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E.

88-452-4975-1

Husserl, Filosofia

dell'Aritmetica

traduzione e cura di G. Leghissa, Bompiani, Milano, 2001, pp. 359, Euro 19, 36, ISBN Recensione di Carmelo Cal - 11/12/2002 Filosofia Indice - Links La Filosofia dell'Aritmetica di Husserl un'opera complessa per diverse ragioni: per l'ampiezza dei riferimenti presenti a Husserl nella discussione psicologica e logica dell'origine del concetto di numero, per il metodo e il campo di problemi delineati, che pongono in risalto la formazione del giovane Husserl, per il significato che il metodo d'analisi ed i risultati a cui egli giunge possono assumere per i lettori, quando ancora in discussione l'impatto della psicologia e delle scienze cognitive sulla filosofia e sulla logica. Si aggiunga anche l'importanza della Filosofia dell'Aritmetica nello studio della fase proto o pre-fenomenologica di Husserl, ammesso che queste espressioni abbiano senso, dal momento che non possibile prescinderne nel delineare il complesso panorama di analisi e studi husserliani in cui, a fronte dell'assenza di una definizione precisa della nozione dell'intenzionalit o di un diverso concetto d'intenzionalit rispetto a quello elaborato a partire dalle Ricerche Logiche, possibile invece riscontrare temi e nozioni che diverranno concetti chiave della descrizione fenomenologica matura. Per necessit, dunque, restringer le mie considerazioni all'orizzonte tematico e a quegli aspetti della Filosofia dell'Aritmetica che possono contribuire a valutare l'attualit della fenomenologia, disegnandone i complessi confini grazie a un'opera che richiede di essere considerata in un contesto che comprende le ricerche di Cantor, Weierstrass, Kronecker, Dedekind, Schrder, Frege, Lotze, Mill, Mach, Brentano, Stumpf, von Ehrenfels e Meinong, ma anche von Helmohltz e Wundt. Il presupposto dello studio del concetto di numero condotto da Husserl consiste nel ritenere che esso non possa prescindere dall'analisi del processo del contare e delle attivit intenzionali, simboliche ed intuitive coinvolte fin dall'esperienza ordinaria che comunemente se ne ha. Ci denuncia una differenza profonda rispetto al programma della scienza (filosofia della matematica), Filosofia teoretica (fenomenologia), Psicologia, Storia della filosofia (contemporanea)

logicista di Frege e un'affinit, pi che una filiazione diretta, con la psicologia descrittiva di Brentano. Rispetto a Frege, Husserl sostiene che un tentativo di definizione dei numeri attraverso una loro riduzione a enunciati logici non contraddittori formulati nel linguaggio della teoria degli insiemi non soddisfa appieno il senso del concetto di numero. Infatti, "solo ci che composto in maniera logica pu essere oggetto di definizione. Non appena ci si scontra con il concetto ultimo, elementare, ogni attivit definitoria ha fine" (cap. 7, 3, pp. 162 e 163). Non si tratta tanto di una critica estrinseca ad un programma di ricerca alternativo, motivata da presupposti epistemologici e finalit diverse, per quanto una simile interpretazione sia fondata, dal momento che Husserl non condivideva i presupposti del programma logicista di fondazione della matematica. D'accordo con Brentano, per il quale ogni concetto pensabile solo se fondato in un'intuizione concreta, Husserl sostiene infatti che "giacch abbiamo il diritto [...] di disporre delle estensioni dei nostri concetti come di qualcosa di dato, deve essere possibile, attraverso la comparazione e la differenziazione di semplici esempi scelti convenientemente, avvicinarci ai contenuti dei concetti intesi a partire dalle estensioni corrispondenti" (cfr. cap. 1, 4, p. 61). Tuttavia, mi sembra che la critica di Husserl a Frege si concentri sull'impiego del principio d'identit di Leibniz nel test della sostitutivit (cfr. 6 e 7). Da un lato, Husserl ritiene che Frege non chiarisca quale sia il contesto di applicazione del principio, in funzione del quale presumibile che vari anche la portata della somiglianza o dell'uguaglianza, dal momento che presumibile che sussistano condizioni diverse per la reciprocit delle propriet alle quali si riferiscono le proposizioni sostituibili, qualora siano relative a oggetti complessi, propriet o attributi, concetti. Dall'altro, Husserl rimprovera a Frege di usare i sintagmi "essere lo stesso di" [ dasselbe sein wie] e "coincidere" [zusammenfallen] come espressioni dell'uguaglianza [Gleichheit], ma di intenderle nel senso dell'identit [Identitt], senza distinguere la completa coincidenza dell'identit dalla coincidenza parziale dell'uguaglianza, in modo che essere uguale in un qualsiasi modo equivale a essere uguale in tutti i modi. L'impiego equivoco di queste espressioni comporterebbe, a giudizio di Husserl, grosse difficolt, costringendo ad un uso non omogeneo del test di sostitutivit nel caso di oggetti materiali, propriet, concetti. La vicinanza di Husserl a Brentano, al quale dedicata la Filosofia dell'Aritmetica, si misura invece dal metodo argomentativo giocato contro le diverse teorie che spiegano la costituzione di un aggregato [Inbegriff] e dall'adozione della partizione tra "relazioni primarie" e "relazioni secondarie". Quanto al primo punto, il concetto di aggregato un elemento fondamentale della teoria del numero di Husserl, definibile come

il semplice essere insieme di oggetti sensibili o di fantasia o astratti indipendentemente da una qualsiasi relazione contenutistica che essi possano intrattenere. Un aggregato, per esempio un albero - il sole - la luna - la Terra - Marte o un sentimento - un angelo l'Italia, si costituisce grazie ad uno specifico atto psichico, denominato da Husserl collegamento collettivo [Kollektive Verbindung], con il quale si stabilisce un legame tra oggetti eterogenei e diversi indipendentemente dalle loro propriet, in vista della costituzione di un intero. A partire dall'attivit intenzionale del notare [ bemerken], astraendo da tutti gli elementi dell'intero cos costituito e rendendo oggetto intenzionale il semplice collegamento nell'aggregato, possibile formare il concetto di molteplicit [Vielheit] (cfr. cap. 3, 4, p. 116), attraverso la comparazione di aggregati. Comparando insiemi di oggetti riuniti in un intero, nella cui determinazione non partecipa nessuna delle propriet e delle relazioni tra gli oggetti che ne costituiscono le parti, infatti possibile giungere al concetto di insieme pi indeterminato possibile: la molteplicit formata da "un qualcosa, un qualcosa, un qualcosa, un qualcosa, ecc". Per determinare a quale variet una certa molteplicit appartenga necessario rispondere alla domanda "Quanto?" e fare ricorso ai numeri, delimitando le molteplicit come "uno, uno, uno" o "uno, uno, uno e cos via". Quindi, da un lato, il numero non un oggetto che possiede una specie di esistenza non ordinaria, bens un concetto la cui definizione non pu prescindere dalle sue applicazioni; dall'altro, il numero non si riduce alle sue applicazioni nel determinare le molteplicit e nelle attivit ordinarie del contare, perch ogni numero una specie che determina il concetto di genere di molteplicit, siano le sue istanziazioni, limitate o illimitate, che hanno per estensione un insieme o un aggregato. In quanto specie, i numeri costituiscono un insieme che possiede una struttura formale, costruita con gli elementi del puro qualcosa e dell'operazione di iterazione di unit espressa dalla congiunzione e (cfr. cap. 3, 4, p. 118). chiaro, allora, che Husserl dovesse rifiutare con decisione tutte le definizioni dell'aggregato, che riducono l'essere collegato alla coesistenza temporale, alla successione ottenute con operazioni progressive attraverso una sintesi che avviene nel tempo, alla collezione possibile grazie all'intervento di una rappresentazione spaziale, che permetta di rappresentare le relazioni di posizione e ordine tra gli oggetti (cfr. cap. 2). Il filo conduttore, che lega le critiche di Husserl alle precedenti teorie, consiste sempre nell'argomentazione secondo cui i loro sostenitori confondono l'attivit del rappresentare contenuti determinati nel tempo o nello spazio con l'attivit del rappresentare contenuti secondo le loro determinazioni temporali o spaziali. Si tratta di una distinzione che richiama quella istituita da Brentano tra rappresentazione e contenuto

rappresentato, tra caratteri dell'atto intenzionale e note dell'oggetto inteso. Husserl deriva da Brentano un metodo e delle distinzioni, che gli permettano di chiarificare la portata epistemica di nozioni quali aggregato, pluralit [Mehrheit] e molteplicit, la cui introduzione giustifichi il tentativo di porre il concetto di numero cardinale [ Anzahl] a fondamento della sua teoria dell'aritmetica, in polemica con chi sosteneva la necessit di fondare la matematica sul concetto di numero ordinale o di grandezza lineare. Tuttavia, l'analisi di Husserl mostra gi delle notevoli differenze rispetto a Brentano. Per un verso, se entrambi iscrivono le rispettive teorie del numero in una linea di "empirismo radicale" o di "empirismo critico", attraverso la riformulazione della teoria dell'astrazione empirista, Husserl stabilisce una differenza tra il livello pre - aritmetico delle molteplicit intuitivamente e concretamente date, vincolato alle operazioni su insiemi effettivamente posti e pensati e il livello aritmetico in senso stretto, in cui l'aritmetica in senso proprio un sistema formale di calcolo, privo di un'interpretazione e di un significato, dotato di un sistema di notazione e di regole di procedure algoritmiche per ricondurre segni complessi a segni semplici. Dunque, nella definizione di molteplicit, Husserl vicino alla definizione d'insieme fornita da Cantor. D'altro canto, Husserl dimostra la propria conoscenza e il proprio interesse per le teorie dell'algebra della logica, ricorrendo alla distinzione tra un livello pre-artitmetico, necessario per la determinazione del senso dei concetti numerici, e aritmetico, necessario per le operazioni con insiemi infiniti o con concetti di numero tanto grandi da non poter essere formati di volta in volta nelle singole procedure di calcolo, che richiedono dunque la riduzione dei concetti a delle notazioni manipolabili attraverso regole. Quanto al secondo punto relativo all'insegnamento di Brentano, la distinzione, invece, tra "relazioni primarie" e "relazioni secondarie" permette a Husserl di definire con esattezza la natura del collegamento collettivo (cfr. cap. 3, 4, pp. 116), chiarendo anche che la richiesta dell'intervento di un atto specifico che colleghi certi oggetti in un aggregato non equivale alla riduzione degli aggregati o dei numeri a degli enti mentali. Attraverso la dottrina delle relazioni brentaniane, Husserl in grado di mostrare qual la caratteristica psicologica essenziale alla formazione del concetto di numero: la possibilit di notare il modo della collezione di un insieme e la propriet dell'essere un mero collegamento che spetta all'intero cos costituito irriducibile alle propriet degli oggetti che ne costituiscono le singole parti. Il concetto di intero, come oggetto intenzionale di una specifica attivit intenzionale, rende scorretto ogni resoconto della tesi fondamentale della Filosofia dell'aritmetica che la riduca alla postulazione della semplice appartenenza degli oggetti,

che forniscono il sostrato all'astrazione del concetto di numero, alla coscienza che li riunisce. Si comprende allora la distinzione tra fenomeno e significato introdotta da Husserl nel cap. 2, 3, p. 74, sotto influenza della nozione di validit di una rappresentazione[Gltigkeit], elaborata da Lotze. La teoria dell'astrazione di Husserl differisce da quella empirista standard, poich non riduce la propriet del contenuto astratto a una semplice propriet gi contenuta nel concreto e solo messa in evidenza grazie all'attenzione. La teoria di Husserl elaborata al fine di esibire il contesto di validit di ogni rappresentazione in un'intuizione concreta. Essa mira ad individuare quel valore di una rappresentazione che ogni potenziale soggetto pu riconoscere come significato, irriducibile ai propri vissuti mentali. L'astrazione , allora, connessa alla costituzione di uno specifico oggetto intenzionale, vale a dire l'intero dei membri di un aggregato, il cui significato consiste nel modo del collegamento tra le parti ed , quindi, irriducibile a qualsiasi propriet che fosse gi presente nell'aggregato o in uno dei suoi membri. Quindi, la posizione di Husserl attenta a: (1) non ridurre i concetti numerici n a enti mentali n a enti esistenti in un mondo platonico; (2) fondare l'edificio della matematica sul concetto di numero cardinale [Anzahl], un'impresa nella quale Husserl coniuga l'insegnamento di Weierstrass con quello di Brentano; (3) assicurare la potenza e la certezza della matematica, grazie alla distinzione tra un livello pre aritmetico di chiarificazione del senso di numero cardinale e un livello delle operazioni aritmetiche in senso stretto, in cui la correttezza di operazioni con numeri che esulano da qualsiasi capacit intuitiva, corrispondendo ad insiemi infiniti, garantita da tecniche di manipolazione di segni che sostituiscono i concetti numerici per mezzo di un sistema definito di regole di costruzione, secondo il presupposto che non si d "nessun numero effettivo che non trovi il suo correlato simbolico nel sistema" (cfr. cap. 13, 3, p. 305). La chiarificazione richiesta per (1), infatti, non implica che ogni operazione numerica debba essere vincolata all'esperienza intuitiva e all'evidenza di un aggregato di cui si nota la forma del collegamento tra le parti. In senso stretto, per Husserl, se i concetti numerici sorgono dall'esperienza della determinazione della molteplicit, il campo dell'aritmetica si risolve nelle regole e nelle operazioni che trattano ordinariamente non con concetti o con enti astratti ma con sistemi di segni numerici, che proprio perch svincolati dalla dimensione concettuale possono costituire delle variet [ Mannigfltigkeiten] infinite. Il dominio dell'aritmetica prevede l'introduzione di numeri irriducibili alla quantit, e dunque al concetto di numero cardinale, quali i negativi, i razionali, i reali e cos via. I

segni che stanno per i numeri reali non rimandano a insiemi di oggetti qualsiasi, piuttosto il loro significato determinato da regole d'uso e da operazioni algoritmiche che ne stabiliscono le propriet. Si comprende, dunque, che la distinzione tra i due livelli dell'aritmetica, quello necessario alla chiarificazione del concetto di numero e quello delle operazioni algebriche e insiemistiche, non il frutto della semplice constatazione dell'incapacit della mente umana a soddisfare la condizione impegnativa di dover ricondurre a intuizione ogni concetto, compreso quello di numero. Si tratta, in primo luogo, di prestare attenzione all'attivit ordinaria del calcolo aritmetico, che prescinde dall'operare con concetti, costruendo invece propriet di domini di sistemi di segni, e di distinguere, in secondo luogo, due piani strutturalmente differenti: la chiarificazione del concetto e la strutturazione algebrica del campo aritmetico. Tanto pi che l'esigenza di chiarificazione del passaggio dalla determinazione di aggregati finiti ad aggregati difficilmente coglibili con la sensibilit fortemente avvertita da Husserl. La riduzione delle parti di un aggregato a meri qualcosa [Etwas] che possibile determinare attraverso l'iterazione di unit nel collegamento espresso nel linguaggio dalla congiunzione " e" e attraverso il postulato della proseguibilit del contare espresso con il termine "eccetera", permette a Husserl di spiegare la genesi del concetto di numero cardinale anche in questi casi attraverso la sua teoria dell'astrazione, senza esigere un'apprensione successiva per ogni membro dell'aggregato: dopo i primi passi dell'apprensione, attraverso l'ecceterazione possibile avere comunque una rappresentazione simbolica, vale a dire non intuitiva, di tutti i membri. D'altra parte, necessario che l'ecceterazione sia giustificata da un carattere che assicuri l'idea della totalit [ Ganzheit] dell'aggregato illimitato o i cui membri non si presentano simultaneamente all'intuizione. a questo proposito che Husserl introduce la nozione di momento figurale (cfr. cap. 11, 6 - 7, 11) ed significativo che ci avvenga nella seconda parte della Filosofia dell'Aritmetica dedicata alle fonti logiche, non pi psicologiche, dell'aritmetica. Si tratta di una nozione elaborata nello stesso periodo da von Ehrenfels, sotto il titolo di qualit gestaltica, ma che Husserl sembra pi propenso a concedere di aver elaborato indipendentemente nel contesto del problema delle percezioni configurate affrontato da Mach nell' Analisi delle sensazioni del 1886 e della rielaborazione della teoria delle relazioni e dell'epistemologia empirista condotta da Meinong nei sui Studi su Hume II del 1882. Quando appare un mucchio di mele, uno stormo di uccelli, un filare di alberi, una schiera di soldati, l'apprensione e la collezione dei singoli membri dell'aggregato non pu essere

simultanea, ammesso che essa debba dirigersi singolarmente su ciascuno di essi, n tanto meno pu essere affidata alla semplice successione, poich tutti gli esempi precedenti posseggono il senso di un insieme sensibile di concreta che siamo tuttavia in grado di cogliere in un batter d'occhio. lecito, dunque, supporre che sussista una nota che caratterizzi l'intera apparizione come un intero che sia possibile, poi, sussumere sotto il concetto di insieme [Menge]. L'ipotesi a cui ricorre Husserl , allora, la seguente:
a. la nota non pu essere fornita dalla collezione stessa dei membri, dal momento

che essa presuppone una riunione di oggetti contigui e, al contempo, dovrebbe garantire la conoscenza dell'insieme pi ampio in cui sussumerli;
b. in ogni molteplicit illimitata o fuori dalla portata della nostra intuizione

immediata deve darsi un indice che permetta di rilevare il carattere di insieme sensibile della totalit da sussumere sotto il concetto di insieme, data dalla connessione dei contenuti parziali della molteplicit e dalle relazioni tra loro;
c. queste connessioni e relazioni non devono essere notate alla stessa maniera in cui

lo

necessitano

membri di

della

molteplicit, singoli

poich o

si

ottengono primarie

per fusione [Verschmelzung] sensibili.

contenuti

relazioni

che appaiono come un dato elementare [Einfaches] analogo alle semplici qualit In questo modo possibile cogliere "in un batter d'occhio" il carattere di serie, catena o uguaglianza che caratterizza una molteplicit. Il momento figurale una propriet dell'intero, una sua qualit intrinseca [ innere Beschaffenheit] che viene appresa nell'intuizione al pari di una qualit sensibile. Per questa ragione, Husserl la definisce "un carattere quasi - qualitativo" [quasi qualitative Charakter]. Ci possibile grazie al fenomeno della fusione, analizzato da Carl Stumpf, allievo di Brentano a Wrzburg e maestro di Husserl, responsabile del fatto che due o pi contenuti formino non una somma ma un intero, dotato di propriet irriducibili a quelle dei suoi componenti, come nel caso di due note separate da un'ottava che sono udite come un accordo, indipendentemente dal timbro e dall'intervallo di ottava prescelto, e non come due suoni separati o una loro semplice giustapposizione. Il momento figurale, originato dalla fusione delle relazioni ottenute attraverso un rudimentale processo di collezione, si "deposita" come carattere quasi qualitativo sulla molteplicit, mettendone a fuoco la configurazione [Konfiguration] e servendo da segno o da indice per l'intero processo, di cui garantisce la proseguibilit, giustificandone l'ecceterazione. L'apprensione immediata di un momento figurale rende possibile la sussunzione di una molteplicit anche illimitata

sotto il concetto di insieme. necessario, allora notare, che questa soluzione del problema deriva proprio da uno degli aspetti caratteristici della scuola di Brentano, che permane anche attraverso il variare delle singole prese di posizione, da parte di tutti coloro che a vario titolo vi si sono richiamati, in merito a problemi specifici o alla definizione stessa dell'intenzionalit: la peculiare natura epistemica dell'evidenza, che non rientra nella partizione tra verit assertorie e apodittiche. L'evidenza che coglie pienamente il suo contenuto assertoria, perch riconduce alla certezza di un giudizio esistenziale vero, ma anche apodittica, perch che il contenuto del giudizio sia cos e non altrimenti dipende da una legge essenziale che nulla ha a che fare con la psiche di un qualsivoglia soggetto. Questo singolare carattere epistemico alla base dello studio in Stumpf e in Husserl di relazioni che, come la fusione, dipendono dalla specifica natura dei contenuti, mentre sono indipendenti dall'attivit psichica del soggetto. La richiesta di evidenza e di intuitivit presenti anche nellaFilosofia dell'Aritmetica non sono altro che la pretesa di giustificare i concetti in base alla struttura autonoma degli elementi dell'esperienza. Ci giustifica le pagine polemiche di Husserl contro Kant (cfr. cap. 2, 3, p. 75, 3, p. 80), che, a mio avviso, tradiscono la durezza di un giudizio negativo nei confronti dei fondamenti epistemologici e della validit della cosiddetta rivoluzione copernicana che rimarr sempre costante, anche quando successivamente la fenomenologia sembrer avvicinarsi a Kant e al neokantismo. Una durezza giustificata dalla ricerca di leggi che valgano analiticamente pur avendo come dominio l'esperienza, al di qua dell'artificiosa distinzione tra analitico a posteriori e sintetico a priori.

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