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CITTA' DEL VATICANO

Papa Francesco sulla crisi mondiale: La precariet ha conseguenze funeste


Le parole del pontefice sulla crisi: le leggi di mercato tirannia invisibile. E ai fedeli: No ai cristiani da salotto
La maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo continuano a vivere in una precariet quotidiana con conseguenze funeste. il primo grande intervento personale di Papa Bergoglio sulla crisi economica mondiale che pronuncia in occasione della presentazione delle lettere credenziali degli ambasciatori di Kyrgyzstan, Antigua e Barbuda, Lussemburgo e, Botswana presso la Santa Sede. Papa Francesco ha sottolineato che alcune patologie aumentano, con le loro conseguenze psicologiche, la paura e la disperazione prendono i cuori di numerose persone, anche nei paesi cosiddetti ricchi; la gioia di vivere va diminuendo; l'indecenza e la violenza sono in aumento; la povert diventa pi evidente. Si deve lottare per vivere, e spesso per vivere in modo non dignitoso. LA CRITICA ALLA SPECULAZIONE FINANZIARIA - Il denaro diventato un idolo e le ideologie promuovono la autonomia assoluta dei mercati e speculazione finanziaria. E Bergoglio ancora pi chiaro: c' una tirannia invisibile, a volte virtuale delle leggi del mercato. Nell'attuale crisi economica, dice il Papa, il reddito di una minoranza cresce in maniera esponenziale mentre quello della maggioranza si indebolisce. Oggi l'essere umano considerato egli stesso come un bene di consumo che si pu usare e poi gettare - ha continuato -. una deriva che si riscontra a livello individuale e sociale e che viene favorita. Papa Francesco ha parlato anche della corruzione tentacolare che ha assunto dimensioni mondiali e di un'evasione fiscale egoista. E ha concluso con un invito alla solidariet: Il Papa ama tutti, ricchi e poveri ma ha il dovere, in nome di Cristo, di ricordare al ricco che deve aiutare il povero, rispettarlo, promuoverlo. NO AI CRISTIANI DA SALOTTO - In mattinata il pontefice, durante la messa a Santa Marta, si era scagliato invece contro i cristiani da salotto, educati, ma senza fervore apostolico. Papa Francesco ha poi invitato i fedeli a chiedere allo Spirito Santo che ci dia la grazia di dare fastidio alle cose che sono troppo tranquille nella Chiesa; la grazia di andare avanti verso le periferie esistenziali. Nella sua riflessione sulle letturedi gioved papa Francesco ha inoltre dipinto san Paolo come un uomo capace di dare fastidio, e ha commentato scherzosamente il fatto che Ges si sia interessato alla diocesi di Roma fin dall'inizio. Di cristiani con zelo apostolico, ha detto il Pontefice secondo gli stralci dell'omelia pubblicati dalla Radiovaticana, la Chiesa ha tanto bisogno, non soltanto in terra lontana, nelle chiese giovani, nei popoli che ancora non conoscono Ges Cristo, ma qui in citt, in citt proprio, hanno bisogno di questo annuncio di Ges Cristo. Dunque chiediamo allo Spirito Santo questa grazia dello zelo apostolico, cristiani con zelo apostolico. E se diamo fastidio, benedetto sia il Signore. Avanti, come dice il Signore a Paolo: "'Coraggio". IL TWEET - Non possiamo essere cristiani part-time. Cerchiamo di vivere la nostra fede in ogni momento, ogni giorno ha twittato infine Papa Francesco sul suo account
DURANTE LA CONFERENZA STAMPA A WASHINGTON

Siria, Obama: Diritto a intervenire anche militarmente contro la crisi

Il presidente Usa: Prove dell'uso di armi chimiche in Siria, ma servono pi informazioni


Stati Uniti e Turchia continueranno ad aumentare la pressione per arrivare alle dimissioni del presidente siriano Assad. Lo ha detto il presidente americano Barack Obama, parlando in conferenza stampa congiunta con il primo ministro turco Erdogan, La visita di Erdogan a Washington arriva pochi giorni dopo le esplosioni di due autobombe nella citt turca di Reyhanli, vicino al confine con la Siria, in cui hanno perso la vita almeno 51 persone. Anche per questo il numero uno della Casa Bianca ha sottolineato che la guerra civile in Siria un forte carico sulla vicina Turchia, e ha garantito che gli Usa continueranno ad aiutare Ankara e altri governi dell'area ad affrontare il problema dei rifugiati e altre questioni relative al conflitto. L'unico modo per risolvere la crisi da parte di Assad, ha aggiunto Obama, dare il potere a un governo di transizione. La Turchia, ha sottolineato, giocher un ruolo fondamentale in questo processo. DIRITTO A INTERVENIRE - Barack Obama ha visto le prove sull'uso di armi chimiche da parte del regime nel conflitto siriano, ma importante avere informazioni pi specifiche su quello che esattamente successo, aggiungendo che si riserva il diritto di adottare opzioni sia diplomatiche che militari per rispondere alla crisi siriana.

Cambogia, crolla fabbrica di scarpe: decine sotto le macerie


di tre morti e sei feriti - di cui tre in modo grave - il bilancio del crollo avvenuto questa mattina in una fabbrica di scarpe in Cambogia. Lo ha riferito Ith Sam Heng, ministro per gli affari sociali, annunciando che non c' nessun operaio ancora intrappolato sotto le macerie dello stabilimento Wing Star Shoes, a 40 km dalla capitale Phnom Penh. Dalle prime ricostruzioni, l'incidente - avvenuto poco dopo le sette - sembra essere stato provocato dal cedimento di alcune travi d'acciaio che sostenevano un'area nel tratto comunicante tra due edifici, al piano ammezzato. Sotto accusa l'eccessivo peso caricato su quel piano sopraelevato in cemento, stipato di scarpe e macchinari. Al momento dell'incidente, gli operai all'interno del complesso erano una cinquantina. La fabbrica, gestita da circa un anno da una societ taiwanese nella provincia di Kampong Seu, produce calzature in particolare per la Asics: tra le macerie sono stati rinvenuti diverse scatole di scarpe da ginnastica del marchio giapponese. Lo scorso marzo, gli operai della Wing Star Shoes avevano scioperato per chiedere un aumento di salario e migliori condizioni di lavoro. Lo stabilimento fa parte della galassia dell'industria tessile cambogiana, che impiega oltre 500 mila persone, e che con 4,6 miliardi di dollari di fatturato contribuisce pi di ogni altro settore alle esportazioni nazionali, dopo il boom di investimenti avvenuto nell'ultimo decennio. Le retribuzioni sono tra le pi basse in Asia; recentemente, dopo un'ondata di scioperi nelle fabbriche d'abbigliamento, il governo ha portato il salario minimo mensile a 75 dollari. L'incidente giunge sulla scia della tragedia del 24 aprile alla periferia di Dacca, in Bangladesh. Il crollo del complesso che ospitava cinque fabbriche di abbigliamento ha provocato 1.127 morti, scatenando un dibattito globale sulle responsabilit delle grandi aziende tessili occidentali che producono in massa nei Paesi dell'Asia meridionale e sudorientale.

Messa del Papa a Santa Marta

I guai di san Paolo


Con la sua testimonianza di verit il cristiano deve "dar fastidio" alle "nostre strutture comode", anche a costo di finire "nei guai", perch animato da una "sana pazzia spirituale" per tutte "le periferie esistenziali". Sull'esempio di san Paolo, che passava "da una battaglia campale a un'altra", i credenti non devono rifugiarsi "in una vita tranquilla" o nei compromessi: oggi nella Chiesa ci sono troppo "cristiani da salotto, quelli educati", "tiepidi", per i quali va sempre "tutto

bene", ma che non hanno dentro l'ardore apostolico. un forte appello alla missione - non solo nelle terre lontane ma anche nelle citt - quello che Papa Francesco ha lanciato stamani, gioved 16 maggio, nella messa celebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae. Punto di partenza della sua riflessione il passo degli Atti degli apostoli (22, 30; 23, 6-11) che vede protagonista appunto san Paolo nel pieno di una delle sue "battaglie campali". Ma stavolta, ha detto il Papa, una battaglia "anche un po' iniziata da lui, con la sua furbizia. Quando si accorto della divisione fra quelli che lo accusavano", tra sadducei e farisei, ha fatto in modo che andassero "uno contro l'altro. Ma tutta la vita di Paolo era di battaglia campale in battaglia campale, di persecuzione in persecuzione. Una vita con tante prove, perch anche il Signore aveva detto che questo sarebbe stato il suo destino"; un destino "con tante croci, ma lui va avanti; lui guarda il Signore e va avanti". E "Paolo d fastidio: un uomo - ha spiegato il Pontefice - che con la sua predica, con il suo lavoro, con il suo atteggiamento d fastidio perch proprio annuncia Ges Cristo. E l'annuncio di Ges Cristo alle nostre comodit, tante volte alle nostre strutture comode, anche cristiane, d fastidio. Il Signore sempre vuole che noi andiamo pi avanti, pi avanti, pi avanti". Vuole "che noi non ci rifugiamo in una vita tranquilla o nelle strutture caduche. E Paolo, predicando il Signore, dava fastidio. Ma lui andava avanti, perch aveva in s quell'atteggiamento tanto cristiano che lo zelo apostolico. Aveva proprio il fervore apostolico. Non era un uomo di compromesso. No! La verit: avanti! L'annuncio di Ges Cristo: avanti! Ma questo non era soltanto per il suo temperamento: era un uomo focoso". Tornando al racconto degli Atti, il Papa ha rilevato come "anche il Signore s'immischia" nella vicenda, "perch proprio dopo questa battaglia campale, la notte seguente, dice a Paolo: coraggio! Va' avanti, ancora di pi! proprio il Signore che lo spinge ad andare avanti: "Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, cos necessario che tu dia testimonianza anche a Roma"". E, ha aggiunto il Papa, "fra parentesi, a me piace che il Signore si preoccupi di questa diocesi fin da quel tempo: siamo privilegiati!". "Lo zelo apostolico - ha quindi precisato - non un entusiasmo per avere il potere, per avere qualcosa. qualcosa che viene da dentro e che lo stesso Signore vuole da noi: cristiano con zelo apostolico. E da dove viene questo zelo apostolico? Viene dalla conoscenza di Ges Cristo. Paolo ha trovato Ges Cristo, ha incontrato Ges Cristo, ma non con una conoscenza intellettuale, scientifica - importante perch ci aiuta - ma con quella conoscenza prima, quella del cuore, dell'incontro personale. La conoscenza di Ges che mi ha salvato e che morto per me: quello proprio il punto della conoscenza pi profonda di Paolo. E quello lo spinge a andare avanti, annunciare Ges". Ecco allora che per Paolo "non ne finisce una che ne incomincia un'altra. sempre nei guai, ma nei guai non per i guai, ma per Ges: annunciando Ges, le conseguenze sono queste! La conoscenza di Ges Cristo fa che lui sia un uomo con questo fervore apostolico. in questa Chiesa e pensa a quella, va in quella e poi torna a questa e va all'altra. E questa una grazia. un atteggiamento cristiano il fervore apostolico, lo zelo apostolico". Papa Francesco ha poi fatto riferimento agli Exercitia spiritualia di sant'Ignazio di Loyola, suggerendo la domanda: "Ma se Cristo ha fatto questo per me, cosa devo fare io per Cristo?". E ha risposto: "Il fervore apostolico, lo zelo apostolico si capisce soltanto in un'atmosfera di amore: senza l'amore non si capisce perch lo zelo apostolico ha qualcosa di pazzia, ma di pazzia spirituale, di sana pazzia. E Paolo aveva questa sana pazzia". "Chi custodisce proprio lo zelo apostolico - ha proseguito il Pontefice - lo Spirito Santo; chi fa crescere lo zelo apostolico lo Spirito Santo: ci d quel fuoco dentro per andare avanti nell'annuncio di Ges Cristo. Dobbiamo chiedere a lui la grazia dello zelo apostolico". E questo vale "non soltanto per i missionari, che sono tanto bravi. In questi giorni ho trovato alcuni: "Ah padre, da sessant'anni che sono missionario nell'Amazzonia". Sessant'anni e avanti, avanti! Nella Chiesa adesso ce ne sono tanti e zelanti: uomini e donne che vanno avanti, che hanno questo fervore. Ma nella Chiesa ci sono anche cristiani tiepidi, con un certo tepore, che non sentono di andare avanti, sono buoni. Ci sono anche i cristiani da salotto. Quelli educati, tutto

bene, ma non sanno fare figli alla Chiesa con l'annuncio e il fervore apostolico". Il Papa ha invocato quindi lo Spirito Santo perch "ci dia questo fervore apostolico a tutti noi; ci dia anche la grazia di dar fastidio alle cose che sono troppo tranquille nella Chiesa; la grazia di andare avanti verso le periferie esistenziali. La Chiesa ha tanto bisogno di questo! Non soltanto in terra lontana, nelle Chiese giovani, nei popoli che ancora non conoscono Ges Cristo. Ma qui in citt, in citt proprio, hanno bisogno di questo annuncio di Ges Cristo. Dunque chiediamo allo Spirito Santo questa grazia dello zelo apostolico: cristiani con zelo apostolico. E se diamo fastidio, benedetto sia il Signore. Avanti, come dice il Signore a Paolo: "Coraggio!"". Hanno concelebrato, tra gli altri, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson e il vescovo Mario Toso, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, monsignor Luigi Mist, segretario dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), e il gesuita Hugo Guillermo Ortiz, responsabile dei programmi di lingua spagnola di Radio Vaticana. Tra i presenti, personale del dicastero Iustitia et Pax e un gruppo di dipendenti dell'emittente vaticana.

Intervista al Patriarca Tawadros II sulla visita a Papa Francesco

Un incontro singolare e magnifico


In occasione dell'incontro in Vaticano con Papa Francesco, Sua Santit Tawadros II, Papa di Alessandria e Patriarca della Chiesa copta ortodossa, ha rilasciato un'intervista al sito web della Chiesa di Alessandria dei Copti cattolici in Egitto (coptcatholic.net). Pubblichiamo il testo integrale dell'intervista. Qual l'impressione di Vostra Santit della Sua Visita a Roma? Anzitutto vorrei confermare di aver constatato che Il signore ha predisposto questa visita, perch personalmente avevo pensato di visitare dapprima la citt di Vienna, e ci ebbi a precisarlo dal dicembre scorso. Fu la letizia per l'elezione del nuovo Papa di Roma a indurmi il desiderio ardente di partecipare alla Celebrazione dell'inizio del Suo Pontificato, ma i tempi erano alquanto ristretti e le mie condizioni non erano favorevoli, perci ho deciso un rinvio. All'inizio del mese di aprile mi venuto in mente di concretizzare tale visita il 10 maggio (anniversario della prima visita di Sua Santit Papa Shenouda III, avvenuta il 10 maggio 1973), ma ho scoperto che il periodo di tempo restante era molto breve, cio non pi di cinque settimane. In ogni caso, ho proposto al Nunzio Apostolico, che venuto a visitarmi al Cairo, di vedere se si potesse ancora tentare di chiedere al Vaticano la possibilit di realizzarla in quella data. Eppure il Signore ha previsto tutto, e cio il Vaticano e il Papa Francesco hanno accolto la proposta con grande amore. Qui, voglio dire, usando un'espressione egiziana: "Non ci posso credere" (cio che la visita, nonostante i tempi ristretti di preparazione, stato meraviglioso). Santit, quando lei venuto qui, certamente nel suo cuore sussistevano riflessioni e pensieri, Le possibile dirci oggi, ultimo giorno della visita, che cosa sente nel Suo cuore? In primo luogo, sento l'amore di Cristo che ci unisce, come disse San Paolo: "Poich l'amore del Cristo ci spinge" (2 Cor 5, 14), e questo proprio vero "l'amore del Cristo ci spinge". L'incontro con Sua Santit il Papa di Roma stato singolare e magnifico; stato un incontro con la verit, ricolmo di benedizione. Il Papa di Roma una delle rare persone al mondo che, quando le incontri ti senti raggiunto dalla benedizione, attingi dal lui gioia, attingi da lui forza. Ogni sua parola una comunicazione spirituale, anche i bambini sono attratti da queste persone. Sua Santit Francesco mi ha detto quando abbiamo parlato durante il pranzo, del Papa Cirillo VI, della Chiesa Copta, che tutti erano attratti alla sua persona, che lo Spirito Santo colui che sospinge il cuore puro, come quello dei bambini, verso queste persone speciali.

Quali erano gli obiettivi della sua visita? E al termine della visita li sente realizzati? Il primo obiettivo della visita era quello di congratularmi con il Papa Francesco per la sua elezione alla Sede di San Pietro, cos come risposta alle congratulazioni che mi ha mandato il precedente Papa di Roma in occasione della mia intronizzazione alla Sede di San Marco Evangelista - Egli ha inviato una delegazione di alto livello, guidata da Sua Em.za il Cardinale Kurt Koch (Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unit dei cristiani) a partecipare a quella cerimonia. Poi dopo qualche giorno la visita di Sua Em.za il Cardinale Sandri (Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali), ne ha confermato l'obiettivo di confermare l'amore reciproco. Il secondo fine era quello di raggiungere una maggiore apertura tra le due chiese, io dico sempre che l'unit dei cristiani come il segno della croce: alla base c' l'amore, poi si sale con il dialogo e lo studio, per arrivare alla pienezza nella preghiera. Questa la Croce che ci accomuna: l'amore, il dialogo, lo studio e la preghiera. Quale dono Vostra Santit porter da questo viaggio al popolo copto in Egitto? Da questa visita porter loro l'amore grande verso la Chiesa copta ortodossa che ho incontrato qui a Roma. Dir che la nostra Chiesa amata da tutti, e che questo un motivo di gioia. Tutto ci ho percepito dagli sguardi pieni di apprezzamento per la storia della nostra Chiesa , del suo valore, delle sue radici molto antiche e per la sua autenticit. In realt, ci siamo rallegrati vedendo Cardinali, Vescovi, preti e monaci, che, partecipando alla liturgia copta, mostravano apprezzamento e venerazione. Io so che i punti di accordo sono veramente tantissimi e, personalmente, nel prossimo periodo cercher di approfondire la reciproca conoscenza per comprenderci sempre di pi. Lo Spirito Santo ci doni "cuori aperti" e "menti aperte", perch le menti e i cuori chiusi "fermano le barche naviganti", come dice da noi un detto assai diffuso. Santit questo quello che porterete al popolo della Chiesa copta ortodossa, ma cosa Ella porter al popolo della Chiesa copta cattolica ed alle altre chiese in Egitto? Dal mio primo giorno in cui mi stata affidata questa nuova responsabilit, il mio cuore aperto a tutti, e soprattutto alle parole di Ges Cristo "perch siano tutti una cosa sola" (Gv 17, 21), parole pronunciate qualche ora prima della Croce. Parole sempre presenti di fronte a me in ogni momento: " perch siano tutti una cosa sola". A livello personale, e a livello della responsabilit che rivesto, accoglier ogni possibile occasione per confermare questa unit, alla quale Ges tutto ha orientato. Vostra Santit cosa pensa dell'espressione di Papa Francesco, cio che dobbiamo vivere tra noi un "ecumenismo della sofferenza"? E' un'espressione grandiosa e nuova: "ecumenismo della sofferenza" o "ecumenismo del dolore" ma anche una eco di ci che la Bibbia dice: "se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro onorato, tutte le membra gioiscono con lui" (1 Co 12 , 26). Si tratta di un'espressione potente perch individua "il corpo di Cristo", che la Chiesa (cfr. Col 1, 18). L'obiettivo di questa partecipazione ecumenica nel dolore e nella sofferenza che nessun cristiano si senta solo. Quante ginocchia inginocchiate in preghiera per questo? Qual l'impressione che il Santo Padre Francesco Le ha lasciato, quando l'ha incontrato la prima volta, mentre era in attesa del suo arrivo dall'aeroporto? E' qualcosa di incredibile, cio da non crederci. Ero in macchina quando Sua Eccellenza Barnaba (Vescovo di Torino a Roma) mi ha detto: "Il Papa la sta aspettando". Gli ho risposto: "ma il

nostro incontro non sarebbe domani, 10 maggio"?. Mi ha detto: "S, ma il Santo Padre la sta aspettando ora". Pertanto, quando l'automobile arrivata in Vaticano ho trovato di fronte a me il Papa che mi ha accolto. E' stato un impatto di grande umilt e di grande amore. Ci che ora mi preoccupa come rispondere a questi gesti di amore! Vostra Santit potrebbe valutare il suggerimento di fare del 10 maggio una festa di comunione tra le due chiese? Tra la prima visita di Papa Shenouda III e la seconda visita di Papa Giovanni Paolo II, sono trascorsi 27 anni, e tra la seconda visita di Papa Giovanni Paolo II e Papa Shenouda III, sono trascorsi 13 anni e questo conferma che le distanze si sono sempre ravvicinate. D'altra parte, quando il tempo si allunga ci fa dimenticare e per questo ho suggerito di fissare questa festa, il 10 maggio, quale giornata di amore fraterno da celebrarsi nelle nostre chiese, condividendo i messaggi tra il Papa di Roma e il Papa di Alessandria, per confermare questo amore, questa comunicazione, questa vicinanza e questa apertura all'altro; per poter condividere il nostro amore e la nostra condivisione a tutti. L'ultima domanda: Vostra Santit cosa raccomanda alle persone che vivono una sorta di intolleranza e, talvolta, un senso di chiusura verso gli altri, con il pretesto della gelosia apostolica? Dico a questa persona: "Tu non conosci il vero Cristo"; "Tu non conosci Cristo che ha lavato i piedi"; "Tu non conosci Cristo che ha perdonato i suoi nemici, nel culmine del dolore sulla croce"; "Tu non conosci Cristo, che ci ha chiamati all'Unit nella sua ultima preghiera"; "Tu non conosci Cristo, che ha detto sulla croce: 'Ho sete' (Gv 19, 28), ho sete di tutti". Grazie Santit.

Dal catino alla lavatrice


YOANI SANCHEZ

Da lontano si sentono i colpi dum, dum dum. Il braccio si solleva sostenendo un bastone grosso e liscio, per poi cadere con forza sul lenzuolo ritorto. La schiuma saponosa esplode a ogni colpo e dalla tela esce fuori unacqua bianca che si confonde con quella del fiume. molto presto, il sole appena sorto e gi gli stenditoi attendono la biancheria umida che dovr asciugarsi durante la mattina. La donna esausta. Fin dalladolescenza lava in questo modo i suoi indumenti e quelli della sua famiglia. Quale altra possibilit avrebbe? In quel paesino sperduto di una montagna orientale, tutte le sue vicine di casa lavano i panni allo stesso modo. A volte quando dorme, il suo corpo si muove inquieto sul letto e accenna un movimento: sale scende dum dum dum. In questi giorni parlando dellemancipazione femminile a Cuba cercano di persuaderci che abbia fatto grandi passi in avanti, mostrando il numero delle donne elette in parlamento. Si parla anche - nei media pi ufficiali - di quante donne siano riuscite a ottenere incarichi amministrativi e da dirigenti di istituzioni, centri scientifici o imprese. Tuttavia, si dice ben poco di quanto costi sacrificio per loro conciliare certe funzioni con la pressante agenda domestica e con le precariet materiali. Basta osservare il volto delle donne che superano i quarantanni, per notare quelle labbra piegate verso il basso comuni a tante cubane. il segno lasciato da una quotidianit dove una buona parte del tempo devi dedicarla a compiti sfiancanti e ripetitivi. Uno di questi lavare le biancheria, che molte compatriote svolgono almeno un paio di volte alla settimana - a mano e in condizioni molto difficili. Alcune di loro neppure dispongono di acqua corrente in casa.

In un paese dove una lavatrice costa il salario di un intero anno di lavoro, non si pu parlare di emancipazione femminile. Davanti al catino e alla spazzola, o al paiolo con i pannolini da beb che gorgoglia sopra la legna, migliaia di femmine trascorrono molte ore della loro vita. La situazione diventa ancora pi difficile se ci allontaniamo dalla capitale e osserviamo le mani di quelle donne che mantengono pulite, con la forza delle dita, le camicie, i pantaloni e persino le uniformi militari dei loro familiari. Sono mani nodose, macchiate di bianco a causa del sapone o del detergente dove stanno immerse per ore. Mani che smentiscono le statistiche sullemancipazione e le quote predisposte ad arte, con le quali cercano di convincerci del contrario.

HAVEL/ Cos la verit distrugge il mondo dell'apparenza


Giovanna Parravicini
Itaca e La casa di Matriona hanno ripubblicato un testo del 1978 di Vclav Havel, Il potere dei senza potere, di cui per gentile concessione degli editori proponiamo un brano. Il commento di Giovanna Parravicini. Una scommessa sullio come reale protagonista della storia e della politica parrebbe a moltissimi anche oggi (e non solo in un paese satellite dellUrss nei plumbei anni 70) un gesto di pura follia: e invece, paradossalmente, proprio la storia non solo quella passata ma anche quella pi recente, basti pensare alla vita della Chiesa e alle ultime vicende politiche italiane a confermarci il realismo di questa visione. Per non parlare della Russia, alla luce dei movimenti che da poco pi di un anno hanno cominciato a percorrerne la societ, e che in qualche modo costituiscono il riaffiorare, sotto nuove forme, di un flusso sotterraneo, nascosto e dimenticato per anni nelle corse al capitalismo selvaggio, alla rincorsa dellOccidente. Lo stesso flusso di cui si era fatto portatore, negli anni 60-70, il dissenso in Urss e nei Paesi dellEst Europa. In maniera magari inconsapevole o solo parzialmente consapevole in molti suoi partecipanti, riemerge in superficie la natura pi profonda e irriducibile delluomo, il miracolo dellio, per usare unaltra espressione di Vaclav Havel. quanto ripropone oggi lantologia di scritti del drammaturgo, filosofo e infine presidente della Repubblica Ceca, pubblicata in queste settimane dalla Casa di Matriona (editrice di Russia Cristiana) e da Itaca, che prende il nome dal suo saggio pi famoso: non un ritratto dei totalitarismi del XX secolo, ma una chiave per comprendere e rinnovare la nostra societ malata di scetticismo, pi profondamente ancora che di crisi. Pi di trentanni fa Havel sottolineava laspetto forse pi universale e moderno dellideologia, la tentazione attraverso cui punta a soffocare la natura delluomo, a stravolgerne lesperienza originaria riducendola e ideologia, preservando lindividuo dal rischio di giocarsi in prima persona, offrendogli sicurezze a buon mercato ma rendendolo in tal modo connivente, non solo vittima ma anche complice dei suoi crimini. Che cosa pu rompere questo mondo dellapparenza costruito dallideologia, in cui tutti siamo coinvolti e ci assumiamo in qualche modo un ruolo e un compito? Havel sceglie un personaggio emblematico, non un intellettuale ma uno qualunque, un erbivendolo che un bel giorno decide di non esporre pi, nella vetrina del negozio che gestisce, il cartello con lo slogan Proletari di tutto il mondo unitevi! uno dei tanti che compongono il panorama del mondo dellapparenza. Lui, come tutti, ha esposto il cartello per anni: al di l del significato dello slogan, che gli era probabilmente del tutto estraneo, manifestava la sua fedelt al mondo dellapparenza, si adattava alle circostanze. Cos facendo poneva la sua pietra per ledificazione di quel mondo, egli stesso ne diventava cittadino a pieno titolo nellunico modo possibile: mentendo. Il giorno in cui decide di non esporre pi il cartello con lo slogan, il nostro personaggio non compie un gesto da poco, come potrebbe sembrare esteriormente. La sua insubordinazione un tentativo di vivere nella verit: togliendo il suo mattone dalledificio dellapparenza, della menzogna, ne rende instabili le strutture, la nega come principio e la minaccia nella sua totalit. Perci, afferma Havel, la vita nella verit non ha solo una dimensione esistenziale

(restituisce luomo a se stesso), noetica (rivela la realt com), e morale ( un esempio); ha anche una evidente dimensione politica. Tuttavia e questo mi sembra il punto fondamentale tale lotta tra la menzogna e la verit (Havel richiama esplicitamente il testo di Solenicyn Vivere senza menzogna, uscito nel 1974 in seguito allarresto dellautore) non si svolge a livello etico, bens ontologico, non nasce da una posizione titanica delluomo ma trova il suo punto di genesi e il suo supporto nella struttura stessa dellessere umano. Esiste infatti una esistenza autentica, una sfera segreta delle reali intenzioni della vita, della sua segreta apertura alla verit, che costituisce linvisibile, onnipresente alleato del peculiare, esplosivo e incalcolabile potere politico della vita nella verit. Insomma, la vita nella verit ha dalla sua la vita, la natura umana, il miracolo dellio: per questo, nel momento in cui viene alla luce e si manifesta (in un gesto come quello del nostro erbivendolo) lo fa con unenorme forza dirompente. Il sistema viene sgretolato dalle sue fondamenta perch ogni minimo gesto di verit lavora nellio facendolo riemergere dalle incrostazioni con cui lideologia aveva tentato di alienarlo: cos luomo, per usare unaltra espressione di Havel, si riappropria dellespressione del suo desiderio. Dunque, lunica reale opposizione questa vita nella verit. questo il potere dei senza potere.

Ripartire dall'esperienza
Federico Pichetto

Cos certamente difficile continuare. I fatti di queste ultime settimane chiedono un intervento serio al cuore dei problemi che pongono. Da circa ventanni, infatti, il nostro paese attorcigliato su se stesso, imprigionato in uno sterile e logorante dibattito su temi come la giustizia, limmigrazione e i valori non negoziabili che non ci ha reso un popolo migliore, ma che ci ha semplicemente fatto perdere un sacco di tempo nella ricerca della nostra vocazione in seno al consesso delle nazioni. E questo non perch i temi in questione non siano reali. Affatto. I processi a Milano di Berlusconi, laggressione assurda del ghanese Kabobo nello stesso capoluogo lombardo, i matrimoni omosessuali codificati in Francia o il referendum sulle scuole paritarie a Bologna sono tutte situazioni che stanno l a testimoniare che certe problematiche esistono e non possono essere ignorate. Proprio questo imporsi della realt, per, ci deve provocare a capire di pi le fondamenta su cui edificare le nostre riflessioni. Bisogna superare lideologia in nome dellesperienza. E una tale operazione possibile se cominciamo a non ritenere i temi etici o culturali come temi staccati dalle questioni economiche: qualunque casalinga di Voghera, infatti, sa che la visione della vita ad influenzare le spese e leconomia di una famiglia. Se io ho un progetto per il quale il motorino di mio figlio vale di pi che i suoi libri di scuola, organizzer le mie entrate e le mie uscite in un certo modo; se le vacanze della famiglia sono giudicate pi importanti della visita dal dentista, mi comporter di conseguenza. La persona non un essere diviso. E continuare a dire che le nostre posizioni sul fine vita o sul matrimonio non influenzano le decisioni economiche uno specchietto per le allodole costruito apposta da chi vuole creare una distinzione profonda tra lidentit e la moralit della gente, tra lappartenenza vissuta e il giudizio emesso sulle singole questioni esistenziali. La persona una ed compito della comunit civile non distinguere le sfere di intervento, secondo lo schema conosciuto con il nome di laicit esclusiva, ma stabilire le priorit, integrando e facendo dialogare le diverse sensibilit in vista di un bene comune superiore, senza dimenticare o mettere a tacere nessuno. Questo, per, possibile nella misura in cui si compie un passo in avanti sul linguaggio che oggi usiamo. In questo momento su molti temi siamo impantanati e fermi proprio perch continuiamo ad usare una grammatica logora e inconcludente, una grammatica che irrigidisce le posizioni e non apre ad un confronto vero e serrato. Quale partito popolare, infatti, pu pensare di promuovere le proprie posizioni sui matrimoni omosessuali con le parole superficiali e imbarazzanti sentite in questi giorni da alcuni deputati del Pdl? Quale partito democratico, daltro canto, pu continuare a esprimersi sul tema della giustizia e del rapporto fra i poteri dello Stato con le espressioni verbalmente violente e snob di molti onorevoli e senatori del Pd? Non si tratta di questioni personali o di posizioni ideologiche:

si tratta di abbandonare un certo schema linguistico che genera rissa e non confronto per il bene comune. Noi abbiamo bisogno di ripartire dallesperienza per dire, dal di dentro dellesperienza, le cose vere della vita. Vogliamo, ad esempio, affermare una volta per tutte che se una persona si trova ad essere attratta da unaltra persona dello stesso sesso non succede assolutamente niente e non viene gi il mondo perch il punto nella vita non chi ci attrae, ma che cosa decidiamo di fare delle emozioni e dei sentimenti che ci coinvolgono? Vogliamo provare a dire che a volte la Legge non sufficiente a comprendere e a gestire i fenomeni politici, per cui il sistema legislativo deve essere sempre considerato come un sistema aperto e non chiuso, fino al punto di codificare un nuovo tipo di rapporto tra i poteri dello Stato? E, gi che ci siamo, possiamo iniziare a sostenere che nella tradizione della penisola italiana sia accogliere le genti straniere sia aiutarle a fare un percorso di reale integrazione culturale con la storia e la sensibilit del nostro paese, senza permettere inutili emarginazioni o insopportabili auto-ghettizzazioni? Tutto questo si pu iniziare a sottolineare solo se cominciamo a sviluppare un linguaggio che non parte dallideologia per leggere la realt, ma dallesperienza concreta. Si tratta di usare una ragione, come diceva Benedetto XVI, non chiusa in se stessa nella propria conoscenza, ma aperta al reale e alla storia. Nessuno, infatti, propone di modificare posizioni millenarie, ma di esprimerle nel XXI secolo. E non c nessuno che ha in mente di assolvere Berlusconi per principio, ma di parlare senza pregiudizio del problema della Giustizia e del suo rapporto con la Politica. Cos come nessuno pretende di chiudere le porte a chi viene in Italia dai paesi del Mediterraneo, ma di continuare a fare esistere lItalia come Nazione anche nei prossimi 150 anni senza farla risucchiare da un suk culturale dannoso per la stessa convivenza civile. Ovviamente tutto questo sforzo di ripensamento linguistico implica un lavoro non da poco. Un lavoro che richiede libert, coraggio, forza danimo, consapevolezza delle proprie tradizioni e della propria cultura, un lavoro di popolo. Lalternativa a tutto questo una sempre pi profonda divisione tra trib etniche e culturali, divisione che porter un giorno il nostro paese ad un clima di odio insostenibile di cui, gi oggi, cominciamo a vedere i primi frutti. Per questo occorre intervenire al pi presto. Dobbiamo intervenire come cittadini, come uomini, con il desiderio di riformulare consapevolmente la nostra grammatica e il nostro linguaggio, non per strizzare locchiolino al mondo, n per cedere ad una foga reazionaria, ma per avere accesso al futuro da protagonisti. Un futuro in cui la Politica la smetta di costruirsi sullideologia e sul malaffare, ma torni ad essere la pi autentica garante dellesperienza del singolo Io.

DIARIO DALLA FRANCIA/ La "libert" di Hollande mette agli arresti il Piccolo Principe
Durante l'ultima festa dellAscensione in Francia, il gruppo dei Veilleurs era pi sparso del solito: il vento era freddo, ma soprattutto il lungo ponte aveva spinto tanti parigini fuori dalla citt (alcuni di loro hanno partecipato ad altre veglie, nelle citt dove si sono trovati in vacanza). Eravamo forse 150. C'erano dei giornalisti di France Television e ci hanno seguiti per tutta la Veglia. Eravamo radunati sullAvenue de Breteuil e la strategia della polizia stata quella di ignorarci: mentre finora il comitato di accoglienza era piuttosto folto e minacciante, questa volta non cera neanche un camion in vista! Dopo aver ricordato che siamo in comunione con tutti gli altri Veilleurs nel resto della Francia, ma anche in posti significativi come Londra, Roma, Gerusalemme, la veglia iniziata alle 21.30 con lintervento di Philippe, omosessuale, uno dei pi assidui alle Veglie. Ha tenuto a ricordare una cosa: noi aspettiamo una conversione del cuore, quella del nostro presidente, lunico a poter decidere di non firmare i decreti della legge, ormai approvati dal Parlamento. Speriamo nel suo buon senso. Ma per questo, dobbiamo anche noi convertire il nostro cuore e non lasciarci trascinare in discorsi di odio nei suoi confronti. Poi, Jean si alzato a leggere la lettera del deputato europeo italiano on. Luca Volont agli amici della Manif pour tous. Abbiamo ascoltato un brano di musica con chitarra e violoncello, seguito da una poesia di Aragon. Ad ogni intervento, il pubblico applaudiva in silenzio, agitando le mani per esprimere la sua approvazione. Ma presto eravamo interrotti da un vicino, che non apprezzava il rumore (relativo)! Lo abbiamo invitato a dialogare e a sedersi tra noi, ma se n' andato. Abbiamo deciso allora di spostarci, e ci stato proposto di andare davanti allAssemblea Nazionale. Tutti sapevamo cosa significa: le vicinanze di questo luogo simbolico sono sotto alta sorveglianza, e alcuni avevano fresco in mente il ricordo di una notte passata in prigione per avervi

manifestato durante i giorni del voto della legge. Si votato a mano alzata, e una grande maggioranza desiderava andare l. Camminavamo in gruppo fitto (per non essere divisi in caso di intervento della polizia), tenendo in mano le nostre candele e cantando sottovoce gli inni del gruppo (un canto scout alla speranza, e linno dei Rsistants della seconda guerra mondiale). Arrivati, ci siamo seduti per proseguire la Veglia. Erano ormai le 23, stavamo leggendo il dialogo tra Antigone e Creone scritto da Anouilh. Mentre Antigone denuncia il potere violento di Creone e gli dice Chiama le tue guardie, abbiamo senito le sirene della polizia avvicinarsi. In pochi secondi siamo stati accerchiati da numerosi poliziotti (13 camion!). Ho sentito mormorare un poliziotto in piedi vicino a me: Ma che cosa facciamo qui? Cosa fa il commissario, impazzito?!. Un poliziotto ci fotografava a piccoli gruppi eccoci schedati! Leggevamo ormai lincontro del Piccolo Principe con la volpe, e i lettori non si lasciavano interrompere dal commissario che era venuto a parlamentare: avrebbe aspettato che fosse finita la lettura del testo dove esso dice lessenziale invisibile con gli occhi, non si vede bene che col cuore. Era arrivato per aiutare nella negoziazione anche un parlamentare che segue silenziosamente ognuna delle Veglie dallinizio. Dopo la lettura, il microfono viene teso al commissario, che, esitante e imbarazzato, ci chiede di alzarci e spostarci sulla piazzetta a 80 metri di distanza, sul lato del parlamento. Ragione? Voi fate una cosa illegale e vi lasciamo fare. Quindi anche voi dovete fare un gesto di buona volont e accettare quello che vi chiediamo. Altrimenti? Verremo arrestati e portati via. Non c nessuna ragione oggettiva perch la seconda piazza sia pi adatta al nostro raduno che quella dove siamo, e, ironia suprema, proprio perch stavano su quella piazza che alcuni di noi sono stati arrestati la sera del 14 aprile! Nuovo voto a mano alzata: decidiamo di spostarci come richiesto, per poter finire pacificamente il programma denso della Veglia. Il poliziotto di prima, mentre gli passo davanti, mi ringrazia: Meno male che vi spostate, non volevamo proprio arrestarvi! Tra laltro adoro Saint-Exupry!. Sono tornati nei loro camion, dai quali ci hanno controllato (e filmato?) per il resto della serata. Un ragazzo ha inteprretato Bob Dylan (A Hard rain a gonna fall), poi ha letto un messaggio del filosofo Fabrice Hadjadj: Noi non siamo degli indignati, ma degli stupiti, meravigliati. Natura in greco si dice , dal verbo "manifestarsi, essere presente". Difendiamo con la nostra presenza un dato naturale. Il nostro movimento non rivendicatore, ma il fiore della gratitudine per la vita ricevuta . Infine ha ricordato in cinque punti articolati perch la legge gli sembra inaccettabile. Era ormai mezzanotte e mezza, il giorno dopo era lavorativo, e si deciso di non passare la notte a vigilare. Il gruppo si sciolto in silenzio, per poter partire con lultima metro.

UOMO CLONATO/ Sirchia: non pi scienza, ma il peggiore dei mondi possibili


La clonazione umana stata utilizzata per produrre nuovi embrioni dei quali servirsi per la ricerca medica. Gli embrioni clonati servono come fonte di cellule staminali, con lo scopo di realizzare nuovi muscoli cardiaci, ossa, tessuti cerebrali e qualsiasi altro tipo di cellula corporea. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell, ha fatto ricorso a metodi simili a quelli dei ricercatori inglesi che hanno clonato la pecora Dolly. Ilsussidiario.net ha intervistato il professor Girolamo Sirchia, ex ministro della Sanit e specialista di medicina interna. Professor Sirchia, che cosa ne pensa della ricerca pubblicata sulla rivista Cell? La ritengo uniniziativa molto discutibile e gravissima sotto tutti i profili. Produrre esseri umani, sia pure embrionali, per fini di ricerca mi sembra voglia dire che abbiamo veramente superato ogni limite. Ci stato temuto fin dallinizio, quando queste tecniche sono diventate disponibili, e la storia recente della medicina dimostra che tutto quello che pu essere realizzato tecnicamente viene realizzato. Ci non toglie per che siamo arrivati ad estremi che esigerebbero prese di posizione fortissime da parte degli organismi internazionali, i quali dovrebbero vietare il fatto di valicare determinati limiti, perch di questo passo pu accadere qualsiasi cosa. Fino a che punto le sue convinzioni sono diffuse tra i ricercatori mondiali?

La mia una posizione condivisa da molti esponenti del mondo scientifico, con leccezione di qualche avventurista che come sempre fa da pioniere a scapito dei valori umani, se non per interesse almeno per spirito di protagonismo. Ci comunque non giustifica il sovvertimento dei valori umani e non solo. Secondo lei si tratta di un fatto pi grave rispetto allutilizzo di embrioni gi esistenti? Naturalmente s, perch se un embrione viene prodotto con finalit di ricerca, considerando che quello un essere umano in potenza, si supera un limite che non era mai stato varcato in precedenza. Gi il fatto di usare gli embrioni a scopo di ricerca una scelta molto discutibile, ma se addirittura li creiamo con questo scopo, e poi inesorabilmente per farne dei prodotti commerciali, anche se farmaceutici, questo diventa un superare ogni limite. Mi preoccuperei se la cosa venisse accettata dalla comunit internazionale, perch ci vorrebbe dire che lumanit ha di fronte a s un destino molto negativo. Dal punto di vista scientifico, qual invece il valore della ricerca pubblicata su Cell? Dal punto di vista scientifico, occorre distinguere tra lutilizzo della clonazione per la produzione di animali sul modello della pecora Dolly, e il fatto di creare embrioni con altre tecniche. Il concetto per alla fine sempre lo stesso: si prendono prodotti che sono potenzialmente capaci di diventare persone, per utilizzarle a scopi sia pur nobilissimi di ricerca. Ci significa che il valore di una persona quasi ridotto a zero. Rispetto alle cellule staminali non embrionali, che cosa offrono in pi gli embrioni clonati? Ci sono delle differenze, che pure nel tempo si sono notevolmente ridotte. Le Ips, o cellule staminali totipotenti, assomigliano a quelle embrionali perch sono differenziate e indirizzate in laboratorio, ma non sono comunque identiche. Quindi certamente sono due sorgenti diverse, e potrebbero essere in teoria interessanti. Se per avere quel prodotto devi per arrivare a violare la persona umana, a questo punto c un limite a tutto. La scienza non pu permettersi di andare oltre certi limiti etici. Come spiegarlo a chi non crede che lembrione sia un essere umano? Anche questi scienziati devono quantomeno ammettere che se pure lembrione non ancora un essere umano, destinato a diventarlo. La stessa pecora Dolly era inizialmente un embrione che poi diventato una pecora adulta. Si tratta quindi comunque di qualcosa che non pi soltanto un materiale genetico, ma un materiale gi avviato sul percorso della differenziazione verso lessere umano, e quindi anche se non una persona n un essere umano compiuto, si tratta comunque del germe da cui questo si sviluppa. Se si lascia che un embrione cresca indisturbato arriva comunque a diventare un uomo: rispetto a una pecora mi sembra che ci sia una differenza fondamentale.

Agli ambasciatori di Kyrgyzstan, Antigua e Barbuda, Lussemburgo, Botswana


Signori Ambasciatori, sono lieto di accogliervi in occasione della presentazione delle Lettere che vi accreditano come Ambasciatori straordinari e plenipotenziari dei vostri rispettivi Paesi presso la Santa Sede: il Kyrgyzstan, Antigua e Barbuda, il Gran Ducato di Lussemburgo e il Botswana. Le cortesi parole che mi avete rivolto, e di cui vi ringrazio vivamente, testimoniano che i Capi di Stato dei vostri Paesi hanno a cuore di sviluppare le relazioni di stima e di collaborazione con la Santa Sede. Vi sar grato se vorrete trasmettere loro i miei sentimenti di gratitudine e di rispetto, e lassicurazione delle mie preghiere per le loro persone e i loro connazionali. Signori Ambasciatori, lumanit vive in questo momento come un tornante della propria storia, considerati i progressi registrati in vari ambiti. Dobbiamo lodare i risultati positivi che concorrono allautentico benessere dellumanit, ad esempio nei campi della salute, delleducazione e della comunicazione. Tuttavia, va anche riconosciuto che la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo continuano a vivere in una precariet quotidiana con conseguenze funeste. Alcune patologie aumentano, con le loro conseguenze psicologiche; la paura e la disperazione prendono i cuori di numerose persone, anche nei Paesi cosiddetti ricchi; la gioia di vivere va diminuendo; lindecenza e la violenza sono in aumento; la povert diventa pi evidente. Si deve lottare per vivere, e spesso per vivere in modo non dignitoso. Una delle cause di questa situazione, a mio parere, sta nel rapporto che abbiamo con il denaro, nellaccettare il suo dominio su di noi e sulle nostre societ. Cos la crisi finanziaria che stiamo attraversando ci fa dimenticare la sua prima origine, situata in una profonda crisi antropologica. Nella negazione del primato delluomo! Abbiamo creato nuovi idoli. Ladorazione dellantico vitello doro (cfr Es 32,15-34) ha trovato una nuova e spietata immagine nel feticismo del denaro e nella dittatura delleconomia senza volto n scopo realmente umano. La crisi mondiale che tocca la finanza e leconomia sembra mettere in luce le loro deformit e soprattutto la grave carenza della loro prospettiva antropologica, che riduce luomo a una sola delle sue esigenze: il consumo. E peggio ancora, oggi lessere umano considerato egli stesso come un bene di consumo che si pu usare e poi gettare. Abbiamo incominciato questa cultura dello scarto. Questa deriva si riscontra a livello individuale e sociale; e viene favorita! In un tale contesto, la solidariet, che il tesoro dei poveri, spesso considerata controproducente,

contraria alla razionalit finanziaria ed economica. Mentre il reddito di una minoranza cresce in maniera esponenziale, quello della maggioranza si indebolisce. Questo squilibrio deriva da ideologie che promuovono lautonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria, negando cos il diritto di controllo agli Stati pur incaricati di provvedere al bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone unilateralmente e senza rimedio possibile le sue leggi e le sue regole. Inoltre, lindebitamento e il credito allontanano i Paesi dalla loro economia reale ed i cittadini dal loro potere dacquisto reale. A ci si aggiungono, oltretutto, una corruzione tentacolare e unevasione fiscale egoista che hanno assunto dimensioni mondiali. La volont di potenza e di possesso diventata senza limiti. Dietro questo atteggiamento si nasconde il rifiuto delletica, il rifiuto di Dio. Proprio come la solidariet, letica d fastidio! considerata controproducente: come troppo umana, perch relativizza il denaro e il potere; come una minaccia, perch rifiuta la manipolazione e la sottomissione della persona. Perch letica conduce a Dio, il quale si pone al di fuori delle categorie del mercato. Dio considerato da questi finanzieri, economisti e politici, come non gestibile, Dio non gestibile, addirittura pericoloso perch chiama luomo alla sua piena realizzazione e allindipendenza da ogni genere di schiavit. Letica unetica non ideologica naturalmente permette, a mio parere, di creare un equilibrio e un ordine sociale pi umani. In questo senso, incoraggio gli esperti di finanza e i governanti dei vostri Paesi a considerare le parole di san Giovanni Crisostomo: Non condividere con i poveri i propri beni derubarli e togliere loro la vita. Non sono i nostri beni che noi possediamo, ma i loro (Omelia su Lazzaro, 1, 6 : PG 48, 992D). Cari Ambasciatori, sarebbe auspicabile realizzare una riforma finanziaria che sia etica e che produca a sua volta una riforma economica salutare per tutti. Questa tuttavia richiederebbe un coraggioso cambiamento di atteggiamento dei dirigenti politici. Li esorto ad affrontare questa sfida, con determinazione e lungimiranza, tenendo conto naturalmente della peculiarit dei loro contesti. Il denaro deve servire e non governare! Il Papa ama tutti, ricchi e poveri; ma il Papa ha il dovere, in nome di Cristo, di ricordare al ricco che deve aiutare il povero, rispettarlo, promuoverlo. Il Papa esorta alla solidariet disinteressata e a un ritorno delletica in favore delluomo nella realt finanziaria ed economica. La Chiesa, da parte sua, lavora sempre per lo sviluppo integrale di ogni persona. In questo senso, essa ricorda che il bene comune non dovrebbe essere una semplice aggiunta, un semplice schema concettuale di qualit inferiore inserito nei programmi politici. La Chiesa incoraggia i governanti ad essere veramente al servizio del bene comune delle loro popolazioni. Esorta i dirigenti delle realt finanziarie a prendere in considerazione letica e la solidariet. E perch non potrebbero rivolgersi a Dio per ispirare i propri disegni? Si former allora una nuova mentalit politica ed economica che contribuir a trasformare la dicotomia assoluta tra la sfera economica e quella sociale in una sana convivenza. Infine, saluto con affetto, per vostro tramite, i Pastori e i fedeli delle comunit cattoliche presenti nei vostri Paesi. Li esorto a continuare la loro coraggiosa e gioiosa testimonianza della fede e dellamore fraterno insegnati da Cristo. Non abbiano paura di offrire il loro contributo allo sviluppo dei loro Paesi, mediante iniziative e atteggiamenti ispirati alle Sacre Scritture! E nel momento in cui voi inaugurate la vostra missione, vi porgo, Signori Ambasciatori, i miei migliori auguri, assicurando la collaborazione della Curia Romana per ladempimento della vostra funzione. A tal fine, volentieri invoco su di voi e sui vostri familiari, come pure sui vostri collaboratori labbondanza delle divine Benedizioni. Grazie.

Alla Caritas Internationalis: Una Chiesa senza la carit non esiste


Il Papa alla Caritas Internationalis: aiutare i poveri, in pericolo la persona umana: Una Chiesa senza la carit non esiste. Con queste parole Papa Francesco ha accolto questa mattina in udienza il Comitato esecutivo di Caritas Internationalis, riunito in questi giorni a Roma per la riunione annuale sotto la presidenza del cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga. Il Pontefice ha messo in ampio risalto il lavoro svolto dallorganismo caritativo della Chiesa, in particolare in un momento in cui ha affermato la crisi mette in pericolo luomo, carne di Cristo. Quando lo studio della verit cristiana si rimbocca le maniche, quello il momento in cui la verit diventa carit, una carezza data a chi nella sventura. E questo esattamente ci che Papa Francesco si aspetta dal lavoro svolto da Caritas Internationalis. Voi siete ha detto riconfermando la Caritas nel suo impegno parte essenziale della Chiesa. Meglio, listituzione dellamore della Chiesa giacch, ha soggiunto, una Chiesa senza la carit non esiste. Per questo, il Papa ha espresso profonda gratitudine, sottolineando come il lavoro della Caritas rivesta una doppia dimensione: di azione sociale nel significato pi ampio del termine e una dimensione mistica, cio a dire posta nel cuore della Chiesa: La Caritas la carezza della Chiesa al suo popolo; la carezza della Madre Chiesa ai suoi figli; la tenerezza, la vicinanza. La ricerca della verit e lo studio della verit cattolica sono altre dimensioni importanti della Chiesa, se la facciano i teologi Poi si trasforma in catechesi e in esegesi. La Caritas lamore nella Madre Chiesa, che si avvicina, accarezza, ama. Dopo questo primo intervento iniziale, Papa Francesco ha dato spazio ad alcune domande dei presenti, ma prima ha spiegato in che modo vada inteso lamore cristiano, gratuito, simboleggiato dai pochi pani e pesci del Vangelo che

sfamarono una folla: Non si moltiplicarono. No, non la verit: semplicemente non finirono, come non fin la farina e lolio della vedova. Non finirono. Quando uno dice moltiplicare pu confondersi e credere che faccia una magia No, semplicemente la grandezza di Dio e dellamore che ha messo nel nostro cuore, che se vogliamo quello che possediamo non termina. La prima delle quattro risposte ha riguardato la crisi molto grave che da anni morde il pianeta, spesso in modo davvero duro: Non solo una crisi economica un aspetto non solamente una crisi culturale altro aspetto non solamente una crisi di fede. una crisi in cui luomo colui che soffre le conseguenze di questa instabilit. Oggi in pericolo luomo, la persona umana. in pericolo la carne di Cristo. Attenzione, eh! Che per noi tutta la persona, e maggiormente se emarginata, malata, la carne di Cristo. Il lavoro della Caritas soprattutto rendersi conto di questo. Citando un midrash ebraico medievale che descrive la costruzione della Torre di Babele, Papa Francesco ha notato come nel racconto il valore dei mattoni faticosamente prodotti uno ad uno finisse per contare pi degli operai che li fabbricavano, che rischiavano serie conseguenze in caso di spreco. Questo midrash stata la sua considerazione esprime quello che sta succedendo adesso, lesistenza cio di uno squilibrio negli investimenti finanziari, per cui a fronte di grandi riunioni internazionali, si muore di fame: La nostra civilt si confusa e invece di far crescere la creazione perch luomo sia pi felice e sia la migliore immagine di Dio questo il mandato che abbiamo, far crescere la creazione - e instaura, la parola dura, ma credo sia esatta, la cultura dellusa e getta: quello che non serve si getta nella spazzatura, i bambini, gli anziani, con questa eutanasia nascosta che si sta praticando i pi emarginati. Questa la crisi che stiamo vivendo. La seconda risposta di Papa Francesco ha riguardato la sollecitudine con cui tenuta a muoversi la Chiesa in un qualsiasi caso di necessit, simboleggiata dal gesto della carezza. Prendendo ad esempio situazioni di povert o di guerra, il Papa ha ribadito che ci sono momenti in cui semplicemente bisogna neutralizzare il male C fame ha detto bisogna dare da mangiare, ci sono dei feriti, vanno curati. E curare, ha indicato, la carezza della Madre Chiesa. Ma per fare ci necessario molto denaro e cita San Giovanni Crisostomo, laddove dice che la Chiesa potrebbe dover vendere i suoi beni per dar da mangiare ai poveri: San Giovanni Crisostomo lo diceva chiaramente: Ti preoccupi di adornare la Chiesa e non il corpo di Cristo che ha fame. La carezza, questa carezza. Per me lespressione pi bella della carezza di fronte a una necessit quella del Buon Samaritano, che non dice: lo alz, lo port alla locanda, pag e se ne and. No, gli lav le ferite, gli cur le ferite, poi lo alz, lo prese e afferm: Pagher per quello che manca. Terzo punto, la promozione del Vangelo. Il pensiero di Papa Francesco andato in questo caso al genio formativo di uno dei grandi Santi della carit: Penso per a don Bosco che aveva incontrato nella sua parrocchia, nella sua terra, in un momento di crisi, di grande povert, molti ragazzi che vivevano sulla strada, affamati, imparando i vizi e finivano nella delinquenza... Egli vide tutto questo e disse: No, i ragazzi! E cominci con lidea della scuola di arti e mestieri e cos via. La visione della promozione d uno strumento per potersi guadagnare da vivere. La quarta risposta ha riguardato la spiritualit della Caritas. Il suo fondamento, ha asserito il Papa, donarsi, uscire da se stessi e stare al servizio continuo delle persone che vivono in situazioni estreme. Da qui discende, ha osservato il Pontefice, una duplice funzione: Da un lato, andare alle periferie esistenziali, aiutare, curare e dallaltro portare nella Chiesa questo sentimento di tenerezza, che pi che un sentimento, un valore che la Chiesa Madre non pu perdere: La spiritualit della Caritas la spiritualit della tenerezza e noi abbiamo escluso dalla Chiesa la categoria della tenerezza. A volte la nostra seriet, tra virgolette, di fronte alla pastorale, ci porta a perdere questa categoria, che la maternit della Chiesa! La Chiesa madre, fondamentalmente madre. E questa caratteristica della tenerezza per me il nucleo al quale deve riferirsi la spiritualit della Caritas: recuperare per la Chiesa la tenerezza". La Chiesa - ha proseguito - entrata nelle deviazioni "quando si dimenticata della carezza e della tenerezza. Infine, i rifugiati, che Papa Francesco ha definito con preoccupazione un dramma. Bisogna accompagnarli, ha esortato, ricordando il milione e oltre di sfollati dalla Siria verso il Libano, come un tempo avvenne per coloro che dallIran approdarono sempre il Libano transitando dalla Siria. E assieme a loro, Papa Francesco ha ricordato anche le condizioni della gente sfruttata alla quale, ha detto tolgono loro il passaporto e li fanno lavorare come schiavi. Su tutto questo, ha concluso, vi sia una grande presenza di tenerezza nella Chiesa.

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