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COS E LEPIDEMIOLOGIA?
L'Epidemiologia, di contro, un continuo esercizio al ragionamento, un socratico "ti est", un instancabile chiedersi del perch delle cose !
Scopi
Diagnosticare la malattia e curarla
acquedotti, alle cure termali, alla raccolta dei rifiuti liquidi e Il primo studio di epidemiologia solidi) occupazionale o di medicina
del lavoro riguardante lalta Poi segu il Medioevo, frequenza di cancro dello scroto loscurantismo e le grandi negli spazzacamini la si deve a Sir epidemie di Peste Percivall Potter (1775)
e poi Pasteur !
Fu per merito di John Graunt (16201674) che prese corpo l'idea dell'utilit di disporre di statistiche epidemiologiche sulla durata della vita e sulle cause di morte. Graunt autore di una delle prime opere di statistica venute alla luce in Europa ("Natural and political observations upon the bill of mortality"), in cui i dati dei certificati di morte stilati dai ministri del culto vengono riassunti sotto forma di tavole, percentuali e probabilit. Da esse si evince, ad esempio, l'alta frequenza di morte nei bambini (1/3 di essi moriva in et <5 anni). E' curioso osservare che, nonostante gli enormi mutamenti nel modo di vivere, allora come oggi i maschi erano soggetti a mortalit pi elevata ed a pi bassa morbosit rispetto alle femmine.
In precedenza, le malattie legate alle condizioni di lavoro in 50 diversi mestieri erano stati studiate da Bernardo Ramazzini (1633-1714) (laureato in medicina a Parma nel 1659) e pubblicate nella sua opera fondamentale, il De morbis artificum diatriba.
John Snow compie a Londra, in occasione di epidemie di colera (1849 e 1853) studi con metodi epidemiologici rivoluzionari per quei tempi e ancor oggi attuali.
John Snow a met dell'Ottocento, quando ancora non era stato ancora isolato l'agente microbico del colera, riusc a debellare una grave epidemia di colera scoppiata in quegli anni a Londra, grazie alla mappatura dei casi che, lo studioso inglese, ritrov curiosamente raccolti lungo tutto il percorso di una delle reti idriche di Londra. Snow, pur non conoscendo il vibrio cholerae, cap che la malattia veniva trasportata dalle acque, e facendo chiudere la famosa sorgente di Broad Street pump, che prendeva le acque a valle del Tamigi, salv migliaia e migliaia di cittadini londinesi dal terribile flagello del colera.
Louis Pasteur (1822-1895) e Robert Kock (1843-1910) rappresentano le figure chiave accreditate dello sviluppo della teoria dei microrganismi quali agenti di malattia.
CONFRONTI
Unit di interesse Ambiente Obiettivo primario
CLINICA
Soggetto ammalato
PATOLOGIA EPIDEMIOLOGIA
Soggetto morto Popolazione (sani, malati, morti) In campo Controllo (prevenzione) della malattia Determinazione della frequenza e dellandamento della malattia Perch si verifica? Come si previene?
Ambulatorio Guarigione del soggetto Semeiotica, indagini di laboratorio Come curo questa malattia?
Laboratorio Guarigione di n soggetti in futuro Riconoscimento della malattia in base alle lesioni Qual la patogenesi?
epidemiologia DESCRITTIVA
(chi,dove,quando,come)
Misure Epidem
Studiare le possibili associazioni tra i fattori di rischio noti e gli eventi su descritti
epidemiologia ANALITICA
(perch)
Misure Assoc.
Ha Halo loscopo scopoprimario primariodi di RACCOGLIERE DATI RACCOGLIERE DATI per perverificare verificareuna unaipotesi ipotesi ee Rispondere Rispondereal alperch perch una malattia si verifica una malattia si verifica
1/1
Rischio RischioAssoluto Assoluto Relativo Relativo--Attribuibile Attribuibile Odds OddsRatio Ratio Analisi AnalisiStratificata Stratificata
Media, Moda, Mediana Devianza Varianza Deviaz. Standard Errore standard Limiti Fiduciali T di Student Test Z Chi Quadrato Studi Studi Studi Studi Studi Descrittivi Trasversali Caso-Controll Longitudinali Sperimentali
Classificazione Classificazione
METODI DI STUDIO
Analisi preliminare Campionamento (casuale,random, stratif. Raccolta dati (questionari, interviste) Codifica dei Dati
Fattori di Rischio.
I Fattori di Rischio
I fattori di rischio di una malattia possono essere attributi della persona (Indici di Rischio) o essere situazioni a cui la persona esposta, che aumentano la probabilit di comparsa di una malattia
1 - RISCHI PROFESSIONALI Esposizioni industriali (Metalli, Amianto, Benzene, Amine Ar., ecc.) Esposizioni di tipo agricolo (Pesticidi: arsenicali, olii grezzi, triazine) 2 - RISCHI AMBIENTALI Fattori di rischio chimici (Inquinam. atmosferico: contam.gass./corp.) Fattori di rischio fisici (Inquinam. Radioattivo ed elettromagnetico) 3 - FATTORI DI RISCHIO COMPORTAMENTALI Fumo 30% tumori, 90% K Polm., 70% BPCO, 25% Cardiov. Alcol 3% K esofago-laringe, K Fegato, Cirrosi, Incidenti Alimentazione 35% K (Stomaco, Colon) Diabete, Ipertens. Comportamento Sessuale 7% K (Utero, Mamm.) AIDS, Epat.
Prevenz. SECONDARIA
1 2 3
Screening
Scr. Inutile
Prevenz. PRIMARIA
Sano
Asintomatico
Sintomatico
DESCRIZIONE LEpidemiologia tradizionale finalizzata allo studio dei fattori di rischio per la Prevenzione LEpidemiologia che analizza domanda/offerta sanitaria per guidare la Programmazione LEpidemiologia finalizzata alla valutazione dei Servizi Sanitari (anche per la Programm.) E lEpidemiologia Clinica, ovvero lapproccio epidemiologico alle problematiche cliniche
LE MISURE EPIDEMIOLOGICHE
27 LE MISURE EPIDEMIOLOGICHE
Gli obiettivi intermedi della Epidemiologia possono essere sintetizzati in due punti: 1) Osservare, studiare e descrivere la frequenza e la distribuzione degli eventi 2) Studiare le possibili associazioni tra i fattori di rischio noti e gli eventi di malattia Ma per poter descrivere la frequenza e la distribuzione degli eventi necessario ricorrere ad apposite misure, che chiameremo Misure Epidemiologiche (Rapporti, Proporzioni, Tassi), attraverso le quali sar possibile osservare e quantificare i pi importanti indicatori epidemiologici: Incidenza e Prevalenza - Indici Sanitari correnti Il numero degli eventi da solo non basta per poter misurare un fenomeno sanitario. In Epidemiologia necessario rapportare sempre il numero degli eventi (numeratore) alla popolazione di riferimento, che rappresenta il denominatore di questo rapporto.
28 LE MISURE EPIDEMIOLOGICHE
RAPPORTO Il rapporto esprime una relazione tra due grandezze indipendenti tra di loro. Ad esempio il rapporto di nati-mortalit (n.nati morti/n.nati vivi) PROPORZIONE La proporzione un particolare tipo di rapporto in cui il Numeratore rappresenta sempre una parte del Denominatore (rimanendo per una misura "statica"). Ad esempio la prevalenza di una malattia ad un dato istante (n.di malati/popolazione totale): i malati rappresentano una parte stessa della popolazione totale, ma sono colti in maniera statica, in un determinato tempo t. TASSO Il tasso un particolare tipo di proporzione, nella quale viene introdotto il parametro dinamico di "tempo". Ad esempio l'incidenza annuale di una malattia (n.di nuovi casi di malattia in un anno / popolazione a rischio). In questo caso stato introdotto un parametro temporale come intervallo di tempo t (un anno).
29 LE MISURE EPIDEMIOLOGICHE
1. 2. 3.
E' una Proporzione (non un Tasso !) e pertanto il suo valore osciller da 0 a 1, ovvero da 0 a 100%. E' una misura statica, quasi un' "istantanea fotografica", pi adatta a studiare malattie a decorso cronico. E' influenzata con rapporto di proporzionalit diretta dalla sopravvivenza, e dunque dai progressi della medicina (in particolare la prevenzione secondaria). E' utile per fornire notizie sulle condizioni di salute della popolazione e per il dimensionamento dei servizi ai fini della programmazione sanitaria.
4.
30 LE MISURE EPIDEMIOLOGICHE
1. 2. 3. 4.
E fondamentalmente un Tasso ( rapportata infatti ad un periodo di tempo E una misura dinamica (come lo scorrere di un film) e studia meglio le malattie ad insorgenza e decorso acuto. E' influenzata soltanto dalla prevenzione primaria. E' utile se si vogliono effettuare confronti fra gruppi di popolazione e se si vuole indagare sugli agenti cusali.
31 LE MISURE EPIDEMIOLOGICHE
32 LE MISURE EPIDEMIOLOGICHE
Un esempio ittico
Rubinetto delle Nascite Serbatoio della Popolazione Sana
SOPRAVVIVENZA
N.Sopravvissuti ad un tempo t dalla diagnosi / N.Malati all'inizio del tempo t
E' il complemento della letalit. Esprime la proporzione dei casi sopravvissuti ai successivi anniversari della data di prima diagnosi.
34 LE MISURE EPIDEMIOLOGICHE
VARIAZIONI DI INCIDENZA PREVALENZA E MORTALITA' IN RAPPORTO ALLA SOPRAVVIVENZA
Prevalenza al 30 giugno
M I M MALATTIA A
= = =
I I I I I
P P P P P
M MALATTIA B M M M M
INCIDENZA PREVALENZA MORTALITA' = = = 5 casi 5 casi 2 casi
Gen. Feb.
Mar. Apr.
Mag. Giu
Lug. Ago
Set.
Ott.
Nov. Dic.
35 LE MISURE EPIDEMIOLOGICHE
Prevalenza, Incidenza e Sopravvidevza sono correlati tra loro:
P=IxS
I=P/S
S=P/I
Ma le suddette misure, oltre ad essere correlate tra di loro sono in qualche modo influenzate dagli effetti della PREVENZIONE PRIMARIA e della PREVENZIONE SECONDARIA
1.
Interviene prima dellinizio della malattia Si attua con la rimozione degli agenti cancerogeni degli ambienti di vita e di lavoro e soprattutto con l EDUCAZIONE SANITARIA Interviene tra linizio della malattia e la fase delle manifestazioni cliniche Si attua con lo SCREENING (sensibile, specifico, poco costoso, facilmente accessibile, rivolto a patologie per le quali esista una terapia efficace, dotato di un vantaggioso rapporto costo-benefici)
2.
1. 2.
36 LE MISURE EPIDEMIOLOGICHE
EFFETTI DELLA PREVENZIONE SU INCIDENZA,PREVALENZA,MORTALITA,SOPRAVVIVENZA
(+)
PREVALENZA
PREVENZIONE SECONDARIA
SOPRAVVIVENZA
SOPRAVVIVENZA
(=)
PREVENZIONE PRIMARIA
INCIDENZA
(-) (-)
(-)
37 LE MISURE EPIDEMIOLOGICHE
...altre ...altremisure misureepidemiologiche epidemiologiche
Prevalenza Periodale
Incidenza Persona/Tempo
Inf. Sup.
0 0,051 0,355 0,818 1,37 3 4,74 6,3 7,75 9,15
Eventi 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19
Inf. Sup.
5,43 16,96 6,17 18,21 6,92 19,44 7,69 20,67 8,46 21,89 9,25 10,04 10,83 23,1 24,3 25,5
Eventi 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29
Inf. Sup.
13,25 29,06 14,07 30,24 14,89 31,42 15,72 32,59 16,55 33,75 17,38 34,92 18,22 36,08 19,06 37,23 19,9 38,39 20,75 39,54
1,97 10,51 2,61 11,84 3,29 13,15 3,98 14,43 4,7 15,71
5. T. N. M. TARDIVA =
7. T. M. POSTNEONATALE =
Morti ann. dopo 4 sett. 1 anno x 1000 N. nati vivi durante lo stesso anno N. ann. di nati morti + morti in 1 sett. x 1000 N. nati vivi + nati morti nellanno
8. MORTALITA PERINATALE =
MORTALITA' INFANTILE MORTALITA' POST-NEONATALE MORTALITA' NEONATALE Precoce Tardiva MORTALITA' PERINATALE NATI-MORTALITA'
28 Sett. NASCITA 1 Sett. 2 Sett. 3 Sett. 4 Sett. 1 Anno
43 - LE FONTI DI INFORMAZIONE
Censimento Generale E' una fonte molto importante perch permette di conoscere la composizione della popolazione per fasce d'et e per sesso e anche caratteri socio-economici Schede Istat di Morte Compilate dal medico che accerta il decesso, finiscono all'Istituto Centrale di Statistica (ISTAT). Consentono di risalire alle cause terminali ma anche iniziali. Schede Istat di Nascita Vengono compilate subito dopo il parto presso gli Ospedali e danno informazioni su et, sesso, residenza e lavoro dei genitori, condizioni del neonato. Notifica Malattie Infettive (DM 15.12.1990) 47 malattie infettive sottoposte ad obbligo di denuncia, suddivise in 5 classi per rilevanza sociale ed epidemiologica, gravit e altri parametri sanitari. Fonti Ospedaliere (Cartelle Cliniche, SDO e DRGs) Fonti medico-legali spesso a fini economico-contabili di grande interesse sanitario Registri Tumori o di Patologia
LA DEMOGRAFIA SANITARIA
Numero di Persone
Numero di Persone
Nelle indagini epidemiologiche diventa fondamentale conoscere la composizione per sesso e fasce d'et della popolazione studiata, poich la loro diversa composizione influisce sull'andamento dei fenomeni. La rappresentazione grafica della composizione per sesso ed et data dalle cosiddette Piramidi della Popolazione. Si tratta di un diagramma che nelle ordinate raccoglie le fasce d'et, mentre nelle ascisse riprende la numerosit, suddivisa per maschi (a sinistra) e per femmine (a destra). Il tasso di incidenza per malattie neoplastiche, ad esempio potrebbe apparire pi elevato nella popolazione di Pedagaggi rispetto a quella di Carlentini non per una reale maggiore incidenza della malattia, ma soltanto perch la popolazione di Pedagaggi pi vecchia (Piramide a Torre Quadra) della popolazione di Carlentini, e noi sappiamo che la patologia tumorale si manifesta pi frequentemente tra gli anziani.
46 TECNICHE DI STANDARDIZZAZIONE
Quando un fenomeno sanitario fortemente correlato con let, con il sesso, la classe sociale, lattivit lavorativa o altre variabili, la semplice osservazione dei TASSI GREZZI potrebbe condurre a conclusioni errate. Per evitare distorsioni dovute alla variabilit di questi fattori, si ricorre alla tecnica della STANDARDIZZAZIONE.
Si applicano i tassi specifici per et della popolazione in osservazione alle classi di et di una Popolazione Standard.
STANDARDIZZAZIONE DIRETTA
Si applicano i tassi specifici per et di una Popolazione Standard alle classi di et di una popolazione in osservazione.
STANDARDIZZAZIONE INDIRETTA
47 LA STANDARDIZZAZIONE DIRETTA
Supponiamo che il RTP osservi l'incidenza delle neoplasie in due cittadine della provincia di Siracusa, nell'arco di un anno. Entrambe le cittadine fanno circa 8.000 abitanti. Nella citt A sono stati osservati 30 casi su 8.003 ab.(Incidenza x 1000 = 30/8003 * 1000 = 3,7) Nella citt B sono stati osservati 41 casi su 7.998 ab. (Incidenza x 1000 = 41/7998 * 1000 = 5,1) Sembrerebbe, dunque, che nella citt B ci sia una maggiore incidenza di tumori.
CITTA A
Fasce dEt Casi Osservati (a) Popolaz. per fasce (b) Incidenza per 1000 (c) = a/b*1000
CITTA B
Fasce dEt Casi Osservati (d) Popolaz. per fasce (e) Incidenza per 1000 (f) = d/e*1000
4 9 17 30
1 14 26 41
In realt, per le due citt presentano una diversa composizione per fasce d'et, in quanto la citt A complessivamente pi giovane della citt B.
48 LA STANDARDIZZAZIONE DIRETTA
CITTA A (Incidenza Specifica)
Fasce dEt Casi Osservati (a) Popolaz. per fasce (b) Incidenza per 1000 (c) = a/b*1000
4 9 17 30
1 14 26 41
Dividendo i casi osservati in ogni fascia per la rispettiva popolazione di fascia e moltiplicando per 1000 si ottengono i Tassi di Incidenza (per 1000) specifici per ogni classe d'et (terza colonna in blu) nelle citt A e B. A questo punto necessario ottenere la Popolazione Standard su cui standardizzare i tassi di incidenza. Per far questo si sommano per ogni singola fascia le popolazioni delle due citt (si pu ricorrere anche ad una terza popolazione che pu coincidere con quella media nazionale e cos via): colonna blu.
49 LA STANDARDIZZAZIONE DIRETTA
CASI ATTESI CITTA A
Fasce dEt Casi Attesi C.A.
PS*C/1000
***
***
***
***
A questo punto, una volta ricavata la popolazione standard (alla quale rapporteremo i tassi di incidenza di entrambe le cittadine), possiamo calcolare i casi attesi. Cominciando dalla citt A, riportiamo nella terza colonna le singole incidenze di fascia e quindi calcoliamo i Casi Attesi in ogni fascia con la formula: Popolazione Standard di fascia (S) * Incidenza specifica di fascia (C) / 1.000 A questo punto, sommando verticalmente i casi attesi ottenuti in ogni singola fascia nella tabella di destra otteniamo il numero di Casi Attesi totale per la cittadina A : 69,7 Ripetiamo la stessa operazione, calcolando i Casi Attesi di B : 70,7
50 LA STANDARDIZZAZIONE DIRETTA
Una volta che abbiamo ottenuto i Casi Attesi della citt A e della citt B possiamo calcolare i Tassi di Incidenza Standardizzati delle due cittadine con le seguenti formule: INCIDENZA STANDARDIZZATA CITTA' A = Tot. Casi Attesi A / Tot. Popolaz. Standard * 1000 INC. STAND. A = 69,7 / 16.001 * 1.000 = 4,4 INCIDENZA STANDARDIZZATA CITTA' B = Tot. Casi Attesi B / Tot. Popolaz. Standard * 1000 INC. STAND. B = 70,7 / 16.001 * 1.000 = 4,4 Come si pu notare in entrambe le cittadine il Tasso di Incidenza Standardizzato lo stesso, pertanto i differenti Tassi di Incidenza osservati nelle due citt prima della standardizzazione non erano dovuti a reali differenze della frequenza della patologia tumorale, bens alla differente composizione per fasce d'et delle popolazioni delle due cittadine siracusane. Infatti, una volta corretto l'effetto della differenza nella composizione per et delle due popolazioni attraverso la standardizzazione le due incidenze risultano uguali. La formula sintetica della Standardizzazione Diretta (T.I.S.=Tasso Incidenza Standardizzato), pertanto :
51 LA STANDARDIZZAZIONE INDIRETTA
CITTA A
Fasce dEt Casi Osservati (a) Popolaz. per fasce (b) Incidenza per 1000 (c)
CITTA B
Fasce dEt Casi Osservati (d) Popolaz. per fasce (e) Incidenza per 1000 (f)
4 9 17 30
1 14 26 41
La standardizzazione pu essere ottenuta anche con un metodo indiretto, sperimentando, questa volta i tassi di incidenza specifici di una popolazione standard sulle popolazioni delle due citt. In questo caso, anzicch sommare le due popolazioni per ottenere una Popolazione Standard necessario invece ricavare i Tassi d'Incidenza Standard. Per far questo occorre sommare per singola fascia i Casi di A + B e le Popolazioni di A + B.
5 23 43 71
52 LA STANDARDIZZAZIONE INDIRETTA
Quindi possibile ricavare le Incidenze Standard: I.S.= Somma dei Casi / Somma Popolazioni * 1000 Calcolati i Tassi Specifici di Incidenza Standard, questi vengono riportati nella terza colonna delle Tabelle, mentre nella seconda colonna vengono nuovamente riportate le popolazioni delle 2 citt. A questo punto possibile calcolare i Casi Attesi della citt A e della citt B (1 colonna): C.A.= Pop. fascia * Incidenz.Stand. di fascia / 1000 Sommando verticalmente si hanno i Casi Attesi Totali
5 23 43 71
***
***
***
***
CITTA' A = CITTA' B =
OSSERVATI 30 OSSERVATI 41
Il Rapporto tra Osservati e Attesi sta alla base del Rapporto Standardizzato di Incidenza e soprattutto del Rapporto Standardizzato di Mortalit RSM, che espresso dalla formula:
RSM della Citt A = 30/30,3 x 100 = 99,0 RSM della Citt B = 41/40,7 x 100 = 100,7
Quando RSM > 100 significa che abbiamo osservato pi casi rispetto agli attesi Quando RSM < 100 significa che abbiamo osservato meno casi rispetto agli attesi Nel nostro esempio RSM oscilla intorno al 100
Quando hai eliminato limpossibile, qualsiasi cosa rimanga per quanto improbabile deve essere la verit. Sherlock Holmes (Arthur Conan Doyle)
B
Associazione Causale Falsa
Esempio
K Polmoni
Fumo
Associazione
BPCO
B
Associaz. Causale Falsa
Esempio
K Vescica
B
Associazione Causale Falsa
Esempio
Infarto
Fumo (Conf.)
Caff
0 1-5 >5
6 8 12
Il caff sembra correlato allinfarto (al crescere del numero di tazzine aumentano i decessi) Ma anche il fumo appare correlato.
Ma una di esse potrebbe comportarsi da confondente per laltra (occorre una analisi stratificata).
0 1-2 >2
4 10 15
Sigarette (pacchetti al d)
Caff (tazze al d)
0 4 6 5
1-2 9 10 9
>2
15 13 16
0=4 1-2 = 10 >2 = 15
0
0=6 1-5 = 8 >5 = 12
1-5
>5
Numero di morti/1000/anno per Cardiopatia Coronarica tra Maschi di 55-64 anni det
68 - ASSOCIAZIONE CAUSALE
Detta anche etiologica, il tipo di associazione dove la prima variabile rappresenta sicuramente la causa o il "fattore di rischio" della seconda variabile (ad esempio la malattia), che rappresenta a sua volta l'effetto (Fumo-K Polmone). Per poter stabile se una Associazione osservata di tipo causale e non spuria o secondaria bene seguire i 6 criteri qui riportati:
SEQUENZA TEMPORALE COERENZA TEORICA RELAZIONE DOSERISPOSTA SPECIFICITA (o ASSENZA DI CONFONDENTI) E' il principio secondo cui la causa precede sempre l'effetto e mai al contrario. E' il caso del precedente esempio del K Vescica E' il principio secondo cui un'associazione causale deve essere coerente con le conoscenze scientifiche : plausibilit biologica. E' il principio secondo cui all'aumentare dell'esposizione deve corrispondere un aumento dell'effetto e viceversa(reversibilit). E' il principio secondo cui il fattore di rischio deve essere condizione "necessaria" e "sufficiente" per l'instaurarsi di una malattia. La specificit completa se la malattia deriva da 1 singola causa. E dunque se si riesce ad escludere ogni fattore di confondimento. Per fattore di confondimento si intende un fattore associato sia alla malattia sia al fattore di rischio studiati. L'associazione riscontrata deve trovare conferma anche in altri studi condotti da pi parti in condizioni simili (Meta-Analisi). Maggiore l'incidenza della malattia tra gli esposti rispetto ai non esposti e maggiore la probabilit che lAssociazione sia causale. La sua forza si quantifica proprio con le Misure di Associazione
69 - ASSOCIAZIONE CAUSALE
70 - ASSOCIAZIONE CAUSALE
20
ESP.
MALATI
SANI
40
ESP.
NO E.
NO E. MALATI SANI
12
78
72 LA TABELLA 2 X 2
Immaginiamo di seguire due coorti di persone (Esposti e Non Esposti ad un certo F.Rischio) e vedere quanti si ammalano e quanti rimangono sani, costruendo una classica Tabella di contingenza 2 x 2.
Malati Sani
a c
a+c
b d
b+d
Coincide con il concetto di Incidenza Cumulativa (n.nuovi casi di una malattia nell'intervallo di tempo t / popolazione a rischio) ed esprime la probabilit di ammalarsi di una certa malattia. Secondo la Tab. 2x2 dato da:
Malati Sani
a c
a+c
b d
b+d
Il Rischio Relativo ci dice quante volte maggiore la probabilit di ammalarsi tra gli esposti rispetto ai non esposti ( un rapporto aritmetico):
Malati Sani
a c
a+c
b d
b+d
A questa domanda risponde il Rischio Attribuibile che dato dalla differenza tra l'incidenza negli esposti e quella nei non esposti:
Malati Sani
a c
a+c
b d
b+d
Per questo motivo a volte pu essere pi utile conoscere il Rischio Attr. tra gli Esposti, che si ottiene dividendo la differenza (Inc.Esp-Inc.Non) per la Inc.Esp.
a c
a+c
b d
b+d
a) Intervento di prevenzione su un Fatt.Risch. poco frequente (con R.A. alto) b) Intervento di prevenzione su un Fatt.Risch. molto frequente (con R.A.basso) probabilmente pi proficuo scegliere la strategia b) poich, pur presentando un R.A. basso, l'elevata frequenza del Fattore di Rischio nella popolazione finirebbe con l'evitare un numero di casi di gran lunga maggiore. Il R.A.P. si ottiene moltiplicando il R.A. per la Prevalenza del Fattore di Rischio nella Popolazione:
Malati Sani
a c
a+c
b d
b+d
Il FE esprime la proporzione di casi di malattia attribuibili al F.R. rispetto a tutti i casi di malattia (malati esposti pi malati non esposti) ed dato dal rapporto fra il RAP e l'Incidenza Totale:
79 - ALCUNI ESEMPI
FORMULE: I = a / (a+b) % RR = [a/(a+b)] / [c/(c+d)] RA = [a/(a+b)]-[c/(c+d)] % RAE = RA / [a/(a+b)] % = 20% = 4 = 15% = 75% Tab.2x2 Esposti No Esp. Totale Malati Sani Totale Facciamo un esempio immaginando di avere 200 persone cos divise:
L Incidenza cumulativa tra gli esposti 0,2 (cio 20 casi per 100). Il Rischio Relativo 4 (gli esposti rischiano di ammalarsi 4 volte di pi rispetto ai non esposti). Il Rischio Attribuibile del 15% (cio 20-5=15, cio 15 casi su 100 sono attribuibili al F.R.) Il Rischio Attribuibile tra gli Esposti del 75% (cio 15 casi su 20, cio il 75% dei 20 casi di malati esposti, poich 5 casi si sarebbero comunque verificati, attribuibile al F.R.). Il Rischio Attribuibile di Popolazione (cio il RA per la prevalenza del F.R. che in questo caso di 100, cio gli esposti, su 200, cio il totale della popolazione, e quindi il 50%) del 7,5% (cio 15 casi su 200, cio il 7,5% dell'intera popolazione di 200 persone, si possono evitare rimuovendo il F.R.). La Frazione Etiologica del 60,0% (cio 15 su 25, cio il 60% dei 25 malati in totale, attribuiti al FR). Per quanto riguarda OR (Odds Ratio) si rimanda alla prossima diapositiva
Malati Sani
a c
a+c
b d
b+d
Studi di Coorte
Tuttavia, per le malattie rare, possibile calcolare un R.R. Appross., negli Studi Caso-Controllo, ricorrendo all Odds Ratio, o RAPPORTO CROCIATO. LOdds il rapporto tra la probabilit di un evento P (ad esempio il rischio di contrarre una malattia) ed il suo complemento a 1 (1-P). Se la malattia rara, lOdds P/(1-P) tra gli Esposti pu essere approssimata come a/b, mentre tra i Non Esposti sar c/d. LOdds Ratio, pertanto il rapporto tra queste due Odds (di Esposti e Non Esposti). La formula sar: OR = (a/b) / (c/d) che si pu anche scrivere:
OR = (a*d)/(b*c)
Non Sign.
Il Logaritmo di un numero reale positivo n rispetto alla base e, reale positiva e diversa da uno, lesponente z che occorre attribuire alla base e per ottenere n, e si scrive: z = Logen
Parentesi sui Logaritmi e sul Numero di Eulero
Dunque in una equazione (data da: n = ez ) il Logaritmo di n proprio lesponente z. E quindi il calcolo del Logaritmo in un certo senso loperazione inversa dellelevamento a potenza. Nei cosiddetti Logaritmi Naturali di un numero n si assume per base e il cosiddetto Numero di Eulero, che equivale ad e = 2,71828.
Quindi applichiamo la formula del LF Inferiore: LF i 95% = Exp [Ln(OR) - 1,96 * RadQ(1/a + 1/b + 1/c + 1/d)] Dove Exp [] sta ad indicare il Numero di Eulero (2,71828) elevato al numero derivante dal calcolo racchiuso tra la parentesi quadra. Da notare che Ln(OR) sta ad indicare il logaritmo naturale di OR, cio lesponente che occorre dare alla base naturale del numero di Eulero per ottenere il valore di OR. Calcoliamo prima la formula contenuta nella parentesi quadra: [Ln(3,0)1,96 x RadQ(1/52+1/272+1/10+1/157)] = [1,0991,96x0,129] = 0,394 A questo punto occorre elevare la base e (2,71828) allesponente 0,394 = 1,48 Lo stesso per il LF Sup. (per sommando) e si avr 6,07. Entrambi superano 1.
Eulero a 49 anni, dipinto di Emanuel Handmann 1756 IL NUMERO di EULERO Meno popolare di il numero di Eulero e=2,71828282... (ma non periodico!): la base pi amata per i logaritmi e per l'esponenziale soprattutto da quando le calcolatrici si sono trovate come omaggio nei fustini di detersivo.
17(a) 47 (c)
a+c
121(b) 944(d)
b+d
1129
4 (a) 2 (c)
a+c
62 (b) 224(d)
b+d
9 (a) 12 (c)
a+c
33 (b) 390(d)
b+d
292
Totale a+b c+d
444
No Inf.
4 (a) 33 (c)
a+c
26 (b) 330(d)
b+d
393
Ogni strato calcolato separatamente mostra un Odds Ratio differente, che si presenta alto negli strati delle fasce det pi basse, mentre si presenta meno elevato nelle fasce det pi alte. Ci significa che il rischio di avere un infarto associato alluso di contraccettivi orali pi elevato nelle fasce det pi giovani. LEt si comportata non da Confondente ma a Modificatore dEffetto
4 a1 2 c1
62 b1 224d1
9 a2 12 c2
33 b2 390d2
4 a3 33 c3
26 b3 330d3
a1+b1+c1+d1
a2+b2+c2+d2
a3+b3+c3+d3
NUMERATORE 1 Strato 2 Strato 3 Strato 4 x 224 / 292 9 x 390 / 444 4 x 330 / 393 = 3,07 = 7,91 = 3,36 = 14,33
DENOMINATORE 1 Strato 2 Strato 3 Strato 62 x 2 / 292 33 x 12 / 444 26 x 33 / 393 = 0,42 = 0,89 = 2,18 = 3,50
SOMMA di STRATI
SOMMA di STRATI