02

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Zn (%p.s.) Al (%p.s.) Cu, Cd, Pb, Hg (ppm)

0.02 0.2 <1

Anche il compostaggio di sanse esauste ha dato risultati incoraggianti circa lutilizzazione agronomica di questo compost. Al fine di verificare la validit agronomica delle sanse esauste sottoposte a compostaggio dopo miscelazione con fanghi provenienti da impianti di depurazione civile, si riportano in tabella 7 i parametri di fertilit del suddetto prodotto in confronto ad altri due campioni di compost presenti in commercio e precisamente:

campione D, ottenuto dal compostaggio di fanghi civili miscelati con sansa esausta, sottoposti a trattamento di ossidazione in cumuli allaperto movimentati con pala meccanica; campione E ottenuto con pollina essiccata, ma non sottoposta a trattamento biologico di ossidazione termofila; campione F ottenuto con pollina miscelata a trucioli di legno umificata in impianto chiuso a fossa orizzontale dinamica, in 60 giorni e successivamente cubettata.

TABELLA 2 Analisi chimiche e parametri di fertilit di campioni prelevati sul mercato di sansa esausta e fanghi civili (D) confrontati con
compost a base di pollina (E) con trinciato di legno, trattato e cubettato (F)

Parametri pH Umidit a 105 C (%) Ceneri a 550 C (%) Ceneri a 800 C (%) Carbonio organico totale (% p.s.) Sostanza organica totale (% p.s.) Azoto totale (% p.s.) Azoto ammoniacale (% p.s.) C/N Fosforo totale P2O5 (% p.s.) Potassio totale K2O (% p.s.) Carbonio organico totale estratto (% p.s.) Carbonio umificato estratto (% p.s.) Carbonio non umificato estratto (% p.s.) Grado di umificazione (% DH) Tasso di umificazione (% HR) Indice di umificazione (HI)

Compost D 8.60 33.40 29.50 35.10 60.40 0.78 45.00 1.33 0.73 5.12 4.01 1.11 78.32 11.42 0.28

Compost E 8.01 28.90 31.10 24.82 34.52 59.37 6.12 1.29 5.64 2.20 1.12 20.16 6.01 14.15 29.81 17.41 2.35

Compost F 9.00 9.71 46.26 35.99 27.55 47.39 1.67 0.29 16.49 3.05 0.80 10.42 8.19 2.23 78.60 29.73 0.27

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Dallanalisi dei dati della tabella 7 si pu concludere che il compost ottenuto da sansa esausta pu essere considerato un prodotto idoneo per migliorare le propriet fisiche del terreno, ma con contenuti modesti di elementi idonei a fertilizzarlo: pertanto per ottenere un buon compost sarebbe necessario miscelare il prodotto in fase iniziale con carbonio umificabile, proveniente da prodotti cellulosici, e con azoto organico proveniente da letame.

5.

Conclusioni

Le acque di vegetazione delle olive, pur non contenendo sostanze tossiche, sono considerate refluo a tasso inquinante fra i pi elevati nellambito dellindustria agro-alimentare, per la presenza di composti ad attivit biostatica quali in particolare i polifenoli. Contemporaneamente per i reflui da frantoi oleari rappresentano una potenziale risorsa per la presenza di zuccheri semplici e complessi oltre che di sostanze di interesse agro-alimentare o pi strettamente chimico quali, ad esempio, composti aromatici, antiossidanti, pigmenti. Oltre alle tecnologie di recupero in campo agronomico sopra descritte (spandimento agronomico, compostaggio per uso agricolo), possibile ipotizzare il recupero dei reflui oleari anche finalizzato allestrazione di composti ad alto valore aggiunto (antiossidanti, coloranti, antimicrobici, bioinsetticidi, fitoregolatori) e alla produzione di biomasse (algali, fungine, microbiche) Tali tecnologie sono ancora a livello sperimentale ma sono estremamente interessanti, pertanto devono essere perseguite anche attraverso limpiego delle usuali tecniche di estrazione e di fermentazione.

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