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Analisi quantitativa:
Analisi qualitativa:
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Il sistema delle imprese (1)
5
Il sistema delle imprese (2)
80%
60%
40%
20%
0%
fino a 5 da 6 a 9 da 10 a 15 da 16 a 19 da 20 a 49 da 50 a 99 da 100 a 249 oltre 250
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Il mancato rispetto delle norme (2)
Percezione dell’efficacia delle azioni di vigilanza e controllo
molto efficaci
6%
scarsamente
efficaci
42%
9
La scarsa formazione (1)
si
43%
no
57%
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Cosa accade dopo l’infortunio ?
Le fasi analizzate:
La denuncia
Il percorso di cura
Il reinserimento al lavoro
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La denuncia
I punti critici
a) La scarsa conoscenza dei diritti da parte del lavoratore (soprattutto nel caso dei lavoratori
stranieri)
b) La scarsa informazione e la “solitudine” in cui si ritrova il lavoratore
c) Il comportamento non “collaborativo” delle imprese (a volte addirittura intimidatorio)
d) Problemi nel certificato medico che accompagna la denuncia (referto medico poco
attendibile)
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L’inchiesta
I punti critici:
“Dopo l’infortunio l’azienda per cui lavoravo ha detto che ero caduto dal ponteggio [che in realtà non c’era, M.
lavorava su un tetto senza alcuna protezione, ndr] perché stavo “giocando” con un mio collega a farmi dei “gavettoni”
[giochi con l’acqua, ndr]. Per questo adesso stiamo pensando [con la Fillea di Roma est, ndr] a una causa, ma
purtroppo le possibilità di vincere sono poche perché l’azienda ha convinto gli altri lavoratori a testimoniare il falso.”
(M., aiutante carpentiere, nazionalità kossovara – Roma)
Gli imputati sono stati condannati anche al pagamento di € 75.000. Nessuno però ha mai pagato. Né col carcere né
col denaro. Io dalla morte di mio marito non ho ottenuto un centesimo dai responsabili. Uno risulta nullatenente ed è
anche pregiudicato; gli altri due che erano titolari dell’immobiliare un mese dopo l’incidente hanno venduto l’area [che
non è stata posta sotto sequestro, ndr]”
(F., nazionalità italiana, vedova di C. operaio morto sul lavoro a 31 anni - Catania)
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Le terapie dopo l’infortunio
I punti critici:
a) Il deficit d’informazioni non consente di orientarsi correttamente all’interno del sistema sanitario e
esistono molti ostacoli dovuti alla burocrazia;
b) Le opportunità terapeutiche sono scarse e i lavoratori devono affrontare delle spese;
c) Il livello di cure erogate non è uniforme;
d) Scarso sostegno psicologico;
e) Un numero non sufficiente di giornate di assenza per infortunio definite dall’Inail
I lavoratori in alcuni casi sono costretti a perseguire la propria guarigione da soli, anche facendo
fronte a spese notevoli, per le scarse opportunità che offre il sistema sanitario che rischiano di
rendere le conseguenze dell’infortunio ancora più gravi.
“Avevo bisogno delle terapie e di altre cure che non mi hanno fatto fare, e sono rimasto col braccio che più di tanto
non lo posso alzare. Dopo non ho fatto fisioterapie… perché per l’Inail ero guarito. Se volevo farle dovevo farle fuori
dall’orario di lavoro, e a pagamento. E io chiaramente ho detto no. Purtroppo se non lavori, a casa cosa porti? Si
fanno anche tante cose per non metterti contro l’impresa.”
(A., operaio, nazionalità italiana – Napoli)
“La fisioterapia che devo fare io non la passa la mutua e la devo pagare. La laserterapia l’ho dovuta pagare io. Un po’
è servita.. [..] Adesso comunque ho smesso di fare fisioterapia.. perché costa troppo..
(M., operaio, nazionalità kossovara – Roma)
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Il reinserimento al lavoro
I punti critici:
a) Il lavoro edile richiede una capacità fisica elevata e anche delle inabilità contrassegnate dall’Inail
con percentuali non molto alte possono essere in realtà completamente invalidanti per lavorare in
edilizia
b) Le imprese tendono a disinteressarsi delle sorti dei lavoratori
c) Le istituzioni non offrono un supporto adeguato sia per la formazione che per la ricerca del lavoro
“Mi ritrovo con una pensione di 392 euro al mese e basta. Avrei preferito avere le mie gambe e un lavoro. Io con
questa somma non ci faccio niente [..]. Ma quello che io preferirei risolvere non è tanto il lato economico della
faccenda che peraltro non mi soddisfa, ma la possibilità di avere un lavoro e uno stipendio”.
(C., operaio edile, nazionalità italiana – Catania)
“Non ce la faccio lavorare nelle condizioni in cui sono ora. Non riesco a stare troppo tempo in piedi perché mi si
gonfia la gamba e poi ho problemi alla schiena. La cosa che mi preoccupa di più è il mio futuro.”
(M., manovale, nazionalità rumena – Roma)
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Le critiche all’INAIL
Il comportamento dell’Inail è spesso orientato da una “razionalità burocratica”
che mette in secondo piano gli interessi dei lavoratori, favorendo quelli
organizzativi ed economici dell’Istituto, perseguendo soprattutto il rispetto
formale delle procedure e il contenimento dei costi.
“Devi fare guerra a tutti per far valere una parte dei tuoi diritti”
(B., operaio, nazionalità italiana - Salerno)
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I tempi lunghi della definizione
I tempi medi per la definizione delle pratiche sono in diminuzione, con 26 giorni di
media nel 2006, ma ancora un caso su cinque (il 20%) è trattato oltre i termini
previsti.
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Una stima degli infortuni che impiegano molti mesi per
essere definiti
Costruzioni:
- Degli infortuni denunciati nel 2003, 650 casi trovano una definizione dopo il 30 Aprile
dell’anno successivo all’infortunio.
- Degli infortuni denunciati nel 2004, 661 casi trovano una definizione dopo il 30 Aprile
dell’anno successivo all’infortunio.
- Degli infortuni denunciati nel 2005, 209 casi trovano una definizione dopo il 30 Aprile
dell’anno successivo all’infortunio (dato provvisorio).
Indennizzi
Denunce
al 30 04 05 al 30 04 06 al 30 04 07 al 30 10 2008
2003 110529 95.400 n.d. n.d. 96.050
2004 110639 n.d. 95.564 n.d. 96.225
2005 106372 n.d. n.d. 91.770 91.979
2006 104376 n.d. n.d. n.d. 89.795
Elaborazioni Ires su: Rapporto Inail, 2005-2006-2007; Inail, data-base on line, 2008
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Scarsa informazione e scarso supporto
“Se non ti ha ammazzato l’infortunio ti ammazzano le istituzioni. E’ come una via crucis.
Ogni ente ti sbarra la strada. Ogni ufficio ti dice vai dall’altra parte; nella sanità ogni
medico ti dice vai dall’altro. Io sono stato sfortunato. Per fortuna però non è sempre così:
ho trovato anche una parte di medici che mi ha aiutato.”
(B., operaio, nazionalità italiana - Napoli)
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Gli errori di valutazione del danno
Le valutazioni fatte dai medici legali dell’Inail ai nostri intervistati spesso sono state
giudicate incomplete e i medici accusati di avere sottostimato i danni subiti dal
lavoratore. Questo avviene perché le visite sono lacunose e in alcuni casi superficiali,
incapaci di cogliere la reale entità del danno subito dal lavoratore, così come per
l’assenza di informazioni e di supporto che non consente al lavoratore di potere
raccogliere le documentazioni in maniera completa ed efficace.
“All’Inail non sono riusciti a farmi fare tutti gli accertamenti di cui avevo bisogno. Molte cose io le ho
fatte perché avvertivo io la necessità di farle, ma non venivo però investito di una informazione; ad
esempio, un medico legale dovrebbe, a secondo del tuo problema, dirti tutto quello che devi fare,
accertamenti, esami, indagini. Ecco, l’Inail non è stata una guida per capire il tipo di esami che avrei
dovuto fare, tant’è che sono stato costretto a ricorrere ad un medico legale privato che mi ha fatto
fare delle visite specialistiche e da lì sono uscite fuori tante altre cose che prima non sapevo e che
non avrei mai saputo se fossi rimasto alle indicazioni dell’Inail”
(C., operaio, nazionalità italiana - Catania)
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L’insufficienza del reddito
“Ricevo una rendita di 250 euro per 10 anni [il lavoratore ha subito un incidente nel marzo del 2006,
ndr] I danni subiti sono stati: trauma cranico, tre costole rotte, emorragie interne, l’omero è uscito col
tendine rotto e la gamba spappolata, poi.. mentre mi operavo.. ho avuto un infarto. [il lavoratore ha
rischiato di perdere una gamba per la cancrena. Attualmente le ferite alla gamba sono ancora
aperte, dunque, non può lavorare, ndr]. L’Inail mi ha riconosciuto 22 punti, ma faremo ricorso perché
il medico del sindacato mi ha riconosciuto 35 punti. Nella relazione dell’Inail compare come danno
solo quello riportato alla gamba, tutto il resto non è stato considerato.”
(G. aiuto carpentiere, nazionalità italiana - Palermo)
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Ricorsi e conflitti con l’Inail
Stando ai primi dati del 2007 (relativi al 30 Giugno 2007, per tutti i settori), le rendite
costituite in via ordinaria rappresentano il 79,15% del totale, quelle costituite a seguito
di visita collegiale il 10,03%, quelle costituite a seguito di giudizio il 10,82%. Dunque,
un lavoratore su cinque ha dovuto aprire un contenzioso con l’Inail, poi vinto,
per vedere riconosciuti i propri diritti.
È opportuno precisare che, come riferisce lo stesso Inail, “si registrano oggettive
diversità, e per quantità consistenti, nella tipologia di costituzione delle rendite (in
Lombardia solo il 3,73% sono costituite in giudizio, valore che in Abruzzo raggiunge il
28,75%), fenomeno per il quale sarebbero utili approfondimenti”.
Fonti:
Inail, Andamento del processo produttivo e profili finanziari al 30-06-07
Inail, Commissione Programmazione, Linee di Indirizzo e Verifica, seduta del 16 Ott. 2007, Allegato n.1 alla delibera
24/2007, Andamento del processo produttivo e profili finanziari al 31 marzo ed al 30 giugno 2007; punto d.
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La perdita dell’identità
e le conseguenze psicologiche _ 1 _
c) Lo stesso ruolo familiare si sgretola, nel momento in cui l’individuo non può più
adempiere al sostegno economico della famiglia e si sente, inoltre, limitato nel proprio
ruolo di marito e di padre.
“Dopo l’infortunio resti solo un numero. La cosa più grave è che ti abbandonano tutti. Non servi più.
Quando lavori servi a qualcosa, ma quando non lavori ti abbandonano tutti. [..]
La depressione è dovuta proprio a questa serie di circostanze, nel momento in cui ti vedi
abbandonato da tutti.”
(B., muratore, nazionalità italiana - Napoli)
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La perdita dell’identità
e le conseguenze psicologiche _ 2 _
“Subito dopo l’incidente i giorni non passavano mai: era un incubo. Sono stati i 40 giorni più brutti
della mia vita. Pensavo che da quello stato non sarei uscito mai più. [alla domanda: «avresti avuto
bisogno di un sostegno psicologico?», l’intervistato risponde come segue] Si, ne avrei avuto bisogno..
ma non l’ho chiesto.. nessuno mi ha consigliato.. non so neanche se ne ho la possibilità. All’ospedale
non mi hanno detto niente..”
(E., operaio II livello, nazionalità italiana - Modica)
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Le ricadute sulla persona del lavoratore e sulla famiglia
le difficoltà economiche
le difficoltà nella gestione delle pratiche
il terribile impatto psicologico
Tra gli infortuni mortali riconosciuti, nel 2004, l’82,9% dei casi
ha dei famigliari stretti, il restante 21,3% è senza famigliari
stretti, e questa distribuzione è mediamente stabile nel corso degli
anni.
“Mio marito non aveva raggiunto il minimo per la pensione, quindi i contributi pagati sono andati persi.
Non aveva raggiunto nemmeno i vent’anni perché spesso lavorava in nero. Lui aveva lavorato più di
40 anni.
(P., nazionalità italiana, vedova di L. piastrellista nazionalità italiana morto sul lavoro a circa 55 anni)
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Il ruolo del sindacato
In questo contesto il ruolo della Cgil, del patronato Inca e delle Casse edili appare di
fondamentale importanza perché il lavoratore possa affermare i propri diritti, in particolare
per:
a) ottenere una giusta valutazione del danno, attraverso un aiuto nella fase di
denuncia, di inchiesta e di valutazione del danno
c) avere un supporto economico da parte delle Casse Edili (prestazioni straordinarie per
avere subito infortunio, prestazioni straordinarie per abbandono del settore a causa di
infortunio, assegni funerari alle famiglie dei lavoratori morti edili sul lavoro)
d) avere un sostegno psicologico, dato dal legame umano che si instaura tra i
sindacalisti e i lavoratori, importante in una fase in cui sono psicologicamente molto fragili
Sono stati riscontrati dei limiti anche all’azione sindacale, anche se in pochissimi casi:
a. per una difficoltà nel sostegno psicologico, dovuto anche all’impossibilità di dedicare il
giusto tempo ai singoli casi
b. una delusione rispetto alle aspettative di risarcimento del lavoratore.
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Proposte per migliorare l’analisi statistica dei dati Inail
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Proposte per implementare il ruolo delle istituzioni
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