Você está na página 1de 15

P.

Schnabel: Beroso e la letteratura ellenistico-babilonese Teubner 1923 Traduzione dal tedesco - Riassunto Come nel caso di altri esempi di letteratura antica, abbiamo notizie su questo autore solo attraverso citazioni. Persino il suo nome non sicuro: i greci lo chiamavano Berossos, i latini Berosus. Viene citato da Seneca, da Josefo, Alessandro Poliistore, da Eusebio nella Praeparatio evangelica e nella Cronaca, da Tatiano, Cleomede, Ezio. Esichio e Athenaios lo chiamano, invece, Berossos. Sulla base del materiale disponibile non possibile stabilire come sia stato scritto il nome in babilonese. Potrebbe derivare da burasu, pigna ma solo unipotesi. Dato che Beroso era sacerdete di Bel di Babilonia, cio di Marduk, il suo nome potrebbe coincidere con Belussur (Bel protegge), un nome comune in neobabilonese, come suggerisce F. H. Weibach. Circa la vita di Beroso veniamo informati da due testimonianze che risalgono alla sua opera. La prima la dobbiamo ad Alessandro Poliistore, il maggiore esegeta di Beroso (cf. Testimonium 1 = Fragment 1, Eus. chron.ed. Karst, S. 6, Z. Uff. = Sync. ed. Dind. p. 50, 1. 1 sgg.). Laltra al secondo esegeta, re Juba di Mauritania (cfr. Testimonium 3 in Tatiano, adv. Graecos,c. 37, p. 38 Schwartz) che scrive: Beroso dice nel 1 libro della Babyloniak di essere vissuto ai tempi di Alessandro, figlio di Filippo, laddove non chiaro se sia nato o vissuto a quei tempi. Dallanalisi dei documenti si pu supporre che Beroso sia nato tra il 350 ed il 340 a.C. Dalla testimonianza di Juba veniamo a sapere che Beroso era sacerdote del tempio di Bel di Babilonia e che dedic il suo Babyloniak ad Antioco, il terzo successore di Alessandro Magno. Anche queste indicazioni, come quelle di Alessandro Poliistore, provengono dall Introduzione al Babyloniak e sono state tralasciate nellesegesi di Beroso da Poliistore (o da Eusebio nellesegesi del Poliistore). Antioco I fu il primo a favorire una politica di distensione e di ripresa babilonese. Suoi sono i restauri del Tempio Esagila, ossia del tempio di Marduk a Babilonia, cioe di Bel (Bel = Signore, nome con il quale era noto ai greci). Lo testimonia uniscrizione del 268 a.C.. Beroso ringrazia Antioco per questa politica favorevole dedicandogli un libro che consenta di far comprendere meglio la storia e la scienza babilonesi agli Elleni ed al re che sosteneva la cultura locale e contemporaneamente cercava di unificare la cultura babilonese e quella ellenica. La stesura del Babyloniak avvenne tra il 293/2 ed il 260/1 a.C. La dedica ad Antioco ha un senso solo se si parte dal presupposto che Beroso si trovasse ancora a Babilonia e non ancora a Coos. improbabile che labbia scritto a Coos perch avrebbe avuto notevoli difficolt a portarsi dietro tutto il materiale necessario a scrivere nei caratteri cuineiformi da lui usati. Il trasferimeto a Coos, dove regnavano i Tolomei, deve essere avvenuto dopo il 280 a.C., cio a 60-70 anni. Anche Platone aveva 66 anni quando fece il suo terzo viaggio in Sicilia. Anche se Beroso viene nominato da Vitruvio, le sue sono fonti troppo recenti per essere sicure; inoltre sembra ignorare che Beroso fosse un sacerdote di Bel. possibile che non abbia letto il Babyloniak ma che ne conoscesse solo la parte astronomica. Pi attendibili sono le indicazioni di Posidonio (135-45 a.C.) che ha compiuto unesegesi accurata della parte concernente lastronomia del Babyloniak (v. cap. V) e d molte indicazioni sulla vita di Beroso. Non conosciamo i motivi per cui questi lasci Babilonia. Del resto il trasferimento di sacerdoti babilonesi in Grecia non era un fenomeno raro. Re Antioco I, a cui Beroso dedic la sua opera, era un principe ellenico che onorava le antiche tradizioni dei suoi sudditi orientali, cercava di renderle accessibili ai Greci e spendeva per lesecuzione di lavori di restauro del tempio, come gi accennato. Nonostante questa disponibilit la situazione economica del tempio deve essere stata difficile: gi Seleucos IV Nicator aveva provveduto a spopolare Babilonia; i suoi abitanti erano dovuti andare a dare aiuto nella costruzione di Seleukeia, la nuova capitale sul Tigri. Solo i sacerdoti e le loro famiglie erano rimastri nel tempio di Bel o nei dintorni e continuavano a percepire il mantenimento.

Da un punto di vista economico per Beroso sar stata pi remunerativa la scuola di astrologia a Coos che non il Tempio di Bel a Babilonia. Nessun filosofo greco insegnava a quei tempi gratuitamente. Vitruvio (Testimonianza 5) riporta notizie sullemiciclo di Beroso. Ma non sappiamo se questo emiciclo sia stata una sua invenzione o se lavesse portato con s da Babilonia. Anche Plinio parla di Beroso (Testimonianza 6) cos come Josefo (Testimonianza 2). Certo che Beroso era molto conosciuto nel I d.C. sia per aver fatto conoscere il babilonese ai greci sia per la sua astronomia. II. Capitolo Lopera di Beroso Alessandro Poliistore in Eusebio ed Athenaios chiamano lopera di Beroso Babyloniak. Josefo la chiama Chaldaik. Giustino, Tatiano e Clemente Alessandrino la chiamano Chaldaich. Ma lunico di loro ad aver avuto realmente tra le mani questopera stato Poliistore. Per questo motivo dar per buono il nome Babyloniak. Inoltre Chaldaios e Babylonios in greco sono sinonimi da cui potrebbe derivare una differenza nel titolo. Sappiamo che il Babyloniak era diviso in tre libri. Inoltre abbiamo a disposizione numerosi frammenti astronomici ma non sappiamo se facevano parte di altre sue opere o se sono citazioni prese dal Babyloniak. Se fossero frammenti del Babyloniak potrebbero apparterene esclusivamente al primo libro che tratta della Sophe dei babilonesi mentre gli altri due, come riferisce Poliistore, sono di contenuto storico: dal primo re mitologico Aloros fino ad Alessandro Magno. La creazione delle stelle avviene anche in Beroso ad opera di Bel (cio Marduk) come gi in altre epopee sulla creazione del mondo in scrittura cuineiforme. Lintera relazione sulla creazione del mondo viene messa da Beroso in bocca al mitico Oannes che fornisce agli antichi miti della creazione una spiegazione allegorico-razionalista. Mentre il primo libro si occupa del mare, della creazione, del cielo (cio dellastronomia) relativi a Gh (la terra, nazione babilonese) ed ai suoi abitanti, il secondo libro costituito da un elenco dei re babilonesi, cominciando dal primo, il mitico Aloros e terminando con Nabonassar. Considerando lesegesi di Poliistore arriviamo alla seguente suddivisione del secondo libro: 1) i 10 padri prima del diluvio universale 2) la relazione di Beroso sul diluvio 3) gli 86 re mitici dopo il diluvio 4) le cinque dinastie storiche dal 2232/1 al 732/1 a.C. Le liste dei re dopo il diluvio devono essere state interminabili perch Eusebio, alla fine, rinuncia a citarli singolarmente, preferendo riunirli in dinastie storiche. A partire dal re caldeo Phulos, riinizia la citazione dei singoli re (framm. 49-50). Phulos corrisponde al re Tukultiapalessarra III di Assiria (745/4 727/6 a.C.) che viene citato anche dalla Bibbia (II. Reg. XV, 19 e 29), il quale regn contemporaneamente su Babilonia con il nome Pulu dal 728/7 al 726/6. Il terzo libro iniziava probabilmente con lanno 731/0, cio con la salita al trono di Ukinzer, l immediato predecessore di Pulos (= Tukultiapalesarra). Il terzo libro del Babylonaka contiene con ci: 1) il periodo del dominio assiro, 731-626 a.C. 2) il regno caldaico neobabilonese, 625-539 a.C. 3) il dominio dei re persiani su Babilonia, 538-331. a.C. Il terzo libro si chiude menzionando Alessandro Magno, contemporaneo di Beroso. Questo lasso di tempo, da Aloros ad Alessandro, corrisponde ai 470.000 anni, riportati sul frammento 4. Veniamo ora al contenuto dei tre libri del Babyloniak. Sempre seguento lesegesi di Eusebio a Poliistore apprendiamo che il sacerdote caldeo di Bel ordin il suo materiale barbaro con grande maestra, rendendolo adatto ai Greci. Cos forniva schizzi geografici sul terreno su cui si muove il suo racconto, includendo in forma succinta tutto ci che era indispensabile sapere.

Quindi passava agli inizi della cultura che luomo-pesce Oannes tramise agli abitanti del luogo che vivevano da bestie. Dopo di che mette in bocca ad Oannes il mito della creazione. Lo fa con estrema perizia retorica, in modo tale che sia il mito della creazione sia le spiegazioni allegoriche dei miti cosmogonici ed antropogonici possano attirare linteresse dei Greci istruiti, invece che stimolare il loro disprezzo per il materiale offerto in forma a loro indigesta. Ben diversa , daltro canto, la situazione del secondo libro con le sue interminabili liste di sovrani che poco dice sulle loro gesta, come nota Poliistore. Solo indicazioni circa un cataclisma interrompe la monotonia delle liste dei sovrani con considerazioni sulle costellazioni astrali e sulla sopravvivenza di umani. Nel contesto delle liste di sovrani dopo il diluvio si ritrovano racconti come quelli sulla nascita di Gilgamos ma per lo pi si ha a che fare con le interminabili liste di nomi di sovrani e, a volte, brevi indicazioni sulla guerre da loro intraprese. Migliore si dimostra Beroso nel terzo libro. In esso, grazie al materiale a lui disponibile riguardante la storia pi recente, pu dare indicazioni storiche fluide e dettagliate, cominciando da Nabukodrossor e la ricostruzione di Babilonia. Tali informazioni saranno state di grosso interesse per i Greci mentre per noi, oggi, non sono pi interessanti di altre relazioni in caretteri cuneiformi. A parte luso della parte astronomica del primo libro grazie a Posidonio, le indicazioni riportate da Poliistore e da Juba hanno pi il carattere di curiosit per gli istruiti; ed proprio in questo contesto che furono tramandate dagli scrittori cristiani, per i suoi paralleli con eventi del vecchio testamento. Agli Elleni le interminabili liste di sovrani con nomi impronunciabili dovettero apparire insopportabilmente noiose. Agli scrittori giudei ed a quelli cristiani dovette apparire, invece, sospetto il periodo indicato di 468.000 anni, per i re da Aloros ad Alessandro. Se il lavoro di Beroso nella sua complessit stato conosciuto da pochi Greci (v. cap. 3) ed usato da soli 5 autori ellenici, ci dovuto al fatto che Beroso era un pessimo stilista, il quale scriveva in lingua greca senza realmente padroneggiarla. Tipico per Beroso il continuo agglutinamento di mucchi di participi, come cita Josefo riferendosi alle indicazioni di Poliistore. Il prossimo compito consister nel valutare la storia della trasmissione dei frammenti di Beroso a noi pervenuti. III. Capitolo - Beroso e Kleitarchos Se sfogliamo i frammenti disponibili, sia quelli completi, sia quelli in forma esegetica, riscontreremo che numerosi autori (circa 20) citano Beroso. A questi se ne aggiungono altri 12 che non lo citano direttamente come fonte ma le cui opere contengono sicuramente frammenti di Beroso. Se per andiamo alla ricerca di quelli che hanno letto lopera e non si sono affidati a fonti mediate, ne contiamo solo 5 e cio lo storico di Alessandro Kleitarchos, uno scrittore samaritano anonimo noto come Pseudo-Eupolemos (Eusebio, invece, trae i suoi frammenti dallo storico giudeo Eupolemos), lo stoico Posidonio, poi Alessandro Poliistore ed infine il re Juba di Mauritania. Kleitarchos lo conosciamo in quanto citato da Diodoro Siculo e da Curtio Rufo che si rifanno a lui p.e. nella descrizione dei giardini di Semiramide. Sappiamo, inoltre che Kleitarchos si rifaceva, a sua volta, a Ktesias perch le discrepanze riportate da Diodoro e da Rufo sono a livello di dettagli minimi. Sappiamo anche che le dimensioni riportate, per es. delle mura di Babilonia sono errate per eccesso: gli scavi archeologici di Babilonia hanno dimostrato che Babilonia era solo 1/5 delle dimensioni riportate dagli storici antichi greci. C da notare che Kleitarchos corregge Ktesias per es. indicando lanno come di 365 giorni (mentre Ktesias, antecedente a Kleitarchos, indicava lanno di 360 giorni). Anche i giardini di Semiramide sono oggetto di differenza tra i 2 autori. Kleitarchos dice che i giardini furono costruiti da un sovrano posteriore a Semiramide per amore della sua sposa media che nelle pianure di Babilonia aveva nostalgia delle montagne e dei prati della sua patria. A parte lomissione dei nomi, questa descrizione di Kleitarchos identica al racconto di Beroso (framm. 54 di

Josefo). Chi nega che la costruzione di Babilonia sia opera di Semiramide, spiegando questa favola con il gusto ellenico di fantasticare e la riconduce univocamente alla tradizione autoctona della costruzione di Babilonia al tempo della creazione per opera di Bel =Marduk proprio Beroso con il suo libro scritto per i Greci. Il diffusore di tali storie viene individuato da Beroso in Ktesias e nei suoi successori. Ed contro di loro che Beroso lancia la sua polemica. Secondo Poliistore (Beroso, framm. 34) Beroso riporta che i superstiti del cataclisma avrebbero ricostruito Babilonia. Ci vuol dire che prima di questa Babilonia deve essercene stata unaltra anteriore e cio risalente al periodo della creazione. Ora Beroso afferma che la creazione fu per opera di Belos cos come, seguendo Abideno citato da Beroso, anche la citt fu una creazione sua e di nessun altro. Che Babilonia fu fondata ai tempi della creazione lo sappiamo con certezza anche da relazioni ritrovate in scrittura cuineiforme. Da un testo babilonese leggiamo (Ungnad a. a. 0. Pag. 27) Z. 11 seg.: A quel tempo, dato che il centro del mare era un rigagnolo, fu fatto Eridu, creato Esagila, Esagila che prese la sua residenza nel bel mezzo delloceano Lugal-dul-azagga. Babele fu fatta, Esagila portato a termine. Gli dei (e) (?) gli Annanuki li fece tutti. La citt pura, le citt che davano piacere al loro cuore le chiamarono con nomi elevati (alti). Marduk un (congiunse) sulla superficie dellacqua unincannicciata (?) cre della terra e la sparse sullincannicciata. Ma cronologicamente possibile che Beroso sia stato utilizzato da Kleitarchos? Abbiamo gi visto nel 1. cap. che Beroso non pu aver scritto prima del 293 a.C. Alcuni studiosi per ritengono Kleitarchos contemporaneo ad Alessandro, mal traducendo Diodoro dal greco. Dagli scavi recenti sappiamo, inoltre, quanto misuravano le mura di Babilonia: le indicazioni di Kleitharcos sono errate, da cui deriva che non le ha mai viste personalmente, cio non ha mai accompagnato Alessandro. Lo stesso vale per Ktesias, la cui descrizione della citt altrettanto errata come notavano i contemporanei babilonesi. Babilonia aveva, come risulta dagli scavi, due palazzi: uno a sud (vicino al tempio di Esagila), laltro a nord. Ktesias afferma invece che si trovassero uno ad ovest, laltro ad est. Kleitarchos non pu essere un contemporaneo di Tolomeo I on quanto non sa perch questi venne soprannominato Soter ed adduce spiegazioni fantasiose ed errate (es. Soter perch proteggesse Alessandro con il suo scudo mentre in realt era impegnato altrove in unaltra campagna bellica); egli deve essere appartenuto almeno alla generazione successiva. Invece utilizz materiale di altri 3 autori che scrissero con certezza tra il 290 ed il 260 a.C. Il primo Patroclo che venne mandato da Seleuco I in viaggio esplorativo sul Mar Caspio tra il 280 ed il 282 a.C. e di cui restano frammenti di una relazione di viaggio (cfr. Fragmente in Mller, FHG II, p. 442444 e Susemihl, GLAZI, S. 657659). Patroclo arriva, comunque, a conclusioni errate circa la conformazione del Mar Caspio. Solo Eratostene ed Aristotele arrivarono alla conclusione che il Mar Caspio fosse un mare interno. Il secondo autore usato da Kleitarchos Sikeliote Timaios (v. Fragmente, Mller), noto per il sistema cronologico acribicamente riportato e quindi affidabile. Il terzo autore , forse, proprio Beroso, lunico ad aver scritto riguardo a ci che aveva visto e che fa risalire Babilonia a Bel e non a Semiramide, come altri, incluso Kleitarchos, erroneamente fecero. Dico forse perch possibile che, prima del Babiloniak di Beroso, sia stata scritta e sia circolata unaltra opera dallo stesso nome (=Babiloniak), usata anche da Eudosso di Rodi, come descriver in seguito. Cap. IV Beroso e la letteratura ellenistico-giudaica 1 Beroso e Pseudo-Eupolemo Tra i frammenti di Eupolemo fornitici da Eusebio, ve n uno che colpisce in modo particolare. Mentre stando ad altri frammenti, Eupolemo era un ebreo, da questo risulta,

invece, che fosse un samaritano. Questo samaritano anonimo us, forse, le informazioni di Beroso. Cos fa riferimento alla fondazione di Babilonia ad opera di Bel nel periodo della creazione ed alla salvazione dal diluvio di alcuni superstiti. Quando, poi, fa risalire la costruzione della torre a gradini di Babilonia Etemenanki a Bel, deve, al proposito, riportare informazioni prese da Beroso oppure trasmesse attraverso la tradizione orale (i samaritani derivarono dalla mescolanza dei colonizzatori babilonesi con quanto restava delle trib ebraiche del Regno del Nord). Secondo la leggenda babilonese, il tempio Esagila e lannessa torre a gradini Etemenanki sarebbero stati costruiti al tempo della creazione. Esiste una poesia al riguardo che dice: Babilonia fu fatta, Esagila completato. 2 Beroso e la Sibilla noto che Poliistore inser nella sua esegesi di Beroso parte di una raccolta sibillina, tramandata da Eusebio nella sua Cronaca. Secondo Beroso, i primi uomini avrebbero costruito la torre. Belos avrebbe fatto gli uomini con della terra impastata con il suo sangue. Sempre seguendo Beroso, dopo il diluvio, i superstiti avrebbero ricostruito Babilonia; il primo re in assoluto dopo la creazione sarebbe stato Aloros, re di Babilonia. Secondo luso orientale antico, alla fondazione di una citt seguiva la costruzione di un tempio, ed infatti sta scritto Babilonia fu fatta, Esagila fu completato. Quindi, contemporeamente a Babilonia venne costruito il Tempio di Marduk, cio di Bel. E parte integrante di ogni tempio babilonese era una torre a gradini. La torre a gradini del tempio di Esagila Etemenanki, cio la Torre di Babele della Bibbia. Pseudo-Epolemo riporta che Babilonia fu costruita dai Giganti. I Giganti, per i Greci, non erano altro che i figli di Gaia. Ritraducendo allinverso dal greco Pseudo-Epolemo, arriviamo alla versione di Beroso secondo la quale Bel, insieme ai primi uomini da lui creati, costru Babilonia, il Tempio e la sua Torre, oltre alle mura di cinta. Con ci, da una parte, abbiamo provato la leggenda della fondazione di Babilonia riportata da Beroso, dallaltra il motivo ed il passaggio specifico riguardante il perch Poliistore inser nellesegesi di Beroso la citazione sibillina. Non resta che tentare di rispondere alla seguente domanda: lautore del III libro degli Oracula Sibyllina ha utilizzato materiale berosiano? Come facilmente riscontrabile, in questa sezione vengono riportati due parti, indipendendi ma vagamente legate una allaltra: la versione ebraica della costruzione della Torre e della confusione delle lingue, da una parte; la versione pagana euemeristica, dallaltra, che, proprio in quanto euemeristica permetteva allautore ebreo di far confluire le due rappresentazioni nei racconti delle lotte di Crono e dei Titani. Sulla versione pagana di Euhemeros non sappiamo altro che la trasposizione del racconto ad opera del poeta pagano Ennio, la quale viene citata, in prosa, dal padre della chiesa Lattanzio. Questo racconto si discosta solo un poco dai racconti dei Sibillinisti. La piccola differenza presente nel racconto della Sibilla attraverso Ennio consiste nellomissione di Giapeto, il che per non incide sul senso generale del testo, in quanto Giapeto veniva solo menzionato. La fonte di tale racconto resta, comunque, Euhemeros. La versione della Sibilla riguardante la leggenda della costruzione della Torre dichiaratamente e specificatamente ebraica. Lautore, che inserisce la lotta di Crono e dei Titani, era, dunque, ebreo. Viene riportato tutto (che tutti gli uomini hanno, in origine, un unica lingua che costruiscono una citt ed una Torre, alta fino al cielo che dio confonde le lingue di modo che parlino diverse lingue che la citt si chiama Babilonia) meno che un dettaglio del racconto sibillino, e cio che la Torre fu distrutta dai venti. Questa storia di molto antecedente a Beroso. La storia tramandataci, presa in s e per s, non pu essere d origine babilonese in quanto chiaramente antibabilonese: la Torre, infatti, cade per mano di dio e, quindi, nel suo complesso offensiva per un babilonese. Pu trattarsi, al massimo, di un narratore o poeta che conosceva bene Babilonia. Il recente ritrovamento dei pochi resti di una torre a gradini, detta E-temen-anki cio Casa della Base (= delle fondamenta) del Cielo e della Terra spiega la successiva elaborazione del racconto. I re Nabupalossor

(625-605 a.C.) e Nabukodrossor II (604-562 a.C.) nei loro documenti, riguardanti opere di ristrutturazione della torre, citano Etemenanki ... la cui cima dovrebbe arrivare fino in cielo. Nei frammenti della Sibilla ebraica non c assolutamente niente che possa far minimamente pensare alluso di Beroso come fonte. Rimane lipotesi che Beroso abbia usato la Sibilla caldaica e che la Sibilla ebraica abbia integrato nel proprio racconto alcune parti di quella originale caldaica. Risulta oramai accreditata la versione riguardante lesistenza di una Sibilla caldaica pagana dalla quale partirono gli ebrei, salvo poi manipolarla a proprio uso e consumo per scopi propagandistici. Uno di questi consisteva nel dare ad intendere che qualcosa provenisse dalla fonte sibillina caldaica, allo scopo di accretidare la propria Sibilla ebraica. Ed proprio per questo che Pausania-Poliistore cadono nel tranello, identificando luna con laltra. La prossima questione quella se sia possibile trovare le prove che la Sibilla ebraica a noi pervenuta, nella sua parte pi antica contenga almeno qualche traccia della Sibilla caldaica babilonese. Lunica parte veramente pagana degli Oracula Sibillina III, v. 97-826, proprio quella che riguarda la lotta di Crono e Titano e dei loro figli. Qualcuno obietter che questo un tema ellenistico e non caldaico ma possibile che il poeta fosse un elleno che riportava le tradizioni caldaiche, seguendo, per, la propria cultura; n va dimenticato che la poesia sibillina solo un rivestimento poetico del contenuto. La leggenda si sviluppa su due punti: la costruzione della torre e linsorgere di lingue diverse. Il tema delle varie lingue ricorreva frequentemente nella tradizione sibillina ed si ritrova anche in uno scolio del Fedro di Platone (p. 315 Bekker). Il punto centrale di questo racconto che la prima Sibilla (quella caldaica e non quella ebraica che posteriore) profetava gi prima della confusione delle lingue. Con lidentificazione successiva delluna con laltra, anche questa affermazione conflu erroneamente negli attributi di quella ebraica, della quale, altrettanto erroneamente, si affermava che fosse vissuta prima del diluvio. O. Gruppe ha notato che una parte del racconto sibillino sulla costruzione della Torre, e quindi della confusione della lingue, non compare n nellantico libro della Genesi n tantomeno nel Libro dei Giubilei dimpronta ellenistico ebraica e pi recente. Non compare, cio, che la confusione delle lingue avvenne per iniziativa dei venti, i quali provocarono la lite tra i mortali. Questa lite per, come ha notato Gruppe, rappresenta esattamente il trait dunion del racconto susseguente della guerra tra Crono ed i Titani che fu la prima guerra degli umani. E siccome tutto questo non riportato in nessuna opera ebraica, ci significa che, per quanto riguarda il tema della confusione delle lingue, lautore ebreo deve aver attinto realmente alla Sibilla babilonese. Il collegamento tra la prima lite degli umani e la confusione delle lingue compare nellantichit solo nel grammatico Igino, fabula 143. Ma da dove ha preso Igino questo frammento? Lidea che i primi uomini non vivessero in citt e non avessero leggi assolutamente estraneo ai mitologi. Lo stesso vale per lidea che lumanit parlasse in origine ununico idioma e che poi, solo per lintervento di un dio si sia giunti alla suddivisione in varie lingue e vari popoli. Questa rappresentazione dello stato primordiale dellumanit potrebbe, forse, provenire da Beroso: nel frammento 7 alla fine, frammento 8 allinizo, in una parte dellepitome di Poliistore al Libro I del Babilonak (N.B.:Successivamente Schnabel escluse la possibilit che Igino avesse attinto a Beroso N.d.T.). Confrontando queste due linee si riscontra unomissione (non si sa se commessa da Eusebio o da Poliistore). Nel frammento 8 Oannes frequenta gli umani che si trovano nel loro stato primordiale, cio i primi uomini. Il primo re fu Aloros (fr. 30), quindi si parla del suo primo anno di regno. Vengono citati, nel medesimo frammento, anche altri nomi di re suoi successori primordiali, a cui Oannes appariva in modo simile. Oannes insegna agli uomini a costruire le citt, a fare le leggi, prima, invece, non avevano nulla. Secondo Beroso Aloros visse 468.000 anni prima di Alessandro Magno. Nel loro stato primordiale gli uomini avevano una sola lingua ed erano una sola nazione. Oannes, che si dice fosse uscito dal mare, gli insegn anche lastrologia.

Per Poliistore Giove era Bel, ossia Marduk, mentre Hermes corrisponde al dio babilonese Nabu, figlio di Marduk, inteso anche come divinit planetaria e dei commercianti. Poliistore a parlare di Hermes. La versione di Beroso, invece, la seguente. 1. Gli uomini vengono creati da Bel che si fa colpire la testa, mescola il suo sangue alla terra e da ci fa gli uomini e gli altri esseri viventi (fr. 12). 2. Bel costruisce insieme ai primi uomini le mura di cinta di Babilonia (frr. 13 e 60), il tempio (Esagila) e la torre a gradini (Etemenanki) (frr. 44 a + b). 3. Gli uomini vivono ora sotto di lui senza citt n leggi e parlano una sola lingua. NabuHermes gli insegna varie lingue e separa i popoli. Ed da l che sorge la prima lite (Igino, fr. 10b di Beroso) Evidentemente i racconti di Oannes sono giunti sin qui. 4. Dato che gli uomini vivono ancora senza citt e senza leggi ma sono gi etnicamente differenziati, nel primo anno di regno del primo re Aloros, scelto da Oannes che fa conoscere agli uomini le prime regole e scrive per loro sui libri le prime regole cittadine, cio introduce una prima costituzione regolata, lessere leggendario Oannes insegna agli uomini la cultura, la civilt e racconta la storia della creazione. Lautore delle rivelazioni della Sibilla babilonese deve aver utilizzato questo racconto di Beroso, usandolo come giuntura tra la leggenda della costruzione della Torre babilonese di Beroso ed i racconti sulla lotta tra Crono e Titano. Dopodiche Bel, dio babilonese e costruttore della torre, viene collegato al mito di Crono e Titano. CAP. 5 Beroso e Posidonio 94 Nelle Questiones Naturales di Seneca, lib. III, c. 29, 1 troviamo un riferimento a Beroso. Seneca, riportandolo, cita pi di un diluvio, incluso un diluvio a venire, calcolato sulla base di influenze siderali. Anche Poliistore, riferendosi a Beroso, parla di pi diluvi. Beroso riporta i nomi dei re Assiri da Aloros a Xisuthros e riferisce che il diluvio pi grande, il primo, avvenne sotto Xisuthros. Questa informazione di Seneca proviene probabilmente dal suo maestro, Papirio Fabiano, che nel Causae naturales indicava, come di moda a quel tempo, un diluvio come causa della futura fine del mondo. Linteresse per le opere di Beroso, Kidenas, Sudines, Naburianos, babilonesi genuini che scrivevano in greco, e per Epigene ed Apollonio (che avevano studiato usando direttamente le fonti) si svilupp solo nel periodo reazionario del classicismo. Tutti gli scritti relativi sono andati perduti. Di Epigene ed Apollonio ci restano frammenti riportati da Posidonio. Di Apollonio di Myndos rimasta solo la teoria sulle comete presa dai Caldei, citata da Senaca in Naturales Questiones lib. VII. Lo stesso vale per lanalogo tema di Epigene, parimenti ripreso da Seneca. Posidonio , per, sempre lautore di base a cui attinge Seneca. Interessanti sono le osservazioni al riguardo di F. Cumont (Comment les Grecs connurent les tables lunaires des Chaldens, in Florilegium Melchior de Vogu, Paris, 1909, p. 159165 e Babylon und die griechische Astronomie in Neue Jahrb. f. d. klass. Altert. ecc., Bd. XXVII, 1911, Pagg. 1-10). Tutte le citazioni riguardanti Epigene ed Apollonio in Seneca e Varrone provengono da Posidonio, quindi anche i riferimenti astronomici ed astrologici di Beroso sono riferibili a Posidonio. Posidonio una delle personalit pi brillanti della Stoa; la Stoa, a sua volta, era in rapporti stretti con Babilonia. Il quinto capo della Stoa, Diogene, era originario della nuova capitale babilonese, Seleukeia sul Trigri e per questo motivo venne denonimato Babylonios. Anche Vitruvio ed Agostino riportano un vasto frammento proveniente da Beroso sulla dottrina riguardante la luna. Altri autori citano il medesimo frammento: Kleomedes in De motu circulari caelestium, lib. II ma si tratta sempre di unesegesi di Posidonio. Beroso viene citato anche da Ezio in De placitis philosophorum in cui viene riportata la teoria della luna di Beroso. Anche nella lettera a Pythokles attribuita ad Epicuro contenuta la dottrina di Beroso sulla luna, anche se il nome Beroso non esplicitato. Lo stesso frammento di Beroso compare in Lucrezio Caro, De rerum natura, lib. V, verss. 715-730 con un riferimento esplicito alla Babylonica doctrina, anche se non a Beroso. Tutti questi autori, per, devono aver usato come base gli scritti di Posidonio in particolare Meteorologich Stoicheosis:

Posidonio che tramanda i frammenti astronomico-astrologici di Beroso. Persino le citazioni di Eudoro di Alessandria (Arat- Eisagoge) risalgono a Posidonio. In un frammento anonimo del 379 sulle stelle fisse riportato da Palchos vengono nominati i quattro autori di scritti sull astronomia caldaica: Beroso, Apollonio di Myndos, Epigene di Bisanzio ed Artemidoro. Ma anche questo frammento proviene da Posidonio. Le citazioni di Cicerone nel De divinatione derivano, invece, dal Per Mantiches di Posidonio. Le citazioni di Diodoro nella sezione riguardante i Caldei non derivano completamente da Posidonio ma originano dalluso di qualche altro autore intermediario, probabilmente Ktesias (Assyriaka), il quale, a sua volta, appozza anche a Beroso, oltre che ad un autore babilonese antecedente. Qui, per es. si dice che il pianeta Cronos presso i babilonesi veniva denominato aster elon (denominazione mancante in Beroso ed a lui antecedente). Lindicazione che i Caldei attribuivano linvenzione dellastronomia a Belos riportata anche da Plinio (Nat. Hist. VI, 121-123): Durat adhuc ibi (scil. Babylone) Jovis Beli templum; inventor hic fuit sideralis scientiae. Strabone, a sua volta, riporta il passo di Plinio nel Per Ocheanou. interessante notare che Posidonio cita anche altri nomi di eruditi in astronomia caldaica che sino a poco tempo fa erano, per noi, solo nomi: Sudines e Kidenas. Il recente ritrovamento di citazioni di astronomi ed astrologi greci che menzionano esplicitamente questi due autori, ha permesso di dargli per la prima volta un contorno, nonch di riscontrare il vivace scambio tra la Grecia e Babilonia nel periodo ellenistico, laddove Beroso va considerato come una tappa, anche se molto importante, allinterno di questo processo, e non pi come lunico testimone dello scambio tra questi due paesi. Di Kidenas, inoltre, sono stati scoperti frammenti anche in scrittura cuneiforme. A Kidenas attribuibile (Plinio, Nat. Hist. II) lalternarsi della denominazione del pianeta Mercurio come stella di Mercurio o stella di Apollo. Il dio babilonese, sacro a Mercurio, Nabu, risiedeva a Borsippa. Da una citazione di Strabone risulta che il dio babilonese Nabu veniva nominato sia Ermes che Apollon e presenta, nella sua essenza, i tratti caratteristici che ricordano entrambe queste divinit greche. Dei due nuovi frammenti di Kidenas uno stato pubblicato da W. Kroll nel 1908 su Vettio Valente. Laltro si trova in un frammento di un commento anonimo a Tolomeo, tramandatoci attraverso due manoscritti in greco (a Parigi: Ancient fonds N 2841 sec. XIII e N 2415 sec. XVI). Cidenas in babilonese era Kidinnu, menzionato nei frammenti cuneiformi. Ad astronomi come Kidenas, Sudines, Naburianos risalgono le dieci osservazioni di eclissi lunari riportate nellAlmagest di Tolomeo e le tre osservazioni di pianeti babilonesi, due di Mercurio degli anni 67 e 75 dellera seleucidica ed una di Saturno nellanno 82 seleucidico (cio degli anni 245/4, 237/6 e 230/29 a.C.), cio allepoca di Sudines. Cap. VI Beroso e Alessandro Poliistore noto che tutto ci che di Beroso ci pervenuto, lo dobbiamo allesegesi del Babiloniak di Alessandro Poliistore. Data la sua importanza sar bene riportare qualche cenno biografico. Il greco Alessandro di Mileto venne portato schiavo a Roma ai tempi della guerra di Silla e comprato da Cornelius Lentulus, da cui ricevette il nome gentilizio di Cornelius. Gli fu assegnato, quindi, il compito di paidagogos dei figli e quindi liberato. Di grande talento, mor nel corso di un incendio a Laurentum. Igino fu suo allievo ed emulo. Alessandro fu uno scrittore estremamente fertile e polimorfo. Secondo la Suida dovrebbe aver scritto pi libri di quanti se ne potessero contare. Per via delle sue notevoli conoscenze sullantichit ricevette il soprannome Polyhistor. Sueton e Suidas lo denominano grammatichs, essendo stato allievo di Krates. A testimonianza della sua prolificit ci restano moltissimi frammenti di carattere storico, geografico, archeologico, mitologico, filosofico, retorico e grammatico. Si tratta principalmente di appunti o raccolte esegetiche di carattere non scientifico. Citava sempre altri, non sviluppava mai pensieri propri, sembrava completamente immerso nel materiale. Possedeva una virt tipica dei soli Grammatici antichi: riportava sempre e con accuratezza le fonti da lui utilizzate. , quindi, solo ed esclusivamente grazie a lui che oggi possiamo chiarire scientificamente molte questioni sugli autori da lui tramandati. Mentre in alcune opere prevalevano gli aspetti geografici (anche descrizioni di citt), in altre quelli storici, mitologici e favolosi mentre gli aspetti geografici facevano da sfondo. Importantissima

per noi lopera Per Ioudaion, usata poi da Clemente alessandrino e da Eusebio, senza la quale oggi non sapremmo nulla sulla letteratura giudaico-ellenistica. Al centro del nostro interesse sta, naturalmente, il suo scritto contenente lesegesi di Beroso. Purtroppo Eusebio, lunico scrittore che confessa di aver usato lopera di Poliistore per scrivere su Beroso, non riporta il nome dellopera. Inoltre lesegesi di Beroso da parte di Poliistore non ci giunta nella sua forma originaria ma solo in forma di epitome che Eusebio ha accorpato alla sua cronaca, saltando liberamente da una parte allaltra del testo di Poliistore e senza badare allordine originale. Cos, per esempio, interrompe e tronca lordine della relazione di Poliistore, introducendo quello della Bibbia (Genesi, cap. 11). Inoltre, fino alla citazione comprendente il diluvio, dice di riferirsi fedelmente al testo, salvo il fatto che poi, invece, tralascia le parti di Beroso che gli appaiono inutili e, dopo il racconto del diluvio, lo annoia riportare le lunghe liste dei re che Alessandro, a sua volta, riproduce fedelmente; quindi cita solo la somma delle dinastie. Dopodich Eusebio va talmente di fretta che dimentica di indicare il II libro del Babiloniak, che, invece, Poliistore con certezza citava fedelmente. A partire da Phul annota soltanto i re che conosce attraverso la Bibbia. Menziona brevemente persino Nabucodrossor, appoggiandosi solo allesegesi di Josefo che gli sembra pi importante di Poliistore. In questo modo, per, senza saperlo, riporta proprio Poliistore da cui, a sua volta, attingeva Josefo. Addirittura tralascia di citare Alessandro Magno, il cui governo costituiva la fine del Babiloniak, e termina lesegesi di Poliistore, dicendo: Dopo questo Serse, e vari altri re persiani .... Per la ricostruzione dellesegesi di Beroso scritta da Polistore ci possiamo riferire ad altri due autori che per scrivere usarono come base Poliistore, e cio Abideno e Josefo. Per altro lo stesso Poliistore taglia varie parti del testo originale di Beroso cosicch il testo risulta notevolmente mutilato. Cos dedica ampio spazio agli animali che accompagnavano i Tihamat nella lotta contro Bel-Marduk e manca tutta la parte della rappresentazione della teogonia a cui Beroso avr sicuramente dedicato molte energie. Poliistore cita, perci, aspetti ampiamente secondari mentre taglia repentinamente elementi di fondamentale importanza. La stessa cosa fa, in seguito, nellesegesi di autori ellenistico-giudacici nel Per Ioudaion come stato provato da J. Freudenthal (Hellenistische Studien I, pagg. 28-31). Da quanto sopra menzionato deriva che un grave errore attenersi ad Eusebio come base per risalire a Beroso. Il III libro realmente striminzito: persino Abideno e Josefo offrono pi informazioni di Eusebio, tant vero che Eusebio prescinde da Poliistore ogni volta che pu appoggiarsi ad uno dei due. A sostegno di questa tesi parla il fatto che Eusebio nella Preparatio Evangelica, scritta dopo la Cronaca, non riporta Poliistore quando parla dei Babilonesi ma solo Abideno e le citazioni su Beroso di Josefo! probabile che Alessandro Poliistore abbia inserito lesegesi di Beroso in un contesto molto pi ampio, per esempio eventualmente nellAssiriaka. Va notato che le liste con i nomi dei re degli Assiri risalgono a Ktesias, tutte le altre liste riportate da altri autori sono tutte pi o meno interpolate. Diodoro, invece, nel libro II riporta tre indicazioni risalenti realmente a Ktesias; da ci si evince che da Ninos fino a Sardanapalo corrono 30 re assiri in una dinastia. Per scrivere il suo Assiriaka e Medica, Poliistore usa la relazione di Ktesias e la amplia occasionalmente introducendo Beroso, cos come introduce nellesegesi di Beroso inserti di altri scrittori. Da ci deriva che Poliistore non si accontentato dellesegesi di Beroso come unica fonte della storia assira. Eusebio, nella I parte della sua Cronaca, resta per noi lunico utente importante in quanto ci fornisce almeno uno stralcio, compiuto e progressivo, proveniente dallesegesi berosiana di Poliistore. La Cronaca di Eusebio, il cui testo ci pervenuto solo grazie ad una traduzione in armeno, stata copiata da altri scrittori. I frammenti di Beroso di Eusebio sono mutuati dal vescovo Cirillo. Molti altri pezzi di Beroso li dobbiamo a Giorgio Sinchello (800 d.C.) che usava Panodoro (400 d.C.) ed Eusebio come riferimento. Altri due autori, Abideno e Josefo, hanno usato lesegesi di Beroso. Di Abideno sappiamo soltanto ci che ci dice di lui Eusebio ma deve essere stato pi giovane di Poliistore e pi anziato di Eusebio. Abideno deve, inoltre, aver utilizzato Poliistore.

Josefo offre, nel libro I del suo Antiquitates, 3 frammenti provenienti da Beroso e 3 nel libro X. Cita anche espressamente il nome di Beroso e parla di lui in prima persona. Luso della prima persona ha fatto, erroneamente, supporre che Josefo utilizzasse direttamente Beroso; molto pi probabile, invece, che facesse riferimento a Poliistore. Cap. VII Beroso e Juba di Mauritania Che re Juba di Mauritania abbia prodotto unesegesi proveniente dal Babyloniak di Beroso ci viene testimoniato da Tatiano, come noto. Il frammento di Tatiano viene citato da Clemente Alessandrino in Stromata, lib. I, c. XXI, 112, 1-2. Juba ha concetrato i 3 libri della Babylonaka di Beroso in due libri Per Assyrion ed possibile che abbia letto gli originali. Cap. VIII. Le fonti del Babylonaka Che Beroso conosca la tradizione originale del suo popolo assodato: Eusebio, citando Poliistore, d indicazioni sicure riportando una parte dellintroduzione al Babylonka di Beroso. La creazione viene ampiamente descritta: da Oannes, un essere mitico che emerge dal Mar Rosso e raggiunge la terra nel primo anno (di Aloro, il primo re, v. cap. IV). Oannes insegna agli uomini la scrittura ed il primo scrittore! Il contenuto dei suoi scritti corrisponde da una parte ad insegnamenti sulla formazione degli stati (polyteia) cio insegna loro la costituzione degli stati e la fondazione delle citt. Dallaltra parte il contenuto concerne la dottrina dei geneas. Veniamo dunque a sapere che 6 esseri mitici saggi commentano il lascito scritto di Oannes e scrivono loro stessi. Beroso ci informa su come furono salvati tutti questi scritti dal diluvio per il bene dellumanit. Il nome Oannes corrisponde al babilonese ummanu, pi tardi mutato in uvvanu caposquadra. I nomi degli altri 6 non sono identificabili. Movers ha notato che questi esseri mitici non sono altro che i libri della rivelazione: il pi antico quello di Oannes, gli altri sono i relativi commenti. La tradizione scritta basata su racconti in scrittura cuneiforme antecedente al diluvio. Il re Asurbanipal di Assiria (668/7 626/5 a.C.), Sardanapalo in Beroso, racconta (tavoletta di creta ) di aver letto pietre del tempo precedente il diluvio. Nel Testo K 4023 una serie di istruzioni magiche vengono ricondotte a detti dei vecchi saggi prima del diluvio. Veniamo ora al contenuto del I libro del Babilonaka. Beroso asserisce di aver utilizzato documenti antichi di 480.000 anni che abbracciano un arco di 2.150.000 anni (durata del mondo partendo dai tempi della creazione antecedenti i primi re arcaici fino al presente). Ma anche i testi in scrittura cuneiforme parlano di re prima e dopo il diluvio. Beroso inizia il Babilonaka con la dedica ad Antioco, lindicazione delle condizioni di vita e delle proprie fonti, descrivendo Babilonia. Sin qui non necessario ipotizzare fonti scritte: Babilonesi ed Assiri hanno sempre avuto un interesse particolare per la geografia. Loro , infatti, la pi antica carta del mondo pervenutaci, anche se molto schematica. Di Oannes abbiamo gi parlato. Ora rivolgiamoci al contenuto del suo libro della rivelazione, la relazione sulla creazione. Ci che a nostra disposizione un frammento. Si tratta dell epitome realizzata da Poliistore sulla base della relazione di Beroso. Proprio per questo appare impossibile che non fosse stata riportata anche la teogonia. Se gli accompagnatori di Thamt-Tihamat nella lotta contro Bel vengono descritti in modo tanto dettagliato come nell epica della creazione babilonese, allora anche la lotta di Bel con Tiamat-Thamt deve essere stata riportata da Beroso in modo un p pi esteso rispetto a quello riportato da Poliistore, il quale menziona soltanto che venne spaccata in due nel mezzo. La medesima storia della creazione deve essere stata mutilata, prima da Poliistore e poi, ulteriormente, forse anche da Eusebio. Se confrontiamo quanto ci pervenuto di Beroso con la relazione in cuneiforme riguardante la creazione, nonostante la relazione in cuneiforme sia gravemente danneggiata ed abbia grandi lacune, riscontriamo che Beroso deve aver usato una recensione pi recente, poich i resti provengono sicuramente dalla biblioteca di Asurbanipal, cio risalgono per lo meno al 7 sec. H. Winckler confronta il rapporto tra la descrizione degli accompagnatori di ThamtTihamat di Beroso con lepica della creazione babilonese ed osserva:

Strana in questa relazione (sc. di Beroso) la descrizione degli esseri primordiali che vivono nel mondo primordiale, il quale presenta un carattere caotico e non ancora diviso in cielo e terra. Essi corrispondono agli 11 mostri che Tiamat ha come truppe ausiliarie nell epica della creazione, ma nellepica della creazione, essi vengono solo nominati uno ad uno e Beroso sembra averne saputo di pi. L vengono citati ed aggiunti vari altri (es. gli uomini scorpione), mentre qui non vengono neppure nominati. Beroso ci indica le sue fonti quanto alla rappresentazione di questi mostri: nel Tempio di Marduk-Bel, Esagila, si trovavano raffigurazioni di tali mostri. Purtroppo le ricerche archeologiche non hanno ancora dato risultati. Tuttavia abbiamo molti rilievi assiri e babilonesi in smalto nonch sigilli cilindrici raffiguranti draghi ed altri esseri mitici del periodo anteriore. Nella sua relazione sulla creazione Beroso fa presente che il racconto della creazione dopo l uccisione dei Thamt per mano di Belos una rappresentazione allegorica di processi naturali. Questaffermazione va intesa come una concessione fatta ad i lettori greci. Tutti i sacerdoti babilonesi sapevano che Tihamat era la personificazione del mare primordiale, dato che tiamtu, tamtu significa proprio mare, da cui, secondo la visione babilonese, tutto nacque. Interessante il fatto che anche lo stoico Diogene (babilonese) riporta questo tipo di allegoria. Parimenti interessante osservare che, come nei testi babilonesi di astronomia, ai tempi di Asurbanipal le indicazioni avessero un carattere puramente astrologico e che le indicazioni astronomiche servissero esclusivamente a scopi astrologici mentre gi dal 6 sec. assunsero un carattere puramente scientifico astronomico (V. F.X. Kugler, Sternkunde und Sterndienst in Babel, II Buch, 1. Teil, 1909). Ancora pi tardi ci furono astronomi babilonesi, tra i quali per non va annoverato Beroso, che ripudiarono lastrologia, come cita Strabonio (da Posidonio, cap. V). Anche Beroso ha mantenuto il racconto epico della creazione delle stelle e dell assegnazione a ciascuna di un nome, aggiungendo, per, anche la rappresentazione delle condizioni dellastronomia babilonese a quei tempi. Purtroppo ci rimasta solo la sua rappresentazione della teoria della luna che Posidonio ricava da lui (framm. 18-25). F. Boll (Finsternisse in Pauly-Wissova, RE, VI, , 1909, Kol. 2329-2364) alla col. 2338 annota quanto segue circa la teoria di Beroso sulla luna: Da cui deriva che la luna per met fuoco, per met oscura, gira intorno al suo asse e volge al sole sempre una parte, di volta in volta diversa, illuminata o non illuminata. Viceversa, contro questa spiegazione delle fasi lunari, Posidonio rileva che Beroso non era stato capace di indicare come avvenisse leclissi di luna; poich una luna con una luce propria, allombra della terra dovrebbe essere ancora pi luminosa invece che venir oscurata. Da ci apprendiamo che anche secondo Beroso leclissi di luna viene provocata dallombra della terra. Segue la seconda parte dei nomi che riempono i Libri II e III del Babilonaka. Anche le tavole in scrittura cuneiforme ritrovate riportano i tempi prima e dopo il diluvio. Il fatto che vengano citati i nomi dei re babilonesi dopo il diluvio suggerisce lidea dellesistenza di re anche prima del diluvio. Ma non ci sono pervenute liste cronologiche in cui si citino questi re mitologici prima/dopo il diluvio: Beroso afferma che furono in tutto 86. Segue il resoconto di Beroso sul diluvio che ci permette di confrontarlo con i resoconti delle tavolette pervenuteci in scrittura cuneiforme (v. H. Gressmann, Das Gigalmesch-Epos, 1911). 1. Il diluvio non avvenuto in un periodo oscuro ma inserito allinterno della preistoria babilonese e fissato cronologicamente in modo preciso. Anche il periodo precendente la catastrofe viene concepito come Aion, cio avente inizio, met e fine, come sembrerebbero suggerire le tavolette di creta seppellite a Sippar prima del diluvio e disseppellite dopo il diluvio. Gi i testi cuneiformi distinguono tra un tempo prima ed un tempo dopo il diluvio. 2. Non c menzione di una assemblea degli dei; quindi mancano anche gli opposti tra gli dei, suddivisione inammissibile per i babilonesi. In particolare: il tradimento del segreto divino viene eliminato, dato che Kronos rivela in sogno a Xisuthros la distruzione dellumanit. La risposta alla domanda dove voglia andare leroe con la

3.

4. 5. 6.

7.

sua imbarcazione meno grezza di quella di Gilgames: Dagli dei, per scongiurare il bene per gli umani. Questa affermazione non una bugia; di fatto Xisuthros alla fine del suo viaggio giunge agli dei e cerca in cielo di aiutare gli uomini come aveva fatto prima sulla terra. In questo senso il Pantheon s presente ma i molti di gesticono la situazione come se fossero ununit. Linsistenza sullaspetto della religiosit coincide. Xisuthros viene salvato in quanto pio. Essendo timorato di Dio pu restare tra gli di e salvarsi. Gli altri, invece, ricevono con il diluvio la loro punizione. La sua perspicacia, attestata dallidea di inviare degli uccelli per controllare la situazione, non viene mai sottolineata direttamente La scena dellinvio degli uccelli che tornano con le zampe sporche di fango, ad indicare un cambiamento nella situazione, serve pi ad avvincere il lettore. Xisuthros viene ora direttamente assunto in cielo; non si trova pi alla foce dei fiumi o nella Terra dei Beati. Insieme a lui la moglie, la figlia ed il suo nocchiero. La montagna sulla quale approda non pi il monte Nisir ma un monte della lontana Armenia, pi esattamente nella zona di Kordyend che la tradizione musulmana identifica con il gebel gudi, a sudovest del Lago Van. La citazione di questo luogo posteriore (come potevano sapere il nome del monte se tutti gli abitanti della terra erano periti?) e riconduce a traffici vivaci tra babilonesi (Assiria) ed armeni. Si tramanda che l fosse stato ritrovato un pezzo dasfalto dai poteri miracolosi che costituiva la base calatafata dellarca: la gente se la portava via a pezzi per sventare le malattie. I parenti di Xisuthros tornano a Babilonia, fondano nuove citt, costruiscono case ed il genere umano torna a moltiplicarsi. Purtroppo non c modo di datare la versione di Beroso. Probabilmente si tratta di informazioni pi recenti. Ma contengono ancora tratti dei documenti di et arcaica?

CAP. X LASTRONOMIA AI TEMPI DI BEROSO Dai Frammenti di Beroso (I libro) sappiamo che Beroso insegnava quanto segue: 1. La luna una sfera 2. Tale sfera ha per una met luce propria; laltra met buia, cerulea. 3. La luna ha tre tipi di movimento a. Movimento secondo la longitudine o assiale b. Movimento secondo la latitudine c. Movimento intorno al proprio asse che dura lo stesso tempo di un mese sinodico. 4. Le fasi lunari si determinano a causa del movimento intorno al proprio asse e attraverso il conseguente relativo cambiamento della parte della semisfera luminosa a noi visibile. 5. Le eclissi di luna sono causate dallombra della terra quando lintera semisfera luminosa rivolta verso la Terra. Circa la dottrina di Beroso riguardo al sole, agli altri cinque pianeti ed alle stelle fisse non ci pervenuto nulla. La domanda alla quale ora ci interessa trovare risposta se, ai tempi in cui Beroso scrisse cio linizio del periodo ellenistico - lastronomia babilonese avesse o no raggiunto il suo apogeo. Rispondere a questa domanda molto importante per sapere se gli insegnamenti di Beroso sulla luna siano stati parzialmente influenzati dalla filosofia greca come ritiene F. Boll (Art. Finsternisse in Pauly-Wissowa, Bd. VI 2338). 1. LE DIVERSE SCUOLE ASTRONOMICHE DEI BABILONESI Abbiamo citato precedentemente il passo di Plinio Nat. Hist. VI, 120-23 in cui parla di tre doctrinae sideralis scientiae dei Caldei, Babilonii, Hippareui e Orcheni, cio degli esperti di Babilonia, Sippar e Orchon=Uruk della scrittura cuneiforme.

Strabone XVI, p. 739 riporta la stessa citazione e testimonia che a Babilonia in Babilonia, a Borsippa, Uruk e altrove (Sippar, citata da Plinio, qui non nominata) esistevano scuole di astronomia, rappresentanti i differenti sistemi. F.X. Kluger in Die babylonische Mondrechnung riporta che dalle tavolette astronomiche in cuneiforne risulta che i babilonesi possedevano due sistemi totalmente distinti per calcolare il corso della luna e del sole ed ha fatto presente (cfr. anche Sternkunde und Sterndienst in Babel, Bd. I, 1907: Entwicklung der babylonischen Planetenkunde, p. 117-206) che, di fatto, possedevano tre sistemi di calcolo delle orbite planetarie, di cui il Sistema A risulta essere il pi primitivo e, nella rappresentazione delle orbite anomale dei pianeti, funziona in modo molto simile al pi primitivo Sistema II riguardo al calcolo dellorbita del sole; segue il Sistema B un poco pi progredito; ed infine un pi sofisticato Sistema C che utilizza le medesime serie differenziali aritmetiche del Sistema I per calcolare lorbita della luna. Se aggiungiamo, poi, che i greci ci hanno fatto conoscere un terzo sistema di calcolo dellorbita lunare (come gi precedentemente riferito, parlando di Tolomeo e Geminos) da loro definito caldeo, il quale sistema risulta pi semplice del Sistema I riportato sulle tavolette cuneiformi ma, comunque, pi progredito del Sistema II, possiamo presumere che, come riferisce Plinio, a Babilonia esistevano tre scuole di astronomia: la prima costituita dai rappresententi del sistema pi primitivo con sede a Babilonia e Borsippa; la seconda probabilmente ad Uruk; la terza, la pi progredita a Sippar. I sacerdoti delle due citt vicine, Babilonia e Borsippa, avranno fatto parte della stessa corrente in quanto noto che le due citt condividevano il medesimo culto. Ci viene confermato dal fatto che le due tavole dottrinali S per il calcolo del Sole-Luna, appartenenti al Sistema II, furono scritte a Babilonia mentre le tavolette riguardanti le tavole dei pianeti del pi semplice Sistema A provengono da Borsippa. Di seguito la breve descrizione dei 3 sistemi. 2 LA SCUOLA BABILONESE DI ASTRONOMIA DI KIDENAS-KIDINNU DI SIPPAR Il Sistema I di calcolo luna-sole gi stato descritto a p. 126-127. Le osservazioni di Kugler, concernenti il calcolo lunare di Sippur, sono state menzionate in collegamento ai ritrovamenti archeologici in cui si parla di un tersitum a Kidinnu, cio della Tabella di calcolo di Kidinnu. Abbiamo anche dimostrato che Kidinnu lastronomo babilonese che i greci chiamavano Kidenas. Inoltre abbiamo riscontrato che i periodi lunari riportati da Tolomeo in Almagest IV c2 ed attribuiti ad Ipparco, in realt, furono elaborati da Kidenas e non da Ipparco. Va ancora aggiunto che, secondo Kugler, Ipparco ha seguito, per il calcolo di Giove, la tavola babilonese di 3 tipo, Sistema C che, come gi detto, molto simile al Sistema I di calcolo sole-luna e che, quindi, anche per il calcolo dei pianeti si rifatto a Kidenas. Per determinare let di questo sistema, ci riferiamo a quanto segue: a) dalla tavola di Saturno Sp II, 62 si deduce che questo sistema risale allanno 155 dellera dei Seleucidi (= 157 a.C.). b) La tavola per il calcolo della luna (Syzigyentafel) risale, secondo Kugler, al 179 dellera dei Seleucidi (= 133 a.C.). c) La Tavola di Berlino VAT 7852 contiene previsioni astronomiche per il calcolo della luna piena, non osservazioni ed del 124 dellera dei Seleucidi (=188 a.C.), ed , quindi, di molto anteriore ad Ipparco. d) La Tavola di Berlino VAP 7809 contiene parti del sistema di Kidinnu ed del gennaio 194 a.C. (iscrizione) allorch governava Antioco III. Dalle Tavole menzionate sotto c) e d) si deduce che il sistema di Kidinnu esisteva gi prima del 188 a.C., molto prima di Ippocrate. Kugler ha riscontrato che, nel sistema caldeo, il calcolo eccede regolarmente di 314. Il punto della primavera caldeo si trova al 5 di Ariete, invece che a 0 di Ariete, come dovrebbe essere. Lerrore qui di 1 grado minore rispetto al Sistema II ma sempre abbastanza grande. Non si tratta semplicemente di un problema di mancanza di precisione: la velocit del sole ad essere stata stimata inferiore a quella reale. Cosicch, trascorsi

alcuni secoli, il sole del calcolo babilonese si trova spostato indietro di alcuni gradi. Un grado viene perso a causa della mancanza di precisione; un grado ulteriore viene perso a causa dello spostamento della longitudine del vero inizio della primavera. Ricalcolando tutto a ritroso si perviene a stabilire che Kidenas-Kidinnu deve aver elaborato il suo sistema per determinare i corso del sole nellanno 314 a.C. e perci prima di Beroso. Anche il caldeo Sudines si riallacciato al sistema di Kidenas che era pi antico. Sia Kidenas che Sudines scrissero opere di astronomia in greco, stando a quanto riporta Vettio Valente. Le opere di Kidenas furono utilizzate, per quanto ne sappiamo, da Ipparco, Posidonio (da Strabone), Sosigene (da Plinio) e Valente; quelle di Sudines da Posidonio (da Strabone) e da Valente. 3 LA SCUOLA BABILONESE DEGLI ASTRONOMI DI URUK Resta unincertezza se defininiamo questa scuola la Scuola di Uruk. Per la prima scuola possiamo dimostrare che il Sistema I del calcolo luna-sole da un punto di vista matematico tuttuno con le tavole dei pianeti di terzo tipo (Sistema C) e che, stando alle iscrizioni, proviene da Sippar e il suo ideatore fu Kidinnu-Kidenas; inoltre abbiamo visto che il Sistema II in cuneiforme del calcolo luna-sole fa parte delle tavole dei pianeti del primo tipo (Sistema A) da un punto di vista matematico e che lorigine delle tavole definivamente Babilonia e Borsippa come dimostrato dalle testimonianze in cuneiformi; i Greci, come vedremo, conoscevano lideatore di questo sistema ed esistevano testimonianze in cuneiforme. Per quanto riguarda, invece, le tavole dei pianeti del secondo tipo (Sistema B) mancano le prove che facciano parte, da un punto di vista matematico, del terzo sistema di calcolo luna-sole per la mancanza di tavole in cuneiforme, il solo noto ai Greci; cos come manca la prova che questi due sistemi provengano da Uruk-Orchoe. Dato per che ci sono noti solo tre sistemi di calcolo dei pianeti e tre scuole di astromi Caldei, una a Babilonia e Borsippa, una a Sippar ed una ad Uruk, il confronto dovrebbe essere possibile. Siamo in grado di provare almeno che, come le tavole dei pianeti del secondo tipo (Sistema B) rappesentano il collegamento tra le semplici tavole del primo tipo (Sistema A) e le pi complesse tavole del terzo tipo (Sistema C), il terzo sistema di calcolo luna-sole dei Greci a noi noto tramite i Greci Geminos e Tolomeo, rappresenta il passaggio dal primitivo Sistema II al pi complesso Sistema I. Ma quale sistema pi sviluppato? Quello tramandato dai Greci o il Sistema II in cuneiforme? Geminos fornisce indicazioni che in questo Sistema il movimento medio giornaliero della luna era posto a 131035. Kugler ha riscontrato lo stesso valore per il pi progredito Sistema I delle tavole cuneiformi mentre, riguardo al pi primitivo Sistema II, ha trovato un valore grezzo max. di 133030. Quindi, il sistema tramandato dai Greci pi progredito del Sistema II in cuneiforme e sta a met tra il Sistema I ed il Sistema II dei testi in cuneiforme. 4. LA SCUOLA BABILONESE DI ASTRONOMI DI NABURIANO-NABURIANNU A BABILONIA E BORSIPPA Posidonio (in Strabone) cita, oltre alle opere di Kidenas e Sudines, un terzo astronomo babilonese: Nabourianos. Nel1913 E.F. Weidner, ha tradotto proprio questo nome, studiando un testo astronomico dei Musei di Berlino (VAT 209). Da tale testo risulta che Nabu-riannu fu il compilatore del sistema (Sistema II del calcolo luna-sole, tavole dei pianeti di primo tipo = Sistema A) utilizzato a Babilonia e Borsippa per i calcoli dei movimenti dei corpi celesti. Calcolando a ritroso, come gi fatto da Kugler, tenendo conto dellerrore, possibile stabilire che Naburiannu deve aver scritto il suo sistema intorno al 427 a.C. E dato che Vettio Valente si rif ad unopera babilonese antica, scritta certamente prima del Babiloniak di Beroso, possibile che in Grecia circolasse, appunto, unopera di Naburiannu. Infatti solo i Babilonesi consideravano il pianeta Saturno tanto la Stella di Ninurta (Chronos) quanto il dio solare Samas (Helios). Anche il discepolo di Aristotele Eudemo di Rodi, riporta nel Per t theion storia un frammento della teogonia babilonese che coincide con quella del Enuma elis. Quindi deve aver anche lui attinto ad una fonte babilonese, essendo vissuto prima di Beroso. Ovviamente non possibile stabilire se le fonti utilizzate da Eudemo fossero scritti babilonesi o meno.

6: LASTRONOMIA BABILONESE E QUELLA GRECA Lunico babilonese di cui ci siano pervenuti le dottrine sui corpi celesti Beroso. Ma Beroso era solo un letterato e per giunta astrologo, non un astronomo, non un genio creativo come Kidinnu di Sippar. Nella sua opera fa solo accenni marginali allastronomia. In qualit di sacerdote di Babilonia rappresentava le dottrine della scuola di Babilonia, cio del sistema di Naburiannu, che allora era il sistema pi antico ed anche pi antiquato dei tre sistemi astronomici dei Babilonesi. E mi sembra improbabile che abbia mescolato questo sistema con le teorie astronomiche greche. Beroso scrisse in un periodo in cui lastronomia aveva raggiunto gi con Kidinnu il suo apogeo e la sua forza creativa era quasi spenta. Successivamente qualcuno sostitu una colonna della tavola per il calcolo di luna-sole di Kidinnu con tre tavole pi fini. Ma, a parte questo, non sappiamo di altri cambiamenti o rinnovamenti da parte degli astronomi durante il periodo dei Seleucidi o degli Arsachidi. Furono epigoni. Continuarono ad usare ciascuno il proprio sistema particolare, tipico della propria scuola, senza poter scalzare gli altri due. Il grande periodo creativo degli astronomi babilonesi, durante il quale, a partire da Nabonassar, elaboravano le osservazioni eseguite in tre grandi sistemi, di cui via via uno era migliorativo dellaltro, va dalla seconda met del periodo persiano allinizio dellEllenismo, cio dal 427 al 314 a.C. Lo stesso Ipparco ha copiato i valori relativi al calcolo di luna-sole da Kidinnu, cambiando solo lammontare dellanno tropicale. Cos, mentre per Kidinnu esso di 365d 5h 41m 41s,6, il valore moderno per il 300 a.C. di 365d 5h 48m 57s,7 e quindi lanno di Kidinnu risulta pi breve di 7m 16s. Ipparco, invece, lo presume di 365d 5h 55m 12s, cio di 6m 14s,3 pi lungo: con ci il suo calcolo non rappresenta un miglioramento rispetto al calcolo di Kidinnu.

Você também pode gostar