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E l'Europa si spaccher di Lucio Caracciolo (06 novembre 2008)

Il nuovo presidente degli Stati Uniti non ha una grande esperienza dell'Europa. Ma di noi Barack Obama dovr comunque occuparsi. Perch deve chiederci quel contributo ad affrontare le crisi geopolitiche ed economiche che l'amministrazione Bush, almeno nei suoi anni 'eroici', non voleva domandarci, illudendosi di poter fare tutto da sola. Nei primi mesi della nuova amministrazione, sui tavoli delle cancellerie europee arriveranno dettagliate e pressanti richieste di truppe (e denari) da spendere sul teatro afgano e in altre aree critiche. Il nuovo leader legittimer queste richieste nel contesto di un 'multilateralismo' probabilmente pi retorico che sostanziale, dato che a dettare le regole del gioco vorr comunque restare lui, il capo della massima potenza planetaria. Si pu scommettere che gli europei si divideranno. Tra chi vorr mostrarsi pi americano degli americani (baltici, polacchi e altri ex sudditi dell'impero sovietico), chi cercher di puntare i piedi (soprattutto i tedeschi e gli spagnoli) e chi far il pesce in barile (noi). Certamente, non sar facile respingere le sollecitazioni di un leader appena insediato e con davanti a s almeno quattro anni di governo. Fin d'ora i responsabili europei stanno

studiando condizioni e reciprocit di questo nuovo rapporto. Dal punto di vista del presidente eletto, il modo di guardare all'Europa dovrebbe comunque ricalcare i precetti stabiliti negli ultimi decenni. In particolare, coltivare i rapporti bilaterali, piuttosto che con il fantasma di Bruxelles; evitare che un gruppo di europei si coalizzi in chiave anti-Usa; e soprattutto, scacciare il timore che qualcuna delle principali potenze continentali stringa relazioni privilegiate con Mosca. L'incubo di qualsiasi presidente americano, anche del quarantaquattresimo di fresca nomina, che fra Russia e Germania (pi, eventualmente, Francia e potenze minori) si stabilisca un'alleanza anche solo informale, destinata a limitare l'influenza degli Stati Uniti nel Vecchio Continente. In questa prospettiva, un occhio particolare verr dedicato dalla nuova amministrazione alla geopolitica energetica. Progetti come Nord Stream, deputati a scavalcare i paesi pi filoamericani d'Europa, allo scopo di connettere Germania e Russia in nome del gas, sono anatema. Cos come, sul fronte Sud, il nuovo presidente continuer probabilmente a ricercare improbabili alternative alle pipelines che connettono Asia centrale e Russia all'Europa mediterranea. In questo mobile scacchiere geopolitico, l'Italia gioca un ruolo marginale. A torto o a ragione, gli americani tendono a dare per scontato che seguiremo, comunque eviteremo di far danni. E' probabile che abbiano ragione. Ma nel contesto della crisi multidimensionale (finanziaria, economica e geopolitica) che gli Stati Uniti hanno esportato nel mondo, al nuovo inquilino della Casa Bianca potrebbe capitare un giorno persino la ventura di infilare la sua chiave nella serratura della nostra porta e di trovarla cambiata

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