Você está na página 1de 6

IL SECONDO ATTACCO IN POCHI GIORNI

Nuovo raid di Israele in Siria Colpite basi militari a Damasco


Secondo la televisione di Stato siriana sarebbe stato colpito un centro di ricerca militare di Jamraya vicino alla capitale
WASHINGTON Una notte drammatica per il Medio Oriente. Per la seconda volta nellarco di poche ore Israele ha colpito sabato obiettivi strategici in Siria con caccia e, forse, droni armati. Al centro dellattacco un impianto di ricerche militari sul monte Qasioun, a Damasco, e alcuni depositi di armi appartenenti ai reparti scelti del regime. Il raid iniziato con una serie di esplosioni sullaltura seguite da un vasto incendio. Alcune delle deflagrazioni hanno illuminato a giorno il Qasioun mentre lantiaerea apriva il fuoco in diversi punti della capitale. Dopo una mezzora di confusione, con le ipotesi che sincrociavano, stata la stessa tv nazionale siriana a confermare lattacco e ad accusare Israele. Quindi arrivata una conferma, in modo anonimo, da parte di fonti americane. IL CENTRO MILITARE - Secondo le testimonianze gli israeliani hanno centrato il centro di ricerche a Jamraya, un sito teatro di un attacco nello scorso gennaio. Altre informazioni hanno riferito di danni alle basi della Quarta Divisione e della Guardia, i reparti migliori del regime. Del resto il Qasioun il perno del sistema bellico siriano. Protegge la capitale e ospita le unit scelte, i bunker dove sono stoccati missili terra-terra e alcune installazioni dove sono presenti iraniani e Hezbollah. Dopo il comunicato sul raid, la tv ha diffuso musiche militari e in citt sono apparsi numerosi posti di blocco. Misure seguite da molte voci incontrollabili. Si parlato di scontri tra ribelli ed esercito, stato segnalato il presunto uso di armi chimiche, lemittente dellHezbollah Al Manar ha sostenuto che un caccia israeliano sarebbe stato abbattuto. OBAMA - Per il regime di Assad, impegnato a fronteggiare la ribellione, stato senza dubbio un colpo micidiale. Anche perch gli israeliani erano gi entrati in azione venerd quando avevano distrutto un carico di missili Fateh 110 forniti dallIran e custoditi allaeroporto di Damasco. Operazione commentata in modo indiretto dal presidente americano Obama che, dal Costa Rica dove era in visita ufficiale, ha sostenuto che Gerusalemme ha diritto a bloccare linvio di armi in favore dellHezbollah. Infatti, secondo alcuni osservatori i Fateh erano in attesa di essere trasferiti ai miliziani del partito di Dio in Libano. Ora ci si chiede cosa far il dittatore siriano. Dopo il doppio schiaffo Assad potrebbe rispondere, pur sapendo che le sue forze hanno margini di manovra ridotti e la priorit resta la lotta contro la resistenza. Proprio in queste settimane i governativi, aiutati da miliziani sciiti libanesi, iraniani e iracheni, hanno registrato qualche successo nella regione di Homs, una spinta che vogliono ripetere anche in altre parti del paese. Unoffensiva accompagnata da massacri ai danni dei civili sunniti. Lultimo avvenuto nella cittadina costiera di Banyas, con dozzine di persone assassinate in modo brutale. Tra loro molti bambini. Una strage che ha spinto migliaia di abitanti che vivevano nelle zone circostanti a scappare.

Siria, eccidi e fuga da Banyas Israele bombarda carico d'armi


Le milizie fedeli al presidente Bashar al Assad impediscono a centinaia di famiglie di Banyas, porto sulla costa e teatro nella notte di un presunto massacro, di raggiungere Tartus, la principale citt pi vicina. Lo riferiscono testimoni citati dagli abitanti di Banyas e riunitisi nel comitato di coordinamento locale. L'esodo era cominciato all'alba dopo notizie di una strage di civili nel quartiere di Ras an Nabaa e nel vicino villaggio sunnita di Baida. Ma le milizie lealiste - secondo le fonti - controllano l'uscita meridionale di Banyas con posti di

blocco. "Chi riesce a superare questo check-point - affermano i testimoni - costretto a darsi alla macchia attorno all'autostrada per Tartus". In una allarmata nota di condanna la Farnesina dichiara che "i massacri perpetrati contro civili a Banyas suscitano orrore, e testimoniano in termini drammatici il livello di violenza raggiunto dal conflitto in Siria, che continua a mietere vittime innocenti, anche fra le donne e i bambini". "I costi umanitari di una spirale di violenza della quale il regime responsabile - si sottolinea - hanno assunto proporzioni intollerabili". Intanto fonti israeliane citate dal quotidiano Haaretz hanno confermato il raid aereo compiuto nella notte fra gioved e venerd: stato bombardato un carico di missili sofisticati diretti probabilmente verso il Libano. La notizia, anticipata dalla Cnn, era stata smentita dall'ambasciatore siriano all'Onu. Secondo la Cnn, l'aviazione israeliana avrebbe condotto il raid senza violare lo spazio aereo siriano. Il timore d'Israele riguarda il possibile passaggio di armi di alta precisione dall'arsenale delle forze di Damasco a quello delle milizie sciite libanesi di Hezbollah - alleate dell'Iran e del regime di Assad, ma nemiche giurate dello Stato ebraico - oltre che l'eventuale rafforzamento di gruppi jihadisti filo al-Qaida nelle file degli insorti siriani. Da parte sua, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha ribadito che un intervento militare non sarebbe un bene n per la Siria n per gli Usa. Ha comunque ricordato che qualora venisse dimostrato in maniera inconfutabile l'utilizzo di armi chimiche da parte del regime, gli Stati Uniti sarebbero obbligati a cambiare "drasticamente" la loro posizione.

Mauro visita il contingente italiano: La libert ha un prezzo


A pochi giorni dalla sua nomina, il ministro della Difesa Mario Mauro vola in Afghanistan, a Herat, per una visita al contingente italiano. "La libert ha un prezzo e il prezzo anche la vostra presenza attiva qui. per questo che io oggi sono qui, per dirvi grazie", ha detto Mauro portando il saluto e l'apprezzamento del governo ai militari dislocati presso la base di Camp Arena in quella che rappresenta la sua prima uscita da neo ministro. Accompagnato dal capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, il ministro stato accolto dal comandante del Regional Command West, generale di brigata Ignazio Gamba, che lo ha aggiornato sulla situazione delle operazioni in corso e di futuro svolgimento. Mauro, inoltre, ha incontrato il governatore della provincia di Herat, Daud Saba e Maria Bashiz, procuratore generale di Herat, molto attiva sul fronte della difesa dei diritti delle donne. Parlando ai militari, con i quali ha poi pranzato sotto il tendone allestito a Camp Arena, il ministro ha sottolineato che "la libert il valore pi grande, perch rende possibile che pace e sviluppo non siano condizioni dettate da un regime, ma che fioriscano sotto l'operato di un governo. Ma la libert un valore che ha un prezzo e viene difeso ogni giorno, a ogni ora del giorno, da uomini che accettano dare propria vita per questo valore". In Afghanistan il processo di transizione presenta ancora molte insidie. Oggi nel sud del Paese un ordigno ha ucciso cinque soldati americani della Nato; pochi giorni fa tre soldati britannici erano rimasti vittime di una mina. E nelle ultime ore i servizi afgani hanno sventato un attentato dei talebani a Kabul, che prevedeva anche l'uso di armi pesanti. Solo ieri, inoltre, nel corso di due operazioni i militari italiani insieme ai colleghi delle forze di sicurezza afghane, hanno ritrovato un ordigno esplosivo improvvisato e un deposito illegale di munizioni, mentre risale al 14 aprile l'ultimo attentato in cui sono rimasti coinvolti due soldati italiani: un ordigno esploso ferendoli mentre viaggiavano a bordo di un blindato. Oggi, a seguito dell'alleggerimento della presenza militare nel Paese, sono circa 2.900 i soldati italiani in Afghanistan: una contrazione che proseguir, visto che nel 2014 previsto il termine della missione Nato Isaf. Prima di lasciare la regione ovest, Mauro si recato - a bordo di un elicottero NH-90 della Task Force 'Fenic presso le basi avanzate di Farah e Shindand, nelle quali sono schierati i comandi delle due Transition Support Unit italiane, le unit di manovra basate rispettivamente su 8 e 7 reggimento alpini della brigata Julia. Il ministro rientrer in Italia domani.

Dalla schiavit alla libert in Cristo


La chiamavano la "santina" di Baependi. Era conosciuta perch la vedevano sempre in preghiera col rosario. Era una donna anziana, bruna, con un fazzolettone in testa. Aveva una statura morale e un'intima unione con Dio fuori dal comune. Francisca de Paula De Jesus, per tutti era Nh Chica, zia Francesca. Sabato mattina, 4 maggio la sua gente di Baependi, in Brasile, ha fatto festa attorno all'altare sul quale il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha celebrato il rito per la sua beatificazione, in rappresentanza di Papa Francesco.

Ex schiava, figlia naturale di una schiava, "ha vissuto nel mondo, facendo, per, una vita angelica. Era una donna di preghiera - come ha scritto nella lettera di beatificazione Papa Francesco riproposta dal cardinale - assidua, perspicace testimone della misericordia di Cristo verso gli indigenti nel corpo e nello spirito". Era "una laica che ha seguito Cristo, buon pastore, vivendo con eroismo le grandi virt cristiane della fede, della speranza e della carit". Nh Chica "pregava molto - ha ricordato - era sempre col rosario in mano. Adoratrice instancabile del Santissimo Sacramento e contemplatrice della Passione di Ges, aveva una profonda devozione alla Madonna, che chiamava Minha Sinh (mia Signora). La Salve Regina era la sua preghiera preferita". Il cardinale ha poi ricordato che Nh Chica "faceva molte penitenze. Il venerd non mangiava e spesso negli altri giorni digiunava a pane e acqua. Era talmente grande la sua carit verso i poveri, che veniva chiamata "madre di poveri". Us i suoi beni per i bisognosi e per abbellire la casa del Signore. Con le elemosine che riceveva dai ricchi e con la cospicua eredit lasciatagli dal fratello, nel 1862 fece dorare l'altare della chiesa di Baependi e nel 1865 fece iniziare la costruzione di una cappella dedicata alla Madonna della Concezione, dove riposano ora le sue spoglie".

Maria ci aiuta ad affrontare le difficolt a prendere le decisioni definitive


A quaranta giorni esatti dalla sua prima visita da Papa, la mattina dopo l'elezione, Francesco tornato oggi alla Basilica di Santa Maria Maggiore per guidare il rosario del primo sabato di maggio, ma anche per la presa di possesso ufficiale. Per questo al suo ingresso in Basilica il Papa stato accolto dal Capitolo e ha baciato il Crocifisso, come fa ogni cardinale quando prende il titolo di una chiesa di Roma come atto di presa di possesso della Basilica Liberiana. Il Pontefice ha poi reso omaggio all'Icona della Madonna "Salus Populi Romani" venerata nella Capitale ma anche nell'intera Chiesa Cattolica (lo stesso Bergoglio aveva chiesto a un confratello gesuita - padre Scannone - di portargliene alcune riproduzioni a Buenos Aires). L'immagine stata posta per l'occasione presso l'altare, sopra la Confessione. Dopo aver ricevuto il saluto del cardinale arciprete Santos Abril y Castell (il cardinale spagnolo che oggi ha assicurato di volersi unire "alle moltitudini di popolo fedele che sta accogliendo con tanta gioia e intuizione cristiana i gesti cos significativi e le parole di umilt e semplicit che ci ricordano il santo di cui ha scelto di portare il nome), Papa Francesco ha introdotto con grande semplicit la recita dei misteri gaudiosi del Santo Rosario. "Una vita senza sfide non esiste e un ragazzo o una ragazza che non sa affrontarle mettendosi in gioco, senza spina dorsale". Sono parole di Papa Francesco nell'omelia tenuta questa sera nella Basilica di Santa Maria Maggiore. "Maria - ha ricordato - ha vissuto molti momenti non facili nella sua vita, dalla nascita di Ges, quando per loro non c'era posto nell'alloggio, fino al Calvario". Anche in questo, per il nuovo Pontefice, la Vergine per noi un modello, come lo anche il buon samaritano che "vede la situazione di quell'uomo e la affronta in maniera concreta". "Non si educa, non si cura la salute evitando i problemi, come se la vita fosse un'autostrada senza ostacoli", ha osservato Francesco presentando la figura di Maria come Madre salvifica di tutti i cristiani. "La mamma - infatti - aiuta i figli a guardare con realismo i problemi della vita e a non perdersi in essi, ma ad affrontarli con coraggio, a non essere deboli, e a saperli superare, in un sano equilibrio che una madre 'sente' tra gli ambiti di sicurezza e le zone di rischio. E come una buona madre ci vicina, perch non perdiamo mai il coraggio di fronte alle avversit della vita, di fronte alla nostra debolezza, di fronte ai nostri peccati: ci d forza, ci indica il cammino di suo Figlio". Per Francesco, inoltre, "una buona mamma non solo accompagna i figli nella crescita, non evitando i problemi, le sfide della vita; una buona mamma - ha concluso - aiuta anche a prendere le decisioni definitive con libert" . "Tutta l'esistenza di Maria un inno alla vita, un inno di amore alla vita: ha generato Ges nella carne ed ha accompagnato la nascita della Chiesa sul Calvario e nel Cenacolo". Con queste parole Papa Francesco ha concluso la sua meditazione nella Basilica di Santa Maria Maggiore. "La Salus Populi Romani - ha ricordato - la mamma che ci dona la salute nella crescita, nell'affrontare e superare i problemi, nel renderci liberi per le scelte definitive; la mamma che ci insegna ad essere fecondi, ad essere aperti alla vita e ad essere sempre fecondi di bene, di gioia, di speranza, a donare vita agli altri, vita fisica e spirituale". "Questo - ha infine invocato il Pontefice - ti chiediamo questa sera, O 'Maria, Salus Populi Roman, per il popolo di Roma, per tutti noi: donaci la salute che solo tu puoi donarci, per essere sempre segni e strumenti di vita".

Prima di lasciare Santa Maria Maggiore alla volta del Vaticano, Papa Francesco uscito sul sagrato della Basilica Liberiana per salutare la folla - circa 10 mila persone - che gremiva la piazza antistante e le vie che vi confluiscono. "Grazie per la vostra presenza, viva la Salus Populi Romani, viva la Madonna che la nostra mamma e ci sostiene", ha detto il Pontefice esortando la folla a ripetere pi volte con lui l'esclamazione "Viva la Madonna!". "Io prego per voi, ma voi pregate per me, che ne ho bisogno", ha poi concluso augurando "Buona domenica" ai presenti.

La Madonna ci aiuta a crescere, ad affrontare la vita, a essere liberi


Cari fratelli e sorelle! Questa sera siamo qui davanti a Maria. Abbiamo pregato sotto la sua guida materna perch ci conduca ad essere sempre pi uniti al suo Figlio Ges; le abbiamo portato le nostre gioie e le nostre sofferenze, le nostre speranze e le nostre difficolt; labbiamo invocata con il bel titolo di Salus Populi Romani chiedendo per tutti noi, per Roma, per il mondo che ci doni la salute. S, perch Maria ci dona la salute, la nostra salute. Ges Cristo, con la sua Passione, Morte e Risurrezione, ci porta la salvezza, ci dona la grazia e la gioia di essere figli di Dio, di chiamarlo in verit con il nome di Padre. Maria madre, e una madre si preoccupa soprattutto della salute dei suoi figli, sa curarla sempre con grande e tenero amore. La Madonna custodisce la nostra salute. Che cosa vuol dire questo? Penso soprattutto a tre aspetti: ci aiuta a crescere, ad affrontare la vita, ad essere liberi. 1. Una mamma aiuta i figli a crescere e vuole che crescano bene; per questo li educa a non cedere alla pigrizia - che deriva anche da un certo benessere -, a non adagiarsi in una vita comoda che si accontenta di avere solo delle cose. La mamma ha cura dei figli perch crescano sempre di pi, crescano forti, capaci di prendersi responsabilit, di impegnarsi nella vita, di tendere a grandi ideali. Il Vangelo di san Luca dice che, nella famiglia di Nazareth, Ges cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui (Lc 2,40). La Madonna fa proprio questo con noi, ci aiuta a crescere umanamente e nella fede, ad essere forti e non cedere alla tentazione dellessere uomini e cristiani in modo superficiale, ma a vivere con responsabilit, a tendere sempre pi in alto. 2. Una mamma poi pensa alla salute dei figli educandoli anche ad affrontare le difficolt della vita. Non si educa, non si cura la salute evitando i problemi, come se la vita fosse unautostrada senza ostacoli. La mamma aiuta i figli a guardare con realismo i problemi della vita e a non perdersi in essi, ma ad affrontarli con coraggio, a non essere deboli, e a saperli superare, in un sano equilibrio che una madre sente tra gli ambiti di sicurezza e le zone di rischio. Una vita senza sfide non esiste e un ragazzo o una ragazza che non sa affrontarle mettendosi in gioco, senza spina dorsale! Ricordiamo la parabola del buon samaritano: Ges non propone il comportamento del sacerdote e del levita, che evitano di soccorrere colui che era incappato nei briganti, ma il samaritano che vede la situazione di quelluomo e la affronta in maniera concreta. Maria ha vissuto molti momenti non facili nella sua vita, dalla nascita di Ges, quando per loro non cera posto nellalloggio (Lc 2,7), fino al Calvario: (cfr Gv 19,25). E come una buona madre ci vicina, perch non perdiamo mai il coraggio di fronte alle avversit della vita, di fronte alla nostra debolezza, di fronte ai nostri peccati: ci d forza, ci indica il cammino di suo Figlio. Ges dalla croce dice a Maria, indicando Giovanni: Donna, ecco tuo figlio! e a Giovanni: Ecco tua madre! (cfr Gv 19,26-27). In quel discepolo tutti noi siamo rappresentati: il Signore ci affida nelle mani piene di amore e di tenerezza della Madre, perch sentiamo il suo sostegno nellaffrontare e vincere le difficolt del nostro cammino umano e cristiano. 3. Un ultimo aspetto: una buona mamma non solo accompagna i figli nella crescita, non evitando i problemi, le sfide della vita; una buona mamma aiuta anche a prendere le decisioni definitive con libert. Ma cosa significa libert? Non certo fare tutto ci che si vuole, lasciarsi dominare dalle passioni, passare da unesperienza allaltra senza discernimento, seguire le mode del tempo; libert non significa, per cos dire, buttare tutto ci che non piace dalla finestra. La libert ci donata perch sappiamo fare scelte buone nella vita! Maria da buona madre ci educa ad essere, come Lei, capaci di fare scelte definitive, con quella libert piena con cui ha risposto s al piano di Dio sulla sua vita (cfr Lc 1,38). Cari fratelli e sorelle, quanto difficile, nel nostro tempo, prendere decisioni definitive! Ci seduce il provvisorio. Siamo vittime di una tendenza che ci spinge alla provvisoriet come se desiderassimo rimanere adolescenti per tutta la vita! Non abbiamo paura degli impegni definitivi, degli impegni che coinvolgono e interessano tutta la vita! In questo modo la nostra vita sar feconda! Tutta lesistenza di Maria un inno alla vita, un inno di amore alla vita: ha generato Ges nella carne ed ha accompagnato la nascita della Chiesa sul Calvario e nel Cenacolo. La Salus Populi Romani la mamma che ci dona la salute nella crescita, nellaffrontare e superare i problemi, nel renderci liberi per le scelte definitive; la mamma che ci insegna ad essere fecondi, ad essere aperti alla vita e ad essere sempre fecondi di bene, di gioia, di speranza, a donare vita agli altri, vita fisica e spirituale. Questo ti chiediamo questa sera, O Maria, Salus Populi Romani, per il popolo di Roma, per tutti noi: donaci la salute che solo tu puoi donarci, per essere sempre segni e strumenti di vita.

Rimaniamo miti e umili per sconfiggere l'odio del mondo


"Rimaniamo sempre miti e umili per sconfiggere le lusinghe e l'odio del mondo". quanto affermato da papa Francesco nella Messa di stamani nella Casa Santa Marta. Nellomelia, il Papa ha ribadito che la strada dei cristiani la strada di Ges e per questo non dobbiamo avere paura di essere perseguitati. Alla Messa - concelebrata da mons. Lorenzo Baldisseri, segretario della Congregazione per i Vescovi ha preso parte un gruppo di Guardie Svizzere Pontificie alle quali il Papa ha dedicato un saluto di affetto e gratitudine. La Chiesa ha detto vi vuole tanto bene e anche io. Il servizio di Alessandro Gisotti (Radio Vaticana). "Sono lumilt e la mitezza le armi che abbiamo per difenderci dall'odio del mondo". quanto sottolineato da papa Francesco che ha incentrato la sua omelia sulla lotta tra lamore di Cristo e lodio del principe del mondo. Il Signore, ha ricordato, ci dice di non spaventarci perch il mondo ci odier come ha odiato Lui: La strada dei cristiani la strada di Ges. Se noi vogliamo essere seguaci di Ges, non c unaltra strada: quella che Lui ha segnato. E una delle conseguenze di questo lodio, lodio del mondo, e anche del principe di questo mondo. Il mondo amerebbe ci che suo. Vi ho scelti io, dal mondo: stato Lui proprio che ci ha riscattato dal mondo, ci ha scelti: pura grazia! Con la sua morte, con la sua resurrezione, ci ha riscattati dal potere del mondo, dal potere del diavolo, dal potere del principe di questo mondo. E lorigine dellodio questa: siamo salvati. E quel principe che non vuole, che non vuole che noi siamo stati salvati, odia. Ecco allora che lodio e la persecuzione dai primi tempi della Chiesa arrivano fino ad oggi. Ci sono tante comunit cristiane perseguitate nel mondo ha constatato con amarezza il Papa in questo tempo pi che nei primi tempi: oggi, adesso, in questo giorno e in questa ora. Perch questo, si chiede ancora il Papa? Perch lo spirito del mondo odia. E da questo deriva un ammonimento sempre attuale: Con il principe di questo mondo non si pu dialogare: e questo sia chiaro! Oggi il dialogo necessario fra noi, necessario per la pace. Il dialogo unabitudine, proprio un atteggiamento che noi dobbiamo avere tra noi per sentirci, capirci ma quello deve mantenere sempre. Il dialogo nasce dalla carit, dallamore. Ma con quel principe non si pu dialogare: soltanto rispondere con la Parola di Dio che ci difende, perch il mondo ci odia. E come ha fatto con Ges, far con noi. Ma, guarda, fai questo, una piccola truffa non c niente, piccola , e incomincia a portarci su una strada un po non giusta. Questa una pia bugia: Fallo, fallo, fallo: non c problema, e incomincia da poco, sempre, no? E: Ma tu sei bravo, tu sei bravo: puoi farlo. E lusinghiero, e con le lusinghe ci ammorbidisce. Fa cos. E poi, noi cadiamo nella trappola. Il Signore, ha proseguito Papa Francesco, ci chiede di rimanere pecorelle, perch se uno lascia di essere pecorella, allora non si ha un pastore che ti difenda e cadi nelle mani di questi lupi: Voi potete fare la domanda: Padre, qual larma per difendersi da queste seduzioni, da questi fuochi dartificio che fa il principe di questo mondo?, da queste lusinghe?. Larma la stessa arma di Ges: la Parola di Dio - non dialogare - ma sempre la Parola di Dio e poi lumilt e la mitezza. Pensiamo a Ges, quando gli danno quello schiaffo: che umilt, che mitezza! Poteva insultarlo, no? Soltanto una domanda, mite e umile. Pensiamo a Ges nella sua Passione. Il suo Profeta dice: Come una pecora che va al mattatoio. Non grida, niente: lumilt. Umilt e mitezza. Queste sono le armi che il principe del mondo e lo spirito del mondo non tollera, perch le sue proposte sono proposte di potere mondano, proposte di vanit, proposte di ricchezze male acquisite, sono proposte cos. Oggi, ha proseguito, Ges ci fa pensare a questodio che ha il mondo contro di noi, contro i seguaci di Ges. Ci odia, ha riaffermato, perch Lui ci ha salvati, ci ha riscattati. E pensiamo alle armi per difenderci, ha aggiunto: rimanere sempre pecorelle, perch cos abbiamo un pastore, ed essendo pecorelle siamo miti e umili. Infine, linvocazione alla Madonna affinch ci aiuti a diventare umili e miti nella strada di Ges.

EUTANASIA/ Roccella: Piera, la tua non stata un "buona morte"


Eugenia Roccella

In molti abbiamo visto in rete il video in cui Piera, una malata terminale, racconta della sua decisione di farla finita, perch la sua sofferenza non ha senso: sappiamo che dal suo paese natale, Chirignano in provincia di Venezia, si recata in una clinica svizzera dove, il 29

novembre scorso, si suicidata in una clinica specializzata, cos come consentito dalla legge elvetica. Il filmato allinterno di una campagna a favore delleutanasia, promossa dai radicali, e presentata come lennesima battaglia sui nuovi diritti. Ma c ben poco di nuovo, e certo non ci sono nuovi diritti da rivendicare. Si tratta piuttosto di un problema antichissimo: quello degli aspiranti suicidi, cio di persone che, per motivi diversissimi - per una malattia, per sofferenza psicologica, per problemi economici, sempre per disperazione - scelgono di porre fine alla propria vita. Il primo equivoco da sfatare che darsi la morte sia un nuovo diritto, una libert positiva. Noi abbiamo sempre avuto la libert di rischiare la vita, di andare in motorino senza casco, di drogarci, di farci del male in qualsiasi modo e anche di ucciderci volontariamente. Mi domando quindi come si faccia a considerare tutto ci come una novit e un allargamento della libert personale, solo perch in questo caso qualcuno ti aiuta a farti del male, addirittura a toglierti la vita. Attraverso leutanasia, in realt, si attua una dinamica ben diversa: la comunit si scarica della responsabilit morale e materiale di aiutare una persona in gravi difficolt, e gli offre in cambio un incoraggiamento alla morte. Finora di fronte a qualcuno che cercava di uccidersi si sempre intervenuti per trattenerlo, per impedirgli di compiere il gesto disperato. La coscienza dellindividuo si ribella spontaneamente allidea che un essere umano muoia nellindifferenza degli altri. Abbiamo visto recentemente molti imprenditori che si sono suicidati: la questione finita sui giornali, e il fatto stato interpretato giustamente come un problema che interpella e coinvolge tutti, i parenti, gli amici, ma anche la societ intera, che non stata in grado di aiutare queste persone. Finora aiutare laspirante suicida significava aiutarlo a non suicidarsi. Oggi invece pu significare che lo si vuole aiutare a morire, e non a vivere. Si sta tentando di trasformare la questione dal punto di vista semantico, per coprire un sostanziale abbandono, incoraggiando una forma di deresponsabilizzazione collettiva. E molto pi facile aiutare qualcuno a morire piuttosto che a vivere: nel primo caso basta porgergli un bicchiere con la sostanza letale, nel secondo bisogna offrire fratellanza, solidariet, farsi carico delle sue sofferenze e dei suoi problemi, saper consolare e condividere. Le sofferenze fisiche non sono il vero problema, in primo luogo perch ormai le cure palliative e le terapie del dolore hanno fatto grandi passi avanti, e sono in grado di alleviare qualunque male fisico. Piuttosto, magari insieme alla malattia e al dolore, c la paura, la solitudine, il senso di inutilit e di vuoto, il male dellanima. Di questi disagi morali giusto che una comunit solidale sappia farsi carico, anche a livello dei normali rapporti umani. Dire s alleutanasia significa rifiutare un aiuto a questo livello, e farne invece una questione burocratica. Chi difende la cosiddetta morte dolce sa che si svolge secondo un rituale preciso e asettico, che si deve compilare un questionario, che c unassistenza specializzata ma senza calore e partecipazione. Si arriva a prescrivere che il bicchiere con la bevanda che contiene il sedativo mortale, debba essere preso dalla persona che si suicida, che deve essere quindi autosufficiente, in grado di bere da sola, perch la responsabilit deve essere totalmente sua. E il trionfo di quella grande illusione che viene definita autodeterminazione, e che finisce spesso per sfociare nellabbandono e in unestrema solitudine.

Você também pode gostar