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FRANCESCO GUICCIARDINI Il G. il secondo grande pensatore del 500 dopo il Machiavelli.

. Questo scrittore, pur avendo col Machiavelli molte cose in comune, nello stesso tempo ne profonda mente diverso sia per quanto riguarda la sua vita, sia per quanto riguarda la su a spiritualit e le sue convinzioni. Di conseguenza l'opera letteraria del G. si i mpone alla nostra attenzione per ragioni diverse da quelle per le quali si impon e l'opera del Machiavelli. Se il Machiavelli infatti fu un grandissimo teorico d ella politica, e presenta invece limiti e difetti nell'opera storeografica, il G . al contrario fu un grandissimo storico ma non riusc a formulare una teoria poli tica. Il pensiero del Guicciardini: Il G. ha in comune con Machiavelli la concezione antropica della storia per cui essa appare al G., come appariva al Machiavelli, opera dell'uomo e non opera di Dio. Col Machiavelli ha ancora in comune il metodo positivo per cui anche egli p arte dall'osservazione della realt effettuale, senza mente concedere alla fantasi a e all'immaginazione. A differenza del Machiavelli, tuttavia, il G. ha una conc ezione relativistica della storia e non universalistica come quella del Machiave lli. Le leggi cio della storia, secondo il G., non sono sempre le stesse ma cambi ano col cambiare dei tempi. La storia infatti il prodotto delle umane passionie con l'inarrestabile immutamento delle leggi della storia. L'umano quindi non pu r icavare precetti dalla storia del passato, come non pu prevedere, in base al pres ente, il futuro. Il G. a questo proposito rimprovera al Machiavelli di aver pens ato che gli Italiani potessero ricalcare le orme degli antichi romani "sarebbe", afferma, "come pretendere da un asino che corra come un cavallo". Cos pure, in b ase alla realt del presente,possibile la prossima redenzione redenzione e unifica zione della patria, il G. legato come alla realt contingente e incapace anche di ogni slancio generoso, non crede ne spera nella redenzione della patria e per qu esta ragione si merit l'aspro disprezzo degli scrittori del Risorgimento che salu tano e ammiravano il machiavelli il profeta della patria. Cos l'ideale di virt del Machiavelli, intesa come capacit di piegare i fatti alla propria volont, si sosti tuisce nel G. con l'ideale della discrezione. La discrezione la capacit tipica de ll'uomo fornito di intelligenza di distinguere i fatti caso per caso, nel loro c ontinuo succedersi, per piegarsi ad essi e ricavare da questi fatti il vantaggio personale, quello che propriamente il G. chiama "bene particolare". Nella sua v ita il G. diede propria pratica di questa condotta ispirata alla discrezione, ta nto che fu fedele servitore dei papi e dei Medici che pur nell'animo suo disprez zava ricavando da questo atteggiamento i massimi vantaggi. Pertanto da tali prem esse non poteva costruire un pensiero politico o meglio una scienza politica com e il Machiavelli. Una scienza si fonda su principi fondamentali e tali principi venivano dal G. esclusi. Al contrario, partendo da tali condizioni riusciva a co struire una valida opera storica, senza incorrere nei difetti che il Machiavelli rivela nell'opera storeografica. Mentre il Machiavelli infatti piefa i fatti de lla storia nella sua realt dinamica, nella variet delle cause che la determinano, cercando nella complessa ricchezza dell'animo umano, le cause della complessa re alt della storia. Le opere: L'opera maggiore del G. la storia d'Italia che racconta gli avvenimenti della st oria italiana dalla morte di Lorenzo il Magnifico alla morte di Clemente VII. Qu esta opera importante prima di tutto per il periodo storico che essa tratta che fu uno dei periodi pi drammatici della storia italiana, il periodo che vide, per dirla col De Santis, "Il maturarsi della tragedia italiana". La morte di Lorenzo il Magnifico con cui la storia inizia, segu la fine di quella fortunata politica di equilibrio, che contribu a conservare agli stati italiani una certa autonomia . Clemente VII con la cui morte chiude il racconto, fu l'ultimo pontefice che te nt una certa resistenza al predominio degli spagnoli in Italia. Sono pertanto due personaggi indicativi per delineare uno dei periodi pi travagliati della storia italiana. Il racconto tanto pi interessante in quanto ci viene narrato da chi com e lui, spettatore che talora anche protagonista di tali argomenti. Comunque l'in

teresse maggiore di questa storia consiste nel metodo con cui esso viene condott a. Al di l di ogni pregiudizio ideologico, egli esamina i fatti nella loro concre ta successione ricercandone le cause nel cuore degli uomini, nelle loro compless e passioni e fornendosi cos un metodo storeografico certamente pivalido di quello del Machiavelli. Bisogna ricordare anche alcune delle opere del G. importanti pe rch ci aiutano a conoscere l'uomo, la sua spiritualit. Le sue convinzioni e quindi a meglio comprendere il significato e il valore della sua opera letteraria. Que ste opere sono: ricordi morali e civili che sono una raccolta di circa 400 massi me, delle quali condensato il suo pensiero; considerazioni sul discorso della pr ima decade di Tito Livio, che costituiscono una serrata critica al pensiero del Machiavelli. Il G. scrisse oltre alla Storia d'Italia, anche la storia fiorentin a che tratta di avvenimenti di firenze, dal tumulto dei Ciompi fino alla morte d i Lorenzo il Magnifico. Lo stile del G. diveerso da quello del Machiavelli. Mach iavelli ama uno stile lapidario, incisivo, scultorio fatto di un periodare spezz ettato, uno stile che ricorda quello di Tacito. Il G. al contrario ama un period are ampio, solenne ben architettato, costruito pi sulla subordinazione. che sulla coordinazione, uno stile che ricorda quello di Tito Livio.

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