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Il mercato: La curva di domanda La curva di domanda la funzione che mostra la quantit di beni e servizi che il consumatore disposto a comprare

re ad ogni livello di prezzo. Tale funzione strettamente correlata e spiegata attraverso la teoria del consumo che descrive le scelte di consumo degli individui in base al grado di soddisfazione o utilit che essi ricevono dal consumare un determinato bene. La funzione della domanda influenzata da diversi fattori o variabili. Tra questi i principali fattori sono: 1. il prezzo dei beni. Ogni variazione di prezzo in aumento o diminuzione orienta e modifica le scelte del consumatore. 2. il reddito disponibile. In genere laumento o la diminuzione del reddito del consumatore fa aumentare o diminuire anche la domanda del bene considerato; 3. la variazione dei gusti e delle preferenze dei consumatori, che possono dipendere molto anche dalle mode, influenza la domanda; 4. laumento della popolazione, che fa conseguentemente aumentare anche i consumi. Se una di queste condizioni varia, la curva di domanda si sposta e pu essere rappresentata graficamente su un piano cartesiano. Variabile prezzo: Se si ipotizza che la domanda di un bene sia dipendente dalla sola variabile costituita dal prezzo , allora la domanda funzione del prezzo (D= f(p) ) ed inversamente correlata ad esso. Vale a dire che laumento del prezzo del bene causa una diminuzione della domanda da parte del consumatore mentre, viceversa, un abbassamento del prezzo sul mercato determina un aumento della domanda di quel bene. La domanda quindi una funzione decrescente del prezzo. In grafica gli spostamenti in aumento o diminuzione del prezzo causano spostamenti lungo la curva di domanda.

Variabile reddito: Quando invece si verificano cambiamenti in aumento o diminuzione del reddito del consumatore, mentre i prezzi rimangono costanti, la curva di domanda di sposta a destra o a sinistra. Effetto reddito ed effetto sostituzione: La domanda di alcuni beni strettamente influenzata dallandamento dei prezzi dei beni correlati ad essi. Generalmente la domanda di un bene (es. burro) cala quando il prezzo di un bene sostituto (es. margarina) diminuisce, anche se il prezzo del primo bene rimane immutato, perch il consumatore percepisce questi beni come simili e quindi sostituibili tra loro. Inoltre la domanda di un bene (es. zucchero) aumenta quando il prezzo di un bene complementare (es. caff) diminuisce. Le variazioni dei prezzi dei beni sostituti e complementari causano graficamente spostamenti della curva di domanda a destra o a sinistra, esattamente come leffetto reddito disponibile.

La curva di offerta Lofferta la funzione che rappresenta la quantit di beni e servizi che unimpresa disposta a produrre ed immettere nel mercato a determinati livelli di prezzo. Poich il fine dellimpresa massimizzare il profitto e realizzare il maggiore surplus possibile, a livelli di prezzo pi alti corrisponder una maggiore disponibilit a produrre, quindi si pu dire che lofferta una funzione crescente del prezzo. I fattori che influenzano lofferta e determinano quindi le scelte produttive delle imprese sono principalmente due: il prezzo realizzato sul mercato e il costo della produzione, somma questultimo dei costi fissi che limpresa ha dovuto sostenere per avviare lattivit produttiva (capitale) e della forza lavoro impiegata per produrre. Variano i prezzi: Quando lofferta di un bene dipende dalla sola variabile dei prezzi di mercato, graficamente laumento o la diminuzione di questi ultimi causa spostamenti solo lungo la curva di offerta .

Variano i costi di produzione: Se invece lofferta dipende dalla variazione dei costi di produzione e principalmente dal costo del lavoro, graficamente la curva si sposta a destra o a sinistra. Se il salario diminuisce limpresa aumenta la produzione, se il salario aumenta limpresa decide di contrarre la produzione.

Limpresa decide la funzione di produzione e quindi la quantit da immettere sul mercato sulla base della disamina dei costi produttivi e soprattutto facendo riferimento al parametro della produttivit marginale del lavoro. La Pmgl la quantit di prodotto aggiuntivo che unimpresa riesce a produrre facendo lavorare unora in pi le proprie maestranze. Si tratta di una variabile positiva ma decrescente per il cosiddetto principio della stanchezza, in base al quale nelle primissime ore di lavoro aggiuntivo richiesto gli individui producono di pi, mentre la produttivit cala progressivamente alla richiesta di ulteriori ore di lavoro aggiuntivo. Limpresa ha convenienza a produrre fintanto che la produttivit marginale del lavoro rende pi del costo del lavoro stesso, cio fintanto che il ricavo ottenuto da ci che viene prodotto nelle ore aggiuntive supera il costo che si dovuto affrontare per produrlo. Lequilibrio: Lequilibrio nel mercato determinato dallincontro tra domanda e offerta. Ad un dato prezzo la domanda dei consumatori di un determinato bene incontra e uguaglia perfettamente la quantit offerta sul mercato dalle imprese. Quando invece le due funzioni non sono in equilibrio si verificano diverse situazioni.

Se lofferta dellimpresa superiore alla domanda dei consumatori si verifica la cd. situazione di eccesso di offerta . Gran parte della produzione dellimpresa rimane invenduta e limpresa sar costretta ad abbassarne il prezzo per incontrare la domanda e raggiunger nuovamente lequilibrio. Se il prezzo di un bene sul mercato troppo basso determina un eccesso di domanda da parte del consumatore. Limpresa aumenta subito il prezzo per massimizzare il profitto e la domanda di quel bene di conseguenza diminuisce raggiungendo nuovamente lequilibrio.

A volte si verificano anche fenomeni improvvisi sul mercato che determinano momentanei disequilibri e che vengono chiamati shock. Lo shock della domanda si verifica quando il reddito del consumatore aumenta o diminuisce improvvisamente. Graficamente la curva di domanda si sposta a destra o a sinistra.

Lo shock dellofferta si verifica quando vi sono significativi aumenti dei costi dei fattori produttivi per le imprese che determinano un repentino aumento dei prezzi dei beni e conseguentemente fanno contrarre immediatamente la quantit immessa sul mercato. Questo shock fa spostare graficamente la curva di offerta verso lalto.

Lelasticit della domanda Misura la variazione percentuale della domanda di un dato prodotto indotta dalla variazione percentuale del prezzo del prodotto stesso o di altri prodotti sostituti o complementari. In termini matematici si calcola:

In termini grafici lelasticit misura la pendenza o inclinazione della curva di domanda. La domanda di un prodotto perfettamente elastica rispetto al prezzo quando una piccola variazione percentuale del prezzo causa una variazione percentuale consistente della quantit domandata. In tal caso graficamente la curva di domanda tende a essere quasi orizzontale o comunque molto piatta. Una domanda invece rigida ( o anelastica) rispetto al prezzo quando la quantit domandata non subisce grandi o significative variazioni anche se il prezzo aumenta significativamente. Graficamente rappresentata da una curva che tende a essere verticale.

In genere la domanda tende ad essere molto elastica quando il bene ha molti sostituti. Viceversa tende ad essere rigida nel caso di beni che non hanno sostituti, come ad esempio la benzina. Se anche il prezzo dovesse aumentare di molto, la domanda non subisce sostanziale diminuzione perch si tratta di un bene essenziale al quale non possibile rinunciare e che non pu essere sostituito. Quando lelasticit ha valore minore di 1 essa rigida, quando ha valore maggiore di 1 elastica. La misura dellelasticit strettamente connessa anche ai ricavi realizzabili. Quando lelasticit della domanda di un prodotto rispetto al suo prezzo alta (maggiore di 1) , se si verifica una diminuzione del prezzo del bene e di conseguenza aumenta la domanda di quel bene aumentano anche i ricavi complessivi . Quando invece lelasticit bassa (minore di 1) la diminuzione dei prezzi, pur aumentando la domanda, fa diminuire i ricavi complessivi . Il ricavo massimo si ottiene con una elasticit unitaria E= 1.

Una ulteriore funzione studiata in economia quella dellelasticit incrociata che misura la reattivit alla funzione del prezzo di beni complementari o sostituti e serve alle imprese a studiare limpatto sul mercato di nuovi prodotti. Lelasticit della domanda rispetto al reddito misura invece la variazione percentuale della quantit domandata di un bene rispetto a una variazione analoga del reddito del consumatore. In genere in presenza di redditi molto bassi un aumento percentuale del reddito orienta il consumo verso i beni di prima necessit , viceversa man mano che il reddito aumenta lindividuo abbandona il consumo di beni di prima necessit e orienta la domanda ai beni di lusso o durevoli, quindi lelasticit diventa bassa.

Lelasticit dellofferta E lindice che misura la reattivit della produzione delle imprese al mutamento dei prezzi di mercato.

A differenza dellelasticit della domanda, essa positiva perch il rapporto incrementale tra prezzo e quantit offerta positivo. Tuttavia vi sono alcuni beni che si comportano diversamente dalla regola generale perch sono beni per i quali non possibili ampliare la produzione allinfinito e anzi sono disponibili in quantit limitate. Questi beni hanno elasticit rigida o praticamente nulla e sono quei beni le cui risorse sono limitate (oro, diamanti, acqua, dipinti di artisti defunti)la cui curva dellofferta rappresentata graficamente da una linea che tende a diventare praticamente verticale nel punto di produzione massima.

Il surplus In economia il surplus del consumatore la differenza positiva tra il prezzo che il consumatore sarebbe disposto a pagare per un certo bene e il prezzo effettivo di mercato di quel bene. Secondo la teoria di Marshall, il surplus cresce al ridursi del prezzo del bene. Il surplus del produttore, invece, la differenza positiva tra il costo di produzione di un bene e il ricavo totale realizzato dal produttore alla vendita di quel bene. Il surplus del produttore aumenta al crescere del prezzo offerto dal mercato. La distribuzione del surplus pu variare a seconda dei comportamenti economici assunti dagli attori. Spesso i produttori per ridurre il surplus del consumatore adottano misure di cosiddetta segmentazione del mercato, attraverso la quale offrono un medesimo servizio a diverse classi di consumatori contraddistinte da redditi diversi applicando tariffe differenziate. Anche la politica fiscale determina riflessi sul surplus del consumatore o del produttore, a seconda dellelasticit della domanda e dellofferta. Un aumento delle imposte in un mercato in cui la domanda elastica, vale a dire al variare minimo di un prezzo aumenta di tanto la quantit domandata di un bene, colpisce il surplus del produttore in quanto limposta colpisce la quantit in pi prodotta; viceversa in un mercato in cui la domanda rigida e lofferta relativamente pi elastica, vale a dire la quantit prodotta rimane sostanzialmente invariata mentre il prezzo aumenta significativamente, limposta colpisce il surplus del consumatore perch incide maggiormente sul prezzo. Del produttore Del consumatore

La teoria del consumo, le curve di indifferenza e il saggio marginale di sostituzione. La teoria della domanda o del consumo sostiene che esiste una relazione tra i beni e il loro consumo da parte degli individui che si spiega attraverso il grado di soddisfazione o utilit che il consumo di tali beni provoca allindividuo. Pur trattandosi di un concetto astratto, fin dall800 numerosi economisti hanno tentato di misurare in modo cardinale lutilit. Leconomista Pareto arriv a una misurazione ordinale introducendo il concetto di paniere di beni e descrivendo lutilit come la preferenza degli individui verso un paniere piuttosto che un altro. Lutilit quindi una funzione delleconomia che misura il grado si soddisfazione dellindividuo. Si soliti distinguere il concetto di utilit totale, che la misura totale che consegue al consumo di un paniere di beni, dall utilit marginale che rappresenta lincremento di utilit indotto dal consumo di una quantit aggiuntiva di un bene. Graficamente la funzione dellutilit rappresentata da una curva che inizialmente crescente, in quanto allaumento della quantit consumata di un bene aumenta anche lutilit o soddisfazione dellindividuo. Successivamente la curva inizia a decrescere, pur rimanendo positiva, per il principio della saziet. Laggiunta di ulteriori quantit di prodotto consumato, pur provocando ancora soddisfazione allindividuo, incrementa lutilit di poco perch lindividuo gi sazio di quel bene. Lutilit inizia quindi a decrescere e forma una curva concava verso il basso. Lutilit media data infine dal rapporto tra lutilit totale e la quantit consumata.

La curva di indifferenza quella linea che congiunge tutti i punti che rappresentano le combinazioni di beni il cui consumo procura allindividuo lo stesso grado di utilit/soddisfazione. La curva convessa per il principio dellutilit marginale decrescente. In una rappresentazione grafica con pi curve di indifferenza, le curva pi esterne indicano maggiori gradi di utilit per il consumatore, mentre le curve pi vicine agli assi indicano minori gradi di utilit.

Il Saggio marginale di sostituzione il rapporto che intercorre tra le utilit marginali dei due beni presi in considerazione e misura la quantit del bene 1 a cui il consumatore sarebbe disposto a rinunciare in cambio del bene 2, mantenendo sempre lo stesso grado di utilit totale.

Il SMS decrescente in quanto nella parte alta della curva il rapporto tra le utilit marginali alto (numeratore pi alto del denominatore) , mentre nella parte bassa della curva il rapporto pi basso. Supponendo che lasse delle ordinate misuri la quantit di cibo e lasse delle ascisse misuri la quantit di vestiti , nella parte alta della curva il consumatore consuma una grande quantit di cibo e pochissimi vestiti quindi scambierebbe volentieri il cibo in abbondanza per una quantit maggiore di vestiti. In questo caso il SMS alto e la pendenza di quel tratto di curva pi forte. Nella parte bassa della curva di indifferenza invece lindividuo ha a disposizione molti vestiti e poco cibo, laggiunta di ulteriori vestiti non provoca maggiore utilit o comunque lincremento di questultima minimo per il principio della saziet. Il rapporto tra le Umg dei due beni basso e la pendenza della curva in quel tratto pi piatta.

Tuttavia vi sono alcune tipologie di beni in cui le curve di indifferenza si comportano diversamente dai casi ordinari in quanto cambia il principio che sta alla base dellutilit del consumatore. Nei beni perfetti sostituti ad esempio le curve di indifferenza non sono pi concave ma assumono laspetto di rette. Questo accade perch il consumatore percepisce come perfettamente simili due beni (ad esempio burro e margarina) e lutilit ricavata da essi sempre data da un consumo identico per quantit delluno e dellaltro. In questo caso il rapporto tra i SMS sempre costante.

Nei beni complementari (caff e zucchero) le curve di indifferenza assumono una forma a elle in quanto il consumatore percepisce il consumo di uno dei due beni strettamente legato ad analogo consumo dellaltro. Lutilit non aumenta aumentando il consumo di soltanto uno dei due beni.

Vincolo di bilancio, massimizzazione dellutilit Il consumo dei beni da parte del consumatore determinato e orientato principalmente da due fattori: il vincolo di bilancio, cio la disponibilit di reddito da destinare al consumo la curva di indifferenza, cio l utilit che il consumatore trae dal consumo . Il vincolo di bilancio graficamente rappresentato sullasse cartesiano da una retta che sullasse delle ordinate riporta la spesa sostenuta per il bene X1 (quantit per prezzo) e sullasse delle ascisse la spesa sostenuta per il bene X2 che, sommate, incontrano il reddito del consumatore. R= P1 x X1 + P2 x X2 Linclinazione della retta del vincolo di bilancio data dal rapporto tra i due prezzi P1/P2. La retta quindi rappresenta tutte le combinazioni di quantit e prezzo di bene 1 e bene 2 il cui valore monetario sempre uguale al reddito o vincolo di bilancio. Tutti i punti che si trovano lungo la retta rappresentano panieri di beni di consumo accessibili per il reddito del consumatore, tutti i punti sopra la retta di bilancio rappresentano punti non accessibili in quanto superiori al reddito disponibile, mentre invece i punti che si trovano sotto la retta di bilancio indicano addirittura punti di risparmio per il consumatore.

Se il reddito del consumatore aumenta, poich si amplia la possibilit di acquisto per lo stesso, la retta si sposta verso destra, cio si possono acquistare pi beni allo stesso prezzo. Se il reddito subisce una contrazione, la retta di sposta verso lorigine. Quando invece il reddito del consumatore rimane inalterato ma si modificano i prezzi di mercato di uno dei due beni, poich si modifica il rapporto tra i prezzi P1/P2 ci comporta una modifica dellinclinazione della retta e quindi la retta ruota facendo perno sullasse del prezzo del bene che non si modificato.

Stessa cosa accade nel caso di consumo intertemporale quando aumenta il tasso di interesse nel tempo. Aumenta il vincolo di bilancio nel futuro e la retta si sposta facendo perno su p1. Se il tasso di interesse diminuisce si riduce anche il vincolo di bilancio e la retta si sposta verso linterno, facendo sempre sempre perno su p1. Se entrambi i prezzi si modificano, ad esempio aumentano, la retta si sposta parallelamente a sinistra perch laumento simultaneo dei prezzi coincide in realt con una diminuzione del reddito disponibile per il consumatore che con lo stesso reddito potr acquistare una minore quantit stante laumento dei prezzi.

Equilibrio in concorrenza perfetta Con il termine concorrenza perfetta si intende un mercato in cui: - produttori e consumatori non possono influenzare i prezzi. La moltitudine di operatori dal lato dell'offerta e della domanda impedisce il controllo del prezzo di vendita dei beni nelle contrattazioni. - I prodotti sono 'omogenei', ossia non differenziati tra loro per qualit o per particolari optional. - Esiste informazione perfetta: sia i consumatori che i produttori dispongono di tutte le informazioni sulle preferenze della domanda, sui costi di produzione e sui prezzi del mercato. - Non ci sono barriere allingresso. Nel mercato concorrenziale ogni nuova impresa pu iniziare la sua attivit senza sottostare ad alcun vincolo di natura esterna. Secondo la teoria microeconomica classica, la concorrenza perfetta il meccanismo ottimale per l'allocazione efficiente delle risorse in quanto il prezzo di vendita che si forma sul mercato quello che remunera tutti i fattori di produzione in base alla loro produttivit marginale e non consente la creazione di extra profitti e sfruttamento del lavoro. Equilibrio e definizione del prezzo In un mercato di concorrenza perfetta limpresa non pu stabilire il prezzo di vendita quindi price taker. Limpresa in questo caso pu agire solo sui costi di produzione per raggiungere lequilibrio produttivo. Il ricavo totale che essa realizza dato dal prodotto del prezzo per la quantit prodotta e venduta. I costi che limpresa sostiene per produrre si distinguono in costi fissi - sostenuti dallimpresa prima di avviare la produzione (ad esempio i costi dei macchinari) e costi variabili che vengono sostenuti durante la produzione. Nel breve periodo i costi variabili sono costituiti sostanzialmente dal solo costo del lavoro impiegato, nel medio e lungo periodo sui costi incide anche il costo del capitale impiegato e degli ammortamenti. Il costo marginale indica laumento dei costi totali sostenuti dallimpresa indotto dalla variazione della quantit di bene prodotto. Cmg = Var CT/Var Q Il ricavo marginale rappresenta la variazione in aumento del ricavo totale indotto dalla produzione di una ulteriore unit di prodotto . Il ricavo marginale, nel mercato in concorrenza perfetta, sempre costante e uguale al prezzo del bene, cosicch, per poter massimizzare il proprio profitto limpresa stabilisce di produrre un livello di output al quale il costo marginale uguale al prezzo. Graficamente questo significa che la curva del costo marginale di un'impresa corrisponde alla curva di offerta.

Cmg= P Infatti se il costo marginale inferiore al prezzo limpresa ha interesse ad aumentare la produzione per aumentare il profitto. Viceversa se il costo marginale supera il prezzo il profitto diminuisce e limpresa non ha pi convenienza a produrre e deve contrarre la produzione. Il ricavo marginale e costo marginale sono l'incremento di ricavo e costo per l'impresa per ogni unit nuova di prodotto; se il costo e ricavo marginale si eguagliano, l'aggravio di costi e l'incremento di ricavi che genera un nuovo prodotto si compensano e danno un incremento di profitto pari a zero. Il massimo profitto e quindi lequilibrio del mercato in concorrenza perfetta si trova in corrispondenza di un incremento dei profitti nullo (il valore massimo quando la variabile non pu pi aumentare). X= RT (wl + rk) (ricavi totali costo del lavoro e costo del capitale)

Lobiettivo di massimizzazione del profitto porta limpresa a scegliere il livello di produzione ideale. Per raggiungere tale obiettivo limpresa da una parte deve scegliere la combinazione ideale tra il capitale da impiegare nella produzione e la forza lavoro da utilizzare, dallaltra deve controllarne i rispettivi costi in rapporto alla produzione. ISOQUANTO: Lequilibrio tra capitale (K) e forza lavoro (L) impiegati dato dalla curva dellisoquanto, che in un piano cartesiano indica tutti i punti in cui le varie combinazioni dei due fattori forniscono la produttivit ottimale. (Abbinamento computer e segretarie)

Linclinazione della curva rappresentata dal Saggio marginale di sostituzione tecnica che indica il rapporto tra la variazione di capitale e la variazione della forza lavoro e ci dice quando di uno dei due fattori necessario per sostituire una unit dellaltro fattore per avere sempre una produzione ottimale. In formula il SMST = K/L. Il SMST pu essere definito anche come il rapporto tra le produttivit marginale dei due fattori impiegati capitale e lavoro, quindi pari anche a PmgK / PmgL ISOCOSTO: E lequilibrio tra i costi del capitale e del lavoro. E una retta che rappresenta tutti i punti in cui la combinazione tra costo del capitale impiegato e costo della manodopera impiegata d origine al costo totale sostenuto dallimpresa per produrre la quantit ottimale. Lisocosto ha graficamente forma di una retta perch ha valore negativo.

Limpresa massimizza il profitto quando la curva dellisoquanto incontra la retta dellisocosto e quindi raggiunge il punto di equilibrio tra i costi e limpiego di capitale e manodopera.

La concorrenza perfetta condizione ideale perch vi una grande quantit di merce a prezzi pi bassi. Il consumatore realizza surplus, paga meno di quello che sarebbe disposto a pagare e limpresa non incamera extraprofitti.

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Monopolio Equilibrio in monopolio ed equilibrio in concorrenza perfetta Ipotesi e condizioni di massimizzazione del profitto per il monopolista Il mercato monopolistico quello in cui la produzione di un bene o servizio, a causa della sua particolarit o importanza strategica, nella mani di una sola grande impresa. Tale situazione si verifica in genere nei settori produttivi in cui gli alti costi di produzione disincentivano le piccole imprese (ad esempio il settore dei trasporti ferroviari) oppure nei settori in cui esistono barriere in entrata (monopolio dei tabacchi e industria bellica) oppure nei settori di sfruttamento di risorse naturali considerate importanti e strategiche quali i diamanti, lacqua,il gas naturale etc. Nel monopolio il costo medio di produzione molto alto allinizio dellattivit proprio a causa dellingente impiego di capitale necessario ad avviare grandi produzioni, mentre via via i costi medi decrescono allaumentare della produttivit complessiva. I ricavi, come nellimpresa in concorrenza perfetta, sono rappresentati dal prodotto della quantit immessa sul mercato per il prezzo e dati dalla differenza tra ricavo totale e costi totali sostenuti. Tuttavia limpresa monopolistica si differenzia dallimpresa in concorrenza perfetta in molti punti. Innanzitutto limpresa in concorrenza perfetta non pu stabilire il prezzo del bene che immette sul mercato e poich i prodotti venduti sono indifferenziati rispetto a quelli di altre imprese ha una curva di domanda orizzontale e quindi elastica. A un determinato prezzo la domanda di quel bene praticamente infinita. Se nuove imprese entrano nel mercato i profitti si azzerano per tutte le imprese. Limpresa monopolistica invece, essendo lunica produttrice di quel bene, pu stabilirne il prezzo di vendita ( price-maker) ma deve fronteggiare la curva di domanda dei consumatori adeguando ad essa la produzione. La curva di domanda inclinata negativamente e quindi se il monopolista vuole produrre e vendere di pi deve necessariamente abbassare il prezzo di vendita, mentre se vuole realizzare un prezzo pi alto deve rispondere alla diminuzione della domanda da parte del consumatore contraendo la produzione. Per questo motivo il ricavo totale e il ricavo marginale nel caso del monopolio hanno un andamento diverso da quello della concorrenza perfetta. Il ricavo medio, in monopolio come in concorrenza perfetta, dato dal prodotto tra ricavo totale e quantit prodotta ed esso sempre uguale al prezzo del prodotto (es. 100 camicie vendute a 20 ciascuna danno un ricavo totale di 2000. Il ricavo medio sempre uguale a 20 e coincide col prezzo). Il ricavo marginale invece, nella concorrenza perfetta coincide anchesso col prezzo in quanto si assume che lincremento di produzione di una unit incrementa il ricavo del prezzo di quella unit, nel monopolio inferiore al prezzo. Infatti limpresa monopolistica per poter incrementare la produzione, dovendo confrontarsi con la domanda di mercato inclinata negativamente e dipendente dal prezzo, deve necessariamente abbassare il prezzo del bene per poterne vendere in quantit maggiore. Quando abbassa il prezzo del bene essa non abbassa ovviamente soltanto il prezzo del bene aggiuntivo prodotto ma abbassa complessivamente il prezzo di tutta la produzione, quindi il ricavo marginale si riduce rispetto al ricavo medio e diventa inferiore al prezzo del bene. A livello grafico la curva della domanda, che coincide con il ricavo medio, e la curva del ricavo marginale si originano dallo stesso punto perch in origine la prima unit venduta ha un ricavo medio equivalente al prezzo di vendita, poi la curva di ricavo marginale si mantiene in una posizione sottostante a quella del ricavo medio in quanto per tutte le successive unit il ricavo marginale sempre inferiore al prezzo.

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Per raggiungere lobiettivo di massimizzare il profitto il monopolista andr ad analizzare se lultima unit di prodotto venduta sul mercato permette di ottenere un ricavo aggiuntivo uguale, inferiore o superiore al costo che si dovuto sostenere per produrre quellunit. Se il ricavo marginale maggiore del costo marginale il monopolista ha convenienza a espandere la produzione, se viceversa Rmg inferiore a CM ha convenienza a produrre di meno. Profitto X = P - CM Q La circostanza che il monopolista sia price-maker e cio che pu decidere il prezzo dei beni che produce, fa s che il monopolista realizzi forti extraprofitti in quanto altre imprese non possono entrare nel mercato e quindi il monopolista non pu perdere clientela a fronte di un aumento di prezzi. Per questo motivo il monopolio considerato un sistema economico che genera inefficienza e perdita sociale. Il consumatore non riesce ad incamerare surplus perch il monopolista attua manovre sui prezzi tese a incamerare tutti i surplus dei consumatori. Lottimo del monopolista nel punto in cui la curva del costo marginale Cmg incontra la curva del ricavo marginale M. E un punto ad di sotto del punto di equilibrio, perch limpresa monopolistica ha lequilibrio ad un dato prezzo, ma essa pu aggiustare i prezzi a proprio favore incamerando extraprofitto cosicch il punto del prezzo medio di mercato sta sopra al punto effettivo di equilibrio.

Il Monopolio naturale

E quello in cui i costi medi sono decrescenti esattamente come i costi marginali. Si hanno costi molto alti allinizio della produzione che decrescono allaumentare della produttivit. La produzione ad un livello in cui il prezzo uguale al costo marginale e questo per unimpresa concorrenziale che non pu agire sui prezzi significherebbe produrre in perdita.

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Oligopolio Loligopolio una situazione di mercato in cui poche imprese si contendono la produzione e la vendita di determinati beni e servizi. In genere loligopolio si sviluppa in quei settori produttivi dove i costi di avviamento dellattivit sono molto alti e limpresa, per poterli ammortizzare, deve necessariamente accaparrarsi una larga fetta di mercato che consenta alti profitti e poca concorrenza. Si distinguono tre tipi di oligopolio: - loligopolio collusivo, che quello in cui le poche imprese presenti sul mercato stipulano taciti accordi per spartirsi i profitti decidendo di non farsi concorrenza reciproca ma adottando una pressoch uguale politica dei prezzi, formando quindi cartelli collusivi; - loligopolio concorrenziale, che quello in cui le poche imprese presenti sul mercato ingaggiano una sorta di battaglia dei prezzi tra di loro cercando di accaparrarsi il mercato esclusivo; - loligopolio con impresa dominante, caratterizzato da ununica grande impresa che detiene la maggioranza del mercato e altre piccole imprese satellite che le ruotano attorno. In genere le imprese pi piccole hanno convenienza a seguire la politica economica dellimpresa dominante ed adeguarsi ad essa. Il comportamento delle imprese in oligopolio stato studiato da molti economisti che hanno enunciato diverse teorie. Le pi importanti sono la c.d teoria dei giochi o dilemma del prigioniero e la teoria della domanda spezzata. La teoria dei giochi (NASH), prendendo a pretesto lesempio di due soggetti colpevoli di un delitto che vengono isolati in due celle diverse impedendolo loro di comunicare e ai quali vengono offerti degli accordi , riesce a spiegare come le imprese oligopolistiche hanno sempre interesse a raggiungere accordi tra di loro per spartirsi il mercato e raggiungere i massimi profitti, operando come se fossero delle imprese monopolistiche. La mancata comunicazione tra imprese sortirebbe infatti effetti deleteri, facendo nascere inutili guerre di prezzi che finiscono per colpire tutte le imprese sul mercato riducendo i profitti di tutte. Le imprese quindi hanno sempre interesse a convergere verso strategie di cartello e di cooperazione per massimizzare i profitti. La teoria della domanda spezzata analizza il comportamento delle imprese in un mercato oligopolistico in cui esiste una sola impresa dominante e pi imprese pi piccole. Le piccole imprese hanno la facolt di scegliere se ingaggiare una lotta sui prezzi con limpresa dominante oppure adeguarsi alle scelte economiche di questultima. La teoria spigea come sia sempre pi conveniente la seconda ipotesi. Nel primo caso limpresa dominante alza il prezzo del prodotto. Le piccole imprese decidono di non seguire lesempio e non fanno altrettanto, facendo quindi perdere quote di mercato allimpresa dominante che non vende pi il prodotto a causa del prezzo troppo alto. Nel secondo caso limpresa dominante abbassa improvvisamente il prezzo e le piccole imprese sono costrette ad abbassarlo anchesse per paura di perdere rilevanti quote di mercato. Leffetto che ne deriva quello della caratteristica curva di domanda spezzata. Lasimmetria comportamentale delle imprese provoca effetti diversi sulla curva di domanda Graficamente la domanda spezzata si rappresenta:

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Concorrenza monopolistica: Forma a met strada tra monopolio e concorrenza perfetta. Caratteristiche: - numero imprese elevato - libert di entrata - differenziazione dei prodotti (le 7 p)

Esternalit: Leffetto che sortisce unattivit di produzione o scambio di beni su un soggetto estraneo al mercato. Pu essere esternalit che agisce sul lato della produzione (offerta) o sul lato del consumo (domanda). Pu essere positiva o negativa. Es: industria che inquina (esternalit negativa) Costruzione di una strada che migliora la produttivit (esternalit positiva) Teorema di Coase: le esternalit si affrontano con la contrattazione privata, attraverso listituzione di diritti di propriet che riducono gli impatti negativi.

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