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"Il libro che la nostra generazione voleva fare adesso c', e il nostro

lavoro ha un coronamento e un senso, e solo ora, grazie a Fenoglio, possiamo dire che una stagione compiuta, solo ora siamo certi che veramente esistita". Con queste parole insolitamente commosse Italo Calvino parla di Una questione privata, romanzo breve di Beppe Fenoglio che, abbracciando la tematica partigiana, si inserisce in quella stagione letteraria che, con un termine preso a prestito dalla cinematografia, fu detta "neorealista". Una letteratura ormai lontana da quella decadente ed ermetica, che fosse in grado di farsi carico della mutata condizione del paese, uscito dalla guerra e dalla resistenza e proteso a profondi rinnovamenti politici e sociali. Ma quando nel 1952 Fenoglio esordisce con la sua prima opera, I ventitre giorni della citt di Alba, gi evidente che ha imboccato come narratore della resistenza una strada insolita in quegli anni: non sceglie la componente ideologica o celebrativa, che spesso finiva per scadere nell'oleografia, ma una rappresentazione vera, che mostra le luci e le ombre di un evento tanto dibattuto. Porta a compimento l'intento che c'era stato dietro la composizione de Il Sentiero dei nidi di ragno dell'amico Calvino, unico precedente esempio di rifiuto della dimensione celebrativa della resistenza. La guerra partigiana vista da Fenoglio come una continua tragedia esistenziale: una "liberazione" che non ha mai fine e che si identifica con l'avventura umana. Ne consegue una rappresentazione di quelle vicende nella quale non c' posto per la componente ideologica, ma piuttosto per una meditazione sul tragico senso del vivere.

Il critico Walter Pedull ne L'Avanti del 15 agosto 1968 sottolinea la


lontananza di Fenoglio dall'ideologia e dalla politica, la sua limitata attenzione alle ragioni di quella "scocciante intrusa" che la Storia."Nel Partigiano Johnny e in Una questione privata chiaro che il tema pi che la Resistenza l'esistenza nella sua totalit" e allora in quest'ottica acquista importanza non soltanto la tragedia nazionale della guerra, la "grande" storia, ma soprattutto la questione privata, come significativamente espresso dal titolo del romanzo, che racconta la storia d'amore tra il protagonista e una giovane donna, Fulvia.

Sullo

sfondo autobiografico delle Langhe, Milton, studente universitario, dopo il fatidico 8 settembre 1943, si ritirato sulle colline intorno ad Alba e l combatte la sua guerra di partigiano. Pur in una realt fatta di armi, appostamenti, fughe e imboscate, Milton sembra essere "stravolto", incurante del pericolo che ogni volta gli viene dai fascisti, e tutto immerso nel suo mondo di memorie passate. "Calava al ponte col passo implacabile e cieco di un automa"

Resistenza e "questione privata", storia e vita, si fondono e , con la tecnica del flash-back, l'autore racconta le vicende di un amore passato e il tentativo disperato di ricondurre al presente quelle stesse emozioni. Il romanzo si apre con la contemplazione da parte di Milton della casa una volta abitata dalla ragazza, dove, fattosi aprire dalla governante, va a ricercare col cuore in gola i libri da lui regalati a Fulvia, le note di Over the rainbow sulle quali aveva ballato con lei, e tutte quelle emozioni che la guerra gli aveva portato via. La vecchia guardiana della villa per, gli insinua il sospetto di una presunta relazione tra Fulvia e il suo amico Giorgio, che prima della guerra frequentava insieme a lui la casa della ragazza. Ora anche Giorgio era partigiano sulle colline circostanti, in un'altra brigata. Comincia cos la lunga e disperata ricerca dell'amico, l'unico in grado di rivelargli la verit; ricerca che si fa di giorno in giorno pi tormentosa ed esasperata, logorante pi di ogni altra guerra. N le intemperie dell'inverno, n le condizioni fisiche estreme, n il pericolo della morte per mano dei fascisti pu fermare Milton, ormai desideroso solo di sapere. "Il fatto che pi niente mi importa. Di colpo, pi niente. La guerra, la libert, i compagni, i nemici. Solo pi quella verit" E mentre tutti i compagni sognano di poter dire "fi-ni-ta" di una guerra che li sta logorando, mentre le donne immaginano estati di pace dove poter andare "alle fiere e ai mercati come una volta" la smorfia di dolore che segna il volto di Milton l'espressione del dramma interiore che il ragazzo sta vivendo. "Senza Fulvia non sarebbe estate per lui, sarebbe stato l'unico al mondo a sentir freddo in quella piena estate" Riesce a sapere che Giorgio e' stato fatto prigioniero dai fascisti e di collina in collina si mette alla ricerca di un fascista da barattare col partigiano prigioniero; un uomo qualsiasi da usare come ostaggio ("Bastava che fosse un uomo con indosso una certa divisa" ). Finalmente riesce a catturare un sergente che frequentava spesso il paese per incontrare una prostituta e tenta di portarlo al comando fascista di Alba per il baratto. Significativa la protezione esagerata, quasi maniacale che Milton promette durante il tragitto al sergente fascista dal quale dipende il destino del suo amico, e nel contempo il suo destino. "Ti protegger [...], mi metter io stesso di guardia davanti alla porta, non lascer che alzino un dito su di te"

Nonostante questa premura eccessiva per Milton costretto ad uccidere il soldato che, non credendo al possibile baratto, tenta la fuga.

Il

romanzo si chiude con la decisione di Milton ormai sfiduciato e confuso, di ritornare alla villa per risentire pi precisamente il racconto della governante. Racconto che non potr mai udire perch, quando quasi arrivato alla villa, si trova a faccia a faccia con i fascisti, e dopo un'inutile fuga, crolla stremato al limitare del bosco. L'ultimo capitolo, quasi interamente dedicato alla fuga affannosa di Milton che corre "con gli occhi sgranati, vedendo pochissimo della terra e nulla del cielo", ha un valore davvero emblematico; come afferma Elio Gioanola "E' una scena di caccia, con da una parte la lepre braccata, dall'altra la muta feroce dei cacciatori. E' l'immagine della vita come Fenoglio essenzialmente l'intuisce, nella fuga affannosa, o nella difesa feroce della sopravvivenza". Domina in questa scena finale, e in tutto il romanzo, il tema della violenza, e non solo quella della guerra, con le fucilazioni, le stragi, i rastrellamenti, ma la violenza di sempre, quella che l'uomo rivolge ad ogni suo simile e che trasforma l'esistenza in una lotta per sopravvivere. In tale dimensione guerra sempre, e la violenza privata che gli uomini si fanno anche in tempo di pace - i duri rapporti umani di un mondo contadino segnato dalla miseria che Fenoglio aveva raccontato in La Malora - altro non se non il naturale prolungamento, o l'anticipazione, dei gesti estremi di un conflitto armato. Giorgio Brberi Squarotti in un saggio critico scrive che in ogni opera di Fenoglio emerge la sua visione delle cose dominata da "una preoccupazione tragica della violenza come misura esclusiva del mondo".

Un

altro elemento essenziale dei romanzi fenogliani l'intima connessione dell'evento e dell'uomo con il paesaggio. In Una questione privata il paesaggio ha una sua personalit non meno precisa e perentoria di quella delle creature. Con esso lo scrittore stabilisce una singolarissima relazione lirico-vitale: la sua Resistenza nasce nelle selve, tra i fiumi, sulle colline, nei rifugi e nei sentieri del suo Piemonte che diventa, contemporaneamente, terra invasa e ferita, ma anche materno rifugio, terra occupata e terra di libert. Vive la collina di Fenoglio, cos come viveva la collina dell'altro nostro scrittore "langhigiano", Pavese, per il quale non era "un luogo tra gli altri, ma un aspetto delle cose, un modo di vivere". Insistente, nelle descrizioni dei partigiani, il motivo del fango, che rende irriconoscibili i giovani patrioti, quasi "militi ignoti" ai quali non rimane altra dignit se non quella della causa per cui combattono.("Sono fatto di fango,dentro e fuori. Mia madre non mi riconoscerebbe"). Anche la nebbia, "mare di latte", contribuisce a cancellare agli occhi di Milton la geografia fisica e antropologica delle sue colline, fino a farlo sentire smarrito, confuso di fronte ai sentieri come pure di fronte al senso stesso della sua

giovinezza. "Le aveva sempre pensate, le colline, come il naturale teatro del suo amore ,e gli era invece toccato di farci l'ultima cosa immaginabile, la guerra"

La natura disfatta dalle piogge vive e partecipa non solo della guerra,
ma anche della vicenda privata e sembra cambiare con i sentimenti del protagonista. Significativa la descrizione della villa di Fulvia che a Milton durante la prima visita appare bella ed uguale a prima della guerra, "i muri erano sempre candidi, senza macchie ne fumosit, non stinti delle violente piogge degli ultimi giorni", mentre quando la torna a vedere in preda ai dubbi tormentosi sulla presunta relazione tra Fulvia e il suo amico Giorgio, gli appare sfigurata, "decisamente brutta, gravemente deteriorata e corrotta, quasi fosse decaduta di un secolo in quattro giorni" E' la violenza della guerra che si abbatte sulla vita dei singoli, cancellandone gli amori, le speranze e le intimit. "Per la guerra -diceva Montale - due vite non contano"; con la stessa sensibilit per le intime passioni umane Beppe Fenoglio d vita ad un romanzo,Una questione privata, che penetra nel profondo l'avventura resistenziale, ma soprattutto quella umana. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Bibliografia dell'autore B.Fenoglio, Una questione privata, Torino, Einaudi,1986 B.Fenoglio, Il partigiano Johnny, Torino, Einaudi,1978 Bibliografia sull'autore S.Guglielmino, Guida al Novecento, Milano, Principato,1971 E.Cecchi-N.Sapegno, Storia della Letteratura italiana,Il Novecento, Milano, Garzanti,1987 M.Corti, Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio in Letteratura italiana. La ricerca letteraria, Venezia, Einaudi, 1996 E.Gioanola, La Letteratura Italiana, Firenze,1993 G.Barberi Squarotti, Ritratto di Fenoglio in "Paragone-Letteratura", aprile,1963 Sara Boschi

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