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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI CAGLIARI

FACOLT DI SCIENZE ECONOMICHE, GIURIDICHE E POLITICHE

Corso di Laurea Magistrale in Governance e Sistema Globale Classe LM-52- Relazioni Internazionali

Separazione, controllo e dominio: Israele e il crimine di apartheid.

Relatore: Prof.ssa Patrizia Manduchi Controrelatore


Prof.ssa Bianca Maria Carcangiu

Tesi di Laurea di: Simone Ogno

Anno Accademico 2011-2012


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Indice
Elenco delle sigle .............................................................................Error! Bookmark not defined. Introduzione ................................................................................................................................ 11 CAPITOLO 1 Il sistema dellapartheid .............................................................................................................. 15 1.1. Nel segno della continuit ................................................................................................ 15 1.2. Un contenitore organico .................................................................................................. 19 1.3. La quotidianit della separazione .................................................................................... 26 1.4. Punti di congiunzione ....................................................................................................... 29 1.5. La risposta internazionale ................................................................................................ 33 1.6. Il crimine di apartheid ..................................................................................................... 35 CAPITOLO 2 Israele e il crimine di apartheid .......................................................Error! Bookmark not defined. 2.1. Il potere del linguaggio ..................................................................................................... 41 2.2. La storia di una comparazione ............................................................................................ 46 2.3. Razza, etnia e nazione. ..................................................................................................... 53 2.4. Gruppi razziali e identit in Israele-Palestina ................................................................... 55 CAPITOLO 3 Separazione, controllo e dominio ............................................................................................... 63 3.1 Presenza, assenza e territorio: alterazione demografica in due tempi ............................ 64 3.2 Demolire la presenza per convertirla in assenza .............................................................. 77 3.2.1. La demolizione dello spirito: il caso di Mufaqarah ...................................... 90 3.2.2. Pianificazione urbana su base etnica/nazionale: il caso di Lod.................... 90 3.3. Territorio, insediamenti e muri: dal controllo civile alla politica della separazione ........ 99 3.3.1. Allinterno della Green Line ........................................................................ 110 3.3.2. Oltre la Green Line...................................................................................... 118 3.3.3. Superiorit spaziale e spirituale: il caso di Nazareth Illit ........................... 133 3.3.4. La casa-prigione: il caso di Givon Hahadasha........................................... 135 3.3.5. Muri ............................................................................................................ 137 3.4. Strade, sottopassaggi e posti di blocco nei Territori Palestinesi Occupati: larchetipo di un regime .............................................................................................................................. 156 3.4.1. La strada del silenzio: il caso di Shuhada Street .......................................................... 170 3.4.2. Rimozione visiva: il caso della strada interrata tra Biddu e Bir Nabala ....................... 175 CAPITOLO 4
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Resistenza, repressione e futuro negli spazi ......................................................................... 180 4.1. Lapartheid come strumento: intervista ad Amjad Alqasis ............................................ 194 4.2. Conclusioni ..................................................................................................................... 198 Bibliografia ................................................................................................................................ 205 Sitografia ........................................................................................ Error! Bookmark not defined. Videografia ................................................................................................................................ 212 Ringraziamenti .......................................................................................................................... 213

Elenco delle sigle


Association for Civil Rights in Israel (ACRI) Autorit Nazionale Palestinese (ANP) Forze di Difesa israeliane (IDF) International Convention on the Elimination of All Forms of Racial Discrimination (ICERD) Jewish National Fund (JNF) Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) Territori Palestinesi Occupati (TPO) United Nations Office for Humanitarian Affairs, occupied Palestinian territory (OCHA-oPt) United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA) World Zionist Organization (WZO)

Ad Andrea, Lucia e Gianni. A Sami e agli invisibili. A Vittorio e ai sognatori.

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Introduzione
La questione israelo-palestinese tra le pi dibattute nel mondo politico e accademico, a causa delle sua influenza sugli equilibri interni dei paesi del Vicino e Medio Oriente. Il gioco delle alleanze dettato dalla politica estera ha per permesso lestensione della sua influenza allintera comunit internazionale. LOrganizzazione delle Nazioni Unite ha tentato pi volte di risolvere questa annosa questione, senza mai riuscirci. Simili sforzi hanno coinvolto anche singoli paesi o comunit di Stati, tra cui spiccano gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Russia (ex-Unione Sovietica), lUnione Europea e la Lega Araba. A questi si aggiungono anche i numerosi negoziati diretti tra le delegazioni israeliana e palestinese, privati nel tempo del loro valore; tale vacuit riscontrabile soprattutto dopo gli Accordi di Oslo del 1993, le cui disposizioni non furono mai portate a termine. Il fallimento di tutti i tentativi dovuto a un approccio ormai obsoleto alla regione, incapace di proporre unanalisi critica delle vicende che hanno dato origine alla questione israelo-palestinese. Ogni proposta di risoluzione si rivelata ad interim, in previsione di un accordo finale che non mai arrivato. La temporaneit di questi strumenti ha contribuito alla recrudescenza delle relazioni tra le parti in causa: in questo modo, ogni proposta divenuta inutilizzabile nel negoziato successivo, poich non era pi compatibile con la realt sul terreno. Il simbolo di questo distacco dalla realt la cosiddetta soluzione dei due Stati: uno israeliano e uno palestinese. La proposta fu presentata in origine dalla Lega delle Nazioni, e poi riproposta dallOrganizzazione delle Nazioni Unite; tuttavia fu puntualmente adeguata alle vicende storiche occorse, segno della sua debolezza e della scarsa lungimiranza. Lultimo tentativo di risoluzione della questione israelo -palestinese stato affidato alla Roadmap for Peace1, sponsorizzata da un quartetto composto di Stati Uniti, Russia, Unione Europea e Nazioni Unite. La Roadmap una proposta di pace che si adegua allapproccio semplicistico della comunit internazionale alle vicende chiave della questione: limmigrazione ebraica nella Palestina mandataria, la Prima Guerra araboisraeliana, la Guerra dei Sei Giorni, loccupazione militare e civile della West Bank e della Striscia di Gaza. Negli ultimi anni, ai margini degli organismi internazionali e della politica ufficiale, emerso un nuovo strumento che intende proporre una risoluzione giusta, pacifica e non-violenta della questione israelo-palestinese: lo studio comparato tra questa e il Sudafrica dellapartheid.
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The roadmap: full text, BBC News, http://news.bbc.co.uk/2/hi/2989783.stm

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In particolare, una parte della societ civile e un sempre maggior numero di accademici ritengono che le politiche israeliane rivolte alla popolazione palestinese siano ascrivibili a un sistema di apartheid, in maniera simile al dominio e alla segregazione razziale imposti dalla minoranza bianca del Sudafrica alla maggioranza della popolazione: quella nera africana (e non solo). Questa ricerca si propone di analizzare il nuovo strumento e di verificare se le denunce di apartheid rivolte a Israele abbiano un fondamento nel diritto internazionale. Il primo capitolo tratta le origini del sistema dellapartheid sudafricano, con particolare attenzione rivolta alla legislazione discriminatoria nei confronti della maggioranza della popolazione. E inoltre presentata la risposta della comunit internazionale alla comparsa di questo aberrante regime, culminata nella stesura della Convenzione sulla Repressione e Punizione del Crimine di Apartheid del 1973. Il secondo capitolo traccia la storia recente della comparazione tra Israele e il Sudafrica dellapartheid, con la successiva valutazione dellapplicabilit di questo strumento al caso in esame, sotto il profilo del diritto internazionale. Il terzo capitolo la parte pi importante della ricerca, poich esamina le politiche rivolte da Israele alla popolazione palestinese, e se queste possano ricadere sotto la giurisdizione della Convenzione sulla Repressione e Punizione del Crimine di Apartheid. Dal momento che lapartheid sudafricano ebbe una forte connotazione spaziale, lanalisi conferisce particolare enfasi alla demografia, alla geografia, allarchitettura e alla pianificazione urbana/regionale. In questottica la componente visiva diviene una parte fondamentale della ricerca, ed composta di mappe, fotografie e immagini. Il quarto e ultimo capitolo si propone di restituire un quadro complessivo delle conclusioni raggiunte, grazie anche a un importante contributo esterno; la chiusura affidata alle prospettive future della questione israelo-palestinese, alla luce del nuovo strumento di analisi. Questo progetto di ricerca nasce nel novembre 2011, in seguito al mio primo viaggio in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati, allinterno del progetto di volontariato Interventi Civili di Pace in Palestina, promosso dal Servizio Civile Internazionale, Un Ponte per, Associazione per la Pace. Il progetto, arrivato questanno alla sua quarta edizione, promuove la presenza di corpi civili di pace nei Territori Palestinesi Occupati, in modo particolare durante la raccolta delle olive tra ottobre e novembre. La presenza di corpi civili di pace e di volontari internazionali, soprattutto nelle aree rurali, sempre stato uno strumento significativo per ridurre la violenza dei coloni ebrei e gli abusi dellesercito israeliano, proteggendo le vite dei civili palestinesi con metodi nonviolenti. Il progetto prevede che un gruppo di volontari precedentemente formati lavori con gli agricoltori palestinesi; il lavoro svolto in coordinamento con i Comitati di Resistenza popolari palestinesi e con i pacifisti israeliani.
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Nonostante lesperienza dur solo tre settimane, fu cos in tensa da segnarmi profondamente; rimasi colpito soprattutto dalla separazione dei residenti arabi palestinesi ed ebrei israeliani sullo stesso territorio, una realt particolarmente marcata nella citt palestinese di Hebron, nella West Bank. Nel settembre 2012, grazie a una borsa di studio del programma Globus Placement, ho fatto ritorno in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati, per un tirocinio di tre mesi presso il Popular Struggle Coordination Committee, associazione palestinese che promuove una risoluzione non violenta della questione israelo-palestinese. Il tirocinio riguardava lambito giornalistico, lutilizzo dei nuovi media e le azioni dirette sul territorio, permettendomi di viaggiare per lintera regione e di raccogliere le notizie da pubblicare sul sito web dellassociazione. I viaggi mi hanno dato lopportunit di raccogliere fotografie, interviste e testimonianze, poi confluite in questo progetto. Le interviste e le testimonianze, alcune delle quali gi pubblicate su testate online o sul mio blog personale2, sono inserite nelle finestre di dialogo celesti. La maggioranza delle citazioni sono state tradotte in lingua italiana, ad eccezioni delle leggi dellUnione del Sudafrica (poi Repubblica del Sudafrica) e di quelle israeliane, a causa del loro inglese distante da quello standard, per questa ragione difficili da tradurre senza stravolgerne il senso.

under the surface, http://suspendedinlight.wordpress.com/

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1. Il sistema dellapartheid
Se viene accettato il principio della residenza permanente per il nero nellarea del bianco, allora linizio della fine 3 della civilt come la conosciamo in questo paese.
Pieter Willem Botha, Primo Ministro del Sudafrica (1978-1984), 1964

Lapartheid ridisegn la mappa del Sudafrica. La ricchezza, le citt, le miniere, i parchi e le migliori spiagge divennero parte del Sudafrica bianco. [] 4 Anche la vita privata fu dominata dallapartheid.
Truth and Reconciliation Commission of South Africa, 1998

1.1. Nel segno della continuit


Durante la campagna elettorale per le elezioni sudafricane del 1948, l'Herenigde Nasionale Party (Reunited National Party) promosse la linea politica di istituzionalizzazione della gi esistente segregazione razziale tra la minoranza bianca i discendenti dei coloni boeri, gli afrikaner, e i britannici in Africa meridionale e la maggioranza non-bianca della popolazione. L'Herenigde Nasionale Party fu il prodotto della riunificazione del Nasionale Party (National Party) guidato da James Barry Munnik Hertzog e del Gesuiwerde Nasionale Party (Purified National Party) di Daniel Franois Malan, fazione separatasi nel 1935 in opposizione alla confluenza del National Party nellUnited Party, una coalizione dove la presenza del rivale South African Party di Jan Smuts era avversata dalla linea dura dei nazionalisti afrikaner. L'opportunit per la riunificazione avvenne pochi mesi prima delle elezioni del 1948, riflettendo la fuoriuscita del Nasionale Party dallUnited Party nel 1939, in seguito alla decisione di coinvolgere il Sudafrica nella II Guerra Mondiale al fianco dei britannici e alle successive restrizioni economiche dovute all'impegno bellico. Nel 1946 le restrizioni erano ancora in vigore e il costo della vita era aumentato, causando la migrazione forzata di una parte della popolazione africana rurale verso i centri abitati; lesodo produsse una carenza di manodopera africana sfruttabile dai proprietari terrieri bianchi, accompagnata dal timore di una rapida urbanizzazione della popolazione indigena. Nello stesso anno, il Primo Ministro Jan Smuts nomin la Commissione Fagan per redigere un programma capace di risolvere questi problemi. Il programma sosteneva linefficacia di una totale segregazione della popolazione, la necessit di una presenza africana urbanizzata per il settore industriale e
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Brothers in arms - Israels secret pact with Pretoria, The Guardian, http://www.guardian.co.uk/world/2006/feb/07/southafrica.israel 4 The Mandate: Who WereVictims of Gross Violations of Human Rights, Truth and Reconciliation Commission of South Africa Report, Vol.1, Cap.4, pag.61, 1998, http://www.justice.gov.za/trc/report/finalreport/Volume%202.pdf, file PDF.

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commerciale, un incentivo rivolto alle famiglie africane per insediarsi nei centri abitati, naturalmente sotto stretto controllo delle autorit. Il Nasionale Party istitu la Commissione Sauer che le facesse da contraltare, con indicazioni finali pi estreme: la necessita di una totale segregazione razziale, la spoliazione dei diritti politici degli africani residenti nei centri abitati e la separazione dei quartieri africani dalle citt dei bianchi. Il crescente malcontento popolare verso lUnited Party5 port a unaccoglienza entusiasta della Commissione Sauer. Questi avvenimenti fecero da cornice all'inaspettata vittoria elettorale dell'Herenigde Nasionale Party il cui nome fu nuovamente modificato in National Party e tale rimase sino al 1997 - con Malan nel ruolo di Primo Ministro, in un clima di separazione politica che produsse la ben pi grave separazione sociale: la linea politica volta all'istituzionalizzazione della segregazione razziale passata alla storia con il nome di apartheid. Apartheid, letteralmente separazione in lingua afrikaans, stato il termine che ha caratterizzato il periodo pi sanguinario della lunga e violenta storia di abusi dei diritti umani nel subcontinente africano6, l'apice di una serie di politiche discriminatorie che non hanno origine nel 1948 ma nei passati tre secoli di conflitto coloniale, di oppressione e di spoliazione che hanno colpito la popolazione indigena: questa fu privata della terra, dei pi elementari diritti e della dignit umana. Prendendo in esame solo il XX secolo, le basi dell'ingegneria sociale dell'apartheid sono databili al 1909 con il South Africa Act, seguito dal Natives Land Act del 1913 e dal Representation of Natives Act del 1936. Il South African Act fu un atto del Parlamento britannico volto all'unione governativa, legislativa ed economica delle quattro colonie britanniche in Africa Meridionale: Capo di Buona Speranza, Natal, Orange Free State e Transvaal. L'Unione del Sudafrica, questo il nome del nuovo dominion britannico, nacque sotto le pressioni e gli interessi di un Convegno nazionale composto di soli bianchi e riunitosi tra il 1908 e il 1909 a Citt del Capo, Durban e Bloemfontein per redigere una bozza costituzionale. Il testo fu trasmesso al governo britannico e il Parlamento di Londra lo approv sotto forma di legge il 20 settembre 1909; il 2 dicembre di quellanno, Re Edoardo VII del Regno Unito proclam che l'Unione del Sudafrica sarebbe sorta il 31 maggio 1910. L'assenza di rappresentanti della popolazione indigena africana, coloured termine utilizzato all'epoca per descrivere le persone di origine mista euroasiatica/africana e asiatica evidente alla lettura del testo dell'atto, in modo
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The 1948 Election and the National Party Victory, South African History Online, http://web.archive.org/web/20080816015132/http://www.sahistory.org.za/pages/governence-projects/SA-19481976/1948-election.htm 6 Historical Context: Gross Human Rights Violations in Political & Historical Context, Truth and Reconciliation Commission of South Africa Report, Vol.1, Cap.2, pag.24, 1998 http://www.justice.gov.za/trc/report/finalreport/Volume%202.pdf, file PDF.

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particolare alla voce requisiti degli elettori del nuovo Parlamento sudafricano:
35. (1) Parliament may by law prescribe the qualifications which shall be necessary to entitle persons to vote at the election of members of the House of Assembly, but no such law shall disqualify any person in the province of the Cape of Good Hope who, under the laws existing in the Colony of the Cape of Good Hope at the establishment of the Union, is or may become capable of being registered as a voter from being so registered in the province of the Cape of Good Hope by reason of his race or colour only, unless the Bill be passed by both Houses of Parliament sitting together, and at the third reading be agreed to by not less than two-thirds of the total number of members of both Houses. A Bill so passed at such joint sitting shall be taken to have been duly passed by both 7 Houses of Parliament .

Il testo faceva riferimento al caso della colonia del Capo di Buona Speranza, dove il suffragio era garantito dalla Costituzione del 1853 a tutti i cittadini maschi in et adulta e con un patrimonio immobiliare del valore non inferiore a venticinque sterline, senza distinzione di razza o colore della pelle8. Lunicit di una tale garanzia di diritti politici e la difesa da parte del liberale John Xavier Merriman, ultimo primo ministro della colonia del Capo di Buona Speranza, permisero linclusione della disposizione nellatto distituzione dellUnione del Sudafrica. Tuttavia, gli interessi latenti nel Convegno nazionale riuscirono a influenzare la disposizione con un espediente giuridico, tale per cui il nuovo Parlamento sudafricano ebbe il potere di modificare i requisiti elettorali con una maggioranza di due terzi dei voti. Le altre colonie, ora province dellUnione del Sudafrica, mantennero i requisiti elettorali precedenti lunificazione: de jure uno status quo che escludeva la popolazione indigena africana, coloured e asiatica dal suffragio9. Nella provincia del Capo di Buona Speranza fu adottato il suffragio universale per la popolazione bianca nel 1931, mentre le limitazioni allesercizio del diritto di voto continuarono ad applicarsi alla maggioranza della popolazione non-bianca. Il Natives Land Act del 1913 and ben oltre la discriminazione, essendo il primo atto del Parlamento sudafricano a istituzionalizzare la segregazione razziale tra popolazione indigena (africana) e diversa da quella indigena. Il testo di legge, approvato il 19 giugno, designava la suddivisione del territorio sudafricano in aree allinterno delle quali
.a. a native shall not enter into any agreement or transaction for the purchase, hire, or other acquisition from a person other than a native, of any such land or of any right thereto, interest therein, or servitude thereover; and
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The Union of South Africa South Africa Act 1909, University of Wisconsin Law School, http://www.law.wisc.edu/gls/cbsa1.pdf, file PDF. 8 Alcune restrizioni vennero attuate con il Cape Parliamentary Voters Registraction Act (1887), Cape Franchise and Ballot act (1892) e il Glen Grey Act (1894), African National Congress, http://www.anc.org.za/show.php?id=4605 9 The Union of South Africa, South Africa Act of 1909, University of Wisconsin Law School, par.36, http://www.law.wisc.edu/gls/cbsa1.pdf, file PDF.

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b. a person other than a native shall not enter into any agreement or transaction for the purchase, hire, or other acquisition from a native of any such land or of any 10 right thereto, interest therein, or servitude thereover .

Per la popolazione indigena , il diritto di acquisto o di usufrutto del terreno sarebbe scaturito solo da un contratto stipulato con un altro membro della popolazione indigena e allinterno di unarea appositamente designata per la stessa categoria di individui. Viceversa, la popolazione diversa da quella indigena non poteva acquisire terreni nelle native areas senza lapprovazione del Governatore generale britannico. Latto limit il diritto di propriet degli africani al 7% del territorio dellUnione del Sudafrica, poi incrementato al 13% con il Native Trust and Land Act n.18 del 193611. Limpatto di questo provvedimento fu devastante per la societ sudafricana, non solo perch pregiudic il diritto di propriet alla maggioranza della popolazione, ma anche perch subordin i rapporti tra gli individui alla dialettica del dominio, per la prima volta istituzionalizzata. Le ripercussioni furono descritte con dovizia di particolari dallintellettuale Solomon Plaatje nel suo libro Native Life in South Africa, tanto da affermare che svegliandosi la mattina di venerd 20 giugno 1913, un indigeno del Sudafrica si trov non proprio schiavo, piuttosto un pariah nella sua terra dorigine12.

Mappa 1. Le terre riservate agli africani con il Natives Land Act (South Africa History Online, http://www.sahistory.org.za/Bridging%20two%20worlds)
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The Natives Land Act no.27 of 1913, Department of Rural Development and Reform, Republic of South Africa, http://www.ruraldevelopment.gov.za/phocadownload/1913/nativelandact27of1913.pdf , file PDF. 11 1913 Natives Land Act Centenary, Department of Rural Development and Reform, Republic of South Africa, http://www.ruraldevelopment.gov.za/1913-land-act-centenary#.UQEm8SflDCs 12 PLAATJE Solomon, Native Life in South Africa, Before and Since the European War and the Boer Rebellion, 1998, Project Gutenberg, http://www.gutenberg.org/cache/epub/1452/pg1452.html.utf8

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Il Representation of Natives Act n.12 del 1936 rappresent unulteriore limitazione dei diritti politici della popolazione africana del Capo di Buona Speranza, unica provincia dellUnione del Sudafrica a permettere il diritto di voto alla maggioranza indigena. Con questatto gli elettori africani furono rimossi dalle liste elettorali sulle quali erano registrati dal 1854, e sarebbero stati rappresentati nel Parlamento sudafricano da tre rappresentanti bianchi e da altri due bianchi nel consiglio provinciale13: cinque senatori bianchi per tutti gli africani delle province del Natal, Orange Free State, Transvaal e Capo di Buona Speranza. Il provvedimento cre anche un Consiglio rappresentativo indigeno composto di quattro africani designati e dodici eletti che sedeva no ai piedi di cinque commissari bianchi per gli indigeni e del segretario per le relazioni con gli indigeni14. Questi atti mostrano come lapartheid fosse un orientamento ideologico e un approccio amministrativo gi presente nella classe politica bianca delle colonie britanniche in Africa meridionale e, dal 1910, dellUnione del Sudafrica. Ci che avvenne dal 1948 fu listituzionalizzazione della linea politica, in altre parole la creazione di un sistema maligno che pervase tutto15.

1.2. Un contenitore organico


Lelemento che distingue un sistema da altre strutture meno complesse il coordinamento tra le parti che lo compongono. Lo Stato ad esempio, considerato come sistema sociale, trova il suo coordinamento nelle leggi che ne definiscono lapparato istituzionale e che governano la popolazione: in questo senso il sistema dellapartheid pu considerarsi qualitativamente superiore rispetto alla discriminazione e alla segregazione de facto esistenti prima del 1948, in quanto espressione di una struttura legislativa onnicomprensiva. Lutilizzo di alcuni degli strumenti tipici delle moderne democrazie come il Parlamento, le elezioni e un appropriato processo legislativo furono cos utilizzati per dare vita a uno Stato totalitario e non-democratico volto a promuovere lo sviluppo separato tra la minoranza bianca e la maggioranza nonbianca. Lanalisi della legislazione dellapartheid un passaggio doveroso per meglio comprendere le ripercussioni sulla popolazione. Il Population Registration Act n30 del 1950 fu il fondamento del sistema dellapartheid, poich introdusse la compilazione di un registro per il censimento della popolazione, divisa definitivamente dalla codificazione di gruppi razziali ed etnici:

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JAFFE Hosea, Sudafrica, Storia Politica, pag. 166, Jaca Book SpA, Milano, 1980 Ibidem 15 Historical Context: Gross Human Rights Violations in Political & Historical Context, Truth and Reconciliation Commission of South Africa Report, Vol.1, Cap.2, pag.27, 1998, http://www.justice.gov.za/trc/report/finalreport/Volume%202.pdf, file PDF.

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5. (1) Every person whose name is included in the register shall be classified by the Director as a white person, a coloured person or a native, as the case may be, and every coloured person and every native whose name is so included shall be classified by the Director according to ethnic or other group to which he belongs. (2) The Governor-General may by proclamation in the Gazette prescribe and define the ethnic or other groups into which coloured persons and natives shall be classified in terms of sub-section (1), and may in like manner amend or withdraw any such proclamation. (3) If at any time it appears to the Director that the classification of a person in terms of sub-section (1) is incorrect, he may, subject to the provisions of subsection (7) of section eleven and after giving notice to that person and, if he is a minor, also to his guardian, specifying in which respect the classification is incorrect, and affording such person and such guardian (if any) an opportunity of 16 being heard, alter the classification of that person in the register .

La legge istitu delle nuove carte didentit, riportanti lappartenenza del possessore a uno dei gruppi razziali: bianco, coloured o indigeno. Il Governatore generale britannico avrebbe avuto la facolt di modificare una registrazione erronea secondo i termini del paragrafo 11 dellatto, che garantiva la possibilit di ricorso individuale in caso di obiezione. Non solo la legge manifest lideologia di segregazione perseguita dal National Party, ma riusc anche ad estremizzarla con linserimento della clausola etnica per le categorie coloured e indigena. Un censimento fondato sulle sole categorie avrebbe mostrato ufficialmente come le politiche della minoranza bianca al governo fossero discriminatorie per il resto della popolazione, con la possibilit che i sentimenti di opposizione e resistenza si organizzassero intorno a un gruppo ben definito. La clausola permise cos la suddivisione della maggioranza in ulteriori sottocategorie legate allappartenenza etnica o a un altro gruppo, dicitura generica che conferiva al Direttore del censimento il potere di utilizzare qualsiasi sottocategoria di appartenenza, ad esempio quella tribale; ovviamente tale suddivisione non fu applicata alla minoranza bianca composta di afrikaner, inglesi o tedeschi. Generici furono anche i canoni di distinzione tra i tre gruppi, riportati dal primo paragrafo dellatto, secondo cui il gruppo coloured comprendesse ogni persona che non bianca o indigena17, mentre il termine indigeno si riferiva a ogni persona che di fatto o generalmente riconosciuta come un membro di qualsiasi razza aborigena o trib dellAfrica18. Era invece bianca ogni persona ovviamente bianca daspetto o generalmente riconosciuta come tale, ma non chi, anche se ovviamente bianco daspetto , fosse generalmente riconosciuto come coloured19.
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Population Registration Act no.30 of 1950, Digital Innovation South Africa, http://www.disa.ukzn.ac.za/webpages/DC/leg19500707.028.020.030/leg19500707.028.020.030.pdf, file PDF. 17 Population Registration Act no.30 of 1950, Digital Innovation South Africa, par.1, http://www.disa.ukzn.ac.za/webpages/DC/leg19500707.028.020.030/leg19500707.028.020.030.pdf, file PDF. 18 Ibidem 19 Population Registration Act no.30 of 1950, Digital Innovation South Africa, par.1, http://www.disa.ukzn.ac.za/webpages/DC/leg19500707.028.020.030/leg19500707.028.020.030.pdf, file PDF.

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Una tale superficialit nel processo di categorizzazione potrebbe suggerire un certo disinteresse nella rigida applicazione della legge, tuttavia le norme furono impiegate per impedire a chiunque non fosse esteriormente e socialmente riconosciuto come bianco di ottenerne lo status. La popolazione coloured fu quella pi colpita dal Population Registration Act, tanto che i membri di una stessa famiglia potevano essere separati in seguito a test sulla tipologia di capelli crespi o lisci -, colore della pelle e abilit linguistiche20. Il Group Areas Act n41 del 1950 fu il naturale passo successivo, poich la separazione fisica si aggiunse a quella sulla carta:
(a) declare that as from a date specified in the proclamation, which shall be a date not less than one year after the date of the publication thereof, the area defined in the proclamation shall be an area for occupation by members of the group specified therein; or (b) declare that, as from a date specified in the proclamation, the area defined in the proclamation shall be an area for ownership by members of the group specified 21 therein .

La legge cre aree di residenza specifiche per ogni gruppo razziale, definito come tale dal Population Registration Act: il diritto di propriet era assicurato solo allinterno di esse. Il paragrafo 3(c) affermava che le group areas non avrebbero incluso terre, villaggi o insediamenti indigeni, insediamenti di popolazione coloured e parchi nazionali22; da ci si deduce che la disposizione riguardasse solo le aree urbane, dove la popolazione era ancora mista. Le categorie esenti dal provvedimento erano i funzionari e gli impiegati statali, ma quanti di questi erano africani in un paese fondato sul dominio della minoranza bianca e sulla discriminazione? Di certo un numero irrisorio. Le eccezioni sembravano concepite appositamente per permettere la permanenza nelle altre aree urbane delle rimanenti categorie di individui esonerati dal provvedimento: domestici e dipendenti africani nelle attivit dei bianchi. Questa legge potrebbe essere considerata come lapplicazione urbana del Natives Land Act, perch favor la formazione di una cintura periferica intorno al centro cittadino, separata da esso e abitata da una popolazione forzosamente rilocata al suo interno che ancora oggi conosciuta con il nome di township (patria tribale23). Il cuore delle citt e i suoi servizi di qualit erano riservati alla minoranza bianca, costringendo gli altri gruppi a coprire lunghe distanze per raggiungere il posto di lavoro. Lisolamento di queste aree periferiche significava la lontananza dai servizi di base come ospedali, stazioni
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CRISTOPHER A..J., Atlas of Changing South Africa, pag.101, Routledge, London, 2001 Group Areas Act no.41 of 1950, Digital Innovation South Africa, http://www.disa.ukzn.ac.za/webpages/DC/leg19500707.028.020.041/leg19500707.028.020.041.pdf, file PDF. 22 Ibidem 23 The Group Areas Act, South End Museum, Laws Effecting the Removals, http://www.southendmuseum.co.za/index.php?option=com_content&view=article&id=6:group-areasact&catid=1:contents&Itemid=6

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di polizia e uffici pubblici, provocando il deterioramento delle condizioni di vita dei residenti, gi aggravate dal sovraffollamento nelle township. Il Group Areas Act imped alle ditte africane di lavorare nelle aree riservate ai bianchi e viceversa; erano pochi gli imprenditori africani che riuscivano ad ottenere le licenze commerciali in aree terze, un numero sicuramente inferiore rispetto a quello dei bianchi con le licenze nelle coloured areas o nelle black areas, intaccando uneconomia gi limitata o di sussistenza. Implementata negli anni successivi, questa legge aveva unapplicazione pi rigida soprattutto nei centri rurali, ad esempio a Oudtshoorn, dove
dal 1961 ai primi anni 70, il Group Areas Act risult nel trasferimento di migliaia di persone africane e coloured dalla citt. Nel 1966, fu proclamata una nuova township chiamata Bongolethu. Questo permise la distruzione di Klippies Eiland e il trasferimento degli africani verso una nuova area. Quando Oudtshoorn cadde allinterno dellarea di preferenza per il lavoro coloured, alla gente africana fu garantito un accesso limitato a Oudtshoorn. Lapartheid fu applicato attraverso misure come lobbligo per i residenti di Bridgeton, una vicina township coloured, di 24 ottenere permessi per visitare parenti e amici a Bongolethu .

Lanno precedente lemanazione di queste due leggi, fu approvato il Prohibition of Mixed Marriages Act n55, strettamente connesso al successivo Immorality Amendment Act n21 del 1950. La relazione tra queste due leggi era talmente forte che risulta difficile esaminarle come corpi separati e autonomi. Il Prohibition of Mixed Marriages Act viet i matrimoni tra europei e non-europei, e invalid anche quelli contratti in un paese terzo tra un uomo residente nellUnione del Sudafrica e una donna appartenente a un altro gruppo razziale25. Come emerso in precedenza, lapartheid aveva radici antecedenti la sua istituzionalizzazione e, in questo senso, lImmorality Amendment Act ben rappresentava questa tendenza, poich fu un emendamento allImmorality Act n5 del 1927. La legge del 1927 vietava i rapporti sessuali extraconiugali tra europei e indigeni, con una pena massima di cinque anni di carcere per luomo e di quattro anni per la donna. Latto indicava anche una pena di cinque anni di carcere per il titolare del locale nel quale fosse stato consumato ladulterio, qualora egli ne fosse consapevole26. Lemendamento del 1950 mantenne la struttura del suo predecessore, con una singola ma decisiva modifica: la sostituzione del termine indigeno con non-europeo27. Limpatto di queste due leggi sulla popolazione fu devastante,

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Consequences of Gross Violations of Human Rights: Rural Communities, Truth and Reconciliation Commision of South Africa Report, Vol.5, Cap.4, pag. 164, 1998, http://www.justice.gov.za/trc/report/finalreport/Volume5.pdf, file PDF. 25 Prohibition of Mixed Marriages Act no.55 of 1949, Digital Innovation South Africa, http://www.disa.ukzn.ac.za/webpages/DC/leg19490708.028.020.055/leg19490708.028.020.055.pdf, file PDF. 26 Immorality Act no.5 of 1927, Digital Innovation South Africa, http://www.disa.ukzn.ac.za/webpages/DC/leg19270327.028.020.005/leg19270327.028.020.005.pdf, file PDF. 27 Immorality Amendment Act no.21 of 1950, Digital Innovation South Africa, http://www.disa.ukzn.ac.za/webpages/DC/leg19500512.028.020.021/leg19500512.028.020.021.pdf, file PDF.

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causando indicibili sofferenze sotto forma di molestie, pubbliche umiliazioni e la rovina di matrimoni e legami familiari. Tra coloro presi nella rete delle disposizioni 28 di questa legge, il suicidio non era sconosciuto .

Con il divieto di matrimoni misti e di relazioni sessuali extraconiugali, fu minata linterazione tra le varie componenti della popolazione e si cre un clima di sospetto che innalz una barriera mentale tra queste. Le relazioni umani erano cos concepite sotto ununica forma: quella lavorativa. NellUnione del Sudafrica del 1950, la declinazione lavorativa non era da intendersi come un rapporto tra datore di lavoro e dipendente, bens come un rapporto di dominio tra padrone bianco e schiavo non-bianco. Se le leggi furono il raccordo del sistema dellapartheid, il dominio ne divenne la lingua. Lanalisi di queste leggi mostra gi la qualit superiore dellapartheid rispetto al regime discriminatorio prima del 1948. Nei primi anni del governo Malan furono gettate le basi dellarchitettura dellapartheid, ma dal 1951 che si fece spazio un concetto che port allevoluzione del sistema: lo sviluppo separato. La presenza di un tale regime tra i dominions dellImpero britannico inizi ad attirare lattenzione della comunit internazionale, pertanto urgeva un travestimento che lo rendesse meno visibile ai riflettori della critica. Tuttavia non corretto reputare lo sviluppo separato come unidea monolitica , perch chi lo teorizz gli attribu un forte connotato etico. Considerato il principale architetto dellapartheid, Hendrik Frensch Verwoerd defin lo sviluppo separato come la concessione
di pi ampi diritti, che tutte le persone dovrebbero avere [] diritti che pensiamo appartengano anche a quelle persone dellAfrica meridionale che occupano le aree 29 scoperte dai propri antenati .

Verwoerd aveva una concezione di segregazione razziale che non si fondava sulle differenze biologiche ma sullammirazione della politica americana del separati ma uguali, per cui ogni gruppo aveva diritto a uguali condizioni di vita ma su base separata. Nel 1950 Verwoerd fu nominato Ministro per gli Affari Indigeni carica che mantenne sino al 1958 -, ed sotto la sua egida che fu promulgato il Bantu Authorities Act n.68 del 1951 ( bantu significa gente in alcune lingue africane, poi utilizzato dai coloni europei per definire gli africani ), la prima legge che mise in pratica i principi dello sviluppo separato con la creazione di autorit tribali, regionali e territoriali secondo le classificazioni del Population of Registration Act. Ogni autorit tribale sarebbe stata composta di una o pi trib e/o comunit unite da norme e tradizioni simili, due o pi aree cos amministrate avrebbero
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Historical Context: The Limited Focus on the Mandate, Legislation, Truth and Reconciliation Commission pf South Africa Report, Vol.1, Cap.2, pag.31, http://www.justice.gov.za/trc/report/finalreport/Volume%202.pdf, file PDF. 29 Hendrik Verwoerd On Separate Development, Youtube, http://www.youtube.com/watch?v=po5vy0vbYpg

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composto unautorit regionale e due o pi di queste avrebbero formato unautorit territoriale. Lautorit tribale sarebbe stata amministrata da una figura principale capotrib nelle autorit tribali, presidente in quelle regionali e territoriali e da un consiglio. Il presidente e i membri delle autorit regionali sarebbero stati scelti tra i capitrib, con lopportunit di essere poi eletti per le cariche territoriali. Le autorit bantu si sarebbero occupate dellamministrazione delle aree indigene, divenendo unemanazione del governo dei bianchi. La gestione comprendeva lorganizzazione del sistema sanitario, la costruzione e la manutenzione delle infrastrutture, il miglioramento del settore agricolo e le politiche di imboschimento30. Una simile investitura potrebbe far pensare a una certa autonomia, ma il governo centrale sudafricano mantenne sempre il potere di nominare e sostituire capitrib e consiglieri per motivi di negligenza. Il contenuto ufficiale della legge era questo ma la realt era ben diversa, dal momento che il governo centrale desiderava mantenere un rigido controllo sulle aree indigene, funzionale allo sfruttamento della manodopera africana nelle attivit dei bianchi. Numerosi capitrib in carica prima dellemanazione della legge si opposero alle nuove disposizioni, con la conseguenza che molti di essi furono esiliati. Le persone esiliate erano inviate in poderi allinterno di altre aree indigene, dove erano assunte come braccianti e costrette a condurre una vita di stenti, come accadde a Gilbert Rangoezi Tshikalange:
Nel mese di giugno del 1969 fu deposto dal suo ruolo di capotrib di Tshififi, nel Transvaal settentrionale, ed esiliato nella tenuta Ardath nel distretto di Kuruman. Sua moglie mor durante il parto e il loro bambino mor poco dopo a causa della mancanza di cure mediche. Nel febbraio del 1974, il suo ordine di esilio fu revocato e sostituito con gli arresti domiciliari. Perse un altro bambino quando fu 31 impossibilitato a portarlo in ospedale .

Un ordine di esilio aveva carattere indefinito e rimaneva in vigore sino alla revoca da parte del governo. Nel 1958 Verwoerd divenne Primo Ministro, ruolo che gli garant il potere totale di perfezionare la politica dello sviluppo separato con il Promotion of Bantu Selfgovernment Act n46 del 1959, le cui disposizioni pi importanti non erano contenute nel corpo del testo, bens nellintestazione e nel preambolo, manifestazioni di una chiara linea politica. Lintestazione parlava del progressivo autogoverno delle unit nazionali bantu, mentre il preambolo andava ben oltre le allusioni:

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Bantu Authorities Act no.68 of 1951, Digital Innovation South Africa, par. 5, http://www.disa.ukzn.ac.za/webpages/DC/leg19510615.028.020.068/leg19510615.028.020.068.pdf, file PDF. 31 The State Inside South Africa between 1960 and 1990: Bannings and Banishment, Banishment, Truth and Reconciliation Commission of South Africa Report, Vol.2, Cap.3, pag.166, http://www.justice.gov.za/trc/report/finalreport/Volume%202.pdf, file PDF.

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WHEREAS the Bantu peoples of the Union of South Africa do not constitute a homogeneous people, but form separate national units on the basis of language and culture: AND WHEREAS it is desiderable for the welfare and progress of the said peoples to afford recognition to the various national units and to provide for their gradual development within their own areas to self-governing units on the basis of Bantu systems of government: [] AND WHEREAS the development of self-government is stimulated by the grant to territorial authorities of control over the land in their areas, and it is therefore expedient to provide for the ultimate assignment to territorial authorities of certain rights and powers conferred on or assigned to the Governor General of the Minister or the Trustee referred to in the Native Trust and Land Act, 1936, in terms of any law: [] 32 AND WHEREAS is expedient to repeal the Representation of Natives Act, 1936 .

In poche righe fu espressa in maniera ufficiale lidea dello sviluppo separato, con il pretesto della presenza di varie genti bantu allinterno dellUnione del Sudafrica: divise da lingue e culture differenti, queste erano impossibilitate a formare una popolazione omogenea. Per questa ragione le etnie furono separate in diverse unit nazionali; nuovi diritti e poteri furono devoluti dal governo centrale sudafricano alle autorit territoriali bantu, mentre fu abolita la rappresentanza indiretta nel Parlamento sudafricano, precedentemente garantita dal Representation of Natives Act. Le unit nazionali bantu individuate furono otto: Nord-Soto, Sud-Soto, Swazi, Tsonga, Tswana, Venda, Xhosa e Zulu. Lunit nazionale Xhosa fu in seguito divisa in due entit territoriali (Ciskei e Transkei) e fu creata anche lunit Ndebele, portando il numero totale a dieci. Un commissario-generale fu nominato dal governo centrale per ogni unit nazionale, con lo scopo di rappresentare al loro interno la politica dei bianchi, di fornire assistenza e di promuovere lo sviluppo dellamministrazione della giustizia e dei tribunali33. Non pass molto tempo prima che queste unit nazionali, create nelle gi esistenti aree indigene, fossero chiamate bantustan, terre dei bantu. Il messaggio politico era chiaro: i bantustan sarebbero stati lespressione delle aspirazioni africane, provvedendo alla libert e ai diritti necessari34. I bantustan, non lUnione del Sudafrica dei bianchi. Le leggi finora analizzate rappresentano ci che viene descritto come grand apartheid. Questa definizione non fu utilizzata dagli architetti del sistema, ma entr nel gergo accademico per meglio descrivere la situazione dellUnione del Sudafrica dal 1961 Repubblica del Sudafrica -, caratterizzata su diversi livelli.
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Promotion of Bantu Self-government Act no.46, 1959, Digital Innovation South Afirca, http://www.disa.ukzn.ac.za/webpages/DC/leg19590619.028.020.046/leg19590619.028.020.046.pdf, file PDF. 33 Promotion of Bantu Self-government Act no.46, 1959, Digital Innovation South Afirca, http://www.disa.ukzn.ac.za/webpages/DC/leg19590619.028.020.046/leg19590619.028.020.046.pdf, file PDF. 34 Nel 1970, il Bantu HomelandsCitizenship Act no.26 ordin che tutti i bantu dovessero acquisire la cittadinanza dellunit nazionale di appartenenza. Lobiettivo era quello di spogliare gli africani della cittadinanza sudafricana, garantendo una maggioranza bianca nellUnione del Sudafrica.

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Il grand apartheid cerc di dividere il paese nel tentativo di garantire lininterrotto dominio dei bianchi35, interessava il territorio e i diritti politici e aveva una fondamentale connotazione spaziale. Il grand apartheid pu essere definito come un contenitore organico, parte del sistema e spazio di realizzazione di questultimo. Ci che si trovava allinterno del contenitore e distinto da esso era comunemente chiamato petty apartheid, linsieme di leggi razziste che colpivano la routine quotidiana di tutti, iniziando con la nascita in un ospedale segregato su base razziale e finendo con la sepoltura in un cimitero ugualmente segregato. Nel mezzo, i sudafricani vivevano, lavoravano, trascinavano le proprie vite in uffici, negozi, scuole, college, spiagge, bagni, panchine, ristoranti, teatri e campi sportivi segregati su base razziale36.

Mappa 2. Bantustan durante lapartheid (Encyclopdia Britannica, http://www.britannica.com/EBchecked/media/129344/Bantustan-territories-in-South-Africaduring-the-apartheid-era)

1.3. La quotidianit della separazione


La pi significativa manifestazione del petty apartheid fu il Reservation of Separate Amenities Act n.49 del 1953, che legittim la creazione di spazi
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CRISTOPHER A..J., Atlas of Changing South Africa, pag.7, Routledge, London, 2000 BECK Roger B., History of South Africa, pag.125, Greenwood Press, Westport, 2000

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separati allinterno di strutture pubbliche come terreni, edifici, ingressi, uffici o servizi igienici. Anche veicoli pubblici quali treni, tram, bus, imbarcazioni e aeroplani furono segregati su base razziale; solamente le strade e le vie furono risparmiate dal provvedimento37. Ogni persona che avesse trasgredito la legge, occupando uno spazio non riservato al gruppo razziale di appartenenza, sarebbe stata multata e/o incarcerata per un periodo massimo di tre mesi, una misura che nel Sudafrica dellapartheid corrispondeva spesso a tortura, trattamenti inumani e degradanti od omicidio38. Quanto segu fu molto lontano dallidea di sviluppo separato ma uguale perseguita da Verwoerd, perch la divisione dei servizi spesso si risolse nella totale mancanza di questi per la popolazione non-bianca. Ci era evidente soprattutto nel settore medicosanitario, dove le leggi lasciavano morire una persona piuttosto che violare gli ospedali dei bianchi39. Se le disposizioni di questa legge erano generiche, concedendo ampia discrezionalit sulla divisione degli spazi ai titolari di luoghi e veicoli pubblici, non si poteva dire lo stesso di quelle contenute nel Bantu Education Act n47 del 1953. Latto impose il trasferimento dellamministrazione scolastica inferiore dalle province al Dipartimento per gli Affari Indigeni in quel periodo sotto il Ministero omonimo guidato da Verwoerd -, che da quel momento gest ogni aspetto delleducazione africana. Il Bantu Education Act fu uno dei provvedimenti pi devastanti del sistema dellapartheid, contraddistinto dalla stessa logica coloniale che aveva portato alla spoliazione del continente africano in seguito alla Conferenza di Berlino del 1884-1885. La legge aveva un carattere messianico, che investiva luomo bianco del ruolo di salvatore della popolazione indigena, presa per mano e guidata verso lo stile di vita occidentale, superiore a qualsiasi altro. Il Dipartimento avrebbe sostenuto economicamente le scuole fondate o sovvenzionate dalle autorit bantu, con la possibilit di sospendere, ridurre o ritirare i finanziamenti in qualsiasi momento. Una simile legge potrebbe far pensare a un costante ricatto economico da parte del governo centrale verso le autorit scolastiche, tuttavia alcuni passaggi del testo erano molto pi espliciti; alcuni riguardavano anche la costruzione e la totale gestione delle nuove scuole. Anche il lato pedagogico fu nelle mani del Ministero per gli Affari Indigeni:
(2) (a) The power of appointment, promotion, transfer, or discharge of teachers in Government Bantu schools shall, subject to the provisions of this Act, vest in theMinister, who may delegate any or all of the said powers to 40 the Secretary .
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Reservation of Separate Amenities Act, 1953, Digital Innovation South Africa, http://www.disa.ukzn.ac.za/webpages/DC/leg19531009.028.020.049/leg19531009.028.020.049.pdf, file PDF. 38 Separate Amenities Act, South End Museum, Laws Effecting the Removals , http://www.southendmuseum.co.za/index.php?option=com_content&view=article&id=13&Itemid=12 39 Historical Context: The Law and Violence in South Africa History, Truth and Reconciliation Commission of South Africa Report, Vol.1, Cap.7, pag.41, 1998, http://www.justice.gov.za/trc/report/finalreport/Volume%201.pdf, file PDF. 40 Bantu Education Act, 1953, Digital Innovation South Africa, par.10,

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Con il potere di nominare, promuovere, trasferire o congedare gli insegnanti nelle scuole bantu, il governo sudafricano pot condizionare linsegnamento, imponendo la sua visione della societ alla popolazione africana. Le parole di Verwoerd sono leredit pi trasparente di cosa il governo dei bianchi intendesse per educazione bantu:
Non c spazio per lui [lindigeno, NdA] nella Comunit Europea, ad eccezione di certe forme di lavoro. Per questa ragione non c bisogno che egli ri ceva una formazione che ha lobiettivo di integrarlo nella Comunit Europea, dove non pu essere integrato. Finora stato soggetto a un sistema scolastico che lo ha allontanato dalla sua comunit e fuorviato, mostrandogli i pi verdi pascoli della 41 Societ Europea dove non gli permesso pascolare .

I fondi destinati alle scuole africane erano esigui, le strutture erano sovraffollate e mancanti di servizi come infermerie e palestre, leducazione di qualit era nelle mani di pochi insegnanti sopravvissuti alla legge. Diverse scuole africane erano gestite da missionari metodisti, presbiteriani e congregazionalisti ed erano sovvenzionate da aiuti statali. Quando questi fondi diminuirono, molte furono costrette a chiudere come Kilnerton, Healdtown, Adams College, Tiger Kloof, Lovedale e Blyswooth42. Leducazione bantu serviva gli interessi di dominio della minoranza, negando agli africani laccesso a un sistema educativo pari a quello dei bianchi. Il corpo insegnante nominato dal Ministero era obbligato a parlare dellinferiorit e delle divisioni delle genti africane, del loro perenne stato di assistenzialismo. Nel 1959, il monopolio dei bianchi sulleducazione fu perfezionato dallExtension of University Education Act n45, che estendeva il controllo ministeriale anche alleducazione universitaria. Il testo di legge affermava che, da quel momento, il Ministero per lEducazione Bantu
avrebbe provveduto alla creazione, alla manutenzione, allamministrazione e al controllo delle universit per persone non-bianche; per lammissione di studenti e alla loro istruzione nelle universit; per la restrizione delle ammissioni di studenti 43 non-bianchi in certe istituzioni universitarie e per altre questioni secondarie .

Il nome della legge ingannevole, perch lampliamento previsto dal Ministero riguardava tutte le universit dei non-bianchi, creando istituti su base razziale e negando laccesso nelle universit dei bianchi alla maggioranza della popolazione. In sintonia con la prassi precedente, la realt super le disposizioni del testo, con la separazione non solo su sola base razziale ma
http://www.disa.ukzn.ac.za/webpages/DC/leg19531009.028.020.047/leg19531009.028.020.047.pdf, file PDF. 41 KALLAWAY Peter, The Education of Black South Africans, pag.92, Ravan Press, Johannesburg, 1984 42 Institutional Hearing: the Faith Community: Closure of Buildings, schools and institutions, Truth and Reconciliation Commission of South Africa Report, Vol.4, Cap.3, pag.76, 1998, http://www.justice.gov.za/trc/report/finalreport/Volume%204.pdf, file PDF. 43 Extension of University Education Act, 1959, Digital Innovation South Africa, http://www.disa.ukzn.ac.za/webpages/DC/leg19590619.028.020.045/leg19590619.028.020.045.pdf, file PDF.

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anche su quella etnica. LUniversit di Fort Hare era tra le pi rinomate dellUnione del Sudafrica, fu la culla di futuri leader politici sudafricani e del movimento anti-apartheid come Nelson Mandela, Oliver Tambo e Robert Sobukwe: ospit anche altri leader africani come Robert Mugabe (Zimbabwe) e Charles Njonjo (Kenya) 44. Con lintroduzione della nuova legge, Fort Hare divenne ununiversit riservata agli studenti Xhosa, fu istituita inoltre lUniversit del Nord per gli studenti Sotho e Tswana e quella di Ngoye per gli Zulu; agli studenti coloured fu riservata luniversit di Bellville e agli indiani quella di Durban-Westville45. Il Bantu Education Act e lExtension of University Education Act furono tra i provvedimenti che pi contribuirono alla crescita della resistenza contro il sistema dellapartheid, ma ancora oggi la societ sudafricana si scontra con i suoi tragici effetti personali, politici ed economici: queste due leggi hanno svantaggiato milioni di persone per decenni46.

1.4.Punti di congiunzione
Lapartheid fu un progetto di ingegneria sociale che rasentava la perfezione ed erano poche le variabili al suo interno che sfuggivano allordine imposto; la pi importante di queste fu sicuramente quella umana, soprattutto sotto forma di resistenza. Colonizzazione, dominio e resistenza possono essere rivisti in unottica di movimento. Un progetto coloniale pu provocare movimenti centrifughi della popolazione indigena, in fuga dalla violenza del colonizzatore, dalla conquista del territorio e dalla sottrazione delle risorse, necessarie allinsediamento e alla futura espansione delle colonie. Il movimento centripeto pu essere inteso come lattacco portato dalla popolazione indigena verso il nucleo coloniale, una situazione tipica della conduzione degli scontri in epoche passate. Il colonialismo dei bianchi nellAfrica meridionale si protratto sino al XX secolo, assumendo forme stanziali, per questa ragione i moti di resistenza divennero centripeti, inglobati allinterno di un sistema di dominio delineato dalla discriminazione e, in seguito, dalla segregazione razziale. Tra gli anni 20 e gli anni 40, la resistenza alla discriminazione razziale assunse un carattere moderato: la pratica pi diffusa consisteva nella stesura e e nella sottoscrizione di petizioni che denunciassero le leggi discriminatorie emanate dal Parlamento sudafricano. Queste azioni non ebbero lesito sperato, soprattutto per la mancanza di un radicamento popolare dei promotori, tra i quali lAfrican National Congress (ANC). Con la vittoria elettorale dellHerenigde Nasionale Party e la nascita del sistema dellapartheid, anche la resistenza
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History: Past & Present, University of Fort Hare, http://www.ufh.ac.za/past-present Extension of University Education Act no.45 commences, South Africa History Online, http://www.sahistory.org.za/dated-event/extension-university-education-act-no-45-commences 46 Bantu Education Act no.47 of 1953, South Africa History Online, http://www.sahistory.org.za/bantu-education-act-no47-1953

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mut progressivamente, con il contributo del Communist Party of South Africa (CPSA) e della Youth League dellAfrican National Congress. La Youth League nacque nel 1944 sotto la spinta di Nelson Mandela, Oliver Tambo, Walter Sisulu e Anton Lembede47, e, assumendo il controllo dellANC in meno di cinque, promosse un nuovo approccio dal basso per il movimento. Il programma di azione della Youth League faceva riferimento alla concezione non-violenta di resistenza, e prevedeva la mobilitazione di massa, la disobbedienza civile e varie iniziative di boicottaggio. Nel 1952 fu lanciata la Defiance Campaign, sino a quel momento la pi grande mobilitazione di massa contro il sistema dellapartheid, la prima capace di coinvolgere tutti movimenti politici che rappresentavano i differenti gruppi razziali: lAfrican National Congress, il South African Indian Congress e il Coloured Peoples Congress. La campagna consistette nella volontaria infrazione delle leggi razziste da parte di migliaia di attivisti, con lintento di sovraffollare le prigioni sudafricane per attirare lattenzione internazionale. La campagna ebbe un impatto positivo sul radicamento popolare dellANC, che pass da settemila a pi di centomila sostenitori48, levidenza di un crescente sentimento di opposizione allapartheid. La repressione delle autorit fu per violenta: pi di ottomila persone furono arrestate e tante altre multate. Un peso notevole per molte famiglie prive dei mezzi economici adeguati, costringendo lANC a concludere anzitempo la mobilitazione. E in questo clima di fermento che si inser il Suppression of Communism Act n44 del 1950, un provvedimento rivolto esplicitamente al Communist Party of South Africa, da quel momento dichiarato unorganizzazione illegale insieme a tutte le altre che avessero promosso ideali e attivit comuniste: furono proibite la stampa, la pubblicazione e la distribuzione delle riviste di propaganda. Ancora una volta, la generalit dei termini serviva i veri intenti del governo sudafricano, che definiva il comunismo come
ogni dottrina o complotto [] che punta a causare qualsiasi cambiamento politico, industriale, sociale o economico allinterno dellUnione con la promozione di agitazioni o disordini, con azioni illegali o omissioni o con la minaccia di queste azioni o omissioni o con mezzi che includono la promozione di agitazione o 49 disordini .

Il governo voleva sopprimere sul nascere qualsiasi atto di delegittimazione dello status quo, soprattutto quelli rivolti al superamento del sistema dell apartheid; in questa prospettiva eman il Public Safety Act n3 del 1953, una risposta deicsa alla sfida lanciata dalla Defiance Campaign.
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Resistance to Apartheid, Apartheid Museum, http://www.apartheidmuseum.org/sites/default/files/files/downloads/Learners%20book%20Chapter4.pdf, file PDF. 48 Resistance to Apartheid, Apartheid Museum, http://www.apartheidmuseum.org/sites/default/files/files/downloads/Learners%20book%20Chapter4.pdf, file PDF. 49 Suppression of Communism Act, 1950, Digital Innovation South Africa, http://www.disa.ukzn.ac.za/webpages/DC/leg19500717.028.020.044/leg19500717.028.020.044.pdf, file PDF.

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La legge permetteva al Ministro della Giustizia di dichiarare lo stato demergenza, previa approvazione entro dieci giorni del Governatore generale britannico, sospendendo con poche eccezioni gli atti del Parlamento. In caso di pericolo per la nazione, lo stato demergenza garantisce ai governi un potere totale con la possibilit di sacrificare alcuni diritti fondamentali dei cittadini per il bene ultimo del paese. NellUnione del Sudafrica, questo coincise con limpunit per le violenze del governo e delle forze di polizia, rivolte solamente a una parte della popolazione. Questi due atti mostrano i tentativi compiuti dal governo sudafricano di disinnescare i movimento centripeti della resistenza. Con la sedentariet della colonizzazione e listituzionalizzazione della segregazione, i movimenti centripeti assunsero un carattere prevalentemente migratorio. Le migrazioni interne furono regolamentate affinch potessero garantire flussi continuo di lavoratori africani verso le aree urbane e rurali dei bianchi: questi provvedimenti presero il nome di pass laws, leggi sui permessi per gli spostamenti. Le pass laws non furono uninvenzione del 1948, ma deriva vano dai regolamenti interni delle colonie britanniche e delle repubbliche boere, con lintenzione di controllare la manodopera africana e mantenerla ai livelli pi bassi del sistema lavorativo. Gi nella seconda met del XIX secolo, sotto la spinta del settore minerario, il sistema dei permessi era ampiamente diffuso e riguardava anche la popolazione coloured. I pass autorizzavano il possessore a spostarsi tra il luogo di residenza e quello di lavoro, con la firma del padrone come garanzia. Nel 1952, il Natives (Abolition of Passes and Co-ordination of Documents) Act n67, al contrario di quanto sembra suggerire il nome, rappresent unulteriore strumento per il regolamento dei flussi migratori, volto allo sfruttamento della manodopera africana. Le tipologie di permessi rilasciati sino a quel momento erano varie, suddivise per ambito territoriale e lavorativo; in questo modo furono invece riunite in unico libretto comunemente chiamato dompas - dallinglese dumb pass, cio permessi stupidi -, che conteneva fotografia, impronte digitali, dati sulla composizione familiare, sul pagamento delle tasse e sui lavori svolti dal suo possessore. Ogni africano, uomo o donna, aveva il dovere di portare con s il libretto e mostrarlo ogni qual volta le autorit ne avessero fatto richiesta; in caso di irregolarit o di reato, la pena variava da una multa di cinquanta sterline a una detenzione non superiore ai sei mesi. Con questo provvedimento, le autorit non solo provarono a controllare i movimenti centripeti ma sperarono anche di favorire quelli centrifughi, rafforzando il Group Areas Act per mantenere gli africani lontani dalle citt, oppure averli come manodopera sottopagata per periodi di tempo limitati. Prima del 1952, queste misure coercitive erano gi state avversate dalla popolazione africana, ma con il rilascio dei dompas lopposizione si fece pi
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ampia e organizzata. Il governo aveva risposto alla resistenza con la violenza, allo stesso modo rispose per i movimenti migratori. Il sistema dellapartheid aveva una componente fondamentale di violenza, ma in quegli anni non cera solamente violenza fisica o aperta - la violenza della pistola - ma anche la violenza della legge o quella che era spesso chiamata violenza istituzionale o strutturale50. Durante la conferenza annuale dellANC del 16 dicembre 1959, il presidente Albert Luthuli afferm che il 1960 sarebbe stato lanno dei permessi, con unazione popolare sulla scia della Defiance Campaign. La campagna sarebbe iniziata il 31 marzo e si sarebbe conclusa il 26 giugno con un grande fal, dove i partecipanti avrebbero dovuto gettare i libretti in segno di protesta51; si tennero sit-in illustrativi, furono affissi manifesti per le township, la popolazione africana rispondeva bene e aleggiava un cauto ottimismo sulla riuscita della protesta. Tuttavia, i malumori che serpeggiavano tra lANC e il Pan Africanist Congress (PAC), neonato movimento anti-apartheid, portarono questultimo a dissociarsi dallazione di massa e a promuovere una protesta separata per il 21 marzo. Quel giorno, una folla numerosa di africani si rivers nei pressi della stazione di polizia di Sharpeville, una township a circa cinquanta chilometri da Johannesburg: fu un massacro. Le forze di polizia, in evidente inferiorit numerica, non riuscirono a contenere limpeto della folla e aprirono il fuoco 52, causando la morte di 69 persone e ferendone 180. Nei giorni successivi, lANC fu il capofila delle proteste per la tragedia di Sharpeville, scoppiarono disordini in numerose aree dellUnione e il governo fece ricorso al Public Safety Act, con la proclamazione dello stato demergenza,
sospendendo le garanzie costituzionali e assumendo i pieni poteri per agire 53 contro ogni forma di eversione. In Sudafrica vigeva ora la legge marziale .

Il governo razzista non riusc mai a piegare alla sua volont i movimenti centripeti e centrifughi della popolazione indigena54, poich ogni atto di violenza sembrava disinnescare uno e innescare laltro in una spirale di resistenza. Quanto accaduto il 21 marzo 1960, mostra come queste leggi fossero i punti di congiunzione tra le varie sfumature del petty apartheid e tra queste e il contenitore organico del grand apartheid. Lapartheid era composto di pi parti ben strutturate e collegate tra loro, un sistema fino a quel momento invisibile alla comunit internazionale. Il massacro di Sharpeville fu un momento di svolta per le dinamiche sudafricane, fu il nuovo fattore per levoluzione della resistenza, con ladozione
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Historical Context: The Law and Violence in South African History, Truth and Reconciliation Commission of South Africa Report, Vol.1, Cap.2, pag.40, 1998, http://www.justice.gov.za/trc/report/finalreport/Volume%201.pdf, file PDF. 51 MANDELA Nelson, Lungo Cammino Verso la Libert, pag.231, Giacomo Feltrinelli Editore, Milano, 1995 52 Sui fatti di Sharpeville esistono versioni contrastanti: Resistance to Apartheid, Apartheid Museum, http://www.apartheidmuseum.org/sites/default/files/files/downloads/Learners%20book%20Chapter4.pdf, file PDF. 53 MANDELA Nelson, Lungo Cammino Verso la Libert, pag.233, Giacomo Feltrinelli Editore, Milano, 1995 54 Una situazione che ancora oggi tipica di molti Stati che tentano di regolamentare in maniera coercitiva i flussi migratori.

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di metodi di lotta armata da parte dellANC e del PAC, costringendo la repressione governativa ad estendersi in tutta lAfrica meridionale, allinterno di un continente in fermento. Solo la variabile umana riusc a scardinare il sistema, spingendolo a fiammate di violenza che lo resero visibile agli occhi del mondo.

1.5. La risposta internazionale


Il 1 aprile 1960, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adott la Risoluzione 134, la prima di condanna al governo sudafricano, una presa di posizione che cambi lapprocci della comunit internazionale al sistema dellapartheid. La risoluzione richiamava le autorit dellUnione del Sudafrica a porre fine alla segregazione e alla discriminazione, e a garantire uguali diritti a tutti i gruppi razziali. Se lintervento del Consiglio di Sicurezza fu prevedibile alla luce del massacro di Sharpeville, in misura minore lo fu il riconoscimento che lapartheid sudafricano ha contribuito alla formazione di tensioni internazionale, e se persistente potrebbe mettere a repentaglio la pace e la sicurezza internazionale55. E lecito supporre che la questione sudafricana e il testo della Risoluzione 134 abbiano influito sulla stesura della Dichiarazione sulla Concessione dellIndipendenza ai Paesi e ai Popoli Coloniali, approvata dallAssemblea Generale delle Nazioni Unite il 14 dicembre 1960. Il sistema dellapartheid fu una manifestazione del colonialismo europeo in Africa meridionale, e altre vicende coloniali portarono alla discriminazione nei confronti delle popolazioni indigene: in questi contesti, anche la negazione o limpedimento della libert individuali costituivano una seria minaccia alla pace mondiale56. Non ci fu alcun voto contrario alla Risoluzione 134, ma due paesi si astennero: la Francia e il Regno Unito. Allepoca, la Guerra dIndipendenza algerina imperversava e la Francia aveva pi di un interesse a chiuderla con una vittoria, senza dimenticare che proprio nel 1960 il suo impero coloniale in Africa de facto si era dissolto. Il continente africano era scosso da forti rivendicazioni dindipendenza e, nonostante le forti pressioni per il mantenimento della Franafrique57, lastensione - e non un voto contrario - da considerarsi un riconoscimento implicito di questi cambiamenti e del superamento del classico regime di dominio europeo in Africa. Il Regno Unito esercitava ancora un potere formale sul Sudafrica, pertanto lastensione alla Risoluzione 134 pu essere considerata uno smarcamento non ufficiale dal sistema dellapartheid e
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Resolution 134 (1960) of 1 April, United Nations Security Council, Documents, http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/134(1960) 56 Declaration on the Granting of Independence to ColonialCountries and Peoples, United Nations, The United Nations and Decolonization, http://www.un.org/en/decolonization/declaration.shtml 57 Per Franafrique si intende quel tessuto di relazioni tra la Francia e le sue ex-colonie africane, sopravvissuto alla decolonizzazione e proseguito sino ai giorni nostri. Spesso ci si riferisce a questa come una politica neo-coloniale.

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lespressione di malumori interni al Commonwealth, forzando il Sudafrica a uscirne nel 1961. LAssemblea Generale delle Nazioni Unite si sempre dimostrata un organo pi audace e coerente del Consiglio di Sicurezza, spesso imbrigliato dagli equilibri di potere e dallesiguo numero dei paesi membri. Nel 1962, la Risoluzione 1761 dellAssemblea espresse una dura critica al sistema dellapartheid, richiedendo ai paesi membri di: rompere le relazioni diplomatiche con il Sudafrica, negare lapprodo alle imbarcazioni battenti bandiera sudafricana, boicottarne le merci e astenersi dalle esportazioni verso quel paese - i cosiddetti disinvestimenti -. La presa di posizione dellAssemblea fu consolidata dallistituzione di un Comitato Speciale sulle Politiche di Apartheid, con il compito di esaminare le politiche razziali del Governo del Sudafrica e denunciarle allAssemblea Generale o al Consiglio di Sicurezza o a entrambi58. Nel 1966, la Risoluzione 2202 divenne una pietra miliare nella lotta alla discriminazione razziale e allapartheid, condannando il sistema come un crimine contro lumanit59. Questatto complet la triade di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni (BDS), dove queste ultime erano in precedenza assenti. Il testo conteneva anche una richiesta esplicita al Consiglio di Sicurezza perch agisse secondo le direttive del Capitolo VII, art.41, della Carta delle Nazioni Unite:
Il Consiglio di Sicurezza pu decidere quali misure, non implicanti limpiego della forza armata, debbano essere adottate per dare effetto alle sue decisioni, e pu invitare i Membri delle Nazioni Unite ad applicare tali misure. Queste possono comprendere uninterruzione totale o parziale delle relazioni economiche e delle comunicazioni ferroviarie, marittime, aeree, postali, telegrafiche, radio ed altre, e la 60 rottura delle relazioni diplomatiche .

Il Consiglio di Sicurezza non fu chiamato in causa per ovvie ragioni di autorit, ma anche per la risaputa collusione con il governo del Sudafrica. Tre dei suoi membri permanenti - Stati Uniti, Regno Unito e Francia - erano tra i principali partner commerciali della Repubblica, mancando di collaborare con il Comitato Speciale. Una simile ambiguit rischiava di svilire i tentativi dellONU di sfiduciare il sistema dellapartheid, perch incoraggiava questo a persistere nelle sue politiche razziali61. Nel testo fu suggerita anche lorganizzazione di una conferenza o seminario riguardante lapartheid, la discriminazione razziale e il colonialismo, grazie agli sforzi congiunti del Comitato Speciale sulle Politiche di Apartheid e del Comitato
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Resolution 1761 (1962) of 6 November, United Nations, Documents, General Assembly, http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/1761(XVII)&Lang=E&Area=RESOLUTION 59 Resolution 2202 (1966) of 16 December, United Nations, Documents, General Assembly http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/2202(XXI)&Lang=E&Area=RESOLUTION 60 Carta delle Nazioni Unite, Studi per la Pace, http://files.studiperlapace.it/spp_zfiles/docs/onucarta.pdf, file PDF. 61 Resolution 2202 (1966) of 16 December, United Nations, Documents, General Assembly http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/2202(XXI)&Lang=E&Area=RESOLUTION

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Speciale sullAttuazione della Dichiarazione sulla Concessione dellIndipendenza ai Paesi e ai Popoli Coloniali. Questi due comitati avrebbero dovuto proseguire la collaborazione per monitorare gli interessi economici esteri in Africa meridionale, poich impedivano leliminazione dellapartheid e del colonialismo. Limportanza della Risoluzione 2202 perdura sino ai giorni nostri, perch esamina in maniera inscindibile alcune questioni che ancora affliggono la comunit internazionale. Le disposizioni contenute nellart.41 del Capitolo VII furono preferite a quelle dellart.42, che prevedono lutilizzo delle forze aeree, navali o terrestri, ogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale62. In poche righe furono gettate le basi per una risoluzione non-violenta dei conflitti con laffermazione delle azioni BDS, che vedono il coinvolgimento della societ civile, dei governi e delle istituzioni internazionali. La risoluzione denunciava anche lincapacit delle Nazioni Unite di prendere posizioni coerenti e mette va in luce la necessit di riforme nella struttura e nelle dinamiche dellorganizzazione. In ultimo, poneva ancora una volta laccento sullinterdipendenza tra il sistema dellapartheid e il colonialismo.

1.6. Il crimine di apartheid


Tenutasi a Teheran tra il 22 aprile e il 13 maggio 1968, la prima Conferenza Internazionale sui Diritti Umani present conclusioni simili a quelle della Risoluzione 2202, affermando nellatto finale che le azioni del Governo del Sudafrica erano un insulto per lumanit e che le politiche di apartheid o altri mali simili sono crimini contro lumanit63. Discriminazione, segregazione razziale e apartheid erano ormai allordine del giorno dellagenda internazionale, cresceva lisolamento del governo sudafricano e furono adottati strumenti sempre pi concreti per fronteggiare questi temi. Il 21 dicembre 1965, con la Risoluzione 2106 dellAssemblea Generale delle Nazioni Unite, fu istituita la Convenzione sullEliminazione di ogni Forma di Discriminazione Razziale (ICERD), documento composto di un preambolo e di venticinque articoli. Con la Convenzione, gli Stati membri condannavano ogni forma di discriminazione razziale e si impegnavano a contrastarla con ogni mezzo disponibile e senza esitazione64, istituendo anche un Comitato sullEliminazione di ogni Forma di Discriminazione Razziale. I fondamenti della Convenzione sono da ricercare nella Carta delle Nazioni
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Carta delle Nazioni Unite, Studi per la Pace, http://files.studiperlapace.it/spp_zfiles/docs/onucarta.pdf, file PDF. Final Act of the International Conference of Human Rights, Teheran, 22 April to 13 May 1968, United Nations, http://untreaty.un.org/cod/avl/pdf/ha/fatchr/Final_Act_of_TehranConf.pdf, file PDF. 64 International Convention on the Elimination of All Forms of RacialDiscrimination, Audiovisual Library of International Law, http://untreaty.un.org/cod/avl/ha/cerd/cerd.html

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Unite (1945) e nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948). Il primo strumento afferma che il rispetto e losservanza universale dei diritti delluomo e delle libert fondamentali per tutti, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione65 siano le basi per mantenere relazioni pacifiche e amichevoli tra i paesi, creando una societ giusta e dignitosa. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani non ha carattere vincolante, ma rappresenta lo strumento pi completo per promuovere il rispetto per i diritti umani e a collocare questi ultimi al centro delle relazioni internazionali:
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libert enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sar inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia questo indipendente o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di 66 sovranit .

La Convenzione sullEliminazione di ogni Forma di Discriminazione Razziale riusc a migliorare le disposizioni contenute nei testi precedenti, con lassimilazione delle passate esperienze sullargomento in ambito ONU. Il preambolo della Convenzione fa riferimento al colonialismo e tutte le pratiche segregazionistiche e discriminatorie che lo accompagnano67, denunciando in maniera ufficiale come queste facessero parte di un unico regime. Al contrario di quanto suggerisce il nome, la visione della Convenzione molto ampia, poich considera come discriminazione razziale ogni pratica di distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata sulla razza, il colore, lascendenza o lorigine nazionale o etnica68. Il testo esclude cos la limitante interpretazione di razza dal punto di vista strettamente genetico, e propone una soluzione pratica a una questione altrimenti estranea al diritto internazionale. Negli anni, il Comitato sullEliminazione di ogni Forma di Discriminazione Razziale ha provveduto a chiarire i dubbi sollevati da alcuni Stati membri sulle difficolt nellidentificazione di un determinato gruppo nazionale, etnico o altro. La soluzione al problema sollevato non si fece attendere: Se non esiste alcuna prova del contrario, tale identificazione deve essere basata sullautoidentificazione da parte della persona interessata69. Questo approccio inclusivo riflette i cambiamenti avvenuti nellinterpretazione del termine razza
65 66

Carta delle Nazioni Unite, Studi per la Pace, http://files.studiperlapace.it/spp_zfiles/docs/onucarta.pdf, file PDF. Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, United Nations Human Rights, Officer of the High Commissioner for Human Rights, http://www.ohchr.org/en/udhr/pages/language.aspx?langid=itn 67 International Convention on the Elimination of All Forms of RacialDiscrimination, Audiovisual Library of International Law, http://treaties.un.org/doc/publication/UNTS/Volume%20660/v660.pdf, file PDF. 68 International Convention on the Elimination of All Forms of RacialDiscrimination, Audiovisual Library of International Law, http://treaties.un.org/doc/publication/UNTS/Volume%20660/v660.pdf, file PDF. 69 General Recommendation No.08: Identification with a particolar racial or ethnic group (Art.1, par.1 & 4) : .22/08/1990., Treaty Body Database, http://www.unhchr.ch/tbs/doc.nsf/(Symbol)/3ae0a87b5bd69d28c12563ee0049800f?Opendocument

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tra il XIX e il XX secolo, poich sino ai primi anni del 900 era utilizzato come sinonimo di popoli, lequivalente di nazione o gruppo etnico in epoca contemporanea. Sino agli anni 50 il termine razza aveva invece una valenza strettamente genetica, con una spiccata influenza dei tratti somatici, grazie soprattutto agli scienziati europei il cui lavoro accompagnava i governi coloniali europei e le nozioni di civilt superiore70. Inoltre, lintroduzione dellautoidentificazione permette una pi facile individuazione del gruppo, considerato tale anche dagli stessi che subiscono le pratiche discriminatorie o da coloro che le praticano: uninterpretazione sociale del termine razza 71. Uno spettro cos ampio ha permesso linclusione di gruppi come lavoratori-migranti, caste o nomadi. La vera novit fu per inserita nellart.3 della Convenzione:
Gli Stati contraenti condannano in particolar modo la segregazione razziale e lapartheid e si impegnano a prevenire, vietare ed eliminare sui territori sottoposti 72 alla loro giurisdizione tutte le pratiche di tale natura .

Non ci si deve soffermare solamente sul contenuto dellarticolo ma anche sulla terminologia, perch la scelta di utilizzare in particolar modo mostra come la segregazione razziale e lapartheid siano forme particolarmente negative ed esecrabili di discriminazione razziale. La citazione dellapartheid nel testo della Convenzione da considerarsi uneccezione alle originarie intenzioni dellAssemblea Generale, decisa a non menzionare specifiche forme di discriminazione nel trattato. Il governo del Sudafrica sosteneva che lapartheid non fosse una forma di discriminazione razziale, fatto che causo la dura reazione degli Stati membri. Lapartheid differiva dalle altre forme di discriminazione razziale, poich rappresentava la politica ufficiale di un paese membro delle Nazioni Unite73, pertanto il riferimento fu inserito nel testo. La menzione dellapartheid nellICERD fu la premessa per la definitiva codificazione di questo come crimine internazionale. Ci avvenne quando lAssemblea Generale delle Nazioni Unite adott la Convenzione sulla Repressione e Punizione del Crimine di Apartheid (da qui in avanti Convenzione sullApartheid), con la Risoluzione 3068 del 30 novembre 197374. Nel preambolo della Convenzione sullApartheid vengono elencati i trattati sui quali essa si fonda:

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TILLEY Virginia (a cura di), Beyond Occupation: Apartheid, Colonialism International Law in the Occupied Palestinian Territories, pag.110, Pluto Press, London, 2012 71 BOAS Franz, Luomo primitivo, Editori Laterza, Bari, 1972 72 International Convention on the Elimination of All Forms of Racial Discrimination, Audiovisual Library of International Law, http://treaties.un.org/doc/publication/UNTS/Volume%20660/v660.pdf, file PDF. 73 Summary records of the 957th to 984th meetings : .28/07/1994., Treaty Body Databse, http://www.unhchr.ch/tbs/doc.nsf/(Symbol)/97ad71206cd25f94802565e8005c5bb1?Opendocument 74 International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid, Audiovisual Library of International Law, http://www.un.org/law/avl/

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Dichiarazione Universale dei Diritti Umani Dichiarazione sulla Concessione dellIndipendenza ai Paesi e ai Popoli Coloniali Convenzione sullEliminazione di ogni Forma di Discriminazione Razziale Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Crimine di Genocidio

Linserimento della Convenzione sul Genocidio fu motivato dallanalogia tra alcuni crimini in essa citati - crimini soggetti al diritto internazionale - e quelli di apartheid. In questa logica meglio comprensibile il contenuto dellart.1.1:
Gli Stati membri della presente Convenzione dichiarano che lapartheid un crimine contro lumanit e che gli atti inumani derivanti dalle politiche e dalle pratiche di segregazione e discriminazione razziale, definiti nellarticolo 2 della Convenzione, sono crimini che violano il diritto internazionale, in particolare gli obiettivi e i principi della Carta delle Nazioni Unite, e costituiscono una seria 75 minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale .

Gli atti inumani di apartheid sono menzionati nellart.2 e includono politiche e pratiche di segregazione e di discriminazione razziale simili a quelle perpetrate in Africa meridionale76. Il modello di riferimento utilizzato evidentemente quello sudafricano, si noti per lespressione Africa meridionale e non Sudafrica, questo perch dopo il 1966 la Repubblica del Sudafrica occup illegalmente - ma non annesse ufficialmente - lAfrica del Sud-Ovest, con lestensione del sistema dellapartheid77 a questo territorio e senza garantire la cittadinanza sudafricana alla popolazione. La Convenzione fu concepita come risposta al sistema dellapartheid allinterno del Sudafrica, ma il rimando allAfrica meridionale e la precisazione di politiche e pratiche simili ne permettono unapplicazione pi ampia, senza alcun limite geografico. Questa volont fu evidenziata dai rappresentanti degli Stati membri durante la stesura della Convenzione, tra cui il delegato cipriota Papademas:
Quando si redige e si adotta una tale convenzione internazionale, deve essere ricordato che questa potrebbe entrare a far parte del corpo del diritto internazionale e potr durare anche oltre il periodo in cui l'apartheid stato praticato in 78 Sudafrica .

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International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid. Adopted by the General Assembly of the United Nations on 30 Novem ber 1973, Audiovisual Library of International Law, http://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%201015/volume-1015-I-14861-English.pdf, file PDF. 76 International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid. Adopted by the General Assembly of the United Nations on 30 Novem ber 1973, Audiovisual Library of International Law, http://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%201015/volume-1015-I-14861-English.pdf, file PDF. 77 Dopo il 1915, lAfrica del Sud-Ovest - ex-colonia tedesca - fu affidata in amministrazione fiduciaria dalla Lega delle Nazioni allUnione del Sudafrica. Con la Risoluzione 2145 del 1966, lAssemblea Generale delle Nazioni Unite, consider conclusa lamministrazione sudafricana. 78 TILLEY Virginia (a cura di), Beyond Occupation, Apartheid, Colonialism & International Law in the Occupied Palestinian Territories, pag.124, Pluto Press, London, 2012

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Gli atti inumani di apartheid, per essere giudicati tali, devono presentare tre caratteristiche: Sistematicit Oppressione Volont di dominio

Con il richiamo allICERD contenuto nel preambolo, evidente che lutilizzo di gruppo razziale nel testo della Convenzione sullApartheid da intendersi nellinterpretazione pratica e sociale del trattato del 1965. Gli atti inumani di apartheid sono vari, tra questi sono presenti: omicidio, tortura, misure legislative che impediscono la partecipazione di un gruppo razziale alla vita politica, sociale, economica e culturale di un paese, la ghettizzazione, il divieto di matrimoni misti e la persecuzione79. La proibizione del crimine di apartheid oggi da considerarsi una norma consuetudinaria del diritto internazionale80, cio una pratica generale accettata come diritto, che vincola gli Stati indipendentemente dalla partecipazione alla sua formazione o dallaccettazione81. Ancora, tale proibizione pu essere concepita come jus cogens82, una norma consuetudinaria di rango superiore e per questo inderogabile. Le Convenzioni di Ginevra sono oggi il nucleo del diritto internazionale umanitario, regolano la condotta dei combattenti nei conflitti armati e ne limitano gli effetti nei confronti di quelle persone che non prendono parte alle ostilit, tra cui civili, medici, feriti e prigionieri. Nel 1977, il crimine di apartheid fu inserito nel Primo Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 1949, relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali. Il Primo e il Secondo Protocollo Aggiuntivo furono adottati per rendere il diritto internazionale umanitario pi completo e universale, e perch si adatti meglio ai moderni conflitti83: anche lapartheid fu cos riconosciuto come una grave violazione delle Convenzioni di Ginevra. Due anni dopo, lAssemblea Generale delle Nazioni Unite adott la Convenzione sullEliminazione di Ogni Forma di Discriminazione delle Donna (CEDAW), che richiamava lapartheid nel preambolo e lo associava ad altri regimi, come gi affermato dalla Risoluzione 2202 e dallICERD:

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International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid. Adopted by the General Assembly of the United Nations on 30 Novem ber 1973, Audiovisual Library of International Law, http://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%201015/volume-1015-I-14861-English.pdf, file PDF. 80 CASSESE Antonio, International Criminal Law, pag.25, Oxford University Press, Oxford, 2008 81 RONZITTI Natalino, Introduzione al Diritto Internazionale, pag.157,Giappichelli Editore, Torino, 2009 82 Ivi, pag.159 83 Protocols I and II additional to the Geneva Conventions, International Committee of the Red Cross, http://www.icrc.org/eng/resources/documents/misc/additional-protocols-1977.htm

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[L]eliminazione dellapartheid, di ogni forma di razzismo, di discriminazione razziale, di colonialismo, di neo-colonialismo, di aggressione, di occupazione ,di dominio straniero e di ingerenza negli affari interni degli Stati sono essenziali 84 perch uomini e donne possano pienamente esercitare i loro diritti .

Diciotto anni dopo liniziativa dellAssemblea Generale, anche il Consiglio di Sicurezza riconobbe lapartheid come crimine contro lumanit nelle Risoluzioni 554 e 556 del 1984. Questa presa di posizione respingeva anche un accordo negoziato sul mantenimento dei bantustan85 e richiedeva il loro smantellamento; era inoltre ribadito il diritto di autodeterminazione in un Sudafrica non frammentato e la cessazione dello sradicamento, del trasferimento e della de-nazionalizzazione delle genti indigene del Sudafrica86. Nel 1990, Nelson Mandela fu liberato dopo ventisette anni di carcere e inizi il processo di transizione che port alle elezioni del 1994, vinte dallo stesso Mandela. Dopo quarantasei anni, il sistema dellapartheid era stato sconfitto grazie ai sacrifici di tanti sudafricani, con limpegno della comunit internazionale e con la solidariet di milioni di persone in ogni angolo del mondo. Quattro anni pi tardi, un nuovo strumento del diritto si affacciava sulla scena internazionale. Con lo Statuto di Roma fu istituita la Corte Penale Internazionale87, che ha mandato di indagine sui crimini di genocidio, sui crimini di guerra, sui crimini di aggressione e sui crimini contro lumanit88: tra questi compreso lapartheid. Linclusione nello Statuto di Roma, avvenuta in seguito al disfacimento dellapartheid sudafricano, il segno che regimi pi o meno simili a questo possano ripresentarsi in qualsiasi parte del mondo, favoriti da esperienze coloniali, neo-coloniali o di occupazione che comportano il dominio e il controllo di un gruppo razziale su un altro.

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Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination Against Women, United Nations Entity for Gender Equality and the Empowerment of Women, CEDAW, http://www.un.org/womenwatch/daw/cedaw/ 85 Resolution 554 (1984) of 17 August, United Nations Security Council, Documents, http://daccessods.un.org/TMP/4727833.86707306.html 86 Resolution 556 (1984) of 23 October, United Nations Security Council, Documents, http://daccess-ddsny.un.org/doc/RESOLUTION/GEN/NR0/487/86/IMG/NR048786.pdf?OpenElement 87 Da non confondere con la Corte Internazionale di Giustizia, principale organo giudiziario delle Nazioni Unite. 88 Rome Statute of the International Criminal Court, Jurisdiction, Admissibility and Applicable Law, United Nations Office of Legal Affairs, http://untreaty.un.org/cod/icc/statute/romefra.htm

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2. Israele e il crimine di apartheid


Gli israeliani presero Israele dagli arabi dopo che gli arabi avevano vissuto l per un migliaio di anni. In questo sono daccordo con loro. 89 Israele, come il Sudafrica, uno stato di apartheid.
Hendrik Verwoerd, Primo Ministro del Sudafrica (1958-1966), 1961

Anche gli afrikaners bianchi avevano motivi per la loro politica di segregazione: anche loro si sentivano minacciati - un grande male era alla loro porta, ed erano spaventati, avevano intenzione di difendersi. Purtroppo, per, tutte le buone ragioni per lapartheid sono cattive ragioni; lapartheid ha sempre una ragione, e non ha mai una giustificazione. E ci che agisce come lapartheid, gestito come lapartheid e 90 tormenta come lapartheid, non unanatra - apartheid.
Yossi Sarid, Ministro dellIstruzione di Israele (1999-2000), 2008

2.1. Il potere del linguaggio


Poche persone conoscono lapartheid come John Dugard. Egli ha studiato il sistema per anni in veste di professore universitario e tra il 1978 e il 1990 fu direttore del Centre for Applied Legal Studies, un centro di ricerca specializzato nella promozione dei diritti umani. Sempre nel 1978, Dugard pubblic un libro dal titolo Human Rights and the South African Legal Order, testo che fu immediatamente proibito dalle autorit e per il quale fu minacciato e perseguitato dai servizi di sicurezza91. Le autorit e i servizi di sicurezza in questione erano quelli sudafricani, perch questa la nazionalit di John Dugard, la cui esperienza nellambito del diritto non deriva unicamente dai libri; dalle sue parole traspare infatti unesistenza segnata dallapartheid e interamente dedicata al suo smantellamento. Nel 1997 entr a far parte della Commissione del Diritto Internazionale, organo delle Nazioni Unite nato con lo scopo di promuovere e codificare il diritto internazionale, mentre nel 2000 fu nominato Special Rapporteur sulla Protezione Diplomatica presso la stessa Commissione92. Nel 2001 ricevette lincarico di capo di una commissione dinchiesta, istituita dalla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite oggi sostituita dal Consiglio per i Diritti Umani per investigare sulle violazioni dei diritti umani
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Hendrik Verwoerd, citato in POLAKOW-SURANSKI Sasha, The Unspoken Alliance, Israels Secret Relationship with Apartheid South Africa, pag.241, Pantheon Books, New York, 2010 90 Yes, it is apartheid, Haaretz, http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/yes-it-is-apartheid-1.244643 91 DUGARD John, The Law and Practice of Apartheid in South Africa and Palestine, Al Majdal, n47, 2011, pagg.1213 92 Faculty member Mr.John Dugard, Audiovisual Library of International Law, http://untreaty.un.org/cod/avl/pdf/ls/Dugard_bio.pdf, file PDF.

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occorse durante la Seconda Intifada nei Territori Palestinesi Occupati (TPO). Quello stesso anno, in seguito allottimo lavoro svolto, Dugard fu nominato Special Rapporteur sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi occupati (da qui in avanti Special Rapporteur). La figura dello Special Rapporteur per i TPO fu istituita dalla Commissione per i Diritti Umani con la Risoluzione 1993/2, con le seguenti funzioni:
(a) Per investigare sulle violazioni dei principi e delle basi del diritto internazionale da parte di Israele, del diritto internazionale umanitario e della Convenzione di Ginevra relativa alla Protezione dei Civili in Tempo di Guerra del 12 agosto 1949, nei Territori Palestinesi Occupati da Israele dal 1967; (b) Per ricevere comunicazioni, per sentire testimoni, e per utilizzare tali modalit procedurali come egli pu ritenere necessarie per il suo mandato; (c) Per riferire, con le sue conclusioni e raccomandazioni, alla Commissione per i diritti umani durante le sue sessioni future, fino alla fine dell'occupazione israeliana 93 di quei territori .

Lo scoppio della Prima Intifada (1987) indusse le parti in conflitto a un tentativo di dialogo, prima con la Conferenza di Madrid (1991) e poi con la firma di Yasser Arafat e di Shimon Peres della Dichiarazione dei Principi riguardanti progetti di auto-governo ad interim (1993), meglio conosciuta come Accordi di Oslo. In seguito alle tragiche vicende della Prima Intifada, gli Accordi di Oslo furono accolti con entusiasmo e fiducia da parte della comunit internazionale, con la speranza che il conflitto giungesse a termine grazie al progressivo ritiro delle forze di occupazione israeliane e la nascita di uno Stato palestinese entro il 1999. A posteriori, tanta fiducia da considerarsi mal riposta perch, a ventanni dalla firma degli accordi, loccupazione israeliana non si conclusa e il ruolo dello Special Rapporteur divenuto imprescindibile per il monitoraggio e la denuncia delle violazioni del diritto internazionale umanitario e delle convenzioni sui diritti umani nei TPO. Nel rapporto presentato l8 settembre 2003, Dugard defin il linguaggio come un potente strumento,
questo spiega perch le parole che descrivono con precisione una particolare situazione sono spesso evitate per paura che esse ritraggano troppo chiaramente la situazione che cercano di rappresentare. In politica leufemismo spesso 94 preferito alla precisione nel linguaggio .
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Commission on Human Rights Resolution 1993/2, United Nations Information System on the Question of Palestine, http://unispal.un.org/UNISPAL.NSF/0/EF7E1F52C06A9CB885256AD2004B1194 94 Report of the Special Rapporteur of the Commission on Human Rights on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied by Israel since 1967, submitted in accordance with Commission resolution 1993/2 A, Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights, Countries, Special Rapporteur on Palestinian Territories occupied since 1967, 8 September 2003, pag.6, http://daccess-ddsny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G03/160/82/PDF/G0316082.pdf?OpenElement, file PDF.

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Questo commento era rivolto alle autorit israeliane, che erano solite riferirsi al Muro costruito allinterno della West Bank con il nome di Seam Zone, Barriera di Sicurezza o Muro di Separazione. Dugard reputava questi termini degli eufemismi, perch, nonostante i ripetuti proclami di efficace misura antiterrorismo, il Muro una chiara e visibile azione di annessione territoriale con il pretesto della sicurezza95. Prima di essere nominato Special Rapporteur, John Dugard aveva visitato i Territori Palestinesi Occupati e Israele nel 1982, 1988 e 1998, ma solo con il recente incarico gli fu possibile recarvisi con pi costanza almeno due volte lanno96 - . In questo senso, interessante notare unevoluzione della terminologia adottata da Dugard nei suoi report, tanto da supporre che il riferimento alla potenza del linguaggio fosse in qualche modo rivolto anche a se stesso. Nelle missioni del 2004, Dugard visit la Striscia di Gaza e la West Bank, in particolare le citt di Rafah, Gerusalemme, Ramallah, Betlemme e Qalqiliya. Gli spostamenti dello Special Rapporteur nei TPO, funzionali allincontro con organizzazioni non-governative palestinesi e israeliane, con funzionari dellAutorit Nazionale Palestinese, con vittime di abusi da parte delle forze di occupazione israeliane e con le comunit rurali colpite dalla costruzione del Muro e dallespansione degli insediamenti ebraici, permisero a Dugard di notare che le restrizioni alla libert di movimento imposte dalle autorit israeliane ai palestinesi ricordano le famigerate "pass laws" del Sudafrica dellapartheid97. Con il passare del tempo, le relazioni di Dugard rivelavano un crescente senso di malessere, acuito dal conflitto interiore tra le sue passate esperienze e lincarico ufficiale rivestito dal 2001, come emerge nel report del 3 marzo 2005:
Lo Special Rapporteur ha accuratamente evitato di usare i termini colonie e coloni, preferiti dai critici pi radicali, per descrivere gli insediamenti e i settler. Tuttavia, ci si chiede se per la comunit internazionale non sia venuto il tempo di cambiare il suo uso del linguaggio, perch gli insediamenti costituiscono una forma di colonizzazione in un mondo che ha bandito il colonialismo. Le politiche delle potenze imperiali occidentali erano un tempo determinate o influenzate sia in patria che all'estero da interessi coloniali. Cos anche per Israele. La tutela e la promozione degli interessi dei suoi coloni/settler determinano la sua linea politica 98 verso la Palestina .
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Report of the Special Rapporteur of the Commission on Human Rights on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied by Israel since 1967, submitted in accordance with Commission resolution 1993/2 A, Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights, Countries, Special Rapporteur on Palestinian Territories occupied since 1967, 8 September 2003, pag.6, http://daccess-ddsny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G03/160/82/PDF/G0316082.pdf?OpenElement, file PDF. 96 DUGARD John, The Law and Practice of Apartheid in South Africa and Palestine, Al Majdal, n47, 2011, pagg.1213 97 Report of the Special Rapporteur of the Commission on Human Rights on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied by Israel since 1967, submitted in accordance with Commission resolution 1993/2 A, Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights, Countries, Special Rapporteur on Palestinian Territories occupied since 1967,7 December 2004, pag.4, http://daccess-ddsny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G04/166/92/PDF/G0416692.pdf?OpenElement, file PDF. 98 Report of the Special Rapporteur of the Commission on Human Rights on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied by Israel since 1967, submitted in accordanc e with Commission resolution 1993/2 A,

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Le considerazioni di Dugard riflettono il contenuto del preambolo della Convenzione sullEliminazione di Ogni Forma di Discriminazione della Donna99, tanto da considerare insolita loccupazione israeliana della Striscia di Gaza e della West Bank100. Nello stesso documento, la suddivisione del territorio palestinese in cantoni risultante dagli Accordi di Oslo, dalla costruzione del Muro e dallespansione degli insediamenti ebraici - paragonata ai bantustan101, le aree indigene in cui erano forzati a risiedere gli africani nel Sudafrica dellapartheid. E con il report del 29 gennaio 2007 che il linguaggio dello Special Rapporteur conclude la sua evoluzione, gettando una nuova luce sulle possibili derive del regime militare nei TPO, che allepoca entrava nel quarantesimo anno di occupazione:
La comunit internazionale ha individuato tre regimi come dannosi per i diritti umani colonialismo, apartheid e occupazione straniera. Israele chiaramente in una situazione di occupazione militare dei TPO. Allo stesso tempo, elementi delloccupazione costituiscono forme di colonialismo e apartheid, che sono contrari al diritto internazionale. Quali sono le conseguenze di un regime di protratta occupazione con caratteristiche di colonialismo e apartheid per la popolazione 102 occupata, la Potenza occupante e gli Stati terzi? .

In un articolo pubblicato sul periodico Al Majdal nellautunno del 2011, Dugard confess che, sin dalla prima visita nei Territori Palestinesi Occupati, fu impressionato dalle similitudini tra lapartheid sudafricano e loccupazione israeliana, ma
come Special Rapporteur ho cautamente evitato di fare questi paragoni sino al 2005, perch temevo che questi avrebbero impedito a molti governi occidentali di prendere sul serio i miei report. Tuttavia, dopo il 2005, ho deciso che non potevo 103 astenermi in buona coscienza dal fare questi paragoni

Nel report del 21 gennaio 2008, lultimo redatto in veste di Special Rapporteur, John Dugard present il suo lavoro pi completo, dal quale emerge tutta lesperienza maturata durante i sette anni di mandato.

Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights, Countries, Special Rapporteur on Palestinian Territories occupied since 1967, 3 March 2005, pag. 6, http://daccess-ddsny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G05/116/08/PDF/G0511608.pdf?OpenElement, file PDF. 99 Pag.39 100 Report of the Special Rapporteur of the Commission on Human Rights on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied by Israel since 1967, submitted in accordance with Commission resolution 1993/2 A, Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights, Countries, Special Rapporteur on Palestinian Territories occupied since 1967 , 17 January 2006, pag.7, http://daccess-ddsny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G06/102/18/PDF/G0610218.pdf?OpenElement, file PDF. 101 Ivi, pag.12 102 Report of the Special Rapporteur of the Commission on Human Rights on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied by Israel since 1967, submitted in accordance with Commission resolution 1993/2 A, Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights, Countries, Special Rapporteur on Palestinian Territories occupied since 1967, pag.3, http://daccess-ddsny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G07/105/44/PDF/G0710544.pdf?OpenElement, file PDF. 103 DUGARD John, The Law and Practice of Apartheid in South Africa and Palestine, Al Majdal, n47, 2011, pagg.1213

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In questo documento, in misura maggiore rispetto ai precedenti, sono contenute alcune considerazioni di carattere strettamente politico, comunque connesse alla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati. Dugard replic in maniera pacata e ragionata alle accuse mosse dai rappresentanti israeliani e statunitensi, rivolte in particolar modo alla ripetitivit dei report e ai mancanti richiami al terrorismo palestinese. In merito alla prima questione, lo Special Rapporteur dichiar che la ripetitivit dei report era dovuta alla reiterazione delle violazioni dei diritti umani occorse nei TPO. La seconda risposta merita invece di essere riportata nella sua interezza:
Il terrorismo una piaga, una grave violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Nei report non viene fatto alcun tentativo di minimizzare il dolore e la sofferenza che provoca alle vittime, alle loro famiglie e alla comunit nel senso pi ampio. I palestinesi sono colpevoli di terrorizzare civili israeliani innocenti per mezzo di attentati suicidi e razzi Qassam. Allo stesso modo, le Forze di Difesa israeliane (IDF) sono colpevoli di terrorizzare civili palestinesi innocenti con incursioni militari, omicidi mirati e sonic boom che non riescono a distinguere tra obiettivi militari e civili. Tutti questi atti devono essere condannati e sono stati condannati. Il buon senso, per, impone che sia fatta una distinzione tra gli atti di terrorismo irrazionale, come gli atti commessi da Al Qaeda, e gli atti commessi nel corso di una guerra di liberazione nazionale contro il colonialismo, l'apartheid o loccupazione militare. Anche se tali atti non possono essere giustificati, devono essere intesi come una dolorosa ma inevitabile conseguenza del colonialismo, dellapartheid o delloccupazione. La storia ricca di esempi di occupazione militare ai quali ci si opposti con la violenza - atti di terrorismo. Loccupazione tedesca fu contrastata da molti paesi europei nella seconda guerra mondiale; la South West Africa Peoples Organization (SWAPO) resistette all'occupazione sudafricana della Namibia; e gruppi ebraici resistettero alloccupazione britannica della Palestina inter alia, lesplosione del King David Hotel nel 1946 con ingenti perdite umane, da parte di un gruppo guidato da Menachem Begin, che in seguito divenne il Primo Ministro di Israele. Gli atti di terrorismo contro loccupazione militare devono essere visti nel contesto storico. Per questo, ogni sforzo dovrebbe essere fatto per portare l'occupazione a una rapida conclusione. Fino a quando questo non sar fatto, non ci si pu aspettare la pace e la violenza continuer. In altre situazioni, ad esempio in Namibia, la pace stata raggiunta con la fine delloccupazione, senza fissare la fine della resistenza come prerequisito. Israele non pu aspettarsi una pace perfetta e la fine della violenza come prerequisito per porre fine alloccupazione. E appropriato un ulteriore commento sul terrorismo. Nellattuale clima internazionale facile per uno Stato giustificare le sue misure repressive come risposta al terrorismo - e aspettarsi una pubblico comprensivo. Israele sfrutta al massimo lattuale paura del terrorismo internazionale. Questo per non risolver il problema palestinese. Israele deve affrontare l'occupazione e la violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario che essa causa, senza invocare la giustificazione del terrorismo come distrazione, come un pretesto per non 104 affrontare la causa principale della violenza palestinese - l'occupazione .
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Report of the Special Rapporteur of the Commission on Human Rights on the situation of human rights in the

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Le parole di Dugard descrivono in maniera adeguata la cornice contemporanea nella quale dovrebbe realizzarsi il diritto internazionale, troppo spesso ritenuto un ostacolo alla realizzazione degli interessi politici. In un mondo dove gli equilibri di potere stanno mutando e gli avvenimenti dell11 settembre 2001 hanno stravolto le relazioni internazionali, pare che il profitto prevalga sulle persone105. Il paragone tra lapartheid sudafricano e loccupazione israeliana dei Territori Palestinesi si rivelato uno spartiacque nellanalisi della questione palestinese. Nel 2008, in vista della Giornata Internazionale di Solidariet con il Popolo Palestinese istituita nel 1977 dalle Nazioni Unite -, lallora Presidente dellAssemblea Generale Miguel dEscoto Brockmann pose laccento su questanalogia, affermando che una tale posizione era importante per lONU, poich esso lorganismo che in passato aveva adottato la Convenzione sullApartheid106. Lanalogia tracciata da Dugard contribu in modo determinante allevoluzione del dibattito in seno alle Nazioni Unite, ma il suo contributo si inserisce in un percorso storico che ha radici ben pi lontane.

2.2. La storia di una comparazione


Lapplicazione del termine apartheid alle politiche israeliane verso la popolazione palestinese non solo nei TPO ma anche in Israele o contro i rifugiati - pu essere datata al 1967, in seguito alla Guerra dei Sei Giorni che port alloccupazione militare. Che il linguaggio sia un potente strumento, fu ribadito anche dallo studioso irlandese John Reynolds, il quale dichiar che apartheid, naturalmente, un termine forte. E' intriso di storia e di emozioni, evoca immagini di oppressione, di brutalit, di privilegio, di resistenza e, in ultima analisi, di emancipazione107. Nel suo libro Apartheid Israel: Possibilities for the Struggle Within, Uri Davis riporta i titoli di alcuni testi essenziali sullargomento, tra cui Settler Colonialism in South Africa and the Middle East (1970) di George Jabbour, Israel and South Africa: The Progression of a Relationship (1976) di Richard Stevens e Abdelwahhab Elmessiri, Undercutting Sanctions: Israel, the U.S. and South Africa (1986) di Jane Hunter e Besieged Bedfellows: Israel and the Land of Apartheid (1988) di Benjamin Joseph; lo stesso testo di Davis fu pubblicato per la prima volta nel 1988 con il titolo Israel: An Apartheid State108. Tra gli anni 80 e 90, la comparazione era ancora confinata a pochi testi
Palestinian territories occupied by Israel since 1967, submitted in accordance wi th Commission resolution 1993/2 A, Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights, Countries, Special Rapporteur on Palestinian Territories occupied since 1967, 21 January 2008, pag.6, http://daccess-ddsny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G08/402/29/PDF/G0840229.pdf?OpenElement, file PDF. 105 Lo slogan originale people before profit (La gente prima del profitto), utilizzato da numerose organizzazioni non governative e gruppi di pressione in risposta ai problemi della globalizzazione. 106 Top UN Official: Israels Policies are like apartheid of bygone era, Haaretz, http://www.haaretz.com/news/top-unofficial-israel-s-policies-are-like-apartheid-of-bygone-era-1.258136 107 REYNOLDS John, The Spectre of South africa, Jadaliyya, http://www.jadaliyya.com/pages/index/3006/the-spectreof-south-africa 108 DAVIS Uri, Apartheid Israel: Possibilities for the struggle within, pag.175, Zed Books, London, 2003

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specializzati, mentre sul piano politico il termine apartheid compariva sporadicamente solo nei discorsi di alcuni leader palestinesi. E solo negli ultimi dodici anni, con il fallimento degli Accordi di Oslo e lo scoppio della Seconda Intifada, che il riferimento allapartheid si diffusa oltre le piccole cerchie di attivisti, raggiungendo gli ambienti accademici mainstream e coinvolgendo i gruppi che non necessariamente si identificano come antisionisti109. Nel 2001, a Durban Sudafrica , si tenne la Conferenza Mondiale Contro il Razzismo, sotto gli auspici delle Nazioni Unite. Il summit era stato concepito per delineare i principi guida della comunit internazionale nella lotta al razzismo, alla discriminazione razziale, alla xenofobia e a tutte le altre forme di intolleranza codificate dal diritto internazionale, in modo particolare nella Convenzione sullEliminazione di ogni Forma di Discriminazione Razziale. Il documento finale, la Dichiarazione di Durban e il Programma dAzione, composto da un preambolo e duecentodiciannove paragrafi, dove sono analizzate le cause, le forme e le manifestazioni di discriminazione razziale. Una sottosezione del testo, suddivisa in quarantacinque paragrafi, dedicata alle vittime delle manifestazioni di intolleranza, e tra queste compresa la popolazione palestinese110. Ma, nonostante la collocazione nella categoria vittime e al contrario di quanto indicato in riferimento ad altri gruppi non si fa menzione della discriminazione razziale come causa delle violazioni occorse, bens presente un generico riferimento alla preoccupazione sulle difficolt della popolazione palestinese sotto occupazione straniera111. Lambiguit del contenuto dovuta alle violente reazioni dei delegati statunitense e israeliano che abbandonarono in seguito la Conferenza sulla relazione tra il sionismo e la discriminazione razziale contenuta nella bozza del testo, poi eliminata a favore di una versione pi vaga. Ancora una volta, risuonano forti le parole di Dugard sul potere del linguaggio. Tra il 20 e il 24 aprile 2009, a Ginevra Svizzera -, fu organizzata la Conferenza sulla Revisione di Durban, che avrebbe avuto il compito di valutare le misure adottate otto anni prima dalla comunit internazionale. In occasione di questo summit, il Palestinian BDS National Committee (BNC) composto di organizzazioni non-governative, sindacati, enti di ricerca e associazioni palestinesi112 - present un documento dal titolo United Against Apartheid, Colonialism and Occupation: Dignity and Justice for the Palestinian People113. Il BNC ha le sue origini nellinvito, curato nel 2005 da circa 170 organizzazioni palestinesi, alla promozione di una campagna globale di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni contro Israele, nel solco di quella che aveva sfidato il
109 110

DAVIS Uri, Apartheid Israel: Possibilities for the Struggle Within, pag.175, Zed Books, London, 2003 World Conference against Racism, Racial Discrimination, Xenophobia and Related Intolerance, United Nations, WCAR, http://www.un.org/WCAR/durban.pdf, file PDF 111 Ibidem 112 Palestinian BDS National Committee, BDS Movement: Freedom Justice Equality, http://www.bdsmovement.net/bnc 113 United Against Apartheid, Colonialism and Occupation: Dignity and Justice for the Palestinian People,BDS Movement: Freedom Justice Equality, 2009, http://bdsmovement.net/files/English-BNC_Position_PaperDurban_Review.pdf, file PDF.

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sistema dellapartheid sudafricano negli anni 80 contribuendo al suo smantellamento - e della Risoluzione 2202 del 1966. Nel novembre 2007, a Ramallah Territori Palestinesi Occupati -, si tenne la prima Conferenza Palestinese sul BDS: fu in quelloccasione che nacque il Palestinian BDS National Committee. Il documento presentato dal BNC a Ginevra esprimeva un giudizio sulle conclusioni della Dichiarazione di Durban e il Programma d Azione, in relazione alla questione palestinese:
A prescindere del fatto che non ci sia stata alcuna procedura rilevante in seguito a Durban, l'Assemblea generale dell'ONU, i meccanismi di controllo per i diritti umani delle Nazioni Unite e gli esperti indipendenti hanno dato contributi importanti all'applicazione dei principi della Dichiarazione di Durban e il Programma d'Azione allo Stato di Israele e al popolo palestinese: (i) richiamando l'attenzione verso la sistematica discriminazione razziale di Israele contro il popolo palestinese, inclusa la segregazione e lapartheid; (ii) sfidando risorse, cause, forme e manifestazioni contemporanee di questo regime; e, (iii) raccomandando/adottando misure concrete per interrompere e invertire le sue manifestazioni
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La relazione si compone di due parti, la prima valuta quanto emerso a Durban, la seconda divisa in due sezioni presenta invece alcune soluzioni rilevanti per la questione palestinese e unanalisi onnicomprensiva della societ sotto occupazione militare. Come gi richiesto da John Dugard, questo documento chiede di riesaminare la natura del regime imposto da Israele alla popolazione palestinese poich, secondo gli autori, esso comprende elementi di apartheid e colonialismo. A livello internazionale, la prima risposta alla chiamata del BNC per una campagna di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni, fu lIsraeli Apartheid Week (IAW). Tenutasi per la prima volta a Toronto Canada nel 2005, lIAW celebra questanno il suo ottavo anniversario. Levento si svolge solitamente tra febbraio e marzo, e consiste nel lancio di azioni BDS, nella proiezione di film e documentari, nellorganizzazione di forum e conferenze per promuovere
la piena uguaglianza dei cittadini arabo-palestinesi di Israele, la fine dell'occupazione e della colonizzazione di tutte le terre arabe incluse le alture del Golan, la Cisgiordania occupata con Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza , la demolizione del Muro, e la protezione del diritto al ritorno alle loro case e propriet 115 per i rifugiati palestinesi, come stabilito nella risoluzione 194 dell'ONU .

Conclusioni simili a quelle contenute nella relazione del BNC furono esposte dal Russell Tribunal on Palestine (RToP), un tribunale internazionale civile
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United Against Apartheid, Colonialism and Occupation: Dignity and Justice for the Palestinian People,BDS Movement: Freedom Justice Equality, http://bdsmovement.net/files/English-BNC_Position_Paper-Durban_Review.pdf, pag. 11, file PDF. 115 History of Israeli Apartheid Week, Israeli Apartheid Week, http://apartheidweek.org/en/history

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ispiratosi al Tribunal on Vietnam (1966-1967) fondato dal filosofo Bertrand Russell. Il primo Russell Tribunal nacque nel 1967 sullonda delle crescenti voci di dissenso provenienti dalla societ civile contro la Guerra della Vietnam e, in particolare, rivolte alla condotta dellesercito statunitense nel conflitto, agendo
come forum di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, mettendo in evidenza gli atti di ingiustizia e l'impunit per le violazioni del diritto internazionale. Il tribunale e la sua legittimit non derivano da alcun governo o partito politico, ma dal prestigio 116 dei suoi membri, dalla professionalit e dall'impegno per i diritti umani .

Il Russell Tribunal on Palestine fu invece istituito alla luce del fallimento della comunit internazionale nellesecuzione del contenuto del Parere Consultivo della Corte Internazionale di Giustizia sulla Costruzione di un Muro nei Territori Palestinesi Occupati117 (2004); della mancata attuazione della Risoluzione A/RES/ES-10/15 dellAssemblea Generale che adottava il parere consultivo sul Muro118; delloffensiva israeliana contro la Striscia di Gaza (Cast Lead) tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009. Il Russell Tribunal on Palestine si articolato in cinque sessioni: Barcellona, Londra (entrambe nel 2010), Citt del Capo (2011), New York (2012), Bruxelles (marzo 2013). Ogni sessione ha analizzato un aspetto differente delloccupazione israeliana dei Territori Palestinesi119, e quella tenutasi a Citt del Capo ha indagato sui possibili crimini di apartheid compiuti da Israele contro la popolazione palestinese. Come le giurie delle precedenti sessioni, quella sudafricana era composta di figure illustri provenienti dal mondo accademico, dalla politica o dallattivismo, tra cui il Premio Nobel per la Pace nord-irlandese Mairead Corrigan Maguire, il giudice della Corte Suprema spagnola Jos Antonio Martin Pallin, lex-Ministro per la Cultura del Mali Aminata Traor e la scrittrice statunitense Alice Walker, famosa per il suo libro Il Colore Viola nel 1985 divenuto film con la regia di Steven Spielberg -120. La novit emersa dalla sessione sudafricana del Russell Tribunal on Palestine fu il riconoscimento come crimine contro lumanit delle politiche persecutorie israeliane verso la popolazione palestinese. La persecuzione uno dei crimini sui quali ha giurisdizione la Corte Penale Internazionale121, perch condotta
contro qualsiasi gruppo o collettivit identificabile su base politica, razziale, nazionale, etnica, culturale, religiosa [] o su altre basi universalmente

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Media Briefing for the 4th Session of the Russell Tribunal on Palestine, Russell Tribunal on Palestine, http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/sessions/future-sessions/media-briefing 117 Legal Consequences of the Construction of a Wall in the Occupied Palestinian Territories, International Court of Justice, http://www.icj-cij.org/docket/files/131/1671.pdf, file PDF. 118 Resolution A/RES/ES-10/15 (2004) of 2 August, United Nations Information System on the Question of Palestine, http://unispal.un.org/UNISPAL.NSF/0/F3B95E613518A0AC85256EEB00683444 119 Sessions, Russell Tribunal on Palestine, http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/sessions 120 Cape Town Session, Russell Tribunal on Palestine, http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/sessions/southafrica 121 Pag.26

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riconosciute come non ammissibili ai sensi del diritto internazionale

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La persecuzione, per essere considerata tale, deve presentare il carattere di intenzionalit e deve causare gravi privazioni dei diritti fondamentali123. La classe politica israeliana, spesso poco propensa ad accogliere le critiche provenienti dallesterno, per anni ha evitato di affrontare laccusa di apartheid. Negli ultimi tempi, la censura pi forte al regime imposto ai palestinesi per venuta dallinterno di Israele, in particolare dalle pagine del quotidiano Haaretz il pi vecchio giornale israeliano e il pi conosciuto allestero - del 25 novembre 2011. Larticolo fu scritto dallallora editore del quotidiano, Amos Schocken, ultimo erede della famiglia che ha avuto, sino al 2006, il cento per cento della propriet di Haaretz124. Le parole di Schocken non furono un fulmine a ciel sereno, ma riuscirono a penetrare lapatia politica della classe media israeliana, port ando a un livello mainstream una tesi sino ad allora confinata a ristretti gruppi di attivisti ed esperti del paese. Leditore punt il dito contro lestablishment israeliano, dal suo punto di vista colpevole di essersi piegato ai diktat di Gush Emunim (Blocco dei Fedeli) in seguito alloccupazione militare dei TPO nel 1967. Gush Emunim un gruppo di pressione formato dai primi coloni di ispirazione religiosa che si insediarono nella West Bank; negli anni passati era rappresentato nella Knesset il Parlamento israeliano dal National Religious Party, mentre alle ultime elezioni del gennaio 2013, le sue istanze sono confluite soprattutto nel programma di Jewish Home, partito guidato da Naftali Bennet e quarta forza politica del paese. Lideologia di Gush Emunim fu cos descritta da Amos Schocken:
Si tratta di una strategia di conquista territoriale e di apartheid. Si ignorano gli aspetti giuridici della propriet territoriale e si respingono i diritti umani e le garanzie di uguaglianza sanciti nella Dichiarazione d'Indipendenza d'Israele. Si tratta di una strategia di pazienza illimitata; ci che importa il progresso inesorabile verso lobiettivo. Allo stesso tempo, si tratta di una strategia che non rinuncia a nessuna opportunit le si presenti, come la composizione dellattuale 125 Knesset e le posizioni poco chiare del primo ministro .

Larticolo si chiude con le incertezze dellautore, dubbioso se uno Stato israeliano di questo tipo abbia un futuro, non solo nellottica della moralit ebraica ma anche in termini di sicurezza: il futuro di Israele minacciato da Israele stesso. Lanalisi di Schocken fu durissima, ma, secondo la giornalista italiana Paola Caridi, incompleta:
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Rome Statute of the International Criminal Court, Jurisdiction, Admissibility and Applicable Law, United Nations Office of Legal Affairs, http://untreaty.un.org/cod/icc/statute/romefra.htm 123 Ibidem 124 CARIDI Paola, Apartheid. Quando si sdogana una parola, Invisible Arabs, http://invisiblearabs.com/?p=3984 125 SCHOCKEN Amos, The necessary elimination of Israeli democracy, Haaretz, http://www.haaretz.com/opinion/thenecessary-elimination-of-israeli-democracy-1.397625

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Lunico appunto che faccio allanalisi di Schocken che non vada oltre, e non si ponga la domanda fondamentale: se, cio, ormai questa deriva non sia pi appannaggio dei coloni, ma rischi di aver contaminato la tenuta democratica di 126 una buona parte della societ israeliana .

Da parte palestinese, lutilizzo del termine apartheid riferito alle politiche israeliane entrato a far parte del lessico comune della gente, ma la leadership politica emersa dalla Prima Intifada quella degli Accordi di Oslo ha faticato a farlo proprio, mossa da una prudenza spesso eccessiva nel timore di non importunare loccupante. La prudenza venuta meno il 29 novembre 2012, quando, dinanzi allAssembla Generale delle Nazioni Unite, il Presidente dellAutorit Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas chiese lammissione allONU della Palestina come Stato osservatore non-membro:
Non abbiamo sentito alcuna parola da qualsiasi funzionario israeliano, che esprimesse qualche sincera preoccupazione di salvare il processo di pace. Al contrario, la nostra gente ha testimoniato e continua a testimoniare, lintensificarsi senza precedenti di attacchi militari, il blocco, lattivit delle colonie e la pulizia etnica, in particolare nella Gerusalemme Est occupata, e arresti di massa, attacchi da parte dei coloni e altre pratiche con cui questa occupazione israeliana sta divenendo sinonimo di un sistema di apartheid di occupazione coloniale, che 127 istituzionalizza la piaga del razzismo e rafforza lodio e lincitamento razziali .

Lo status fu riconosciuto con 138 voti a favore, 9 contrari e 41 astensioni, un risultato importante ma sicuramente inferiore a quello di Stato membro a tutti gli effetti, proposta abbandonata dai funzionari palestinesi quando fu chiaro che non era in grado di avere successo presso il Consiglio di Sicurezza, perch vi un potente paese con il diritto di veto128. In maniera poco velata, linviato palestinese alle Nazioni Unite Riyad Mansour alludeva agli Stati Uniti. Il paragone tra Israele e il Sudafrica dellapartheid ha trovato spazio anche nellambito artistico, con uneco particolare nelle rappresentazioni del disegnatore brasiliano di origini libanesi - Carlos Latuff, famoso per esprimere con la matita il suo attivismo politico, rivolto in modo particolare ai temi della globalizzazione, del capitalismo, della politica estera statunitense e, appunto, della questione israelo-palestinese129. Unimmagine su tutte rivela linterpretazione data da Latuff al tema
126

CARIDI Paola, Apartheid. Quando si sdogana una parola, Invisible Arabs, http://invisiblearabs.com/?p=3984

127

Full text of Mahmoud Abbass speech to the UN General Assembly, November 29, 2012, Times of Israel, http://www.timesofisrael.com/full-text-of-mahmoud-abbass-speech-to-the-un-general-assembly-november-29-2012/ 128 With Security Council report, Palestinian statehood bid stalled at U.N., CNN, http://articles.cnn.com/2011-1111/middleeast/world_meast_un-palestinians_1_palestinian-statehood-bid-riyad-mansour-securitycouncil?_s=PM:MIDDLEEAST 129 Exclusive interview with Carlos Latuff, Middle East Monitor, http://www.middleeastmonitor.com/resources/interviews/2671-exclusive-interview-with-carlos-latuff

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dellapartheid, la rielaborazione di uno scatto fotografico130 che ritrae la visita compiuta nel 1994 da Nelson Mandela presso la prigione di Robben Island, in cui trascorse diciotto dei suoi ventisette anni di prigione.

Immagine 1. Mandela on Israeli Apartheid (Carlos Latuff, Carlos Latuffs page on deviantART, http://latuff2.deviantart.com/art/Mandela-on-Israeli-apartheid-70662735)

Limmagine ritrae Mandela con la tradizionale kufiya palestinese bianca e nera131. Sullo sfondo, la Cupola della Roccia a Gerusalemme Est, terzo luogo santo della religione musulmana e oggi inaccessibile per la maggioranza dei palestinesi. Lultima espressione di denuncia dellanalogia arriva ancora da Israele, questa volta nella figura di Alon Liel, ambasciatore israeliano in Sudafrica tra il 1992 e il 1994, ed ex-direttore generale del Ministero degli Affari Esteri. Liel, in occasione della prima visita in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati del Presidente statunitense Barack Obama, nel marzo 2013, ha ammonito questultimo dal non ignorare la delicata questione israelo-palestinese:
Nella situazione che esiste oggi, fino a quando uno Stato palestinese non sar creato, noi siamo effettivamente uno Stato. Questo stato congiunto - nella speranza che lo status quo sia temporaneo - uno stato di apartheid [] Se lei, Presidente Obama, ha intenzione di venire qui per una visita di cortesia non venga. Non venga! Non abbiamo bisogno di lei qui per una visita di cortesia [] Non si pu venire in una zona che presenta segni di apartheid e ignorarli. Sarebbe semplicemente una visita immorale. Lei sa benissimo che Israele
130 131

Nelson Mandela, BBC, History, http://www.bbc.co.uk/history/people/nelson_mandela Copricapo originario del mondo arabo divenuto negli anni il simbolo della resistenza palestinese alloccupazione militare israeliana, grazie soprattutto alluso che ne fece in vita Yasser Arafat, leader dellOrganizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).

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prossimo allapartheid. Se non si occupa di questo argomento durante la sua visita, alla fine del processo 132 la responsabilit sar anche la sua .

Le parole dellex-ambasciatore forniscono un importante spunto di riflessione, poich a differenza di Schocken non sono rivolte ai soli Territori Palestinesi Occupati. Liel considera lo spazio compreso tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano come ununica entit statale, de facto amministrata dalle autorit israeliane, suggerendo un approccio geografico di tipo olistico alla questione israelo-palestinese. La demografia di questa regione composta prevalentemente di ebrei israeliani e arabi palestinesi, con differenti sfumature di titolarit dei diritti in base al gruppo di appartenenza. Lunico strumento di analisi per verificare i presunti elementi di apartheid delle politiche israeliane contro i palestinesi la Convenzione sullApartheid. Prima dellapplicazione al caso in questione, doveroso esaminare se i due gruppi coinvolti ricadano nei termini della Convenzione sotto il profilo razziale.

2.3. Razza, etnia e nazione


Come esaminato in precedenza, nel caso sudafricano i termini razza ed etnia furono strumentalizzati dal governo per imporre separazione e dominio. Il Population Registration Act suddivise la demografia dellUnione del Sudafrica in tre razze: indigena, coloured e bianca. I criteri di classificazione non furono espressi in maniera precisa, ma erano applicati con rigore dalle autorit per soddisfare gli interessi della minoranza bianca. Linterpretazione che ne diede il governo Malan rispondeva ai canoni biologico-genetici tipici della prima met del 900, con particolare enfasi rivolta ai tratti somatici degli individui. Nel 1959, i gruppi indigeno e coloured furono ulteriormente frazionati; il primo gruppo con il Promotion of Bantu Self-government Act, che individu su base etnica otto gruppi nazionali indigeni - poi estesi a dieci -; il secondo gruppo con la Proclamation n.46, che individu sette sottogruppi coloured: Cape coloured, Malay, Griqua, Cinesi, Indiani, altri asiatici e altri coloured133. Le distinzioni etniche si fondavano su criteri culturali e linguistici definiti dal governo sudafricano, con lobiettivo di presentare la minoranza bianca come il gruppo razziale maggioritario. La frammentazione era funzionale alla politica di sviluppo separato perseguita da Verwoerd, e consentiva al governo di presentare le sue azioni alla comunit internazionale nel nome del rispetto per i diritti dei popoli. Il 1960, passato alla storia come Anno dellAfrica, assistette al raggiungimento dellindipendenza di sedici paesi africani, e vide il processo globale di
132

Joint IsraelWest Bank Reality is an apartheid state, Times of Israel, http://www.timesofisrael.com/joint-israel-westbank-reality-is-an-apartheid-state/ 133 ERASMUS Yvonne , PARK Yoon Jun, Racial Classification, redress and citizenship: the case of the Chinese South Africans, 2008, Trasnformation, http://www.transformation.ukzn.ac.za/index.php/transformation/article/view/1002/817

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decolonizzazione al suo apice: lo sviluppo separato permise a Verwoerd di dichiarare agli africani che le loro aspirazioni nazionali si trovavano nei bantustan. LAfrican National Congress ripudi sempre il linguaggio del governo sudafricano. Per questo la Freedom Charter adottata nel 1955 affermava che il Sudafrica appartiene a tutti coloro che ci vivono, bianco e nero, e che nessun governo pu giustamente rivendicare autorit se non fondato sulla volont di tutto il popolo134. Lo stesso principio fu introdotto nella Costituzione della Repubblica del Sudafrica del 1996, perch solo lunione delle diversit avrebbe permesso di guarire le divisioni del passato e fondare una societ basata sui valori democratici, sulla giustizia sociale e sui diritti umani fondamentali135. Nel 1998, il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda, istituito con la Risoluzione 955136 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per investigare e giudicare in merito ai responsabili del Genocidio in Ruanda del 1994, si pronunci sul caso Akayesu, con le seguenti conclusioni:
512. Sulla base della decisione Nottebohm presa dalla Corte Internazionale di giustizia, la Camera ritiene che un gruppo nazionale definito come un insieme di persone che si accorga di condividere un legame giuridico basato sul diritto di cittadinanza, insieme alla reciprocit di diritti e doveri. 513. Un gruppo etnico generalmente definito come un gruppo i cui membri condividano una lingua o cultura comuni. 514. La tradizionale definizione di gruppo razziale basata su caratteristiche fisiche ereditarie spesso identificate con una regione geografica, a prescindere da fattori linguistici, culturali, nazionali o religiosi. 515. Un gruppo religioso uno i cui membri condividano la stessa religione, la 137 denominazione o modalit di culto .

Il Tribunale Penale Internazionale si ispirava alla Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Crimine di Genocidio (1948), conferendo particolare importanza allinterpretazione del suo testo. La Convenzione considera il genocidio un crimine commesso con lo scopo di distruggere, interamente o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso138, e, come per la Convenzione sullApartheid, si compone di vari atti inumani rivolti ai gruppi sopracitati. Questo ci che port il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda ad affermare che
un criterio comune per i quattro tipi di gruppi protetti dalla Convenzione sul
134 135

The Freedom Charter, African National Congress, http://www.anc.org.za/show.php?id=72 Constitution of the Republic of South Africa, 1996, South African Government Information, Documents, http://www.info.gov.za/documents/constitution/1996/96preamble.htm 136 Resolution 955 (1994) of 8 November, United Nations, Documents, Security Council, http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/955(1994) 137 Akayesu, Jean Paul (ICTR-96-4), International Criminal Tribunal For Rwanda, Cases, Judgement and Sentence, Judgement, http://www.unictr.org/Portals/0/Case/English/Akayesu/judgement/akay001.pdf 138 Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide, 9 December 1948, International Committee of the Red Cross, Treaties & Documents, http://www.icrc.org/ihl.nsf/full/357?OpenDocument

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Genocidio che lappartenenza a tali gruppi sembrerebbe essere solitamente non contestabile dai sui membri, che appartengono ad essa automaticamente, per 139 nascita, in maniera continua e spesso irrimediabile .

Lappartenenza a questi gruppi, gli stessi citati nella Convenzione sullEliminazione di ogni Forma di Discriminazione Razziale, una qualit immutabile,. In conclusione, la definizione di gruppo razziale necessita di essere filtrata attraverso numerosi fattori, quali i mutamenti e le strumentalizzazioni del termine avvenuti tra il XIX e il XX secolo, limmutabilit riconosciuta a questi gruppi nel diritto internazionale, lauto-identificazione di un individuo allinterno di un gruppo140 e, perci, la differente percezione dei gruppi a seconda dellambito societario e geografico.

2.4. Gruppi razziali e identit in Israele-Palestina


Sino alla met del XX secolo, come altri gruppi, gli ebrei erano generalmente considerati una razza nellinterpretazione biologico-genetica del termine. Questa classificazione fu tipica del linguaggio razzista e antisemita, che raggiunse il suo apice nella follia genocida dellOlocausto nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. E da quel momento che il termine razza caduto progressivamente in disuso in relazione agli ebrei e non solo -, perch riportava allimmaginario collettivo aberranti presunzioni di superiorit razziale, in nome della quale erano stati perpetrati i crimini pi efferati, inclusa limpresa coloniale europea che depred il continente africano. Secondo lHalakhah, la tradizione normativa che si evoluta dai tempi biblici per regolare le osservanze religiose, la vita quotidiana e il comportamento del popolo ebraico141, da considerarsi ebreo lindividuo nato da una madre ebrea o chi si convertito allebraismo. Si soliti considerare lebraismo come una religione, ma la trasmissione matrilineare del carattere ebraico e il riferimento al comportamento cio cultura e tradizione - rivelano linadeguatezza della riflessione. Ne consegue che da considerarsi ebreo anche lindividuo estraneo alla pratica e al credo religiosi, in quanto lidentit ebraica legata ai corpi e alla stirpe come alla fede142. Tuttavia, come riportato da Uri Davis, il problema dellidentit ebraica, come per tante altre identit tribali, inizia con la secolarizzazione 143; per questa ragione presente un vivace dibattito allinterno della comunit ebraica mondiale circa la possibilit di considerare ebreo anche lindividuo ateo o laico
139

Akayesu, Jean Paul (ICTR-96-4), International Criminal Tribunal For Rwanda, Cases, Judgement and Sentence, Judgement, http://www.unictr.org/Portals/0/Case/English/Akayesu/judgement/akay001.pdf 140 Pag.22 141 Halakhah, Encyclopdia Britannica, http://www.britannica.com/EBchecked/topic/252201/Halakhah 142 TILLEY Virginia (a cura di), Beyond Occupation: Apartheid, Colonialism & International Law in the Occupied Palestinian Territories, pag.116, Pluto Press, London, 2012 143 DAVIS Uri, Apartheid Israel: possibilities for the struggle within, pag.182, Zed Books, London, 2003

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che rivendica lappartenenza al gruppo. E in questa prospettiva che, in epoca contempo ranea, preferibile riferirsi allebraismo come a unetnia, una classificazione che ben si adatta allinterpretazione data dal Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda. La valutazione dellebraismo in relazione al caso israeliano necessita per lapprofondimento di un concetto sinora solo accennato: il sionismo. Il sionismo sorto nellEuropa Centrale e Orientale nella seconda met del XIX secolo, come movimento di risveglio nazionale, stimolato dalla crescente pressione sugli ebrei di quelle regioni ad assimilarsi totalmente o a rischiare una continua persecuzione144. Il sionismo non ha mai avuto un carattere monolitico, allinterno del movimento erano presenti anime differenti che tentarono di imporsi. Ma, in seguito al Primo Congresso Sionista (Basilea, Svizzera, 1897) fu quella del sionismo politico a divenire egemonica. Il fondatore di questa concezione fu Theodor Herzl, giornalista e scrittore ebreo ungherese che prospettava la creazione di una patria per gli ebrei garantita dalla legge145. La garanzia della legge la qualit necessaria a una patria per divenire Stato, in questo caso uno Stato ebraico. In seguito al Primo Congresso Sionista, sono emerse due differenti visioni del sionismo politico: il sionismo laburista e il sionismo revisionista. ll sionismo laburista cerca di conciliare lideale di Stato ebraico con i valori del socialismo, della solidariet e della democrazia liberale, la cui massima espressione stata la forma associativa del kibbutz e, successivamente, del moshav, entrambe di carattere prevalentemente agricolo. Il sionismo revisionista, divenuto nel tempo predominante, meglio comprensibile dalle parole di uno dei suoi principali esponenti, Vladimir Jabotinksy:
La colonizzazione sionista, anche la pi limitata, deve essere conclusa o realizzata a discapito della volont della popolazione indigena. Questa colonizzazione pu, perci, continuare e svilupparsi solo sotto la protezione di una forza indipendente dalla popolazione locale - un muro di ferro che la popolazione indigena non possa demolire. Questa , in toto, la nostra politica verso gli 146 arabi .

Sino alla morte di Theodor Herzl (1904) si formularono diverse ipotesi sul territorio in cui sarebbe dovuto sorgere lo Stato ebraico, ma la scelta definitiva ricadde sulla Palestina. Allepoca, la Palestina era sotto il dominio dellImpero Ottomano, ed alcune comunit ebraiche erano una presenza storica di quei territori. Tra il 1917 e il 1918, durante la Seconda Guerra Mondiale, la Palestina fu occupata dalle truppe britanniche e lImpero Ottomano usc sconfitto dal conflitto. Con
144 145

PAPPE Ilan, La pulizia etnica della Palestina, pag.22, Fazi Editore, Roma, 2008 Primo Congresso Sionista, citato in DAVIS Uri, Apartheid Israel: possibilities for the struggle within, pag.27, Zed Books, London, 2003 146 Estratto da The Iron Wall di Vladimir Jabotinksy, Ivi, pag.200

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lapprovazione della Societ delle Nazioni, lImpero Britannico ottenne lamministrazione della Palestina come territorio mandatario nel 1922. Il sionismo politico proponeva di mutare il carattere arabo della Palestina e renderla, in parte o nella sua totalit, Eretz Yisrael (Terra di Israele), il territorio che, nella tradizione e religione ebraiche, Dio ha promesso al popolo di Israele. E per questa commistione tra messianismo e politica, tra redenzione e territorio, che lo storico israeliano Ilan Pappe ha definito lideologia sionista, nella sua declinazione politica, come un ebraismo nazionalizzato147. Nel 1917, cinque anni prima dellestensione del Mandato britannico sulla Palestina, il sionismo ottenne il primo riconoscimento politico da una Grande Potenza148 con la Dichiarazione Balfour. Dopo numerose discussioni presso il governo britannico e consultazioni con i leader sionisti, il Ministro degli Esteri britannico Lord Arthur James Balfour invi una lettera a Lord Lionel Walter Rothschild, banchiere ed esponente di spicco del movimento sionista. A posteriori, si pu affermare che il contenuto del documento abbia rivoluzionato le relazioni internazionali del mondo intero, non solo quelle del Vicino-Oriente. Lord Balfour riconobbe la volont sionista di creare un focolare nazionale per gli ebrei in Palestina, garantendo lappoggio britannico alla riuscita del progetto. La lettera conteneva anche lammonimento che un tale progetto non pregiudicasse i diritti civili e religiosi delle comunit non-ebraiche della Palestina. E interessante notare che, solitamente, simili assicurazioni sono richieste in caso di minaccia della minoranza da parte della maggioranza della popolazione, non il contrario come nel caso palestinese. Non lo scopo di questo elaborato riproporre la cronologia degli avvenimenti occorsi in seguito, e vicende quali limmigrazione ebraica in Palestina promossa dal movimento sionista, le rivolte arabe e la prima guerra arabo-israeliana149, meriterebbero un distinto elaborato e non una trattazione superficiale; alcune di esse saranno riportate nel proseguimento del lavoro perch funzionali al tema sviluppato. Ci che importante notare il progressivo affiancamento delle qualit nazionali a quelle etniche nellinterpretazione dellebraismo. Il 14 maggio 1948, lo Stato di Israele fu proclamato unilateralmente con la Dichiarazione della Fondazione dello Stato di Israele, comunemente conosciuta come Dichiarazione di Indipendenza, che inizia cos:
Eretz Yisrael [(in ebraico) - la Terra di Israele, la Palestina] stato il luogo di nascita del popolo ebraico. Qui stata modellata la sua identit spirituale, religiosa e politica. Qui per la prima volta divenne uno Stato, cre valori culturali di importanza nazionale e universale e ha dato al mondo l'eterno Libro dei Libri. Dopo essere stato forzatamente esiliato dalla sua terra, il popolo ha mantenuto la fede in esso durante la sua Dispersione non cess mai di pregare e sperare per il
147 148

PAPPE Ilan, La pulizia etnica della Palestina, pag.22, Fazi Editore, Roma, 2008 The Balfour Declaration, Israel Ministry of Foreign Affairs, Peace Process, Guide, http://www.mfa.gov.il/MFA/Peace+Process/Guide+to+the+Peace+Process/The+Balfour+Declaration.htm 149 Novembre 1947 Marzo 1948, guerra che contrappose le truppe regolari e paramilitari ebraiche (in seguito al 14 maggio 1948, Forze di Difesa israeliane) con gi eserciti arabi di Egitto, Siria, Transgiordania, Libano, Iraq, Arabia Saudita, Yemen.

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suo ritorno e per il ripristino in esso della libert politica. Spinti da questo attaccamento storico e tradizionale, gli ebrei si batterono in ogni successiva 150 generazione per ristabilirsi nella loro antica patria .

Il testo ripropone linterpretazione di ebraismo presente nellHalakhah, con il richiamo alla trasmissione dei caratteri dellebraismo (generazioni), e lo unisce a una rivendicazione politica di territorio e di Stato ebraico: lo Stato dIsraele. Lideologia sionista ha trasformato gli ebrei israeliani in un gruppo nazionale , tra quelli tutelati dallICERD con linterpretazione pratica del termine razza. I palestinesi difficilmente considerano se stessi come gruppo razziale, lautoidentificazione conduce infatti a una diversa conclusione. Nel 1920, data equidistante tra la Dichiarazione Balfour e il Mandato britannico in Palestina, la Lega delle Nazioni riconobbe che
alcune comunit che appartenevano prima all'Impero ottomano hanno raggiunto un grado di sviluppo tale che la loro esistenza come nazioni indipendenti pu essere provvisoriamente riconosciuta, salvo il consiglio e l'assistenza amministrativa di una Potenza mandataria, finch non saranno in grado di reggersi 151 da s. .

Tra queste comunit era presente anche la Palestina, la cui composizione demografica era in maggioranza araba. Alla fine della prima guerra araboisraeliana, furono circa 800.000152 gli arabi palestinesi sradicati dalla Palestina mandataria, divenendo apolidi e ottenendo lo status di rifugiati o la cittadinanza in Stati terzi. Questa popolazione, sparsa per il globo, ancora oggi reclama il diritto a ritornare nella sua terra dorigine, come sancito dallAssemblea Generale delle Nazioni Unite con la Risoluzione 194153 del 1948. Per il diritto internazionale contemporaneo, in seguito alla mancata adozione del piano ONU per la spartizione della Palestina del 1947154, dopo lArmistizio del 1949 e con loccupazione militare del 1967, lauto-determinazione del popolo palestinese interessa i territori della West Bank, della Striscia di Gaza e di Gerusalemme Est. Il riconoscimento del diritto equivale alla consapevolezza dellesistenza di un gruppo nazionale palestinese155.

150

Declaration of Establishment of State of Israel, Israel Ministry of Foreign Affairs, Peace Process, Guide, http://www.mfa.gov.il/MFA/Peace+Process/Guide+to+the+Peace+Process/Declaration+of+Establishment+of+State+of+I srael.htm 151 Patto della Societ delle Nazioni, Studi per la Pace, http://www.studiperlapace.it/documentazione/socnazioni.html 152 PAPPE Ilan, La pulizia etnica della Palestina, pag.5, Fazi Editore, Roma, 2008 153 Resolution 194 (1948) of 11 December, United Nations Information System on the Question of Palestine, http://unispal.un.org/UNISPAL.NSF/0/C758572B78D1CD0085256BCF0077E51A 154 Resolution 181 (1947) of 29 November, United Nations Information System on the Question of Palestine, http://unispal.un.org/unispal.nsf/0/7F0AF2BD897689B785256C330061D253 155 TILLEY Virginia (a cura di), Beyond Occupation: Apartheid, Colonialism & International Law in the Occupied Palestinian Territories, pagg.28-36, Pluto Press, London, 2012

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Mappa 3. Piano ONU per la Spartizione della Palestina 1947 (United Nations Information System on the Question of Palestine, http://unispal.un.org/UNISPAL.NSF/0/3CBE4EE1EF30169085256B98006F540D)

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Lidentit nazionale palestinese sempre stata legata allidentit regionale araba, come affermato dallo Statuto dellOLP156, per questo si pu affermare che il gruppo nazionale palestinese si sia sempre riconosciuto allinterno di una pi vasta comunit araba. Allepoca del Mandato britannico, tutti i cittadini della Palestina erano denominati palestinesi; la distinzione tra arabi ed ebrei emersa negli anni precedenti la fine del Mandato britannico. In seguito, con le Risoluzioni delle Nazioni Unite, la distinzione si rafforzata, e lappellativo di arabo ha assunto differenti connotazioni. La comunit internazionale ha cessato di adottarlo, avendo riconosciuto i palestinesi come un gruppo nazionale specifico, individuato nella popolazione della West Bank, della Striscia di Gaza, di Gerusalemme Est e quella rifugiata; la medesima considerazione diffusa tra gli stessi palestinesi. Lepiteto di arabo rimasto solo allinterno di Israele, dove con questo termine si intende la popolazione araba palestinese, ma il secondo termine accuratamente omesso a favore di israeliani, un espediente linguistico volto a non riconoscere il carattere nazionale palestinese. In questo testo, dove non specificato, palestinese da intendersi nel senso conferito dalla comunit internazionale. La dispersione geografica di questo popolo non permette di soddisfare completamente la classificazione etnica, poich lingua, cultura e tradizioni possono differire tra un palestinese dei Territori Occupati e, ad esempio, uno che risiede negli Stati Uniti. Anche la fede religiosa una qualit inefficace per definire lidentit palestinese, perch, sebbene la maggioranza della popolazione sia musulmana, esistono nutrite comunit cristiane nelle aree di Gerusalemme, Betlemme e Ramallah, con una piccola comunit di religione ebraica a Nablus157. Durante la sessione sudafricana del Russell Tribunal on Palestine, Ingrid Jaradat Gassner, ex-direttrice del Badil Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights, ha dichiarato che tutti i palestinesi concordano nellessere vittime di razzismo e di discriminazione razziale come gruppo, a causa della loro identit di palestinesi158. Questo processo di autoidentificazione, come codificato dallICERD, riconosce loppressore nello Stato ebraico creato dal movimento sionista, per il quale laltro qualsiasi individuo non-ebreo, verso cui, su questa base, sono adottate le pratiche discriminatorie. Ran Greenstein, professore dellUniversit di Witwatersrand Sudafrica -, ha suggerito che in Israele/Palestina, lappartenenza a un gruppo una categoria ufficiale imposta e controllata dallo Stato, non solo una identit volontaria159.
156

Palestine National Charter of 1964, Member States Portal, United Nations, http://www.un.int/wcm/content/site/portal/home 157 Mount Gerizim and the Samaritans, United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, http://whc.unesco.org/en/tentativelists/5706/ 158 GASSNER Ingrid Jaradat, Do Israeli practices against the Palestinian people amount to apartheid? Elements of Apartheid: racial groups, Russell Tribunal on Palestine, Cape Town Session, Written Testimonies, http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/sessions/south-africa/written-testimonies 159 GREENSTEIN Ran, Israeli Jews, Palestinian Arabs and the Apartheid Question, Russell Tribunal on Palestine, Cape Town Session, Written Testimonies, http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/sessions/south-africa/written-

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Questa riflessione si ispira allo stesso approccio di Alon Liel: ogni analisi del conflitto palestinese non pu essere condotta per compartimenti stagno. La storia, la geografia, lidentit e le relazioni umane legano in maniera indissolubile Israele e i Territori Occupati, compresa la popolazione palestinese rifugiata. Con loccupazione militare del 1967, le autorit israeliane amministrano de facto lintera regione compresa tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano, il territorio della Palestina mandataria160. In conclusione, ci che accomuna la popolazione araba palestinese dellexPalestina mandataria con quella della diaspora, una storia comune, caratterizzata dal legame con la patria perduta e dalla volont di creare unentit statale attesa da sessantacinque anni. Oggi, su quel territorio natio sorto lo Stato di Israele. Entrambi i gruppi, quello ebreo israeliano e quello arabo palestinese, possono essere perci considerati come gruppi nazionali nei termini proposti dalla Convenzione sullEliminazione di ogni Forma di Discriminazione Razziale e, di conseguenza, dalla Convenzione sullApartheid. Con lindividuazione dei gruppi, ora possibile procedere verificare se gli atti dello Stato di Israele sono volti a stabilire e mantenere il dominio degli ebrei israeliani sugli arabi palestinesi e perseguitarli sistematicamente.

testimonies 160 In seguito alla Guerra dei Sei Giorni, lesercito israeliano occup anche le Alture del Golan siriane (annesse nel 1980) e la Penisola del Sinai egiziana, poi riconsegnata allEgitto.

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Capitolo 3. Separazione, controllo e dominio

Mappa 4. Armistizio, 1949: Israele, West Bank, Striscia di Gaza, Gerusalemme Est (United Nations Information System on the Question of Palestine, http://unispal.un.org/UNISPAL.NSF/cf02d057b04d356385256ddb006dc02f/e55f901779c1f8e48 5256b9800714cef?OpenDocument) 63

In un ambiente dove l'architettura e la pianificazione sono sistematicamente strumentalizzate come il braccio esecutivo dello Stato di Israele, le scelte di progetto spesso non seguono i criteri di sostenibilit economica, dell'ecologia e dell'efficienza dei servizi, ma sono piuttosto impiegate 161 per servire lagenda strategica e politica.
Rafi Segal & Eyal Weizman, architetti israeliani

La mia soluzione per il mantenimento di uno Stato di Israele ebraico e democratico, quella di avere due distinte entit nazionali. E tra le altre cose, sar anche in grado di approcciarmi ai residenti palestinesi in Israele, quelli che noi chiamiamo arabi israeliani, e dire loro: 162 Le vostre aspirazioni nazionali si trovano altrove.
Tzipi Livni, Ministro della Giustizia di Israele (2013 in corso), 2008

3.1. Presenza, assenza e territorio: alterazione demografica in due tempi


Il mattino del 15 maggio 1948, i leader del movimento sionista tra cui David Ben Gurion levarono lo sguardo sul nuovo Stato di Israele, un territorio dove gli ebrei avrebbero potuto vivere liberi dal timore delle persecuzioni, una volta per tutte. Secondo lideologia sionista, Israele era da intendersi come uno Stato per gli ebrei, nella totalit di Eretz Yisrael. Gli accordi del 1949 posero fine alla Prima Guerra arabo-israeliana, furono tracciate le linee di demarcazione con i paesi vicini e, nonostante linterruzione armistiziale del progetto sionista, le aspirazioni ebraiche eccedevano di gran lunga lallocazione prevista dalle Nazioni Unite: il 78% della Palestina mandataria contro il 56% della Risoluzione 181. Posta tra lo Stato ebraico e i paesi arabi coinvolti nel conflitto, la Green Line deline il profilo della West Bank inclusa Gerusalemme Est e della Striscia di Gaza: la prima sotto amministrazione giordana e la seconda sotto quella egiziana. Le aspirazioni nazionali degli arabi palestinesi, maggioranza della popolazione nella Palestina mandataria, furono schernite dal Piano di spartizione il 44% del territorio e si arresero dinanzi allavanzata delle truppe ebraiche, che le ridusse della met (22% del territorio). Per i leader sionisti, lottenimento di una patria garantita dalla legge era solo il primo atto di un progetto a lungo termine che avrebbe condotto al consolidamento del carattere ebraico dello Stato. Circa 800.000 rifugiati palestinesi bussavano alle frontiere israeliane reclamando il diritto al ritorno, e altri 150.000 arabi palestinesi erano rimasti allinterno del territorio neo-statale,

161

SEGAL Rafi, WEIZMAN Eyal (a cura di), A civilian occupation: the politics of Israeli architecture, pag.19, Babel, Tel Aviv, 2003 162 Tzipi Livni, citata in HALPER Jeff, Obstacles to Peace, pag.90, ICAHD, Jerusalem, 2009

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sebbene avessero assistito allespulsione, agli stermini163 e agli stupri condotti dalle truppe regolari e paramilitari ebraiche contro i propri connazionali. Una presenza umana inattesa, la cui gestione fu il secondo atto 164 dello sforzo sionista per erigere uno Stato elitario. Il progetto instaurato nei primi cinque anni di vita dello Stato israeliano pu essere considerato un esperimento di alterazione demografica, volto a rescindere il legame tra la maggioranza indigena e il territorio natio. Il carattere ebraico dello Stato necessitava un consolidamento, non solo per gli scopi messianici dellimpresa sionista ma anche per diluire la presenza araba palestinese e per mantenere la maggioranza demografica. E in questottica che, nel 1950, la Knesset eman la Law of Return e lAbsentee Property Law. I due provvedimenti e la legislazione a essi connessa sono da intendersi come complementari, poich rappresentano i primi due tempi dellalterazione demografica in Israele-Palestina. Le disposizioni contenute scambiarono i caratteri di presenza e di assenza della popolazione su base etnica/nazionale, e sancirono in maniera definitiva lassenza dei possibili presenti. La Law of Return ebbe lonere di convertire gli assenti in potenziali o effettivi presenti, in questo caso lintera popolazione ebraica mondiale:
1. Every Jew has the right to come to this country as an oleh. 2. (a) Aliyah shall be by oleh's visa. (b) An oleh's visa shall be granted to every Jew who has expressed his desire to settle in Israel, unless the Minister of Immigration is satisfied that the applicant (1) is engaged in an activity directed against the Jewish people; or (2) is likely to endanger public health or the security of the State [] 4. Every Jew who has immigrated into this country before the coming into force of this Law, and every Jew who was born in this country, whether before or after the coming into force of this Law, shall be deemed to be a person who has come to 165 this country as an oleh under this Law .

Per aliyah si intende limmigrazione degli ebrei in Israele, mentre loleh (al plurale, olim) lebreo immigrato. Il carattere rivoluzionario di questa legge immediato, ogni ebreo avrebbe avuto il diritto di insediarsi nello Stato di Israele, manifestando la sola intenzione di risiedervi. Luso della parola diritto riflette il legame immutabile e superiore tra la disposizione e il gruppo nazionale di appartenenza anchesso di carattere immutabile , sorpassando lebraismo nazionalizzato ed elevandolo a un livello
163

MORRIS Benny, Righteous victims: a history of the Zionist-Arab conflict, 1881-2001, pagg.259-301, Vintage Books, New York, 2001 164 YIFTACHEL Oren, Between colonialism and ethnocracy: Creeping apartheid in Israel/Palestine, in JEENAH Naeem (a cura di), Pretending Democracy: Israel, an ethnocratic State, pag.103, Afro-Middle East Centre, Johannesburg, 2012 165 Law of Return 5710-1950, Israel Ministry of Foreign Affairs, http://www.mfa.gov.il/MFA/MFAArchive/1950_1959/Law%20of%20Return%205710-1950

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globale, senza confini. Una simile concezione presente nella Dichiarazione della Fondazione dello Stato di Israele, in cui non esplicitato alcun riferimento allindipendenza e alla sovranit dello Stato166, ma solo a quelle del popolo ebraico. La sovranit implica il possesso di confini definiti e, in maniera sottintesa, questa avrebbe riconosciuto anche quelli del 22% mancante di Eretz Yisrael: West Bank, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est. Il concetto di indipendenza antitetico a quello di Stato ebraico presentato dalla Law of Return, poich lo Stato dipende da una comunit diffusa nel mondo. Solo in questa cornice possibile comprendere lidea di confine dellex-Primo Ministro israeliano Golda Meir: il confine dove vivono gli ebrei, non dove c una linea sulla mappa 167. Limmutabilit dei caratteri sui quali si fonda lo Stato ebraico si contrappone alla fluidit delle sue frontiere, necessaria per la sua espansione. La legge fu concepita con carattere retroattivo, tale da legittimare la presenza, sul territorio neo-statale, di tutti gli ebrei immigrati nella Palestina mandataria e di tutti i nati tra il 14 maggio 1948 e lentrata in vigore della legge. Nel 1952, la Law of Return fu consolidata dallIsraels Nationality Law:
1. Preliminary Israel nationality is acquired: By return; by residence in Israel; by birth; by birth and residence in Israel; by naturalization or by grant. There shall be no Israel nationality save under this Law. 2. Nationality by return (a)Every "oleh" under the Law of Return, 5710-1950, shall become an Israel national by return unless Israel nationality has been conferred on him by birth. (b)Israel nationality by return is acquired: (1)by a person who came as an "oleh" into, or was born in, the country before the establishment of the State, with effect from the day of the establishment of the State; (2)by a person having come to Israel as an "oleh" after the establishment of the State, with effect from the day of his "aliyah"; (3)by a person born in Israel after the establishment of the State with effect from 168 the day of his birth .

Prima di esaminare il contenuto del testo, necessario comprendere la controversia linguistica che lo accompagna. Come chiarito dallantropologa statunitense Roselle Tekiner, il testo originale della legge adotta il termine ebraico ezrahut, cio cittadinanza, erroneamente tradotto in inglese con nationality169.
166

Declaration of Establishment of State of Israel, Israel Ministry of Foreign Affairs, Peace Process, Guide, http://www.mfa.gov.il/MFA/Peace+Process/Guide+to+the+Peace+Process/Declaration+of+Establishment+of+State+of+I srael.htm 167 ARONSON Geoffrey, Creating Facts: Israel, Palestinians and the West Bank, pag.14, Institute for Palestine Studies, Washington D.C., 1987 168 Nationality Law, 5712-1952, Refworld, United Nations High Commissioner for Refugees, http://www.unhcr.org/refworld/docid/3ae6b4ec20.html 169 TEKINER Roselle, Race and the Issue of National Identity in Israel, International Journal of Middle East Studies,

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In lingua inglese, citizenship e nationality cittadinanza e nazionalit sono sinonimi, ma ci non vale anche per lebraico, dove nationality si esprime con il termine leum170. La traduzione corretta della legge, al contrario di quella comunemente adottata171, quindi Israels Citizenship Law, da cui si deduce che in Israele i concetti di nazionalit e di cittadinanza siano distinti. In tal senso, una nota del Ministero degli Affari Esteri israeliano aiuta a far luce sulla vicenda:
Israel's Nationality Law relates to persons born in Israel or resident therein, as well as to those wishing to settle in the country, regardless of race, religion, creed, sex or political belief. Citizenship may be acquired by: Birth The Law of Return Residence 172 Naturalization .

E la cittadinanza, non la nazionalit, che pu essere acquisita con la Law of Return: per nascita, con la residenza o con la naturalizzazione. La Law of Return occupa una sezione apposita del provvedimento, nella quale si riconosce lautomatico ottenimento della cittadinanza a ogni oleh immigrato, nato nella Palestina mandataria o nato dopo il 14 maggio 1948. La manifestazione della volont di residenza non garantisce solo il diritto di immigrare in Israele, ma conferisce anche a ogni ebreo lautomatica cittadinanza israeliana. Tale proposito deducibile anche dalla Dichiarazione della Fondazione dello Stato dIsraele, che ribadisce la fondazione di Israele come Stato per gli ebrei; ne consegue che la nazionalit sia da intendersi come ebraica, mentre la cittadinanza israeliana. Questo inciso permette di comprendere il carattere discriminatorio dellIsraels Citizenship Law, tale da negare la cittadinanza alle persone che cessarono di risiedere in Israele prima dellentrata in vigore della legge:
(c)This section does not apply: (1)to a person having ceased to be an inhabitant of Israel before the coming into 173 force of this Law .

Questa esclusione solo in apparenza non-discriminatoria, presentando una clausola restrittiva comune a tanti altri paesi. La reali intenzioni emergono per in seguito:
Vol. 23 (n 1), 1991, pagg. 39-55, pubblicato in United Nations Human Rights Office of the High Commissioner for Human Rights, http://www2.ohchr.org/english/bodies/cerd/docs/ngos/Tekiner-Race-national-identity.pdf 170 WHITE Ben, Palestinians in Israel: Segregation, Discrimination and Democracy, pag.12, Pluto Press, London, 2012 171 Anche il sito web dellAlto Commissariato ONU per i Rifugiati, fonte dalla quale tratta la precedente citazione del testo della legge, presenta lerrore. 172 Acuisition of Israeli Nationality, Israeli Ministry of Foreign Affairs, http://www.mfa.gov.il/MFA/Facts%20About%20Israel/State/Acquisition%20of%20Israeli%20Nationality 173 Nationality Law, 5712-1952, Refworld, United Nations High Commissioner for Refugees, http://www.unhcr.org/refworld/docid/3ae6b4ec20.html

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(a) A person who, immediately before the establishment of the State, was a Palestinian citizen and who does not become an Israel national under section 2, shall become an Israel national with effect from the day of the establishment of the State if: (1)he was registered on the 4th Adar, 5712 (1st March 1952) as an inhabitant under the Registration of Inhabitants Ordinance, 5709-1949; and (2)he is an inhabitant of Israel on the day of the coming into force of this Law; and (3)he was in Israel, or in an area which became Israel territory after the establishment of the State, from the day of the establishment of the State to the day of the coming into force of this Law, or entered Israel legally during that 174 period .

Con queste disposizioni, ogni cittadino palestinese avrebbe potuto acquisire la cittadinanza israeliana solo se, al 1 marzo 1952, fosse stato iscritto nel registro della popolazione o fosse residente nello Stato di Israele o in un territorio divenuto israeliano dopo il 14 maggio 1948. Il terzo paragrafo si riferisce al 22% di territorio allocato dalle Nazioni Unite allo Stato palestinese e conquistato in seguito conquistato dalle Forze di Difesa israeliane (IDF). E questa la pratica che ha regolato lesclusione dei circa 800.000 rifugiati palestinesi che attendevano di fare ritorno, una pratica che ancora oggi nega ai discendenti di quella massa speranzosa il diritto di calpestare il suolo natio. Secondo i dati forniti dallUnited Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA), lagenzia ONU che fornisce assistenza, protezione e sostegno ai rifugiati palestinesi in Giordania, Libano, Siria e Territori Palestinesi Occupati, sono 4.797.323175 i rifugiati palestinesi in questi paesi. Nel 2001, la Knesset promulg lEntrenchment of the Negation of the Right to Return, una norma che blind la negazione del diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, ad eccezione dei casi specificamente approvati del Parlamento176. Con il termine rifugiato, la legge identifica ogni individuo che lasci i confini dello Stato di Israele in tempo di guerra e che non cittadino dello Stato di Israele, inclusi [] i rifugiati del 1948 o un membro familiare177. Queste norme violano apertamente la Risoluzione 181 e la Risoluzione 194, entrambe adottate dallAssemblea Generale delle Nazioni Unite. La Risoluzione 181 sanc la spartizione della Palestina mandataria in due entit Statali, una ebraica e una araba; al paragrafo terzo, riguardante la cittadinanza, le convenzioni internazionali e le obbligazioni finanziarie, precisava:

174

Nationality Law, 5712-1952, Refworld, United Nations High Commissioner for Refugees, http://www.unhcr.org/refworld/docid/3ae6b4ec20.html 175 Dati al 1 gennaio 2012, United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East, http://www.unrwa.org/userfiles/20120317152850.pdf 176 JAMJOUM Hazem, Denial of Refugee Return: The Core Dimension of Israels Apartheid, Al Majdal, n48, 2012, pagg.24-28 177 Ibidem

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I cittadini palestinesi residenti in Palestina al di fuori della citt di Gerusalemme, cos come gli arabi e gli ebrei che, non in possesso della cittadinanza palestinese, risiedono in Palestina al di fuori della citt di Gerusalemme, subito dopo il riconoscimento dell'indipendenza diventeranno cittadini dello Stato in cui risiedono 178 e godranno di tutti i diritti civili e politici .

Questa disposizione fu inserita per tutelare il diritto di cittadinanza degli ebrei residenti nel neo-Stato palestinese e degli arabi nel neo-Stato ebraico, arginando possibili pratiche discriminatorie. La Risoluzione 194 riconobbe il diritto dei rifugiati palestinesi, auspicando che questi potessero
vivere in pace con i loro vicini [] e che dovrebbe essere pagato un indennizzo per quelli che scelgono di non fare ritorno alla loro propriet, mentre la perdita o il danneggiamento della propriet che, in base ai principi del diritto internazionale o 179 dellequit, devono essere risarciti dai governi o dalle autorit responsabili .

Ad oggi, gli appelli delle Nazioni Unite si sono rivelati inascoltati, mentre i rifugiati palestinesi si accalcano ai confini israeliani il 15 maggio di ogni anno, per commemorare la data a essi pi cara e, allo stesso tempo, tragica: la Nakba (Catastrofe). Non un caso che questa data coincida con quella della nascita dello Stato di Israele, perch questo levento con la guerra e lespulsione che li ha costretti allassenza. I sentimenti dei rifugiati palestinesi sono descritti intensamente da Hazem Jamjoum, ex-direttore del periodico Al Majdal:
Mentre il sole tramonta sulla marcia del ritorno del 15 maggio 2011, una sensazione condivisa sfiora le folle in Libano, Siria, Giordania, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza occupate. Gli stato detto che era "tempo di andare a casa". Nessuno pu fare a meno di pensare che "casa" non dove gli autobus sono diretti, ma dietro i soldati che hanno impedito il loro vero viaggio di ritorno. Nonostante tutti gli sforzi per negare e distorcere questa realt, la consapevolezza che la Palestina lautentica e legittima patria della pi grande e durevole popolazione rifugiata nel mondo, la ragione per cui non ci potr mai essere fine all'apartheid israeliano, per non parlare di una pace duratura, senza la 180 realizzazione del diritto al ritorno dei profughi palestinesi .

Con la negazione del ritorno ai rifugiati palestinesi, fu possibile procedere con il secondo tempo del progetto di alterazione demografica, cio il consolidamento della vulnerabilit degli arabi palestinesi rimasti sul territorio divenuto israeliano. Tra il 1948 e il 1966, i palestinesi in Israele furono soggetti a un regime di legge marziale che aggrav la loro condizione di sfollati interni; al contrario dei rifugiati
178

Resolution 181 (1947) of 29 November, United Nations Information System on the Question of Palestine, http://unispal.un.org/unispal.nsf/0/7F0AF2BD897689B785256C330061D253 179 Resolution 194 (1948) of 11 December, United Nations Information System on the Question of Palestine, http://unispal.un.org/UNISPAL.NSF/0/C758572B78D1CD0085256BCF0077E51A 180 JAMJOUM Hazem, Denial of Refugee Return: The Core Dimension of Israels Apartheid, Al Majdal, n48, 2012, pagg.24-28

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oltreconfine, queste persone provenivano prevalentemente dalle aree rurali agricole e non da quelle urbane181. Per consolidare il loro carattere di assenti, le autorit israeliane emanarono una serie di disposizioni volte a rescindere in maniera definitiva il legame tra i palestinesi e le loro terre. Nel 1948, a guerra non ancora conclusa, il Consiglio provvisorio di Stato, lorgano legislativo antecedente la Knesset, ripristin i regolamenti britannici del 1939 che sancivano lo stato demergenza. Nonostante gli emendamenti e le restrizioni, lo stato demergenza stato rinnovato dalla Knesset sino ai giorni nostri. Di l a poco fu emanata lAbandoned Areas Ordinance, unordinanza che dichiarava abbandonata ogni area abitativa dove non ci fosse traccia di popolazione, perch conquistata dalle Forza di Difesa israeliane o perch arresasi a queste. I terreni e le propriet ivi presenti passavano sotto lautorit del governo, che poteva disporne previe apposite istruzioni. Quello stesso anno, lEmergency Land Requisition (Regulation) Law legittim gli espropri terrieri, motivati dalla superiore necessit di difesa dello Stato o per fornire i servizi pubblici di base. Nel 1949, lEmergency Regulations (Security Zones) Law permise di dichiarare alcune regioni come aree militari chiuse, che corrispondevano ai territori dove si concentrava la maggioranza dei palestinesi in Israele182. Con queste disposizioni, molti villaggi palestinesi spopolati divennero inaccessibili per chi volesse farvi ritorno, mentre lapplicazione del regolamento nei villaggi abitati permise il loro sgombero forzato, limposizione del coprifuoco e la demolizione di abitazioni o di altre strutture. Le aree interessate furono: la Galilea, il Triangolo (unarea prossima alla Linea Verde nella parte centrale dIsraele), il deserto del Naqab (Negev), le aree prossime alla Striscia di Gaza e alle linee di demarcazione con i paesi confinanti. Essendo queste le zone a maggioranza araba palestinese sul territorio israeliano, se ne deduce che lo scopo della legge era quello di frammentare i territori abitati dagli arabi. Queste disposizioni sono solo alcune di un quadro normativo pi ampio 183 votato al consolidamento del carattere ebraico dello Stato; lamministrazione e il controllo del territorio erano necessari per permettere linsediamento degli olim provenienti dallestero, uno sforzo che raggiunse il suo apice con lAbsentees Property Law del 1950. Questa legge sostitu lEmergency Regulations (Absentees Property) Law del 1948, donando un significato nuovo al termine assente:

181

MASALHA Nur (a cura di), Catastrophe Remembered: Palestine, Israel and the Internal Refugees, pag.14, Zed Books, New York, 2005 182 Ruling Palestine: a history of the legal sanctioned Jewish-Israeli seizure of land and housing in Palestine, pagg.3755, 2005, Badil Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights and Centre on Housing Rights and Evictions (COHRE), COHRE, http://www.cohre.org/sites/default/files/palestine_-_ruling_palestine_may_2005.pdf, file PDF. 183 Ibidem

70

(1) a person who, at any time during the period between the 16th Kislev, 5708 (29th November, 1947) and the day on which a declaration is published, under section 9(d) of the Law and Administration Ordinance, 5708-1948(1), that the state of emergency declared by the Provisional Council of State on the 10th Iyar, 5708 (19th May, 1948)(2) has ceased to exist, was a legal owner of any property situated in the area of Israel or enjoyed or held it, whether by himself or through another, and who, at any time during the said period: (i) was a national or citizen of the Lebanon, Egypt, Syria, SaudiArabia, TransJordan, Iraq or the Yemen, or (ii) was in one of these countries or in any part of Palestine outside the area of Israel, or (iii) was a Palestinian citizen and left his ordinary place of residence in Palestine(a) for a place outside Palestine before the 27th Av, 5708 (1st September, 1948); or (b) for a place in Palestine held at the time by forces which sought to prevent the establishment of the State of Israel or which fought against it after its establishment; (2) a body of persons which, at any time during the period specified in paragraph (1), was a legal owner of any property situated in the area of Israel or enjoyed or held such property, whether by itself or through another, and all the members, partners, shareholders, directors or managers of which are absentees within the meaning of paragraph (1), or the management of the business of which is otherwise decisively controlled by such absentees, or all the capital of which is in 184 the hands of such absentees .

Era considerata assente ogni persona in possesso della cittadinanza di un paese nemico che, dopo il 29 novembre 1947, avesse una propriet in Israele; ogni cittadino di un paese nemico che si trovasse in uno di questi o in unarea della Palestina mandataria che non fosse quella israeliana; ogni cittadino della Palestina mandataria che, prima del 1 settembre 1948, avesse abbandonato la sua residenza per recarsi in un luogo al di fuori di essa o in unarea controllata da forze nemiche. Con lutilizzo del termine generico persona, la legge nascose il suo carattere discriminatorio, poich era chiaramente rivolta alla maggioranza della popolazione della Palestina mandataria, allepoca era rifugiata o sfollata: quella araba palestinese. Le aree controllate dalle forze nemiche erano i territori allocati allo Stato arabo dalla Risoluzione 181 delle Nazioni Unite, divenuti israeliani con larmistizio del 1949. In queste aree, dove stanziavano le truppe siriane, libanesi, iraqene, egiziane, yemenite e transgiordane, la popolazione araba palestinese cerc protezione dai massacri e dalle espulsioni perpetrati dalle truppe regolari e paramilitari ebraiche. Le propriet degli assenti sarebbero passate a un Custode nominato dal Ministro delle Finanze, che le avrebbe gestite come un proprietario, con il

184

Absentees Property Law 5710-1950, United Nations Information System on the Question of Palestine, http://unispal.un.org/UNISPAL.NSF/0/E0B719E95E3B494885256F9A005AB90A

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potere di espellere chiunque si trovasse illegalmente sulla propriet e di demolire ogni costruzione non autorizzata. Dal momento che nessuna disposizione riguardava la comunit ebraica, la legge era chiaramente rivolta agli arabi palestinesi: il provvedimento fu concepito per favorire lallocazione delle terre agli ebrei. LAbsentee Property Law consolid la negazione del diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, li rese due volte assenti. Per coloro che sono comunemente chiamati arabi israeliani, cio i palestinesi dIsraele, questa legge inaugur lossimoro di assenti presenti: uno status che riconosce la presenza fisica dellindividuo ma lo considera assente dal punto di vista legislativo. Lassenza diviene la negazione dellesistenza, il mancato riconoscimento di un diritto inalienabile, privato nellintento di favorire il benessere altrui. Dopo il 14 marzo 1950, data di entrata in vigore della legge, furono pi di 40.000 gli arabi palestinesi nella condizione di assenti presenti, senza alcuna possibilit di fare ritorno alle proprie case, terre e attivit. Lo status di sfollati interni era facilmente sanabile, ma le autorit israeliane decisero di infliggere un ulteriore supplizio ai palestinesi gi annichiliti dal conflitto, con lo scopo di perseguire lobiettivo sionista di un territorio solo per ebrei. Il progetto di alterazione demografica non si limit al solo territorio israeliano, poich fu esteso in seguito anche alla West Bank, alla Striscia di Gaza e a Gerusalemme Est, con loccupazione militare di queste aree nel 1967. Tra il 1967 e il 1994, le autorit israeliane hanno revocato la residenza a circa 140.000 palestinesi della West Bank e della Striscia di Gaza 185, con la loro immediata deportazione. Solo 10.000 palestinesi sono riusciti ad ottenere un permesso per fare ritorno nei TPO: gli altri 130.000 sono classificati come non pi residenti186. Di questi, 108.878 provengono dalla sola Striscia di Gaza, a causa di una prassi che poggia su due criteri: la residenza allestero per pi di sette anni e la mancata inclusione nei censimenti condotti dai militari israeliani nel 1981 e nel 1988. Secondo i dati dellassociazione israeliana HAMOKED aggiornati al 2012, la cifra complessiva comprende circa 250.000 palestinesi dei TPO. Non ci sono notevoli differenze con le politiche rivolte ai palestinesi in Israele: queste erano e sono ancora oggi mosse dalla necessit di rendere assenti i presenti e di imporre una maggioranza demografica ebraica in IsraelePalestina. Lesperimento condotto sulla popolazione particolarmente evidente a Gerusalemme Est, occupata nel 1967 e de facto annessa allo Stato di Israele quello stesso anno: una palese violazione del diritto internazionale, che afferma
185

"Ceased Residency": between 1967 and 1994 Israel revoked the residency of some quarter million Palestinians from the West Bank and the Gaza strip, HAMOKED Center for the Defence of the Individual, http://www.hamoked.org/Document.aspx?dID=Updates1175 186 Israel stripped 140,000 Palestinians of residency rights, document reveals, The Guardian, http://www.guardian.co.uk/world/2011/may/11/israel-palestinians-residency-rights

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lillegalit di ogni annessione territoriale unilaterale. Il 28 giugno 1967, diciotto giorni dopo la conclusione della Guerra dei Sei Giorni, le autorit israeliane estero la propria giurisdizione su Gerusalemme Est (71 km), che, con il conferimento di nuovi confini municipali, fu unita a Gerusalemme Ovest in unico corpo amministrativo.

Mappa 5. Confini municipali di Gerusalemme, 1947-2000 (Palestinian Academic Society for the Study of International Affairs , http://www.passia.org/palestine_facts/MAPS/images/jer_maps/Jlem1947-2000.html)

Nel 1980, la Knesset eman la Basic Law: Jerusalem, Capital of Israel187, una legge che riconosceva Gerusalemme come la capitale unica e indivisibile dello Stato ebraico188. Lunificazione e la completezza derivano dalloccupazione militare del 1967, e, malgrado il leitmotiv dei rappresentanti israeliani, questo status illegale e non riconosciuto dalla comunit internazionale. Con lestensione della legge israeliana su Gerusalemme Est, le autorit condussero un censimento della sua popolazione, sotto il quale furono registrati 66.000 palestinesi. A tutti i residenti non presenti al momento del censimento fu negata la possibilit di ottenere una carta didentit israeliana, gli altri invece avrebbero potuto farne richiesta previo soddisfacimento di apposite clausole, tra
187 188

Israele non ha una Costituzione, lorganizzazione dello Stato deriva da varie Basic Law emanate dopo il 1948. Basic Law: Jerusalem, Capital of Israel, The Knesset, http://www.knesset.gov.il/laws/special/eng/basic10_eng.htm

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cui la conoscenza della lingua ebraica e il giuramento di lealt allo Stato israeliano. A queste condizioni, comprensibile la ragione per cui pochi palestinesi richiesero la cittadinanza israeliana, una prassi ancora oggi diffusa: perch giurare fedelt a uno Stato occupante? Soggetti alla legge israeliana ma senza uno status giuridico definito, anche i palestinesi di Gerusalemme Est furono identificati con un ossimoro: cittadini con residenza permanente. LEntry into Israel Law del 1952189, definisce residenti permanenti tutti gli immigrati che, ad eccezione degli olim, manifestano lintenzione di trasferirsi in Israele e ottengono un apposito permesso. Queste pratiche rientrano sotto la giurisdizione delle politiche immigratorie, come avviene nella maggioranza dei paesi del mondo. Lo status di residenza permanente permette di vivere e lavorare in Israele e di ottenere laccesso agli incentivi sociali garantiti dallIstituto Nazionale delle Assicurazioni ma, al contrario della cittadinanza, non garantisce ai possessori il diritto di voto per le per la Knesset. Lossimoro consiste nellattribuzione del titolo di immigrati ai nativi, costretti a subire unautorit straniera che ha esteso su di essi unamministrazione illegale sotto il profilo del diritto internazionale. Sullo sfondo si stagliano precedenti politiche discriminatorie, tra cui uno sviluppo urbano elaborato su base etnica/nazionale, non pianificato per il benessere di tutta la cittadinanza:
Nel 1973, il governo israeliano adott le raccomandazioni del Comitato Interministeriale per lEsame del tasso di sviluppo di Gerusalemme, stabilendo che lequilibrio demografico di ebrei e arabi deve essere mantenuto come era alla fine del 1972", cio il 73,5 per cento di ebrei e il 26,5 per cento di palestinesi. Nel corso degli anni, tutti i governi israeliani, attraverso il Comitato ministeriale per Gerusalemme, hanno riaffermato l'obiettivo come un principio guida della politica di pianificazione comunale, ed stato la base dei piani demografici e urbani preparati 190 dai ministeri del governo .

I piani di sviluppo urbano di Gerusalemme, dal 1967 a oggi, hanno compresso lo spazio abitativo dei quartieri palestinesi di Gerusalemme Est, in modo particolare quelli di Silwan e di Sheikh Jarrah, costringendo le famiglie a situazioni di sovraffollamento e a precarie condizioni igienico-sanitarie. Tra il 1995 e il 1996, le autorit israeliane introdussero un nuovo strumento di alterazione demografica e di consolidamento del carattere ebraico di Gerusalemme: la revoca dei permessi di residenza permanente. In realt la

189

Entry into Israel Law 5712-1952, Refworld, United Nations High Commissioner for Refugees, http://www.unhcr.org/refworld/docid/3ae6b4ec0.html 190 A Policy of Discrimination: Land Expropriation, Planning and Building, pag.31, 1995, Btselem The Israeli Information Center for Human Rights in the Occupied Territories (da qui in avanti solo Btselem), http://www.btselem.org/publications/summaries/199505_policy_of_discrimination, file DOC.

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pratica non era una novit, ma il suo utilizzo raggiunse proporzioni non comparabili al passato. Tra il 1967 e il 2011, 14.152 palestinesi di Gerusalemme Est hanno perso lo status di residenti permanenti191, e il numero di revoche aumentato dopo agli Accordi di Oslo; lapice stato raggiunto nel 2008, con 4577 permessi non rinnovati o revocati192. Limplementazione di questa politica si fonda sullintroduzione di un nuovo criterio di valutazione delle richieste: il centro della vita. Il candidato deve dimostrare che il centro della sua esistenza sia la citt di Gerusalemme, allegando alla richiesta le bollette del consumo elettrico, quelle del consumo idrico, le ricevute di pagamento delle tasse sui rifiuti, lattestato discrizione a scuola dei figli e altri documenti. Il Ministero dellInterno applica questa politica a tutte le persone che abbiano vissuto o risiedano allestero, categoria che comprende anche i TPO. La distinzione compiuta dalle autorit israeliane, per cui i TPO godono di uno status differente da quello di Gerusalemme Est, non riconosciuta dal diritto internazionale. Tra il 1949 e il 1967, la West Bank e Gerusalemme Est furono amministrate dalle autorit giordane, che optarono per unespansione urbana verso est. I nuovi quartieri palestinesi si svilupparono prevalentemente a nord e a est della Citt Vecchia, poich la Green Line impediva la crescita urbana verso ovest, dove si trovata larea di Gerusalemme sotto il controllo israeliano. Larea meridionale di Gerusalemme Est non era adatta allo sviluppo urbano, a causa della prossimit di aree desertiche; per questa ragione i quartieri residenziali furono costruiti nellarea settentrionale della citt, sulle pendici delle colline che degradano verso il cuore della West Bank193. E in questarea che si svilupparono le citt-dormitorio di Isawiyya, Beit Hanina e Beit Iksa, collocate tra Gerusalemme Est e Ramallah, lontane dal caos metropolitano e, dal 1967, allinterno dei nuovi confini municipali. A causa della contrazione dello spazio abitativo in prossimit della Citt Vecchia, molti palestinesi decisero di trasferirsi nelle citt di periferia, mentre altri si spinsero fino a Ramallah o addirittura in altri Stati, alla ricerca di opportunit lavorative o per proseguire la carriera universitaria. Il Ministero dellInterno annovera questi ultimi due casi tra i trasferimenti allestero, ed su questo che si fonda la decisione di revocare il permesso di residenza permanente: il centro della vita stato trasferito al di fuori dei confini municipali della Gerusalemme unificata. Ci che il Ministero dellInterno occulta che, nella maggioranza dei casi, il centro della vita stato trasferito a causa delle politiche discriminatorie contro
191

Statistics on Revocation of Residency in East Jerusalem, Btselem, http://www.btselem.org/jerusalem/revocation_statistics 192 Ibidem 193 EFRAT Elisha, The West Bank and Gaza Strip: a geography of occupation and disengagement, pagg.12 -25, Routledge, Abingdon, 2006

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i palestinesi di Gerusalemme Est. Il mancato rinnovo o la revoca della carta didentit blu quella dei residenti permanenti palestinesi di Gerusalemme comporta la sua restituzione e obbliga lex-titolare a lasciare Israele entro quindici giorni. Linclusione del criterio del centro della vita tra le clausole necessarie per lottenimento del permesso, presenta due evidenti debolezze 194. La prima riguarda linterpretazione temporale della clausola, perch il Ministero dellinterno distingue in maniera arbitraria tra tempo presente e tempo passato. I palestinesi che necessitano di un rinnovo devono provare che il presente centro della loro vita sia la citt di Gerusalemme ma, anche se la clausola soddisfatta, lottenimento della carta didentit blu non in alcun modo automatico. Questo perch va ulteriormente dimostrato che il centro della vita non si trovasse in passato al di fuori della citt di Gerusalemme. La clausola sfiora lassurdo nel caso di palestinesi cresciuti a Gerusalemme e poi trasferiti si allestero, non riconosciuto dalle autorit israeliane. La seconda debolezza consiste nel valore marginale conferito alla rete di relazioni umane che lindividuo instaura nel tessuto cittadino, sebbene il domicilio si trovi a qualche chilometro di distanza: luogo di lavoro, scuola dei figli, ospedali. Questa ambiguit ha colpito e colpisce soprattutto i palestinesi che, negli ultimi quindici anni, hanno scelto di trasferirsi al di fuori dei confini municipali di Gerusalemme, ad esempio nelle citt di Biddu o Bir Nabala195. Questa politica espressamente discriminatoria, perch la Law of Return esenta gli olim da una gravosa burocrazia e permette la loro residenza in Israele su base etnica/nazionale. Il passato centro della vita degli ebrei immigrati in Israele non preso in considerazione, in quanto la qualit nazionale ebraica conferisce diritti di livello superiore. Il carattere transnazionale dellebraismo, conferitogli dal movimento sionista, garantisce allindividuo un legame inscindibile con il futuro centro della vita: il territorio di Eretz Yisrael. Come emerge dai dati dellassociazione israeliana per i dirit ti umani Btselem, la maggioranza dei palestinesi con permesso di residenza permanente non rinnovato o revocato ha deciso di abbandonare la regione per trasferirsi allestero. Un tale epilogo funzionale al progetto di alterazione demografica in IsraelePalestina, perch quei palestinesi che hanno scelto di abbandonare il proprio centro della vita non potranno pi farvi ritorno.

194

The Quiet Deportation: Revocation of Residence of East Jerusalem Palestinians, pag.23, 1997, HAMOKED Center for the Defence of the Indivual e Btselem, Btselem, http://www.btselem.org/publications/summaries/199704_quiet_deportation, file DOC. 195 Arrested Development: The Long Term Impact of the Separation Barrier, pag.57-61, 2012, Btselem, http://www.btselem.org/download/201210_arrested_development_eng.pdf, file PDF.

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Questo trattamento viola il principio di eguaglianza sancito dai trattati internazionali, tra cui la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, e la Convenzione sullEliminazione di ogni Forma di Discriminazione Razziale (art.5), ratificata dallo Stato di Israele il 3 gennaio 1979:
In base agli obblighi fondamentali di cui allart. 2 della presente Convenzione, gli Stati contraenti si impegnano a vietare e ad eliminare la discriminazione razziale in tutte le forme ed a garantire a ciascuno il diritto alla eguaglianza dinanzi alla legge senza distinzione di razza, colore od origine nazionale o etnica, nel pieno godimento, in particolare, dei seguenti diritti: [] 1. il diritto di circolare liberamente e di scegliere la propria residenza allinterno dello Stato; 2. il diritto di lasciare qualsiasi paese, compreso il proprio, e di tornare nel proprio paese; 196 3. il diritto alla cittadinanza .

Si potrebbe obiettare che, ai sensi dellart.1 della stessa Convenzione, le disposizioni non possano essere applicate perch permessa una distinzione nel trattamento tra cittadini e non-cittadini dello Stato membro. Lobiezione sarebbe per viziata dalla mancata analisi del contesto nel quale si applica la Convenzione: i palestinesi di Gerusalemme Est, della West Bank e della Striscia di Gaza non hanno la cittadinanza israeliana perch non-ebrei. Il carattere ebraico dello Stato necessita di essere tutelato con il controllo demografico dellintera regione, come espresso dal principio guida della pianificazione urbana adottato a Gerusalemme dopo il 1972. Inoltre, secondo lICERD, deve essere evidente che queste pratiche non siano discriminatorie nei confronti di una particolare nazionalit, un elemento ribadito dal Comitato sullEliminazione di Ogni Forma di Discriminazione Razziale:
13. Assicurarsi che particolari gruppi di non-cittadini non siano discriminati per quanto riguarda l'accesso alla cittadinanza o alla naturalizzazione, e di prestare la dovuta attenzione a eventuali ostacoli alla naturalizzazione che possono esistere per i residenti a lungo termine o permanente; 14. Riconoscere che la privazione della cittadinanza sulla base di razza, colore, ascendenza o dell'origine nazionale o etnica una violazione degli obblighi degli Stati membri al fine di garantire il godimento non-discriminatorio del diritto alla cittadinanza; 15. Prendere in considerazione che, in alcuni casi, la negazione della cittadinanza per i residenti a lungo termine o permanenti, potrebbe comportare loro la creazione di una situazione di svantaggio nell'accesso a un lavoro lavoro e ai benefici 197 sociali .

196

International Convention on the Elimination of All Forms of RacialDiscrimination, Audiovisual Library of International Law, http://treaties.un.org/doc/publication/UNTS/Volume%20660/v660.pdf, file PDF. 197 General Recommendation No.30: Discrimination Against Non Citizens : . 01/10/2004., Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights, http://www.unhchr.ch/tbs/doc.nsf/(Symbol)/e3980a673769e229c1256f8d0057cd3d?Opendocument

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Lart.2 della Convenzione sullApartheid considera crimine di apartheid:


Ogni misura legislativa o d'altro genere, destinata a impedire ad uno o pi gruppi razziali di partecipare alla vita politica, sociale, economica e culturale del paese, e che crea deliberatamente le condizioni che impediscono il pieno sviluppo del gruppo o dei gruppi considerati, in particolare negando ai membri di uno o pi gruppi razziali le libert e i diritti fondamentali dell'uomo, inclusi [] il diritto di lasciare il proprio paese e di ritornarvi, il diritto alla cittadinanza, il diritto alla libert 198 di movimento e di residenza .

I casi esaminati in questa prima parte, mostrano come le politiche delle autorit israeliane contro la popolazione palestinese costituiscano un crimine di apartheid ai sensi della Convenzione del 1973. Nel Sudafrica dellapartheid, il Population Registration Act e il Promotion of Bantu Self-government Act permisero di classificare la popolazione su base razziale ed etnica, privando la maggioranza indigena della cittadinanza sudafricana a favore di quella dei bantustan. In Israele-Palestina, la Dichiarazione della Fondazione dello Stato di Israele, la Law of Return e lIsraels Citizenship Law conferiscono a Israele un esclusivo carattere ebraico, e creano una distinzione della la popolazione su base etnica/nazionale: ebrei e non-ebrei. Questa classificazione conferisce alla popolazione ebraica superiori diritti ed emargina il resto della popolazione, un tempo maggioranza indigena dellarea. LAbsentees Property Law, le nuove clausole per lottenimento della residenza permanente e il restante impianto normativo emanato dalla Knesset, hanno permesso di consolidare il carattere ebraico dIsraele, di Gerusalemme e dei Territori Palestinesi Occupati: unintera popolazione stata privata della cittadinanza e della residenza poich estranea al progetto statale, perch diversa. Nel Sudafrica dellapartheid, la deportazione, lespulsione o lallontanamento forzato non erano tra gli obiettivi del governo dei bianchi, desideroso di mantenere una popolazione da sfruttare come manodopera a basso costo. In Israele-Palestina, le autorit israeliane promuovono queste pratiche per ottenere e mantenere legemonia demografica della popolazione ebraica sulla popolazione palestinese. Unideologia, quella sionista, che mossa dallaccaparramento della pi ampia porzione di territorio, con la minima presenza di popolazione indigena: la logica tipica di ogni esperienza coloniale.

198

International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid. Adopted by the General Assembly of the United Nations on 30 Novem ber 1973, Audiovisual Library of International Law, http://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%201015/volume-1015-I-14861-English.pdf, file PDF.

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3.2. Demolire la presenza per convertirla in assenza


Alla fine della Prima Guerra arabo-israeliana, furono 531 i villaggi palestinesi distrutti199 nellarea che, nel 1949, sarebbe divenuto lo Stato di Israele. Sin dagli albori della questione palestinese, la pratica delle demolizioni stata la forma pi tangibile dellalterazione demografica in Israele-Palestina. Jeff Halper, antropologo e coordinatore dellIsraeli Committee Against House Demolitions (ICHAD), considera il bulldozer come lemblema del regime imposto dalle autorit israeliane sui palestinesi:
La politica delle demolizioni delle case va oltre i semplici mezzi amministrativi e militari per contenere o espellere unintera popolazione. Nellinsieme, dal 1948 a oggi, rappresenta una politica di trasferimento, di una popolazione che ne 200 espropria unaltra, prendendo la sua terra e il suo diritto allautodeterminazione .

Grazie ai regolamenti demergenza ereditati dal Mandato britannico, le a utorit israeliane condussero il maggior numero di demolizioni a ostilit concluse, tra il 1949 e gli anni 60. Con loccupazione militare della West Bank, di Gerusalemme Est e della Striscia di Gaza, la politica delle demolizioni fu adottata anche in quelle aree. Le procedure che portano alla demolizione di unabitazione, di uninfrastrut tura pubblica o di unattivit possono presentare alcune differenze tra Israele e i Territori Palestinesi Occupati, ma il principio guida, lattuazione e gli esiti sono gli stessi. Per Btselem, la politica delle demolizioni rientra nel pi ampio progetto di deportazione silenziosa della popolazione palestinese, di cui fa parte anche la revoca o il mancato rinnovo dei permessi di residenza temporanea. In Israele le autorit motivano la prassi delle demolizioni con la mancanza dei permessi di costruzione, con ledificazione della struttura in un terreno dichiarato agricolo o troppo scosceso per ledificazione, con il pretesto di situazioni igienico-sanitarie precarie dovute allelevata densit abitativa dellarea coinvolta. La Galilea, nella parte settentrionale di Israele, una delle aree dove presente la pi alta concentrazione di palestinesi. Tra il 1948 e il 1949, la regione fu testimone di unintensa campagna di demolizioni, per consentire la costruzione di nuovi insediamenti abitativi per gli ebrei immigrati, scongiurando il pericolo che le aree conquistate dalle Forze di Difesa israeliane venissero rese agli arabi con larmistizio, sulla base della Risoluzione 181201 delle Nazioni Unite.

199 200

PAPPE Ilan, La pulizia etnica della Palestina, pag.5, Fazi Editore, Roma, 2008 HALPER Jeff, Obstacles to Peace, ICHAD, Jerusalem, 2009 201 Demolishing Homes, Demolishing Peace: Political and Normative Analysis of Israels Displacement Policy in the OPT, pag. 3, 2012, Israeli Committee Against House Demolitions, http://www.icahd.org/sites/default/files/Demolishing%20Homes%20Demolishing%20Peace_1.pdf, file PDF.

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Nei Territori Palestinesi Occupati, le demolizioni sono eseguite sulla base di tre fattori: 1. Amministrativo 2. Militare/sgombero del territorio 3. Punitivo 1. Il fattore amministrativo riguarda la mancanza di un permesso di costruzione, conferito dalle autorit militari israeliane. Dal momento che i permessi di costruzione riguardano alcune aree specifiche dei Territori Palestinesi Occupati, per meglio comprendere questo regime, necessario aprire una parentesi sulla suddivisione del territorio. LAccordo ad interim sulla Cisgiordania e la Striscia di Gaza (1995) fu il secondo atto degli Accordi di Oslo, per questa ragione meglio conosciuto con il nome di Oslo II. Laccordo sanc la divisione amministrativa della West Bank in tre aree: area A, area B e area C. Larea A, sotto il controllo civile e militare dellAutorit Nazionale Palestinese, comprende circa il 18% della West Bank; questa avrebbe dovuto espandersi progressivamente, sino a comprendere lintero territorio cisgiordano; ad oggi per la situazione rimasta immutata. Al contrario, larea B sotto il controllo civile dellAutorit Nazionale Palestinese e sotto il controllo militare congiunto israelo-palestinese, includendo il 22% della West Bank. Larea C la pi vasta delle tre: il 60% del territorio cisgiordano, sotto il completo controllo civile e militare israeliano202. La Striscia di Gaza fu suddivisa in maniera analoga, con le aree pi densamente popolate sotto il controllo dellAutorit Nazionale Palestinese, mentre quelle scarsamente popolate o disabitate sotto il totale controllo israeliano; queste ultime, chiamate aree gialle203, coprivano circa il 30% della Striscia di Gaza. Tra il 1995 e il 2005, anno del disimpegno delle forze civili e militari israeliane dalla Striscia di Gaza, i Territori Palestinesi erano frammentati in 227 isole territoriali: un arcipelago nel mare israeliano. Come avvenuto in Israele con i regolamenti demergenza, anche nei TPO le autorit israeliane hanno applicato limpianto normativo che le precedette, sfruttandolo a proprio favore. Nel 1966, le autorit giordane della West Bank emanarono la Law of Planning Towns, Village and Buildings n.79 , impiegata ed emendata dalle forze occupanti israeliane grazie al decreto militare n418 del 1971204.

202

Map: Defining the Palestinian Bantustan. Element#1. West Bank Areas A, B and C, Israeli Committee Against House Demolitions, http://www.icahd.org/node/442 203 Under the Rubble: House demolition and destruction of land and property, pag.39, 2004, Amnesty International, http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE15/033/2004/en/2193fae2-d5f6-11dd-bb241fb85fe8fa05/mde150332004en.pdf, file PDF. 204 Interior Affairs, Israel Defence Forces, http://www.law.idf.il/779-en/Patzar.aspx

80

Mappa 6. Accordi di Oslo: Area A, B e C (United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs, occupied Palestinian 205 Territory)

Il provvedimento giordano prevedeva che, se i piani di sviluppo e pianificazione locali fossero entrati in conflitto con i piani regolatori regionali, il permesso di costruzione potesse essere rifiutato dallAlto Consiglio di Pianificazione. Con
205

The Humanitarian Impact of Israeli Settlements and other Infrastructure in the West Bank, pag.122, 2007, http://www.ochaopt.org/documents/TheHumanitarianImpactOfIsraeliInfrastructureTheWestBank_conclusion.pdf, file PDF.

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lemendamento della legge introdotto dalle autorit israeliane, il Consiglio sarebbe stato nominato dal Comandante Militare dei TPO. Nel 1981, Israele decise di modificare il corpo amministrativo dei Territori Palestinesi, sostituendo il governo militare con lAmministrazione civile. La sostituzione era volta a consolidare la politica di normalizzazione condotta da Israele nei TPO tra il 1967 e il 1987: una situazione di occupazione temporanea divenne de facto in permanente206. La creazione dellAmministrazione civile sembr anticipare un superamento del regime militare, tuttavia questorgano era subordinato allesercito e ai servizi dintelligence israeliani (Shin Bet), una situazione immutata sino ai giorni nostri. Dal 1981 lAmministrazione civile che si occupa dellapprovazione delle licenze di guida e dei permessi di costruzione, ma lultima decisione spetta sempre ai militari o allo Shin Bet. Tra il 1967 e il 1993, circa 20.000 case, stalle, cisterne e altre infrastrutture sono state demolite nei Territori Palestinesi207. In seguito alla divisione amministrativa della West Bank e della Striscia di Gaza nel 1995, i permessi di costruzione in area A e B sono concessi dallAutorit Nazionale Palestinese, mentre quelli riguardanti larea C ricadono sotto lAmministrazione Civile. Tra il 1993 e il 2000, gli anni del Processo di Oslo, 1700 abitazioni palestinesi sono state demolite dallAmministrazione Civile 208. I funzionari hanno sempre sostenuto che le demolizioni fossero causate dalla mancanza di permessi di costruzione, ma la realt sembra suggerire una politica di contrazione dello spazio abitativo palestinese, contribuendo alla deportazione silenziosa della popolazione.

Immagine 2. Demolizioni e Trasferimenti, 2008-2012 (Israeli Committee Against House Demolitions, http://www.icahd.org/node/473)
206 207

GORDON Neve, Israels Occupation, pag.107, University of California Press, Berkeley e Los Angeles, 2008 Israels policy of demolishing palestinian homes must end: a submission to the Human Rights Council by the Israeli Committee Against House Demolitions, Israeli Committee Against House Demolitions, http://www.icahd.org/node/458 208 Ibidem

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Nel 1999, lallora portavoce dellesercito israeliano dichiar che la politica dellAmministrazione Civile fosse quella di non approvare alcun permesso di costruzione in area C, dove vivono circa 150.000 palestinesi209. Le intenzione furono ribadite nel 2003 da Shlomo Politus, allepoca consulente legale dellesercito israeliano: Non ci sono pi permessi di costruzione per i palestinesi210. Tra il 2008 e il 2012, nella sola West Bank sono state condotte 2238 demolizioni, con 4068 palestinesi sfollati (Immagine 2). 2. Le demolizioni condotte durante le operazioni militari ammontano a circa il 47% del totale211, e comprendono lo sgombero di unarea, il raggiungimento di un obiettivo militare o lassassinio di un sospettato secondo la politica israeliana delle uccisioni extragiudiziarie. Questa tipologia di demolizioni ha flagellato in modo particolare la Striscia di Gaza, una pratica che risale al 1967 ma ha raggiunto il suo apice dopo il 2000. Tra il 1971 e il 1972, una violenta campagna militare si abbatt sulla Striscia di Gaza per reprimere la crescente resistenza palestinese. Allepoca, la Striscia era composta in prevalenza di campi profughi, abitati in larga misura dagli arabi espulsi tra il 1947 e il 1949 dalle aree meridionali della Palestina mandataria, poi divenute territorio israeliano. La resistenza aveva trovato un fertile terreno nella miseria e nel sentimento di riscatto della popolazione rifugiata. Il Comando meridionale delle Forze di Difesa israeliane, allepoca guidato da Ariel Sharon212, aveva difficolt nel reprimere la resistenza palestinese, a causa del fitto tessuto urbano dei campi profughi della Striscia, che impediva un ideale dislocamento delle truppe di terra e dei carri armati. Sharon ordin allora una massiccia campagna di demolizioni per aprire dei varchi tra le abitazioni, tali da permettere il passaggio dei mezzi senza esporre i soldati al fuoco dei cecchini palestinesi. La funzione delle nuove vie fu anche quella di separare i campi in quartieri pi piccoli, in modo tale che le unit di fanteria avessero accesso a ognuno di essi e li potessero isolare213: al febbraio del 1972 circa 6000 case erano state distrutte214. Lapproccio di Sharon rivoluzion la strategia israeliana nei Territori Palestinesi, perch, quando fu applicato ad altri scenari di conflitto, si rivel capace di sciogliere lempasse militare creatasi.

209

Parallel Realities:Israeli Settlements and Palestinian Communities in the Jordan Valley, pag.44, nota n.90, 2012, Maan Development Center, http://www.maan-ctr.org/pdfs/FSReport/Settlement/content.pdf, file PDF. 210 Under the Rubble: House demolition and destruction of land and property, pag.39, 2004, Amnesty International, http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE15/033/2004/en/2193fae2-d5f6-11dd-bb241fb85fe8fa05/mde150332004en.pdf, file PDF. 211 Demolishing Home, Demolishing Peace: Political and Normative Analysis of Israels Displacement Policy in the OPT, Israeli Committee Against House Demolitions, http://www.icahd.org/sites/default/files/Demolishing%20Homes%20Demolishing%20Peace_1.pdf, file PDF. 212 Nel 1974 Sharon concluse la sua carriera militare per dedicarsi anima e corpo a quella politica, che lo port sino alla posizione di Primo Ministro nel 2001. 213 WEIZMAN Eyal, Architettura dellOccupazione: Spazio politico e controllo territoriale in Palestina e Israele, pag.66, Bruno Mondadori S.p.a., Milano, 2009 214 Ivi, pag.67

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Durante i quindici giorni della Battaglia di Jenin215, tra il 3 e il 18 aprile 2002, allinterno della pi ampia Operazione Scudo Difensivo, lintero quartiere Hawashin del campo profughi di Jenin fu raso al suolo dai bulldozer blindati dellesercito israeliano: 169 case con 374 appartamenti furono demolite, circa 4000 persone divennero sfollate e furono costrette a vivere in tende o con i parenti216. Come nella Striscia di Gaza tra il 1971 e il 1972, la densit abitativa rappresent un ostacolo enorme per lesercito israeliano, impossibilitato nel condurre le operazioni militari in un lasso di tempo ridotto. La dimensione spaziale fu aggravata dal dislocamento di trappole esplosive da parte delle fazioni resistenti palestinesi217. Le Forze di Difesa israeliane dichiararono che i combattimenti proseguirono anche dopo l11 aprile, con la presenza di cecchini palestinesi dislocati in alcuni edifici del quartiere Hawashin. Le motivazioni riguardavano lostilit degli spazi, ma le testimonianze dellepoca rivelano che la maggioranza delle distruzioni avvenne a battaglia conclusa218. Questultimo particolare rivela unevoluzione della strategia di Sharon, poich conferisce un nuovo status alla pratica delle demolizioni. Nella Striscia di Gaza, queste furono lo strumento spontaneo per sanare una criticit, con ripercussioni favorevoli agli autori nel breve e medio termine. Le demolizioni di Jenin, avvenute per lo pi a ostilit concluse, mostrarono una razionale pianificazione di lungo periodo, piegando il tessuto urbano alla volont delloccupante e modellandolo in prospettiva futura: il carattere delloccupazione fu ribadito come permanente.

215 216

BAKRI Mohammed (diretto da), Jenin, Jenin, Arab Film Distribution, 54 minuti, 2005 Shielded from Scrutiny: IDF violations in Jenin and Nablus, pag.41, 2002, Amnesty International, http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE15/143/2002/en/c4ef6642-d7bc-11dd-b4cd01eb52042454/mde151432002en.pdf, file PDF. 217 WEIZMAN Eyal, Architettura dellOccupazione: Spazio politico e controllo territoriale in Palestina e Israele, pagg.206-209, Bruno Mondadori S.p.a., Milano, 2009 218 Jenin: IDF Military Operations, pag.9, 2002, Human Rights Watch, http://www.hrw.org/reports/2002/israel3/israel0502.pdf, file PDF.

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Immagine 3. Fotografia aerea del campo profughi di Jenin, prima e dopo loperazione Scudo Difensivo (Applied Research Institute - Jerusalem, http://www.poica.org/editor/case_studies/Jenin%20Map%203.jpg) 85

Dal 2000, in seguito allo scoppio della Seconda Intifada, il regime imposto dalle autorit israeliane alla Striscia di Gaza ha ulteriormente peggiorato le condizioni di vita dei suoi residenti. Le Forze di Difesa israeliane hanno imposto una zona cuscinetto, unarea che si estende per tutto il perimetro della Striscia, al confine con il territorio israeliano. Prima del dicembre 2008, la zona cuscinetto aveva una profondit massima di 2 km219, composta di una no-go zone di 300 metri e di una high-risk zone di larghezza variabile. In questarea, lIDF ha condotto una massiccia campagna di demolizioni e livellamenti del terreno, con lobiettivo di favorire il controllo esterno della Striscia, liberando il campo visivo delle sentinelle e dei cecchini dislocati sulla parte israeliana del perimetro. Le demolizioni e i livellamenti riguardavano abitazioni e strutture agricole, tra cui serre, campi arabili e frutteti; inoltre, ogni persona presente nellarea sarebbe stata considerata una minaccia per la sicurezza, permettendo alle Forze di Difesa israeliane di aprire il fuoco. Tra il 2000 e il 2006, la campagna di demolizioni coinvolse soprattutto la no-go zone, con il progressivo abbandono dellarea da parte della popolazione palestinese, preoccupata per la propria incolumit. Dopo il 2005, con il disimpegno delle forze civili e militari israeliane dalla Striscia di Gaza, le operazioni di demolizione e di livellamento sono stante condotte con incursioni settimanali:
Lincursione tipica coinvolge tra i 4 e i 10 veicoli militari (carri armati, bulldozer, jeep militari), spesso accompagnata da elicotteri, droni e pesanti raffiche di artiglieria. Durante i primi cinque mesi del 2010, lOCHA ha registrato 72 incursioni 220 nella aree non accessibili, una media di pi di tre ogni settimana .

Nel 2006 le elezioni per il Consiglio Legislativo Palestinese furono vinte da Hamas221, con Ismail Haniyeh nel ruolo di Primo Ministro palestinese. Linatteso esito elettorale provoc unescalation di tensione tra lo storico partito laico Fatah e i leader di Hamas, culminata nel 2007 con lo scioglimento del governo legittimo da parte del Presidente dellANP Mahmoud Abbas. Si crearono de facto due governi: uno di Fatah nella West Bank e uno di Hamas nella Striscia di Gaza. La reazione del governo israeliano di Ehud Olmert fu immediata, e la Striscia di Gaza fu dichiarata territorio ostile, unespressione sino ad allora estranea al diritto internazionale. Va ricordato che il disimpegno delle forze civili e militari israeliane da Gaza non aveva portato a un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione della Striscia, poich le autorit israeliane avevano mantenuto il controllo e il monopolio della forza sul territorio, come dimostrato dalla violenta campagna militare condotta tra il giugno e il novembre 2006, denominata Operazione Piogge estive.

219

Gaza Buffer Zone, pag.1, 2009, Save the Children, http://www.savethechildren.org.uk/sites/default/files/docs/English_Gaza_Fact_Sheet_and_Citations.pdf 220 Between the Fence and Hard Place: The Humanitarian Impact of Israeli -imposed Restrictions on Acess to Land and Sea in the Gaza Strip, pag.16, 2010, OCHA-OPT e World Food Programme, OCHA-OPT, http://www.ochaopt.org/documents/ocha_opt_special_focus_2010_08_19_english.pdf, file PDF. 221 arakat al-Muqwamah al-Islmiyyah, movimento di resistenza islamico.

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Il 28 dicembre 2008, lespressione territorio ostile fu chiarita una volte per tutte: il territorio e la popolazione della Striscia di Gaza erano colpevoli di legittimare il potere di Hamas, autore di attacchi contro la popolazione civile israeliana. Quel giorno, le Forze di Difesa israeliane lanciarono loperazione Piombo Fuso. Nonostante il velo di normalizzazione e di invisibilit imposti alloccupazione militare dai governi israeliani, la campagna militare Piombo Fuso conclusasi il 18 gennaio 2009 mostr tutta la crudezza del regime imposto sui palestinesi. Secondo lorganizzazione israeliana per i diritti umani Btselem222, le vittime palestinesi nella Striscia di Gaza furono 1.391, di cui 759 civili; 3 furono le vittime civili israeliane223. I vertici militari israeliani hanno sempre dichiarato di aver preso ogni precauzione per evitare vittime civili e per colpire i soli i militanti armati; tuttavia, colpi di mortaio, bombardamenti aerei e cannonegiamenti navali su un territorio densamente popolato non possono che causare una scia di morte indiscriminata e la diffusa distruzione delle infrastrutture.
Loperazione Piombo Fuso del 2008-2009 ha determinato il pi alto tasso di sfollati interni degli ultimi anni, a causa delle distruzione di abitazioni durante operazioni militari. Secondo unindagine congiunta UNDP-UNRWA, 3540 abitazioni sono state distrutte nel corso delle ostilit, 2.870 sono state gravemente 224 danneggiate e 52.900 hanno subito danni di lieve entit .

Durante loperazione Piombo Fuso, anche alcune infrastrutture pubbliche della Striscia di Gaza furono distrutte, tra cui gli impianti di depurazione degli scarichi fognari, un frantoio e la principale arteria stradale che attraversa lenclave da nord a sud225. Il 14 novembre 2012, il governo israeliano approv lassassinio di Ahmed Jabari, capo dellala militare di Hamas; luccisione di Jabari provoc limmediata reazione palestinese, affidata al lancio di razzi qassam sul territorio israeliano: fu linizio delloperazione Pilastro di Difesa. Le ostilit cessarono il 21 novembre, con la morte di 105 civili palestinesi226 e di 4 civili israeliani227. Nella Striscia, 316 abitazioni furono completamente distrutte e 4.522 furono parzialmente danneggiate dagli attacchi israeliani228, aggravando una crisi

222

Fatalities during Operation Cast Lead, Btselem, http://www.btselem.org/statistics/fatalities/during-cast-lead/bydate-of-event 223 Ibidem 224 Military operations displacing Palestinians, United Nations Office for Humanitarian Affairs, occupied Palestinian territories (OCHA-oPt), http://www.ochaopt.org/annual/c2/8.html 225 Report of the United Nations Fact-finding Mission on the Gaza Conflict, 2009, Office of the High Commissioner for Human Rights, http://www2.ohchr.org/english/bodies/hrcouncil/docs/12session/A-HRC-12-48.pdf, file PDF. 226 The total numbers of victims of the Israeli offensive on the Gaza Strip, Palestinian Center for Human Rights, http://www.pchrgaza.org/portal/en/index.php?option=com_content&view=article&id=9052:1&catid=145:in-focus 227 Di questi, Alayaan Salem al-Nabari era un palestinese con cittadinanza israeliana. Israel Under Fire Novembre 2012, Israeli Ministry of Foreign Affairs, http://www.mfa.gov.il/MFA/Terrorism+Obstacle+to+Peace/Hamas+war+against+Israel/Israel_under_fire-November_2012.htm 228 Gaza Initial Rapid Assesment, pag.11, 2012, United Nations Office for Humanitarian Affairs, occupied Palestinian Territories, http://www.ochaopt.org/documents/gaza_initial_rapid_assessment_report_nov_2012_eng.pdf , file PDF.

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umanitaria causata da 45 anni di occupazione militare, nonostante i timidi segnali di ripresa dopo la precedente operazione Piombo Fuso.

Mappa 7. Striscia di Gaza, accesso alle aree interdette: vite e mezzi di sostentamento a rischio (United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs, 229 occupied Palestinian territory)
229

Humanitarian Atlas 2011, pag.29, 2012,

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3. In ultimo, le demolizioni possono essere condotte anche per scopi punitivi o di ritorsione, con lintento di colpire le abitazioni appartenenti a membri coinvolti o presunti tali in attacchi contro la popolazione civile israeliana; oppure con lintento di abbattere le strutture che ospitano le riunioni di affiliati ad Hamas o allIslamic Jihad Movement in Palestine. Nonostante questa prassi fosse stata sospesa dalle Forze di Difesa israeliane nel febbraio 2005, fu riesumata il 19 gennaio 2009230. Questa tipologia di demolizioni riguarda il 6% del totale231. Un esempio del rilancio di questa politica dato dal caso di Umm Yiad, una donna del villaggio di al-Maasara, nellarea meridionale di Betlemme, West Bank. La donna, 72 anni, vive con i figli e i nipoti in unabitazione alla periferia del villaggio; il marito, membro dellOLP, fu trovato ucciso con una pallottola alla testa in un terreno alle porte di al-Maasara232. Nel 2002, il figlio primogenito fu arrestato dalle autorit militare israeliane e condannato a 27 anni di carcere. Nel 2009, la casa del figlio fu demolita, costringendo la moglie e le tre figlie a trasferirsi nella casa di Umm Yiad. Poche settimane dopo la demolizione, la moglie del figlio decise di trasferirsi in Giordania, e le tre figlie furono affidate allanziana donna. In seguito allaffidamento delle nipoti, la situazione economica di Umm Yiad si aggravata, costringendola a recarsi ogni mattina a Betlemme per vendere una parte della gi scarsa quantit di prodotti agricoli del suo terreno. Umm Yiad vive in una casa in affitto; dal 2009, la sua precaria situazione economica la espone costantemente al rischio di sfratto233.

Foto 1. La casa demolita del figlio di Umm Yiad, al-Maasara, Territori Palestinesi Occupati (Simone Ogno, ottobre 2011)
http://www.ochaopt.org/documents/ochaopt_atlas_mobile_version_december2011.pdf 230 Demolishing Homes, Demolishing Peace: Political and Normative Analysis of Israels Displacement Policy in the OPT, pag.1, 2012, Israeli Committee Against House Demolitions, http://www.icahd.org/sites/default/files/Demolishing%20Homes%20Demolishing%20Peace_1.pdf, file PDF. 231 Ibidem 232 8 Novembre I figli della Palestina 2, Interventi Civili di Pace in Palestina, http://raccogliendolapace.wordpress.com/2011/11/08/8-novembre-i-figli-della-palestina-2/ 233 Intervista a Umm Yiad, al-Maasra, Territori Palestinesi Occupati, 14 ottobre 2011

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3.2.1. La demolizione dello spirito: il caso di Mufaqarah Mufaqarah un villaggio palestinese situato sulle colline dellarea meridionale di Hebron, West Bank (area C). La comunit, composta di venti famiglie e 167 residenti234, ha mantenuto il tradizionale stile di vita delle comunit rurali dellambiente desertico o pre-desertico. La maggioranza delle famiglie risiede in tende o prefabbricati, ma alcune di esse vivono ancora in grotte naturali o scavate nelle pareti di roccia pi morbida, poich garantiscono un isolamento naturale dalle forti escursioni termiche che caratterizzano larea. Alcune grotte sono abitate in maniera permanente, altre invece in maniera occasionale per la transumanza o per lagricoltura di sostentamento. Mufaqarah uno dei tredici villaggi che si trovano allinterno della Firing Zone 918: al-Majaz, a-Taban, Safai, al-Fakhit, al-Halawah, al-Markez, Jinba, a-Dabe, Tuba, Maghayir al-Abid, Sarura e Sirat Awad Ibrahim.

Mappa 8. Firing Zone 918 (Btselem, http://www.btselem.org/south_hebron_hills/firing_zone_918)

Larea compresa tra la Green Line a sud e il Deserto della Giudea a est, mentre a nord e a ovest circondata da una cintura di colonie ebraiche (Carmel, Maon, Susiya, Metzadot Yehuda) e di outpost235 (Havat Maon, Avigayil, Mitzpe Yair, Nof Nesher) in prossimit della Road 317. Le firing zone comprendono circa il 18% della West Bank, una superficie pari allarea A; in esse vivono circa 5000 persone suddivise in 38 comunit, prevalentemente dedite allagricoltura e al pascolo di ovini 236.

234 235 236

Firizing Zone 918 Their home is no firing zone, Btselem , http://www.btselem.org/publications/fulltext/918 Colonie ebraiche fondate senza lautorizzazione del Governo israeliano. Vedi il successivo paragrafo 3.3 The Humanitarian Impact of Israeli-declared Firing Zones in the West Bank, 2012, OCHA-oPt, http://www.ochaopt.org/documents/ocha_opt_firing_zone_factsheet_august_2012_english.pdf, file PDF.

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Le firing zone si distinguono dalle altre aree militari chiuse, poich utilizzate dalle Forze di Difesa israeliane per condurre addestramenti militari su larga scala e per testare lartiglieria. Listituzione della Firing Zone 918 risale alla fine degli anni 70, quando la zona fu dichiarata area militare chiusa dallIDF nonostante la presenza della popolazione palestinese, che risale agli anni antecedenti loccupazione militare del 1967237. Nel 1999 le Forze di Difesa israeliane espulsero i circa 700 residenti palestinesi, costretti a trasferirsi nella citt di Yatta, il centro pi importante dellarea meridionale di Hebron. Nel 2000, lAssociation for Civil Rights in Israel (ACRI), per conto delle famiglie espulse, present una petizione allAlta Corte di Giustizia israeliana. I giudici emisero una disposizione temporanea che permetteva alla popolazione palestinese di fare ritorno alle proprie abitazioni. Nonostante nel 2002 le autorit israeliane avessero offerto alle famiglie una sistemazione alternativa nei pressi di Yatta, queste rifiutarono e tornarono nelle loro dimore. Da quellanno le comunit palestinesi hanno vissuto una situazione di incertezza che ha aggravato le gi precarie condizioni di vita, sotto la costante minaccia di espulsione, di espropri e di demolizioni. Nel gennaio 2005, lAmministrazione Civile eman ordini di demolizione per 15 cisterne e 19 servizi igienici esterni alle abitazioni; le demolizioni furono sospese grazie a una petizione presentata allAlta Corte di Giustizia israeliana dallassociazione Rabbi For Human Rights. La disposizione temporanea rimase in vigore sino al 19 luglio 2012, quando il Ministro della Difesa israeliano Ehud Barak present la sua posizione allAlta Corte di Giustizia. Barak alleg al documento una mappa della Firing Zone 918, sulla quale tracci una linea blu di demarcazione. Larea a nord-ovest della linea blu non sarebbe stata interessata da esercitazioni militari con artiglieria, e comprendeva i villaggi di Mufaqarah, Tuba, Sarura e Sirat Awad Ibrahim (questi ultimi due disabitati da qualche anno). Se la posizione del Ministro della Difesa tollerava la residenza delle famiglie palestinesi in questarea , i villaggi a sud-est della linea blu subirono una sorte differente, poich non fu pi permessa la residenza permanente delle comunit238. Questa decisione disegnava un futuro di demolizioni e di espulsioni:
Tuttavia, il Ministero della Difesa disposto a consentire l'ingresso nella firing zone ai firmatari della petizione, affinch questi possano curare il terreno o pascolare le greggi durante i periodi in cui nessuna esercitazione abbia luogo nella firing zone (ad esempio, durante i fine settimana e durante le festivit ebraiche). Inoltre, il Ministero della Difesa disposto a consentire l'ingresso dei firmatari in due periodi dellanno di un mese ciascuno, affinch possano lavorare la terra e

237

Info-sheet: The 12 villages of Firing Zone 918 in the South Hebron Hills, The Association for Civil Rights in Israel, (da qui in avanti ACRI), http://www.acri.org.il/en/2012/11/07/firing-zone-918-infosheet/ 238 State Attorneys response to the Court, ACRI, http://www.acri.org.il/en/wp-content/uploads/2012/05/Firing-Zone918-Govt-Response-19July2012-ENG.pdf, file PDF.

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pascolare le loro greggi, come precedentemente concordato con lavvocato 239 Khoury, loro rappresentante legale .

Quello concesso da Barak pu essere descritto come un atto di pietas malriuscito, poich esprime un carattere discriminatorio e di dominio. La popolazione palestinese sar espulsa dallarea in violazione del diritto internazionale240, ma le autorit israeliane concederanno agli espulsi di riappropriarsi della loro esistenza solo durante lo Shabbat dal venerd al sabato sera o durante le altre festivit ebraiche, come ad esempio lo Yom Kippur o il Sukkot. Ci che Barak sottintende che la popolazione ebraica nel caso specifico, i soldati sia pi importante di quella palestinese, nonostante Israele abbia lobbligo di tutelare la popolazione occupata secondo le disposizioni della Convenzione dellAia (1907) e della Quarta Convenzione di Ginevra (1949)241. I palestinesi potranno vivere quando le autorit israeliane lo vorranno. LAlta Corte di Giustizia israeliana dispose un permesso di residenza valido sino al 1 novembre, scaduto il quale i villaggi palestinesi sarebbero stati evacuati. Il permesso fu rinnovato sino al 16 gennaio 2013 grazie agli sforzi dellACRI, data in cui lAlta Corte di Giustizia ordin una nuova proroga temporanea, che vietava alle Forze di Difesa israeliane levacuazione dellarea. Come emerso dalle parole del Ministro Barak, il villaggio di Mufaqarah non corre il rischio di evacuazione, ma la sua collocazione pone la popolazione in una situazione di vulnerabilit. Sebbene non saranno condotte esercitazioni militari con artiglieria, Mufaqarah si trova comunque allinterno della Firing Zone 918 , con il rischio che possano verificarsi altre tipologie di addestramento, ad esempio il collaudo di veicoli militari. Inoltre, il villaggio di Mufaqarah si trova in area C, dove i permessi di costruzione sono concessi dallAmministrazione civile israeliana. Nel 2011, la comunit di Mufaqarah eresse sei piloni che potessero connetterla alla rete elettrica del vicino villaggio di at-Twani, ma il 4 novembre dello stesso anno le autorit militari israeliane li demolirono tutti242. Venti giorni pi tardi lIDF fece irruzione nel villaggio, dove un bu lldozer scortato da cinque mezzi militari demol due abitazioni, la moschea, una stalla e una struttura contenente un generatore elettrico243; due ragazze palestinesi furono arrestate dalla Border Police israeliana nel tentativo di salvare i conigli nella stalla. Il giorno seguente, gli abitanti dei villaggi limitrofi si unirono a quelli di Mufaqarah per ricostruire la moschea244, mentre lUnited Nations Office for
239 240

Ibidem The right to adequate housing (Art.11.1): forced evictions : . 20/05/1997., Office for the High Commissioner for Human Rights, http://www.unhchr.ch/tbs/doc.nsf/0/959f71e476284596802564c3005d8d50?Opendocument 241 Convention (IV) relative to the Protection of Civilian Persons in Time of War. Geneva, 12 August 1949 ., International Committee of the Red Cross, http://www.icrc.org/ihl.nsf/INTRO/380 242 Al-Mufaqarah: quello che Israele distrugge, noi lo ricostruiamo, Nena News, http://nenanews.globalist.it/Detail_News_Display?ID=46028 243 Arrestate due ragazze palestinesi durante demolizione di abitazioni nel villaggio palestinese di Umm Fagarah, Twani(R)Esiste, http://tuwaniresiste.operazionecolomba.it/?p=920 244 Umm Fagarah: dopo le demolizioni del 24 novembre, palestinesi uniti nelle ricostruzioni, Twani(R)Esiste,

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Humanitarian Affairs, occupied Palestinian territory (OCHA-oPt)forn tre case mobili alle famiglie colpite dalle demolizioni. La nuova moschea rimase incompiuta sino al 9 ottobre 2012. Ci che segue la cronaca della costruzione del tetto, lultima parte mancante della struttura. E difficile descrivere quanto visto, lesperienza manca e non assiste la memoria, solo alcune immagini dei lavoratori gazawi che scavano i tunnel sotto la Striscia possono avvicinarsi allaccaduto. Non un caso che i pochi riferimenti siano palestinesi, sempre di sumud245si tratta. Il trattore che arriva con i fari spenti e si arrampica sulla mulattiera recentemente asfaltata per i coloni di Avigayil, una macchina di scorta pochi metri pi avanti che avvisi in caso di presenza di mezzi militari israeliani e di checkpoint volanti. Una squadra di carpentieri provenienti dalle vicine comunit di Yatta, Jinba e Tuba si muove in maniera convulsa per scaricare i macchinari e il materiale edile, il sudore che imperla il viso nonostante il vento freddo che sferza le nude colline, un montacarichi alto cinque metri che viene assemblato alla luce di una lampadina. La breve pausa per uno shai e gli uomini sono nuovamente al lavoro. Uomini come schegge impazzite in una frenesia coordinata, due persone addette al carico della sabbia e altre otto alle prese con la ghiaia, i secchi che si svuotano nella betoniera e sono gi pronti per un altro carico. La luce si spegne, passa una macchina. Il lavoro continua a un ritmo schizofrenico, il buio e la velocit sono alleati dei samidin; due carpentieri sul tetto depositano la calcestruzzo, la distribuiscono e la livellano. I fari si allontanano, si pu riaccendere la luce. Cinque ore il tempo impiegato per costruire il tetto della Moschea, un ulteriore passo che sposta avanti nel tempo larrendevolezza. Cinque ore che pongono loccupante dinanzi al fatto compiuto, daltronde lesercito non chiede un permesso per espropriare una terra non sua, non bussa alla porta ma la butta gi con lariete, non punta per aria il fucile ma lo rivolge al petto. Loccupante non chiede permessi, si prende unintera vita in pochi minuti e poi va via 246. Allalba del 4 dicembre 2012, due bulldozer, accompagnati da un veicolo della Border Police, da 4 automobili del District Coordination Office (DCO) e da 5 jeep dellesercito, arrivarono a Mufaqarah e demolirono la moschea 247, ancora una volta.

http://tuwaniresiste.operazionecolomba.it/?p=925 245 In arabo determinazione. Samidin sono coloro caratterizzati da sumud 246 OGNO Simone, Falastin diaries Sumud vs. Hafrada, under the surface, http://suspendedinlight.wordpress.com/2012/10/10/falastin-diaries-sumud-vs-hafrada/ 247 Lesercito israeliano demolisce la moschea di Mufaqarah, nelle colline a sud di Hebron, Twani(R)Esiste, http://tuwaniresiste.operazionecolomba.it/?p=1921

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Gli uomini della comunit di Mufaqarah cercano di salvare dalle macerie quanto rimane della spiritualit del luogo, i tappeti per la preghiera, alcune copie del Corano raccolte con cura dallimam e posate su un masso. Il megafono che chiama a raccolta i fedeli cinque volte al giorno rester silenzioso. Il prossimo adhan sar allora un grido disperato e di resistenza, non solo una chiamata alla preghiera ma un richiamo che testimoni lesistenza di una comunit. La ricostruiremo ancora, questa la promessa della comunit mentre il sole si alza sulle macerie248.

Foto 2. La moschea demolita di Mufaqarah, Mufaqarah, Territori Palestinesi Occupati, (Simone Ogno, dicembre 2012)

La demolizione della Moschea di Mufaqarah unulteriore conferma alle parole di Ehud Barak, perch rivela lo scarso interessa che le autorit israeliane attribuiscono alla vita dei palestinesi. La demolizione di un luogo di culto una punizione collettiva, poich non intacca la propriet materiale del singolo ma quella spirituale dellintera comunit. La popolazione di Mufaqarah non rischia limmediata evacuazione, ma non al riparo dalla politica delle demolizioni. LAmministrazione civile israeliana pu motivare le demolizioni con la mancanza dei permessi di costruzione, ma evidente lintenzione di demoralizzare lo spirito di un gruppo di individui e costringerlo ad abbandonare larea di sua spontanea volont, una pratica che rientra nella politica della deportazione silenziosa.

248

OGNO Simone, Afghanistan, demolita una chiesa, under the surface, http://suspendedinlight.wordpress.com/2012/12/04/falastin-diaries-afghanistan-demolita-una-chiesa/

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3.2.2. Pianificazione urbana su base etnica/nazionale: il caso di Lod Sino al 1948, il nome della citt di Lod era Lydda, cos era chiamata dalla maggioranza araba della popolazione. Quellanno le Forze di Difesa israeliane guidate da Yitzhak Rabin249 e Yigal Allon lanciarono loperazione Dani, con lobiettivo di creare un corridoio che potesse portare le truppe israeliane a Gerusalemme. Lydda e Ramle, unaltra citt a maggioranza araba, erano considerate dagli strateghi militari israeliani un avamposto fondamentale per lanciare loffensiva verso Gerusalemme. Le due citt, con una popolazione complessiva tra i 50.000 e i 70.000 abitanti, furono occupate e la maggioranza della popolazione araba fu espulsa250. Solo a Lod, circa 19.000 dei 20.000 arabi palestinesi furono espulsi, molti dei quali erano sfollati dalle citt arabe di Jaffa e Haifa, sulla costa mediterranea della Palestina mandataria: queste persone subirono una doppia espulsione. Lod serv come citt di accoglienza per gli olim, e il carattere demografico della popolazione fu modificato definitivamente; oggi, la citt ha una popolazione superiore ai 70.000 abitanti, in maggioranza ebrei. In Israele Lod conosciuta come una citt mista, cio un centro abitato dove la popolazione araba ed ebraica; con Lod, le altre citt miste sono Akko, Haifa, Ramle e Jaffa, anche se lIsraeli Center Bureau of Statistics colloca in questa categoria anche Maalot-Tarshiha e Nazareth Illit251. Al 2007, la popolazione araba palestinese delle citt miste ammontava a circa l8% del totale252, da cui si deduce che il restante 92% risieda in comunit demograficamente omogenee. Questi dati mostrano linfondatezza dei proclami delle autorit israeliane sulla convivenza tra i due gruppi, perch le due comunit sono per lo pi separate. Nelle citt miste la popolazione palestinese concentrata in specifici quartieri, dove soffre di evidenti carenze di strutture e di servizi, dovute a master plan non inclusivi o limitati. Le autorit israeliane hanno negato per anni una pianificazione urbana onnicomprensiva per le comunit palestinesi, con gravi ripercussioni sui diritti umani tra cui il diritto alla salute, il diritto alleducazione e il diritto al lavoro. I piani rivolti alle comunit palestinesi hanno mantenuto un carattere regolatore, cercando di sanare una situazione gi esistente piuttosto che proporre una visione globale del tessuto cittadino. Un tale approccio ha condotto a politiche di breve periodo e non inclusive, con linsostenibile densit demografica quale conseguenza pi evidente. I master plan condotti sino ad oggi non hanno permesso lespansione dei quartieri palestinesi, cosicch intere zone abitative non sono riconosciute delle autorit israeliane253:
249 250

Primo Ministro di Israele dal 1992 al 1995 e Premio Nobel per la Pace nel 1994. MORRIS Benny, The Birth of the Palestinian Refugee Problem Revisited, pagg.424-436, Cambridge University Press, New York, 2004 251 Mixed Cities in Israel, pag.1, 2010, Inter Agency Task Force on Israeli Arab issues, http://www.iataskforce.org/sites/default/files/Mixed%20Cities%20in%20Israel%20April%202010.pdf, file PDF. 252 Ibidem 253 Situation Report: The State of Human Rights in Israel and the OPT 2012, pagg.42-46, 2012, ACRI,

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Senza nessunaltra scelta, e privi di eventuali alternative residenziali, molti cittadini arabi di Israele sono costretti a costruire le loro case senza permesso, il che li pone in una situazione di minaccia costante, temendo che le loro case 254 possano essere demolite .

Lesempio di queste politiche discriminatorie dato dal quartiere arabo palestinese Rakevet di Lod, fondato durante il periodo del Mandato britannico come area residenziale per gli impiegati britannici delle ferrovie (in ebraico, rakevet). Dopo lestate del 1948, il quartiere serv da centro per unit residenziali di alta qualit per gli ebrei immigrati che si insediarono a Lod.255 Secondo larchitetto israeliano Haim Yacobi256, il quartiere modific il suo carattere demografico dopo gli anni 60, a causa delle politiche israeliane che miravano al reinsediamento in altre aree di Israele delle comunit beduine del Naqab e delle pianure centro-settentrionali. Negli anni 70, le migliori condizioni economiche favorirono il trasferimento delle famiglie ebree verso quartieri pi vivibili, inaccessibili alla popolazione araba palestinese. Il nuovo carattere demografico del quartiere funse da calamita per nuove migrazioni interne della popolazione araba, che sviluppava un crescente senso di appartenenza nazionale palestinese, di pari passo allemarginazione nello Stato ebraico. Il quartiere di Rakevet appartiene formalmente alla citt di Lod, ma la sua superficie si estende sino a Ramle, facendone de facto unarea condivisa.

Mappa 9. In rosso, lestensione del quartiere Rakevet, Lod, Israele (Simone Ogno, sulla base di Google Maps)
http://www.acri.org.il/en/wp-content/uploads/2012/12/ACRI-Situation-Report-2012-ENG.pdf, file PDF. 254 Ivi, pag.43 255 YACOBI Haim, From Rakevet to the Neighborhood of Neve-Shalom: Planning, Difference and the Right to the City, Makan, Adalahs Journal for Land, Planning and Justice, n1, 2006, pagg.25-39, http://adalah.org/Public/files/English/Publications/Makan/Makan-v1/Makan-Land-Planning-and-Justice-Vol-1-The-Rightto-the-City.pdf , file PDF. 256 Ibidem

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La densit abitativa del quartiere crebbe anche sotto altri influssi, come descritto da Khalil Abu Shehadeh, cittadino palestinese di Lod: Ci sono compagnie immobiliari che vietano la vendita agli arabi. Questi possono acquistare solo case di seconda mano, mentre la prima scelta riservata alle famiglie ebree. Non ci sono nuovi edifici per gli arabi. Spesso le compagnie immobiliari sono collegate ad associazioni religiose ebraiche, che hanno il monopolio dellarea. Lamministrazione cittadina ha designato questarea come agricola, per questo motivo le case costruite nel quartiere sono considerate per lo pi illegali257. Nel 2010, un articolo pubblicato sul settimanale inglese The Economist confermava il trend discriminatorio nellallocazione degli alloggi a Lod:
E dove i sobborghi arabi sono recintati per impedire la loro espansione, il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, esorta la costruzione per gli ebrei a procedere con slancio. Il suo Ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, della coalizione di estrema destra, sostiene la costruzione di alloggi in citt per le famiglie dei soldati. Il Ministro dellInterno Eli Yishai, ugualmente fanatico, che dirige il partito ultra-ortodosso Shas, concede permessi edilizi per gli ebrei religiosi. Una serie di zone recintate e riservate ai sionisti religiosi stanno spuntando in tutta la citt. "Questi blocchi permetteranno a Lod di rimanere ebraica", dice Haim Haddad, 258 rabbino capo della citt, uno dei primi ad trasferirsi in una nuova zona .

Il quartiere di Ganei Aviv259, che si trova a nord-est di Rakevet (Mappa 9) un chiaro esempio di allocazione spaziale su base etnica/nazionale: Il quartiere di Ganei Aviv solo per ebrei. Gli appartamenti sono venduti a soldati in congedo, a famiglie ebree ultra-ortodosse o a ebrei immigrati dalla Russia che ricevono numerose agevolazioni e prestiti per lacquisto dellimmobile. Questi ultimi non parlano neanche lebraico. Sembra una colonia ebraica della West Bank260. Nel 1967, in seguito alloccupazione militare, il governo israeliano permise a molti palestinesi di trasferirsi a Lod con la famiglia, in quanto collaboratori e informatori delle autorit militari israeliane nei Territori Palestinesi Occupati. In unintervista allassociazione israeliana Zochrot, Aaraf Muharab, palestinese ed ex-membro del consiglio comunale di Lod, spieg la realt di Ganei Aviv in relazione a questa vicenda:

257 258 259

Intervista a Khalil Abu Shehadeh, Lod, Israele, 23 settembre 2012 Pulled apart, The Economist, http://www.economist.com/node/17254422 Ganei Aviv, Tidhar, http://www.tidhar.co.il/en/resident-project.aspx?gani_aviv 260 Intervista a Khalil Abu Shehadeh, Lod, Israele, 23 settembre 2012

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Agli ebrei di Lod non piacciono i collaboratori arabi e neanche gli altri arabi. Questi sono considerati socialmente inferiori. Il Ministero della Difesa acquist 42 appartamenti nel quartiere di Ganei Aviv per i collaboratori, nonostante il divieto di vendita agli arabi, ma il Ministero della Difesa viol questa prassi e li acquist dalla societ Migdalei Zohar. Loro [gli ebrei, NdA] volevano cacciarli da l ed ebbero un incontro con il capo del comitato [residenziale, NdA], Arie Bibi, e la polizia. Chiesi loro, Non li volete perch sono collaboratori o perch sono arabi? Se perch sono arabi, non posso essere daccordo con voi e se perch sono collaboratori invece mi meraviglio di voi, perch quelle sono persone che hanno assistito lo Stato. [] Le autorit israeliane sono solite negare i permessi di costruzione nei quartieri palestinesi, cosicch le case costruite illegalmente 261 rischiano la demolizione come nella West Bank .

Al 2009, circa 1.600 unit abitative palestinesi erano a rischio di demolizione262 nella citt di Lod; la maggioranza di queste si trova nel quartiere di Rakevet. Il 13 dicembre 2010, i bulldozer della polizia israeliana demolirono sei case appartenenti alla famiglia Abu Eid, sgomberando forzosamente 67 persone, tra cui 27 minori263.

Foto 3. Le case demolite della famiglia Abu Eid, Lod, Israele (Simone Ogno, settembre 2012)

261 262

Fayeq Abu Mana and Aaraf Muharab, Zochrot, http://zochrot.org/en/testimony/fayeq-abu-mana-and-aaraf-muharab Israel: Stop discriminatory house demolitions, Human Rights Watch, http://www.hrw.org/news/2011/03/08/israelstop-discriminatory-home-demolitions 263 Ibidem

98

In Israele e nei Territori Palestinesi occupati, nessuna casa appartenente a una famiglia ebraica mai stata demolita264, ad eccezione di alcuni ampliamenti alla struttura originaria dellabitazione265. La pratica delle demolizioni condotta dalle autorit israeliane ampiamente discriminatoria, poich rivolta esclusivamente contro un preciso gruppo etnico/nazionale: quello palestinese. Nel Sudafrica dellapartheid, il Group Areas Act del 1950 sanc linizio di una massiccia campagna di demolizioni contro le abitazioni delle famiglie africane, volta a ridisegnare la mappa del paese e ad incrementare le aree abitative ad uso esclusivo dei bianchi.
Queste [le demolizioni, NdA] includevano periferie urbane e villaggi rurali, comunit tradizionali e homelands, scuole, chiese e soprattutto le persone. Talvolta la demolizione era totale, come a Sophiatown, a volte un tempio isolato, una moschea o una chiesa erano lasciati intatti, come nel District Six, a South End e 266 Cato Manor, a volte rimase solamente il nome, come in Diagonal Street .

La casa il rifugio ideale, la realizzazione di una vita di sacrifici, il luogo delle memorie e degli affetti. Una famiglia che subisce la demolizione della propria casa affronta un futuro di difficolt, incertezza e vulnerabilit, con il rischio di tensioni e violenza tra i suoi membri o con il trauma per i minori che si ripercuote sulla carriera scolastica. Nei Territori Palestinesi Occupati, lavviso per la demolizione spesso nascosto sotto una pietra o sotto il tappeto sulluscio di casa, e la famiglia viene a conoscenza della demolizione solo allarrivo dei bulldozer. Lavviso anche uno strumento di violenza psicologica, perch non presenta la data precisa della demolizione: i destinatari vivono nel terrore che ogni giorno possa essere quello fatidico. Per la popolazione palestinese, da sessantacinque anni in attesa di una casa nazionale riconosciuta dalla legge, labitazione in muratura, fango o roccia la vita stessa. Una parte della popolazione palestinese ha dovuto subire pi volte questa privazione. Tutto ci ci riporta al testo della Convenzione sullApartheid, che considera come crimine di apartheid ogni azione commessa con lintenzione di stabilire e di mantenere il dominio di un gruppo razziale su un altro, per opprimerlo sistematicamente
attraverso limposizione di gravi danni fisici o mentali ai membri di un gruppo razziale (o gruppi), attraverso la violazione della loro libert e dignit, o 267 sottoponendoli a tortura o a trattamenti crudeli, inumani o degradanti .
264 265

HALPER Jeff, Obstacles to Peace, pag.47, ICAHD, Jerusalem, 2009 Under the Rubble: House demolition and destruction of land and property, pag.24, 2004, Amnesty International, http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE15/033/2004/en/2193fae2-d5f6-11dd-bb241fb85fe8fa05/mde150332004en.pdf, file PDF. 266 Historical Context: The Limited Focus of the Mandate, Vol.1, Cap.2, pag.34, Truth and Reconciliation Commission of South Africa Report, http://www.justice.gov.za/trc/report/finalreport/Volume%201.pdf, file PDF. 267267 International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Aparthe id. Adopted by the General Assembly of the United Nations on 30 Novem ber 1973, Audiovisual Library of International Law,

99

La politica delle demolizioni condotta dalle autorit israeliane contro la popolazione palestinese soddisfa il contenuto della disposizione, soprattutto perch viola la libert e la dignit dellindividuo, costituisce un trattamento crudele, inumano e degradante268 e comporta una violenza psicologica. Inoltre, insieme alle discriminazioni nellallocazione degli alloggi e nella pianificazione urbana, le demolizioni divengono uno strumento di alterazione demografica in Israele-Palestina, perch sottopongono i palestinesi ad insostenibili condizioni di vita, favorendo lallontanamento spontaneo dellindividuo, alla ricerca di una migliore esistenza.

3.3. Territorio, insediamenti e muri: dal controllo civile alla politica della separazione
Le politiche finora descritte evidenziano un carattere discriminatorio su base etnica/nazionale e il manifesto obiettivo di alterare la composizione demografica dellarea, in modo particolare tramite lalienazione della popolazione indigena dal territorio. Per cogliere meglio la dimensione spaziale della discriminazione, necessario soffermarsi momentaneamente sul periodo a ridosso della nascita dello Stato israeliano. Nel 1897, durante il Primo Congresso sionista di Basilea, fu istituita la World Zionist Organization, unorganizzazione su scala mondiale che si sarebbe occupata di fondare una patria per il popolo ebraico, assicurata dalla legge sul territorio di Eretz Yisrael269. La sua missione codificata dal Jerusalem Program:
Il sionismo, il movimento di liberazione nazionale del popolo ebraico, ha portato alla creazione dello Stato di Israele, e considera lo Stato ebraico, sionista, democratico e sicuro di Israele come lespressione della responsabilit comune del popolo ebraico, per la sua continuit e per il suo futuro. Le basi del sionismo sono: 1. L'unit del popolo ebraico, il suo legame con la sua storica patria di Eretz Yisrael e la centralit dello Stato di Israele e Gerusalemme, sua capitale, nella vita della nazione; 2. Laliyah da tutti i paesi e l'effettiva integrazione di tutti gli immigrati nella societ israeliana. 3. Il rafforzamento di Israele come Stato ebraico, sionista e democratico, da plasmare come una societ esemplare; con una morale e un carattere spirituale unici; caratterizzato dal rispetto reciproco per le eterogenee genti ebraiche; radicato nella visione dei profeti e che si batte per la pace e contribuisce al miglioramento del mondo.
http://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%201015/volume-1015-I-14861-English.pdf, file PDF. 268 Findings of the South African Session, pag.16, 2012, Russell Tribunal On Palestine, Cape Town Session, http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/wp-content/uploads/2011/11/RToP-Cape-Town-full-findings3.pdf, file PDF. 269 Mission Statement, World Zionist Organization, http://www.wzo.org.il/Mission-Statement

100

[] 6. La promozione della politica di insediamento nel paese 270 come espressione pratica del sionismo .

La prima parte del testo avvalora il carattere nazionale dellebraismo, mentre il sesto punto dona una dimensiona pratica al sionismo, che si realizza nella presa di possesso del territorio e nel suo insediamento: nelle parole di Dugard, questa politica pu intendersi come coloniale271. Nel 1901, durante il Quinto Congresso Sionista di Basilea272, la World Zionist Organization istitu il Jewish National Fund (JNF), un ente la cui sede legale fu registrata in Inghilterra nel 1907. Il principale ruolo del JNF sarebbe stato quello di operare per conto della WZO nellacquisto e nello sviluppo delle terre in Palestina, sulle quali sarebbe sorto lo Stato ebraico. Nelle parole di Theodor Herzl, il fondo sarebbe stato di propriet dellintero popolo ebraico273. Nel 1922, con lapprovazione del Mandato britannico sulla Palestina, la Lega delle Nazioni riconobbe anche la fondazione della Jewish Agency (JA), un organo di raccordo con le autorit britanniche nelle questioni economiche, sociali e di altro tipo, dove queste riguardino la creazione di un focolare nazionale ebraico e gli interessi della popolazione ebraica in Palestina274. Con questo riconoscimento, i vari dipartimenti della World Zionist Organization (affari esteri, difesa, industria e commercio, lavoro e altri) confluirono nella Jewish Agency e, fino al 1929, si pu affermare che questi due organismi coincidessero275. Sino al 14 maggio 1948, data di conclusione del Mandato britannico, la Jewish Agency aveva assunto il ruolo di governo ad interim per gli ebrei in Palestina. Con la nascita dello Stato di Israele, lapparato amministrativo fu ceduto al governo ufficiale e alla Knesset, ma lente, come la World Zionist Organization e il Jewish National Fund, non cess di esistere; al contrario, questi organi furono accorpati allapparato statale. Anche se lo Stato israeliano fece propri la bandiera e linno ufficiale del la WZO, alcuni leader del movimento sionista tra cui David Ben Gurion pensavano che lesperienza dellorganizzazione fosse giunta al termine, perch era finalmente sorto uno Stato per il popolo ebraico. Durante il 23esimo Congresso Sionista del 1951, il primo riunitosi in Israele, il movimento adott un rinnovato programma di azione, che mirava al rafforzamento dello Stato di Israele, al raduno della Diaspora nel territorio di Eretz Yisrael, alla garanzia di unit del popolo ebraico276.

270

The Constitution of the World Zionist Organization and the Regulations for its Implementation, 2009, World Zionist Organization, http://www.wzo.org.il/files/img2/wzo_constitutionn_last.pdf 271 Pagg.56-57 272 Our History, Jewish National Fund, http://www.jnf.org/about-jnf/history/ 273 Ibidem 274 Mandate for Palestine, United Nations System on the Question of Palestine, http://unispal.un.org/UNISPAL.NSF/0/2FCA2C68106F11AB05256BCF007BF3CB 275 DAVIS Uri, Apartheid Israel: Possibilities for the Struggle Within, pag.28, Zed Books, London, 2003 276 The World Zionist Organization, The Knesset, http://www.knesset.gov.il/lexicon/eng/wzo_eng.htm

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Nel 1952, la Knesset eman la World Zionist Organization Jewish Agency (Status) Law, con cui lo Stato di Israele accredit i due enti come gli unici autorizzati ad operare nello Stato di Israele per lo sviluppo e linsediamento nel paese, per l'assorbimento degli immigrati della Diaspora e per il coordinamento delle attivit in Israele delle istituzioni ebraiche e delle organizzazioni attive in questi settori277. Le funzioni della Jewish Agency furono codificate nel 1954 da un patto tra lente e il governo israeliano278. Lanno seguente pass la Keren Kayemeth Le-Israel Law, che permise al Jewish National Fund di trasferire la sua sede legale in Israele; il fondo ebbe cos lopportunit di proseguire le sue opere di acquisto e di gestione delle terre ad uso esclusivo degli ebrei. Le attivit di queste organizzazioni potrebbero essere paragonate a quelle di tante altre che promuovono gli interessi di gruppi particolari; nondimeno, lanalogia con altre lobby si esaurisce con il riconoscimento degli enti ebraici quali organi ufficiali dello Stato. Nei primi cinque anni di vita dello Stato israeliano, nessuna legge emanata dalla Knesset distingueva espressamente tra ebrei e non-ebrei, ad eccezione della Law of Return (1950). Tuttavia, la discriminazione fu legittimata da una fine quanto subdola opera di filtraggio tramite enti terzi, che avevano il diritto di favorire gruppi particolari. La missione della World Zionist Organization, della Jewish Agency e del Jewish National Fund sempre stata quella di servire gli interessi degli ebrei e di nessun altro gruppo, consentendo alle autorit israeliane di violare i diritti della popolazione palestinese, in particolare nellallocazione delle terre. E questo il meccanismo che nasconde al pubblico il carattere discriminatorio di numerose leggi israeliane. Nel 1960, la gestione del territorio israeliano fu codificata da tre leggi: la Basic Law: Israel Lands, lIsrael Land Law e lIsrael Lands Administration Law; questo corpus legislativo port alla fondazione dellIsrael Land Administration (ILA). Sulla sponda israeliana della Green Line, il 93% del terre sono di propriet dello Stato e controllate dallo stesso tramite lILA279; una parte di queste appartiene alla Development Authority (13%) o al JNF (13%), e la gestione di queste ultime operata nel rispetto dello statuto dellente ebraico280. Allinizio degli anni 60, il Jewish National Fund aveva gi acquistato il 40% delle propriet degli assenti, ossia quelle sottratte ai rifugiati palestinesi oltreconfine o agli sfollati interni.

277

World Zionist Organization Jewish Agency (Status) Law, 5713-1952, Israel Law Resource Center, http://www.israellawresourcecenter.org/israellaws/fulltext/jewishagencystatuslaw.htm 278 The History of the Jewish Agency for Israel, Jewish Agency for Israel, http://www.jafi.org.il/JewishAgency/English/About/History/ 279 General Information, Israel Land Administration, http://www.mmi.gov.il/envelope/indexeng.asp?page=/static/eng/f_general.html 280 MAHAJINEH Alaa, Situating the JNF in Israels Land Laws, Badil Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights, http://www.badil.org/en/al-majdal/item/1404-mahajneh-jnf-and-israeli-law

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Con una legge del 2009, lILA fu sostituita dallIsrael Land Authority, che garantisce la presenza di sei membri del Jewish National Fund nel Consiglio damministrazione, su un totale di tredici281. Inoltre, sotto linfluenza delle politiche economiche liberiste del secondo governo Netanyahu, la legge ha favorito la privatizzazione delle propriet del JNF: le terre dellente locate in aeree urbane possono essere cedute allo Stato, in cambio di terreni in aree rurali. Con lo scambio, lo Stato pu vendere i lotti urbani a societ private, eludendo la possibilit che questi siano reclamati dai proprietari originari, cio gli assenti282. Le aree rurali individuate per lo scambio si trovano per lo pi in Galilea e nel Negev, dove il Jewish National Fund potr proseguire lallocazione delle terre su base etnica/nazionale, con lobiettivo di alterare la maggioranza demografica di quelle regioni. Il giornalista britannico Ben White definisce queste politiche come apartheid amministrativo283. Dopo il 1967, loccupazione militare dei Territori Palestinesi, delle Alture del Golan siriane e della Penisola del Sinai egiziana sembr minare il consenso internazionale ottenuto dalla World Zionist Organization sino a quel momento, in particolare quando fu evidente il coinvolgimento della WZO nella costruzione di colonie ebraiche in quei territori. Le crescenti critiche mosse in sede ONU sembravano influenzare una parte della comunit ebraica mondiale, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa. Il momento era critico, poich avrebbe potuto causare lallontanamento di importanti donatori, con forti ripercussioni sui fondi dellorganizzazione; anche la Jewish Agency e il Jewish National Fund rischiavano di essere trascinati nel baratro economico. Tra il 1970 e il 1971, i leader sionisti riunitisi a Gerusalemme avviarono un piano per luscita dalla crisi, che port innanzitutto alla modifica della struttura della Jewish Agency:
Il 50% delle sue partecipazioni sarebbe stato composto della World Zionist Organization, il 30% dellUnited Jewish Appeal e il 20% di organizzazioni identificate nellUnited Israel Appeal. Come parte di questo cambiamento, la World Zionist Organization fu separata dalla Jewish Agency, mentre entrambi gli enti 284 rimasero sotto la guida di un presidente, un direttore generale e un tesoriere .

La separazione fu necessaria a causa delle restrittive disposizioni fiscali presenti negli Stati Uniti, in particolare quelle relative ai contributi e alle donazioni. Le attivit considerate politiche non erano esentasse, e la
281

ZOABI Haneen, Arabs and Jews in Palestine: different reality, different law, different set of rights in the same territory and in the same state, pag.6, Russell Tribunal on Palestine, Cape Town Session, Written Testimonies, http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/sessions/south-africa/written-testimonies, file DOC. 282 New Discriminatory Laws and Bills in Israel, pag.2, 2012, Adalah The Legal Center for Arab Minority Rights in Israel, http://adalah.org/Public/files/English/Legal_Advocacy/Discriminatory_Laws/Discriminatory-Laws-in-IsraelOctober-2012-Update.pdf, file PDF 283 WHITE Ben, Palestinians in Israel: Segregation, Discrimination and Democracy, pagg.32 -36, Pluto Press, London, 2012 284 The World Zionist Organization, The Knesset, http://www.knesset.gov.il/lexicon/eng/wzo_eng.htm

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costruzione delle colonie ebraiche rientrava nella categoria; il progetto coloniale nei TPO fu separato dalla Jewish Agency e posto sotto la WZO. La separazione condusse cos a una nuova visione geografica: la World Zionist Organization si sarebbe occupata della propaganda, della gestione dei flussi migratori ebraici e degli insediamenti oltre la Green Line, mentre la Jewish Agency avrebbe svolto lo stesso ruolo allinterno della Green Line285. Lespressione oltre la Green Line un espediente lessicale adottato dalla World Zionist Organization per eludere lutilizzo di West Bank, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est, indicazioni geografiche eccessivamente cariche di valore politico. Nei Territori Palestinesi Occupati, la WZO ha contribuito alla costruzione delle colonie ebraiche e ancora oggi ne promuove lo sviluppo, grazie alloperato della Settlement Division286.

Foto 4. Fattoria sulla Road 317, tra le colonie ebraiche di Carmel e Maon, Territori Palestinesi Occupati (Simone Ogno, dicembre 2012)

Dal 1967, la presa di possesso della West Bank si compone di sei procedure287: 1. 2. 3. 4. 5. 6.
285 286 287

Confisca delle terre per esigenze militari Dichiarazione di state land Terreno sotto ispezione Esproprio per esigenze pubbliche Annessione di terreni di propriet privata palestinese Propriet ebraiche e acquisto del terreno sul libero mercato

The World Zionist Organization, The Knesset, http://www.knesset.gov.il/lexicon/eng/wzo_eng.htm Settlement Division website, http://www.hityashvut.org.il/ (in ebraico) By Hook and By Crook: Israeli Settlement Policy in the West Bank, pagg.21-35, 2010, Btselem, http://www.btselem.org/download/201007_by_hook_and_by_crook_eng.pdf, file PDF.

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1. Nella prima decade delloccupazione, le autorit militari israeliane fecero largo uso della prima modalit, con lemanazione di numerosi ordini di confisca di propriet palestinesi, motivata da superiori esigenze militari. Il diritto internazionale umanitario consente alla forza occupante di impadronirsi temporaneamente di propriet e di terreni privati288, senza per modificarne la natura. Invece, il governo israeliano e la World Zionist Organization utilizzarono questi terreni per linaugurazione del progetto coloniale. 2. Le confische provocarono una sollevazione dei proprietari palestinesi, che si rivolsero allAlta Corte di Giustizia israeliana per la restituzione dei terreni. Le petizioni erano motivate dalla mancanza dei presupposti per le confische, poich queste non avvenivano per ragioni securitarie ma sulla base di un progetto coloniale. Le petizioni furono puntualmente respinte sino al 1979, quando lAlta Corte di Giustizia israeliana si pronunci sul ca so della colonia ebraica di Elon Moreh. La petizione fu presentata da alcuni abitanti del villaggio palestinese di Rujeib, a sud-est di Nablus, che chiedevano il ritiro di un ordine militare per la confisca di circa 5.000 dunam289. I lavori per la costruzione di Elon Moreh cominciarono il giorno stesso della pubblicazione dellordine. Durante il processo, furono chiamati a testimoniare anche alcuni esponenti di Gush Emunim, principali promotori della costruzione di Elon Moreh. Il carattere messianico del movimento rifiutava il principio di temporaneit adottato sino a quel momento dallAlta Corte di Giustizia israeliana. Lideologia di Gush Emunim promuoveva la redenzione del territorio di Eretz Yisrael, pertanto attribuiva alloccupazione delle lande bibliche un carattere permanente. Il principio di temporaneit implica la restituzione della propriet al termine della situazione emergenziale, con il conseguente smantellamento delle strutture edificate sui terreni confiscati. Anche il generale israeliano in congedo Haim Bar Lev fu chiamato a testimoniare: egli reput infondate le superiori esigenze militari legate alla costruzione di Elon Moreh. Il 22 ottobre 1979, lAlta Corte di Giustizia israeliana in veste di Corte Suprema si pronunci a favore dei residenti palestinesi di Rujeib, e linsediamento di Elon Moreh fu smantellato dalle Forze di Difesa israeliane. Il caso di Elon Moreh rappresent uno spartiacque nella politica israeliana di colonizzazione dei Territori Palestinesi. Gli esiti della sentenza interessarono due ambiti: quello politico e legislativo. Le ripercussioni politiche di lungo
288

Convention (IV) respecting the Laws and Customs of War on land and its annex: Regulations concerning the Laws and Customs of War on Land. The Hague, 18 october 1907, International Committee of the Red Cross, http://www.icrc.org/ihl.nsf/full/195 289 Land Grab: Israels Settlement Policy in the West Bank, pag.49, 2002, Btselem, http://www.btselem.org/download/200205_land_grab_eng.pdf, file PDF.

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termine saranno esplorate nel proseguimento della ricerca, ma possono essere riassunte nella scelta del governo israeliano di trasferire linsediamento di Elon Moreh in un nuovo sito, il Monte Kabir, unarea rocciosa a cinque chilometri a nord-est di Rujeib290. Le ripercussioni legislative riguardarono lappropriazione del territorio palestinese, dal momento che la giustificazione dellesigenza militare divenne inutilizzabile dinanzi allAlta Corte di Giustizia israeliana. Il 1 novembre 1979, il governo israeliano eman un provvedimento che avrebbe aggirato le disposizioni dellAlta Corte di Giustizia israeliana, garantendo lespansione degli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria291, nella Valle del Giordano, nella Striscia di Gaza e nelle Alture del Golan: la conversione dei terreni in state land292. Questa pratica fu resa possibile dallordine militare n59 del 1967, emendato varie volte nel corso delloccupazione. Il testo originale considerava terre dello Stato ogni propriet appartenuta a un paese nemico sino al 7 giugno 1967; nel caso specifico, il paese nemico era il Regno Hascemita di Giordania, che amministr la West Bank sino alla Guerra dei Sei Giorni. Questo provvedimento disponeva laffidamento dei terreni statali al Custode delle propriet degli assenti, come gi avveniva in Israele con le propriet dei rifugiati palestinesi oltreconfine o degli sfollati interni. Tuttavia il provvedimento si dimostr limitato, poich le uniche aree convertibili in state land furono la Valle del Giordano e il Deserto della Giudea, ben al di sotto delle aspettative espansionistiche del governo israeliano. Difatti, furono poche le porzioni di territorio convertibili lungo la dorsale montuosa della West Bank; inoltre queste erano di dimensioni non idonee alla costruzione di insediamenti civili. Come evidenziato da Btselem, lapproccio israeliano allordine militare n59 mut da statico a dinamico293 tra il 1980 e il 1984. Secondo le autorit israeliane, la politica di conversione in state land era legittima perch poggiava sul codice fondiario ottomano del 1858. Linterpretazione israeliana conferita al codice differisce per dalla sue disposizioni, ed esclude le sentenze delle corti civili ottomane e mandatarie in materia. Il codice fondiario ottomano riconosceva cinque tipologie di terreni, divisibili in due gruppi:
290

Mulk Miri

The "Elon Moreh" High Court Decision of 22 October 1979 and the Israeli Government's Reaction, Prime Ministers Office, Israel States Archives, http://www.archives.gov.il/NR/exeres/2256A595-10F5-458E-ACB87CDDBDF86634,frameless.htm?NRMODE=Published 291 Il termine ufficiale utilizzato dalle autorit israeliane per la West Bank. 292 Under the Guise of Legality: Israels Declaration of State Land in the West Bank, pag.13, 2012, Btselem, http://www.btselem.org/download/201203_under_the_guise_of_legality_eng.pdf, file PDF. 293 Ivi, pag.15

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Mewat Wakf Matruka

Le prime tre tipologie sono quelle principali, e combinano elementi spaziali a caratteristiche pratiche294, mentre le ultime due rispondono unicamente al criterio di uso del terreno. I terreni mulk erano le propriet private dei residenti nei centri abitati. I terreni miri erano quelli che si trovavano attorno ai mulk, ma per essere definiti tali dovevano trovarsi a una distanza non superiore a 2,5 km dal perimetro esterno della comunit; inoltre dovevano essere destinati solo allagricoltura. La definizione di miri non per cumulativa, perch una delle due condizioni basta a soddisfare la classificazione del terreno in questa categoria. I mewat erano i terreni abbandonati, non assegnati ad autorit o privati, solitamente rocciosi, non adatti alle attivit agricole e distanti pi di 2,5 km dalla comunit pi vicina. Erano considerati wakf tutti i terreni donati dal proprietario ai parenti o alla comunit; in passato il termine si riferiva soprattutto ai beni di una fondazione islamica devoluti a fini caritatevoli, come laccoglienza di pellegrini o di fedeli. I matruka erano invece gli appezzamenti di suolo pubblico ad esempio le strade , oppure terreni storicamente sfruttati dagli abitanti di uno o pi villaggi per il pascolo o il rimboschimento. A causa della fitta distribuzione geografica dei centri abitati, la West Bank non presentava terreni mewat, ad eccezione della Valle del Giordano e del Deserto della Giudea; per questa ragione, le autorit mandatarie britanniche classificarono come miri la maggioranza del territorio. Durante il periodo ottomano i miri si dividevano in due categorie: raqaba, cio di propriet del sovrano, e tasarruf, che garantiva il diritto duso del terreno. Le origini del nuovo approccio israeliano al regime fondiario sono datate al 1968, quando le autorit militari sospesero liscrizione delle propriet della West Bank presso lufficio del catasto. Liscrizione al catasto fu introdotta durante il Mandato britannico, e prosegu anche sotto lamministrazione giordana. Le autorit israeliane motivarono la sospensione con lo scrupolo di preservare il diritto di propriet degli assenti e dei cittadini giordani, molti dei quali possedevano lotti di terreno nella West Bank. Questo espediente permise successivamente alloccupante di appropriarsi dei terreni dallo status incerto, poich non erano registrati presso lufficio del catasto. In maniera simile a quanto avvenuto in Israele con lAbsentees Property Law, le autorit israeliane non accennarono alla causa dellassenza: in questo caso, loccupazione militare dei Territori Palestinesi.

294

Under the Guise of Legality: Israels Declarations of State Land in the West Bank, pagg.20-29, 2012, Btselem, http://www.btselem.org/download/201203_under_the_guise_of_legality_eng.pdf, file PDF.

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Allinizio degli anni 80, la sezione civile dellufficio del Procuratore dello Stato israeliano cominci lesame dei registri catastali, mentre lAmministrazione civile usufru dellaviazione militare per scattare foto aeree della West Bank. Linterpretazione delle autorit israeliane differ notevolmente dalle norme de l codice fondiario ottomano e da quelle dellamministrazione mandataria britannica; questultima dispose che il possessore di miri ne divenisse proprietario dopo dieci anni duso, senza la necessit di registrare il nuovo possesso presso lufficio del catasto. Secondo linterpretazione israeliana del codice fondiario ottomano, le foto aeree erano necessarie per individuare le aree miri non coltivate, che poterono essere convertite in state land. Questo processo coinvolse tutti i miri non coltivati per almeno tre anni consecutivi, oppure i miri coltivati per un periodo inferiore ai dieci anni. Inoltre, nei miri dove non fosse possibile distinguere tra suolo coltivato e suolo improduttivo, lagricoltore avrebbe avuto lonere di dimostrare che gli appezzamenti coltivati componevano almeno il 50% della propriet. In caso contrario, lintero appezzamento sarebbe stato convertito in state land, privando lagricoltore dei suoi diritti di propriet295. Lapproccio dinamico permise a Israele di dichiarare state land 913.000 dunam tra il 1979 e il 1992, circa il 16% della West Bank.296. Negli anni, il Custode delle propriet degli assenti ha destinato la maggioranza di queste terre alla Settlement Division della World Zionist Organization, affinch potesse costruirvi nuovi insediamenti ebraici. 4. I terreni sotto ispezione sono invece quelli la cui propriet non ancora stata determinata dal Custode. Da quanto emerso in precedenza, lincertezza dello status deriva in larga parte dalle stesse politiche israeliane, con la sospensione delle registrazioni presso lufficio del catasto e con linterpretazione restrittiva del codice fondiario ottomano. Le dichiarazioni di terreni sotto ispezione cominciarono nel 1997 sotto il primo governo di Benjamin Netanyahu. Dopo la raccolta dei dati necessari, tra cui le ricevute di pagamento delle tasse sul terreno e lo scatto di foto aeree, la dichiarazione resa pubblica, con la possibilit di ricorrere in appello entro 45 giorni: se ci non avviene, il terreno classificato come state land. 5. Come si vedr in seguito, gli espropri di terreni per esigenze pubbliche sono stati condotti soprattutto dopo gli Accordi di Oslo, con lintenzione di potenziare la rete stradale nei TPO, in modo particolare nella West Bank . E singolare che tutti gli espropri per esigenze pubbliche siano avvenuti e ancora avvengono a discapito della popolazione palestinese, per soddisfare i bisogni di un solo gruppo: quello dei coloni ebrei.

295

Under the Guise of Legality: Israels Declarations of State Land in the West Bank, pagg.37-39, 2012, Btselem, http://www.btselem.org/download/201203_under_the_guise_of_legality_eng.pdf, file PDF. 296 By Hook and By Crook: Israeli Settlement Policy in the West Bank, pag.24, 2010, Btselem, http://www.btselem.org/download/201007_by_hook_and_by_crook_eng.pdf, file PDF.

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5. Malgrado siano riconosciute come tali anche dalle autorit israeliane, le propriet private palestinesi corrono il rischio di essere confiscate. Dopo Oslo II, numerose propriet palestinesi sono state inglobate allinterno delle aree municipali delle colonie ebraiche, ampliatesi sotto le pressioni politiche e per la crescita naturale della loro popolazione. Le propriet palestinesi non sono confiscate n dichiarate state land, ma divengono de facto offlimits per i proprietari, poich le aree municipali delle colonie sono dichiarate aree militari chiuse297. 6. In ultimo, alcuni terreni della West Bank appartenevano a privati ebrei gi prima delloccupazione militare del 1967, ad esempio nel blocco delle colonie di Gush Etzion, a ovest di Betlemme; la superficie totale di queste aree comunque irrisoria, dal momento che nel 1948 ammontava allo 0,19% della West Bank298.

Mappa 10. State land nella West Bank (Btselem)


297

299

Restricting Space: The Planning Regime Applied By Israel in area C of the West Bank, OCHA-oPT, http://www.ochaopt.org/documents/special_focus_area_c_demolitions_december_2009.pdf, file PDF. 298 By Hook and By Crook: Israeli Settlement Policy in the West Bank, pag.33, 2010, Btselem, http://www.btselem.org/download/201007_by_hook_and_by_crook_eng.pdf, file PDF. 299 Under the Guise of Legality: Israels Declarations of State Land in the West Bank, pagg.37-39, 2012, Btselem, http://www.btselem.org/download/201203_under_the_guise_of_legality_eng.pdf, file PDF.

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Nonostante la stessa cornice di occupazione militare, la presa di possesso di terreni nella Striscia di Gaza differiva in qualche modo da quella praticata nella West Bank. Le autorit egiziane, che amministravano la Striscia tra il 1949 e il 1967, dichiararono la maggioranza del territorio gazawi di propriet statale300. Per questo motivo le autorit israeliane non necessitarono degli stessi espedienti utilizzati nella West Bank, e i territori confiscati servirono per la costruzione di 21 colonie ebraiche301. Lart.43 della Convenzione dellAia sulle leggi ed usi della guerra terrestre (1907), che rientra nel diritto internazionale consuetudinario, afferma:
Essendo passata nelle mani delloccupante l'autorit del potere legittimo, questo adotter tutte le misure in suo potere per ripristinare e garantire, per quanto possibile, l'ordine pubblico e la sicurezza, nel rispetto, salvo assoluto impedimento, 302 delle leggi in vigore nel paese .

E difficile comprendere in che modo le autorit israeliane rispettino questa norma, poich hanno ampiamente abusato delleccezione dellassoluto impedimento, modificando le disposizioni precedenti alloccupazione militare per servire interessi illegali. Lart.49 (6) della Quarta Convenzione di Ginevra dispone che la potenza occupante non debba trasferire parte della propria popolazione civile nel territorio occupato303. Da ci si evince che linterpretazione israeliana del codice fondiario ottomano sia illegale, poich serve uno scopo anchesso illegale secondo il diritto internazionale. 3.3.1. Allinterno della Green Line In Israele-Palestina, linsediamento abitativo divenuto lemblema della contesa territoriale, loggetto che rappresenta lasimmetria delle forze in campo e la discriminazione, la pratica con cui si realizzano il controllo e il dominio. Come si visto in precedenza, il sesto punto del Jerusalem Program della World Zionist Organization indica lo slancio vitale del sionismo politico: la conquista del territorio. Il gi citato quartiere Rakevet di Lod304 il prodotto di nuovi strumenti di conquista del territorio, ma solo un microcosmo di una violenza infrastrutturale pi ampia, che riguarda lintera regione compresa tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano.

300 301

GORDON Neve, Israels Occupation, pag.120, University of California Press, Berkeley e Los Angeles, 2008 Soldiers evict Gaza settlers, The Guardian, http://www.guardian.co.uk/world/2005/aug/17/israel4 302 Convention (IV) respecting the Laws and Customs of War on land and its annex: Regulations concerning the Laws and Customs of War on Land. The Hague, 18 october 1907, International Committee of the Red Cross, http://www.icrc.org/ihl.nsf/full/195 303 Convention (IV) relative to the Protection of Civilian Persons in Time of War. Geneva, 12 August 1949, International Committee of the Red Cross, http://www.icrc.org/ihl.nsf/FULL/380?OpenDocument 304 Pagg.95 -98

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Nel Sudafrica dellapartheid, la dimensione spaziale era il contenitore organico in cui la discriminazione si tramut in segregazione, stravolgendo la geografia fisica e quella umana. Laspetto pi significativo dellarchitettura israeliana la sua dimensione politica, tanto che, parafrasando il generale prussiano Carl Von Clausewitz, larchitetto israeliano Sharon Rotbard scrisse: In Israele, larchitettura, cos come la guerra, il proseguimento della politica con altri mezzi305. Nellideologia sionista, ledificazione di Eretz Yisrael il fulcro del consolidamento del carattere ebraico dello Stato israeliano, poich esprime una realt politica prima ancora che estetica o stilistica. Sin dai primi anni del XX secolo, quando i flussi migratori ebraici raggiunsero la Palestina mandataria, promossi dalla World Zionist Organization, larchitettura fu chiamata a servire il progetto di appropriazione territoriale, fornendo risposte per i bisogni urgenti degli olim. Il compimento del sincretismo tra politica e architettura fu il progetto dell Homa Umigdal (in ebraico, Muro e Torre), un sistema di insediamento solo allapparenza difensivo, poich la torre conferiva alla struttura un marcato carattere offensivo e di controllo del territorio. LHoma Umigdal era concepito come un insediamento comunitario, cio composto da un gruppo sociale omogeneo, qualit prioritaria che promuovesse la solidariet tra i suoi membri e il lavoro di gruppo; nellambiente ostile della Palestina, lunione della comunit era fondamentale affinch questa potesse spogliarsi alloccorrenza delle vesti civili e vestirsi di quelle militari. Questo processo fu alla base della formazione delle truppe paramilitari ebraiche, che presero parte allespulsione della maggioranza araba dal territorio, e confluirono nelle Forze di Difesa israeliane dopo il 14 maggio 1948. Sin dal primo progetto nel 1936, la ragion dessere dellinsediamento Homa Umigdal fu quella di assumere il controllo delle terre acquistate dal Jewish National Fund ad uso esclusivo degli ebrei. LHoma Umigdal era linfrastruttura ideale per assolvere questo compito, perch di veloce realizzazione, costruita con materiali facilmente reperibili tra cui il legno e capace di garantire unefficace difesa in attesa dellarrivo degli altri gruppi dappoggio. Il primo avamposto di questo tipo fu il kibbutz Tel Amal (oggi Nir David), eretto nella Jezreel Valley, una pianura della Galilea meridionale. I primi membri dellinsediamento erano tra i fondatori del movimento giovanile Hashomer Hatzair, e nel 1933 si unirono alla comunit del kibbutz Massad, composto da olim provenienti dalla Polonia306. Nel 1934, alcuni giovani kibbutznik si recarono nella Jezreel Valley, con lobiettivo di coltivare alcuni appezzamenti di terreno acquistati dal Jewish National Fund.
305

ROTBARD Sharon, Wall and Tower (Homa Umigdal): The Mold of Israeli Architecture, in SEGAL Rafi e WEIZMAN Eyal (a cura di), A Civilian Occupation: The Politics of Israeli Architecture, Babel, Tel Aviv, 2003, pag.40 306 Tower and Stockade Settlement, Nir David website, http://www.nir-david.org.il/tower2.html

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Il 20 aprile 1936307, sullonda della rivolta araba che scoppi in Palestina contro le autorit mandatarie britanniche e contro limponente flusso migratorio ebraico, un campo di grano fu dato alle fiamme da alcuni arabi provenienti dal vicino accampamento beduino. Lo spirito pionieristico dei kibbutznik era devoto alla redenzione del territorio e alla sua conquista, pertanto i giovani costruirono un insediamento nelle vicinanze del campo dato alle fiamme, che potesse garantire loccupazione del territorio e che si trovasse alla portata visiva dei kibbutz vicini: in linea daria, 3 km dal kibbutz Beit Alfa e 10 km dal kibbutz Massad308. Linsediamento fu progettato a pianta rettangolare, le capanne furono cinte da un muro con quattro postazioni difensive ai suoi vertici, e una torretta avrebbe dominato larea: Homa Umigdal.

Foto 5. Kibbutz Tel Amal, 1938 (Yedioth Ahronoth, http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3390306,00.html)

Tra il 1936 e il 1939, 55 insediamenti di questo tipo furono edificati sul territorio della Palestina, sotto legida della World Zionist Organization e del Jewish National Fund. Secondo Rotbard, Homa Umigdal pi uno strumento che un luogo 309, perch la strategia e gli obiettivi che persegue sono pi importanti della stessa struttura. La strategia insita nel progetto di Homa Umigdal quella di controllo del territorio, attraverso una distribuzione geografica reticolare, che consentisse a ogni insediamento di vigilare su quello pi prossimo e sullarea circostante. Il territorio viene interpretato come una scacchiera, in cui la posizione delle proprie pedine fondamentale per sorvegliare, arginare e sopraffare quelle dellavversario.
307 308 309

Tower and Stockade Settlement, Nir David website, http://www.nir-david.org.il/tower2.html Google maps distance calculator ROTBARD Sharon, Wall and Tower: The Mold of Israeli Adrikhalut, White Cities, Black Cities, http://babelarchitectures.blogspot.it/2008/12/wall-and-tower-mold-of-israeli.html

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Per i giovani pionieri del progetto sionista, laltro era rappresentato dallindigeno, larabo che ostacolava la redenzione del territorio e la creazione di uno Stato ebraico. I luoghi scelti per la costruzione dellinsediamento risultavano essere pi importanti dellinsediamento stesso. Il muro di cinta divenne il simbolo di una forma mentis, la stessa che guid Vladimir Jabotinksy nella stesura de Il Muro di Ferro 310: da una parte noi, dallaltra loro. Come si vedr in seguito, questo meccanismo di inclusione-esclusione divenne con il tempo il paradigma delle politiche israeliane verso la popolazione palestinese. Il muro filtra la realt attraverso la prospettiva dellassedio costante e dellemergenza, il paradigma securitario che mosse i primi progetti coloniali nei Territori Palestinesi, e ancora oggi presente nei discorsi di governanti ossessionati da unincombente quanto opinabile devastazione. Lassedio si realizza nella difesa, e il pi delle volte la difesa comincia con loffensiva , portata contro un mondo esterno distruttivo, vendicativo poich indomito, da avversare con ogni mezzo fino a quando il suo spirito non sar spezzato. La costruzione di insediamenti Homa Umigdal si concentrava soprattutto in Galilea, nella Pianura di Sharon e lungo costa mediterranea settentrionale della Palestina. Larea interessata era quella settentrionale del territorio mandatario, delimitata a est dal confine con la Transgiordania, a nord dal confine libanese e a ovest dal Mar Mediterraneo; il limite meridionale era il pi sfumato dei quattro, situato presso la latitudine di Gerusalemme. Il ritratto migliore della distribuzione demografica sul territorio mandatario tra il 1936 e il 1937 fu presentata dalla Commissione Peel, istituita dalle autorit mandatarie britanniche in seguito alla rivolta araba del 1936. La Commissione propose importanti modifiche del territorio, nel rispetto del Mandato conferito dalla Lega delle Nazioni e alla luce della nuova realt sul terreno: nel 1937, la Commissione present il primo piano di spartizione della Palestina. La Commissione propose la creazione di uno Stato ebraico nelle aree costiere e interne settentrionali della Palestina, un corpus separatum che includesse Gerusalemme e un corridoio sino al Mar Mediterraneo, e la nascita di uno Stato arabo nel resto del territorio mandatario. Larea designata per lo Stato ebraico fu scelta sulla base dei territori di propriet del Jewish National Fund, gli stessi dove si diffusero gli insediamenti Homa Umigdal. Lo spirito pionieristico e coloniale che ispirava larchitettura di tipo Homa Umigdal sopravvisse alla nascita dello Stato di Israele, e serv il progetto di alterazione demografica del paese.

310

JABOTINSKY Vladimir, The Ethics of the Iron Wall, 1923, Jabotinksy Institute in Israel, http://www.jabotinsky.org/multimedia/upl_doc/doc_191207_181762.pdf, file PDF.

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Mappa 11. Piano di spartizione della Palestina, Commissione Peel, 1937 (Palestinian Academic Society for the Study of International Affairs , http://www.passia.org/palestine_facts/MAPS/newpdf/Peel1937-new.gif)

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Nel 1976, un funzionario del Ministero dellInterno israeliano per il distretto settentrionale (Galilea), Yisrael Koenig, inoltr un rapporto confidenziale al primo ministro Yitzhak Rabin, nel quale ammoniva il governo israeliano sul problema demografico dei palestinesi in Israele. Koenig sugger ladozione di politiche volte a diluire la distribuzione della popolazione palestinese in Galilea e a promuoverne lallontanamento, ad esempio misure restrittive nellaccesso al lavoro, limiti al diritto allo studio e la riduzione dei fondi di supporto familiare311. Lapprensione di Koenig era rivolta soprattutto alla Galilea, poich la maggioranza della popolazione nellarea era palestinese; a tal proposito, egli propose lespansione degli insediamenti ebraici gi esistenti e la creazione di nuovi, con lobiettivo di infrangere la contiguit territoriale della comunit palestinese. Il governo israeliano non riconobbe il piano Koenig in maniera ufficiale, ma questo divenne ugualmente la principale fonte di ispirazione per le politiche governative contro la popolazione araba palestinese, soprattutto nellallocazione del territorio. Nel 1979, il governo propose un nuovo progetto che promuovesse flussi migratori interni di ebrei verso la Galilea, con la creazione di una nuova tipologia di insediamenti: i mitzpim (punto dosservazione). Il progetto originale dei mitzpim prevedeva la costruzione di 52 insediamenti (kibbutz e moshav), situati sulle sommit delle colline della Galilea; le ragioni del progetto sono illustrate sul sito della Jewish Agency:
Cera una grande comunit araba che rimase dopo il 1948 e fu infine inclusa nello Stato ebraico post-bellico. In vaste aree del nord, dove la presenza ebraica era 312 abbastanza scarsa, c'era una consistente minoranza araba .

Ad oggi esistono cinquanta mitzpim, ufficialmente riconosciuti dal governo israeliano come insediamenti comunitari313, la cui composizione sociale o religiosa omogenea. In seguito al ritiro dei coloni ebrei da Gaza nel 2005, il governo israeliano ha pianificato la costruzione di un nuovo mitzpim, Misham, che possa accogliere 390 famiglie evacuate dal blocco di colonie di Gush Katif, nellarea sud occidentale della Striscia. Varie associazioni ambientaliste israeliane criticarono la scelta del governo, poich limpatto ambientale di un nuovo insediamento sarebbe stato elevato. La denuncia si basava sulle disposizioni contenute nel National Master Plan n35, che promuove un nuovo approccio alle politiche edilizie: il territorio israeliano non pu sopportare limpatto di ulteriori
311

Ruling Palestine: a history of the legal sanctioned Jewish-Israeli seizure of land and housing in Palestine, pagg.3755, 2005, http://www.cohre.org/sites/default/files/palestine_-_ruling_palestine_may_2005.pdf , Badil Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights and Centre on Housing Rights and Evictions (COHRE), COHRE, file PDF. 312 Hityashvut: yesterdays term for todays reality, The Jewish Agency for Israel, http://www.jewishagency.org/JewishAgency/English/Jewish+Education/Compelling+Content/Eye+on+Israel/hityashvut/H ityashvut.htm 313 Settle the hilltops or not, Haaretz, http://www.haaretz.com/print-edition/business/settle-the-hilltops-or-not1.270743

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insediamenti, pertanto preferibile espandere quelli gi esistenti314. Raggiunto dal giornalista Shani Shiloh per il quotidiano Haaretz, Arnon Sofer, professore emerito dellUniversit di Haifa, dichiar: E un piano che funziona per Tel Aviv, ma non sionista315. Le parole di Sofer confermano ancora una volta lo spirito coloniale insito nel sionismo politico. Nel Negev, dove sono presenti circa 160.000 palestinesi316, le politiche di separazione e di controllo sono altrettanto evidenti. Circa la met di questa popolazione risiede in 45 villaggi non riconosciuti dal governo israeliano317, e le comunit preferiscono mantenere il tipico stile di vita beduino piuttosto che trasferirsi nei centri urbani appositamente progettati dallo Stato. Ad oggi, sono sette le township riservate alla popolazione beduina318, costruite dallo Stato israeliano dopo il 1966, al termine dei 19 anni di legge marziale imposta alla popolazione palestinese. Le township si concentrano nella parte nord-orientale del Negev, e rispecchiano lintenzione governativa di sgomberare il territorio dagli insediamenti beduini, affinch questo sia destinato agli insediamenti agricoli ebraici. Il processo di trasferimento stato facilitato dalla mancanza di attestati di propriet dei terreni, a causa dello stile di vita seminomade delle comunit beduine; le autorit israeliane non riconoscono ai beduini i diritti derivati dalluso del terreno, il pi delle volte coltivato o sfruttato per decenni per il pascolo delle greggi. Nei villaggi non riconosciuti, i diritti della popolazione sono violati quotidianamente, a causa della mancanza delle pi elementari infrastrutture: rete elettrica, sistema fognario, acqua corrente, impianti di depurazione, strade e linee telefoniche. Inoltre, per la mancanza di piani urbanistici, gli abitanti sono forzati a costruire le proprie case e le infrastrutture civili senza gli appositi permessi, sotto la costante minaccia delle demolizioni. La mancanza di servizi e le demolizioni sono gli strumenti utilizzati dal governo israeliano per favorire il trasferimento spontaneo della popolazione beduina verso le township. In questi centri urbani demograficamente omogenei, la propriet fondiaria negata alla popolazione palestinese, che pu ottenere solo il prestito del terreno. Ad eccezione delle township nel Negev, le autorit israeliane non hanno promosso la costruzione di nuove comunit palestinesi; al contrario, pi di 700 insediamenti ebraici sono sorti sul territorio israeliano dopo il 1948. Nel 2007, il governo israeliano incaric la Commissione Goldberg di redigere un rapporto sulle comunit beduine del Negev. Il rapporto, presentato il 20 novembre 2008, suggeriva la creazione di un comitato che si rapportasse con la
314 315

Ibidem Ibidem 316 ZOABI Haneen, Arabs and Jews in Palestine: different reality, different law, different set of rights in the same territory and in the same state, pag.7, Russell Tribunal on Palestine, Cape Town Session, Written Testimonies, http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/sessions/south-africa/written-testimonies, file DOC. 317 Situation Report: The State of Human Rights in Israel and the OPT 2012, pagg.49-52, 2012, ACRI, http://www.acri.org.il/en/wp-content/uploads/2012/12/ACRI-Situation-Report-2012-ENG.pdf, file PDF. 318 Bedouins in the State of Israel, The Knesset, http://www.knesset.gov.il/lexicon/eng/bedouim_eng.htm

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comunit beduina e la legittimazione della maggioranza dei villaggi non riconosciuti, sino a quando la presenza degli stessi non fosse entrata in conflitto con esigenze superiori: lespansione degli insediamenti ebraici o la costruzione di nuovi. Il rapporto riconosceva linefficienza delle politiche israeliane verso la popolazione beduina e il loro approccio discriminatorio, dal momento che i membri di questa comunit sono cittadini israeliani319. Nel 2011, le conclusioni della Commissione Goldberg furono per lo pi smentite dal Comitato Prawer. Il Comitato propose lespansione delle sette township, tale da permettere laccoglienza del 40% della popolazione residente nei villaggi non riconosciuti320. Nonostante il carattere discriminatorio di queste ultime conclusioni, i partiti della destra sionista avversarono il Comitato Prawer perch eccessivamente vantaggiose per la comunit beduina. In realt le township mancano dei servizi elementari e presentano un ristretto mercato del lavoro, costringendo la popolazione a spostarsi per trovare un impiego. Al contrario, gli insediamenti ebraici godranno dei finanziamenti del Negev 2015 Plan, iniziato nel 2005 e della durata di dieci anni, volto al miglioramento delle condizioni economiche dellarea e alla riduzione del divario sociale con il resto della popolazione israeliana321. Sempre nel 2011, lAdmission Committees Law istitu i comitati di ammissione, che operano in circa 700 insediamenti ebraici, situati soprattutto in Galilea e nel Negev. I comitati di ammissione sono gli organismi che valutano le richieste di residenza allinterno di un insediamento comunitario; questi includono un rappresentante della Jewish Agency e uno della World Zionist Organization, e rifiutano sistematicamente le domande di ammissione dei cittadini arabi israeliani. La legge permette ai comitati di escludere i candidati che siano inadatti alla vita della comunit o ai valori sociali e culturali che la animano. I singoli insediamenti possono scegliere i criteri di ammissione; molte comunit si definiscono ispirate dalla visione sionista del mondo322. Le politiche condotte dallo Stato israeliano ricordano da vicino lapartheid sudafricano, dove il Group Areas Act forz la popolazione africana a trasferirsi nelle misere township. Questa politica fu implementata dalla pratica discriminatoria delle demolizioni, che contribu a delineare sulla mappa le aree designate su base etnica.

319

Principles for Arranging Bedouin Villages in the Negev, ACRI, http://www.acri.org.il/en/wpcontent/uploads/2011/09/Prawer-Policy-Brief-FINAL-ENG.pdf, file PDF. 320 Israel plan to forcibly trasnfer 40.000 Bedouin Citizens, Electronic Intifada, http://electronicintifada.net/content/israel-plans-forcibly-transfer-40000-bedouin-citizens/10084 321 Government Launches Negev 2015 Plan Website, Prime Ministers Office, http://www.pmo.gov.il/English/MediaCenter/Spokesman/Pages/spokenegev280206.aspx 322 ZOABI Haneen, Arabs and Jews in Palestine: different reality, different law, different set of rights in the same territory and in the same state, Russell Tribunal on Palestine, Cape Town Session, Written Testimonies, http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/sessions/south-africa/written-testimonies, file DOC.

117

Mappa 12. I villaggi beduini non riconosciuti del Negev; in azzurro, le sette township riconosciute dal governo israeliano (Regional Council for the Unrecognized Arab Bedouin Villages in the Negev , http://rcuv.files.wordpress.com/2008/11/unrecognized-villages-map-med.jpg)

3.3.2. Oltre la Green Line Il 27 giugno 1967, lo stesso giorno in cui Gerusalemme fu riunificata e il suo status elevato a indivisibile ed eterna capitale dello Stato ebraico , il governo israeliano design un gruppo di archeologi quali supervisori dei siti di interesse storico della West Bank, in quanto propriet culturali e nazionali di Israele323.
323

GORDON Neve, Israels Occupation, pag.116, University of California Press, Los Angeles, 2008

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Quel giorno furono poggiate le fondamenta che ancora oggi reggono loccupazione israeliana dei Territori Palestinesi: la retorica militare e quella nazionalista-messianica. Questi due approcci collisero, si unirono, si sovrapposero e mutarono forma pi volte, ma da 46 anni ispirano le politiche rivolte alla popolazione occupata. A tre mesi dallinizio delloccupazione, Kfar Etzion fu la prima colonia ebraica ad essere istituita nei Territori Palestinesi. Il governo israeliano, allepoca guidato dal governo laburista di Levi Eshkol, approv la costruzione dellinsediamento sotto le pressioni del Ministro del Lavoro Yigal Allon e di un gruppo di ebrei nazional-religiosi. Tra questi vi erano gli eredi dei residenti dellomonimo kibbutz, la cui comunit fu sterminata dalla Legione Araba nel corso della Prima Guerra arabo-israeliana, e che in seguito fu distrutto. Nonostante le riserve di Eshkol, la concessione non sollev lattesa condanna della comunit internazionale n quelle dellopposizione interna, che valut lapprovazione dellinsediamento come un gesto di onest e benevolenza verso gli eredi degli ebrei uccisi324. Le origini kibbutznik di Kfar Etzion, imbevute del medesimo approccio pionieristico e socialista del progetto Homa Umigdal, e lidentit religiosa ebreaortodossa dei suoi membri lo resero larchetipo del progetto coloniale israeliano325. In questarea si form negli anni il blocco insediativo di Gush Etzion, a sud-est della citt palestinese di Betlemme. Nel segno della continuit, la legge marziale imposta ai cittadini arabi israeliani sino al 1966 fu trasferita nella West Bank e nella Striscia di Gaza; contemporaneamente, il governo estese la legge civile israeliana sui propri cittadini e sugli olim nei TPO. Dal momento che il 98,4% della popolazione delle colonie ebrea (di cui una parte senza cittadinanza israeliana), corretto riferirsi alle colonie come ebraiche326. Al contrario, la popolazione palestinese fu soggetta agli ordini e ai regolamenti militari, con la creazione di un doppio sistema legale nel medesimo territorio, sulla base dellappartenenza etnica/nazionale dei residenti. Allinterno del governo Eshkol, il membro pi incline al progetto di colonizzazione dei Territori Palestinesi era Yigal Allon, come emerso dal suo coinvolgimento nella fondazione di Kfar Etzion. Nel 1970, Allon present ai suoi colleghi un piano di espansione territoriale e di difesa che ben si adattava alla nuova spinta di insediamento sul territorio.

324

ZERTAL Idith e ELDAR Akiva, Lords of the Land: The War Over Israels Settlements in the Occupied Territories, pagg.59-67 (epub), Nation Books, New York, 2009 325 GORENBERG Gershom, The Accidental Empire: Israel and the Birth of the Settlements, 1967-1977, pag.51 (epub), Henry Holt and Company, New York, 2007 326 Demolition and dispossession: the desctruction of Palestinian Homes, pag.14, 1999, Amnesty International, http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE15/059/1999/en/3072a0ae-e065-11dd-90864d51a30f9335/mde150591999en.pdf, file PDF.

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Mappa 13. Piano Allon (Elisha Efrat)

327

Secondo lopinione di Allon, il fronte giordano era quello pi vulnerabile a un possibile attacco degli eserciti arabi, pertanto era necessario estendere una sorveglianza diretta su quei territori. Il Piano Allon prevedeva che il fiume Giordano divenisse il confine orientale dello Stato israeliano, con lannessione dellomonima Valle - di larghezza variabile tra i 9 e i 13 km dellarea di Gush Etzion e del Deserto della Giudea,
327

EFRAT Elisha, The West Bank and Gaza Strip: a geography of occupation and disengagement, Routledge, Abingdon, 2006

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sino alla citt di Gerusalemme. Un corridoio avrebbe suddiviso in due parti il territorio annesso, con lo scopo di collegare la citt palestinese di Jericho allenclave settentrionale della West Bank, separata da quella meridionale. Il destino delle due enclavi era incerto, poich il Piano Allon non prevedeva lindipendenza dei Territori Palestinesi; le massime concessione erano lautonomia o lautogoverno328. La Valle del Giordano e il Deserto della Giudea furono de facto annessi con la conversione del territorio in state land, cosicch il governo israeliano e la World Zionist Organization potessero procedere con la costruzione di nuove colonie. Il Piano Allon ripropose lideologia alla base del progetto Homa Umigdal, con linclusione degli insediamenti civili nel pi ampio sistema militare israeliano. Le colonie ebraiche erano necessarie per il controllo del confine giordano, poich potevano assicurare una difesa provvisoria in attesa del dispiegamento dellesercito; ancora una volta, i civili avrebbero vestito alloccorrenza i panni dei militari, devoti alla protezione e alla libert del popolo ebraico. Il ruolo della Valle del Giordano era fondamentale anche per lo sviluppo delleconomia israeliana, poich caratterizzata da un clima favorevole allagricoltura, soprattutto quella delle piante da frutto. La commistione di elementi militari, agricoli e civili si ispirava al programma Nahal delle Forze di Difesa israeliane, che prevedeva la costruzione di piccoli insediamenti militari con alcuni elementi civili. Alla fine degli anni 70, con labbandono del Piano Allon, numerosi insediamenti Nahal della West Bank e della Striscia di Gaza furono convertiti in kibbutz o moshav, senza che il piano di controllo del territorio venisse meno. Oggi, nella Valle del Giordano vivono 56.000 palestinesi e 9.400 coloni ebrei 329; con gli Accordi di Oslo del 1993, il 95% dellarea fu designata come area C, sotto il controllo civile e militare israeliano. La World Zionist Organization ha la facolt di donare 80 dunam di terreno a ogni ebreo che si trasferisca nelle colonie della Valle del Giordano330, ai quali si aggiungono le ingenti somme investite nei progetti agricoli e nello sviluppo delle strutture turistiche del Mar Morto. Con i sussidi allagricoltura e un elevato livello di know-how, i prodotti delle colonie sono divenuti competitivi anche sul mercato alimentare europeo. Il governo offre alla colonie della Valle del Giordano i migliori servizi e le migliori infrastrutture, a prezzi inferiori rispetto a quelli presenti nel territorio israeliano: la raccolta dei rifiuti totalmente a carico dello Stato, mentre le tariffe per il consumo elettrico e idrico presentano tassi agevolati. Nellarea, le comunit palestinesi e le colonie ebraiche vivono realt separate e
328

GORENBERG Gershom, The Accidental Empire: Israel and the Birth of the Settlements, 1967-1977, pag.193 (epub), Henry Holt and Company, New York, 2007 329 Parallel Realities:Israeli Settlements and Palestinian Communities in the Jordan Valley, pag.44, nota n.90, 20 12, Maan Development Center, http://www.maan-ctr.org/pdfs/FSReport/Settlement/content.pdf, file PDF. 330 Housing and Agricultural Incentives for Settlers in the Jordan Valley, 2012, Maan Development Center, http://www.maan-ctr.org/pdfs/FSReport/spotlight/Spotlight9.pdf, file PDF.

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ineguali, soprattutto nella distribuzione delle risorse idriche. Durante un summit tenutosi a Beit Sahour (Betlemme) nel settembre scorso, un esponente dellEmergency Water Sanitation and Hygiene in the occupied Palestinian Territory mostr come gli Accordi di Oslo II del 1995 abbiano cristallizzato una situazione idrica gi precaria; lo sfruttamento delle falde acquifere dell'intera area favorisce Israele, per una percentuale dell'80% contro il rimanente palestinese. Gli accordi prevedevano anche la creazione del Joint Water Committee, un'agenzia garante per l'acqua composta di esperti israeliani e palestinesi, che divenne ben presto un ulteriore strumento dell'occupazione, grazie al potere di veto israeliano sulle proposte palestinesi. In passato, l'Organizzazione Mondiale della Sanit dichiar che la soglia minima ideale di acqua per l'igiene e il consumo della persona si attesta intorno ai 100 litri giornalieri. Tuttavia, i dati provenienti dai Territori Palestinesi sono notevolmente inferiori, con un consumo medio di circa 70 litri. Un quarto della popolazione vive sotto la soglia dei 50 litri giornalieri, e in alcune aree come la Valle del Giordano la crisi idrica una realt, con un consumo quotidiano tra i 10 e 15 litri. Nelle aree settentrionali della West Bank, il 90% della popolazione dipende dai servizi idrici forniti da Mekorot, la Compagnia Nazionale Israeliana dell'Acqua; verso sud, le percentuali sono ugualmente elevate, con il 60% nell'area di Betlemme. La cifra media per lintera West Bank si aggira intorno al 52% della popolazione. La crisi idrica non riguarda solo la dipendenza ma anche la discriminazione, che deriva dai migliori servizi riservati alle colonie, beneficiarie di una rete idrica di recente tecnologia, con perdite limitate e una pressione idrica elevata. Un esempio dato dalla contrapposizione tra la citt palestinese di Tubas e l'adiacente colonia di Beka'ot, entrambe nella Valle del Giordano: una media giornaliera di 30 litri a persona per la prima, contro i 410 litri della seconda331. Inoltre, il prezzo dell'acqua raggiunge i 60 NIS332 per metro cubo in alcune comunit dellarea meridionale di Hebron o nella Valle del Giordano: un costo dieci volte superiore alla media della West Bank. Il caso di Elon Moreh333 caus levoluzione pi evidente del progetto coloniale israeliano nei Territori Palestinesi. Il Piano Allon aveva mostrato una direzione ipotetica, ma non fu mai adottato ufficialmente dal governo. Le prime colonie ebraiche sorsero nella Valle del Giordano, nellarea di Gush Etzion e intorno a Gerusalemme, ma la distribuzione geografica era influenzata dalleredit della Guerra dei Sei Giorni piuttosto che da una visione di lungo periodo.

331

OGNO Simone, Palestina: la crisi dellacqua gi realt, OsservatorioIraq, http://www.osservatorioiraq.it/palestinala-crisi-dellacqua-%C3%A8-gi%C3%A0-realt%C3%A0 332 New Israeli Shekel, valuta israeliana. 333 Pagg.105-106

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Verso la met degli anni 70, nuove figure e gruppi di pressione si affacciavano sullo scenario politico israeliano; la geografia odierna dei Territori Palestinesi figlia di quel convulso periodo, durante il quale si perseguirono piani e interessi a volte complementari, spesso contrastanti. Una frenesia che si concluse solo con gli Accordi di Oslo. La Guerra dello Yom Kippur (1973) cambi profondamente la societ e la politica israeliane; nonostante la pronta risposta delle Forze di Difesa israeliane, lattacco a sorpresa condotto dagli eserciti egiziano e siriano aveva gettato nel panico la popolazione. La fortificazione dei confini con gli insediamenti civili manifest limiti evidenti, tanto che lesercito israeliano fu costretto ad evacuare le colonie ebraiche nelle Alture del Golan occupate, affinch questarea non fosse conquistata dallesercito siriano. Sulla scia delle critiche rivolte al governo laburista di Golda Meir, emerse in Israele un nuovo gruppo di pionieri, non pi legato ai dettami socialisti che portarono alla creazione dello Stato ebraico, ma piuttosto motivato dal nazionalismo e dalla religione: Gush Emunim. In una societ dove il sionismo laburista perdeva consensi dinanzi al lavvento della societ dei consumi, Gush Emunim si propose come garante della rinascita di Eretz Yisrael, nel rispetto dei valori primigeni del sionismo, declinati nella visione messianica del territorio. Le attenzioni di Gush Emunim erano rivolte soprattutto alle colline della Giudea e della Samaria (West Bank), unarea che attendeva la redenzione dal 1967. Nel 1973, un gruppo di coloni fiss un incontro con il Primo Ministro Golda Meir, nel tentativo di ottenere lautorizzazione per la costruzione di un insediamento presso lantica stazione ferroviaria di Sebastia, a nord -ovest di Nablus. Nel cuore della West Bank, il sito era lontano dalle aree prioritarie suggerite dal Piano Allon, un territorio ad alta densit abitativa palestinese. Il Primo Ministro declin la proposta, ma il gruppo di coloni trov un valido alleato nella figura di Ariel Sharon, da pochi mesi membro attivo del Likud. Con laiuto di Sharon, il gruppo di coloni tent sette volte 334 lascensione alla stazione di Sebastia tra il 1973 e il 1976, ma le Forze di Difesa israeliane evacuarono puntualmente larea. Con questi tentativi, la societ israeliana impar a conoscere il gruppo Gush Emunim, istituito formalmente nel 1974. Nel 1976, dopo lultimo tentativo di occupazione della stazione di Sebastia, i coloni raggiunsero un accordo con il Primo Ministro Yitzhak Rabin, che permise loro di insediarsi in una parte della base militare israeliana di Kaddum. In breve tempo, larea della base destinata ai civili super in estensione quella militare, mentre i prefabbricati e le case mobili simbolo dello spirito pionieristico coloniale furono sostituiti da abitazioni in muratura, e il nome del sito fu convertito in Kedumim.

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ZERTAL Idith e ELDAR Akiva, Lords of the Land: The War Over Israels Settlements in the Occupied Territories, pag.388 (epub), Nation Books, New York, 2009

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Il 19 maggio 1977, il candidato premier del Likud Menachem Begin, sicuro vincitore nonostante lo spoglio elettorale fosse ancora in corso mancava il conteggio dei voti dei soldati , si rec a Kedumim per una cerimonia, durante la quale afferm: Presto ci saranno altre Elon Moreh335. Le parole e il luogo scelti da Begin come prima uscita ufficiale sancirono linizio di un nuovo corso per la colonizzazione. La politica riconobbe linfluenza di Gush Emunim, capace di mobilitare la popolazione e spostare voti importanti; le attivit del gruppo, tra cui i tentativi di costruzione di Elon Moreh e di occupazione della stazione di Sebastia, soddisfavano inoltre le mire espansioniste della destra sionista. Negli anni successivi, loccupazione militare dei Territori Palestinesi assunse cos le sembianze di unoccupazione civile, che fu il carattere preponderante sino allo scoppio della Prima Intifada. Nuovi insediamenti sorsero lungo la dorsale montuosa della West Bank, una linea longitudinale che attraversava i principali centri urbani palestinesi: Nablus, Ramallah, Gerusalemme Est, Betlemme ed Hebron. Gli insediamenti ebraici sorsero intorno alle citt palestinesi, nellintento di frammentare lo spazio ostile e renderlo pi governabile, come avvenuto in Galilea. I meccanismi di sorveglianza e controllo promossi dal progetto Homa Umigdal e dal Piano Allon furono inglobati nello spirito irredentista di Gush Emunim, che mirava alle colline in quanto simbolo di elevazione spirituale.

Foto 5. In primo piano, la citt palestinese di Ramallah; sullo sfondo, la colonia ebraica di Pesagot, Territori Palestinesi Occupati (Simone Ogno, ottobre 2012)
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GORENBERG Gershom, The Accidental Empire: Israel and the Birth of the Settlements, 1967-1977, pag.830 (epub), Henry Holt and Company, New York, 2007

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Nel 1974, il movimento aveva gi promosso la costruzione di Shilo e di Ofra, alle quali si aggiunsero in seguito anche Shave Shomron, Bet El, Halamish, Talmon, le colonie delle colline a sud di Hebron. Il progetto coloniale congiunto di Gush Emunim e del Likud la colonna portante delloccupazione civile, nonostante il carattere messianico di questi insediamenti e la loro importanza strategica siano troppo spesso sottovalutati dalle analisi politiche, che dipingono con tratti semplicistici levacuazione dei coloni come soluzione alloccupazione dei Territori Palestinesi. Con loccupazione civile dei Territori Palestinesi emergono le ripercussioni politiche del caso di Elon Moreh: il ruolo attivo dei governi israeliani nel progetto coloniale e i rapporti con la comunit internazionale. Come si osservato sinora, piani e interessi diversi hanno dettato le linee guida nella costruzione delle colonie, con le istituzioni israeliane in una posizione defilata e spesso coinvolte a posteriori, apparentemente contro la loro volont politica. Latteggiamento passivo tra gli anni 70 e 80 stato utile al governo per distanziarsi dal progetto coloniale dopo le condanne giunte dalle Nazioni Unite, quasi a voler puntare il dito verso elementi incontrollabili della societ piuttosto che assumersi la responsabilit di questa politica. Con il peso crescente di Gush Emunim e di altri gruppi, limmediato trasferimento dei coloni di Elon Moreh nel nuovo sito del Monte Kabir consent al governo israeliano di poggiare una mano rassicurante sulle spalle dei coloni, e dire loro: Ci che evacuiamo ora sar ricostruito altrove. E questa la politica che permette ancora oggi la proliferazione degli insediamenti. Le pubbliche istituzioni che finanziano e realizzano la costruzione delle colonie comprendono il Ministero della Difesa, le Forze di Difesa israeliane, lAmministrazione civile, il Ministero dellEdilizia, il Ministero dellInterno, il Ministero dellAgricoltura e la Settlement Division della World Zionist Organization. Inoltre, questi organismi garantiscono anche il riconoscimento retroattivo degli insediamenti che esulano dai piani governativi 336. Le vicende di quegli anni furono personificate da Ariel Sharon durante il suo incarico di Ministro dellAgricoltura (1977-1981), con il motto prendete pi che potete337. Sono stati numerosi i piani di colonizzazione presentati tra il 1967 e il 2013, pertanto la paternit delloccupazione non fu mai attribuita in maniera ufficiale a un singolo individuo. Tuttavia, nellambiente accademico Ariel Sharon considerato il principale architetto delloccupazione civile. Le sue doti di fine stratega emersero gi durante il suo incarico di Capo del Comando Meridionale
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The Humanitarian Impact of Israeli Settlements and other Infrastructure in the West Bank, pag.35, 2007, OCHAoPt, http://www.ochaopt.org/documents/TheHumanitarianImpactOfIsraeliInfrastructureTheWestBank_conclusion.pdf, file PDF. 337 ZERTAL Idith e ELDAR Akiva, Lords of the Land: The War Over Israels Settlements in the Occupied Territories, pag.310 (epub), Nation Books, New York, 2009

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dellIDF, con cui ridisegn la mappa della Striscia di Gaza tra il 1971 e il 1972338. Durante il mandato di Ministro dellAgricoltura, Sharon present un piano di sviluppo per la Giudea e la Samaria, con la costruzione di nuove colonie che potessero accogliere 2 milioni di ebrei nellarco di due decenni.339 Il piano di Sharon design le aree densamente abitate come le pi idonee alla costruzione dei nuovi insediamenti, con lintenzione di frammentare ulteriormente la geografia e il tessuto sociale palestinesi; le colonie, riunite in blocchi, avrebbero influito sul futuro processo di pace con i palestinesi. Come il Piano Allon, quello di Sharon non contemplava lindipendenza di uno Stato palestinese, ma la creazione di enclavi prive di contiguit territoriale, unite da alcune vie di comunicazione ma senza effettiva sovranit. Parallelamente, una fitta rete stradale avrebbe collegato le colonie ebraiche tra loro e al territorio israeliano. Le pendici occidentali del sistema montuoso avrebbero accolto nuovi insediamenti, con lobiettivo di sfumare la Green Line e de facto cancellarla. In questo modo, le colonie avrebbero assunto il duplice ruolo di ponte e di barriera, con il conferimento della profondit territoriale agli insediamenti ebraici sul territorio israeliano. Inoltre, le colonie avrebbero prevenuto la formazione di unarea a maggioranza araba palestinese tra la West Bank e il Triangolo israeliano. Nel 1983, la Settlement Division della World Zionist Organization e il Ministero dellAgricoltura israeliano presentarono un ambizioso progetto per gli insediamenti sino al 2010, che includeva un piano di sviluppo noto come Piano dei Centomila, per la sua aspirazione ad attrarre 80.000 ebrei entro il 1986. Il progetto di lungo periodo si ispirava alla bozza preparata nel 1979 da Matitiyahu Drobless, responsabile della Settlement Division della World Zionist Organization, dal titolo Master Plan for the Development of Settlement in Judea and Samaria for the Years 1979-1983:
La presenza civile delle comunit ebraiche di vitale importanza per la sicurezza dello Stato [...] Non deve esserci il minimo dubbio riguardo alla nostra intenzione di tenere le aree della Giudea e della Samaria per sempre [...] Il modo migliore e pi efficace per fugare ogni dubbio riguardo alla nostra intenzione di tenere la Giudea 340 e la Samaria un rapido impulso coloniale in quelle aree .

Il progetto di Drobless fu aggiornato pi volte nel corso degli anni, ma le sue indicazioni, riprese dal Piano dei Centomila, coincidevano con i piani di Gush Emunim e di Ariel Sharon.

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Pag.83 Ruling Palestine: a history of the legal sanctioned Jewish-Israeli seizure of land and housing in Palestine, pag.74, 2005, Badil Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights and Centre on Housing Rights and Evictions (COHRE), COHRE, http://www.cohre.org/sites/default/files/palestine_-_ruling_palestine_may_2005.pdf, file PDF. 340 Matitiyahu Drobless, citato in Land Grab: Israels Settlement Policy in the West Bank, pag.14, 2002, Btselem, http://www.btselem.org/download/200205_land_grab_eng.pdf, file PDF.

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Il Piano dei Centomila prevedeva la costruzione di 23 nuovi insediamenti comunitari e rurali (con una popolazione inferiore a 2000 abitanti), e 20 basi militari Nahal; con il nuovo governo di unit nazionale del 1984, il piano attribu un rinnovato valore strategico alla Valle del Giordano. Tuttavia, al contrario degli insediamenti promossi da Gush Emunim, il Piano dei Centomila era rivolto alla classe media israeliana e alle famiglie pi povere, tra cui la comunit ebrea ultra-ortodossa; questi gruppi erano e sono ancora oggi favoriti dai sussidi statali per lacquisto di abitazioni. La nuova rete stradale avrebbe permesso un rapido collegamento (25-30 minuti) tra gli insediamenti e i luoghi di lavoro, concentrati nelle citt di Tel Aviv e Gerusalemme. Nel 1992, il governo laburista guidato da Yitzhak Rabin sembr proporre linterruzione della politica coloniale. Con la firma degli Accordi di Oslo, le parti si impegnarono a non modificare lo status quo della West Bank e della Striscia di Gaza sino allapprovazione di un accordo finale onnicomprensivo. Tuttavia, i facts on the ground mostravano una realt differente, poich la crescita naturale della popolazione ebraica non permetteva la sospensione del progetto coloniale. Lambiguo concetto di crescita naturale stato usato ripetutamente dalle autorit israeliane per giustificare la costruzione di nuove colonie; questo non comprende solo il tasso di natalit, ma anche la crescita della popolazione dovuta allimmigrazione degli olim. Inoltre, dopo il 1993 il governo israeliano ripropose il riconoscimento retroattivo degli insediamenti non previsti dai piani di sviluppo delle colonie, come avvenuto tra gli anni 70 e 80. Nel rapporto richiesto dal Primo Ministro Ariel Sharon e pubblicato l8 marzo 2005, il Procuratore Generale Talia Sasson descrisse cos il fenomeno degli outpost:
A. Non c'era la decisione del governo di istituirli, e in ogni caso nessun altro organo politico approv la loro istituzione. B. L'avamposto realizzato senza lo status legale per la pianificazione. Ci significa senza un valido piano dettagliato riguardante larea in cui istituito, in grado di garantire un permesso di costruzione. C. Un avamposto non autorizzato non collegato a un esistente insediamento, ma si trova almeno a qualche centinaio di metri da esso in linea d'aria. 341 D. Gli avamposti furono istituiti per lo pi dalla met dagli anni 90 in poi .

Nonostante la mancata approvazione ufficiale degli outpost, la loro costruzione avviene non solo con il beneplacito di alcuni Ministeri, ma anche con il finanziamento diretto degli organi statali e della World Zionist Organization.
341

SASSON Talia, Summary of the Opinion Concerning Unauthorized Outposts, pag.6, 2005, Peace Now, http://peacenow.org.il/eng/sites/default/files/Sasson_Report_EngSummary_0.pdf, file PDF.

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Nel 2003, il Ministero dellEdilizia finanzi lacquisto di caravan per i Consigli regionali della Giudea, della Samaria e di Gaza, per un totale di 33.749.180 NIS342. Il bando pubblicato dal Ministero fu vinto in seguito da due compagnie edili, che fornirono alle autorit 520 caravan; di questi, 140 erano stati ordinati prima della pubblicazione del bando e collocati in aree dei Territori Palestinesi Occupati, 90 dei quali in outpost illegali. Come nelle ascensioni di Gush Emunim, il ruolo del governo non si limita alla sponsorizzazione, ma anche al riconoscimento retroattivo degli avamposti, con lintenzione di creare nuovi facts on the ground. I dati riguardanti gli outpost non sono di facile reperibilit, a causa della distribuzione sul territorio e al carattere chiuso delle comunit; al 2011, il database dellassociazione israeliana Peace Now ne comprendeva 99343, ma il numero potrebbe essere superiore. Solitamente gli outpost sono fondati dai membri di una colonia madre sulle colline della West Bank, le stesse plasmate dallideologia di Gush Emunim. E tra gli outpost che cresce il movimento della Hilltop Youth, la giovent delle colline, la frangia pi violenta dei coloni. Un ritratto della Hilltop Youth fu trasmesso nel dicembre 2011 dalla rete televisiva israeliana Channel 2, e sottotitolato in inglese dal giornalista Ami Kaufman con una dedica particolare: questa traduzione dedicata ai miei amici dellAmerican Israel Public Affairs Committee (AIPAC)344 e ai rabbini nazionalisti del mondo. Senza di voi, questi razzisti non esisterebbero345. Le interviste furono realizzate presso loutpost di Migron, 14 km a nord di Gerusalemme. I volti giovani di Sari, Ester ed Eliraz non riescono a mascherare la durezza delle parole e la violenza tra le righe: Gli ulivi? Appartengono tutti agli ebrei, anche quelli che sono vicino ai Muhmus346 sono i nostri. Gli arabi meritano di essere chiamati imbroglioni solo perch pensano di possedere qualcosa qui. Gli arabi hanno ventidue paesi no? Si sa che ovunque ci sia un ulivo c un arabo, e dove c un arabo c un terrorista. La durezza negli occhi delle tre ragazze tradisce i sorrisi: Loro (gli arabi) non appartengono a questo posto, ogni giorno che rimangono qui pagheranno un prezzo. Le parole confermano il collegamento tra questi giovani e i price tag, sempre pi diffusi a Gerusalemme Est e nei villaggi palestinesi vicini a colonie ed outpost. Graffiti sui muri che invocano la morte degli arabi, ingiurie rivolte al Profeta Maometto, minacce alle famiglie palestinesi, vandalismo contro le propriet: questi sono i price tag. Questi gesti seguono solitamente lo sgombero
342 343

Ivi, pag.15 Settlements and Outposts Numbers and Data, Peace Now, http://peacenow.org.il/eng/content/settlements-andoutposts, file XLS. 344 Lobby statunitense per il supporto allo Stato di Israele. 345 Watch Hilltop Youth: Burn Down Al-Aqsa Mosque? Of Course!, +972, http://972mag.com/watch-hilltop-youth-burndown-al-aqsa-mosque-of-course/31825/ 346 Dispregiativo per arabi.

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di un outpost da parte delle Forze di Difesa israeliane, quale rappresaglia nei confronti dei palestinesi la cui unica colpa quella di esistere. Di recente queste attivit si sono spinte oltre, verso il cuore delloccupazione e verso lesterno; il 12 dicembre 2011, un attacco portato al quartiere militare della brigata Ephraim ha coinvolto decine di coloni con il lancio di molotov e pietre verso le strutture e i mezzi della base israeliana, vicenda che ha ricevuto la ferma condanna del Primo Ministro Benjamin Netanyahu e le parole incredule del Generale Avi Mizrahi: Lodio di Ebrei verso i nostri soldati, come ho potuto testimoniare, una cosa che non ho mai visto in trentanni di servizio. Meir Bartler invece il leader che ha progettato lattraversamento del confine con la Giordania per rivendicare il diritto ebraico sulle due sponde del fiume Giordano. Una trentina di coloni fece irruzione nellarea di Kasr al-Yehud, a soli duecento metri dal confine, progettando la costruzione di una colonia e contestando lintromissione giordana nella chiusura del Mughrabi Bridge, che unisce il Muro del Pianto alla Spianata delle Moschee. Nellintervista, Bartler afferma che in Israele, a volte, per portare un argomento a essere affrontato, spesso c bisogno che lo si sbatta violenteme nte sul tavolo, e noi lo abbiamo fatto.347 Il 22 settembre 2012, durante una marcia di solidariet per i villaggi palestinesi della Firing Zone 918348, alcuni coloni delloutpost di Havat Maaon attaccarono il corteo con una sassaiola, e in seguito minacciarono i manifestanti con spranghe e bastoni. Lintervento della Polizia israeliana port allarresto di un o degli aggressori.

Foto 6. I coloni di Havat Maon che attaccarono il corteo; quello sulla destra agita una fionda (Simone Ogno, settembre 2012)
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OGNO Simone, Israele e la Giovent delle Colline, under the surface, http://suspendedinlight.wordpress.com/2012/02/29/israele-e-la-gioventu-delle-colline/ 348 Pagg.90-94

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La colonizzazione della Striscia di Gaza aveva dimensioni ridotte rispetto alla West Bank, ma presentava gli stessi canoni di separazione e controllo. Al 2004, gli insediamenti nella Striscia erano 21, con una popolazione di 8.000 unit349 concentrata in tre blocchi: larea settentrionale, Nezarim e Katif . Nel 1970, alcune basi militari Nahal furono convertite in insediamenti civili, in maniera simile allesperienza di Kedumim ; contemporaneamente il governo scelse di costruire nuove colonie sui terreni dichiarati state land nel 1967, nella parte meridionale della Striscia. Gli insediamenti comunitari erano prevalentemente moshav, sulla scia del primigenio spirito pionieristico sionista che aveva permesso linsediamento nelle aree della Galilea e della pianura costiera della Palestina mandataria. Lideologia dei coloni poteva essere riassunta nel motto Torah e lavoro350, che univa lattitudine agricola ai precetti religiosi. Costruito dalla Settlement Division della World Zionist Organization, il blocco di Katif era il pi grande dei tre, esteso su unarea di 20.000 dunam , confinante a ovest con il Mar Mediterraneo e sugli altri lati con le citt e i campi profughi palestinesi, tra cui Khan Younis. Muri, barriere di filo spinato e trincee enfatizzavano la separazione negli spazi ristretti della Striscia di Gaza, dividendo in due segmenti la costa mediterranea dellenclave: a nord quella riservata ai palestinesi e a sud quella riservata ai coloni ebrei. La separazione degli spazi pubblici era paragonabile a quella regolata dal Reservation of Separate Amenities Act sudafricano, con le spiagge riservate su base etnica/nazionale. Dietro proposta di Ariel Sharon, dal 2001 Primo Ministro israeliano, il governo approv il disimpegno delle forze civili e militari dalla Striscia di Gaza nel giugno 2004. Il piano fu portato a compimento tra lagosto e il settembre del 2005, con il dispiegamento di circa 7.000 membri della Polizia israeliana e 25.0000 soldati. La resistenza dei coloni allevacuazione fu inferiore alle aspettative, ma alcuni insediamenti si opposero al piano con veemenza, tanto da attaccare le stesse forze israeliane. Prima della chiusura delle vie di comunicazione, circa 700 coloni provenienti dalla West Bank si infiltrarono nella Striscia perch contrari allevacuazione; molti di questi furono arrestati dalla Polizia israeliana e rilasciati a operazioni concluse. Levacuazione delle forze civili dalla Striscia di Gaza rappresent unastuta mossa politica di Ariel Sharon, con ripercussioni simili al caso di Elon Moreh. Il disimpegno permise allo Stato di Israele di placare le condanne internazionali rivolte alloccupazione e alla violenza con cui le Forze di Difesa israeliane avevano stroncato la resistenza palestinese durante la Seconda Intifada. Sharon si propose come luomo della riconciliazione, cos determinato nella
349

Disengagement and its Discontents: What Will the Israeli Settlers Do?, pag.1, 2005, International Crisis Group, http://www.crisisgroup.org/~/media/Files/Middle%20East%20North%20Africa/Israel%20Palestine/Disengagement%20a nd%20Its%20Discontents%20What%20Will%20the%20Israeli%20Settlers%20Do.pdf, file PDF. 350 EFRAT Elisha, The West Bank and Gaza Strip: A Geography of Occupation and Disengagement, pag.174, Routledge, Abingdon, 2006

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missione da prendere decisioni unilaterali, a causa della mancanza di un partner palestinese. Il piano di Sharon fu considerato genuino, di pace, ma le conseguenze per la popolazione della Striscia di Gaza sarebbero emerse in seguito, soprattutto dopo la dichiarazione di territorio ostile che ricadde su di essa. Allo stesso tempo, il disimpegno permise al governo israeliano di districarsi tra la temporaneit e leternit. La questione palestinese fu separata in due entit distinte: da una parte la Striscia di Gaza e dallaltra la West Bank. La pi grande conquista di Sharon fu il tempo, un tempo potenzialmente infinito che contrastava con la temporaneit delloccupazione. La scelta del termine disimpegno non fu casuale, poich ritiro sarebbe risultato eccessivamente carico di costrizioni politiche. Era finito il tempo delloccupazione civile di Gaza, ma quella militare stava solo attraversando una fase di riassestamento. Il disimpegno era figlio delle politiche coloniali degli anni 70, codificate dalle parole di Drobless: la cessione della Striscia di Gaza era necessaria per mantenere il controllo della West Bank e il dominio sulla popolazione palestinese. Nei Territori Palestinesi, e in particolare nella West Bank, linsediamento ebraico divenuto il simbolo stesso delloccupazione mutevole, che si spoglia dei suoi abiti militari e si veste di quelli civili, poich intercambiabili. Il cancello giallo allingresso delle colonie il confine di un mondo inaccessibile e che desidera rimanere tale, escludendo la popolazione indigena in un costante processo di alienazione dalla terra natia. Un processo che riecheggia le origini del sionismo politico, nel desiderio di ottenere la maggioranza del territorio ma con un ristretta percentuale di popolazione altra. Le pareti bianche e il tetto rosso a spiovente possono apparire inopportune in un ambiente mediterraneo o semi-desertico, dove le precipitazioni annue sono inferiori ai 300mm, ma rappresentano la volont di piegare lambiente al volere delluomo, un ambiente ostile poich ospita anche il nemico. I simboli architettonici delloccupazione civile sono riconoscibili da chilometri di distanza, forniscono una continuit visiva al dominio sul territorio, come accadde con le torrette degli insediamenti Homa Umigdal. I tetti rossi sono un simbolo di appartenenza nazionale che si erge sulla massa informe dellarchitettura indigena, caratterizzata dai tetti piatti, grigi, con larmatura esposta e sempre pronta ad elevarsi di un piano, perch lo sp azio e la burocrazia sono compressi dalloccupante. La costruzione verticale lunica possibile per la popolazione palestinese, poich permette di non annegare nel mare delloccupazione. Le colonie sono le forme esasperate dellappartenenza, che vuole distinguersi dallesterno a costo di sembrare ridondante. Linsediamento sulla cima delle colline anche il simbolo di potere, che definisce i canoni di superiorit ed inferiorit, crea due realt separate e ineguali.
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Inconsciamente, i coloni divengono strumenti di controllo, poich la loro visuale spazia sulle roccaforti nemiche, declinata dai canoni di difesa e di sicurezza. Nella West Bank, due colonie e sette outpost si chiamano mitzpe (singolare di mitzpim), che in lingua ebraica significa lo sguardo; la ragion dessere espressa nel nome, diviene immutabile e sottratta alle leggi del tempo, come loccupazione stessa. Le colonie sono costruite seguendo le curve di livello delle mappe topografiche, la pianta urbana si espande in cerchi concentrici, mentre le case sono disposte a intervalli di spazio regolari, tali da sgomberare la visuale sul territorio circostante alle abitazioni situate ad altezze superiori. Unarchitettura compatta, che rivolge lo sguardo su un asse orientato in due direzioni: da un lato in basso e allinfuori, verso il territorio circostante; dallaltro in alto e allinterno, una visione che si piega su s stessa, dominando gli spazi pubblici comuni e le case degli altri membri della comunit351. Le colonie e il regime a esse associato352 hanno frammentato lo spazio palestinese in enclavi, antesignane della suddivisione dei Territori Palestinesi Occupati sancita da Oslo II. Sono le colonie che dominano la popolazione e impediscono in maniera irreversibile un processo di pace giusto.

Foto 7. La colonia ebraica di Halamish, vista dal villaggio palestinese di Nabi Saleh, Ramallah, Territori Palestinesi Occupati (Simone Ogno, ottobre 2012)
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Weizman Eyal, Architettura dellOccupazione: Spazio politico e controllo territoriale in Palestina e Israele, pag.130, Bruno Mondadori S.p.A, Milano, 2009 352 Legal Consequences of the Construction of a Wall in the Occupied Palestinian Territories, International Court of Justice, http://www.icj-cij.org/docket/files/131/1671.pdf, file PDF.

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3.3.3. Superiorit spaziale e spirituale: il caso di Nazareth Illit Durante la Prima Guerra arabo-israeliana, le truppe paramilitari ebraiche prima e le Forze di Difesa israeliane poi arrestarono la loro avanzata dinanzi alla citt di Nazareth, in Galilea. Gli occhi del mondo erano puntati sul Vicino Oriente, pertanto la leadership sionista era alla ricerca di un equilibrio tra le ambizioni espansioniste e la condanna ufficiale delle Nazioni Unite: il rischio era che i territori conquistati oltre il Piano di Spartizione andassero perduti. Nazareth sempre stato uno dei centri pi importanti per il Cristianesimo, poich qui che crebbe Ges. La diplomazia vaticana non avrebbe tollerato la profanazione della citt santa, dove era situata la Basilica dellAnnunciazione, costruita sul luogo in cui, secondo le sacre scritture, lArcangelo Gabriele annunci la nascita di Ges alla Vergine Maria. Grazie a ci Nazareth pot godere di una tutela speciale durante le ostilit, mentre le truppe ebraiche spopolavano i villaggi arabi della Galilea e li radevano al suolo; la maggioranza degli sfollati scelse di migrare verso Nazareth, unendosi alla popolazione araba che storicamente risiedeva nella citt. Con la fine delle ostilit, la Galilea divenne unenclave palestinese disegnata dalla storia e dalla geografia delle recenti migrazioni interne, che minacciava il carattere ebraico dello Stato israeliano. Nazareth assunse il ruolo di capitale dei palestinesi in Israele, sollevando un problema demografico che necessitava una rapida soluzione. La politica di controllo territoriale dei mitzpim non sarebbe stata inaugurata prima di due decenni, ma le sue basi sono da ricercare proprio nella particolarit demografica e geografica di Nazareth. Nel 1953, il governo israeliano ordin la confisca per esigenze pubbliche di 1.900 dunam appartenenti alla citt di Nazareth353, che le autorit cittadine avevano gi designato per lespansione urbana. La motivazione ufficiale del governo indicava un progetto di costruzione di alcuni uffici statali, nellambito del nuovo piano di sviluppo per la Galilea. Una tale superficie risultava eccessiva per qualche costruzione, e, difatti, le reali intenzioni si palesarono pochi mesi pi tardi. Nel 1956 furono inaugurati i lavori per la costruzione del complesso governativo e di unarea residenziale, inizialmente presentata come un quartier e ebraico della stessa Nazareth; tuttavia, larea si svilupp rapidamente, tanto che le autorit israeliane la convertirono in citt nel 1962354, con il nome di Nazareth Illit. Illit in ebraico significa superiore, nel senso geografico del termine ma anche in quello morale e spirituale; come i mitzpe della West Bank, il nome
353

COOK Jonathan, Welcome to Nazareth, The View from Nazareth, http://www.jonathan-cook.net/2012-0803/welcome-to-nazareth/ 354 Nazareth Illit, Jewish Agency for Israel, http://www.jewishagency.org/JewishAgency/English/Jewish+Education/Compelling+Content/Eye+on+Israel/Places+in+I srael/Nazareth+Illit.htm

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dellinsediamento incarnava la sua funzione sul territorio e applicava nuovi canoni allambiente circostante. La Nazareth palestinese era una citt in veloce espansione, poich il suo carattere unico la rese rifugio ideale per tutti i palestinesi in Israele che volessero lasciarsi alle spalle un passato di espulsione e di espropri. Lidea alla base di Nazareth Illit era quella di frammentare lunit territoriale palestinese ed evitare che lespansione urbana di Nazareth potesse inglobare i villaggi arabi vicini355, con la conseguente formazione di unarea geografica contigua a maggioranza palestinese. Le paranoie securitarie356 e il desiderio di dominio guidarono ancora una volta la pianificazione delle autorit israeliane. Larea scelta per la fondazione di Nazareth Illit fu una collina che domina la Nazareth palestinese, e il punto pi elevato fu riservato alla costruzione del complesso governativo, tra cui una sede del Ministero dellInterno israeliano e il Palazzo di Giustizia. La posizione era pi che simbolica, poich riproponeva lideale alla base del progetto Homa Umigdal, con lintenzione di proiettare lasfissiante esercizio del potere sulla popolazione palestinese attraverso la manipolazione dellinconscio collettivo.

Foto 8. Il Palazzo di Giustizia di Nazareth Illit; in basso, Nazareth, Israele (Jonathan Cook)
355

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DILLINGHAM JON, The Underlying Philosphy of Upper Nazareth, intervista a Jonathan Cook, Vimeo, http://vimeo.com/22010007 356 WEIZMAN Eyal, The Politics of Verticality, 2002, openDemocracy, http://www.opendemocracy.net/conflictpoliticsverticality/article_801.jsp 357 COOK Jonathan, Nazareth and Judaization, The View from Nazareth, http://www.jonathan-cook.net/photogalleries/nazareth-and-judaisation/

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Le due Nazareth sono due citt vicine nello spazio ma idealmente distanti, separate fisicamente da una circonvallazione che perde il suo ruolo di collegamento e diviene barriera. I limiti alla pianificazione di Nazareth imposti dal governo hanno ostacolato lespansione orizzontale a favore di quella verticale, con la popolazione palestinese compressa in complessi residenziali di quattro o cinque piani, spesso costretta a costruire le abitazioni senza permessi legali, soggette cos al rischio di demolizione. La mancanza degli spazi ha spinto molti residenti a trasferirsi altrove, e per coloro con maggiori possibilit economiche la scelta ricaduta su Nazareth Illit, dove sono stati accolti da autorit ostili. Nel gennaio 2013, il Sindaco di Nazareth Illit Shimon Gapso ha rifiutato la costruzione di una scuola per i circa 1900 bambini palestinesi in et scolastica358, motivando cos la decisione: Nazareth Illit fu fondata per rendere ebraica la Galilea e deve preservare questo ruolo359. La Galilea divenuta la nuova arena per il progetto di alterazione demografica in Israele-Palestina, e la citt di Nazareth lostacolo principale alla giudaizzazione della regione. Per la destra sionista non c differenza tra le colline della West Bank e la Galilea, ogni dunam conquistato necessario al consolidamento del carattere ebraico di Eretz Yisrael. E in questottica che Nazareth Illit accolse nel 2011 sedici famiglie provenienti dal blocco coloniale di Katif nella Striscia di Gaza, costrette ad abbandonare le loro case in seguito al piano di disimpegno israeliano del 2005. Il trasferimento fu possibile con la mediazione di Uri Ariel, neo-Ministro dellEdilizia israeliano ed esponente del partito Jewish Home; nel 2005 Ariel era tra coloro che si infiltrarono nella Striscia di Gaza per esprimere solidariet alle famiglie ebree evacuate. 3.3.4. La casa-prigione: il caso di Givon Hahadasha Costruita nel 1980, la colonia ebraica di Givon Hadasha situata nel cuore della West Bank a pochi chilometri da Gerusalemme, in una posizione capace di attirare nuove famiglie, intenzionate ad allontanarsi dal caos metropolitano senza abbandonare il posto di lavoro. Linsediamento fa parte del blocco di Givaat Zeev, sorto sulle terre confiscate ai villaggi palestinesi di Beit Ijza, Biddu, al-Jib, Beit Duqqu e Beit Surik360. Lespansione di Givon Hahadasha procedette parallelamente a quella di Beit Ijza sul fianco di una collina, sino a posizionarsi al di sopra del villaggio palestinese e impedendone lo sviluppo.

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An Arabic school in Nazareth Illit Basic right or provocative national statement?, ACRI, http://www.acri.org.il/en/2013/01/20/school-nazareth-illit/ 359 Upper Nazareth Mayor: No arab school here as long as I am in charge, Haaretz, http://www.haaretz.com/news/national/upper-nazareth-mayor-no-arab-school-here-as-long-as-i-am-in-charge.premium1.494480# 360 The Israeli colonization activities in Beit Ijza village, Monitoring Israeli Colonization Activities, http://www.poica.org/editor/case_studies/view.php?recordID=925

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E in questarea che si pu assistere alla quintessenza del progetto coloniale israeliano nei Territori Palestinesi: separazione, controllo e dominio. Sulla cima della collina, nella parte alta del villaggio palestinese, si trova la casa della famiglia Gharib, costruita nel 1970361 su un ampio appezzamento di terreno, che comprendeva una vigna e un uliveto. Con lespansione della colonia, la casa fu inglobata al suo interno e i terreni della famiglia Gharib furono confiscati dalle autorit militari israeliane, che tentarono invano di convincere i residenti ad abbandonare labitazione. Preso atto della ferma volont della famiglia Gharib, le autorit israeliane cercano di aggirare lostacolo nel modo pi inusuale: imprigionarono labitazione. Nel 2004, la casa fu circondata da una barriera di filo spinato362, ma nel 2007 fu eretta una recinzione di metallo alta sei metri, poggiante su due basi di cemento armato che formano il corridoio dingresso dellabitazione. Sul lato scoperto, le autorit israeliane collocarono un cancello giallo alto tre metri, sorvegliato da due telecamere e con una passerella che permettesse il passaggio di soldati e coloni verso il lato opposto di Givon Hahadasha. Il cancello controllato a con un telecomando a distanza da una torretta militare, situata a poche centinaia di metri in linea daria.

Foto 9. La casa della famiglia Gharib, Beit Ijza, Gerusalemme Territori Palestinesi Occupati (Simone Ogno, novembre 2012)
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I will never give up our house: Sabri Gharib kept promise to resist Israeli settlement until his final day, Electronic Intifada, http://electronicintifada.net/content/i-will-never-give-our-house-sabri-gharib-kept-promise-resist-israelisettlement-until-his 362 Fenced in but defiant in the West Bank, The Telegraph, http://www.telegraph.co.uk/expat/expatnews/6492592/Fenced-in-but-defiant-on-the-West-Bank.html

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Sino al 2010 il cancello dingresso era sempre chiuso, aperto dai soldati israeliani solo due ore al giorno. Il meccanismo di reclusione non opera solo dallesterno ma anche dallinterno: nel timore che non vi possano pi fare ritorno, la casa sempre presidiata da almeno uno dei membri della famiglia. La famiglia Gharib vive ancora l, senza la possibilit di ricevere le visite dei parenti e degli amici intimoriti dalle telecamere, segregata fisicamente, separata dalla sua terra, controllata dai vicini e dominata da un sistema che discrimina sulla base del gruppo nazionale di appartenenza.

Foto 10. La casa della famiglia Gharib e ladiacente colonia di Givon Hahadasha (Simone Ogno, novembre 2012)

3.3.5. Muri Loccupazione israeliana dei Territori Palestinesi ha cancellato de facto la Green Line, divenuta col tempo una linea di demarcazione obsoleta, soprattutto sotto le spinte coloniali di Gush Emunim e del Piano dei Centomila, tra gli anni 70 e 80. Nel 1996, in seguito al ritiro delle Forze di Difesa israeliane dai maggiori centri urbani palestinesi, una barriera fu eretta intorno al perimetro della Striscia di Gaza, poi rafforzata durante la Seconda Intifada. Barriere analoghe furono costruite sui confini libanese, giordano e siriano.

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Sino allo scoppio della Prima Intifada nel 1987, Tel Aviv aveva cercato di accorpare leconomia e il mercato del lavoro palestinesi a Israele, pertanto i confini tra i due territori rimasero porosi. Un elevato numero di lavoratori palestinesi si riversava quotidianamente sul territorio israeliano, una fonte di manodopera a basso costo plasmata dalloccupazione. Israele promosse una certa prosperit economica nei Territori Palestinesi, grazie a politiche di sviluppo in ambito agricolo, educativo e sanitario; la speranza era che la prosperit potesse reprimere le aspirazioni politiche degli abitanti, prevenire il malcontento nei Territori Palestinesi e aiutare a normalizzare loccupazione363. Solo le colonie creavano aree off-limits per i palestinesi, con lintenzione di eludere la formazione di uno Stato palestinese. Lavvento della Seconda Intifada cambi tutto. Il 28 settembre 2000, la provocatoria passeggiata di Ariel Sharon sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme Est provoc la sollevazione popolare palestinese. Nel solco della Prima Intifada, i primi mesi furono caratterizzati da proteste pacifiche, scioperi e disobbedienza civile 364, sintomo di una popolazione sfinita da 33 anni di asfissiante regime. La brutale repressione delle proteste da parte israeliana port a unescalation del conflitto, quando le fazioni armate della resistenza palestinese iniziarono una campagna di attacchi suicidi contro civili israeliani. La risposta del governo israeliano aveva due obbiettivi: stroncare la resistenza palestinese con maggiore violenza e modificare le relazioni tra Israele e i Territori Palestinesi. In uno spazio geografico condiviso, lo strumento principale per prevenire lincontro tra le due parti fu la politica della separazione. La prima proposta riguardante la costruzione di una barriera tra Israele e la West Bank risale al 1995, quando il Primo Ministro israeliano Yitzhak Rabin nomin il Ministro della Pubblica Sicurezza Moshe Shahal a capo di una commissione che proponesse un valido progetto di separazione365. Nel novembre del 2000, il governo laburista guidato da Ehud Barak riprese in mano il progetto, questa volta limitato alla parte settentrionale della West Bank, per prevenire lingresso in Israele di veicoli palestinesi non autorizzati366. Paradossalmente, lescalation di violenza della Seconda Intifada port al potere colui laveva innescata: Ariel Sharon. Le elezioni del 2001 sancirono la vittoria dellesponente del Likud, sintomo evidente che, in un periodo cos delicato, la volont popolare necessitasse di un uomo desperienza alla guida dIsraele.

363 364

GORDON Neve, Israels Occupation, pag.62, University of California Press, Los Angeles, 2008 KHALIDI Rashid, The Iron Cage:The Story of the Palestinian Struggle for Statehood, pag.178, Oneworld, Ofxord, 2007 365 Settlements and the Wall: Preempting the Two-State Solution, pag.8, 2004, Palestinian Academic Society for the Study of International Affairs, http://www.passia.org/publications/bulletins/Settlements2004/Settlements-Wall.pdf, file PDF. 366 DOLPHIN Ray, The West Bank Wall: Unmaking Palestines, pag.43, Pluto Press, London, 2006

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Il 29 marzo 2002, in seguito allattentato contro civili israeliani presso un hotel della citt costiera di Netanya, il governo israeliano lanci loperazione militare Scudo Difensivo. Due settimane pi tardi, il 14 aprile, il Primo Ministro Ariel Sharon annunci che sarebbe stata costruita una barriera di separazione tra Israele e la West Bank, con lo scopo di prevenire ulteriori attacchi suicidi contro la popolazione israeliana367. Il percorso della barriera rimase segreto sino allottobre del 2003 , quando il governo israeliano pubblic la mappa ufficiale e alcune copie del progetto furono distribuite dalle Forze di Difesa israeliane nelle aree interessate. Lultima mappa ufficiale del progetto risale al 2006368, una segretezza o voluta mancanza di trasparenza descritta cos dallarchitetto israeliano Eyal Weizman:
A volte sembra che il Muro sia un gioco di tiro alla fune in cui vengono rappresentati i conflitti sociali e politici dello Stato di Israele. La paternit diffusa del progetto stata resa possibile dalla sua elasticit una categoria che non si riferisce alla malleabilit fisica del Muro ma al fatto che il suo disegno in continua evoluzione ha costantemente ceduto alle diverse pressioni 369 politiche .

La costruzione della pi imponente opera architettonica israeliana, dal costo previsto di 1,4 miliardi di dollari370 fu divisa per fasi, la prima delle quali coinvolse la parte settentrionale della West Bank, larea da cui, secondo lintelligence israeliana, erano partiti la maggioranza degli attacchi suicidi contro i civili israeliani. Il primo tratto, 100 km da Salem alla colonia ebraica di Elkana, fu costruito sulla Green Line; il percorso attraversava i distretti di Jenin, Qalqiliya e Tulkarm, e fu completato nel luglio 2003. Nel gennaio dello stesso anno erano iniziati i lavori per la seconda fase del progetto, un tratto di barriera lungo circa 45 km tra Salem e il confine giordano, attraversando un tratto della Jezreel Valley e il complesso del Monte Gilboa. Con il completamento di questo segmento della barriera nel 2004, larea settentrionale della West Bank fu separata completamente da Israele. La terza e la quarta fase, da Elkana allarea di Hebron passando per Gerusalemme, fu approvata inizialmente nellottobre 2003, ma, al contrario delle due precedenti, ancora in fase di costruzione. La lentezza nellultimazione del terzo segmento pu essere riassunta da un unico

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MATAR Haggai, The Wall, 10 years on: The great Israeli project, +972, http://972mag.com/the-wall-10-years-onthe-great-israeli-project/40683/ 368 Route, Israels Security Fence, http://www.securityfence.mod.gov.il/pages/eng/route.htm 369 WEIZMAN Eyal, Architettura delloccupazione: Spazio politico e controllo territoriale in Palestina e Israele, pag.165, Bruno Mondadori S.p.A., Milano, 2008 370 Report of the Special Rapporteur of the Commission on Human Rights on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied by Israel since 1967, submitted in accordance with Commission resolution 1993/2 A, Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights, Countries, Special Rapporteur on Palestinian Territories occupied since 1967, 8 September 2003, pag.7, http://daccess-ddsny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G03/160/82/PDF/G0316082.pdf?OpenElement, file PDF.

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elemento: la dipartita del tracciato dalla Green Line, lunga 320 km371. E questa alterazione che ha conferito il suddetto carattere di elasticit alla barriera, poich la sua profonda intrusione nel territorio della West Bank ha scatenato interessi configgenti: il rifiuto palestinese e la resistenza al progetto, i reali interessi del governo israeliano, le ambizioni dei coloni, la posizione dellAlta Corte di Giustizia israeliana, la condanna internazionale. Oggi, la lunghezza totale della barriera di separazione costruita e prevista di 708 km, pi del doppio della Green Line, poich l85% del percorso non ne segue il perimetro ma penetra allinterno della West Bank372. Come in altri ambiti delloccupazione, le parole assumono un ruolo primario nella descrizione dellambiente circostante, poich possono divenire uno strumento di oppressione o di resistenza. Le autorit israeliane definiscono il progetto come barriera anti-terrorismo373, o barriera difensiva374; le associazioni dei diritti umani si rivolgono al progetto con il n ome di recinzione o barriera di separazione, mentre la Corte Internazionale di Giustizia, nel parere consultivo del 2004, la chiama semplicemente Muro. Tra i palestinesi e i gruppi internazionali di solidariet al popolo palestinese nota come muro dellapartheid, sebbene neppure in Sudafrica fosse presente una tale manifestazione della separazione tra la minoranza bianca e il resto della popolazione. Il governo israeliano ha sempre difeso lefficacia della barriera, per la sua capacit di ridurre drasticamente linfiltrazione di militanti palestinesi nel territorio israeliano:
I membri dellapparato terroristico palestinese catturati e interrogati hanno rivelato che l'esistenza della barriera di sicurezza nella zona di Samaria li costringe a trovare altri mezzi per eseguire attacchi terroristici, dal momento che la 375 precedente via daccesso in Israele bloccata .

La costruzione della barriera ha contribuito sicuramente alla riduzione degli attacchi suicidi contro la popolazione civile israeliana, ma questa argomentazione appare limitata, dal momento che non considera la cornice nella quale realizzato il progetto. In violazione degli Accordi di Oslo riguardo alla divisione amministrativa dei Territori Palestinesi, loperazione militare israeliana Scudo Difensivo port alla ri-occupazione dei centri urbani palestinesi in area A, tra cui Ramallah, Betlemme, Tulkarm e Jenin, dove il quartiere Hawashin fu raso al suolo per piegare la resistenza palestinese. Tra il marzo e laprile del 2002, queste citt furono isolate e soggette a un coprifuoco totale, con la popolazione tenuta in
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Arrested Development: The Long Term Impact of Israels Separation Barrier in the West Bank, pag.10, 2012, Btselem, http://www.btselem.org/sites/default/files2/201210_arrested_development_eng.pdf, file PDF. 372 The Humanitarian Impact of the Barrier, 2012, OCHA-oPt, http://www.ochaopt.org/documents/ocha_opt_barrier_factsheet_july_2012_english.pdf, file PDF. 373 Purpose, Israels Security Fence, http://www.securityfence.mod.gov.il/pages/eng/purpose.htm 374 Ibidem 375 Questions and answers, Israels Security Fence, http://www.securityfence.mod.gov.il/pages/eng/questions.htm#q26

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ostaggio dalle Forze di Difesa israeliane. Percosse, arresti arbitrari, torture, demolizioni e uccisioni segnarono unintera popolazione, e ancora oggi i pi giovani convivono con il trauma psicologico di quegli anni. Sami un uomo sulla sessantina, longilineo, distinto nella sua camicia a quadri e gli occhiali che abbracciano il volto. Il berretto sulla testa gli conferisce un aspetto mite, supportato da una parlata quieta e tremolante. La sua storia quella di un popolo costretto allesilio sulla propria terra. Betlemme, aprile 2002, Seconda Intifada, Assedio alla Basilica della Nativit. Sami si trovava nella sua casa con la famiglia, a un tratto una magnetic bomb abbatt la porta dingresso. Le armi dei militari israeliani fecero capolino allinterno dellabitazione, la pioggia di proiettili era pura follia omicida. Sami riusc a nascondere i figli in un angolo lontano, ma non pot fare altrettanto per la moglie e la madre. I corpi crivellati di colpi e squarciati da un getto dacqua a pressione, il ventre materno che si spense tra le sue braccia. La sofferenza prosegu per una settimana, poich la famiglia fu costretta in casa con i cadaveri in avanzato stato di decomposizione; vigeva il divieto al passaggio delle ambulanze, anche la Croce Rossa Internazionale rischiava di finire sotto il tiro dei cecchini israeliani. E questo il motivo della sfumatura ballerina nella voce di Sami, della calvizie incipiente e della vitiligine alle mani; questo il motivo dei farmaci che danno sollievo alle sue notti376. La brutale repressione della Seconda Intifada caus un ripensamento della strategia da parte di alcune fazioni armate palestinesi, senza contare che la maggioranza della popolazione fosse contraria alla pratica degli attacchi suicidi. Ulteriori considerazioni emergono dallanalisi della struttura della barriera.

Immagine 4. La struttura della barriera di separazione (Ministry of Defence of Israel, http://www.securityfence.mod.gov.il/pages/eng/operational.htm )


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Intervista a Sami Abda, Betlemme, Territori Palestinesi Occupati, 20 ot tobre 2011. Pubblicata in La grinta dietro le lenti, under the surface, http://suspendedinlight.wordpress.com/2011/10/20/falastin-diaries-la-grinta-dietro-le-lenti/

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In gergo tecnico, il Ministero della Difesa israeliano si riferisce al progetto con il nome di multilayered fence, cio barriera a strati (Immagine 4). Il 90% della struttura occupa uno spazio variabile tra i 35 e i 100 metri, ed formata da tre recinzioni alte 3 metri: la prima preventiva, la seconda per il rilevamento degli intrusi e la terza di ostacolo377. La barriera per il rilevamento degli intrusi caratterizzata da sensori di movimento, e attorno ad essa si snodano due strade per il pattugliamento della struttura, riservate ai veicoli militari dellIDF, della Border Police e della Polizia israeliane. Tra la barriera preventiva e la prima strada di pattugliamento scavato un fossato profondo tra 1,8 e 2,4 metri, mentre la seconda strada circondata da una porzione di terreno sabbioso per il rilevamento delle impronte; lultima recinzione ha la forma di una piramide di filo spinato, alta 1,8 metri. In ultimo, un sistema di telecamere sorveglia lintero percorso della barriera.

Foto 11. La barriera nei pressi di Qalqiliya, Territori Palestinesi Occupati (Simone Ogno, novembre 2012)

Tuttavia, lapparente efficienza del progetto rivela anche l a debolezza delle giustificazioni per la sua costruzione. Il sistema a strati mostra come ogni recinzione necessiti di un ulteriore ostacolo per la sua protezione o per il suo consolidamento: lo spazio necessario al suo posizionamento sempre ricavato dai terreni confiscati ai residenti palestinesi. Inoltre, come emerso in seguito alla chiusura totale della Striscia di Gaza nel 2005, una tale sistema difensivo potrebbe risultare efficace per prevenire le
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Arrested Development: The Long Term Impact of Israels Separation Barrier in the West Bank, pag.10, 2012, Btselem, http://www.btselem.org/download/201210_arrested_development_eng.pdf

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infiltrazioni sul territorio israeliano, ma nulla potrebbe contro strumenti bellici a lunga gittata come i razzi di fabbricazione artigianale o altri ordigni esplosivi. Ogni considerazione strutturale comunque marginale dinanzi alla criticit pi evidente del progetto: quattro segmenti della barriera non sono ancora stati costruiti378. Le brecce si trovano a est e a sud di Gerusalemme, intorno allarea di Gush Etzion e nella parte meridionale della West Bank, tra il Mar Morto e il Deserto della Giudea.

Foto 12. Un tratto della barriera presso Al Walaja, Territori Palestinesi Occupati (Simone Ogno, settembre 2012)

Dove la barriera passa a ridosso dei grandi centri urbani palestinesi (Qalqiliya, Tulkarm, Gerusalemme, Ramallah e Betlemme), stata concepita come un muro di cemento armato alto 8 metri, disseminato di torrette di sorveglianza a una distanza variabile tra i 50 e i 500 metri luna dallaltra , che garantiscono il controllo su entrambi i lati. Queste sezioni sono caratterizzate dalla presenza di cancelli scorrevoli che si aprono in caso di necessit, come lirruzione delle Forze di Difesa israeliane nei centri abitati palestinesi. Le considerazioni valide per la barriera a strati lo sono anche per quella di cemento armato: laltezza della struttura, nonostante sia superiore, non impedisce il lancio di razzi artigianali o di ordigni esplosivi come le molotov.

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MATAR Haggai, The Wall, 10 years on part 11: Security for Israel?, +972, http://972mag.com/the-wall-10-yearson-part-11-security-for-israel/50900/

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Foto 13. La barriera di separazione presso il campo profughi di Aida, Betlemme, Territori Palestinesi Occupati (Simone Ogno, ottobre 2012)

Nonostante il progetto non fu mai presentato ufficialmente, tra il 2003 e il 2005 il governo israeliano vagli lipotesi di costruire una barriera di separazione anche sul lato orientale della West Bank, isolando la Valle del Giordano379. Il progetto fu ideato dallallora Ministro per lAgricoltura Yisrael Katz, e prevedeva un budget di 36,25 milioni di dollari380. In maniera analoga alla controparte occidentale, la barriera orientale sarebbe stata composta di recinzioni e di fossati, seguendo la topografia originale dellarea per circa 300 km, dalle montagne Jalbou allarea meridionale di Hebron. In seguito alla condanna della Corte Internazionale di Giustizia del 2004, il governo israeliano accanton il progetto della barriera orientale; ci nonostante, sino al 2005 furono condotte confische di terreni nella Valle della Giordano, motivate dalla costruzione della barriera. Nel novembre di quellanno, dodici famiglie palestinesi furono espulse dallarea di Tamoon, e ad altre dieci furono consegnati ordini di demolizione per ovili e serre381.

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DOLPHIN Ray, The West Bank Wall: Unmaking Palestine, pag.54, Pluto Press, London, 2006 To exist is to resist: Eye on the Jordan Valley, pag.9, 2010, Maan Development Center, http://www.maanctr.org/pdfs/Eyeon%20theJVReportFinal.pdf, file PDF. 381 Land Confiscations for Apartheid Wall in Jordan Valley Local opposition stages sit-in, Stop the Wall, http://www.stopthewall.org/2005/11/25/land-confiscations-apartheid-wall-jordan-valley-local-opposition-stages-sit

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Lipotesi di costruire una barriera nella Valle del Giordano mostra come il progetto non sia guidato unicamente da motivazioni securitarie, poich le colonie ebraiche di quellarea rivestono un ruolo primario nelleconomia israeliana. Ogni giustificazione cade definitivamente con la geografia della barriera, dal momento che solo il 15% del suo percorso coincide con la Green Line. Il 9,4% del territorio della West Bank stato annesso de facto a Israele382, unarea che le autorit militari israeliane hanno designato come zona cuscinetto, unenclave palestinese intrappolata tra la Green Line a ovest e la barriera di separazione a est. Alcune porzioni di questo territorio sono state dichiarate aree militari chiuse: larea di Bartaa-Sharqiya nel nord-ovest della West Bank, due enclavi a nord e a sud di Tulkarm, altrettante a nord e a sud di Qalqiliya e piccole aree a ovest di Hebron. Sebbene si trovino sul lato israeliano della barriera, alcune enclavi palestinesi non sono considerate facenti parte della zona cuscinetto, di cui la pi estesa quella di Bir Nabala, a nord di Gerusalemme. Il governo israeliano giustifica lintrusivit del progetto con la necessit di catturare i terroristi allinterno della West Bank, prima che questi possano raggiungere il territorio israeliano: lo spazio tra le tre le recinzioni non basta pi, chilometri quadrati di territorio devono essere confiscati per implementare il sistema difensivo. Allinterno della zona cuscinetto risiedono circa 7.500 palestinesi; tuttavia, quando il progetto sar ultimato la cifra salir a 23.000383. In totale sono circa 50.000 i palestinesi che vivono sul lato israeliano della barriera di separazione. Le autorit militari israeliane hanno istituito lungo il percorso della barriera sei posti di attraversamento per coloro che debbano entrare in Israele. Dal 1993, in seguito al divieto di ingresso a Gerusalemme Est per i palestinesi della West Bank, quattro checkpoint (Qalandiya, campo profughi di Shufat, Ras Abu Sbitan e Betlemme) sorvegliano lingresso alla Citt Santa; nel 2003 i checkpoint furono accorpati alla barriera di separazione. Qalandiya si staglia imponente, una vela metallica di recinzioni, filo-spinato, telecamere e tornelli. Sembra di trovarsi al check-in di un aeroporto, ma nella sua versione militarizzata. Lo sguardo attirato dalla presenza di file di seggiole metalliche, loccupante che offre il comfort alloccupato. Quattro file di pe rsone sono in processione verso imbuti di metallo, le sbarre sui lati, i tornelli alla fine, limmagine dellaeroporto che cede il posto a quella di una prigione. La fila lenta, i volti impassibili, i tornelli girano a singhiozzo; ogni qual volta le luci verdi si accendono non passano pi di dieci persone per volta, e il flusso
382

The Humanitarian Impact of the Barrier, 2012, OCHA-oPt, http://www.ochaopt.org/documents/ocha_opt_barrier_factsheet_july_2012_english.pdf, file PDF. 383 Ibidem

145

viene nuovamente interrotto. C chi rimane intrappolato nel tornello senza la possibilit di muoversi sino al segnale successivo, con le mani che afferrano le sbarre. Un ragazzo si apre alla discussione, ha 22 anni ed la sua prima volta a Gerusalemme; mostra il permesso ricevuto dalle autorit israeliane grazie alla mediazione della compagnia per la quale lavora: israeliana, ovviamente. Il permesso scritto in arabo ed ebraico, la sua validit di tre mesi. Un uomo sulla sessantina racconta del suo passato di lavoratore in Svizzera. Attraversato il tornello, il turno di una nuova fila e del passaggio sotto un apparecchio elettronico. La divisa porta il sorriso di due ragazze israeliane, il passaporto deve essere mostrato attraverso un vetro; due ultimi tornelli e il rituale concluso. Alluscita ci sono i bus per Gerusalemme, lattraversamento di Qalandiya durato 1 ora e 35 minuti. Per tanti palestinesi questa la prassi quotidiana, con la sveglia che deve necessariamente suonare prima che il sole sorga affinch non si faccia tardi al lavoro. Si dice che una persona trascorra un terzo della sua vita dormendo, ma forse un palestinese lo lascia ai checkpoint. Il resto lo vive sotto occupazione384.

Foto 13. Checkpoint di Betlemme, Territori Palestinesi Occupati (Simone Ogno, novembre 2012)
384

Interviste raccolte presso il checkpoint di Qalandiya, Territori Palestinesi Occupati, 27 ottobre 2011. Pubblicate in Un terzo della vita, under the surface, http://suspendedinlight.wordpress.com/2011/10/28/falastin-diaries-un-terzo-dellavita/

146

Ci sono inoltre 66 passaggi che permettono ai palestinesi di entrare nella zona cuscinetto, previo possesso di un permesso rilasciato dalle autorit militari israeliane. Il sistema dei permessi riguarda i palestinesi che risiedono nei villaggi sul lato israeliano della barriera o per i titolari di propriet terriere. La politica dei permessi si rivelata nociva per il tessuto sociale palestinese, in quanto i criteri per il rilascio del documento sono ambigui e a discrezione dellAmministrazione civile. I palestinesi sono costretti ad adeguare la propria vita alla volont delle autorit militari israeliane, perch i permessi devono essere richiesti con largo anticipo e le domande devono accertare la residenza o gli interessi del richiedente nella zona cuscinetto; esistono dodici tipologie di permessi385, ognuna con differenti criteri per lottenimento. Il territorio annesso dalla barriera di separazione contiene le aree pi fertili della regione e numerose sorgenti dacqua386, essenziali per lo sviluppo delleconomia palestinese; per questa ragione, il regime dei permessi ha impedito il pieno svolgimento delle attivit agricole, con una notevole riduzione del numero di serre nelle enclavi a nord e a sud di Tulkarm387. Negli ultimi mesi, il numero massimo delle ore di apertura di alcuni passaggi ha subito un drastico calo, nonostante i precedenti accordi con le comunit palestinesi. I residenti sono divenuti ostaggio della Border Police israeliana, che gestisce gli ingressi nella zona cuscinetto. In altri casi, la rigidit degli orari di apertura dei passaggi ha causato gravi ripercussioni economiche sui contadini: chi si reca allalba nei campi della zona cuscinetto non pu fare rientro a casa prima di sera, e i frutti raccolti possono marcire a causa delle lunghe ore di attesa sotto il sole. Sino allo scoppio della Seconda Intifada, la citt di Qalqiliya aveva stretti legami economici con Israele, cancellati definitivamente dalla costruzione della barriera di separazione, che la circonda su tre lati: ci ha provocato la chiusura di oltre 600 negozi nella parte meridionale della citt. Una sorte simile ha colpito Bir Nabala, un tempo citt-dormitorio per i palestinesi di Gerusalemme e ora costretta a fronteggiare lo spopolamento e la crisi economica. Osservando il percorso della barriera (Mappa 14) si pu notare che non siano stati inglobati unicamente i villaggi palestinesi, ma anche 64 colonie ebraiche, 8 aree industriali appartenenti ad esse e 18 outpost.

385

Arrested Development: The Long Termi Impact of Israels Separation Barrier in the West Bank, pagg.25 -32, 2012, Btselem, http://www.btselem.org/download/201210_arrested_development_eng.pdf 386 Report of the Special Rapporteur of the Commission on Human Rights on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied by Israel since 1967, submitted in accordance with Commissio n resolution 1993/2 A, Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights, Countries, Special Rapporteur on Palestinian Territories occupied since 1967, 8 September 2003, pag.7, http://daccess-ddsny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G03/160/82/PDF/G0316082.pdf?OpenElement, file PDF. 387 The Humanitarian Impact of the Barrier, 2012, OCHA-oPt, http://www.btselem.org/download/201210_arrested_development_eng.pdf, file PDF.

147

In questi insediamenti risiede circa l70% dei coloni ebrei della West Bank, ed questo dato svela le vere ragioni dietro la costruzione della barriera. Negli ultimi tempi, le stesse autorit israeliane hanno confermato che una delle funzioni principali della barriera sia quella di tutelare i suoi cittadini, inclusi quelli negli insediamenti della Giudea e della Samaria, unevidente dipartita dalle originarie giustificazioni securitarie. La conferma avvenne gi nel 2004, con lo scambio epistolare tra lallora Primo Ministro Israeliano Ariel Sharon e il Presidente statunitense George W. Bush. Poche settimane prima della sentenza di condanna da parte della Corte Internazionale di Giustizia sullillegalit del percorso del muro e del sistema a esso associato, il Presidente Bush riconobbe limpossibilit di tornare al percorso originale della Green Line:
Alla luce delle nuove realt sul terreno, tra cui le gi esistenti e importanti comunit israeliane, non realistico aspettarsi che l'esito dei negoziati sullo status finale possa essere un pieno e completo ritorno alle linee dell'armistizio del 1949, e tutti i precedenti tentativi di negoziare un soluzione dei due Stati hanno raggiunto la 388 stessa conclusione .

388

Exchange of letters between PM Sharon and President Bush, Israel Ministry of Foreign Affairs, http://www.mfa.gov.il/MFA/Peace+Process/Reference+Documents/Exchange+of+letters+Sharon-Bush+14-Apr2004.htm

148

Mappa 14. Percorso della Barriera di Separazione (Peace Now)

389

389

http://peacenow.org.il/eng/sites/default/files/SWBSide%20June%202009.pdf, file PDF.

149

Le vicende dell11 settembre 2001 avevano gettato le basi per linvasione dellAfghanistan, mentre nel 2003 le truppe statunitensi avevano occupato lIraq per deporre Saddam Hussein. Erano gli anni della guerra al terrore e della Seconda Intifada, ma le parole di George W. Bush andavano ben oltre la stima personale verso il fedele alleato Ariel Sharon, capace di rispondere con fermezza al terrore palestinese contro i civili israeliani. Il contenuto della lettera riconosceva il carattere permanente delloccupazione dei Territori Palestinesi, non tanto come regime imposto su una popolazione altra, quanto nella sua manifestazione pi concreta e invasiva: le colonie. Il Presidente statunitense tent in maniera goffa di scindere loccupazione militare da quella civile, nellillusione che non facessero parte dello stesso sistema. La barriera di separazione aveva ribadito una realt irreversibile, inaugurata nel 1967 a Kfar Etzion: le colonie ebraiche in Giudea e Samaria non sono state costruite per essere evacuate. Il disimpegno civile e militare dalla Striscia di Gaza fu una cessione territoriale accettabile, con lo scopo di rafforzare il controllo e il dominio sulla West Bank. Se loccupazione e il colonialismo mirano allo sfruttamento delle persone e delle risorse del territorio, la politica della separazione si interessa unicamente delle seconde e cede la responsabilit sulle prime. Nel Sudafrica dellapartheid, questa esigenza fu palesata dal Promotion of Bantu Self-government Act, che segreg la popolazione africana allinterno di riserve etniche/nazionali e cerc di controllarne i flussi migratori con le pass laws. Nel Nord della West Bank, il percorso della barriera penetra in profondit il tessuto sociale palestinese, nellintento di comprendere il blocco di Kedumim e di Ariel, considerato di vitale importanza dal governo israeliano. Kedumim un simbolo, poich rappresenta linizio di un nuovo modo di concepire la colonizzazione dei Territori Palestinesi, grazie al carattere messianico dellimpresa conferito da Gush Emunim. Con i suoi 20.000 abitanti, Ariel uno degli insediamenti ebraici pi popolosi della West Bank, la cui Universit stata riconosciuta ufficialmente dal governo nel dicembre 2012390, sebbene non si trovi sul territorio israeliano. Questo blocco di colonie situato al di sopra del bacino acquifero occidentale391, il pi vasto di quelli presenti nellarea: l80% del sistema idrico che lo rifornisce si trova nella West Bank, mentre l80% dellarea di raccolta in territorio israeliano392.

390

Ehud Barak formally approves West Bank universit of Ariel, The Guardian, http://www.guardian.co.uk/world/2012/dec/26/ehud-barak-approves-ariel-university 391 A question of survival for Israel: Settlements and Water, Monitoring Israeli Colonization Activities, http://www.poica.org/editor/case_studies/view.php?recordID=2239 392 The Economic Cost of the Israeli occupation for the occupied Palestinian territory, pag.11, 2011, Palestinian Ministry of National Economy e Applied Research Institute Jerusalem (ARIJ), ARIJ, http://www.arij.org/publications/Economic%20Cost%20of%20Occupation.pdf, file PDF.

150

Pi a sud, il blocco di Modiin Illit lemblema della cancellazione della Green Line poich si trova a ridosso di essa, tanto da essere considerato un sobborgo di Modiin, la citt israeliana sul lato opposto della linea di demarcazione. La popolazione si distribuisce in quattro insediamenti393, ed in prevalenza ebreaortodossa. Queste famiglie, appartenenti alla classe israeliana pi indigente, sono attratte dai sussidi governativi per lacquisto della casa e dalla vicinanza ai centri metropolitani, dal momento che la colonia si trova a met strada tra Tel Aviv e Gerusalemme. Pi a sud, i blocchi di Givaat Zeev, Maale Adumim e Gush Etzion formano una cintura insediativa che ha rafforzato il carattere indivisibile di Gerusalemme, violando il diritto dei palestinesi alla restituzione della loro capitale, Gerusalemme Est. Nei primi anni70, il Ministro del Turismo israeliano Gideon Patt espose allarchitetto Thomas Leitersdorf lidea di costruire un grande insediamento. Il sito individuato dal governo israeliano era situato tra Gerusalemme e Jericho, il luogo pi lontano da Israele che si potesse concepire394: nel 1975 vi fu costruito linsediamento di Maale Adumim. Il progetto offriva una visuale sulla skyline di Gerusalemme vero ovest, mentre a est lo sguardo poteva spaziare sino al Mar Morto. Le valutazioni estetiche erano necessarie per attirare un alto numero di residenti, tuttavia servivano un obiettivo puramente politico. La posizione di Maale Adumim divide la West Bank in due parti, in maniera simile alla strategia dei Piano Allon, rendendo impossibile la contiguit territoriale di un futuro Stato palestinese. Tra Gerusalemme e Maale Adumim si estende unarea chiamata E-1, da East-1395, che nel 2005 il governo israeliano design per la costruzione di 3500 unit abitative. La decisione scaten la ferma condanna della comunit internazionale e il progetto fu sospeso, ad eccezione della costruzione della pi grande stazione di polizia israeliana nella West Bank. Nel novembre del 2012, in risposta al riconoscimento della Palestina come Stato osservatore non-membro presso le Nazioni Unite, il governo Netanyahu annunci la ripresa dei piani di costruzione presso E-1. Dal 2004 a oggi, alcuni segmenti della barriera di separazione sono stati smantellati e poi riposizionati in altri siti per ordine dellAlta Corte di Giustizia. Con la strumentalizzazione del principio della temporaneit, il governo israeliano ha sfruttato a suo vantaggio unapparente sconfitta politica, come fece per il caso di Elon Moreh. Le autorit sono solite ripetere che il progetto della barriera non sia permanente, e le parti smantellate ne sono la prova. Tuttavia, nella maggioranza dei casi questi segmenti erano di dimensioni ridotte, e il ricollocamento avvenne in prossimit del vecchio percorso.
393

West Bank Settlement-blocs, Peace Now, http://peacenow.org.il/eng/content/west-bank-%E2%80%9Csettlementblocs%E2%80%9D 394 Thomas Leitersdorf intervistato da Eran Tamir-Tawil, in SEGAL Rafi e WEIZMAN Eyal (a cura di), A Civilian Occupation: The Politics of Israeli Architecture, Babel, Tel Aviv, 2003, pag.151 395 Resource: What is the E1 area, and why is it so important, +972, http://972mag.com/resource-what-is-the-e1-areaand-why-is-it-so-important/61298/

151

Se ne deduce che la temporaneit della barriera sia valida anche nel senso opposto, dal momento che odierni gruppi di colonie di medie dimensioni possano divenire in futuro dei veri e propri blocchi, a causa della loro crescita naturale o della costruzione di nuovi outpost nelle vicinanze.

Mappa 15. In blu, la speculazione sul percorso della Barriera di Separazione (Davide Pisu e Simone Ogno, sulla base di Peace Now) 152

I gruppi di colonie che potrebbero espandersi sino a divenire blocchi sono sei396 (Mappa 15): Il gruppo di Eli e Shilo, a est di Ariel Il gruppo di Talmon e Dolev, a nord di Givaat Zeev Il gruppo di Beit El e Ofra, a est di Ramallah Il gruppo di Tkoa e Nokdim, a sud di Beltemme Kyriat Arba, a est di Hebron Il gruppo di Carmel e Maon, a sud-est di Hebron

Il carattere elastico della barriera potrebbe essere sfruttato dal governo israeliano per annettere i nuovi facts on the ground, riconosciuti da uno o pi membri influenti della comunit internazionale. Dopo aver spostato verso est la Green Line, la barriera potrebbe divenire il futuro punto di partenza per unaltra traslazione, con lulteriore riduzione dello spazio geografico e sociale dei palestinesi. Gli Accordi di Oslo hanno mostrato come la diplomazia possa frammentare un territorio in enclavi, che sono fissate in un secondo momento dalloccupante attraverso gli strumenti della burocrazia: i permessi di costruzione e gli ordini demolizione. La terza fase si sposta sul piano fisico, dove la barriera sigilla le enclavi in collaborazione con la collaborazione del regime dei permessi. Limposizione della legge marziale, trasferita dai palestinesi in Israele a quelli nei Territori Occupati, fu solo il primo scambio di politiche draconiane tra i due territori. Dopo la West Bank, la politica della separazione ha fatto la sua comparsa anche in Israele, nuovamente tradotta nella sua dimensione fisica da una barriera. Il laboratorio fu ancora una volta il quartiere Rakevet di Lod, dove le autorit israeliane eressero un muro di cemento armato alto 3 metri, simile a quello presente a ridosso dei centri abitati palestinesi nella West Bank. Il muro divide il quartiere palestinese dal vicino moshav di Nir Tsvi, un insediamento ebraico dedito allagricoltura. La vicenda inizi nel 2002, quando la municipalit di Lod decise di riparare la strada di ingresso al quartiere Rakevet, in uno dei pochi provvedimenti a favore della comunit palestinese della citt. Tuttavia, i residenti di Nir Tsvi si opposero fortemente al progetto, poich un tratto della strada attraversava i terreni della loro comunit. Nonostante il terreno fosse di propriet statale e i residenti non potessero far valere alcun diritto, questi esercitarono una tale pressione sulle autorit locali da vincolare la riparazione della strada alla costruzione di una

396

La popolazione di ogni gruppo di colonie ricavata dai dati contenuti in Settlements and Outposts Numbers and Data, Peace Now, http://peacenow.org.il/eng/content/settlements-and-outposts, file XLS.

153

barriera antirumore che proteggesse la quiete del moshav durante i lavori397. I residenti palestinesi del quartiere Rakevet si opposero alla proposta di costruzione del muro, portando le loro istanze in tribunale. In questa sede alcuni membri di Nir Tsvi, chiamati a testimoniare per conto della comunit, dichiararono che la richiesta della barriera era motivata dai furti compiuti dai vicini palestinesi. Come avvenuto nella West Bank, anche sul territorio israeliano le ragioni securitarie emergono da un contesto di ambiguit, mascherando le reali intenzioni delle autorit. In unintervista rilasciata al quotidiano Jerusalem Post, Ran Goldstein, membro dellassociazione israeliana Bimkom, espresse cos il suo disappunto per la costruzione del muro:
Lopposizione al piano si basa sul presupposto che la base per la costruzione del muro sia una mentalit di separazione e di respingimento dei cittadini arabi, e che la barriera fisica causer sensazioni di oppressione e di discriminazione nei 398 confronti dei residenti del quartiere, creando un effetto ghettizzazione .

Il progetto del muro fu approvato dallamministrazione cittadina, e dal 2010 la struttura separa il quartiere Rakevet dal moshav di Nir Tsvi.

Foto 14. Muro tra il quartiere Rakevet e Nir Tsvi, Lod, Israele (Simone Ogno, settembre 2012)

397

Lod dispute drives a wall between two communities, The Jerusalem Post, http://www.jpost.com/Features/Article.aspx?id=55134 398 Ibidem

154

Oggi la comunit palestinese confinata in un quartiere il cui unico accesso situato dopo 8 binari ferroviari e due passaggi a livello. Lod il principale centro di scambio in Israele, dove passano circa 300 treni al giorno per il trasporto di merci e di persone: i passaggi a livello si abbassano lo stesso numero di volte per circa due minuti, isolando il quartiere per un totale di 10 ore ogni giorno. Sul lato opposto di Rakevet, il muro separa il quartiere dalla comunit vicina e da un ospedale. Anche in caso di emergenza, le ambulanze devono attraversare il primo passaggio a livello, con la possibilit di trovarlo chiuso. Dopo il secondo passaggio a livello, la via pi breve per lospedale le costringe a passare intorno al quartiere: il tempo di percorrenza per lospedale di circa 20 minuti. Senza lostacolo del muro, il tragitto si ridurrebbe a due minuti. Sono stati accertati numerosi decessi a causa dei prolungati tempo di percorrenza. Le autorit israeliane stanno pianificando la costruzione di altre barriere di separazione nelle altre citt miste399.
Ghettizzazione un processo attraverso cui un gruppo sociale dominante costringe in una condizione di isolamento fisico e simbolico, di emarginazione e di inferiorit sociale e culturale un gruppo riconosciuto come diverso da s, in genere perch appartenente a una minoranza socialmente, etnicamente o razzialmente 400 esclusa dalla comunit di riferimento pi ampia .

Foto 15. Ingresso al quartiere Rakevet, Lod, Israele (Simone Ogno, settembre 2012)
399 400

Ibidem Enciclopedia Treccani, http://www.treccani.it/enciclopedia/ghettizzazione/

155

3.4. Strade, sottopassaggi e posti di blocco nei Territori Palestinesi Occupati: larchetipo di un regime
Nelle aree dove sorsero la West Bank e la Striscia di Gaza nel 1949, la rete stradale sempre stata tracciata nel rispetto della topografia, dei terreni agricoli, della disposizione rurale e urbana degli abitati401. In Cisgiordania, la valle a ovest del sistema montuoso centrale permise la costruzione di una via di comunicazione che attraversasse il territorio in direzione longitudinale, da Hebron sino a Jenin, passando per Betlemme, Gerusalemme, Ramallah e Nablus. Questo percorso fu conosciuto in seguito come Road 60, ed la pi importante arteria stradale della West Bank, poich attraversa i principali centri urbani palestinesi; dove il terreno lo permise, furono costruite strade perpendicolari alla Road 60 ma di estensione ridotta. A est, la superficie pianeggiante e scarsamente abitata della Valle del Giordano favor unulteriore direttrice longitudinale (Road 90), da Jericho allimboccatura della Jezreel Valley, collegata alla Road 60 da strade secondarie trasversali. Nellarea compresa tra la dorsale montuosa e la Green Line, il terreno collinare imped la costruzione di lunghe vie di comunicazione, che furono sostituite da una fitta rete stradale che seguiva i fianchi dei rilievi. Si pu dire che loriginario sistema stradale della regione sia stato pianificato in maniera graduale e naturale, poich ha sempre rispettato la geografia e i bisogni della popolazione nei centri rurali e urbani. Con loccupazione militare del 1967, il territorio palestinese e le sue infrastrutture furono controllati dalle autorit militari israeliane, incluse le vie di comunicazione. Negli anni successivi, la rete stradale palestinese sub modifiche considerevoli, dal momento che furono costruite nuove strade su percorsi inediti, mentre quelle gi esistenti furono migliorate o prolungate. Da una prospettiva militare, le vie di comunicazione sono linee nello spazio che permettono un rapido dispiegamento delle truppe, una scelta preferibile alla presenza permanente e capillare dei militari sul territorio ostile, che potrebbe mettere a repentaglio le vite dei militari. Inoltre, la rete stradale fondamentale per il controllo dei legami economici tra le aree urbane e rurali, entro le quali si realizza il tessuto sociale della popolazione occupata. Un primo cambiamento dello status quo scatur dalle necessit militari delle forze di occupazione, con lo scopo di instaurare un regime di controllo e di dominio sulla popolazione palestinese. Le vecchie strade non soddisfavano appieno le esigenze militari, ma lungo le nuove direttrici le Forze di Difesa israeliane poterono erigere torrette di sorveglianza, basi militari e depositi.
401

EFRAT Elisha, The West Bank and Gaza Strip: a geography of occupation and disengagement, pag.84, Routledge, Abingdon, 2006

156

Tuttavia, il reale stravolgimento della rete stradale nei Territori Palestinesi avvenne nella seconda met degli anni 70, quando loccupazione militare fu accompagnata dalla nascente occupazione civile. La costruzione di nuovi insediamenti indusse le autorit militari israeliane a pianificare nuove vie daccesso, tali da permettere il collegamento delle colonie alla rete stradale gi esistente. Durante i primi anni delloccupazione civile, quando gli insediamenti ebraici erano sporadici e di piccole dimensioni, il nuovo sistema viario eccedeva i reali bisogni della popolazione occupante e di quella occupata, con un impatto dannoso sullambiente palestinese. Negli anni 80, con il Piano Drobless e il Piano dei Centomila, la rete stradale nei TPO fu ulteriormente potenziata, con lo scopo di garantire un rapido spostamento tra le colonie e il territorio israeliano, tale da attirare un pi alto numero di residenti senza che questi dovessero abbandonare i posti di lavoro in Israele. E in questo periodo che il governo israeliano cominci a pianificare la costruzione delle bypass roads, che avrebbero permesso il collegamento tra le colonie senza la necessit di attraversare i centri urbani palestinesi. Eppure , fu solo dopo gli Accordi di Oslo del 1993 che il sistema delle bypass roads divenne lobiettivo principale dellarchitettura israeliana nei Territori Palestinesi402. La costruzione della nuova rete stradale aveva bisogno di nuovi spazi, e questi furono ricavati con i metodi gi sperimentati in passato: la confisca per esigenze militari e lesproprio per pubbliche necessit. Sino al 1979 le autorit militari israeliane abusarono del primo strumento, con la giustificazione che le nuove strade garantissero una maggiore protezione dei militari e della popolazione civile. Naturalmente, la popolazione civile a cui si faceva riferimento era quella ebraica. Dopo il caso di Elon Moreh lAmministrazione civile ebbe notevoli difficolt a procedere con le confische, pertanto prefer lespediente dellesproprio per pubbliche necessit, meglio difendibile dinanzi allAlta Corte di Giustizia israeliana e alle condanne della comunit internazionale. Il nuovo strumento permise ai governi israeliani di presentare le nuove bypass roads come un servizio rivolto anche alla popolazione palestinese: nessuno per aveva affermato che questa concessione sarebbe durata per sempre. Dopo il 2002, il sistema delle bypass roads fu investito dalla stessa logica della separazione che aveva ispirato la costruzione delle barriera tra Israele e la West Bank. Nei dieci anni precedenti, la popolazione palestinese aveva usufruito ampiamente delle nuove vie di comunicazione, capaci di ridurre i tempi di percorrenza nello spazio frammentato dalla diplomazia e dagli insediamenti ebraici. Le ragioni securitarie servirono ancora una volta lo spirito egemonico del
402

Forbidden Roads: Israels Discriminatory Road Regime in the West Bank, pag.6, 2004, Btselem, http://www.btselem.org/download/200408_forbidden_roads_eng.pdf, file PDF.

157

progetto coloniale israeliano, con il divieto imposto ai palestinesi di circolare sulle bypass roads a causa degli attacchi rivolti ai civili israeliani in transito, avvenuti soprattutto tra il 2001 e il 2004. Dal 2004, lo scopo delle bypass roads non fu solo quello di evitare i centri urbani palestinesi, ma anche quello di evitare lincontro negli spazi tra la popolazione indigena e quella colonizzatrice. Un regime di strade separate su base etnica/nazionale avrebbe servito la dimensione fisica della politica della separazione, rafforzata da un sistema di permessi per la circolazione e dalla presenza di posti di blocchi permanenti e volanti. Secondo lopinione di Btselem, il progetto presentava evidenti analogie con un passato esperimento di ingegneria sociale:
Il regime, basato sulla separazione attraverso la discriminazione, presenta similitudini impressionanti con il regime razzista dellapartheid che cera in Sudafrica sino al 1994. Nel regime stradale condotto da Israele, il diritto di ogni 403 persona di spostarsi nella West Bank basato sulle sue origini nazionali .

Tuttavia, un sistema di strade separate era estraneo anche al Sudafrica dellapartheid404; da ci si pu dedurre che, in alcune circostanze, lattitudine segregazionista dellarchitettura israeliana nei Territori Palestinesi abbia superato quella sudafricana. Secondo John Dugard, anche il regime associato dei permessi per la circolazione e dei posti di blocco qualitativamente superiore rispetto al Sudafrica:
Le restrizioni alla libert di movimento imposte dalle autorit israeliane ai palestinesi ricordano le famigerate pass laws del Sudafrica dellapartheid. Quelle pass laws erano gestite in una maniera umiliante ma uniforme. Le disposizioni israeliane che governando la libert di movimento sono parimenti umilianti, ma 405 sono caratterizzate da arbitrariet e da imprevedibilit .

La segregazione stradale avrebbe garantito il consolidamento del regime imposto da Israele sulla popolazione palestinese, con la separazione su base etnica/nazionale delle comunit vicine, in unarea dove la maggioranza del territorio stata sottratta alla maggioranza indigena per il beneficio della minoranza dominante. In seguito al disimpegno delle forze civili e militari israeliane dalla Striscia di Gaza nel 2005, la politica della separazione colp soprattutto la West Bank Sebbene la comunit internazionale sollecitasse il governo di Tel Aviv perch
403

Forbidden Roads: Israels Discriminatory Road Regime in the West Bank, pag.3, 2004, Btselem, http://www.btselem.org/download/200408_forbidden_roads_eng.pdf, file PDF. 404 DUGARD John, The Law and Practice of Apartheid in South Africa and Palestine, Al Majdal, n47, 2011, pagg.1213 405 Report of the Special Rapporteur of the Commission on Human Rights on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied by Israel since 1967, submitted in accordance with Commission resolution 1993/2 A, Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights, Countries, Special Rapporteur on Palestinian Territories occupied since 1967,7 December 2004, pag.4, http://daccess-ddsny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G04/166/92/PDF/G0416692.pdf?OpenElement, file PDF.

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garantisse lintegrit del territorio palestinese, le colonie e la barriera di separazione avevano gi frammentato la West Bank in maniera irreversibile, rendendo impossibile la creazione di uno Stato palestinese. Dinanzi a questa realt, la rete stradale divenuta uno strumento di inganno nelle mani del governo israeliano. Secondo Ariel Sharon, la contiguit territoriale non si limitava alla sola dimensione superficiale, ma poteva essere garantita con una manipolazione tridimensionale degli spazi. Il governo israeliano offriva ai palestinesi la continuit negli spostamenti, la connessione tra le enclavi create dalle infrastrutture militari e civili. Larchitetto italiano Alessandro Petti descrive questo processo come una relazione tra arcipelago ed enclavi:
[] La fortificazione dello spazio sta accelerando. Questo ha creato un sistema territoriale dove larcipelago (lo spazio liscio dei flussi) e lenclave (lo spazio delleccezione) convivono. Le due figure abitano lo stesso spazio, ma la loro convivenza asimmetrica. Da un lato, abbiamo un elite che controlla lo spazio dei flussi, che vive in un mondo-arcipelago che percepisce essere lunico, senza un mondo esterno; dallaltro lato, la sospensione delle regole dellarcipelago crea vuoti legali ed economici che rendono il sistema di enclavi come un buco nero, unarea dombra. Larcipelago un sistema di isole connesse; le enclavi sono semplici 406 isole .

Nello spazio della West Bank convivevano larcipelago (gli insediamenti ebraici) e le isole (le enclavi palestinesi). Tuttavia, larcipelago coloniale israeliano non soddisfa appieno la definizione data da Petti, a causa del duplice ruolo assunto dalla rete stradale. Larcipelago degli insediamenti saldamente ancorato alla terraferma israeliana, una connessione resa possibile dalle nuove arterie stradali progettate dal Piano Drobless e dal Piano dei Centomila. A ci si aggiungevano le colonie, le state land e la divisione amministrativa regolata dagli Accordi di Oslo, che hanno cancellato la Green Line e hanno reso impraticabile la distinzione tra Israele e i Territori Palestinesi Occupati. Il sistema di bypass roads e la barriera di separazione contribuiscono inoltre a definire i confini delle enclavi palestinesi. Mai come oggi lespressione territori descrive la realt spaziale della popolazione indigena tra la Green Line il fiume Giordano, dal momento che il governo israeliano ha deciso di collegare le isole palestinesi attraverso strade secondarie e sottopassaggi: la nascita dellarcipelago palestinese La vera natura delle bypass roads emerge in maniera definitiva, con lobiettivo di servire esclusivamente i bisogni della minoranza dominante (i coloni), a discapito della maggioranza dominata (i palestinesi).

406

PETTI Alessandro, Asymmetries in Globalized Space, pag.10, 2006, Centre for Research Architecture, Goldsmiths College, University Of London, http://roundtable.kein.org/sites/newtable.kein.org/files/ASYMMETRIES%20IN%20GLOBALIZED%20SPACE_Petti_OK.p df., file PDF.

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Mappa 16. Bypass roads nella West Bank (United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs, 407 occupied Palestinian territory)

La classificazione delle bypass roads (Mappa 16) segue quella presente sul territorio israeliano: strade principali, regionali, locali. A queste si aggiungono gli accessi agli outpost e le strade ad uso esclusivo delle Forze di Difesa
407

The Humanitarian Impact on Palestinian of Israeli Settlements and other Infrastructure in the West Bank, pag.59, 2007, http://www.ochaopt.org/documents/TheHumanitarianImpactOfIsraeliInfrastructureTheWestBank_ch2.pdf, file PDF.

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israeliane. Le vie di comunicazione tra Israele e la West Bank non cambiano nome con lattraversamento della Green Line, conferendo continuit al sistema. Questo fitto sistema reticolare stato pianificato per la connessione degli insediamenti ebraici, poich questi non possono esistere isolati408; il contatto visivo che sta alla base del progetto Homa Umigdal cos rafforzato dal contatto viario. Con la presentazione del nuovo piano stradale per la West Bank, rimaneva da attuare la parte pi difficile del progetto: come evitare che ebrei e palestinesi si incontrassero negli spazi? La risposta a questa domanda fu fornita da una fonte rimasta anonima alla giornalista israeliana Amira Hass, per il quotidiano Haaretz:
Abbiamo dimenticato i giorni in cui furono lanciati decine di attacchi terroristici da veicoli in movimento contro gli israeliani nella West Bank. I palestinesi sono banditi da molte strade per motivi di sicurezza. Alcuni dei problemi potrebbero essere risolti se alcuni svincoli permettessero ai palestinesi di entrare nella zona da un 409 lato. Noi guideremmo sopra e loro guiderebbero sotto, e viceversa .

Simili proposte furono avanzate dopo gli Accordi di Oslo, con lobiettivo di garantire un collegamento tra la West Bank e la Striscia di Gaza. I progetti dellepoca mostravano le possibili soluzioni per la costruzione di un safe passage tra i due territori: strada, sottopassaggio, ferrovia. Le delegazioni israeliana e palestinese non raggiunsero mai un accordo, poich entrambe aspiravano al controllo totale sul passaggio. Inoltre gli interessi delle parti confliggevano, poich le autorit israeliane premevano per un sottopassaggio, mentre quelle palestinesi per una strada di superficie. Lopzione del sottopassaggio ritorna periodicamente in auge tra i sostenitori della soluzione dei due Stati; un esempio dato dalla Shiloni Route410 presentato dallassociazione israelo-palestinese Aix Group. Questo safe passage potrebbe collegare il checkpoint di Karni (sul perimetro orientale della Striscia di Gaza) con il villaggio di El-Majed o quello di BetAwa, entrambi nellarea meridionale di Hebron. Il progetto sfrutterebbe alcuni canali naturali per la costruzione di una strada e di una ferrovia interrate. Tuttavia, allinterno della West Bank legemonia sugli spazi nelle mani delle autorit militari israeliane, cosicch i palestinesi furono costretti a subire la pianificazione del nuovo sistema stradale separato. La soluzione adottata fu quella di incanalare il traffico palestinese in tunnel o sottopassaggi al di sotto delle vie di comunicazione riservate ai coloni, mentre le strade in precedenza secondarie furono potenziate per accogliere un crescente numero di veicoli.
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The Humanitarian Impact on Palestinian of Israeli Settlements and other Infrastructure in the West Bank, pag.60, 2007, http://www.ochaopt.org/documents/TheHumanitarianImpactOfIsraeliInfrastructureTheWestBank_ch2.pdf, file PDF. 409 Israel ask PA donors to fund new, upgraded West Bank roads, Haaretz, http://www.haaretz.com/printedition/news/israel-asks-pa-donors-to-fund-new-upgraded-west-bank-roads-1.133851 410 Economic dimensions of a Two-State solution between Israel and Palestine, Vol.II, The Territorial Link, 2012, Aix Group, http://www.aixgroup.org/sites/default/files/publications_pdf/the_territorial_link.pdf, file PDF.

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Questo piano prese il nome di Tutto scorre 411, non tanto un omaggio al pensiero filosofico eracliteo, quanto per il rafforzamento dellidea di contiguit degli spostamenti suggerita da Ariel Sharon. La separazione opera attraverso ponti e svincoli, dove i coloni viaggiano sul livello superiore della rete stradale mentre i palestinesi su quello inferiore, su strade chiamate fabric of life roads412. Il sistema dei sottopassaggi stato ideato con lulteriore obiettivo di favorire una rapida chiusura delle enclavi palestinesi, che pu avvenire con il dispiegamento di un solo mezzo militare. Un esempio fornito dalla citt di Qalqiliya, circondata su tre lati dalla barriera di separazione e con due soli accessi, il primo dei quali sorvegliato da un checkpoint permanente e da una torretta, mentre il secondo un sottopassaggio. Le Forze di Difesa israeliane sono solite bloccare questi passaggi413 durante le operazioni darresto condotte in citt. Sebbene le fabric of life roads favoriscano i trasporti palestinesi in alcune aree, hanno anche allontanato i flussi dalle strade principali, divenute de facto strade riservate alla popolazione ebraica.

Foto 16. Il tunnel che passa sotto la Road 443 e collega lenclave di Bir Nabala a Ramallah, Territori Palestinesi Occupati (Simone Ogno,novembre 2012)
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Ground to a Halt: Denial of Palestinians Freedom of Movement in the West Bank, pag.27, 2007, Btselem, http://www.btselem.org/download/200708_ground_to_a_halt_eng.pdf, file PDF. 412 Ivi, pag.27 413 Apartheid Roads: Promoting Settlements, Punishing Palestinians, pag.27, 2008, Maan Development Center, http://www.maan-ctr.org/pdfs/Apartheid%20Roads.pdf, file PDF.

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La separazione necessitava per di un supporto burocratico affinch potesse divenire totale, per questa ragione le autorit militari israeliane istituirono un regime di permessi simile a quello che regolava lingresso nella zona cuscinetto sul lato israeliano della barriera di separazione. In primo luogo furono poste rigide restrizioni o proibizioni al transito dei veicoli palestinesi (riconoscibili dalle targhe bianche e verdi) su determinate vie di comunicazione. Lapplicazione dei divieti si basa sulla divisione amministrativa del territorio espressa dagli Accordi di Oslo, tale per cui i veicoli palestinesi possono viaggiare senza impedimenti allinterno dellarea A-B, ma i loro spostamenti sono limitati nellarea C. Nel gergo militare, le strade dove il transito completamente proibito sono definiti sterili414, unespressione che ben rappresenta la rimozione fisica della popolazione palestinese. In questi casi non solo il traffico ad essere proibito, ma anche lattraversamento di un incrocio, costringendo i palestinesi a scendere dal mezzo, ad attraversare a piedi la strada e a salire su un altro veicolo che permetta loro di proseguire oltre. Altri esempi di strade sterili sono quelle costruite dallAmministrazione civile per connettere una colonia isolata o, pi comunemente, un outpost alla rete viaria principale. Dove il traffico parzialmente proibito, il passaggio dei veicoli concesso solo ai palestinesi titolari di un permesso specifico, che varia a seconda dellarea geografica, della tipologia del mezzo (per il trasporto pubblico o privato) o dei beni trasportati nel caso di veicoli commerciali415. Per ottenere un permesso, i palestinesi devono recarsi presso lufficio distrettuale pi vicino dellAmministrazione civile, oppure possono richiedere la mediazione dellomologo ufficio palestinese. La richiesta di permesso soggetta anche allesame dei funzionari dello Shin Bet, che possono negarne il rilascio per ragioni di sicurezza: la procedura rimane ambigua e a completa discrezione dellAmministrazione civile israeliana. In alcune strade il traffico palestinese limitato dalla presenza di posti di blocco permanenti o volanti, che servono da connessione tra il sistema stradale separato e il regime dei permessi. Nella West Bank i checkpoint interni esistono dallinizio delloccupazione militare, ma il loro sistema fu potenziato solo in seguito al divieto di ingresso a Gerusalemme Est per i palestinesi della West Bank. Con lavvento della Seconda Intifada, le Forze di Difesa israeliane inaugurarono la pratica di installare i checkpoint anche allingresso dei centri urbani e dei villaggi palestinesi: con il passare degli anni, quelle misure temporanee sono divenute permanenti, con le torrette che garantiscono il controllo sullarea
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Forbidden Roads: Israels Discriminatory Road Regime in the West Bank, pag.13, 2004, Btselem, http://www.btselem.org/download/200408_forbidden_roads_eng.pdf, file PDF. 415 Ground to a Halt: Denial of Palestinians Freedom of Movement in the West Bank, pag.25, 2007, Btselem, http://www.btselem.org/download/200708_ground_to_a_halt_eng.pdf, file PDF.

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circostante senza che i soldati debbano scendere per ispezionare le persone. I checkpoint volanti sono invece istituiti a discrezione delle forze di occupazione israeliane in un tratto di strada compreso tra due checkpoint permanenti. Ogni giorno la vita dei viaggiatori palestinesi segnata dallattraversamento di posti di blocco permanenti e/o volanti, e se vengono fermati sono obbligati ad esibire il documento didentit e il permesso di transito. Tuttavia, il possesso di un permesso non sempre garanzia di passaggio, poich questo soggetto alla discrezionalit dei militari o della polizia. Dallo scoppio della Seconda Intifada i checkpoint sono divenuti anche un luogo di abusi contro i palestinesi da parte delle forze di occupazione israeliane: ritardi, insulti, percosse e arresti arbitrari. E soprattutto la popolazione maschile di et superiore ai 16 anni a subire queste violazioni. Tutti i checkpoint interni sono forniti di alcune celle, isolate da reti di filo spinato o da muri di cemento armato:
In alcuni casi i residenti sono detenuti per controlli di sicurezza, ma i soldati spesso li arrestano per come punizione o per educarli in risposta a quella che loro considerano arroganza, o un tentativo di aggirare il checkpoint, o anche per aver 416 provato a parlare con un soldato al checkpoint .

Anche i checkpoint contribuiscono alla frammentazione del tessuto spaziale e sociale palestinesi, dividendo larcipelago in tre cantoni o gruppi di isole: settentrionale, centrale e meridionale. La Highway 5, meglio conosciuta come Trans-Samaria Highway, una delle principali vie di comunicazione israeliane, che inizia sulla costa mediterranea e penetra la West Bank allaltezza del blocco di Ariel, proseguendo verso la Valle del Giordano grazie al suo prolungamento, la Road 505. Questa strada incrocia la Road 60 pochi chilometri a sud di Nablus presso il checkpoint interno di Zatara, il pi vasto della West Bank, che permette di controllare il traffico tra i cantoni settentrionale e centrale. Il checkpoint costantemente fornito di personale militare, che permette ai veicoli di scorrere in direzione nord senza impedimenti, mentre i palestinesi in transito verso sud sono fermati per il controllo della carta di identit e, alcune volte, del veicolo. Sulla Road 398 opera invece il checkpoint di Wadi Nar, meglio conosciuto come Container checkpoint. Nel 1993, in seguito al divieto di ingresso a Gerusalemme Est per i palestinesi della West Bank, il tratto della Road 60 tra Betlemme e Ramallah fu chiuso. Con ai fondi della cooperazione statunitense, la Road 398 sostitu la Road 60; il progetto mostra come la cooperazione non sia sempre uno strumento positivo, poich ha contribuito alla normalizzazione delloccupazione: sarebbe bastato uno sforzo diplomatico che chiedesse la riapertura di Gerusalemme Est.

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Ground to a Halt: Denial of Palestinians Freedom of Movement in the West Bank, pag.15, 2007, Btselem, http://www.btselem.org/download/200708_ground_to_a_halt_eng.pdf, file PDF.

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Il checkpoint viene chiuso durante i periodi di tensione, causando lisolamento del cantone meridionale dal resto della West Bank.

Mappa 17. Larcipelago palestinese e i checkpoint (Maan Development Center)


417

417

Apartheid Roads: Promoting Settlements, Punishing Palestinians, pag.24, 2008, http://www.maanctr.org/pdfs/Apartheid%20Roads.pdf, file PDF.

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I checkpoint permanenti non sono gli unici impedimenti all libert di movimento nei TPO; negli anni le autorit militari israeliane hanno deviato il traffico palestinese sulle fabric of life roads i seguenti ostacoli: Barriere stradali Muri di terra Cancelli stradali Cumuli di rocce Blocchi di cemento o roccia Trincee

La principale funzione di questi ostacoli quella di bloccare le vie daccesso secondarie alle strade principali riservate ai coloni, deviando il traffico verso i tunnel o i sottopassaggi418. Le barriere stradali si trovano sulle arterie stradali a ridosso dei centri abitati palestinesi, e sono composte di recinzioni lunghe pi di 100 metri.

Foto 17. Barriera stradale sulla Road 375; sullo sfondo, il villaggio palestinese di Husan (Simone Ogno, Territori Palestinesi Occupati, settembre 2012)

La prima mappa ufficiale della barriera di separazione tra Israele e la West Bank mostrava come un segmento penetrasse in profondit nellarea meridionale di Hebron.
418

The Humanitarian Impact on Palestinian of Israeli Settlements and other Infrastructure in the West Bank, pagg.64 67, 2007, http://www.ochaopt.org/documents/TheHumanitarianImpactOfIsraeliInfrastructureTheWestBank_ch2.pdf, file PDF.

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Negli anni successivi il progetto fu abbandonato, nel timore che potesse essere rigettato dallAlta Corte di Giustizia israeliana. Tuttavia, nel dicembre del 2005 le autorit militari israeliane emanarono tre ordini di confisca per una striscia di terreno lunga circa 41 km e larga 3, sul lato settentrionale della Road 317, della Road 60 e della Road 325419, tra la colonia ebraica di Carmel a quella di Tene. Poche settimane pi tardi, sui terreni confiscati fu posizionata una barriera di cemento armato alta circa 82 cm, che bloccava le vie daccesso alle strade coinvolte e impediva lattraversamento di qualsiasi veicolo o animale da soma. Il percorso della barriera stradale seguiva allincirca quello della barriera di separazione previsto nel 2003. La sua costruzione cre de facto una zona cuscinetto, la pi grande della West Bank, che intrappolava 22 comunit rurali palestinesi e circa 1900 persone420. Al contrario, le strade liberate dal traffico palestinese furono un incentivo alla circolazione dei coloni, che potevano viaggiare rapidamente tra gli insediamenti nella West Bank e il territorio israeliano421. La barriera stradale, come quella di separazione, mirava allannessione del blocco di colonie di Carmel e Maon. La popolazione palestinese a sud della barriera di separazione era tagliata dalla citt di Yatta, il centro urbano di riferimento dellarea meridionale di Hebron; ci provoc laggravarsi delle gi precarie condizioni delle comunit coinvolte, costrette a fronteggiare una situazione di povert cronica, con scarse risorse idriche e le quotidiane violenze da parte dei coloni e delle Forze di Difesa israeliane. Tra i mesi di luglio e agosto del 2007, in seguito alle ripetute richieste da parte dellAlta Corte di Giustizia israeliana, lIDF smantell la b arriera stradale422, ma alcune vie daccesso alle strade principali furono ostruite con blocchi di pietra o cumuli di terra. In Israele-Palestina, la separazione dello spazio fisico e la negazione dei diritti hanno contribuito alla separazione del quotidiano, con due realt umane che non si incontrano. Nel novembre 2012 Herzl Ben-Ari, capo del consiglio regionale Karnei Shomron nella West Bank lautorit che amministra le colonie dellarea present formalmente una richiesta al Ministero dei Trasporti israeliani Yisrael Katz, affinch istituisse linee dellautobus separate per ebrei e palestinesi423. Nei mesi precedenti, le compagnie dei trasporti che collegano Israele alle
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Israeli army belittles and violates Supreme Courts decision in south Hebron, Monitoring Israeli Colonization Activities, http://www.poica.org/editor/case_studies/view.php?recordID=1117 420 Report of the Special Rapporteur of the Commission on Human Rights on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied by Israel since 1967, submitted in accordance with Commission resolution 1993/2 A, , Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights, Countries, Special Rapporteur on Palestinian Territories occupied since 1967, 5 September 2006, pag.16, http://daccess-ddsny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G03/160/82/PDF/G0316082.pdf?OpenElement, file PDF. 421 Road barrier replaces older Wall, Monitoring Israeli Colonization Activities, http://www.poica.org/editor/case_studies/view.php?recordID=772 422 Protection of Civilian Weekly Report, 25-31 July 2007, OCHA-oPt, http://www.ochaopt.org/documents/WeeklyBriefingNotes218_EN.pdf, file PDF. 423 Israels Transportation Ministry Mulling separate buses for Palestinians, +972, http://972mag.com/israelstransportation-ministry-mulling-separate-buses-for-palestinians/60958/

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colonie della West Bank avevano ricevuto numerose lamentele per il sovraffollamento dei mezzi e per le possibili tensioni tra gli utenti. Nonostante il regime di chiusura imposto alla West Bank, migliaia di lavoratori palestinesi si riversano quotidianamente in Israele per compiere le mansioni denigrate dai pi: lavori in fabbrica, nei campi o nel settore delle pulizie. Nei primi due decenni delloccupazione, leconomia e il mercato del lavoro palestinesi e israeliani erano quasi integrati, ma lunione inizi a incrinarsi in seguito alla Prima Intifada per poi crollare definitivamente con la Seconda. Tuttavia, la manodopera palestinese ancora necessaria alleconomia israeliana, sebbene il drastico calo sia stato in parte sopperito con laumento del numero di immigrati provenienti dallAsia meridionale e dallAfrica centro orientale. Per spostarsi, molti lavoratori palestinesi sono soliti prendere i bus che servono le colonie, soprattutto nellarea settentrionale della West Bank: questo il motivo del sovraffollamento delle linee. Sono i permessi di lavoro che garantiscono ai palestinesi di entrare quotidianamente in Israele, un numero aumentato da 22.000 a 29.000 negli ultimi due anni424. Permessi simili sono distribuiti dallAmministrazione civile nella West Bank, che permettono ai palestinesi di entrare nelle colonie per ragioni lavorative, luoghi altrimenti inacessibili. Nel febbraio del 2013, il Ministero dei Trasporti israeliano ha accolto le richieste del consiglio regionale Karnei Shomron, inaugurando linee separate per i lavoratori palestinesi. Ben consapevole dellimminente ondata di critiche, il Ministro Katz si affrett ad affermare che la decisione era dettata da un miglioramento dei servizi, e che i palestinesi potessero ancora utilizzare le linee che servivano gli insediamenti ebraici. Tuttavia, a pochi giorni dallinizio del servizio, i controlli ai checkpoint dingresso in Israele divennero pi rigidi, e i funzionari della Border Police israeliana esortavano i palestinesi a prendere i bus a loro riservati425. Inoltre, il nuovo servizio fu pubblicizzato solamente nei centri palestinesi della West Bank, con la chiara intenzione di non intaccare lafflusso di manodopera e di chiarire lesclusivit di quelle linee. In realt le linee palestinesi e israeliane sono gi distinte, e la citt di Gerusalemme lesempio primario di questa pratica. Dinanzi alle mura della Citt Vecchia ci sono tre stazioni degli autobus che portano nella West Bank; i mezzi sono contraddistinti dai colori bianco/blu e bianco/verde: quelle sono le stazioni palestinesi. Gli autobus collegano Gerusalemme Est con i villaggi palestinesi della West Bank, e il servizio non garantito se i posti a sedere non sono occupati per almeno i due terzi della capienza; ci accade a causa degli
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Police order Palestinian Workers off buses to West Bank, at request of Israeli settlers, Haaretz, http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/police-order-palestinian-workers-off-buses-to-west-bank-at-request-ofisraeli-settlers.premium-1.480741# 425 Ministry launches Palestinian only buses, Yedioth Ahronoth, http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L4351368,00.html

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scarsi fondi garantiti dallAutorit Nazionale Palestinese. Al contrario, nel centro di Gerusalemme Ovest c solo una stazione degli autobus, ma, al contrario di quelle palestinesi, una struttura chiusa, climatizzata e con ogni servizio per gli utenti: questa la Central Bus Station israeliana. Da questa stazione partono anche i pullman delle compagnie che servono le colonie nella West Bank. A Gerusalemme la segregazione gi realt, come scrive la giornalista israeliana Mya Guarnieri, che insegna presso lUniversit palestinese di Abu Dis:
Al semaforo rosso, possiamo anche essere vicini a uno di questi autobus Egged, pieni di ebrei israeliani. E' strano per me, che sono unebrea -israeliana, guardare fuori dal finestrino dei bus palestinesi dove il conducente sta ascoltando il notiziario o musica araba verso il bus israeliano, e sapere che stiamo andando tutti nella stessa generale direzione, che le persone sono proprio l, a una macchina di distanza, ma che nessuno di noi pu entrare in contatto con l'altro. Siamo in gabbie di vetro e acciaio per assicurare che la separazione tra di noi sia 426 assoluta .

Maskit Bendel, avvocato dellAssociation of Civil Rights in Israel, ha proposto invece una differente analisi della vicenda:
Questi esempi mostrano che il dibattito intorno alle linee degli autobus separati abbia distolto lattenzione dalla questioni reali, tra cui lo sfruttamento dei palestinesi che lavorano in Israele e negli insediamenti. Qualcuno si mai interrogato sulla tremenda povert che spinge decine di migliaia di uomini a fare i lavori che nessun altro vuole per una paga irrisoria? Questi palestinesi potrebbero essere gli stessi che puliscono i bagni di coloro che sono cos sconvolti dalle linee di autobus 427 riservate ai palestinesi .

Sebbene le autorit israeliane ribadiscano che la soluzione sia stata dettata da considerazioni pratiche, la separazione dei mezzi di trasporto lovvia conseguenza di un regime pi ampio, dove i diritti di propriet sono applicati in maniera discriminatoria, dove la pianificazione urbana separata e le dove anche le demolizioni sono discriminatorie. Un regime dove sono separati anche il territorio, il sistema legale e la rete stradale. La separazione del quotidiano non comprende formalmente il divieto dei matrimoni misti come nel Sudafrica dellapartheid, tuttavia sono scoraggiati de facto da una serie di impedimenti legali e spaziali.
In Israele, la Family Courts Law del 1995 prevede che le corti religiose rabbinica per gli ebrei e corti separate per musulmani, cristiani e drusi abbiano lesclusiva 428 giurisdizione nelle questioni di matrimonio e divorzio .
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West Bank and East Jerusalem buses are already segregated, +972, http://972mag.com/west-bank-and-eastjerusalem-buses-are-already-segregated/61041/ 427 Separate buses just a symptom, Yedioth Ahronoth, http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4356942,00.html 428 TILLEY Virginia (a cura di), Beyond Occupation, pag.204, Pluto Press, London, 2012

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Le coppie i cui membri appartengono a religioni differenti sono cos costrette a sposarsi allestero, con la successiva richiesta al Ministero dellInterno israeliano affinch riconosca il matrimonio. Tuttavia, il rabbinato non riconosce i matrimoni allestero se uno dei membri ebreo, la religione maggioritaria in Israele, quella che, imbevuta di spirito nazionalista e caratteri etnici, divenuta il fondamento dello Stato. Dallaltro lato, la popolazione palestinese in Israele e nei Territori Occupati e in maggioranza musulmana o cristiana. Una coppia formata da un/una palestinese dIsraele e un/una ebro /a israeliano/a potrebbero sposarsi allestero e chiedere in seguito il riconoscimento del Ministero dellInterno ma non quello rabbinato, co n conseguenti difficolt legali e burocratiche nel futuro della coppia. Per i palestinesi dei Territori Occupati gli impedimenti sarebbero ancora pi significativi. La geografia impedisce le relazioni umane tra ebrei e palestinesi, ad eccezioni che queste non riguardino lambito lavorativo, dove i palestinesi sono in una posizione di subordinazione. Nel caso una coppia mista si decidesse di sposarsi allestero, i due coniugi non potrebbero vivere insieme, poich la Citizenship and Entry to Israel Law del 2007 vieta il ricongiungimento familiare per il coniuge palestinese proveniente dai Territori Occupati429. Dal momento che non c differenza legale tra Israele e il territorio delle colonie, la coppia sarebbe costretta a trasferirsi altrove. 3.4.1. La strada del silenzio: il caso di Shuhada Street Situato a 1000 metri di altitudine, Hebron non solo il pi grande centro urbano della West Bank430, ma anche un microcosmo del regime imposto da Israele alla popolazione palestinese. Ad eccezione di Gerusalemme Est, Hebron lunica citt dei Territori Palestinesi Occupati in cui le colonie ebraiche si trovano anche nel centro cittadino. Tra il 12 e il 13 aprile del 1968, alla vigilia della Pasqua ebraica, un gruppo di civili israeliani prenot una stanza presso il Park Hotel, nel centro cittadino, con lintenzione di passare l la notte. Secondo la tradizione biblica, a Hebron sono sepolti i Patriarchi e le Matriarche della religione ebraica, cosicch il gruppo desiderava celebrare la festivit in quel luogo santo, con la promessa di fare ritorno in Israele il giorno seguente. Allepoca vigeva il divieto per i cittadini israeliani e gli olim di trascorrere la notte nei Territori Occupati, per questa ragione fu necessaria la mediazione del governo e delle Forze di Difesa israeliane. Tuttavia, il giorno seguente il gruppo si barric nellalbergo, con lobiettivo di ristabilire la presenza ebraica a
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ZOABI Haneen, Arabs and Jews in Palestine: different reality, different law, different set of rights in the same territory and in the same state, pag.2, Russell Tribunal on Palestine, Cape Town Session, Written Testimonies , http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/sessions/south-africa/written-testimonies, file DOC. 430 Localities in Hebron Governorate by Type of Locality and Population Estimates, 2007-2016, Palestinian Central Bureau of Statistics, http://www.pcbs.gov.ps/Portals/_Rainbow/Documents/hebrn.htm

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Hebron431 che mancava dal 1929, quando 67 ebrei furono uccisi nel corso dei Moti arabi in Palestina432. Il Ministro del Lavoro Yigal Allon si rec in visita dagli occupanti, e garant loro lassistenza del governo nella missione, con la fornitura di armi e laddestramento militare da parte dellIDF. Il governo israeliano impieg pi di sei mesi per prendere una decisione definitiva sulla vicenda, ma nel settembre del 1968 fu approvata ufficialmente la costruzione di un insediamento ebraico a Hebron. Tuttavia, il nuovo insediamento non sarebbe sorto nel centro della citt palestinese, bens sulla cima di una collina vicina; nella seconda met del 1971, le prime famiglie ebree si trasferirono nella nuova colonia di Kyriat Arba, che dominava da est la citt. Nel 1979, sempre alla vigilia di una Pasqua ebraica, un gruppo di 10 donne e 40 bambini proveniente da Kyriat Arba fece irruzione ne lledificio di Beit Hadassah, unex-clinica per arabi ed ebrei abbandonata dopo i Moti del 1929. Beit Hadassah fu il primo insediamento ebraico nel centro cittadino, al quale seguirono negli anni Avraham Avinu, Beit Romano e Tel Rumeida, che ancora oggi rappresentano il nucleo delloccupazione civile a Hebron. Allalba del 25 febbraio del 1994, il colono Baruch Goldstein fece irruzione nella Moschea di Abramo durante la prima preghiera della giornata: 29 fedeli furono uccisi e pi di 100 furono feriti. Il massacro fu sfruttato dalle autorit israeliane per inaugurare la politica di separazione nel cuore di Hebron. La particolare situazione della citt non permise che questa fosse compresa negli Accordi di Oslo, e le decisioni in merito furono rimandate al 1997, quando fu stipulato il Protocollo di Hebron. Questo documento sanciva la divisione della citt in due aree: H1, amministrata dallAutorit Nazionale Palestinese, ed H2, sotto il controllo delle Forze di Difesa israeliane. Larea H2, il 20% del territorio municipale433, avrebbe compreso gli insediamenti ebraici ma anche il centro storico, tra cui il Suq e la Kasbah, residenza per circa 35.000 palestinesi. La presenza delle colonie erose progressivamente il tessuto sociale di Hebron, e lo scoppio della Seconda Intifada accentu le difficolt per la popolazione del centro storico. Nellambito delloperazione Scudo Difensivo, le Forze di Difesa israeliane occuparono anche larea di H1, con la conseguente limitazione della libert di movimento dei residenti. Il 15 novembre del 2002, dodici addetti alla sicurezza della colonia di Kyriat Arba furono uccisi da un commando dellIslamic Jihad Movement in Palestine; in seguito allincidente, lIDF impose un coprifuoco ininterrotto di sei mesi, esteso anche al quartiere di Bab a-Zawiya in H1434.
431

ZERTAL Idith e ELDAR Akiva, Lords of the Land: The War Over Israels Settlements in the Occupied Territories, pagg.64 -72 (epub), Nation Books, New York, 2009 432 MORRIS Benny, Righteous victims: a history of the Zionist-Arab conflict, 1881-2001, pagg.111-120, Vintage Books, New York, 2001 433 Special Focus: The Closure of Hebrons Old City, 2005, OCHA-oPt, http://www.ochaopt.org/documents/ochaHU0705_En.pdf, file PDF. 434 Ghost Town: Israels Separation Policy and Forced Eviction of Palestinians from the Center of Hebron, pag.18,

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La crescita naturale degli insediamenti si aggiunse alle misure draconiane imposte dallesercito. La loro espansione necessitava di ulteriori spazi, e questi furono ricavati dalle attivit e dalle abitazioni abbandonate nel centro storico, a causa delle severe restrizioni volte a salvaguardare lincolumit dei coloni. La zona del Suq fu una delle pi colpite dallo spopolamento, a causa della vicinanza con linsediamento di Beit Hadassah, che domina le vie dallalto le vie del mercato. I mercanti e lutenza del sono soggetti alle quotidiane violenze e molestie da parte dei coloni, che erano soliti lanciare pietre, rifiuti ed escrementi dai piani pi alti di Beit Hadassah. In Al-Haram Street le autorit cittadine disposero una rete metallica a unaltezza di circa quattro metri dal suolo, con lo scopo di proteggere i passanti dagli oggetti contundenti. La rete ha assolto alla sua funzione di protezione per gli oggetti pi grandi, divenendo una discarica rialzata da terra; tuttavia, nulla pu contro materiali liquidi come escrementi o olio bollente. Anche i proprietari degli esercizi commerciali presso linsediamento di Avraham Avinu subivano periodicamente violenze e infrazioni, in particolare presso il mercato delloro. Sui coloni di Hebron sempre stata forte linfluenza di gruppi come Gush Emunim o del partito di estrema destra Kach, bandito dalla Knesset per incitamento al razzismo e alla violenza contro i palestinesi. Da ci nata la pretesa di redimere larea per la creazione di Eretz Yisrael, cacciando ogni intruso e occupando limmobile in un slancio pionieristico urbano. Lavanzamento delle colonie caus la fuga di altri residenti, e quello che un tempo era il cuore pulsante della citt oggi un quartiere fantasma. Al dicembre 2011, la chiusura di H2 era garantita da 95 ostacoli fisici, tra cui 19 checkpoint interni e 28 blocchi stradali435. A Hebron lemblema della politica della separazione sicuramente Shuhada Street, un tempo la principale via di comunicazione della citt sullasse nordsud, sul lato opposto del Suq e della Kasbah. Shuhada Street era il fulcro del commercio cittadino, con il mercato del pollame, il mercato della frutta e della verdura, attivit artigianali e alcuni edifici amministrativi. In seguito al massacro alla Moschea di Abramo, una sezione della strada fu chiusa al traffico dei veicoli palestinesi, una misura presa dallIDF per assicurare lincolumit dei coloni. Gli accessi principali a Shuhada Street sono chiusi da checkpoint permanenti ricavati allinterno di prefabbricati, dove i pedoni sono obbligati a passare. Due metal-detector e lispezione della carta didentit assicurano che il passante non costituisca una minaccia. Dinanzi alla struttura disposto del filo spinato e alcuni blocchi di pietra, dove stazionano i soldati nelle giornate di maggiore affluenza; il pi grande si trova a Bab a-Zawiya, al confine tra H1 ed H2.
2007, Btselem e ACRI, Btselem, http://www.btselem.org/download/200705_hebron_eng.pdf, file PDF. 435 West Bank Closure: Hebron H2 Area, OCHA-oPt, http://www.ochaopt.org/documents/ocha_opt_the_closure_map_2011_12_21_hebron_old_city.pdf, file PDF.

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Foto 18. Il checkpoint di Bab a-Zawiya, Hebron, Territori Palestinesi Occupati (Simone Ogno, dicembre 2012)

Shuhada Street anche raggiungibile dalla Kasbah, non prima di aver attraversato un checkpoint permanente con tornello. Il superamento di questo ostacolo fondamentale per tutti i fedeli che vogliano raggiungere la Moschea di Abramo, allinterno della quale sono collocati altri due checkpoint, sorvegliati dal personale della polizia israeliana e dellIDF. Lo spazio antistante alla moschea lultimo dove i non -residenti di Shuhada Street possano accedere, perch pi avanti il passaggio consentito solo ai residenti: gli insediamenti di Avraham Avinu, Beit Romano e Beit Hadassah si trovano su questa strada, mentre Tel Rumeida la domina dalla collina dietro il cimitero musulmano. Tuttavia anche i residenti provenienti dalla Moschea non possono accedere liberamente a Shuhada Street, dal momento che il passaggio consentito sino al primo checkpoint lungo la strada, posto a circa 250 metri prima dellinsediamento di Avraham Avinu. Il passaggio da questo segmento la quintessenza della politica della separazione, poich i residenti sono costretti a passare sul ciglio della strada, separato dal resto della carreggiata da una barriera di cemento armato alta circa un metro: in questa maniera Shuhada Street divenuta ad uso esclusivo dei coloni.

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Foto 18. Shuhada Street, Hebron, Territori Palestinesi Occupati (C.C., novembre 2012)

La strada, sgombera degli ostacoli umani e veicolari indigeni, permette un rapido collegamento tra gli insediamenti del centro di Hebron e la Tomba dei Patriarchi, una sinagoga ricava in unala della Moschea di Abramo in seguito al Memorandum di Wye River436, laccordo negoziato tra Israele e lAutorit Nazionale Palestinese nel 1996. Proseguendo in direzione nord-est, la strada si collega alla Eastern Prayers Road, costruita con lo scopo di creare una contiguit territoriale tra Kyriat Arba e la Tomba dei Patriarchi437. Nel 2011 il governo israeliano ha pianificato la costruzione di unaltra strada tra Kyriat Arba e il centro di Hebron, presentata cos dal Ministro del Turismo Yisrael Katz: Lasfalto ha unideologia. Nessun potere al mondo pu congelare il rapporto tra Israele e i propri Padri438. Negli anni le attivit commerciali presenti a Shuhada Street sono state chiuse per ordini militari, altre invece hanno subito passivamente il declino economico del centro cittadino; dal 1994 hanno chiuso pi di 1829 attivit, di cui 1.1141 durante la Seconda Intifada439.
436

This Week in History: 1st in Patriarchs cave, Jerusalem Post, http://www.jpost.com/Features/In-Thespotlight/ThisWeek-in-History-1st-Jew-in-Patriarchs-cave 437 Occupation in Hebron, , pagg.49-51, 2004, Alternative Information Center, OCHA-oPt, http://www.ochaopt.org/documents/opt_prot_aic_hebron_dec_2004.pdf 438 Israel inaugurates New Road Linking Kyriat Arba Settlement with Hebrons Old City, Altern ative Information Center, http://www.alternativenews.org/english/index.php/regions/hebron/3496-israel-inaugurates-new-road-linking-kiryat-arbasettlement-with-hebrons-old-city-.html 439 Ghost Town: Israels Separation Policy and Forced Eviction of Palestinians from the Center of Hebron, pag.33, 2007, Btselem, http://www.btselem.org/download/200705_hebron_eng.pdf, file PDF.

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Solo pochi palestinesi hanno mantenuto la propria casa in Shuhada Street, e per accedervi sono costretti a passare dai tetti della Kasbah, mettendo a repentaglio la propria incolumit per raggiungere le finestre o il tetto dellabitazione, divenuti i nuovi ingressi. La Qurduba School una scuola primaria palestinese a poche decine di metri dalla colonia di Beit Hadassah, nella parte centrale di Shuhada Street: lultima rimasta nellarea. Gli studenti sono circa 160, in maggioranza bambine, mentre gli insegnanti sono 14440, e devono affrontare le violenze dei coloni o i ritardi provocati dai checkpoint di accesso alla strada. Come nel resto della West Bank, checkpoint e gli altri ostacoli alla libert di movimento possono causare severe ripercussioni sul diritto allo studio. Due anni fa le Forze di Difesa israeliane hanno chiuso una delle due rampe di scale di accesso allistituto, la pi vicina alle vie laterali che portano alla zona orientale di H2. Questa decisione costringe gli studenti a prendere la seconda rampa di scale che passa dinanzi a Beit Hadassah, dove subiscono settimanalmente la sassaiola da parte dei coloni. Nonostante le forze occupanti siano obbligate a tutelare la popolazione occupata, queste vicende mostrano la collusione tra militari e coloni, creando un clima dimpunit diffuso a tutti i Territori Occupati. Il numero di alunni della Qurduba School diminuito di circa 100 unit tra il 1994 e il 2008, a causa della vicinanza con gli insediamenti, come spiegato dallex-responsabile Reem Al Shereef:
Ora abbiamo piccole classi ed eccellenti insegnanti, ma la pressione che queste ragazze vivono non permette loro di imparare. Quando sono con me a scuola posso fare ogni sforzo per proteggerle, ma quando se ne vanno non posso 441 garantire la loro sicurezza .

I palestinesi che abbandonano il centro di Hebron non lo fanno per condurre una vita migliore, perch il contesto delloccupazione militare e civile non lo permette; lo fanno per cercare unesistenza quantomeno pi normale da quella nellarea H2. In passato Shuhada Street era lanima di Hebron, ora regna invece il silenzio, interrotto solo dai mezzi militari dallIDF e dalle macchine dei coloni. Quando lultimo palestinese avr abbandonato H2, il progetto coloniale potr continuare senza lintralcio della popolazione indigena. 3.4.2. Rimozione visiva : il caso della strada interrata tra Biddu e Bir Nabala Il regime di chiusura imposto da Israele ai Territori Palestinesi Occupati ha contribuito alla creazione di enclavi palestinesi allinterno della West Bank.
440

Harsh living conditions in Hebron: Checkpoints limit right to education, Al-Haq, http://www.alhaq.org/documentation/weekly-focuses/483-harsh-living-conditions-in-hebron-checkpoints-limit-right-toeducation 441 Hebron Destroyed from Within: Fragmentation, Segregation and Forced Displacement, pag.27, 2008, Maan Development Center, http://www.maan-ctr.org/pdfs/Hebron.pdf, file PDF.

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La frammentazione evidente soprattutto nellarea di Gerusalemme, dove la barriera di separazione non ha diviso solo gli israeliani dai palestinesi, ma anche i palestinesi dagli stessi palestinesi. Lenclave di Biddu circondata sui lati meridionale e occidentale dalla barriera di separazione, mentre su quelli settentrionale e orientale dalla Road 443, unarteria stradale voluta dal governo israeliano per collegare Tel Aviv a Gerusalemme, affinch sostituisse la congestionata Highway 1. La strada fu costruita nel 1980 su terreni espropriati dallIDF ai palestinesi dei villaggi lungo il suo percorso442; come in altri casi, nonostante fosse esplicitamente designata per servire i bisogni dei coloni, lesproprio avvenne sulla base della pubblica esigenza. In seguito alla Seconda Intifada il traffico palestinese fu proibito, una misura implementata da una serie di ostacoli fisici e di ordini verbali. Tra il 2004 e il 2005, la barriera di separazione fu costruita su un tratto di cinque chilometri della Road 443, tramutandola in un ostacolo in ogni suo aspetto. Lenclave di Biddu invece circondata su tre lati dalla barriera di separazione, mentre su quello orientale da un tratto della Road 443, i cui accessi sono stati ostruiti da blocchi di pietra.

Mappa 18. Le enclavi palestinesi di Biddu e di Bir Nabala, Gerusalemme, Territori Palestinesi Occupati (United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs, occupied Palestinian 443 territory)
442 443

Route 443, Factsheet and Timeline, ACRI, http://www.acri.org.il/en/2010/05/25/route-443-fact-sheet-and-timeline/ Humanitarian Atlas, Jerusalem, http://www.ochaopt.org/documents/ocha_opt_the_closure_map_2011_12_21_jerusalem.pdf, file PDF.

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Nel 2007, allinterno del pi ampio progetto della contiguit territoriale garantita dagli spostamenti, il governo israeliano pianific la costruzione di una strada che connettesse lenclave di Biddu a quella di Bir Nabala. La strada sarebbe passata al di sotto della Road 436, che passava tra le colonie ebraiche di Ramot Allon e Givaat Zeev, una porzione di West Bank de facto annessa a Israele. Inoltre avrebbe sostituito la strada secondaria che da Beit Hanina alBalad arrivava a Beit Iksa attraverso il checkpoint di Ramot444, come confermato da un taxista di al-Jib: Prima cera unaltra strada che collegava Biddu a Bir Nabala, ma passava troppo vicino alla colonia di Har Shmuel. I terreni confiscati per la costruzione della nuova strada appartenevano al villaggio di Biddu. Le Forze di Difesa israeliane uccisero due persone durante una manifestazione di protesta contro la confisca dei terreni. Quella nuova lhanno costruita interrata per nascondere i palestinesi alla vista dei coloni445. Laggettivo interrata non si riferisce a un semplice sottopassaggio, perch la nuova strada tra Biddu e Bir Nabala, lunga circa 2 km, stata costruita interamente sotto la superficie del suolo, come nelle proposte presentate per il safe passage tra la West Bank e la Striscia di Gaza. La strada interrata una finestra sul futuro dei Territori Palestinesi, poich mostra come il governo israeliano concepisca un possibile Stato palestinese: isole territoriali connesse tra loro in un mare israeliano. La sovranit statale diventa tridimensionale, divisa su due livelli non comunicanti, a favore dello Stato che mantiene un ancoraggio alla terraferma circostante, cio Israele. Come nel caso di Nazareth Illit, la superiorit spaziale necessaria per imprimere nelle menti degli inferiori una situazione costante di controllo e dominio. La strada composta di due corsie separate da una parete di cemento armato, scoperte solo in prossimit dei punti daccesso e di un brevissimo tratto centrale, a una profondit di circa 9 metri dalla superficie. Ai lati dei segmenti scoperti, pareti alte 8 metri, una recinzione e un sistema di telecamere ne fanno ostacolo invalicabile e monitorato a distanza; i segmenti interrati hanno una scarsa illuminazione, con il risultato di accentuare la sensazione di isolamento dallambiente circostante. Lintera struttura circondata una barriera con sensori di movimento e da una strada per il pattugliamento, che favorisce la presenza di posti di blocco volanti. Se lo spazio palestinese venisse ulteriormente frammentato, le strade interrate potrebbero essere la soluzione per una sovranit fittizia.
444

Protection of Civilians Weekly Report, 2 - 8 April 2008, OCHA-oPt, http://www.ochaopt.org/documents/Weekly_Briefing_Notes_254_English.pdf 445 Lintervistato vuole rimanere anonimo, Biddu, 16 novembre 2012

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Foto 19. La strada interrata tra Biddu e Bir Nabala, Territori Palestinesi Occupati (Simone Ogno, novembre 2012) 178

Lart.2 della Convenzione sullApartheid considera crimini di apartheid:


c. Ogni misura legislativa o d'altro genere, destinata a impedire ad uno o pi gruppi razziali di partecipare alla vita politica, sociale, economica e culturale del paese, e che crea deliberatamente le condizioni che impediscono il pieno sviluppo del gruppo o dei gruppi considerati, in particolare negando ai membri di uno o pi gruppi razziali le libert e i diritti fondamentali dell'uomo, inclusi il diritto al lavoro [] e il diritto all'istruzione. d. Ogni misura, comprese quelle legislative, volta a dividere la popolazione lungo linee razziali con la creazione di riserve e ghetti separati per i membri di uno o pi gruppi razziali, il divieto di matrimoni misti tra i membri dei diversi gruppi razziali, l'espropriazione di propriet terriere appartenenti ad uno o pi gruppi razziali o ai suoi membri; (e) lo sfruttamento del lavoro dei membri di uno o pi gruppi razziali
446

In Israele-Palestina, il regime israeliano ha alienato la popolazione palestinese dal territorio attraverso leggi, regolamenti demergenza, ordini militari scritti e verbali; lo spazio dei Territori Palestinesi Occupati stato modificato in maniera irreversibile con la politica di colonizzazione e con ostacoli fisici di varia natura, tra cui la barriera di separazione e i checkpoint. In Israele, larchitettura e la pianificazione urbana e regionale sono divenuti uno strumento per consolidare il controllo e il dominio sulla popolazione palestinese. La frammentazione territoriale ha causato un collasso delleconomia dei Territori Occupati, che sono divenuti dipendenti da Israele e dagli aiuti internazionali; tuttavia il governo israeliano continua sfruttare la manodopera a basso costo palestinese, mentre la politica della separazione ha contribuito alla sua ghettizzazione, influenzando il quotidiano con pratiche riconducibili al petty apartheid sudafricano. Le libert di movimento, leducazione e la salute sono considerate eccezioni piuttosto che diritti, elargite in maniera ambigua, poco trasparente ed esplicitamente discriminatoria. Per queste ragioni, le politiche intraprese dal governo israeliano ricadono sotto la giurisdizione della Convenzione sullApartheid.

446

International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid. Adopted by the General Assembly of the United Nations on 30 Novem ber 1973, Audiovisual Library of International Law, http://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%201015/volume-1015-I-14861-English.pdf, file PDF.

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Capitolo 4. Resistenza, repressione e futuro negli spazi


Noi non siamo molto bravi a fare i Gandhi.
447

Amos Gilad, Responsabile per gli Affari Politico-Militari presso il Ministero della Difesa israeliano, 2010

Se arriver il giorno del crollo della soluzione dei due Stati, ci troveremo di fronte a una lotta per eguali diritti di voto come nel Sudafrica (anche per i palestinesi nei Territori), e, non appena ci accadr, 448 sar la fine per lo Stato dIsraele.
Ehud Olmert, Primo Ministro di Israele (2006-2009), 2007

Il regime imposto da Israele alla popolazione palestinese si fonda sulla privazione dei pi elementari diritti, e riguarda soprattutto lallocazione del territorio su base etnica/nazionale. Sin dal 1897, con la nascita della World Zionist Organization, la questione palestinese sempre ruotata intorno agli spazi e alla demografia, con lintenzione di favorire e di consolidare una maggioranza ebraica nella regione tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano. Da queste pratiche discriminatorie derivano, in maniera palese o abilmente celata, tutte le altre violazioni. Il regime sorretto da una lunga serie di pratiche legali, burocratiche ed emergenziali, abilmente strumentalizzate per il consolidamento del dominio sui palestinesi. Come nel Sudafrica dellapartheid, lunica variabile indipendente di questo progetto di ingegneria sociale quella umana, che cerca di sfidare il regime imposto in maniera non-violenta o violenta. Per questa regione, la parte dominante interessata a tutelare la sua posizione, e gli strumenti utilizzati sono quelli della repressione. La Seconda Intifada ha annichilito la popolazione palestinese dei Territori Occupati, ma, come si visto con la politica della separazione, ha influenzato anche le vicende dei palestinesi in Israele. Le analisi riguardanti il periodo tra il 2000 e il 2005 tendono a soffermarsi unicamente su quanto accaduto oltre la Green Line, ma gravi ripercussioni si ebbero anche allinterno di essa. La provocatoria passeggiata di Ariel Sharon presso la Spianata delle Moschee a Gerusalemme Est caus unondata di proteste nella West Bank e nella Striscia di Gaza, alla quale le Forze di Difesa israeliane risposero brutalmente, con lintenzione di inviare un messaggio chiaro ai palestinesi: nessuna protesta sar tollerata. Gli Accordi di Oslo e il disimpegno israeliano dalla Striscia di Gaza furono un sintomo del nuovo approccio israeliano alla questione palestinese. Se in passato il governo di Tel Aviv aveva cercato di normalizzare loccupazione, dalla
447

IDF plans harsher methods with West Bank demonstrations, Wikileaks, Cablegates cables, http://www.cablegatesearch.net/cable.php?id=10TELAVIV344 448 Olmert to Haaretz: Two-state solution, or Israel is done for, Haaretz, http://www.haaretz.com/news/olmert-tohaaretz-two-state-solution-or-israel-is-done-for-1.234201

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met degli anni 90 emerse il desiderio di disfarsi del pesante fardello umano. La politica della separazione, o di bantustanizzazione, serv questo scopo, e le autorit israeliane iniziarono a perdere interesse verso la popolazione occupata. Laccademico israeliano Neve Gordon descrive questo nuovo approccio come il passaggio da una politica della vita a una politica di morte 449, dove la normalizzazione del conflitto, promossa tramite il benessere economico, cedette il passo alla violenza. Un esempio dato dal numero di vittime palestinesi durante la Seconda Intifada, che eccedette quello complessivo dei precedenti 33 anni di occupazione. La repressione raggiunse il suo apice con loperazione Scudo Difensivo, quando le Forze di Difesa israeliane rioccuparono larea A della West Bank e della Striscia di Gaza, attraverso il dispiegamento di carri armati, di aerei e di elicotteri militari, per porre fine alla resistenza palestinese che aveva imbracciato le armi. Tra il settembre e lottobre del 2000, le proteste pacifiche nei Territori Occupati furono stroncate con il massiccio uso di lacrimogeni, di proiettili dacciaio rivestiti di gomma e di proiettili veri. Lindignazione per la repressione attravers la Green Line e si estese in Israele, dove i residenti palestinesi scesero in strada in solidariet alla popolazione della West Bank e della Striscia di Gaza. Le manifestazioni si concentrarono nelle aree a maggioranza arabo israeliana della Galilea e del Triangolo, ma anche nelle citt miste di Haifa, Jaffa ed Akko. Nellottobre del 2000, la violenta risposta della polizia israeliana caus la morte di 13 palestinesi dIsraele e il ferimento di centinaia di persone. Sit -in e cortei furono dispersi con un approccio militare piuttosto che con i normali metodi di dispersione delle folle, in particolare con luso di proiettili di acciaio rivestiti di gomma e di lacrimogeni. A Nazareth, due manifestanti furono uccisi dai cecchini dellunit speciale in forza alla polizia israeliana, appostati sul tetto del Palazzo di Giustizia di Nazareth Illit450 che domina dallalto la citt palestinese della Galilea. Il Ministero della Difesa e il Ministero dellInterno israeliani sono soliti affermare che i proiettili dacciaio rivestiti di gomma e i lacrimogeni non siano armi letali, per questa ragione lIDF e le forze di polizia ne fanno largo uso. Tuttavia alcuni dei decessi occorsi nellottobre del 2000 furono causati da queste armi nonletali. Il 1 ottobre, il ventunenne Rami Ghara del villaggio di Jatt, nellarea del Triangolo, fu ucciso da un proiettile rivestito di gomma che penetr il suo occhio e raggiunse il cervello451; il poliziotto che uccise Rami Ghara spar da una distanza di circa 15 metri. Lallora Primo Ministro israeliano Ehud Barak fu considerato il principale
449 450

GORDON Neve, Israels Occupation, pag. 209, University of California Press, Los Angeles, 2008 COOK Jonathan, Nazareth and Judaisation, The View From Nazareth, http://www.jonathan-cook.net/photogalleries/nazareth-and-judaisation/ 451 Summary of the Findings and Conclusions of Adalahs The Accused Report, pag.9, 2006, Adalah The Legal Center for Arab Minority Rights in Israel, http://adalah.org/features/october2000/accused-s-en.pdf, file PDF.

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responsabile dellescalation di violenza contro i palestinesi in Israele, come testimoniato da unintervista alla radio del 2 ottobre 2000:
Non possiamo accettare e non accetteremo il blocco delle strade o il disturbo della quiete pubblica da parte di cittadini all'interno dello Stato. In un meeting tenutosi ieri notte a casa mia, ho dato istruzioni al Ministro della Pubblica Sicurezza e ai comandanti di polizia, [] ho detto loro che hanno carta bianca per qualsiasi azione volta al mantenimento dello stato di diritto, a preservare l'ordine pubblico e a garantire la libert di movimento per i 452 cittadini dello Stato, in ogni parte dello Sato .

Con il termine ogni mezzo Barak contemplava anche allutilizzo di pratiche militari, una sorta di reintroduzione della legge marziale sulla popolazione palestinese, abolita nel 1966. Un rapporto pubblicato il 18 ottobre 2000 da Amnesty International dichiarava:
In alcuni casi, soprattutto nel nord di Israele, a Nazareth, Umm al-Fahm, Sakhnin e Arrabeh, sono stati utilizzati metodi di controllo militari come a Gaza e nella West Bank: ad esempio la dispersione dei manifestanti con la forza, la rapida escalation allutilizzo di proiettili dacciaio rivestit i di gomma e di munizioni vere senza tentare 453 di usare mezzi non-letali di dispersione .

Le preoccupazioni del Primo Ministro Barak erano rivolte soprattutto ai blocchi stradali e alla tutela della libert di movimento della popolazione, nello specifico della maggioranza ebraica. Sicuramente, tali preoccupazioni non sono sopravvenute durante la frammentazione dei Territori Occupati, ma unaltra la considerazione che si pu dedurre dalle parole di Barak. I moti di protesta sono tipicamente rivolti alloccupazione degli spazi pubblici, perch pubblica la loro rivendicazione e perch il loro messaggio sia diffuso anche alla parte di popolazione non interessata. Lo stesso vale per i palestinesi in Israele, ma la loro necessit di occupare gli spazi pubblici deriva soprattutto dal fatto che lo spazio pubblico lo spazio dello Stato, cio ad uso esclusivo degli ebrei. Loccupazione delle strade cittadine e delle vie di comunicazione un modo per riaffermare la propria presenza e per chiedere che gli spazi pubblici siano di tutti i cittadini. La protesta si rivolge cos allesterno delle comunit palestinesi, mostrando come queste siano emarginate e ghettizzate. Nella West Bank e nella Striscia di Gaza, la manipolazione degli spazi da parte delle autorit israeliane ha influenzato notevolment e levoluzione delle strategia di resistenza palestinesi. Con la rinascita del nazionalismo palestinese nella seconda met degli anni 60,
452

October 2000: Law & Politics Before the Or Commission of Inquiry, pag.20, 2003, Adalah The Legal Center for Arab Minority Rights in Israel, http://adalah.org/eng/features/commission/oct2000_eng.pdf, file PDF. 453 Israel and the Occupied Territories: Excessive Use of Lethal Force, pag.12, 2000, Amnesty International, http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE15/041/2000/en/e3b756ca-dd23-11dd-85955f956bd70248/mde150412000en.pdf, file PDF.

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la resistenza al regime israeliano acquis nuovo vigore, in modo particolare nei campi profughi del Libano, della Siria e della Giordania. E in questi luoghi che la resistenza acquis un carattere romantico attorno allidea di riconquistare il paradiso perduto (la Palestina) attraverso la lotta armata contro Israele454. Nel Sudafrica dellapartheid, lAfrican National Congress fu dichiarato movimento illegale, e molti dei suoi leader cercarono rifugio allestero per riorganizzare la resistenza. In seguito al massacro di Sharpeville del 1960, lANC form lUmkhonto We Sizwe, che divenne la sua ala armata. LUmkhonto We Sizwe organizz campi di addestramento militare nei paesi vicini, come in Mozambico, Angola, Zambia e Zimbabwe, spesso con lappoggio dei governi dei neo-indipendenti paesi africani. La missione dei militanti era quella di infiltrarsi clandestinamente in Sudafrica e di compiere atti di sabotaggio contro le sedi governative e le infrastrutture strategiche, tra cui la rete ferroviaria e centrali elettriche; nel tempo la strategia si evolse sino a comprendere luccisione di membri delle forze di polizia, esponenti del governo e civili. In risposta, il governo di Pretoria estese la repressione del movimento antiapartheid anche al di fuori dei confini sudafricani, come nel caso di Angola e Mozambico. Queste politiche portarono alla destabilizzazione dellintera regione, con la fornitura di armi e lappoggio dei gruppi dopposizione alle fazioni che avevano guadagnato lindipendenza dalle autorit portoghesi: in Angola lUnio Nacional para a Independncia Total de Angola , in Mozambico la Resistncia Nacional Moambicana. Allo stesso modo, la resistenza palestinese oltreconfine suscit la ritorsione di Israele contro i vicini arabi, in modo particolare contro il Libano e contro la Siria, causando gravi attriti tra le fazione armate sotto lombrello dellOLP e i paesi arabi ospitanti. Nel solco dello sciopero generale del 1936 contro le autorit mandatarie britanniche, la popolazione allinterno dei Territori Occupati scelse invece differenti strategie di resistenza, che possono essere riassunte nella disobbedienza civile. Durante la Prima Intifada (1987), la resistenza popolare palestinese comprese metodi prevalentemente non-violenti come proteste, sit-in e il rifiuto del pagamento delle tasse; il ricorso alle armi fu limitato ad episodi sporadici da parte di gruppi minoritari. Tredici anni dopo, la Seconda Intifada non riusc a riproporre le medesime strategie, a causa della brutale repressione israeliana e di una popolazione stremata da 33 anni di occupazione civile e militare. La resistenza fu guidata dalle fazioni armate palestinesi, permettendo al governo israeliano di consolidare il dominio sulla West Bank e sulla Striscia di Gaza, con la comunit internazionale incapace di esprimere una condanna forte e unanime. Gli anni tra gli Accordi di Oslo e la Seconda Intifada sono stati quelli della
454

ANDONI Ghassan, Palestinian Nonviolence: a Historical Perspective, in KAUFMAN-LACUSTA Maxine (a cura di), Refusing to Be Enemies: Palestinian and Israeli Nonviolent Resistance to the Israeli Occupation, pag.384, Ithaca Press, Reading, 2011

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radicale trasformazione della geografia palestinese, con la crescita naturale del progetto coloniale e lattuazione della politica della separazione, espressa attraverso la barriera di separazione, il regime dei permessi e dei checkpoint, il sistema delle bypass roads e delle fabric of life roads. Gli anni tra il 2000 e il 2005 sono conosciuti genericamente come quelli dellopposizione armata e degli attacchi suicidi contro i civili israeliani - 431 vittime455 -, ma in questo periodo che riemersero le radici popolari e non-violente della resistenza palestinese. La barriera tra Israele e la West Bank, opera architettonica che simboleggia la colonizzazione degli spazi e la politica della separazione, attir il risentimento delle comunit palestinesi che assistettero alla sottrazione dei propri terreni agricoli, confiscati dalle autorit militari per la sua costruzione o situati sul lato israeliano della struttura. I primi villaggi a mobilitarsi furono quelli della West Bank centro-occidentale, nei distretti di Gerusalemme, Ramallah, Tulkarm e Qalqiliya. Le prime manifestazioni organizzate su base settimanale si tennero a Jayyous e a Budrus456 tra il 2002 e il 2003, e poterono contare anche sulla presenza di attivisti israeliani e internazionali. In questi villaggi nacquero dei comitati spontanei di residenti che si mobilitavano per laccoglienza dei sostenitori, con lintenzione di pianificare manifestazioni non-violente e condivise; nei due anni successivi si unirono anche i villaggi di Bilin, Nilin, Al Maasara e Beit Ummar. La risposta delle autorit militare israeliane non si fece attendere, attraverso la rigida applicazione dellordine militare n.101 del 1967. Questa disposizione vieta ogni assemblea, sit-in o corteo con pi di dieci persone, e richiede lapprovazione del comandante delle Forze di Difesa israeliane responsabile dellarea se lassembramento ha carattere politico457. E evidente che la popolazione palestinese non ritenga legittima lautorit delle forze occupanti, cosicch gli organizzatori non sono soliti richiedere alcun permesso per le manifestazioni; in risposta, le autorit militari israeliane le considerano illegali , sebbene la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici sancisca che
il diritto di riunione pacifica. Lesercizio di tale diritto non pu formare oggetto di restrizioni tranne quelle imposte in conformit alla legge e che siano necessarie in una societ democratica, nellinteresse della sicurezza nazionale, della sicurezza pubblica, dellordine pubblico o per tutelare la sanit o la morale pubbliche, o gli 458 altri diritti e libert .

Anche in questo caso, gli strumenti per disperdere gli assembramenti illegali sono definiti non-letali dalle autorit militari israeliane, e il loro utilizzo regolato da un codice valido per le Forze di Difesa e per la Border Police
455 456

Intifada Toll 2000-2005, BBC News, http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/3694350.stm BACHA Julia, Budrus, Just Vision, 2005 457 The Right to Demonstrate in the Occupied Territories, pag.8, 2010, Btselem, http://www.btselem.org/sites/default/files2/publication/20100715_right_to_demonstrate_eng.pdf, file PDF. 458 International Covenant on Civil and Political Rights, Audiovisual Library of International Law, http://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%20999/volume-999-I-14668-English.pdf, file PDF.

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israeliane:
In caso di gravi disordini (livello 3), le forze di sicurezza possono usare manganelli, la polizia a cavallo e i cannoni ad acqua; in caso di gravi disordini che presentano lutilizzo di armi "bianche" (Livello 4), granate stordenti, gas lacrimogeni e truppe a cavallo stordenti polizia a cavallo che attacca la manifestazione con 459 granate stordenti e gas lacrimogeni consentita .

Ci nonostante, il codice spesso violato o volutamente travisato, e ogni manifestazione nei Territori Occupati classificata come disordine di livello 3, permettendo lutilizzo gas lacrimogeni e granate sonore; con un tale livello di partenza, immediato il passaggio ai proiettili dacciaio rivestiti di gomma e alle munizioni vere. Tra il 2004 e il 2012 ci sono state 13 vittime palestinesi durante i cortei di protesta contro la costruzione barriera di separazione, alcune delle quali causate da armi non-letali, come a Bilin o a Nabi Saleh. Bilin un villaggio nel distretto di Ramallah, privato dellaccesso ai suoi terreni dalla barriera di separazione, che ha permesso lespansione della colonia ebraica di Modiin Illit. Dal 2004, il comitato popolare di Bilin tra i pi attivi della West Bank nellorganizzazione di manifestazioni che rivendicano la restituzione delle terre confiscate. Nel 2007, in seguito alla mobilitazione sul terreno e in sede legale, lAlta Corte di Giustizia israeliana ordin alle autorit militari lo smantellamento di un segmento della barriera di separazione. Tuttavia il successo di Bilin fu limitato, poich il segmento smantellato fu ricostruito a poche centinaia di metri dal percorso originario, con la minima restituzione dei terreni confiscati. Il 17 aprile 2009, il giovane palestinese Bassem Abu Rahmah fu ucciso a Bilin da un gas lacrimogeno del diametro di 40 mm, sparato al suo petto da un militare israeliano che stazionava sul lato opposto della barriera di separazione460. Se sparati da distanza ravvicinata o contro parti del corpo vulnerabili, i contenitori di alluminio del gas lacrimogeno possono divenire letali. Pochi chilometri a nord-est di Bilin, anche il villaggio di Nabi Saleh impegnato nelle proteste settimanali, ma lobiettivo di queste non la barriera di separazione. Nel dicembre del 2009, i coloni dellantistante insediamento ebraico di Halamish si appropriarono della fonte dacqua di Ayn al-Qaws, appartenente a un residente di Nabi Saleh; larea fu convertita in parco naturale, al quale fu dato il nome ebraico di Mian Maeer461. Nonostante un appello rivolto dal villaggio allAlta Corte di Giustizia israeliana, lIDF ha vietato laccesso alla fonte per i palestinesi.
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Crowd Control: Israels Use of Crowd Control Weapons in the West Bank, pag.5, 2012, Btselem, http://www.btselem.org/sites/default/files2/201212_crowd_control_eng.pdf, file PDF. 460 Footage of the shooting of Bassem Abu Rahmah filmed by David Reeb, Btselem, Youtube, http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Sd9B1OVYNzg 461 Repression of Non-Violent Protests in the Occupied Palestinian Territory: Case Study of the Village of al-Nabi Saleh,pag.10, 2011, Al-Haq, http://www.alhaq.org/publications/publications-index/item/repression-of-non-violentprotest-in-the-occupied-palestinian-territory-case-study-on-the-village-of-al-nabi-saleh, file PDF.

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La settimana successiva, i residenti di Nabi Saleh organizzarono la prima marcia non-violenta nel tentativo di raggiungere la fonte, divenuta in seguito un appuntamento settimanale e puntualmente represso con luso eccessivo della forza da parte delle forze di occupazione israeliane. Il 9 dicembre 2011, al termine di una manifestazione, il un giovane palestinese di Nabi Saleh, Mustafa Tamimi, fu ferito gravemente da un gas lacrimogeno. Il contenitore di alluminio del gas lacrimogeno lo colp sul lato destro del volto, sparato da breve distanza; il soldato israeliano che spar si trovava su una jeep militare in movimento462. Trasportato durgenza allospedale Beilinson di Petah Tikva, in Israele, Mustafa Tamimi mor il mattino seguente. Gli esempi di Jatt (Israele), di Bilin e Nabi Saleh (West Bank) mostrano come gli strumenti di dispersione delle folle possano uccidere i manifestanti, nonostante le autorit militari continuino a reputarli non-letali. Il caso di Nabi Saleh evidenzia come lobiettivo della nuova strategia nonviolenta palestinese sia la riappropriazione degli spazi, sottratti dalloccupazione militare e civile. La comunit palestinese di Al Maasara fu tra le prime a mobilitarsi contro la costruzione della barriera di separazione; sebbene la struttura non sia stata ancora eretta, il percorso previsto dividerebbe i villaggi dellarea dai terreni agricoli e per il pascolo delle greggi. Dal 2006, al termine della preghiera del venerd presso la moschea del villaggio, i residenti di Al Maasara tentano di raggiungere i terreni confiscati, in prossimit dalla colonia ebraica di Efrata. Nelle prime settimane di protesta, i manifestanti riuscirono a raggiungere il tracciato della barriera, sino a quando le forze di occupazione israeliane non cominciarono a chiudere la strada di accesso al villaggio. Dal momento che la distanza tra Al Masara e le terre confiscate era notevole e laccesso al villaggio era chiuso, il comitato popolare del villaggio decise di adeguare lobiettivo alla realt sul terreno: bloccare il traffico sulla Road 3157. La Road 3157 la bypass road che collega il blocco delle colonie di Gush Etzion con il nascente blocco di Tkoa e Nokdim, a sud-est della citt palestinese di Betlemme. Il 19 ottobre 2012, giorno del sesto anniversario delle proteste non-violente ad Al Maasara, il corteo composto di palestinesi, attivisti israeliani e internazionali riusc ad aggirare il blocco imposto dalle forze di occupazione israeliane, passando per una strada secondaria che si immette sulla Road 3157. Il traffico sulla bypass road rimase interrotto per circa mezzora, costringendo le autorit militari a chiuderla completamente. A ovest, la Road 3157 incrocia la Road 60, che serve principalmente i coloni in transito tra gli insediamenti di Gerusalemme Est e quelli dellarea di Hebron, tra cui Kyriat Arba : la chiusura imposta ebbe ripercussioni sullintero sistema stradale. Tra i veicoli rimasti bloccati sulla Road
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Mustafa Tamimi: a Murder Captured On Camera, +972, http://972mag.com/mustafa-tamimi-a-murder-captured-oncamera/29459/

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3157 cera anche un pullman di militari israeliani, e la maggioranza dei mezzi apparteneva a coloni ebrei463. Il caso di Al Maasara non fu isolato, poich tre giorni prima un corteo di protesta aveva bloccato la Road 443, proibita ai palestinesi. In quelloccasione si rivel fondamentale il coordinamento con gli attivisti israeliani, che, fermando i loro veicoli, interruppero il traffico proveniente da Tel Aviv. La manifestazione colse di sorpresa le forze di occupazione israeliane, che giunsero sul luogo dopo circa quindici minuti.

Foto 20. Corteo di protesta sulla Road 443, Kharbatha al Misbah, Ramallah, Territori Palestinesi Occupati (Simone Ogno, ottobre 2012)

La privazione degli spazi non riguarda solo la rete stradale, ma anche la presenza di colonie ebraiche e di outpost sul territorio palestinese. Il 24 ottobre 2012, un gruppo di attivisti palestinesi, israeliani e internazionali fece irruzione nel supermarket Rami Levi, allinterno dellarea industriale di Shaar Binyamin. Larea fu costruita nel 1998 per volont delle autorit israeliane, affinch servisse come centro di riferimento industriale e commerciale per il Consiglio regionale delle colonie di Mateh Biyamin, nella parte centrale della West Bank.
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Al Maasara Popular Struggle Committee blocked Junction Road 3157, Popular Struggle Coordination Committee, http://www.popularstruggle.org/content/6th-anniversary-al-masara-popular-struggle

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Shaar Binyamin differisce dalle altre colonie ebraiche, poich laccesso consentito anche alla popolazione palestinese. Rami Levi invece la terza pi grande catena di supermarket israeliani, presente con quattro filiali anche nella West Bank, presso le colonie di Beitar Illit, Gush Etzion, Mishor Adumim e, appunto, Shaar Binyamin. La catena si distingue per offrire lavoro anche ai palestinesi; dal momento che si trova allinterno di unarea illegale sec ondo il diritto internazionale umanitario, la politica di Rami Levi pu essere considerata parte della normalizzazione del conflitto, promossa dal governo israeliano. Di conseguenza, la protesta del 24 ottobre si proponeva tre obbiettivi: ribadire lillegalit delle colonie ebraiche, fare pressione sui lavoratori palestinesi affinch non cooperassero alla politica di normalizzazione, boicottare i prodotti israeliani464. Le forze di occupazione israeliane dispersero la protesta con lutilizzo di granate stordenti e gas lacrimogeni; alcuni manifestanti furono aggrediti fisicamente dai membri della Border Police, nel tentativo di allontanarli dallarea industriale. Quel giorno furono arrestate quattro persone, tra cui lattivista palestinese Bassem Tamimi, leader del comitato popolare di Nabi Saleh. Il 9 novembre 1993, Bassem Tamimi fu arrestato e interrogato dallintelligence israeliana; durante linterrogatorio fu soggetto a violenti percosse, che causarono la formazione di un ematoma subdurale465. Tamimi fu operato durgenza e mantenuto in coma farmacologico per sei giorni. Il 24 marzo 2011, lattivista palestinese fu arrestato con le accuse di violazione dellordine militare n.101 e di istigazione alla violenza contro persone e propriet; fu rilasciato su cauzione dopo 11 mesi di carcere. Allepoca Amnesty International dichiar Bassem Tamimi un prigioniero di coscienza, dal momento che ha ripetutamente affermato principi non-violenti nella difesa del villaggio contro la costruzione degli insediamenti nei Territori Occupati, in violazione del diritto internazionale466. La campagna intimidatoria israeliana contro gli attivisti palestinesi condotta con il solo intento di indebolire la resistenza alloccupazione civile e militare. Nel dicembre del 2009, Abdallah Abu Rahma, membro del comitato popolare di Bilin, fu arrestato dalle Forze di Difesa israeliane con le stesse accuse poi rivolte a Bassem Tamimi. Anche nel suo caso, Amnesty International lo dichiar prigioniero di coscienza, poich imprigionato per il pacifico esercizio del suo diritto alla libert di espressione e di riunione467.

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Palestinian activists protest at Rami Levi settlements supermarket, Popular Struggle Coordination Committee, http://www.popularstruggle.org/content/palestinian-activists-protest-rami-levi-settlement%E2%80%99s-supermarket 465 Under constant medical supervision: Torture, ill-treatment and health professionals in Israel and the Occupied Territories, pag.8, 1996, Amnesty International, http://www.amnesty.org/fr/library/asset/MDE15/037/1996/en/b425cd69eafb-11dd-aad1-ed57e7e5470b/mde150371996en.pdf, file PDF. 466 Israel must release Palestinian detained for organising peaceful protests against expanding Israeli settlements, Amnesty International, http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE15/008/2012/en/44b58332-19e2-493a-864ae26da2237eac/mde150082012en.pdf, file PDF. 467 Israeli military court extend jail term for Palestinian anti-wall activist, Amnesty International, http://www.amnesty.org/en/news-and-updates/israeli-military-court-extends-jail-term-palestinian-anti-wall-activist-201101-11

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Nei primi giorni del gennaio 2013, circa 250 attivisti palestinesi installarono un campo di protesta nellarea di E-1, tra Gerusalemme Est e la colonia ebraica di Maale Adumim; il nome scelto fu Bab Al-Shams, la Porta del Sole, per via della sua posizione esposta a est. La protesta segu il rinnovato piano di costruzione di 3500 unit abitative, voluto da Benjamin Netanyahu in risposta al riconoscimento della Palestina come Stato osservatore non-membro delle Nazioni Unite. Secondo gli organizzatori, le nuove unit abitative saranno costruite su terreni di propriet di alcuni palestinesi del vicino villaggio di AtTur468, a Gerusalemme Est. Allalba del 12 gennaio, dietro lordine del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, la polizia israeliana chiuse ogni via daccesso allarea e viet il passaggio dei giornalisti: fu il preludio allevacuazione del campo di protesta. Gli attivisti furono trattenuti in custodia e caricati su alcuni autobus diretti al checkpoint di Qalandiya, dove furono rilasciati; sei persone furono ferite nel tentativo di resistere passivamente allevacuazione469. Questo innovativo metodo di protesta espose lambiguit del governo israeliano, sempre incline a riconoscere retroattivamente gli outpost sorti sui terreni di propriet palestinese, e altrettanto pronto a rifiutare i permessi di costruzione per la popolazione indigena. Un altro strumento repressivo utilizzato dalle autorit militari israeliane quello della detenzione amministrativa, cio larresto compiuto senza accuse formali o sulla base di un ordine amministrativo, che sostituisce il decreto giudiziario. La detenzione amministrativa prevista dal diritto internazionale ma limitata a circostanze eccezionali, come strumento ultimo di tutela della pubblica sicurezza: sotto le autorit militari israeliane, questo strumento divenuto una prassi comune. Israele giustifica lampio ricorso alla detenzione amministrativa in quanto mezzo di prevenzione necessario, rivolto agli individui coinvolti o presunti tali - in atti che pongono in serio pericolo la sicurezza dello Stato e la vita dei civili. Tuttavia questa pratica usata come strumento punitivo, che colpisce tutti gli individui colpevoli di resistere al regime imposto da Israele. Gli ordini amministrativi possono avere una validit massima di sei mesi, rinnovabili a tempo indeterminato. Con questa disposizione, i palestinesi in detenzione amministrativa possono trascorrere mesi o anni della propria vita nelle carceri israeliane senza alcuna accusa formale, che viene secretata. Tra il marzo e laprile del 2002, durante loperazione Scudo Difensivo, le autorit militari israeliane arrestarono centinaia di palestinesi: alla fine dellanno, circa 1000 di questi erano trattenuti in detenzione amministrativa470.
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Palestinians build settlement near Jerusalem, receive eviction order from the Border Police, +972, http://972mag.com/palestinians-build-settlement-near-jerusalem-receive-eviction-orders-from-border-police/63674/ 469 Israel evicts tent protesters at West Bank E-1 settlement, BBC News, http://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east21002450 470 Administrative Detention, Btselem, http://www.btselem.org/administrative_detention

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Immagine 5. Prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane 471 (Addameer, Prisoner Support and Human Rights Association)

Secondo lassociazione palestinese Addameer, al febbraio 2013 sono 4812 i prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane472, 179 dei quali in detenzione amministrativa (Immagine 5). Tra il 1948 e il 1966, questa pratica fu ampiamente usata contro i palestinesi in Israele soggetti a legge marziale 473, in seguito applicata alla popolazione della West Bank e della Striscia di Gaza con loccupazione militare del 1967. Nonostante il suo ampio utilizzo e le violazioni nei confronti dei prigionieri palestinesi, la pratica della detenzione amministrativa ha attirato lattenzione della comunit internazionale sono negli ultimi anni. Come i prigionieri politici irlandesi detenuti nelle carceri britanniche474 tra gli anni 70 e 80, alcuni detenuti palestinesi nelle carceri israeliane intrapresero una campagna di sciopero della fame tra il 2011 e il 2012. Il 17 dicembre 2011, il panettiere Khader Adnan fu arrestato nel villaggio di Arabeh, nei pressi di Jenin, perch sospettato di far parte dell Islamic Jihad Movement in Palestine: il giorno successivo, Adnan cominci lo sciopero della fame.
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Monthly Detention Report, http://www.addameer.org/userfiles/file/Detention%20Statistics%20Report%20February%202013.pdf, file PDF. 472 Ibidem 473 Starved of Justice: Palestinian Detained Without Trial by Israel, pag.11, 2012, Amnesty International, http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE15/026/2012/en/d33da4e1-b8d2-41fe-a072ced579ba45c7/mde150262012en.pdf, file PDF. 474 CALAMATI Silvia, Il diario di Bobby Sands: Storia di un ragazzo irlandese, Albert o Castelvecchi Editore srl, Roma, 2010

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Nonostante le sue condizioni di salute si aggravarono, le autorit militari israeliane predisposero la detenzione amministrativa di quattro mesi e il suo trasferimento presso lospedale Ziv di Safed, in Israele, dove era sorvegliato da guardie armate e incatenato al letto475. Il 21 febbraio 2012, in seguito a un accordo con il legale di Khader Adnan, le autorit israeliane fissarono la data del suo rilascio al 17 aprile, con lobbligo che il detenuto interrompesse lo sciopero della fame; laccordo fu rispettato da Adnan: il suo sciopero della fame era durato 66 giorni. Il governo israeliano temeva che la campagna di sciopero della fame potesse estendersi e causare dure prese di posizione della comunit internazionale. La detenzione amministrativa colp anche la giovane palestinese Hana Shalabi, arrestata il 16 febbraio 2012 nel villaggio di Burqin, nei pressi di Jenin, anche lei sospettata di appartenere allIslamic Jihad Movement in Palestine. Il giorno dopo larresto la ragazza cominci uno sciopero della fame in segno di protesta contro le violenze subite durante larresto. Il 20 marzo fu trasferita presso lospedale Meir, nella citt israeliana di Kfar Saba, lontano dalla sua famiglia e sotto costante sorveglianza armata476. Dopo 43 giorni di sciopero della fame, le autorit israeliane trovarono un accordo con la detenuta, che soffriva di gravi disturbi alla tiroide, affinch fosse trasferita nella Striscia di Gaza. Ann Harrison, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e lAfrica del Nord, comment cos il provvedimento:
Hana Shalabi non ha potuto beneficiare di una difesa legale indipendente e di una valutazione altrettanto indipendente delle sue condizioni di salute. Il suo trasferimento a Gaza, alla luce di ci e del suo stato di salute, pu costituire un'espulsione forzata. Vi il rischio che l'espulsione forzata di Hana Shalabi possa produrre pressioni su altri prigionieri sottoposti a detenzione amministrativa, affinch accettino un accordo che prevede l'espulsione a Gaza, dove sarebbero 477 tagliati fuori da ogni contatto con le famiglie in Cisgiordania .

Sono ancora otto i detenuti politici palestinesi in sciopero della fame soggetti a detenzione amministrativa: Ayman Sharawna, Samer al-Issawi, Younis alHroub, Muhammad Ahmad An-Najjar, Zakariyah Al-Heeh, Ibrahim al-Sheik Khalil e Hazem Al-Tawil478. Labuso della detenzione amministrativa da parte di Israele non solo lesivo della dignit umana e in contravvenzione al diritto internazionale, ma anche discriminatorio, in quanto colpisce in prevalenza la popolazione palestinese: i casi di ebrei israeliani in detenzione amministrativa sono pochi, e la

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Israele: la decisione di rilasciare Khader Adnan a met aprile non basta, Amnesty International Italia, http://www.amnesty.it/israele-la-decisione-rilasciare-khader-adnan-a-meta-aprile-non-basta 476 Israele: detenuta palestinese al 37 giorno di sciopero della fame, Amnesty International, http://www.amnesty.it/Israele-detenuta-palestinese-37-giorni-sciopero-della-fame 477 Israele, Hana Shalabi devessere rilasciata in Cisgiordania, non a Gaza, Amnesty International Italia, http://www.amnesty.it/hana-shalabi-deve-essere-rilasciata-in-Cisgiordania 478 Eight on Hunger Strike: Hunger Strikes are the Weapon of Prisoners in the Fight against Administrative Detention, Addameer, http://www.addameer.org/etemplate.php?id=584

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maggioranza dei detenuti stata trattenuta per brevi periodi479. Nel 1989, circa 300 detenuti politici nelle carceri sudafricane480 lanciarono una duratura campagna di sciopero della fame, con lobiettivo di sfidare la pratica della detenzione amministrativa perseguita dal regime. La campagna contribu alla transizione del Sudafrica dal sistema dellapartheid a quello democratico, forzando il governo di Frederik Willelm De Klerk al loro rilascio. Nella Striscia di Gaza, a causa del disimpegno israeliano del 2005, la repressione non arriva da terra ma dal cielo. La politica degli omicidi mirati ha sempre caratterizzato la questione palestinese, ma ha assunto particolare rilevanza in seguito alla Seconda Intifada. Durante loperazione Scudo Difensivo, le Forze di Difesa israeliane lanciarono una campagna di omicidi mirati con lutilizzo di aerei ed elicotteri militari, che bombardavano le abitazioni o i veicoli appartenenti ai militanti palestinesi coinvolti negli attacchi contro i civili israeliani; a volte bastava il solo sospetto del coinvolgimento nellattaco. In un territorio densamente abitato come la Striscia di Gaza, le probabilit di colpire obiettivi collaterali pi alta rispetto alla West Bank, come evidenziato dallalto numero di vittime civili palestinesi durante loperazione Piombo Fuso. Il 18 novembre 2012, il quinto giorno delloffensiva militare Pilastro di Difesa contro la Striscia di Gaza, le Forze di Difesa israeliane diedero inizio a un massiccio bombardamento presso Gaza City: morirono 12 civili, 10 dei quali appartenenti alla famiglia al-Dalu481. Poche ore dopo il massacro, la portavoce dellIDF Avital Leibovich dichiar che lobiettivo dellattacco era Yahia Abayah, militante di Hamas, ma otto giorni dopo la versione fu ritrattata:
Il padre [della famiglia al-Dalu, NdA] era conosciuto come un terrorista associato allala militare di Hamas. Non ci fu alcun errore da parte dellIDF. E u na tragedia quando un terrorista si nasconde tra i civili, purtroppo per ci fa parte delle 482 tattiche di Hamas e dellIslamic Jihad Movement .

Le affermazioni di Avital Leibovich non mostrano solo lambiguit della politica degli omicidi mirati, ma anche lo scarso valore attribuito dalle autorit israeliane alla vita dei palestinesi. La chiusura totale della Striscia di Gaza dopo la salita al potere di Hamas ha modificato radicalmente le strategie di resistenza e di repressione. Con la presenza degli insediamenti ebraici sul territorio gazawi, in particolare il
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Administrative Detention, Btselem, http://www.btselem.org/administrative_detention Hunger Strikes Grow in South Africa Prisons, New York Times, http://www.nytimes.com/1989/02/10/world/hungerstrikes-grow-in-south-africa-prisons.html 481 Israel/Gaza: Israeli Airstrike on Home Unlawful, Human Rights Watch, http://www.hrw.org/news/2012/12/07/israelgaza-israeli-airstrike-home-unlawful 482 Strike that killed Gaza family was no mistake, Ahram Online, http://english.ahram.org.eg/NewsContent/2/8/59317/World/Region/Strike-that-killed-Gaza-family-was-no-mistakeIsra.aspx

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blocco di Gush Katif, i bombardamenti aerei israeliano rischiavano di mettere a repentaglio le vite dei coloni. Levacuazione dei civili israeliani permise alle Forze di Difesa israeliane di pianificare attacchi su vasta scala, incuranti degli obiettivi collaterali. Sul lato opposto, il regime di chiusura imposto alla Striscia spinse le fazioni armate palestinesi a sorvolare il blocco o ad aggirarlo dal sottosuolo, con il lancio di razzi artigianali sulle citt israeliane o la costruzione di tunnel sotto Gaza: nonostante il disimpegno, le forze israeliane occupano ancora i cieli e il sottosuolo della Striscia. Di recente, lesercito israeliano ha sperimentato una nuovo strumento di uccisione a distanza; il giornalista israeliano Anshel Pfeffer lo ha descritto come un joystick letale483, proprio perch luccisione tramutata in gioco. Il sistema prevede un sistema di telecamere e di sensori di movimento disposti lungo il perimetro della Striscia, che trasmettono i dati a centri di controllo poco distanti. I sensori si attivano in caso di intrusione allinterno della zona cuscinetto, che viene subito segnalata al militare di guardia. Con lutilizzo di un joystick, il militare pu azionare le mitragliatrici situate al fianco delle telecamere, sparando in aria come segnale di avvertimento oppure direttamente allintruso, nel caso questo sia riconosciuto come una minaccia alla sicurezza da parte dei superiori. Questo sistema ad uso esclusivo delle donne, lunico allinterno delle Forze di Difesa israeliane. Lart.2 della Convenzione sullapartheid considera crimine di apartheid ogni azione commessa con lintenzione di stabilire e manten ere il dominio di un gruppo razziale su un altro, per opprimerlo sistematicamente con:
a La negazione a uno o a pi membri di una o pi gruppi razziali del diritto alla vita e alla libert della persona, attraverso (i) Lomicidio di membri di uno gruppo razziale o gruppi razziali; f. La persecuzione delle organizzazioni e delle persone, privandole dei diritti e delle libert fondamentali, perch si oppongono all'apartheid. c. Ogni misura legislativa o d'altro genere, destinata a impedire ad uno o pi gruppi razziali di partecipare alla vita politica, sociale, economica e culturale del paese, e che crea deliberatamente le condizioni che impediscono il pieno sviluppo del gruppo o dei gruppi considerati, in particolare negando ai membri di uno o pi gruppi razziali le libert e i diritti fondamentali dell'uomo, inclusi i diritti alla libert di 484 opinione e di espressione .

La repressione del dissenso palestinese, in Israele o nei Territori Occupati, viola i pi elementari diritti umani sanciti dal diritto internazionale. Lintenzione delle
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Lethal joysticks, Haaretz, http://www.haaretz.com/weekend/week-s-end/lethal-joysticks-1.299650 International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid. Adopted by the General Assembly of the United Nations on 30 Novem ber 1973, Audiovisual Library of International Law, http://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%201015/volume-1015-I-14861-English.pdf, file PDF.

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autorit israeliane quella di consolidare il dominio sulla popolazione palestinese, per questa ragione le pratiche ricadono sotto la giurisdizione della Convenzione sullApartheid.

4.1. Lapartheid come strumento: intervista ad Amjad Alqasis


Come emerge dalla ricerca, il regime che Israele impone alla popolazione palestinese si fonda sugli stessi pilastri del sistema di apartheid sudafricano: Discriminazione Frammentazione del territorio Repressione del dissenso

Tuttavia i due regimi presentano una sostanziale differenza, come emerge dallintervista rilasciatami da Amjad Alqasis, ricercatore e coordinatore del programma di advocacy di Badil Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights. Simone Ogno (D): La comparazione tra Israele e il Sudafrica dellapartheid pu essere utile per lanalisi della questione israelo-palestinese? Amjad Alqasis (R): S, lo . E utile perch pu fermare la pulizia etnica ancora in corso della popolazione palestinese. Lapartheid un crimine riconosciuto dal diritto internazionale: se si riuscisse ad applicarlo al regime israeliano, questo potrebbe essere condannato in sede internazionale. Lapplicazione della Convenzione sullApartheid del 1973 buon strumento nel breve periodo, utile per arrivare a soluzioni di lungo periodo per la soluzione del conflitto. La terminologia utilizzata da Israele richiama da vicino lapartheid, si prenda il termine hefrada, che in ebraico significa separazione. La politica dellhefrada divenuta quella ufficiale dello Stato israeliano. Tuttavia la valenza del termine mutevole, come nel caso della barriera di separazione. Oggi questa un muro che divide, ma il suo obiettivo quello di allontanare i palestinesi dal loro territorio. Per questa ragione la Convenzione del 1973 un ottimo strumento dal quale partire. (D): Possiamo definire i palestinesi come un gruppo razziale? (R): No, o almeno non nel senso stretto del termine. Tuttavia la Convenzione sullApartheid ha unapplicabilit pi ampia, poich concepisce le razze anche come un costrutto sociale. Il regime israeliano sta chiaramente dividendo la popolazione della regione: non lo fa su basi razziali, bens su basi nazionali. E comunque una separazione, una politica dove un gruppo di persone ne domina un altro ben distinto.
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(D): Qual la differenza tra lapartheid sudafricano e quello israeliano? (R): C una notevole differenza tra i due regimi. Israele utilizza lapartheid per rimuovere la popolazione palestinese dal territorio. La vita di queste persone diviene impossibile, e queste sono costrette ad abbandonare la regione. Lintenzione del governo israeliano non quella di mantenere lo status quo come fu per il caso del regime sudafricano; per questultimo, il fine della popolazione africana era quello di fornire una manodopera a basso costo. In Israele-Palestina questo non avviene, la presenza della popolazione palestinese solo tollerata. (D): Perch in Israele-Palestina? Non c differenza tra Israele e i Territori Palestinesi Occupati? (R): No, lapartheid israeliano non si applica solo alla West Bank e a lla Striscia di Gaza. Lanalogia con lapartheid sudafricano ha bisogno di essere estesa per essere compresa fino in fondo. Ad esempio, nei TPO ci sono le Forze di difesa israeliane e lAmministrazione civile, mentre in Israele c il governo democraticamente eletto; tuttavia le politiche rivolte alla popolazione palestinese sono connesse. La barriera di separazione, i checkpoint, le colonie sono solo una parte del sistema; questa parte del sistema uno dei pilastri su cui poggia la Nakba ancora in corso nei confronti della popolazione palestinese: un trasferimento forzato di popolazione. In Israele-Palestina la divisione condotta tra ebrei e non-ebrei, lintero sistema si fonda su questa differenza. I primi possono risiedere, andare via e ritornare in Israele e nei Territori Occupati, i secondi non possono farlo. (D): Qual la situazione nei Territori Occupati? (R): Larea C comprende circa il 60% della West Bank, e in questa si trovano tutti terreni pi fertili e le principali risorse idriche della regione. Larea C sotto il totale controllo israeliano, perch vi sono le colonie ebraiche: Israele non ceder mai questa porzione di territorio. Tra qualche anno non ci saranno pi palestinesi in area C, proprio grazie alle politiche di apartheid condotte nellinteresse di evitare lapartheid. Se non c pi il soggetto della discriminazione lapartheid non sussiste , e il soggetto della discriminazione sono i palestinesi. (D): E larea A? (R): Israele permette ai palestinesi di vivere nellarea A, ma un permesso temporaneo. Tra qualche anno larea A non riuscir pi ad autosostenersi, perch tutto il territorio intorno colonizzato, occupato e sfruttato. (D): Cosa accadrebbe se i palestinesi dovessero rimanere nellarea A?

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(R): Potrebbe riproporsi una situazione simile a quella vissuta dai palestinesi in Israele. Le autorit israeliane garantirebbero loro la cittadinanza israeliana, ma una serie di leggi democratiche creerebbe differenti livelli di cittadinanza. In Israele c differenza tra cittadinanza e nazionalit: solo gli ebrei hanno entrambi, mentre i palestinesi hanno solo la cittadinanza. Questo avviene perch lobiettivo di Israele quello di formare uno Stato a maggioranza ebraica in tutta la regione. Pi di 25 leggi israeliane istituiscono un regime di superiorit e inferiorit a seconda della nazionalit di appartenenza. (D): Qual lorigine di questo regime? (R): Lorigine da ricercarsi nel sionismo, che si identifica nello Stato di Israele. Prendiamo lesempio di Betlemme. Quanto accade in quella citt non differisce molto dalle comunit palestinesi in Israele. Nel 1948, tre settimane dopo la pulizia etnica della Palestina, furono emanate varie leggi che impedirono lo sviluppo delle comunit palestinesi in Israele. Lo stesso accadde dopo il 1967 nei TPO, dove lespansione dei villaggi fu bloccata dalle stesse leggi confluite in ordini militari. E la base di ogni progetto coloniale. Tra 10/15 anni i palestinesi nei TPO non avranno pi spazio dove vivere485. Sulla base della Convenzione sullApartheid, lanalisi delle politiche israeliane mostra come queste siano ascrivibili a un sistema di apartheid. Solo uno dei crimini di apartheid presenti nel testo non stato considerato:
(b) Limposizione volontaria a un gruppo razziale (o gruppi) di condizioni di vita 486 volte a causare la sua o la loro distruzione fisica totale o parziale .

Come evidenziato da Alqasis, quella ancora in corso la pulizia etnica della popolazione palestinese, iniziata nel 1947 e pianificata negli anni precedenti dai leader sionisti. Le politiche israeliane non sono condotte con lobiettivo di sterminare la popolazione palestinese, ma sono spinte dallintenzione di eliminare questa presenza indesiderata dalla regione compresa tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano. Cos facendo, il movimento sionista potr soddisfare la ragione della sua esistenza: una maggioranza ebraica nella regione. Durante la Prima Guerra arabo-israeliana, lespulsione dei palestinesi fu pianificata meticolosamente, ma circa 150.000 di loro rimasero sul territorio del nuovo Stato israeliano. Allo stesso modo, loccupazione militare del 1967 non port allesito sperato, poich la maggioranza dei palestinesi non abbandon la West Bank e la Striscia di Gaza. Da quel momento in poi, fu impossibile per le autorit israeliane riproporre
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Intervista ad Amjad Alqasis, Beit Sahour, 26 settembre 2012 International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid. Adopted by the General Assembly of the United Nations on 30 Novem ber 1973, Audiovisual Library of International Law, http://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%201015/volume-1015-I-14861-English.pdf, file PDF.

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lespulsione forzata come avvenuto venti anni prima, poich gli occhi del mondo erano puntati verso la regione. La pulizia etnica dei palestinesi mut aspetto, non fu pi condotta sulla punta della baionetta ma con un insieme di leggi draconiane, nellintento di rendere la vita dei palestinesi talmente difficile da costringerli ad andarsene di loro spontanea volont.

4.2 Conclusioni
La conquista del territorio non avviene pi solo con la guerra tra due o pi eserciti avversari, e le armi utilizzate non sono solo quelle dellevoluzione tecnologica, che sparano e uccidono. In epoche passate, e ancora di pi in quella contemporanea, gli strumenti della guerra e della violenza sono anche quelli della pianificazione urbana e dellarchitettura, che plasmano il conflitto e lo portano a un livello superiore, lontano dalla condanna della comunit internazionale e al riparo dalla resistenza armata. Nellanalisi dei conflitti, solitamente la prospettiva geografica trascurata a favore di quella politica, economica e giuridica; eppure il conflitto riguarda soprattutto luomo e gli spazi, sfruttati per prevalere sullavversario, modificati per servire gli interessi di parte e per mantenere la condizione ideale. Laccademico israeliano Oren Yiftachel definisce Israele unetnocrazia487, poich non lo Stato di tutti i cittadini, bens del gruppo etnico/nazionale maggioritario: quello ebraico. I cittadini possono godere della pi vasta gamma di diritti solo se appartenenti al gruppo etnico/nazionale che rappresenta lessenza stessa dello Stato, mentre il resto della popolazione appartiene a categorie inferiori, discriminato ed emarginato non solo dalla maggioranza della popolazione ma anche dalle autorit. Nel Sudafrica post-apartheid, tutti i cittadini sono uguali dinanzi alla legge, godono della pi vasta gamma di diritti (civili, politici, economici, sociali e culturali), le strutture discriminatorie e segregazioniste sono state superate, ma quelle associate alla propriet e allimpiego del territorio sono state estremamente persistenti488. I regimi etnocratici come quello israeliano si adornano di alcuni orpelli democratici, di solito limitati alla sfera dei diritti civili e politici, ma mantengono la discriminazione pi profonda e difficile da superare: quella che riguarda lallocazione del territorio.
Allinterno di queste sottili (e spesso parziali) formalit democratiche, gli stati etnocratici come Israele sono caratterizzati dalla continua (interna ed esterna)

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YIFTACHEL Oren, Ethnocracy: Land and Identity in Israel/Palestine, University of Pennsylvania Press, Philadelphia, 2006 488 CRISTOPHER A..J., Atlas of Changing South Africa, quarta di copertina, Routledge, London, 2001

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dipendenza coloniale e dallo sfruttamento dei gruppi pi deboli, che regolarmente 489 e spesso in maniera violenta resistono a questordine .

Il pi grande abbaglio dellanalisi politica mainstream stata la cristallizzazione delle categorie, soprattutto quella di democrazia. Samuel Phillips Huntington, scienziato politico statunitense, stato lesponente di spicco di questo approccio settoriale, emerso in modo particolare nello studio della terza ondata di democratizzazione490. Con il disfacimento dellUnione Sovietica, il politologo americano valut la storia del XX secolo sotto la lente dellalternanza tra autoritarismo e democrazia, con particolare attenzione al concetto di democrazia e ai fattori che la promuovono. Il testo di Huntington ambiguo sul significato di democrazia, poich lunico fattore costante della sua analisi rimane quello elettorale: un regime pu essere definito democratico se il processo elettorale libero, universale e se garantisce lalternanza al governo di opposti schieramenti. Lo schema di Huntington debole, perch fallisce nellindividuazione dei caratteri democratici, che dovrebbero essere il primum movens della sua analisi. Si potrebbe obiettare che la qualit principale della democrazia sia un processo elettorale come quello descritto dal politologo americano, ma il problema permane a causa della sua visione limitata. La democrazia non solo un regime elettorale, la realizzazione della volont popolare, rappresentata da un governo investito dalla cittadinanza e che soddisfa o almeno tenta di farlo i diritti di questa nella sua interezza. Inoltre, in una societ globalizzata come quella contemporanea, i diritti dei cittadini sono inscindibili da quelli dei non-cittadini; da questo si deduce che la democrazia non sia solo una vicenda di politica interna ma anche di politica estera. La limitata concezione di democrazia di Huntington altro non che linterpretazione occidentale della stessa, in nome della quale sono state commesse gravi violazioni dei diritti umani e lambiente stato piegato ai suoi interessi, soprattutto nel XXI secolo. Il concetto di democrazia troppo importante perch sia esplorato con ambiguit o perch sia strumentalizzato. Forse arrivato il momento che il mondo occidentale si interroghi sul concetto di democrazia, sino a metterne in discussione lesistenza. Nel XXI secolo, tutti i paesi stanno percorrendo un lento processo di democratizzazione, non sempre lineare e continuo, e alcuni si trovano in una fase di realizzazione pi avanzata rispetto ad altri. Tuttavia, non azzardato affermare che nessun paese abbia ancora raggiunto un qualit democratica totale.

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YIFTACHEL Oren, Between colonialism and ethnocracy: Creeping apartheid in Israel/Palestine, in JEENAH Naeem (a cura di), Pretending Democracy: Israel, an ethnocratic State, pag.101, Afro-Middle East Centre, Johannesburg, 2012 490 HUNTINGTON Samuel P., La terza ondata. I processi di democratizzazione alla fine del XX secolo, Il Mulino, Bologna, 1998

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E la superbia occidentale che ha elevato lo status di Israele a quello di unica democrazia del Medio Oriente. In Israele, il processo elettorale libero, universale e ha conferito nel tempo una vivace alternanza di coalizioni al governo, tuttavia, de facto presenta alcuni evidenti limiti democratici. Sebbene i cittadini arabi israeliani compongano il 24% della popolazione totale e siano la pi cospicua minoranza del paese491, le leggi israeliane non prevedono nessun seggio permanente nella Knesset per i partiti politici arabi, indipendentemente dal risultato elettorale. Larticolo 7(a) della Basic Law: The Knesset (1985) permette di escludere interi partiti o singoli candidati dal processo elettorale. Le ragioni che dettano lesclusione elettorale sono: Negazione dellesistenza di Israele come stato ebraico e democratico Incitamento al razzismo Supporto alla lotta armata, a uno Stato nemico o a unorganizzazione terrorista contro lo Stato di Israele492

I termini della disposizione minano il carattere democratico delle elezioni israeliane, poich lambiguit permette che siano interpretati in maniera discriminatoria. Lesclusione dalle elezioni potrebbe colpire partiti o candidati che sostengono uno Stato israeliano per tutti i cittadini, sfidando un sistema fondato sul predominio del carattere ebraico. Il 19 dicembre 2012, il Comitato centrale per le elezioni israeliane escluse dalla corsa elettorale il deputato palestinese Haneen Zoabi, membro del partito arabo-israeliano Balad, a causa della sua partecipazione alla Freedom Flotilla del 2010493. La Freedom Flotilla fu una missione umanitaria composta di sei natanti, con lobiettivo di raggiungere Gaza e di consegnare aiuti umanitari e materiale edile, la cui carenza nella Striscia era dovuta e lo ancora - al blocco totale imposto dalle autorit israeliane. Il Comitato centrale per le elezioni un corpo politico, i cui membri sono scelti in proporzione alla rappresentanza dei partiti nella Knesset; allepoca, il Comitato era composto in maggioranza di partiti della destra sionista, tra cui il Likud, Yisrael Beitenu e Kadima494, per questa ragione la decisione del Comitato non arriv inaspettata. Tuttavia, il 30 dicembre la Corte Suprema israeliana ribalt la decisione del Comitato centrale, permettendo la partecipazione elettorale di Haneen Zoabi495.
491

People: Minority Communities, Israel Ministry of Foreign Affairs, http://www.mfa.gov.il/MFA/Facts+About+Israel/People/SOCIETY-+Minority+Communities.htm 492 Elections Q&A: The 2013 Israeli elections and Arab Parliamentarians, Adalah The Legal Center for Arab Minority Rights in Israel, pag.2, 2013, http://adalah.org/Public/files/English/International_Advocacy/Arab-MKs/Questions-andAnswers-Israeli-Elections-Arab-Parliamentarians-2012.pdf, file PDF. 493 Israel election committee disqualifies MK Hanin Zuabi from running for Knesset, Haaretz, http://www.haaretz.com/news/national/israel-election-committee-disqualifies-mk-hanin-zuabi-from-running-for-knesset1.485895 494 Election committeee bans Palestinian MK Zoabi from participating in elections, +972, http://972mag.com/electioncommittee-bans-palestinian-mk-zoabi-from-participating-in-elections/62346/ 495 Supreme Court allows Palestinian MK Zoabi to participate in elections, +972, http://972mag.com/breaking-israeli-

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Dal 2003, i membri del Comitato hanno sempre presentato mozioni di esclusione per partiti e singoli candidati palestinesi, e il pi delle volte queste sono state approvate dallorgano; la Corte Suprema israeliana ha puntualmente ribaltato ogni decisione del Comitato496. Nel contesto israeliano, dove il carattere ebraico dello Stato esclude un quarto della popolazione dal pieno godimento dei diritti, labuso della disposizione 7(a) della Basic Law: The Knesset potrebbe negare la rappresentanza politica alla popolazione palestinese in Israele. Come accade nellallocazione e nella privazione delle terre, la legge non fa esplicito riferimento a ebrei e non-ebrei, ma presenta de facto un carattere discriminatorio, nascosto ai meccanismi di controllo della comunit internazionale. Inoltre, il permesso di residenza permanente non garantisce ai palestinesi di Gerusalemme Est il diritto di votare per le elezioni della Knesset ma solo per quelle comunali, nonostante siano soggetti alla legislazione israeliana. Il diritto di voto per la Knesset garantito ai soli possessori della cittadinanza israeliana, e una delle clausole per il suo ottenimento il giuramento di lealt allo Stato di Israele: lautorit occupante che ha annesso illegalmente larea di Gerusalemme Est. Allo stesso modo, il diritto di voto per le elezioni israeliane negato a tutti i palestinesi della West Bank e della Striscia di Gaza, nonostante le decisioni dei governi israeliani ricadano su questa popolazione da sessantacinque anni. Naturalmente, il diritto di voto garantito per i residenti delle colonie ebraiche nei TPO. Lapartheid sudafricano era un sistema compiuto, lobiettivo di una minoranza demografica e politica che voleva sfruttare la popolazione indigena per il mantenimento del suo benessere. Al contrario, lapartheid israeliano uno strumento, un sistema volto al superamento di s stesso: quando non ci saranno pi palestinesi da discriminare, questo cesser di esistere. Tuttavia difficile affermare che questo sistema sia sostenibile, poich spesso la realt differisce dalle ambizioni del gruppo egemone. Da circa sei anni, gli ebrei non costituiscono pi la maggioranza assoluta nella regione, e le proiezioni demografiche ipotizzano una maggioranza palestinese nel futuro prossimo497. E questa la vera ragione che si cela dietro la costruzione della barriera di separazione: il governo di Tel Aviv vuole annettere il maggior numero di colonie ebraiche nella West Bank con il minor numero di palestinesi sul territorio. Il movimento sionista, rappresentato dal governo israeliano, perennemente in bilico tra il consolidamento del carattere ebraico e lespansione territoriale, e lannessione delle colonie il giusto compromesso
supreme-court-allows-palestinian-mk-zoabi-to-participate-in-elections/62966/ 496 Elections Q&A: The 2013 Israeli elections and Arab Parliamentarians, Adalah The Legal Center for Arab Minority Rights in Israel, pag.4, 2013, http://adalah.org/Public/files/English/International_Advocacy/Arab-MKs/Questions-andAnswers-Israeli-Elections-Arab-Parliamentarians-2012.pdf, file PDF. 497 BAKAN Abigail B e ABU-LABAN Yasmeen, Israel/Palestine, South Africa and the One-State solution: The Case for an Apartheid Analysis, Politikon: South African Journal of Political Studies, vol.37, n2-3, pagg.331-351, 2010

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tra le due spinte. Lespansione degli insediamenti illegali nella West Bank non pu per essere interrotta, a causa della loro crescita naturale: questo il dilemma che il movimento sionista costretto ad affrontare. Finch non sar scelta una direzione precisa da percorrere, lo spazio palestinese continuer ad essere eroso, con la formazione di bantustan o ghetti. Questo processo stato recentemente descritto dalla giornalista israeliana Amira Hass:
[L]obiettivo svelato nel tempo - sempre stato quello di concentrare i palestinesi nelle riserve, dopo che la maggior parte delle loro terre gli furono derubate. E se loro vanno via e si trasferiscono all'estero, lo fanno di loro spontanea volont. Una linea diretta ideologica e di pianificazione intercorre tra le enclavi in cui vivono i cittadini palestinesi dIsraele e quelli della West Bank e della Striscia di Gaza. Questo il vero compromesso storico israeliano. Non un compromesso con i palestinesi, ma con i dettami della realt e tra le varie correnti ideologiche sioniste. Le affollate, offensive riserve - la cui creazione violenza pura e semplice - sono un compromesso tra il desiderio di espellere i palestinesi dalla loro terra e il 498 riconoscimento che le condizioni regionali e internazionali non lo permettano .

Nellarco di pochi anni la situazione in Israele/Palestina diverr insostenibile; i fattori che si scontreranno sono tre: la volont egemonica dello Stato israeliano, la crescita della popolazione palestinese e la riduzione degli spazi. E molto probabile che i palestinesi, accerchiati ma determinati a non abbandonare la loro terra, si ribelleranno al regime imposto da Israele, e la sollevazione potrebbe essere violenta, anche pi della Seconda Intifada. Un simile scenario potrebbe essere sfruttato dal governo israeliano per concludere la pulizia etnica iniziata nel 1949, in questo caso senza alcun timore della comunit internazionale, pronta a sacrificare la popolazione palestinese in nome della guerra al terrore. La comparazione tra il regime israeliano e lapartheid sudafricano pu rivelarsi utile proprio per evitare un destino di violenze e soprusi. Con il riconoscimento del crimine di apartheid da parte di Israele, lAssemblea Generale delle Nazioni Unite potrebbe ricostituire il Comitato Speciale per le Politiche di Apartheid, caduto in disuso dopo il disfacimento del regime sudafricano nel 1994. Lo scopo del Comitato non sarebbe solo quello di esaminare le politiche israeliane, ma anche quello di evidenziare la collusione tra paesi, privati, organizzazioni, banche, aziende e organismi pubblici con Israele. LAssemblea potrebbe anche richiedere un parere consultivo alla Corte Internazionale di Giustizia, affinch possa esaminare la natura dellintero regime israeliano, non solo quello nei Territori Palestinesi Occupati come suggerito da John Dugard.
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Palestinian ghetos were always the plan, Haaretz, http://www.haaretz.com/news/israeli-elections-2013/israelielections-opinion-analysis/palestinian-ghettos-were-always-the-plan.premium-1.495144#

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Come gi avviene, la societ civile potrebbe incrementare gli sforzi volti al superamento dellapartheid israeliano, grazie a una nuova consapevolezza della comunit internazionale. Il risultato sarebbe una campagna globale di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni, affinch si possa isolare lo Stato di Israele; questi sforzi dovrebbero essere rivolti innanzitutto verso i governi dei singoli paesi, poich senza il loro appoggio la campagna perderebbe di efficacia. Inoltre, questa analisi comparata permetterebbe di alterare la percezione politica della questione israelo-palestinese: non pi una questione di autodeterminazione ma un nuovo approccio che riconosca eguali diritti per le popolazioni dellintera regione. I facts on the ground mostrano come la tanto osannata soluzione dei due Stati sia impraticabile; pochi per hanno osservato come questa soluzione sia anche ingiusta, poich non esamina le radici del conflitto: il colonialismo e la discriminazione insiti nel progetto sionista. La soluzione dei due Stati non permetterebbe il ritorno dei rifugiati palestinesi oltreconfine e di quelli che ora risiedono nella West Bank e nella Striscia di Gaza. I confini dei due Stati sarebbero influenzati dallespansione coloniale israeliana nei Territori Occupati, e nessuna donazione di terreni israeliani disabitati potrebbe compensare le violazioni subite dai palestinesi e la loro alienazione dal territorio. Allo stesso tempo, i coloni ebrei, nonostante la loro presenza sia illegale per il diritto internazionale, vivono nei Territori Occupati da generazioni, e la maggioranza delle famiglie ha pianificato la propria esistenza in questa regione: un processo di pace non pu ignorare unespulsione forzata e favorirne unaltra. La soluzione dei due Stati non solo obsoleta, ma creerebbe due vicini ostili. Per questa ragione, lesperienza sudafricana potrebbe indicare una nuova strada da percorrere: la formazione di uno Stato democratico israelopalestinese. Perch ci avvenga, lo Stato israeliano dovr abbandonare il suo carattere esclusivo, divenendo uno Stato per tutti i cittadini e non solo per quelli ebrei. I palestinesi dovranno invece accettare la convivenza con quella popolazione che, ai loro occhi, rappresenta un progetto coloniale che li ha privati di tutto. Non certamente un processo semplice e di immediata realizzazione, ma potrebbe essere facilitato dallistituzione di una Commissione per la Verit e la Riconciliazione come quella sudafricana. La questione israelo-palestinese una delle pi controverse della Storia contemporanea, e la sua risoluzione gioverebbe alla pace e alla sicurezza mondiale, da troppo tempo destabilizzate dal conflitto regionale: la comparazione con il Sudafrica dellapartheid pu fornire nuovi e pi validi strumenti per la sua conclusione.

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